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LIdealismo come esplicitazione del fondamento del Criticismo kantiano Nella prima edizione di Dottrina della scienza Fichte

dichiara di volere essere fedele al criticismo kantiano: - perci ritiene insuperabile la prospettiva gnoseologica (loggetto della filosofia non lessere ma il sapere dellessere); - ritiene insuperabile la esigenza fondazionale (individuare i fondamenti e le condizioni del sapere). Kant sarebbe colui che ha creato una vera filosofia ma senza esplicitarne il principio. Fichte intende costruire un sistema filosofico, individuando questo principio, e trasformando la filosofia in scienza rigorosa che scaturisca appunto da un principio primo supremo. La filosofia allora per Fichte si connota come dottrina della scienza o scienza della scienza. Essa ha il compito di fondare la forma sistematica di tutte le scienze possibili, non di suggerire contenuti particolari. Lo sviluppo dellIo Lammissione di una realt non rappresentabile (noumeno) imprime al kantismo un carattere inevitabilmente scettico, perch significa ammettere che il pensiero non potr mai raggiungere lautentico mondo dellessere. Il soggetto della conoscenza la coscienza (sintesi di materia e forma). La critica che Fichte rivolge a Kant che egli avrebbe presupposto, non giustificato la cosa in s. Bisogna presupporre allora nella coscienza un principio incondizionato: ammettere che un oggetto esista indipendentemente da un soggetto, una materia indipendentemente da una forma, sarebbe ammettere qualcosa che si sottrae alla riduzione ad un unico principio della realt (alla sistematizzazione). Questo principio, in quanto incondizionato: - non pu ammettere qualcosa ad esso esterno che lo condizioni. Dovr allora essere un atto, non un prodotto, una sostanza (se fosse un prodotto dipenderebbe da ci che lha prodotto); - dovr essere un atto che agisce su un contenuto che gli interno (atto puro). Queste condizioni si possono esprimere con la frase: lio pone se stesso . La soggettivit non ha nulla fuori di s, in quanto tutto ci che le sia di fronte (come il mondo di fronte alla coscienza) non pu essere unalterit rispetto alio (che altrimenti sarebbe condizionato). La soggettivit si sdoppia dunque come in uno specchio: il mondo lio, il soggetto loggetto.

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Lio puro dunque attivit originaria e pu essere conosciuto solo da unintuizione intellettuale, un atto immediato. Idealismo dunque per Fichte quella filosofia che muove dallIo puro e riconosce in esso la radice di tutta la realt. Dogmatismo invece la concezione che fa scaturire da una natura (affermata come preesistente allIo) le leggi del pensiero. Le tre condizioni della coscienza Prima condizione della coscienza LIo pone se stesso (tesi) Per Fichte la dottrina delle scienze non si fonda sulla logica, ma al contrario la logica che fondata dalla dottrina delle scienze. Per esempio, se analizziamo il principio di identit (A A e non pu essere B), considerato una verit evidente, troviamo che esso presuppone delle condizioni: solo se un certo contenuto (A) posto da unattivit di pensiero esso A. Solo in un caso il principio di identit vale in modo incondizionato: quando il contenuto lIo stesso (Io = Io). LIo infatti non posto ipoteticamente (se noi poniamo...), bens assolutamente: lIo non posto da alcunch di altro, ma si auto-pone, dunque si auto-crea. Ogni oggetto A trova la sua identit con se stesso solo perch posto in una identit originaria (Io = Io). Fichte dunque afferma che lessere non un concetto originario, ma derivato, prodotto dallagire. ovvio che Fichte allude non allio del singolo uomo, ma ad un Io assoluto. Seconda condizione della coscienza LIo oppone a s un non-Io (antitesi) LIo attivit, ma ogni attivit per realizzarsi esige unopposizione: una resistenza per che venga superata, poich altrimenti lIo non agirebbe; inoltre lesistenza di una pura attivit spirituale, la cui essenza consiste nel porre se stessa, non spiega n lesistenza della molteplicit degli io individuali, n quella di un mondo esterno, altro dallIo. La pura attivit dellIo dunque per diventare attivit rappresentativa deve incontrare un non-Io. Se lIo pone se stesso, allora si pone come altro da s, ovvero non si pone come soggetto ma come oggetto. Dunque allIo opposto un non-Io. Sotto questo profilo lIo si manifesta come natura, inconscio, come mondo. Lesteriorit prodotto dellio stesso. Terza condizione della coscienza (principio di ragione) Lio oppone entro di s allIo divisibile un non-Io divisibile (sintesi).
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necessario che la contraddizione sia superata: lIo assoluto dichiara che il non-Io la negazione solo di una parte di lui. Detto altrimenti: lopposizione di un non-Io allIo implica che lIo medesimo sia limitato. Ma lIo nella sua assolutezza non pu tollerare limiti. Ne deriva che la posizione del non-Io implica la posizione di un io limitato e divisibile, empirico, perch solo a questo io limitato pu essere opposto il non-Io. Dal frazionamento dellIo e del non-Io trae origine la molteplicit delle esistenze e delle coscienze finite particolari.LIo viene a trovarsi limitato e diviso in s dallatto autoponente (lIo pone se stesso), e dunque oppone s a se stesso. LIo lassoluto stesso: dunque la coscienza coscienza dellassoluto e tuttavia finita. Nellesperienza e nella conoscenza noi riteniamo comunemente di trovarci di fronte ad oggetti che sono altri da noi. Fichte scrive che luomo ha una facolt (limmaginazione produttiva, che in Kant forniva gli schemi alle categorie) che fa apparire il non-Io come natura: essa creatrice inconscia degli oggetti In questo modo giustifica lopinione comune che la natura sia fuori di noi e nello stesso tempo salva il principio di assolutezza dellIo, fondato solo su se stesso. Le tre condizioni costituiscono il nucleo centrale del metodo fichtiano, chiamato metodo antitetico. Fichte poi deduce attraverso il metodo elaborato i vari gradi dello sviluppo della coscienza (sensazione, intuizione, immaginazione, intelletto, giudizio, ragione). La dimensione attiva del pensiero di Fichte. Linfinito Fichte nella sua elaborazione successiva muove verso una filosofia pratica centrata sullazione e sulla libert (concetto che gi era centrale nella definizione di un Io incondizionato). Nellattivit pratica il soggetto che determina loggetto. Lattivit teoretica ci fa conoscere lostacolo che dobbiamo vincere, attuando la nostra libert: noi dobbiamo subordinare allIo tutto ci che non-Io, ovvero la natura, il mondo delle cose. LIo e la coscienza - espressione diretta del principio originario - sono costitutivamente chiamati alla libert e ad un continuo agire: agire che non consiste nel compiere atti determinati ma nelloltrepassare continuamente tutte le posizioni (inevitabilmente limitate) nella direzione dellAssoluto. Lagire fichtiano si caratterizza in senso etico. il proposito della coscienza di sottomettere gli impulsi e le inclinazioni alla voce della ragione. Nel superamento degli impulsi che la limitano, la ragione si apre allinfinito, che diventa ordine etico del mondo, ordine non gi dato ma da perseguire in movimento senza sosta, sempre in via di perfezionamento. Tutta la nostra vita un incessante sforzo (streben) verso la pura ragione morale, una continua approssimazione finita allinfinito.
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In questo contesto il peggiore dei mali linattivit o inerzia dalla quale derivano gli altri vizi peggiori. Linattivit infatti fa rimanere luomo al livello di cosa, di natura, di non-Io Dunque, si pu dire che lIo pone il non-io per potersi realizzare come libert. LIDEALISMO DI FICHTE DETTO ETICO proprio perch lo scopo finale della continua attivit dellIo il compimento del dovere, cio la conquista della propria libert e laffermazione della propria autonomia col superamento di ogni ostacolo. Fichte, come Kant, afferma il primato della ragion pratica sulla ragione teoretica (ma in Fichte la conoscenza il fondamento dellazione morale, in Kant no). In quanto ideale, linfinito lo scopo della moralit; in quanto reale linfinito Dio stesso. La vera religione consiste nellazione morale. Il pensiero di Fichte ha sempre oscillato fra questi due concezioni dellinfinito: egli stato accusato di ateismo o, al contrario, di dissolvere la filosofia nella religione. IL DIO DI FICHTE NON COMUNQUE LESSERE OGGETTIVO DELLONTOLOGIA TRADIZIONALE, MA UNA VITA INFINITA NON OGGETTIVABILE E PRESENTE IN OGNI VITA FINITA. Linterpretazione dellarte. La missione del dotto Luomo realizza il suo compito morale in modo pieno entrando in relazione con gli altri uomini. Proprio per diventare pienamente uomo, luomo ha bisogno degli altri uomini. Lartista per F. colui che rende lumanit consapevole in modo speciale del principio animatore del tutto. Questo principio oggetto di un sentimento che pu essere affinato con leducazione. Tale compito pedagogico appare ne La missione del dotto e nei Discorsi alla nazione tedesca. Luomo deve lasciarsi pervadere e guidare dallimpulso potente che lo chiama ad un continuo perfezionamento e alla realizzazione dellideale, attraverso una dialettica di disciplina razionale ed entusiasmo passionale. Il dotto ha il compito di testimoniare in prima persona i modi e le forme di una graduale realizzazione del perfezionamento morale, guidando lintera comunit nazionale: egli leducatore del genere umano Lo stato commerciale chiuso e lidea di nazione Il perfezionamento morale delluomo pu avvenire solo se egli opera con altri uomini. Lo stato migliore quello che permette il miglioramento delluomo. Nello stesso tempo ogni uomo deve recare il proprio contributo al bene di tutti. Nella societ ogni uomo deve svolgere mansioni specifiche. In Stato commerciale chiuso Fichte teorizza uno stato sociale fondato sul presupposto che il diritto allattivit significa pi diritto al lavoro che diritto alla propriet. Lidea di Fichte ha venature di socialismo autoritario e di organicismo (cio pensare la
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comunit come organismo vivente). Si prospetta uno stato che tende allautosufficienza economica, attraverso la pianificazione delle nascite. Nessuno deve vedere la sua sussistenza messa in pericolo dalla concorrenza. Se il diritto al lavoro non garantito, la societ non esiste e gli uomini si trovano nello stato di natura. Per evitare ci necessaria una comunit nella quale un forte potere scoraggi la cupidigia degli uomini. Attraverso la coazione esterna e il rispetto delle leggi gli uomini si abitueranno a comportarsi secondo giustizia, cio ad essere morali, al punto da rendere superfluo il potere. Laltro modello di convivenza delineato da Fichte nei Discorsi alla nazione tedesca (scritti durante loccupazione napoleonica) quello del popolo o della nazione, comunit tenuta insieme non da leggi ma da una continuit spirituale e da una missione. Nazione originaria quella tedesca, perch lunica che non ha corrotto i caratteri originaria: nella lotta contro Roma antica, contro la Roma corrotta dei papi, contro Napoleone ha conservato la purezza della lingua, del carattere e della religione. Da qui il suo destino egemonico nellEuropa. Per queste idee Fichte stato considerato un anticipatore del nazionalismo, ma il filosofo non pensava ad unegemonia politica della Germania, ma morale. Inoltre egli riteneva che al di sopra delle nazioni esistesse una comunit di dotti transnazionale. Un principio cosmopolitico (di matrice kantiana) si affianca dunque allidea di appartenenza di ogni individuo ad una nazione.

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