Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
IETTER
DI
RAFFAELLO D'URBINO
A
>o
DI
NUOVO POSTA
IN LUCE
DAL CAVALIERE
COMMISSARIO DELLE ANTICHIT ROMANE, PRESIDENTE ONORARIO DEL MUSEO CAPITOLINO, CONSIGLIERE NELLA COMMISSIONE GENERALE CONSULTIVA PER LE ANTICHIT' E BELLE ARTI PRESSO IL CAMERLENGATO DI S. R. C, DEPUTATO NELLA SEZIONE DIRETTRICE DEI PUBBLICI LAVORI DI BENEFICENZA SOCIO ORDINARIO E SEGRETARIO PERPETUO DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA ROMANA DI ARCHEOLOGIA, ACCADEMICO D'ONORE DELL'INSIGNE E PONTIFICIA ACCADEMIA DI S. LUCA CORRISPONDENTE DELLA R. ACCADEMIA ERCOLANESE E DELLA P0NTAN1ANA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DI BELLE ARTI IN BOLOGNA, DELL'I. R. SOCIET' ANIMATRICE DELLE ARTI DI PIETROBURGO.
1 ,
ROMA
Tipografia delle Scienze
io.
184.0.
ALLA ECCELLENZA
M
DI
CAVALIERE DI GRAN CORDONE DEL PERINSIGNE PONTIFICIO ORDINE DI S. GREGORIO MAGNO, GRAN CROCE CON LE INSEGNE IN DIAMANTI DI QUELLO DI CRISTO, COMMENDATOR DELL' ORDINE DI LEOPOLDO DAUSTIUA E DI TARI ALTRI, GENTILUOMO DI CAMERA
DI
SUA MAEST
IL
RE
SARDEGNA
P^IMO SEGRETARIO IN SECONDO DEL GRAN MAGISTERO D:Ll'oUJINE DEI SANTI MAURIZIO E LAZZARO, GRAN MAESTRO E C0N32U7AT0HE GENERALE DELLA CASA DI SUA MAEST*
LA REGINA
Al ARI
A CRISTINA
IL
|f|8Ef
1
Roma
comparisce
nuovamente
alla luce
Vo-
vostro
nome
per tanti
di
titoli il-
lustre
ben degno
andare unito
con quei nomi famosi. Quel buon genio che avete di tante guise dimostrato a vantaggio delle lettere
e delle arti
,
memoria
dell'
che
appartiene
alla
istoria
delle
arti e dei
monumenti
eterna
nostra citt.
adorna
sto
il
riguar-
che alla
mole
presento.
ali
E. V. oosse-
cllii
maggiore
mia
servit.
Di Roma
il
1.
di
PREFAZIONE
// marchese
fra
i
a Leone X. nella quale con molto affetto parla dei monumenti delV antica Roma, e
di
lavori impresi onde delinearli per modo, che vestissero sembianza dd primitivo loro stato.
mando
quali
ne ristampavano
in fine del
volume gi compiuto, col titolo seguente: Lettera non pi stampata elei conte Bau '.issare
Castiglione a papa Leone X ; comunicataci dopo Unito il volume dal Signor marchese Scipione Maffei , presso il quale si conserva.
Sessantasei anni dopo quando gi quella lettera era stata riprodotta nella edizione co-
8
miniano, delle opere del conte, sorse il dotto abate Daniele Francesconi, e con belle congetture, che si ebbero fin oV allora per dimo-
strazioni certissime, addito quella lettera essere veramente delV insigne pittore Raffaello
a Urbino
//
(*)
il
dotto
il
prese
posto per rivendicarla alV urbinate, e che arricch di note copiosissime da illustrare s
Vuno
N
se
valessero a dichiararla, salvo quelli dal Francesconi additati 2 Non era per decorso
)
.
un anno dopo
pi grande
di
rilievo
questo
sunto
una
lettera di
rata tutta la cura che Raffaele spendeva nei. monumenti di Roma , /' espett azione somma
9
in che si viveva di tal
egli
suo lavoro
il
come
avesse gi compiuto
ristauro e la de-
lineazione di tutti quelli compresi nella prima regione della citt antica. Ne fuori del verosimile
appunto gli fosse occasione a scrivere la lettera che riproduciamo, presentando al pontefice cos buon saggio di
il
credere, che ci
una
intrapresa
per la quale
gli
era
stato largo d* incoraggiamenti e di aiuti. Le parole del Michiel sono le seguenti: El sten deva in
un
s
libro,
gli
il
mondo,
edificii
Roma, moforme
strando
chiaramente
le proportioni
et ornamenti loro, che averlo veduto haria iscusato ad ognuno haver veduta Roma an-
che con grandissima fa fica et industria dalle ruine s' avia racedifici et
il
sito,
il
ancora la faccia con li ornamen ti guanto da Vitruvio et dalla ragione della architettura et dalle istorie antiche, ove le
colto
,
-,
ma
ruine
non
la ritenevano
aveva appreso
(
espressivamente designava
<0
altra insigne testimonianza di questo archeologico ed artistico lavoro di Raf-
Ma
una
Celio Calcagnini. Sfugg questa alla diligenza del Francesconi, ed ho potuto additarla io stesso nelf epi-
faello, si
ha
nelli versi di
gramma
che
:
il
Della industria di Raffaello da Urbino,,. Fu pure in quella occasione, che tentai di renderlo volgare al modo che siesto titolo
gue
Poi ne guastar tanti nimici il bello, Per cos lunga et volta d suoi danni.
Or Roma
in
Roma
cerca e la ritrova
Dopo due
di
tutte le altre
poste in campo
divengono
abbia per questo a commendarne sempre assaissimo la industria ; ma certo il qui riprodurle, si stisi
minor nota.
Non
che
non
merebbe soverchio.
di
Il simigliarne si
ha a dire
il
di tali
daW urbinate
ricordati; cio
alla parte pi preziosa ed istorica di questo suo scritto. Bel quale poi tanta la
elegan-
za
la
veemenza
e la nobilt, che
non ne
di cuore gentile e di
-.
13
NOTE
(i)
lettera
stiglione sia di
ni
Brazzi-
1799.
8.
(2)
e.
La
riprodusse
Iioscoe:
conte
Il
sig.
Longhe-
na
pose fra
le
aggiunte
della
Quatremerede Quincy.
posto da
la
(3)
Marino Sanudo
volta edito dal
tizie di
venne per
210
delle
prima no-
Bassano 1800. 8,
(4)
Ecco
il
testo
di questo elegante
epigramma.
epigramma
si
titolo:
Ioa.
eie.
Vcnel. Yalgrisii
553. Fu
opera
e Istoria
>,
spoglio
mortali di
Raffaello Sanzio
da Urbino
scritta
dal
Pietro Odescalchi dei duchi del Sirmio , con principe D. delle notizie annedote raccolte dal cav. Pietro 1' aggiunta
mia romana
di
Luigi Biondi presidente della medesima accademia. Roma presso Antonio Boulzaler i833. 8. fig. a e. 76. Di questa
si
pubblicata
una seconda e pi
DI
RAFFAEILO
D*
II
R B
PAPA LEONE X
iono molti, padre santssimo, i quali misurando col loro piccolo giudizio
le
circa
Tarme, e della
Roma
circa al mi-
dezza degli
sto
edilci si scrivono,
me
avvenire ;
si
perch considerando
veggono
di
fuor di ragione A credere che molte cose a noi paiono impossibili, che ad essi erano facilissime. Per essendo io stato assai studioso
avendo posto non piccola cura in cercarle minutamente, e mistidi queste antichit, e
16
rarle
tori,
con diligenza: e leggendo i buoni auconfrontare l' opere con le scritture; penso
(*)
d'
tettura antica
che in un punto mi d
la
cognizione di cosa
tanto eccellente: e grandissimo dolore, vedendo quasi il cadavero di quella nobil patria,
eh' stata regina del
lacerato.
mondo,
cosi
miseramente
la piet
Onde
parenti
se
ad ognuno debito
verso
e la patria,
un poco
dell'immagine, e quasi l'ombra di questa, che in vero patria universale di tutti li cristiani, e
per un tempo stata tanto nobile e potente, che gi cominciavano gli uomini
,
a credere
il
cielo
fosse
sopra
la
fortuna, e contro
,
corso naturale
e per durare
il
perpetua-
dioso della gloria de' dosi pienamente delle sue forzo sole,
ac-
cordasse con
la
fortuna e con
li
li
profani e
scellerati barbari,
17
e pio furore
il
ferro e
il
modi che bastavano per rumarla. Onde quelle famose opere, clic oggid pi clic mai sarebbono
floride e belle, furono
dalla scelle-
rata rabbia e crudele impeto de' malvagi uomini , anzi fiere, arse e distrutte: sebbene
non
tanto, clic
non
vi restasse
quasi la mac-
china del tutto, ma senza ornamenti, e, per P ossa del corpo senza carne. Ma dir cos perch si doleremo noi de' goti, vandali, e
,
nemici; se quelli, li quali come padri e tutori dovevano difendere qued'altri tali perfidi
ste povere reliquie di Roma , essi medesimi hanno lungamente atteso a distruggerle (2) ?
Quanti pontefici 9 padre santissimo, \ quali avevano il medesimo oficio che la vostra
santit
,
ma non
gi
il
medesimo sapere
simile a Pio: quanti, dico, pontefici hanno atteso a minare tempii antichi, statue, archi,
e altri edifici
gloriosi!
portato, che solamente per pigliar terra pozzolana si sieno scavati dei fondamenti, onde
in
poco tempo gli edifici sono venuti a lena! Quanta calce si fatta di staine e d'altri or-
i8
ardirei
dire che
si
tutta
Roma nuova
si
che ora
vede, quanto
grande ch'ella
sia,
scopriamo, tutta fabbricata di calce di marmi antichi. Ne senza molta compassione posso
io ricordarmi, che, poich' io
sono in
Roma
belle
(3)
come
,
la
meta ch'era
mente da
(5).
santissimo,
essere tra gli ultimi pensieri di vostra santit lo aver cura, che quel poco che resta di
questa antica madre della gloria e della grandezza italiana, per testimonio del valore e
della virt di questi animi divini , che pur talor con la loro memoria eccitano alla virt
gli spiriti
sia estir-
che pur pato e guasto dalli maligni e ignoranti: a quelle troppo si sono inlin qui fatte ingiurie
anime, che col loro sangue partorirono tanta
gloria al
mondo. Ma pi presto
il
cerchi
paragone de-
\9
gli antichi
ben
come
e fa-
rorire le virtuti, risvegliare gi' ingegni , dar premi alle virtuose fatiche, spargendo il santissimo seme della pace tra li principi cristiani.
le
disci-
lo quale
ad esse
pu dar opera
6
farci
( )
dove per
sperano no-
che
si
abbia da pervenire
al secolo
stro; e
mondo. Essendomi adunque comandato da vostra santit, che io ponga in disegno Roma
antica,
quanto conoscere si pu, per quello che oggid si vede, con gli edifici clic di se
tali
dimostrano
reliquie,
mento
possono infallibilmente ridurre nel termine proprio come stavano, facendo quelli membri che sono in tutto rumati ne si vegsi
gono punto
20
diligenza a me possibile acciocch 1' animo di vostra santit resti senza confusione ben
satisfatto: e
beneh
altri
.
io
per tra
tato
(s)
.
gli
. .
il
ultimi, pu dar pi presto particolar notizia delle ultime cose. E perch forse a vostra
santit
diflicil
fosse
il
conoscere
pretermetter ancor
lasciar
vie
dubbio alcuno
dico che
con poca
sono
Roma
si
trovano: l'ima
delle quali
ed antichis-
simi,
li
Roma
bari
:
quali durarono fino al tempo che fu rumata e guasta da' goti e altri barRoma fu dominata 1' altra , tanto che
e ancor
da' goti
cent'anni dappoi:
l'altra,
da
quello fino
al li
tempi
nostri.
Gli edifci
adunque moderni e de' tempi nostri sono notissimi , s per esser nuo\i, come ancor per non aver la maniera cosi bella, come quelli
del
degl' imperatori
n
;
cos
goffa
del
tempo
de' goti
di
modo che
21
bench siano pi
tempo, sono per pi prossimi per la qualit, e posti quasi tra V uno e 1' altro. E quelli del
de'goti,
distanti di spazio di
tempo
di
tempo
a quelli del
tempo
quali sono
e questi
li
pi eccel-
e bella
ma-
niera
<T architettura
soli
intendo
in cuore
io di dimostrare.
N bisogna che
d'
edifici
an-
tichi
meno
antichi fossero
men
d'
belli
me-
no
una ragione.
edifci dalli
,
instaurati
la
mecome si
e,
casa aurea
Nerone
nel
dilieate le
terme di Tito
;
e la
sua casa
tutte
F anfiteatro
la
nientedimeno
erano
con
ragione degli altri edilci ancor pi antichi che il tempo di Nerone , e coetanei della casa aurea ( 9 ). E bench le
lettere, la scultura, la pittura, e
medesima
quasi tutte
22
le altri
arti fossero
lungamente
fin al
1'
ite
in decli-
nazione e peggiorando
timi
imperatori, pure
tempo
vava e mantenevasi con buona ragione, e edificavasi con la medesima che li primi: e questa fu tra le altre arti l'ultima
Il
che
si
perde
(io
).
che
si
pu conoscere da molte
il
cose; e tra
componi:
mento
ben
fatto in tutto
ma quello che appartiene all' archi ttettura le sculture del medesimo arco sono sciocchissime, senz' arte o bontate alcuna.
Ma
quelle
che vi sono delle spoglie di Traiano e d'Antonino Pio, sono eccellentissime, e di perfetta
maniera.
clcziane;
Il
simile
le
si
che
veggono non
tempo
di Tra-
):
Ma
Roma
da' barbari
in tutto fu minata e arsa, parve che quello incendio e misera ruina ardesse e minasse,
insieme con
care.
gli edifici,
ancor
l'arte di edifi-
Onde
23
finite vittorie e trionfi, la
calamit e misera
quasi che non convenisse a quelli, che gi erano soggiogati e fatti servi dalli barbari , abitare di quel modo e con quella
servit
;
essi
avevano
fortuna
abitare:
dall'al-
quanto la servit dalla libert; e si ridusse a maniera conforme alla sua miseria,,
tro,
senza misura e senza grazia alcuna; e parve che gli uomini di quel tempo, insieme con la li*
berta, perdessero tutto l'ingegno e l'arte; perch
divennero tanto
mattoni
cotti,
e scrostavano
cotte (12); e
muravano; dividendo con quella mistura le ora si vede a pareti di pietra cotta ; come
della milizia (li). quella torre che chiamano
E
si
cos per
crudele
si
guerra e distruzione,
ma
24
ra nella Grecia,
e perfetti
ancor nacque una maniera di pittura, scultura, e architettura pessima e di nessun valore.
tedeschi cominciasarte:
sero a
un poco quesf
ma
negli ornamenti furono gofu, e lontanissimi 1 dalla bella maniera de romani, li quali, oltre
la
macchina
di tutto
1'
edilzio,
aveano
bellis-
cornici, belli fregi, architravi, colonne ornatissime di capitelli e basi, e misurate con
la
sime
proporzione
(
dell'
uomo
e della
donna:
li
tedeschi
la
maniera
luo-
ghi ancor dura ) per ornamento spesso ponevano solamente un qualche figurino, rannicchiato e malfatto, per mensola a sostenere
un
e fuori di ogni ragione naturale. Pure ebbe la loro architettura questa origine, che nacque
fi
dagli alberi
gati
li
non ancor
rami e
li
terzi acuti.
E bench
molto pi rcggeL'ebbon
travi
incatenate e
23
culmini e coprimenti , come descrive Vitruvio dell'origine dell'opera dorica, che
con
li
gli terzi
acuti
li
quali
hanno due
centri.
secondo la raper molto pi ancor sostiene, il quale gione matematica, un mezzo tondo, sua linea tira ad un centro solo perogni oltre la debolezza, un terzo acuto non ch,
:
ha quella grazia all'occhio nostro, al quale onde vedesi piace la perfezione del circolo
:
che
la
forma.
Ma non
romana
perch
,
la differenza
notissima
n ancor
per descrivere 1' ordine suo, essendone stato gi eccellentemente scritto per Vitruvio. Basti
dunque sapere che gli edifici di Roma in fino al tempo degli ultimi imperatori furono sempre edificati con buona ragione di
,
architettura, e per concordavano con li pi antichi: onde difcolt alcuna non e discernerli
da quelli che furono al tempo de' goti, e ancor molti anni dappoi; perche furono questi quasi due estremi ed opposti totalmente:
n ancor malagevole il conoscerli dalli nostri moderni per molte qualit, ma special-
2G mente per la novit che li fa notissimi. Avendo dunque abbastanza dichiarato quali edih'ci
antichi di
Roma
io in-
tendo di dimostrare a vostra santit, conforme alla sua intenzione ed ancor come fa:
cil
cosa sia
il
conoscere
il
quelli
dagli
altri
resta
eh' io dica
modo
eh'
ho tenuto in
misurarli e disegnarli, acciocch vostra santit sappia s' io aver operato 1' uno e l'altro
che seguir, non mi sono governato a caso e per sola pratica , ma con vera
scrizione,
ragione.
scritto,
per non aver io inin a m veduto ne inteso che sia appresso d' alcuno
antico
il
modo
di misurare
il
con
la
bussola
qual modo soglio usare io; stimo che sia invenzione de' moderni. E per volendo anche in questo ubbidire al comandella calamita:
damento
si
minutamente,
abbia da operare, prima che si passi come ad altro (u). Farassi adunque un istromento
tondo e piano,
come un
astrolabio;
il
dia-
come piace
partir
27
in otto parti giuste, ed a ciascuna di quello d' uno degli otto venti; parti si porr il nome dividendola in trentadue altre parti picciole,
chiameranno gradi. Cos dal primo grado di tramontana si tirer una linea dritta
che
si
per mezzo
il
centro
e]
dell'
instromento fino
alla
circonferenza;
primo d'ostro.
Medesimamente
si
tirer
renza un' altra linea, la quale passando per lo centro, intersecher la linea d' ostro e tra-
un
gner
il
il
primo grado
di
li
primo
che fanno
cipali, rester
laterali,
spazio degli
quattro col-
medesimi gradi
altri.
s'
modi che
si
un um-
bilico di
ferro, come un chiodetto, drittissimo e acuto, e sopra questo si metter la calamita in bilancia, come si usa di fare negli oriuoli
2$
da
sole,
mo
che tutto d vergiamo: poi chiuderequesto luogo della calamita con un vetro,
sottile
ovvero con un
corno trasparente,
ma
che non tocchi, per non impedire il moto di quella, n sia sforzato dal vento. Dappoi per
mezzo
dell instromento
come diametro,
si
mander un indice, il quale sar sempre dimostrativo non solamente degli opposti venti,
ma
come
1'
armilla neh' a:
il
mento. Con questo adunque misureremo ogni sorta di edificio, di che forma si sia, o tondo,
o quadro, o con istrani angoli e svolgimenti che dir si possa. E il modo e tale
quanto
si
vuol misurare,
si
ponga
Io
instromento ben piano, acciocch la calamitavada al suo dritto, e s'accosti alla parte da
misurarsi quanto comporta la circonferenza e questo si vada volgendo dell' instromento tanto, che la calamita stia giusta verso il vento
:
E come
il
ben ferma
di
giusto a
filo
29
quella parete, o strada, o altra cosa che si vuo le misurare: lasciando lo instromento fermo,
acciocch
la
calamita seni
il
misurer con
la
canna, o
cubito, o palmo, fin a quel termine che il traguardo porta per dritta linea; e questo nu-
mero
il
si
noti; cio
Dappoi che
traguardo non serve pi per dritta linea, devesi allora svogliere, cominciando l'altra li-
nea che
si
la
misurata; e cos indrizzandolo a quella, medesimamente notare i gradi del vento, e il nu-
mero
to
si
circuisca tut-
quanto
le altezze e
tondi,
li
quali
si
misurano in
a luogo di quel
modo che
si
e detto
opportuno
30
forma e misura propria
calamita, e partita
della
bussola della
modo, con
quale
ci
li
adunque
carta,
edilizio:
quale
si
ha a
di-
segnar lo
primamente
si tirer
so-
soprappone
la carta
dove
si
ha disegnata
la linea
si
la bussola, e si dirizza di
modo che
di
tramontana, nella
bussola
disegnata,
convenga con quella che si tirata nella carta dove si ha a disegnare lo edifzio. Dapnopoi guardasi il numero delli piedi che si tarono misurando, e i gradi di quel vento verso il quale indrizzato il muro, o via che
vuol disegnare; e cos trovasi il medesimo grado di quel vento nella bussola disegnata, tenendola ferma con la linea di tramontana
si
sopra l'altra linea descritta nella carta: e tirasi la linea di quel grado diritta, che passi
per lo centro
della bussola
si
traguard
di quel
31
gneranno con
piedi su
grazia,
la
si
la
misura
delli nostri
;
piccioli
misurano piedi 30 e segnansi. E cos di mano in mano; di modo che con la pratica si far una facilit gransi
gradi 6 di levante
un disegno
della
pianta e
restante.
disegnare gli edifici; che in luogo di far quello che appartiene all'architetto, fanno quello che apparties'
molti
ne
s'
mi pare che pittore , dir qual modo abbia a tenere, perch si possano intendere
al
si
sap-
edLci
edifci
senza errore.
si
Il
la pianta,
la
seconda
con
li
suoi or-
namenti. La pianta quella che 'comparte tutto lo spazio piano del luogo da edificare,
o vogliamo dire
il
disegno del
fondamento
di tutto l'edilizio,
quando
gi
radente
al
piano della
terra. Il
32
se in monte, bisogna ridurre in piano,
e far
che
la linea delle
linea delle
basi
monte
non
modo che
me
lo spazio
che occupa
la
il
fondamento
si
di
edifcio.
Disegnata che
li
ha
la pianta, e
le
suoi
membri con
il
tutto
con
di
misura
una
l'edifcio
e dal
punto
mezzo
dritta, la
tro
due angoli
questa sia
la linea del-
della
linea
linee pa-
rallele perpendicolari
sopra
se
e queste
due
da essere
l'edificio.
Dappoi
tra
33
freme
linee,
che fanno
L'altezza, si pigli la
,
mi-
finestre,
e altri
ornamenti disegnati nella met della pianta di tutto l'edifcio dinanzi ; e da ciascun punto
delle
ni
si
far
il
tutto,
sempre tirando
due estreme. Dappoi per lo traverso si ponga l'altezza delle basi, delle colonne, delli cadegli architravi, delle finestre, fregi, cornici, e cose tali : e questo lutto si faccia
pitelli,
con linee paralelle della linea del piano dello edificio; n s diminuisca nella estremit dell'edificio,
ancorch fosse tondo, n ancor se fosse quadro per fargli mostrare due faccie;
come fanno
i
alcuni,
si
disegni diminuiscono, sono fatti con intersecare li raggi piramidali dell'occhio; che ragione di prospettiva, e appartiene al pittore,
quale dalla linea diminuita non pu pigliare alcuna giusta misura ; il che necessario a questo artificio
all'
:
non
architetto
il
che ricerca
tutte le
misure perfette in
fatto,
al
non
34
disegno dell' architetto s'appartengono sure tirate sempre con linee
rili verso.
le
mi-
ovvero di-
minuiscono; ovvero fatte pur sopra il dritto in triangolo, o altre forme, subito si ritrova-
no nel disegno
ta nella
della pianta
e quello
che scor-
pianta,
come
e per
questo sempre bisogno aver pronte c misure giuste de' palmi, piedi, dita, grani lino
alle
sto disegno quella in che abbiamo la parete di dentro con li suoi ornamenti. E que-
non meno che l' altre due ed e fatta medesimamente della pianta con le linee parallele, come la parte di fuori, e dimostra la met dell' edifcio di dentro, come
sta necessaria
;
dimostra
il
cortile;
,
corrispondenza
dell' altezza
delle finestre
,
archi
sieno. In
.somma con questi tre modi si possono considerare minutamente tutte le parti di un edificio
dentro e fuori.
35
seguitata noi,
come
si
alla
quale es-
sendo ornai tempo ch'io dia principio, porr prima qui appresso il disegno d'un solo edifcio
in tutti tre
sorpradetti
modi
perche
rimanente
io
primo
supremo principe
li
stianit,
ander predicando di riconoscere l'occasione di essa mia avventura dalla santa ma-
no
di vostra beatitudine
li
alla
quale bacio u-
milissimamentc
santissimi piedi.
37
NOTS
(i)
prima ben
clic
bene Vilruvio
cercava di
ma
,,
.
nella
lettera
al
Castiglione dice
le belle
pi:
Vorrei trovar
forme degli
al
edifci antichi
... me
lruvio
ma
Quindi che
riferire
del Calcagnini , Raffaello faceva degli ammirabili ragionamenti critici sopra cotesto classico, ovvero unico autore: Vitmvium .... ille non enarrai solum sed ccrtissimis
raiionibus aut defendit aut accusai, tam lepide, ut omnis livor absit ab accusatione. Tuttavia nella presente lotter
Non
mana
gi
sti
per anche
condo era un fonte di cognizioni per Raffaello , secondo che questi ne scriveva al suo zio in quella leder ( pochissimo conosciuta
)
eh' riportata
,
parte in compendio e
(
Traile
de
la
La lettera data in sunto ed in parte dal Richardson, ora conosciuta per intiero, e nel testo originale, merc delle curo del eh. Pungileoni, tanto benemerito della storia pittorica
italiana
,
e in ispecial
modo
di
La ho
citate
e.
intorno
frate
d Ottanta
anni. Il papa
38
crede che
7 pu
vicer poco:
ha
rinvilito
melo per compagno, d uomo di gran riputazione, sapientissimo, acci io diventi perfettissimo in questa arte: ha nome fra Giocondo ; e ogni di il papa ci manda a
(2) Questa
tristo
numero non
picciolo
di
mo-
numenti scomparsi per demolizione. Ne ho toccato alcuna cosa nel discorso preliminare al Carme della via appia. Roma Boulzaler iS32 8. a e. 9. Vedi poggio Bracciolini,
dello Fiorentino,
ris.
De
od.
di
Basii.
1723. 4- Petrarca Carm. lai. lib. 11. cp> XII. p. 98. Dissertazione sulle rovine e il eh. Fea i58i
; ,
Roma
nel
volume
III.
Winchel-
mann,
edizione romana.
(3) Era questa meta una grande piramide, simigliante a quella di G. Ceslio presso la porta ostiense , ma anche
maggiore
di essa.
Il
Pontefice
Donno
I
1'
marmi
per adoperarli in
lastricare
atrio
di s.
Pietro.
Sorgeva presso
do,
il
alla chiesa di s.
il
Fulvio,
cevano
in questo
pione Afl-icano il Orazio all'ode IX nell'epodo, appunto di forma piramidale e nel campo valicano. Alessandro VI lo fece demolire, e-
guagliandolo
Icyar via
al
suolo
sia per
frotta
un riparo,
una buona
33
di gente slarseno appianata, al coperto di ogni attacco
castello s.
d<>(
Angelo, che esso Pontefice avea posto in ordine e ampliato, Raffaello, da quel gentile e sapiente ch'egli era,
parla con amarezza di questa demolizione
;
e gliene
cre-
sceva forse
serabile
il
rammarico,
memoria, dimorando
al
non
il-
molto di lungi
luogo che gi
nobilitava da tanto
monumento.
l'urbinate,
(4) L'arco male avventurato del quale fa qui ricordo debbo esser quello disfatto dal Hiario por impie,
garne
il
cancelleria apostolica.
turale
il
E questo io affermo per essere nacredere che di un avvenimento de'soo tempi egli
;
mova
querela
non gi che
da Innocenzo
qucll'
arco
si
fosso
il
solo
male
avventurato.
Uno ne
fu innanzi
gittato a ferra
VW,
memoria
Fulvio ed
il
Mar
Un
e
altro,
tiniano
la
Teodosio
era in Banchi
s.
fra
il
luogo dove fu
zecca e la chiesa di
Celso, e oggi pi
non
se ne vedo
vestigio.
(5) Questo
lio
II,
M. Bartolomme
si
il
era
il
al
quale
Castiglione e
si
sommamente
falle da quel personaggio doveano qui essere accennale, forse ancor lui vivente,
addetti.
Ma
le
mine
40
di Raffaele, del sommo van* (6) Bella confessione questa la pace, e il laudabil' ozio arretaggio che la concordia,
cano
alle
arti,
si
egregie opere
dell'
si
educano e
cre-
scono all'ombra
(7) L* ab. Francesconi, annotando questo luogo, giudica, che il restaurare di tal modo gli antichi edifizii sia fatica e spesa superflua ( op. cit. a e. 107, nota (5)). Ma a noi sembra appunto il contrario n ci pare di vedere cosa
:
tanto
utile
o dilettevole, quanto
il
eseguisca
come qui
ruinali,
restaatten-
sfacendo quelli
n si veggono punto, corrispondenti a quelli che no in piedi e si vcgqono. Non molti anni dopo
,
deva in
Roma
il
a compiere
il
pensiero di
do
stesso enunciato
da Raffaello una
eletta d'
nita sotto
nome
di
Accademia
della Virt.
Monsignor Clai
udio Toloramei
questi dotti,
ci fa
lavori di
pubblicati.
(8) Questo autore seguitato da Raffaello sembra essere stalo Andrea Fulvio, che aveva gi mandato in luce la sua
di Roma. opera delle antichit
assai bene distingue la diversit degli (9) Qui Raffaello che sono riuniti nell'insieme, nelle grandi rovine, che edificii,
volgarmente
si
Apertissimi in
fatti
si
veggono
in tal
luogo
Ne-
41
rone, inchiusi in costruzioni posteriori: le quali per io
sti-
mo
non ad opera
di Tito,
alle
ratore appartenere;
ma
essere fatte
pie dell'Equilino
condann a
ser-
vire di base alle sue terme edificale sul pendio di quel monte.
egli
mostra quanto (io) Questa riflessione dell'esimio dipintore nelle arti, e come rettamente ne vedesse
profondamente
o almeno
giudicasse.
s
facile scienza,
certa
a governarla di cos
farsi tutto
giorno.
(u) Una
cipio Dio sa
come
e che
si
ripetono quindi
,
e passano di
,
delle
modi
delle pitture di
cos bene nelle loggie del vaticano, pendiario, che adoper fece chiudere ogni adito a penetrarvi, acci niuno si avvedesse del suo plagio. Questo passo della sua lettera la pi
bella risposta che far si possa al racconto, cos poco simidell'illustre dipintore. Faglianlo al nobile e leale carattere
vella ci qui delle reliquie stesse di quelle dipinture antiche, e attestando di averle vedute, viene a dir similmente, die
ne avea
fatto
uomo
(12)
pi di questo
muri
si
tezza
in
quelle
di
Traiano
,
di
Diocleziano
di Costantino
nel
palazzo
imperiale
ne;;li
42
acquedotti neroniani dell'acqua Claudia in sul monte Celio,
per portare
tant'
Ma
Non mura
scrostate,
ma
,
distrutte
non monumenti
od
guasti,
ma
troncati.
Cadere
non so
se per malvagit
ma-
ho rr esco rejerens t
(i3)
l'
orto
milizia quella inchiusa oggi neldel monastero di Santa Caterina da Siena , che il
torre della aver* egli dall'al,
La
(i4)
La
e qui minutamente descritta da Raffaello. Err certamente il Giovio, che neh" elogio dell' urbinate, fatto pubblico dal
Tiraboschi, ad esso Raffaello ne attribu l'invenzione. Forse
pi simile al vro, ch'egli per
ottenere le esatte misure degli
il
edilizi
e questa
opinione
HEIMPRIMATim
Fr. Dominicus Buttaoiii 0. P. S. P. A. M.
REIMPRIMATUR
A. Piatti Patriarci!. Antioch. Vicesg.
In