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Il delitto Pasolini.

Siamo tutti in pericolo 16 gennaio 2010 | Autore Alessandra Drago | Stampa articolo Stampa articolo Di Stefania Nicoletti Link: http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008/05/il-delitto-pasolini-siamo-t utti-in.html Io sono un gattaccio torbido che una notte morir schiacciato in una strada sconosciuta Pier Paolo Pasolini, 1966 LA VICENDA PREMESSA Io so i nomi dei responsabili delle stragi italiane. Cos scriveva Pier Paolo Pasoli ni il 14 novembre 1974 sul Corriere della Sera, in un articolo che sarebbe stato poi ricordato come il romanzo delle stragi. Un anno dopo, il 1 novembre 1975, rilascia unintervista a Furio Colombo per La St ampa. Titolo dellintervista, per espressa volont di Pasolini: Siamo tutti in perico lo. Il giorno dopo, il 2 novembre 1975, giorno dei morti, il corpo del grande poeta viene trovato privo di vita allIdroscalo di Ostia. Pino Pelosi detto la Rana, un ragazzo di vita romano di 17 anni, fermato dai carab inieri a un posto di blocco, confessa immediatamente lomicidio. Pelosi racconta di come Pasolini quella sera lha convinto a farsi un giro sulla sua auto, unAlfa GT. Arrivati allIdroscalo, Pasolini vuole un rapporto sessuale ma Pe losi si rifiuta. Ne nasce una lite che presto sfocia in una rissa di inaudita vi olenza, che si chiude con la morte del poeta. Picchiato a sangue, massacrato, e schiacciato con lauto durante la fuga di Pelosi. Un delitto maturato nellambiente degradato delle borgate romane. E un delitto omo sessuale. Niente di pi facile. Se non fosse che tante, troppe cose non quadrano nella ricostruzione giudiziaria che ne stata fatta. Tante, troppe cose non quadrano nelle ore successive al rit rovamento del corpo, nelle indagini condotte dalla squadra mobile, negli interro gatori dello stesso reo confesso. Procediamo per punti. 1. I CLAMOROSI ERRORI (ORRORI?) DELLA POLIZIA. Una serie di errori ha intralciato il normale svolgimento delle indagini, soprat tutto nelle prime (e fondamentali) 48 ore successive al delitto. Solo una coinci denza fortunata, in un posto di blocco dei carabinieri sul lungomare di Ostia, h a permesso di mettere le mani su Pelosi. La polizia, giunta allIdroscalo di Ostia alle 6.30 di domenica mattina 2 novembre , trova una piccola folla intorno al corpo di Pasolini: folla che gli agenti non pensano minimamente di allontanare. La polizia non si cura di recintare il luog o del delitto e impedire cos la cancellazione di tracce importanti. E infatti, no n essendo stata circondata la zona, tutte le eventuali tracce sono andate perdut e dal passaggio di auto e pedoni diretti alle baracche o alladiacente campo di ca lcio, oppure da semplici curiosi. Nel campo di calcio l vicino, inoltre, dei ragazzi giocano a pallone e il pallone ogni tanto esce dal rettangolo di gioco, finendo proprio vicino al cadavere di Pasolini. Nessuno ha pensato di tracciare i punti esatti dei vari ritrovamenti. Non si disturbano neanche di notare che sul sedile posteriore dellAlfa GT di Paso lini c, bene in vista, un golf verde macchiato di sangue. E che lontano dal cadave re, tra le immondizie, c una camicia bianca, anchessa macchiata di sangue. Se ne ac corgeranno tre giorni dopo. Inoltre fino a gioved mattina lAlfa GT rimasta sotto una tettoia nel cortile di un

garage dove i carabinieri depositano le auto sequestrate. Lauto aperta e senza s orveglianza. Chiunque avrebbe potuto mettere o togliere indizi, lasciare o cance llare impronte. La polizia torna sul luogo del delitto solo nella tarda mattinata di luned 3 per tentare una ricostruzione del caso, ma senza nessuna misura precisa, e con le tr acce ormai inesistenti. Solo da gioved gli investigatori iniziano a interrogare gli abitanti delle baracc he e i frequentatori della Stazione Termini (luogo in cui Pelosi ha raccontato d i essere stato adescato da Pasolini). Infine e questo ha davvero dellincredibile sul luogo del delitto non mai stato co nvocato il medico legale. E il cadavere venne lavato prima di completare gli esa mi della scientifica. chiaro che polizia e carabinieri, certi di poter archiviare il caso come omicidi o omosessuale, oltretutto con lassassino reo confesso gi in carcere, hanno ritenut o superfluo ogni accertamento sul cadavere che poteva invece servire per le succ essive indagini. possibile che la polizia abbia commesso cos tanti e clamorosi errori tutti insiem e? possibile che vengano trascurate le pi elementari procedure investigative per un omicidio di tale portata? Dopo questa pessima conduzione delle indagini, ci si aspetterebbe che il massimo responsabile venisse quantomeno sospeso dallincarico. Invece il dottor Ferdinand o Masone, capo della squadra mobile di Roma durante le indagini, ha fatto carrie ra: diventato questore di Palermo e poi di Roma, e in seguito addirittura Capo d ella Polizia. Ruolo che ha ricoperto fino al 2000, quando stato promosso ulteriorm ente, diventando segretario generale del CESIS: il Comitato Esecutivo per i Serv izi di Informazione e Sicurezza, cio lente che coordina lattivit dei servizi segreti (SISMI e SISDE) in nome del presidente del consiglio. 2. LE CLAMOROSE BUGIE DI PELOSI. Gli interrogatori di Pino la Rana, a cominciare dal primo, la notte stessa del 2 novembre, sono farciti di bugie, peraltro mal raccontate. Pelosi sembra recitar e una lezione imparata male. Innanzitutto, il mistero dellanello. Pelosi racconta agli inquirenti di aver pers o, durante la colluttazione, un anello doro con una pietra rossa, due aquile e la scritta United States Army. Verr poi accertato che quellanello non poteva averlo pe rso in quel modo, ma poteva solo averlo lasciato di proposito sulla scena del de litto. Perch? Per lanciare un segnale a qualcuno? Per farsi incastrare? O perch qual cuno per lui aveva deciso di usare Pelosi prima come esca e poi come capro espia torio, incastrandolo con lanello? Pasolini fu colpito violentemente non con un oggetto solo, ma con due bastoni, u no pi lungo e uno pi corto, e con due tavolette di legno. Pelosi descrive la collu ttazione come una scena violentissima, in cui la Rana, dopo una strenua lotta al lultimo sangue, ha avuto la meglio su Pasolini. Risulta per difficile credere che un paletto di legno marcio possa provocare simili ferite e contusioni. Soprattut to risulta difficile capire come un ragazzo di 17 anni, magro e di corporatura e sile, abbia potuto, da solo, avere la meglio su un uomo alto, atletico, sportivo , esperto di arti marziali comera Pasolini. Anche perch il Pelosi non aveva sul co rpo nessuna ferita di rilievo, e i suoi indumenti non presentavano alcuna tracci a di sangue. Esame approfonditi di tutti i dati obiettivi (sopralluogo, interrogatori di Pelo si, reperti, bastone, tavola, vesti, lesioni di Pasolini), da una parte smentisc ono il racconto di Pelosi sulla dinamica di tutta laggressione, e dallaltra induco no ad avanzare con fondatezza lipotesi che Pasolini sia stato vittima dellaggressi one di pi persone. Pelosi non pu aver fatto tutto da solo. 3. LA CLAMOROSA RAPIDITA DEL PROCESSO. Il caso Pasolini si risolve in pochissimi mesi. La sentenza di primo grado viene proclamata il 26 aprile 1976. Pino Pelosi (difeso dallavvocato Rocco Mangia, lo stesso che ha difeso i fascisti che ammazzarono Rosaria Lopez nel massacro del C irceo) viene dichiarato colpevole di omicidio volontario in concorso con ignoti

e condannato a 9 anni, 7 mesi e 10 giorni di reclusione. Ma se il Tribunale dei Minori, presieduto dal giudice Alfredo Carlo Moro (fratello del presidente della Dc Aldo Moro), ha contemplato il concorso di ignoti, nella sentenza di appello ta le ipotesi verr scartata e di fatto cancellata definitivamente dalla Cassazione n el 1979. In ogni caso, limpressione che non solo gli inquirenti avessero fretta di chiuder e il caso, ma anche i giudici avessero la stessa preoccupazione di chiudere in f retta il processo. Un processo che in realt non vedeva imputato (solo) Pino Pelosi. Ma anche (e sopr attutto) Pasolini stesso. Lobiettivo del processo uno solo: fare di Pasolini un m ostro. Un omosessuale pervertito che corrompe e violenta i ragazzini. E per ques to stato usato Pelosi. Che per pagher caro. Pagher per delle colpe che non erano su e o non lo erano del tutto. Sar il vero capro espiatorio utilizzato da dei mandan ti (e manovratori) rimasti, come sempre, ignoti e impuniti. 4. LA CLAMOROSA (E TARDIVA) RITRATTAZIONE DI PELOSI. Il 7 maggio 2005, per, c il colpo di scena: Pino Pelosi fa una rivelazione choc. Ne l corso della trasmissione televisiva Ombre sul giallo, confessa di non essere sta to solo quella sera del 2 novembre 1975, come invece aveva sostenuto fin dal pri mo interrogatorio e sempre ribadito. Trentanni dopo, invece, rivela di non essere stato lui a uccidere Pasolini, ma tre uomini che parlavano con accento sicilian o o calabrese. Perch dunque allepoca ha mentito e si accollato colpe che non gli appartenevano? P erch ha aspettato trentanni e non ha parlato prima? Ero un ragazzino dir Pelosi avev o 17 anni. Avevo paura, perch quelli che hanno ucciso Pasolini mi hanno picchiato e hanno minacciato di morte me e la mia famiglia se avessi raccontato la verit. E allora perch raccontarla adesso la verit? Non ha pi paura, Pino la Rana, di fare l a stessa fine del poeta? Sono passati trentanni, quelli che mi hanno minacciato e che hanno ammazzato Pasolini, saranno morti o comunque vecchi. Possibile. Pelosi racconta infatti che allepoca i tre uomini che lhanno aggredito e minacciato erano sui quarantanni. Ma si tratta solo degli esecutori materiali del delitto. C un liv ello superiore, quello dei mandanti, che non si fa certo scrupoli a eliminare un testimone scomodo che, con un po di ingenuit, crede di essere al sicuro perch ora g li assassini saranno morti o vecchi. Limpressione che se non ancora stato fatto fu ori non per i motivi che indica Pelosi, n perch siano diventati improvvisamente buo ni, ma pi probabilmente perch in questo momento Pelosi serve vivo. E perch ucciderlo significherebbe esporsi troppo. Perch farlo, dal momento che linchiesta, riaperta dopo le dichiarazioni di Pelosi nel 2005, stata ancora una volta archiviata? Molte ipotesi sono state avanzate sui mandanti dellomicidio di Pasolini. Da alcun i stato ritenuto un omicidio politico. Ma evidente che cos non . Le motivazioni ve re sono pi complesse e pericolose: i mandanti stanno in alto, molto in alto. E st anno in un romanzo scritto da Pasolini stesso. A questo punto occorre fare un pa sso indietro di 36 anni. I POSSIBILI MOVENTI. PETROLIO, IL ROMANZO DELLE STRAGI: IL CASO MATTEI E LA PISTA CEFIS Nel 1972 Pasolini inizia a scrivere quello che pu a tutti gli effetti essere cons iderato il suo vero romanzo delle stragi: Petrolio, cos si chiamer il suo romanzo ri masto incompiuto e pubblicato postumo. E forse proprio in Petrolio che si trova la chiave della morte del suo autore, legata a un altro mistero italiano: la stra na morte di Enrico Mattei. Pasolini era venuto in possesso di informazioni scotta nti, riguardanti il coinvolgimento di Eugenio Cefis nel caso Mattei. In Petrolio descrive la storia dellEni e in particolare quella del suo presidente Cefis. Lo fa con un espediente letterario: il personaggio inventato di Troya, r icalcato sulla figura di Cefis. 1. LINDAGINE DEL GIUDICE CALIA. Secondo il sostituto procuratore di Pavia, Vincenzo Calia, che ha indagato sul c

aso Mattei (depositando una sentenza di archiviazione nel 2003), le carte di Pet rolio appaiono come fonti credibili di una storia vera del potere economico-poli tico e dei suoi legami con le varie fasi dello stragismo italiano fascista e di stato. In particolare, nel 2002 Calia ha acquisito agli atti tutti i vari framme nti sullImpero dei Troya, da pagina 94 a pagina 118 di Petrolio, che dallomicidio ip otizzato di Mattei guida al regime di Eugenio Cefis, ai fondi neri, alle stragi da l 1969 al 1980 (tra le altre cose, vi anche una profezia della strage della stazio ne di Bologna). Il giudice Calia ha acquisito agli atti anche il mancante Lampi sullEni, di cui c i rimane soltanto il titolo (sotto lAppunto 21), essendo lintero capitolo misterios amente scomparso nel nulla, come altre 200 pagine del romanzo. Non una mancanza d i poco conto, se si considera che in Lampi sullEni doveva presumibilmente compari re il grosso della vicenda legata alleconomia petrolifera italiana. Negli Appunti 20-30, Storia del problema del petrolio e retroscena, Pasolini arr iva a fare direttamente i nomi di Mattei e di Cefis. Vi inoltre un appunto del 74 in cui Pasolini scrive che in questo preciso momento storico, Troya (Cefis, ndr) sta per essere fatto presidente dellEni: e ci implica la soppressione del suo pre decessore (caso Mattei, cronologicamente spostato in avanti). Egli con la cricca politica ha bisogno di anticomunismo. 2. LA FONTE DI PETROLIO. Il giudice Calia ha scoperto un libro, che la fonte di Pasolini, pubblicato nel 1972 da una strana agenzia giornalistica (Ami), a cura di un fittizio Giorgio St eimetz: Questo Cefis. (Laltra faccia dellonorato presidente). Si tratta di un pamp hlet sulla vita, sul carattere e sulla carriera del successore di Mattei alla gu ida dellEni. Racconta alcuni passaggi biografici, da quando Cefis fu partigiano i n Ossola (con alcuni risvolti poco chiari) alla rottura con Mattei nel 1962, mai perfettamente spiegata; dal rientro allEni al salto in Montedison. Pasolini ne r iporta interi brani, ne fa la parafrasi, elenca le stesse societ (petrolifere, me tanifere, finanziarie, del legno, della plastica, della pubblicit e della comunic azione) pi o meno collegate a Cefis, vi assegna acronimi o sigle dinvenzione. 3. LO PSEUDONIMO STEIMETZ E LAGENZIA AMI. Non facile individuare chi si celi dietro lo pseudonimo di Giorgio Steimetz, ma di certo si tratta di una persona ben inserita negli affari interni dellEni. Il s uo libro immediatamente sparito dalla circolazione e oggi non compare in nessuna biblioteca nazionale e in nessuna bibliografia. Scrive lo stesso fantomatico Steimetz: Ridurre al silenzio, e con argomenti persu asivi, uno dei tratti di ingegno pi rimarchevoli del presidente dellEni. E Pasolini in Petrolio scriver: Non amava nessuna forma di pubblicit. Egli doveva, per la ste ssa natura del suo potere, restare in ombra. E infatti ci restava. Ogni possibil e fonte dinformazione su di lui, era misteriosamente quanto sistematicamente fatta sparire. Dietro lAmi, che pubblic solo quel titolo, cera il senatore democristiano Graziano Verzotto, capo delle pubbliche relazioni Eni in Sicilia e segretario regionale d ella Dc (corrente Rumor) ai tempi di Mattei, di cui fu amico personale. Verzotto ha rilasciato a Calia una lunga deposizione, in cui per spiegare lincidente aereo dellottobre 62 esclude lipotesi delle Sette Sorelle, quella dei servizi segreti fra ncesi e la pista algerina, arrivando ad asserire che colui al quale la morte di Mattei ha giovato di pi, il successore di Mattei stesso: Eugenio Cefis. Pasolini era dunque venuto in possesso di documenti che provavano il coinvolgime nto di Cefis nel caso Mattei e, prima di essere barbaramente ucciso, stava per p ubblicare il tutto in un romanzo choc. Ma prima di lui un altro giornalista che aveva iniziato a indagare sulla morte di Mattei fece una brutta fine. Si tratta di Mauro De Mauro, che stava collaborando con il regista Francesco Rosi per il f ilm Il caso Mattei. De Mauro venne eliminato quando ormai aveva scoperto la veri t. Poco prima dellincontro previsto con Rosi, infatti, il giornalista scomparve ne l nulla.

Il lavoro di Calia agli atti. Il mandante possibile della morte di Enrico Mattei in Petrolio. Probabilmente anche quello delluccisione di De Mauro e di Pasolini. Spesso, troppo spesso, si detto che Pasolini stato ucciso perch era un intellettu ale scomodo. Ma Pasolini non era scomodo per via delle sue critiche al sistema, ma p er le sue accuse. Fondate, precise, documentate da prove reali e da documenti ri servatissimi e incendiari di cui egli era venuto in possesso. Come scrisse sul Corriere un anno prima di morire, egli sapeva. Non solo perch da poeta intuiva e da intellettuale osservava la realt come pochi sono in grado di fare. Ma perch sapeva davvero. Sapeva troppe cose. E ci che sapeva poteva far trem are il Potere. Pier Paolo Pasolini stato ucciso per questo: perch probabilmente sapeva la verit s ulla morte di Enrico Mattei. Sapeva chi erano i mandanti di quello strano inciden te aereo, che in seguito si rivel non essere stato un incidente, ma un abbattiment o in volo: venne certificato infatti che nellaereo fu inserita una bomba stimata in 150 grammi di tritolo posta dietro al cruscotto, che si sarebbe attivata dura nte la fase iniziale di atterraggio, forse dallapertura del carrello. Gi allepoca d ei fatti, alcuni testimoni dichiararono di aver visto laereo esplodere in volo. I l testimone principale, il contadino Mario Ronchi, rilasci alcune interviste agli organi di stampa e alla RAI (che ne censur le affermazioni), ma in seguito ritra tt la sua testimonianza. Forse qualcuno aveva pagato il suo silenzio. Il sostituto procuratore Calia si spinse ad affermare che lesecuzione dellattentato venne pianificata quando fu certo che Enrico Mattei non avrebbe lasciato sponta neamente la presidenza dellente petrolifero di Stato. Il che porterebbe ancora una volta a ritenere Eugenio Cefis come il probabile mandante. Probabilmente questa era una delle scomode verit di cui Pasolini era venuto a conoscenza.

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