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Generalit sullartrosi Pre-artrosi, artrosi generalizzata, artrosi destruente Terapie mediche, chirurgiche, riabilitative dellartrosi Terapie con acido ialuronico Terapie con glucosamina Terapie con condroitinsolfato Terapie con collageno
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PROTEZIONE ARTICOLARE La concezione moderna dellosteoartrosi integra le conoscenze morfo-funzionali, ultrastrutturali, biochimiche ed immunologiche del microambiente articolare nel contesto della patologia globale dellarticolazione in una visione unitaria che identifica lartrosi non pi come un puro processo degenerativo bens come lespressione patologica dellusura, della flogosi e dello squilibrio immunologico dellarticolazione (1). Infatti le strutture che compongono lambiente articolare presentano una configurazione anatomica complementare in grado di assicurare una perfetta integrazione biomeccanica. Tale complementariet esiste anche a livello submicroscopico, molecolare. Questultimo livello di integrazione funzionale prende il nome di microambiente articolare (2). Il microambiente articolare dato infatti dallinsieme delle interazioni fra cartilagine articolare, membrana sinoviale e liquido sinoviale che condizionano anche in situazioni patologiche il danno e la sua progressione nellartrosi. In particolare va individuato il ruolo del condrone quale unit morfo-funzionale elementare della cartilagine nella quale intorno al condrocita esistono elementi strutturali ed ultrastrutturali che conferiscono plasticit e flessibilit in grado di adattarsi alle modificazioni microbiomeccaniche indotte dalle sollecitazioni di carico ed al condrocita di ricercare quel cosiddetto valore di posizione ottimale in grado di antagonizzare il carico esercitato sulla cartilagine stessa. Il sistema condronico funziona infatti come un vero e proprio trasduttore biomeccanico in grado di convertire gli stimoli meccanici in risposta biologica cos da ricercare un continuo equilibrio tra le pressioni esterne e la pressione osmotica intrinseca del sistema condronico. Lefficienza di tale sistema dipende dallintegrit delle fibre collagene, dalle macromolecole proteoglicaniche e dalla componente cellulare. La flogosi nellartrosi va interpretata alla luce del concetto di mancato riconoscimento dei prodotti catabolici di disfacimento della matrice cartilaginea da parte dei macrofagi e dei linfociti:
INTRODUZIONE
essi rappresenterebbero pertanto uno stimolo antigenico in grado di innescare una risposta sinoviale di tipo autoimmune (3). La complessit del microambiente articolare e dei fenomeni che lo regolano, esclusivi e tipici della cartilagine ialina, differenti da quelli della cartilagine fibrosa riparativa, spiegano come Hunter pur basandosi sulle sole conoscenze morfo-funzionali dellepoca afferm nel 1743 che da Ippocrate in poi non esiste un solo caso di dimostrazione certa di rigenerazione della cartilagine ialina. Oggi la Scienza Medica ha dimostrato la possibilit di una riparazione attraverso lespansione dei condrociti ed il loro autotrapianto ma ritengo si sia ancora lontani dalla rigenerazione completa della cartilagine ialina nella sua organizzazione condronica. Resta tuttora aperto un ampio spazio allulteriore sperimentazione clinica in questo campo. Assume perci grande rilevanza la protezione articolare oggetto della bella Opera del prof. Guido Rovetta che ha dimostrato con la sua ben nota competenza come il concetto di protezione articolare si rivelato particolarmente fecondo per il progresso delle conoscenze sullartrosi.
INTRODUZIONE
Il concetto di protezione articolare - dapprima sviluppatosi nei suoi aspetti chinesiologici di ottimizzazione del gesto e della postura e nell'acquisizione delle varie modalit di tutela riassumibili nell'economia articolare - stato ripreso dalla terapia fisiopatologica dell'artrosi da quando diverse sostanze accreditate della capacit di rallentare il danno artrosico (SYSADOA) sono entrate nella sperimentazione e successivamente nell'impiego terapeutico. Mentre l'azione di questi nutraceutici veniva valutata in un grande numero di ricerche cliniche che hanno sortito diversi livelli di evidenza e di efficacia, il concetto di protezione articolare si rivelato particolarmente fecondo per il progresso delle conoscenze sull'artrosi e ne fa oggi fede una letteratura scientifica ormai molto ricca che include, oltre a ricerche cliniche e sperimentali, anche dibattiti, discussioni e nuove ipotesi patogenetiche, sempre in progresso. Un punto importante: non esiste cura dell'artrosi senza progetto riabilitativo. Terapia medica di protezione articolare e chinesiterapia mirata debbono essere utilizzate in combinazione per un migliore risultato. Nel presente lavoro sono richiamati importanti studi sull'argomento della protezione articolare e diversi spunti interpretativi sull'azione dei nutraceutici: ogni Medico pu confrontarli con la sua quotidiana esperienza per contribuire nel modo migliore alla cura dell'artrosi e delle malattie articolari correlate.
Terapie
Generalit sullartrosi
L'artrosi
Lartrosi rappresenta una delle principali patologie dellet adulta: essa caratterizzata da alterazioni regressive focali della cartilagine ialina delle articolazioni sinoviali, precedute da diminuzione del contenuto idrico, degradazione delle matrici extracellulari, imperfetta formazione delle catene dei glicosaminoglicani e diminuzione del condroitinsolfato rispetto al cheratansolfato, che evolvono inducendo la formazione di nuovo tessuto osseo (proliferazioni marginali - osteofiti), osteosclerosi e rarefazioni cistiche subcondrali, e provocando dolore e disfunzione articolare. Non v' nulla di banale nell'artrosi: semplicemente, non se ne conosce la causa. Tra le malattie osteo-articolari, quella che fa soffrire il numero pi alto di pazienti. pi frequente negli anziani, ma fra l'artrosi e l'invecchiamento della cartilagine sono state dimostrate esistere notevoli differenze. La somma di dolore provocata nella collettivit da questa malattia la fa collocare ai primi posti fra le sindromi dolorose ad elevato costo sociale. In via provvisoria, viene oggi considerata dai pi come un gruppo eterogeneo di condizioni morbose, che finiscono con l'approdare ad un comune quadro istopatologico e radiografico. diventato abituale nella prassi medica distinguere l'artrosi in primaria e secondaria, ma la distinzione mostra evidenti aree d'incertezza, interferendo in qualche modo anche con la valutazione dei risultati degli interventi di prevenzione e di cura. La definizione di artrosi secondaria correlata con quella di una condizione pre-artrosica, nella quale la prevalenza dellartrosi significativamente maggiore del normale: artrosi su pre-esistente malattia articolare, artrosi da fattori meccanici locali. La definizione di artrosi primaria rimane pi nebulosa, fondata com' sull'apparente mancanza di un fattore lesivo iniziale. Il riferimento genetico ha ricevuto numerosi contributi ed attualmente preso in molta considerazione. L'introduzione dei trattamenti di protezione articolare ha sostanzialmente modificato la visione patogenetica della malattia, dimostrando l'efficacia protettiva sulla struttura - ma alla fine anche l'azione antalgica - di molecole sprovviste di azione antidolorifica diretta; molto significativo quanto osservabile nell'impiego dell'acido ialuronico con il quale, partiti da una ricerca di azione sintomatica, s' assistito al profilarsi di un complesso di azioni regolative diverse, che meglio spiegano i successi clinici di questa terapia intra-articolare.
Aspetti fisiopatologici
La maggior parte degli studiosi ritiene che le alterazioni elettive dell'artrosi prendano principio nella cartilagine come turba metabolica del condrocito o dell'interazione condrocito/microambiente; solo pochi ricercatori sostengono una responsabilit primaria ascrivibile ad una turba dell'osso subcondrale. Un errore nella programmazione
dell'apoptosi condrocitaria stato pure supposto. La cartilagine articolare consta di una matrice extracellulare di fibre di collageno ed elastina, immerse in un idrogel di glicosaminoglicani e proteoglicani. Il reticolo specializzato possiede specifici mezzi di stabilizzazione, legami crociati del collageno intramolecolari e intermolecolari che si combinano con la pressione di rigonfiamento esercitata dall'alta concentrazione degli aggregati carichi negativamente, rendendo conto di circa il 98% del volume della cartilagine articolare, il rimanente 2% essendo costituito dalla specifica cellularit. Flessibilit e resistenza cartilaginea sono condizionate dall'integrit di questa peculiare e sofisticata struttura. Essa contiene in s diversi meccanismi regolativi delle matrici molto incompletamente noti, ai quali da attribuire gran parte del successo biologico e funzionale della cartilagine articolare come tessuto specializzato. Il collageno cartilagineo, secreto in forma solubile dal condrocito, matura progressivamente nell'extracellulare mediante la formazione dei legami crociati, diventando progressivamente meno solubile; invece i proteoglicani mantengono un ricambio alquanto rapido. L'unit strutturale fondamentale del collageno rappresentata dal tropocollageno, proteina che ha un peso molecolare di circa 285 Kda. Esso risulta costituito da tre distinte catene polipeptidiche a conformazione elicoidale. Le tre catene comportano la presenza di un'unit tripeptidica caratteristica del collageno - con formula generale (Gly-X-Y)n - caratterizzata dalla presenza de un residuo glicinico (Gly) ogni tre residui e dove X e Y sono con frequenza rappresentate dagli aminoacidi prolina ed idrossiprolina. Esse formano una triplice elica destrorsa. In via generale le tre catene sono tenute insieme da due tipi di legami: legami a idrogeno, e legami crociati strutturati tra le molecole di lisina/idrossilisina. Le conoscenze odierne sulla biosintesi del collageno fanno individuare nella reintegrazione del processo biosintetico (qui a riguardo del collageno II) un passo ovviamente essenziale nella terapia dell'artrosi, o almeno nell'ostacolo alla sua progressione. Schematicamente tale biosintesi prende il via con la trascrizione del gene o dei geni e la maturazione dellmRNA. Bisogna notare (perch interessante nell'interpretazione della significativit dei marcatori biochimici del metabolismo del collageno proposti nell'artrosi) la presenza di sequenze che codificano per peptidi lunghi in eccesso rispetto alle molecole di collageno mature. Viene sintetizzato inizialmente il procollageno, che possiede - rispetto al collageno - due telomeri, uno N-terminale e uno C-terminale, che hanno struttura globulare. Nel reticolo endoplasmatico granuloso poi la catena nascente di procollageno perde il peptide segnale mentre, ad opera della prolilidrossilasi e della lisinidrossilasi, si formano idrossiprolina e idrossilisina. Le idrossilasi hanno fra i diversi cofattori essenziali la vitamina C. Si arriva cos alla formazione di catene alfa di procollageno. Tre di queste catene si avvolgono allora a formare la triplice elica, che verr successivamente stabilizzata da legami tra aminoacidi idrossilati,
Generalit sullartrosi
chiamati correntemente legami crociati. L'elica cos costituita passa nell'apparato del Golgi, dove viene completata la glicosilazione e da qui, attraverso apposite vescicole di secrezione la molecola glicosilata viene secreta allesterno della cellula. In questo nuovo ambiente, la molecola subisce lazione di alcune procollagenopeptidasi, che rimuovono come sopra accennato i telomeri, trasformando il procollageno in tropocollageno. La solubilit e la rimovibilit del collageno II risultano molto diminuite dopo questo processo e d'ora in poi il collageno tender a depositarsi e ad aggregarsi, diventando stabile e resistente a varie azioni enzimatiche e meccaniche, anche energiche. Le molecole di tropocollageno si dispongono in file parallele a formare fibrille. Le fibrille di collageno II si allineano in fasci ondulati o paralleli per formare fibre e quindi in fasci di fibre, dando luogo alla parte essenziale della struttura di resistenza cartilaginea. interessante osservare che, sebbene tutto il processo di elaborazione, aggregazione e maturazione del collageno sia in qualche modo la conseguenza della sua struttura primaria, numerosi sono i passi che debbono venire compiuti per la creazione di una struttura solida, e parallelamente numerose le possibilit fisiopatologiche di imperfezione nella maturazione. D'altro canto, questo apre la strada al possibile impiego di terapie modificatrici della sintesi e della maturazione del collageno rendendola possibile a diversi livelli di attacco: molecola-segnale, sostitutiva, regolatoria, come stato evidenziato nel caso di molecole, quali l'acido jaluronico, dotate di azioni utili alla protezione articolare. I proteoglicani sono formati da multiple catene di glicosaminoglicani ed oligosaccaridi attaccati ad una proteina centrale: queste strutture danno luogo ad una trama per il collageno, ma legano anche acqua e cationi, formando uno strato viscoso-elastico che lubrifica e protegge la cartilagine. La presenza di tutti questi aggregati - carichi negativamente - impartisce alle matrici cartilaginee articolari la caratteristica, forte idrofilia che media le propriet biomeccaniche della cartilagine stessa. A cartilagine matura il collageno di tipo II rappresenta il 10-20% del peso netto della cartilagine ialina integra, a fronte del 65-80% di acqua, 4-7% di proteoglicani , del 1% di lipidi e da componenti quantitativamente ma non qualitativamente meno rilevanti come fibronectina, tenascina, ed altre proteine. L'armonica composizione delle matrici presuppone poi - accanto alle proporzioni quantitative - l'interazione delle componenti collageno e non collageno, non meno che la loro fisiologica presenza percentuale. La distruzione enzimatica delle matrici extracellulari capace di innescare e di incrementare le alterazioni regressive cartilaginee, associandosi con una diminuzione della sintesi dei proteoglicani e del collageno; gi in una prima fase del tutto silente della malattia soprattutto le alterazioni dei proteoglicani rendono la cartilagine meno resistente alle forze compressive. Questa diminuzione della resistenza cartilaginea alla compressione somma i suoi effetti a quelli delle alterazioni del collageno di tipo II:
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importanti alterazioni strutturali delle fibre collageno (indotte meccanicamente e per disfunzione dei collageni regolativi IX e XI) sovraccaricano le fibre collageno rimanenti, fino a determinare il loro collasso. La diminuzione del ritorno elastico e la riduzione dell'area di contatto articolare favoriscono un'ulteriore regressione strutturale cartilaginea. La risposta biologica dell'osso subcondrale all'aumento del carico diretta nel senso di una aumentata vascolarizzazione e cellularit, substrato dell'osteosclerosi e dell'eburneazione, ma anche delle formazioni geodiche. Il rimaneggiamento osseo nellartrosi pu essere orientato verso una marcata proliferazione ossea che origina osteofitosi ed osteo-sclerosi subcondrale nell' artrosi ipertrofica, o verso un deterioramento per alterazione strutturale dei capi articolari, con cedimenti, demineralizzazione, osteofitosi modesta o assente, scarsit o mancanza daddensamento osseo reattivo nell' artrosi atrofica. L'artrosi atrofica dimostra un rimaneggiamento strutturale profondamente differente da quella ipertrofica. Il substrato biochimico-metabolico evidentemente diverso, o in senso qualitativo o in senso quantitativo. Una interessante prova di questo fatto data dalla coxartrosi atrofica che caratterizzata da una riduzione dell'attivit di sintesi del collageno di tipo II. Un tale deficit potrebbe spiegare in parte la mancanza di osteofitosi nelle forma artrosica in questione. A conferma di ci stata dimostrata una stretta correlazione fra C-propeptide e collagenasi di tipo II nell'artrosi ipertrofica ma non in quella atrofica, riscontro che suggerisce la perdita sostanziale dell'accoppiamento fisiologico fra la formazione di collageno II e la sua degradazione nell'artrosi atrofica, che in effetti molto pi rapidamente progressiva. I livelli di C-propeptide sierico sono significativamente pi bassi nei pazienti con artrosi atrofica. Fra i due tipi di artrosi non vi sarebbero tuttavia differenze significative per diversi altri marcatori (4). Un'osservazione che va fatta che, in generale, gli studi di protezione articolare non tengono esplicitamente conto della differenza fra le due forme. E in verit nella stragrande maggioranza degli studi clinici pubblicati tali differenze non sono prese in considerazione e questo contribuisce ovviamente ad una maggiore variabilit dei risultati. Sul piano pratico dell'impiego nella cura quotidiana del malato artrosico, non potendosi prevedere sempre l'evoluzione dell'artrosi, appare ragionevole la ricerca di un'azione protettiva comprendente le varie sostanze dotate di azione di salvaguardia della cartilagine per cercare di interferire con i processi distruttivi pi marcati delle forme rapidamente evolutive e di limitare la progressione nelle articolazioni meno colpite.
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Generalit sullartrosi
solo delle mani. Tuttavia il polimorfismo genetico che influenza alcune localizzazioni come l'artrosi del ginocchio varia attraverso le diverse etnie e sessi, nei caucasici restando indicato il ruolo di geni come ASPN, COMP, FRZB, e COL2A1 (4-7). I rapporti fra condrodisplasie di vario grado e artrosi precoce e distruttiva sembrano bene stabiliti. La mutazione arg 519-a-cys ha definito un nuovo tipo di artrosi geneticamente condizionata (8). Per quanto attiene al locus HLA-DRB1, gli aplotipi relativi sembrano associati pi facilmente all'artrosi della mano che ad altre localizzazioni (9). Studiando l'artrosi della mano e del ginocchio in gemelli monozigoti e dizigoti si arrivati a definire che la varianza di queste due localizzazioni artrosiche pu essere attribuita a fattori genetici per il 39-65%. Sono stati anche identificati alleli protettivi. Sul piano epidemiologico, sono note inoltre alla comunit scientifica alcune differenze etniche, riguardanti soprattutto la prevalenza: pi frequente l'artrosi nei nativi nordamericani che nella generale popolazione nordamericana, meno frequente la coxartrosi nei cinesi, pi frequente nei bianchi che nei neri sopra i i 65 anni.
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Possiamo poi definire diversi tipi di sovraccarico: quello continuativo intrinseco relativo ad una struttura displasica, quello intermittente esogeno, quello ai confini del trauma per il quale gi stato ben definito tra gli altri fattori il ruolo delle microfratture cartilaginee, ma che potrebbe ancora riservare la sorpresa di una ben pi reale e fine destabilizzazione della matrice, testimoniata da marcatori metabolici cartilaginei, e sottolineare energicamente l'interesse dell'intervento di protezione articolare precoce e multifattoriale in queste circostanze. La sede dove gli stimoli meccanici diventano stimoli biologici (transduzione) identificabile nel complesso condrocito-capsula condronica (formata quest'ultima da fibre collageno disposte in lamine a pi strati). Il funzionamento di quest'organulo potrebbe essere avvicinato a quello di altri tipi strutturali presenti in diverse sedi dell'apparato locomotore, ma l'approdo finale , nel caso in esame, una produzione di matrici cartilaginee normali o patologiche, rispettivamente per la transduzione corretta o errata di stimoli meccanici in stimoli metabolici. Fatto sta che per la normalit funzionale appare necessaria l'integrit anatomica della capsula del condrocito.
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zarina rosso-S a pH acido identifica i cristalli di idrossiapatite, meglio apprezzabili in luce polarizzata, in un laboratorio attrezzato. Nel reumatismo condrodisplasico, l'associazione di condrodisplasia e di attacchi microcristallini su reperto radiografico di artrosi configura una condizione clinica particolare, che tuttavia ancora oggetto di discussione.
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Il dolore artrosico
Il dolore una componente primaria nella presentazione clinica dell'artrosi. ll dolore da carico esprime la prevalenza di fattori meccanici nella sintomatologia presentata dal paziente. Un dolore di avvio indica la difficolt dellarticolazione a raggiungere prontamente il regime di funzionamento (attrito interno). Un dolore notturno con caratteristiche di dolore spontaneo indica probabilmente un aumento della pressione endo-midollare epifisaria. Dolore a riposo si trova in tutti i malati artrosici con artrosi attivata, di cui parte rilevante una infiammazione articolare o periarticolare marcata. Ma l'eventuale attenuazione della flogosi con i FANS, che posseggono una preminente azione anti-prostaglandinica, in molti casi non rimuove il dolore in maniera soddisfacente, indicando cos in alternativa l'esistenza di un'attivazione leucotrienica, di una neuroflogosi, di una sensibilizzazione nervosa periferica e forse centrale, e di numerose altre evenienze sostanzialmente non flogistiche nella patogenesi del dolore artrosico. Tra queste, il sollevamento periostale da osteofiti, la congestione vascolare ossea subcondrale, l'eccessivo affaticamento muscolare, le contratture di difesa. Nel dolore intenso a riposo utilizzabile in casi selezionati, per coprire maggiormente queste evenienze patogenetiche, accanto ai FANS il tramadolo. Il dolore lieve in presenza di versamento si osserva talvolta in pazienti con ipermobilit articolare familiare benigna. L'elemento flogistico in questo caso non rilevante. Un dolore urente suggerisce invece una possibile causalgia da stiramento del tronco nervoso adiacente. Da notare che l'attenuazione della sintomatologia dolorosa osservata negli studi con l'impiego di acido ialuronico, di condroitinsolfato, di glucosamina, di collageno II soli o in combinazione riflette prevalentemente un'interferenza favorevole con il dismetabolismo cartilagineo causa di flogosi e non un'azione antagonista specifica della flogosi conclamata, come nel caso dei FANS. Un blocco doloroso articolare intermittente dimostra che il danno si esteso alle cartilagini di interposizione, o anche la sopravvenuta o concomitante formazione di corpi liberi, di un'osteo-condromatosi, di un'osteo-condrite dissecante, tutte condizioni atte a provocare insieme al blocco, dolore, e improvviso senso di cedimento. Nella prassi medica ben noto che l'artrosi non d febbre, astenia, calo ponderale, ipotrofia muscolare diffusa o compromissione dello stato generale. Lattribuzione diretta ad artrosi vertebrale di sintomi apparentemente viscerali toracici e addominali deve esse-
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re in un primo tempo scartata nel procedimento diagnostico differenziale. In generale quando il dolore non riproducibile con alcuna manovra semeiologica, non deve essere ritenuto in prima istanza muscolo-scheletrico. Fuorviante pu essere tra le altre evenienze anche un dolore ischemico (claudicatio) che riguardi inopinatamente aree artrosiche. In questo caso il paziente, solitamente anziano, con pluripatologie, ha stenosi arteriosa critica e artrosi concomitanti.
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Coxartrosi
Lartrosi coxofemorale frequentemente secondaria a pre-esistente displasia, a trauma, ad epifisiolisi, ad osteonecrosi, ad una malattia di Perthes. Senso di pesantezza e di rigidit muscolare con dolore di avvio appartengono al quadro sintomatologico dellartrosi iniziale. Nella coxartrosi pi avanzata prevalgono dolori da carico, che peggiorano con laffaticamento, nelle artrosi pi gravi dolori a riposo, presenti anche in posizione seduta o distesa. Il dolore compare molto spesso al ginocchio, solo in seguito il paziente si lamenta di dolore inguinale. In altri casi il dolore comincia alla radice dell'arto. Diventano limitate dapprima la rotazione interna, poi la rotazione esterna e lestensione. Si costituisce una contrattura in flessione e in adduzione. Dolore e rigidit dellanca producono zoppia con associato dolore lombare da movimenti di compenso.
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ginocchio, le radiografie eseguite con il paziente supino non sono affidabili per valutare la gravit della perdita di rima articolare, e quindi la perdita cartilaginea; per risultare espressive, esse debbono essere eseguite sotto carico. Questi pazienti lamentano dolori nel salire le scale, nello stare seduti con il ginocchio flesso o nel sollevarsi dalla posizione accucciata. Si possono avere sinovite con versamento e tumefazione del ginocchio. Questa tumefazione dovuta al versamento articolare in parte reversibile. Essa esprime sempre una sinovite attiva, si accompagna a dolore spontaneo. I pazienti accusano spesso debolezza muscolare: questa pu essere correlata ad ipotrofia da non uso per il dolore articolare, ma stato trovato che qualche volta la debolezza si trova in pazienti che non hanno mai avuto dolore ed essa stessa un fattore di rischio per la comparsa di gonartrosi. La constatazione indica limportanza della chinesiterapia rinforzante nella gonartrosi. La forza estensoria del ginocchio daltro canto significativamente minore nei soggetti con alterazioni radiologiche anche iniziali rispetto a soggetti normali. Scendendo ad unesemplificazione quantitativa, pazienti con gonartrosi che non abbiano uninstabilit meccanica potrebbero tollerare un incremento del loro tempo di marcia fino approssimativamente a 30 minuti tre giorni la settimana. Nellartrosi avanzata, il dolore cronico del ginocchio con disfunzione articolare grave si accompagna ad ipotrofia muscolare, debolezza, decondizionamento e contrattura in flessione.
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Artrosi acromio-clavicolare
Lartrosi acromio-clavicolare per lo pi secondaria ad un trauma o ad una disfunzione della spalla, che ha determinato una lesione delle connessioni dellarticolazione acromio-clavicolare abbastanza importante da comprometterne la stabilit.
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artrosi secondaria. Nellartrosi del gomito, il dolore in genere moderato, accompagnato per sempre da un apprezzabile deficit dellestensione. La funzione del gomito essendo principalmente quella di assistere il posizionamento della mano nello spazio, la disfunzione di quest'articolazione pu essere compensata da altre articolazioni, talch spesso il paziente non si accorge di soffrire di una lieve artrosi del gomito.
Artrosi lombare
Nellartrosi lombare dolorosa (spesso l'artrosi radiologica in questa sede asintomatica) si usa correntemente il termine lombalgia che definisce il dolore lombare spontaneo o presente solo per certi movimenti, che si attenua col riposo ed di origine disco-artrosica. causato dal deterioramento discale o da spondilo-artrosi posteriore. Ma il problema del dolore lombare investe aspetti molto difficili da spiegare, come possibile rinvenire nella trattatistica specifica. L'area di sovrapposizione della lombalgia con l'artrosi deve essere considerata insoddisfacente da chi si attiene al concetto di artrosi lombare dolorosa. Nella condrosi intervertebrale si hanno discopatia e protrusioni discali. Liper-lordo-
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interventi in artroscopia, di interventi di sostituzione protesica, di terapia fisica, ortesi e bendaggi funzionali, chinesiterapia, istruzioni di economia articolare e terapia termale.
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crisi ipertensive o ancora brusca disfunzione renale precipitati dai FANS. Le molecole introdotte pi di recente inibiscono selettivamente lisoforma COX-2 dellenzima cicloossigenasi. La ricerca di queste nuove molecole stata incentivata dallipotesi che questi farmaci possano ridurre il rischio di ulcere del tratto digerente rispetto ai FANS classici. Si sono per profilate altre difficolt e in maniera crescente viene oggi raccomandata cautela nei pazienti con ipertensione, scompenso cardiaco, insufficienza renale anche modesta. Queste osservazioni, insieme ad un numero inatteso di segnalazioni di complicanze gastrointestinali, e ad un possibile incremento del rischio di eventi trombotici arteriosi osservati nellesperienza detta "post-marketing", avevano indotto lEMEA ad una rivalutazione del profilo rischio/beneficio dei farmaci a base di inibitori delle COX-2 gi nel 2002. poi comune esperienza medica che i FANS non hanno sempre la stessa efficacia nelle diverse persone e nelle diverse sedi e localizzazioni dell'artrosi. Occorre prendere atto che gli effetti collaterali dei FANS producono sofferenze e costi molto rilevanti nell'insieme della popolazione, data l'estensione del loro uso e la tendenza delle persone sofferenti di artrosi a ricercare un sollievo immediato nel farmaco.
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re operati di osteotomia (riallineamento con modifica dei punti di pressione), di artrodesi (irrigidimento di articolazioni troppo dolenti o instabili), o di artroprotesi (sostituzione parziale dei capi articolari). La sostituzione protesica indicata nelle forme gravi di artrosi (es. anca o ginocchio). Lindicazione precisa di questa sostituzione ricompresa nella presenza di sintomatologia dolorosa debilitante, associata a distruzione articolare e a limitazione notevole del movimento del ginocchio. La sostituzione protesica mira al sollievo dal dolore, alla stabilizzazione dellarticolazione, ed al ristabilimento di un arco articolare.
Terapia fisica
Unazione fisica antalgica diretta data dallelettroterapia nota come TENS (stimolazione nervosa transcutanea). Questa modalit terapeutica stata molto studiata e trovata utile - nel dolore miofasciale e neuropatico, mentre nell'artrosi gli studi disponibili sono meno numerosi. La terapia analgesica per mezzo di laser, di introduzione relativamente recente nel trattamento dellartrosi, sembra determinare unattenuazione della sintomatologia algica. Devono ancora essere stabiliti dosaggi specifici e precise indicazioni. Recente attenzione stata prestata ai favorevoli risultati ottenuti con low power laser (Biolite). Lultrasuono-terapia in acqua viene pure utilizzata correntemente. L'utilit sembra pi manifesta se gli ultrasuoni vengono utilizzati in associazione agli esercizi isocinetici per il ginocchio. Tra i mezzi fisici solo la crioterapia possiede azione antinfiammatoria e antalgica diretta sicura anche se spesso transitoria. Il fondamento fisiopatologico di questo trattamento risiede in parte nell'effetto vasocostrittore che limita l'edema ed esercita un'azione antiflogistica abbassando la temperatura articolare, diminuendo l'attivit collagenasica e riducendo il numero dei leucociti presenti. Nellartrosi attivata, si pu ottenere un effetto di attenuazione dellinfiammazione con la crioterapia mediante borsa di ghiaccio o con lutilizzazione di fasciature o impacchi freddi e altri mezzi volti a ridurre la temperatura locale. Massaggi con ghiaccio o correnti laminari di aria fredda possono rappresentare mezzi di applicazione alternativi. Lidroterapia tiepida rappresenta principalmente un sussidio del procedimento riabilitativo. Lidroterapia fredda rappresenta invece una modalit di terapia antiflogistica per azione del freddo. Lapplicazione di calore pu essere ottenuta con metodi diversi, da quelli pi semplici di uso domestico impacchi caldi, applicazione di termofori, raggi infrarossi e ultravioletti agli impacchi di fango, alle applicazioni elettriche. Lapplicazione di calore controindicata da flogosi intensa dellarticolazione artrosica oppure da lesione dei tessuti superficiali. invece utile nelle artrosi con retrazioni e fibrosi, e con scarsa attivit flogistica, ed anche come preparazione agli esercizi. Lapplicazione di calore pu inoltre facilitare i primi movimenti del mattino del paziente artrosico. Il riposo articolare semplice o realizzato con lausilio di ortesi, docce, altri suppor-
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Tutori
In alcune sedi articolari - come nel caso della rizartrosi - lutilizzo di un tutore-immobilizzatore dellarticolazione trapezio-metacarpale porta ad un rapido miglioramento della sintomatologia dolorosa. Analogamente un collare per la colonna cervicale consente di attenuare il dolore nelle cervicalgie acute senza o con radicolalgia; corsetti di vario tipo aiutano il paziente in corso di lombalgia; ginocchiere e cavigliere, soprattutto stabilizzanti, sono indicati nellartrosi del ginocchio e della caviglia. Si deve tuttavia quasi sempre tendere il pi rapidamente possibile (salvo casi speciali) al recupero del movimento. Si pu attuare una chinesiterapia posturale, statica o dinamica.
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del ginocchio. Nellartrosi femoro-tibiale su ginocchio varo o ginocchio valgo si deve ricorrere a speciali posture prolungate con unortesi di scarico compartimentale che si oppone alla deformazione. Nellartrosi femoro-patellare con iper-pressione esterna bisogna curare la rotazione interna femoro-tibiale. Il dolore cronico del ginocchio si accompagna ad ipotrofia muscolare, debolezza, decondizionamento e contrattura in flessione. Posture preventive e potenziamento degli estensori con stiramento dei flessori associati a diverse modalit di terapia fisica sono indicate. nota lefficacia del potenziamento del quadricipite nel migliorare la stabilit articolare dei pazienti con gonartrosi, specie in associazione con il taping della patella. A tutti i pazienti deve essere prescritta come primo punto una mobilizzazione attiva in assenza di carico. Lintervento del terapista nellartrosi dellanca riguarda prima di tutto la postura: la postura prona protratta durante il giorno un importante coadiuvante nel mantenimento dellarticolarit perch ostacola la contrattura in flessione. Esercizi in piedi che aiutano a mantenere la forza negli estensori dellanca mirano allo stesso scopo. Nel combattere il dolore sono spesso necessarie misure di scarico. Gli esercizi, sempre aiutati da cure mediche antalgiche, devono essere a progressione lenta e non mirare ad un recupero troppo ambizioso dei movimenti articolari. Ci si prefigge piuttosto di mantenere larco articolare, almeno parzialmente il trofismo muscolare, lelasticit dei tessuti articolari e peri-articolari. Vanno verificati i movimenti di flesso-estensione, di abduzione, di adduzione e di intra-rotazione. Il tipo di squilibrio muscolare che pu essere opportuno correggere nei vari pazienti varia secondo il morfotipo e la tendenza dellartrosi a destabilizzare larticolazione in maniera differenziata. Si pu tentare in alcuni casi di ottenere un miglioramento dellarco articolare. Sono realizzabili esercizi attivi in scarico, esercizi attivi con carico o resistenza, esercizi passivi mediante chinesiterapia assistita o facilitata. Esercizi di allungamento e di facilitazione propriocettiva sono indicati in casi selezionati. In molti pazienti una contrattura muscolare ostacola i movimenti: essa pu essere antalgica, riflessa anche al di l dellallarme doloroso, oppure essere - pi che contrazione - retrazione muscolare con fibrosi. Le contratture riflesse si giovano di manovre riflesse come alcuni tipi di massaggio o anche di blanda termoterapia, preparatoria allesercizio. Le contratture da dolore debbono fondamentalmente essere migliorate con le cure antalgiche. Le retrazioni muscolari possono essere migliorate con esercizi di allungamento; si possono usare tecniche di facilitazione propriocettiva. Nellartrosi della spalla esercizi mobilizzanti possono essere eseguiti precocemente per esempio secondo lo schema di Codman. Tentativi di riabilitazione nellartrosi del gomito mediante esercizi attivi e chinesiterapia passiva vanno sempre eseguiti con cautela, perch possono comportare sofferenza del nervo ulnare. Per lartrosi del rachide, esistono esercizi specifici globali o segmentari, con tecniche differenziate che privilegiano di volta in volta il potenziamento della stabilit, il ripristino della postura e della armonia del movimento. La mobilizzazione delle piccole articolazioni indispensabile per prevenire la rigidit articolare. Si preferiranno di volta in volta mezzi passivi e mezzi attivi o
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scritto la storia clinica articolare e generale e in particolare la natura di un pregresso trattamento intra-articolare. L'anamnesi di precedenti flogosi post-iniettive evidentemente molto importante. Articolazioni eccessivamente infiammate o traumatizzate sono pi proclivi a flogosi post-iniettive. Un aiuto pratico nell'attenuare gli inconvenienti pu essere dato da una previa crioterapia. In generale, liniezione intrasinoviale di acido ialuronico non deve essere praticata con l'intenzione di ottenere un' azione rapida e diretta sul dolore e sulla flogosi, ma deve far parte di un progetto di cura organizzato e protratto.
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efficace quanto l'ibuprofene (45). Pi complessa appare l'interpretazione dei dati dello studio GUIDE, di dimensioni relativamente ridotte, ma di lunga durata, studio che ha inteso valutare l'effetto antalgico della glucosamina nei confronti del paracetamolo e rispettivamente del placebo, in 318 pazienti con gonartrosi. Lo studio durato sei mesi, un tempo da ritenersi adatto per la valutazione dell'azione antalgica - non sufficiente naturalmente per studi di struttura. La glucosamina ha ridotto il dolore meglio del placebo, ed anche del paracetamolo (46). La glucosamina sembra pi efficace nel migliorare i sintomi dell'artrosi del ginocchio nei pazienti con bassa massa corporea, che presentano osteofiti patello-femorali e non osteofiti tibio-femorali laterali (47). A fianco dei numerosi studi che testimoniano l'azione favorevole della terapia di protezione articolare non mancano controversie sull'efficacia della glucosamina e del condroitinsolfato nella gonartrosi (48). Per spiegarsi almeno in parte queste discrepanze vanno presi in considerazione a nostro giudizio non solo una disomogeneit delle tecniche di valutazione, ma anche un problema nel problema costituito dall'esistenza di differenti sottotipi di artrosi del ginocchio, non solo morfologici, ma anche metabolici. Come gi sottolineato, l'artrosi rapidamente progressiva non viene menzionata negli studi nemmeno come fattore di esclusione. Un contributo a questo tipo di difficolt, in particolare all'effetto che il dolore pu produrre sullo studio radiografico del ginocchio, stato dato da una ricerca che dimostra come dolore lieve e moderato non alterino il dato in corso di trials con farmaci modificanti la struttura (49). Sebbene in questo caso lo studio dimostri l'assenza di bias nella sperimentazione, indica tuttavia che il complesso di questi problemi esiste. Malgrado ci, in uno studio della lunghezza di tre anni, randomizzato, controllato col placebo, e in doppio cieco, l'efficacia antalgica e ritardante del danno articolare dei condroprotettori viene confermata ulteriormente (50). Un tentativo di individuazione di sottotipi o varianti ha potuto evidenziare come i livelli urinari di C-telopeptide del collageno di tipo II facilita l'identificazione di turnover cartilagineo pi alto che potrebbe essere indicativo di maggior suscettibilit alla terapia con glucosamina (51) che facilita la formazione di collageno di tipo II e, probabilmente, alla stessa somministrazione di collageno di tipo II.
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ponente erosiva nel gruppo trattato con il condroitinsolfato, ed anche dalla migliore valutazione data dal paziente dell'evoluzione della sintomatologia (58, 59). Lo studio pi recente su quest'argomento conclude poi che il condroitinsolfato assunto per os efficace nell'artrosi delle mani ed agisce interferendo con lo sviluppo della fase erosiva e distruttiva e conseguentemente previene la formazione dei noduli di Heberden, che caratterizzano l'artrosi delle dita (60). La maggior parte degli studi con il condroitinsolfato riguardano la gonartrosi. In questa localizzazione dell'artrosi, il vantaggio si osserva quando la durata della cura con condroitinsolfato di 3-6 mesi (61). La punta di massima efficacia di glucosamina e condroitinsolfato si collocherebbe pi precisamente a poco pi di quattro mesi (62). Per i vantaggi dell'assunzione di condroitinsolfato nella gonartrosi e coxartrosi dell'anziano sarebbero apprezzabili essenzialmente nei primi due stadi della scala di Kellgren e Lawrence (63). Questo rilievo suggerisce l'interesse di un utilizzo precoce della terapia di condroprotezione per un miglior risultato. Le condizioni preartrosiche costituiscono un campo prezioso di intervento precoce. Il concetto si allarga all'intervento preventivo a salvaguardia di articolazioni non ancora colpite dall'artrosi in un paziente artrosico (ginocchio controlaterale). Anche la somministrazione intermittente di condroitinsolfato risultata efficace sia sul dolore, sia nel rallentare la progressione radiografica dell'artrosi (64). Questo sta a sostegno dellimpiego nella pratica quotidiana di cicli terapeutici con intervalli proporzionalmente calcolati sul ciclo terapeutico attivo. Una revisione sull'argomento condotta nel 2005 sottolineava come i risultati degli studi su glucosamina e condroitinsolfato fossero quanto mai interessanti e necessitassero di ampi studi adeguati e protratti date le apparenti potenzialit terapeutiche dei nutraceutici nell'artrosi (65). Uno dei problemi proposti per la glucosamina (ma indirettamente oggetto di dibattito anche per il condroitinsolfato) sarebbe il basso livello ematico osservabile alle dosi terapeutiche dopo assunzione orale (66). Tuttavia disponibile uno studio che trova la glucosamina adeguatamente biodisponibile dopo somministrazione orale. Lo studio dimostra che essa persiste in circolo, e che la sua farmacocinetica consente una somministrazione monoquotidiana (67). I livelli raggiunti per somministrazione orale sono congruenti con gli effetti dimostrati in vitro da studi selezionati. Naturalmente poi questa valutazione quantitativa non pu applicarsi direttamente alle combinazioni di farmaci, che perseguono un'azione sinergica possibile anche a dosi minori, piuttosto che un effetto legato all'azione massimale di una monosostanza. La complessit della struttura cartilaginea associata alla sostanziale non conoscenza del primum movens dell'artrosi rende pur sempre conto della necessit di un intervento polifattoriale, come ad esempio glucosamina, condroitinsolfato, collageno e vitamina C. Al momento, l'intervento combinato di nutraceutici appare come opzione preferibile. A questo proposito uno studio che rivisita criticamente l'azione del condroitinsolfato nell'artrosi richiama l'attenzione sul lento ma graduale declino dei sintomi clinici dell'artrosi conseguente al trattamento e sul permanere del beneficio dopo la cessazione di questo. Inoltre richiama diversi dati della letteratura congruenti con un'azione anti-flogistica e modificatrice della struttura cartilaginea. Sul piano
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interpretativo suggerisce che l'efficacia condroprotettiva sia legata alle propriet della molecola di grande peso molecolare munita di gruppi solfati ravvicinati ed alta densit di carica (68, 69). La persistenza dei miglioramenti ottenuti dopo sospensione della terapia conferma la possibilit di cure intermittenti e soprattutto differenzia nettamente gli effetti antalgici di questa terapia da quelli, pronti ma fugaci, dei FANS. Anche negli studi ove un effetto sintomatico non raggiunge un livello significativo, viene comunque segnalata la capacit del condroitinsolfato di ritardare la progressione radiografica del danno. Lo studio Zurich ha avuto come obbiettivo primario l'esame della progressione dello spazio articolare minimo del ginocchio artrosico valutato per mezzo di un sistema automatico radiografico digitale di analisi validato e associato all'impiego dell'indice WOMAC. Il gruppo trattato con condroitinsolfato ha dimostrato nei confronti del placebo una conservazione statisticamente significativa dello spazio articolare minimo. La differenza fra i due gruppi era statisticamente significativa anche nei pazienti ad alto rischio: et oltre i 60 anni, donne obese (70). Confrontando poi il monomero glucosamina con il polimero condroitinsolfato, viene posto in rilievo il tropismo di quest'ultimo per la cartilagine, nella quale preferenzialmente incorporato. Il condroitinsolfato non possiede le classiche azioni antiflogistiche dei FANS, ma non ha effetti collaterali sfavorevoli. La glucosamina d'altra parte un precursore multifunzionale della sintesi dei glicosaminoglicani in generale, manca per del tropismo cartilagineo (71). Se la diversit delle azioni esplicate dai diversi nutraceutici esaminati rappresenta un elemento a favore di una terapia integrata dell'artrosi (72), tentativi effettuati con formulazioni ancora pi complesse hanno messo in campo la glucosamina associata a condroitinsolfato di basso peso molecolare, e ascorbato di manganese, vagliandone la capacit di modificare l'istopatologia artrosica condilare. I risultati per l'inibizione della attivazione enzimatica sono positivi per il condroitilsolfato e per l'ascorbato, negativi per la glucosamina.
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Interessante il rilievo che l'associazione delle tre sostanze pi efficace di ciascuna di esse nel ritardare il danno istologico artrosico (73). Lo studio sperimentale disponibile in merito ha esaminato quattro gruppi, uno trattato con dieta standard, uno con glucosamina e condroitinsolfato, uno con condroitinsolfato soltanto e uno con sola glucosamina, nei quali era stato prodotto lo stesso grado di instabilit articolare. L'associazione condroitinsolfato-glucosamina risultata associata ad un minor danno cartilagineo, fatto riferibile, secondo gli autori della ricerca, ad una risposta riparativa condrocitaria indotta dalle due sostanze. Per quanto riguarda l'acido ascorbico e la vitamina E, resta acquisita fin dagli anni '90 la nozione che la deficienza di queste due vitamine correlata con un maggior rischio di gonartrosi, senza dubbio a causa della loro influenza trofica sulla matrice. Non manca ovviamente qualche voce discordante che - dopo meta-analisi di studi selezionati nella letteratura - non sembra in grado di confermare l'efficacia del condroitinsolfato nell'artrosi dell'anca e del ginocchio (74). Tuttavia il risultato di questa meta-analisi stato vivacemente contestato (75, 76) e l'utilit del condroitinsolfato ribadita nella stessa localizzazione artrosica; un altro studio recentissimo sull'artrosi del ginocchio condotto in doppio cieco indica inoltre per il condroitinsolfato una maggior efficacia sul dolore, sull' OMERACT-OARSI responder rate, sulla valutazione dell'investigatore e sulla qualit della vita misurata con il SF-12 rispetto al placebo, anche se non sono risultati migliorati significativamente i due criteri primari costituiti dall'indice algo-disfunzionale di Lequesne ed il dolore nelle attivit quotidiane (77). Peraltro lo studio pi recente in merito trova il condroitinsolfato altamente efficace nei pazienti con artrosi dell'anca conclamata, nei quali esso modifica i sintomi, dimostra effetto condroprotettivo ed ottima tolleranza (78).
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condroitinsolfato, con i due integratori in combinazione, con celecoxib e con placebo. In questo studio, glucosamina, e il condroitinsolfato da soli o associati riducono il dolore pi del placebo. La riduzione del dolore con la scala WOMAC stata ottenuta nel 60,1% dei casi trattati con il placebo; nel 64% per la glucosamina (500 milligrammi tre volte al giorno); nel 65,4% per il condroitinsolfato (400 milligrammi tre volte al giorno) e nel 66,6% per l'associazione delle due sostanze. Nel gruppo celecoxib, invece, l'efficacia antalgica netta, come poteva attendersi dall'impiego di un FANS dotato di azione antalgica diretta. Nei pazienti con dolore da moderato a grave, lo studio ha evidenziato un vantaggio dell'associazione rispetto al placebo, con risposte rispettivamente del 79,2% e del 54,3% (82). Fra gli studi importanti il pi recente stato condotto con lo scopo di valutare l'efficacia e la tollerabilit del condroitinsolfato orale nella gonartrosi (83). Il condroitinsolfato si dimostrato alquanto superiore al placebo sul dolore, sui criteri OMERACT-OARSI, sul giudizio del Medico e sulla qualit della vita. La tolleranza stata giudicata soddisfacente. Di particolare interesse il rilievo che tra i soggetti migliorati e quelli non migliorati durante le 24 settimane di cura esisteva una differenza significativa nei livelli ematici dei metaboliti del collageno CTX-I e CTX-II. Questo importante perch l'indubbio beneficio dei condroprotettori richiede tuttavia una pi precisa identificazione dei soggetti che possono avere vantaggio dalla terapia(84). I pazienti artrosici in cura con condroitinsolfato utilizzano una quantit minore di FANS (85).
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Idrolisati di collageno
Ricerche non pi recenti avevano evidenziato la possibile efficacia della gelatina somministrata oralmente nelle patologie articolari cosidette degenerative, fra le quali l'artrosi. I meccanismi non sembrarono chiari. Nell'animale da esperimento, la gelatina assunta per os, quando marcata, induce un considerevole aumento della radioattivit cartilaginea, maggiore anche di quella indotta dalla prolina marcata. L'assorbimento della gelatina pressoch completo e abbastanza rapido (12 ore) e la radioattivit cartilaginea persistente (88). Studi clinici suggeriscono che l'ingestione di 10 g di idrolisato di collageno al giorno riduce il dolore in pazienti con artrosi dell'anca e del ginocchio; contemporaneamente stato osservato un incremento dell'idrossiprolina ematica. Uno studio multicentrico, randomizzato e in doppio cieco ha dimostrato miglioramenti rispetto al placebo presente nell'area germanica, non in altre aree. Vi sarebbe anche un effetto sull'osteoporosi e questo effetto sarebbe incrementato dalla calcitonina (89). Una recente ricognizione della letteratura effettuata fino al maggio 2006 riguarda le ricerche precliniche e cliniche sull'idrolisato di collageno. Gli articoli sono stati ricercati sul data base di PubMed utilizzando le parole chiave collagen hydrolysate and osteoarthritis; collagen hydrolysate and cartilage; collagen hydrolysate and chondrocytes; collagen hydrolysate and clinical trial senza limiti di data. Altre fonti di informazione come abstracts presentati a Congressi scientifici e articoli della letteratura medica germanica non riportati sul database di PubMed. Gli studi esaminati confermano che l'idrolisato di collageno assunto oralmente si assorbe nel tenue e si accumula nelle cartilagini. L'assunzione di idrolisato di collageno stimola un aumento statisticamente significativo della sintesi delle molecole delle matrici extracellulari da parte dei condrociti rispetto ai controlli. Quattro studi aperti e tre in doppio cieco dimostrano efficacia e sicurezza dell'idrolisato di collageno, sebbene siano giudicati alquanto manchevoli sul piano della valutazione statistica (90). Le azioni favorevoli dell'idrolisato di collageno possono naturalmente essere attribuite anche al collageno nativo assunto per via orale in dosi sufficienti. Interessante anche, nell'animale da esperimento, l'azione favorevole dell'introduzione intra-articolare di una miscela di glucosio, aminoacidi e acido ascorbico sull'evoluzione istologica dell'artrosi spe-
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rimentale (91). Nelle linee guida 2006 dell'OARSI per la cura dell'artrosi dell'anca e del ginocchio, oltre alle raccomandazioni di intervento informativo, vengono presi in considerazione gli esercizi, la riduzione di peso, l'impiego di appoggi per la deambulazione, il taping patellare, le modificazioni dell'appoggio del piede, le ginocchiere e l'uso dell'agopuntura e delle TENS in pazienti selezionati. I trattamenti farmacologici presi in considerazione sono il paracetamolo (fino a 4 g/die, dose non consentita in Italia), poi gli antiflogistici non steroidei alla dose minima efficace, la capsaicina topica, le iniezioni intrasinoviali di cortisone e quelle di acido ialuronico e l'utilizzo dei COX-2 oppure l'aggiunta di un inibitore della pompa protonica nei soggetti con rischio gastroenterico. La glucosamina e/o il condroitinsolfato possono essere utili nel diminuire il dolore al ginocchio. L'uso degli oppiacei va considerato in casi eccezionali (92). Da notare che per la glucosamina e il condroitinsolfato le linee guida del 2003 riportano evidenza di grado 1A nella cura dell'artrosi del ginocchio e la forza della raccomandazione giudicata di livello A. Fare il punto della situazione sui trattamenti di protezione articolare oggi significa prendere atto di un incessante susseguirsi di studi e ricerche, che malgrado alcune diversit di risultati confermano sostanzialmente il valore clinico di queste cure. Particolare interesse va prestato attualmente allassociazione dei diversi condroprotettori, glucosamina, condroitinsolfato e collageno II, che anche in un recente studio sperimentale si sono dimostrati efficaci in combinazione nel ridurre il dolore senza produrre effetti collaterali (93).
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