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Capitolo I

Luce e colore

Diversi sono i modi che abbiamo per percepire, utilizzare, sfruttare le onde elettromagnetiche. Solo una piccola parte di queste, infatti, pu considerarsi luce perch capaci di suscitare al nostro occhio una sensazione di brillanza. La caratteristica che le discrimina dalle altre la lunghezza donda: la lunghezza, cio, di unintera oscillazione di campo elettrico e magnetico. Il campo del visibile inizia dopo le radiazioni U.V. a circa 380 nm e arriva a circa 780 nm (DIN 5033), oltre le radiazioni I.R. Le diverse lunghezze donda identificano diverse percezioni cromatiche dello stimolo luminoso. La somma di tutte queste oscillazioni viene percepita dallocchio umano come luce bianca.

Schema dello spettro delle onde elettromagnetiche (in evidenzia il campo della luce visibile).

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La visione cromatica

Uno stimolo luminoso viene descritto da una distribuzione spettrale di potenza misurabile con uno spettrofotometro, ma il nostro occhio non interpreta lo stimolo di colore analizzandolo lunghezza donda per lunghezza donda. Nellapparato visivo umano la visione deriva dalla risposta allo stimolo data da fotorecettori contenuti nella retina. La retina una sottile membrana nervosa che riveste internamente il globo oculare.

In questo spessore sono ordinati tre tipi di cellule: - i fotorecettori: coni e bastoncelli - le cellule mediane - le cellule gangliari Anatomicamente i fotorecettori (coni e bastoncelli) costituiscono lo strato pi lontano dal centro

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allocchio e le cellule gangliari quello pi vicino. La successione dei segnali avviene invece al contrario: la luce colpisce i fotorecettori, il segnale passa alle cellule mediane e poi alle cellule gangliari. I fotorecettori contengono un pigmento (quello dei bastoncelli si chiama rodopsina) che consente loro di assorbire la luce. I bastoncelli consentono la visione in condizioni di scarsa luminosit (visione notturna o scotopica). Hanno tutti la stessa sensibilit spettrale con un picco a 510 nm. I coni richiedono un livello di illuminazione abbastanza alto; vengono attivati durante la visione diurna (visione fotopica). Sono di tre tipi e ogni tipo risponde diversamente alle lunghezze donda, le sensibilit spettrali hanno picchi rispettivamente a 564, 533 e 437 nm. Il fatto che ci siano tre tipi di coni allorigine del meccanismo della visione a colori. Per la loro capacit di assorbire la luce i tre tipi coni sono chiamati impropriamente rossi, verdi e blu (anche se 564, 533 e 437 nm corrispondono pi precisamente a giallo-verde, azzurro-verde, violetto). Nomi pi appropriati sono L, M e S (lungo, medio e corto, short). La sensitivit spettrale dei tre coni si sovrappone, il che migliora la discriminazione del colore: se non si sovrapponessero distingueremmo solo tre tinte nello spettro. Non si conosce esattamente il numero di bastocelli e coni presenti nella retina: i primi sono probabilmente attorno ai 100 milioni e i coni tra 5 e 7 milioni: 60% di coni L, 30% di coni M, 10% di coni S. Lenergia radiante (segnale elettromagnetico) uno stimolo se produce una risposta da parte dei fotorecettori retinici (coni e bastoncelli) presenti nella retina dellocchio, dove si verificano i processi fotochimici ed elettrici che realizzano una prima codifica dellinformazione visiva (si pu dire che lo stimolo viene misurato). Successivamente linformazione viene trasformata in segnale nervoso (elettrico) che viene trasmesso al cervello attraverso il nervo ottico in qualche forma organizzata. Il cervello lo interpreta e crea la risposta sensoriale, cio la percezione visiva, in particolare quella di colore. I diversi stimoli colorati possono essere descritti secondo tre parametri che ne permettono una loro univoca identificazione.

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Gli attributi del colore: tinta, saturazione e luminosit Il primo, la tinta, definisce una sorgente rossa, gialla, verde, ciano... (quello che talvolta nel linguaggio comune viene chiamato semplicemente colore). determinata dalla lunghezza donda emessa, in una radiazione monocromatica o dalla lunghezza donda dominante in una policromatica. Il colore descritto pu essere pi chiaro o pi scuro, ma viene identificato sempre dalla medesima tinta. Il bianco, il nero e lintera gamma delle gradazioni di grigio non hanno tinta; vengono definiti stimoli acromatici.

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La saturazione , invece, lattributo che permette di valutare quanto lo stimolo colorato si avvicina alla percezione della lunghezza donda monocromatica rispetto ad un grigio della stessa luminosit. quindi il rapporto tra il flusso luminoso monocromatico dominante e il flusso totale emesso. La saturazione viene espressa in percentuale da 0% (stimolo acromatico) a 100% (stimolo monocromatico).

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