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L.B.G. FORMIGONI NEL SUO PALAZZO. UN PACIFICO ASSEDIO Franco DAlfonso VENDERE BENE MILANO TRA CULTURA E MUSEI Francesco Silva NUTRIRE IL PIANETA. PANCE VUOTE E TESTE PURE? Guido Martinotti GIORGIO AMBROSOLI E LANONIMO (PISTOLA) LOMBARDO Francesco Borella NAVIGLI E ALTRE ACQUE MILANESI: DA DOVE PARTIRE? M. Brianza, P. Morghen, A. Sinatra
VENDITA SEA: E IL FUTURO DEL SISTEMA AEROPORTUALE DI MILANO?
Giuliana Nuvoli VIA SOLARI 40. UN QUARTIERE STORICO TORNA A VIVERE Carlo Tognoli IL TURATI DI MAURIZIO PUNZO: PER NON DIMENTICARE Ilaria Li Vigni LA CRIMINALIT A MILANO: BONIFICARE E SEMINARE Andrea Campioli IL TRADIMENTI DELLARCHITETTURA DI VETRO Salvatore Bragantini E ADESSO SVILUPPO E VENTURE CAPITAL Giuseppe Longhi MILANO GUIDA DELLO SVILUPPO ITALIANO VIDEO
C.A. RINOLFI: LA FAME SI VINCE CON LE NUOVE CITT E LA FINANZA
COLONNA SONORA James Morrison I want let you Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia
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seco e come impostazione troppo colonialista, verrebbero sistemate in unaltra ala del palazzo stesso. Se le collezioni, il contenuto del Museo non sono considerate di valore tale da reggere listituzione e la stabilizzazione del Museo stesso, come sostiene Boeri e come non ho alcun motivo di credere che non sia, ritengo sia sbagliato affidarsi totalmente al segno architettonico, al valore dellinvolucro per trovare una ragion dessere al luogo e allo specifico: in poche parole, penso che se non abbiamo abbastanza materiale per istituire un Museo dei popoli, che resta unidea bellissima, non credo che potremo rimediarvi sostituendovi di fatto uno spazio espositivo pur molto bello a disposizione di performance pi o meno sperimentali. Leredit di questi anni di spettacolarizzazione portata alleccesso ci ha fatto perdere lattenzione al valore anche filologico delle realizzazioni, che garantisce la durata nel tempo di queste operazioni. Le ultime due operazioni museali di grande rilievo realizzate a Milano, il Museo del Novecento e i recentissimi Musei italiani nel palazzo Anguissola di piazza della Scala sono state un grande successo di pubblico, ma, a mio avviso, sono debolissime dal punto di vista della consistenza museale. I Musei Italiani hanno il principale merito di aver restituito alla citt un palazzo magnifico, ma le opere esposte non danno un particolare valore aggiunto, mentre per il Novecento evidente a tutti come la prevalenza dellarchitetto-allestitore e ristrutturatore rispetto al conservatore sia tale che la struttura scenica dellArengario la ragione principale del successo delloperazione, mentre il potenziale di una Milano che fu seconda solo a Parigi nellarchitettura e nellarte almeno del primo Novecento non risalta certo appieno nelle sue sale. Io credo che il sistema dei musei di Milano debba essere pensato globalmente e con un occhio e una mente da conservatori professio-
nisti e non con quello degli urbanisti (niente equivoci, non c nessuna polemica con Boeri in ragione della sua professione!). vero che negli ultimi anni, dal Guggenheim di Bilbao al Museo di arte contemporanea di Mexico City, spesso il segno architettonico a marcare in maniera pressoch totale liniziativa, ma si tratta di interventi realizzati in un deserto culturale cittadino che certo non paragonabile alla realt della nostra citt. Noi abbiamo il problema della visibilit delle collezioni di Brera o del Castello Sforzesco ovvero quello di ridare slancio e significato a veri e propri tesori semi-abbandonati, come il Museo della Scienza e della tecnica, da rimettere in collegamento con la zona romanica attigua di SantAmbrogio e piazzale Aquileia. Non ci mancano i palazzi da recuperare a un uso museale espositivo, senza bisogno evidentemente di dare seguito alla costruzione del valorizzatore di aree che stato il MAC di Liebeskind, vagante fra Santa Giulia e CityLife, senza che ci fosse uno straccio di idea su cosa metterci dentro di sensato; abbiamo Palazzo della Ragione, Arengario due, perch no Palazzo Beccaria che, con la sua struttura a mini Uffizi quadrato, sarebbe a mio avviso una bella sede per le collezioni dellOttocento milanese e lombardo che sono un po spruzzate qua e l nei vari musei cittadini e nelle collezioni private di tanti che cercano, a volte infruttuosamente, spazi per condividere la visione di opere magnifiche con un pubblico pi ampio. E ancora, perch non pensare a stabilizzare la porzione di Palazzo Marino sala Alessi come Museo della partecipazione civica, con accesso diretto alla Casa Comunale e il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo collocato in maniera non solo decorosa, ma pienamente rispettosa del suo significato simbolico e storico? Se infine ottenessimo, sogno a occhi aperti, grazie al Pgt di Lucia De Cesaris la disponibilit del carcere di San Vittore e del Palazzo di Giustizia, a seguito di un trasferimento
della Citt della Giustizia sullodierno Ortomercato, che bisogno avremmo di costruire limpossibile Beic di Porta Vittoria Non ci mancano le idee, nostre e dei cittadini milanesi che sullonda della nostra spinta verso la partecipazione ci inondano letteralmente di proposte. Se siamo accorti non ci mancano nemmeno i fondi: tra partecipazione dei privati che non mancherebbe su progetti ben strutturati e destinazione di scopo della tassa di soggiorno penso che potremmo investire nei prossimi tre anni almeno 60 milioni di euro sul solo sistema museale, una somma ragguardevole e sufficiente a farci fare un salto di qualit importante. Ma la condizione indispensabile, a mio avviso, lesistenza di un progetto condiviso di sistema elaborato dai migliori esperti disponibili che lavorino con una regia molto attenta dellassessorato alla Cultura: se si decide in tal senso, non sar particolarmente difficile dare seguito al proposito, essendoci potenzialmente disponibili tanto gli uni quanto laltra. Io, come altri, ho subito il fascino estetizzante del Manifesto Futurista di Marinetti e la conclamata volont di distruggere musei e biblioteche, ma come tutti mi sono accorto in fretta che si trattava di un mirabile virtuosismo letterario e non certo di un programma di politica culturale: forse Giovanni Agosti nel suo Le rovine di Milano, in qualche modo dedicato alla vittoria arancione di maggio, esagera nel rigore intellettuale e morale, ma non possiamo prescindere da un progetto per il quale utilizzare le competenze specifiche e non improvvisate. E a nessuno sfugge quanto potente sarebbe come attrattore turistico, economico e sociale un sistema cos strutturato. Nel momento di impostare con la manovra di bilancio 2012 lintero ciclo della consigliatura Pisapia aprire un dibattito su questi temi un dovere.
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ni di persone, problema che si risolve risolvendolo, ossia assicurando a tutti unalimentazione sana e di qualit, ma si concentra soprattutto sulle tradizioni alimentari, sulleducazione a una corretta alimentazione per favorire nuovi stili di vita, sulle malattie sociali obesit, etc. della nostra epoca, sulla qualit e alla sicurezza dellalimentazione. In buona sostanza, nutrire il mondo significa secondo Expo mangiare tutti meglio, soprattutto nei nostri paesi che possono permetterselo. Orbene moltissime e popolose nazioni del globo oltre che le agenzie internazionali attente al tema dellalimentazione sanno bene che gi oggi il problema alimentare drammatico e lo sar ancor pi nel prossimo futuro. Riguarda daltra parte noi tutti, non appena apriamo gli occhi allinformazione internazionale, leggiamo dati preoccupanti sulla demografia e sullinurbamento, sullandamento dei prezzi dei beni alimentari di base, sulle carestie, sugli acquisti selvaggi di paesi poveri - Africa - da parte paesi pi forti - Cina - che temono di rimanere senza alimenti nel prossimo futuro, oltre che sulle malattie che nei paesi ricchi derivano dalla cattiva nutrizione.
Noi tutti percepiamo che la vita del mondo passa per lalimentazione, e che non solo una questione di mele doc e di merendine, ma di quantit di calorie disponibili, di cultura e di ambiente. LExpo dovrebbe essere, e ci auguriamo vivamente che lo sia, loccasione per mettere a confronto idee e proposte provenienti da tutto il mondo, su cosa ci attende e cosa possiamo fare per evitare un disastro globale, e migliorare per tutti la qualit della vita. Inoltre lExpo sarebbe una grande opportunit per Milano, se la citt sapesse diventare negli anni un centro di conoscenza e di elaborazione internazionale su questo tema, che non solo dietetico. Sullalimentazione lassociazione Mondohonline sta promuovendo riflessioni e attenzione pubblica, a livello milanese, vista lenorme importanza del problema e loccasione dellExpo. Giorni or sono ha organizzato un primo incontro-dibattito, tenuto presso la Facolt di Agraria di Milano, i cui contributi sono recuperabili sul sito www.mondohonline.it. Contributi che offrono unidea della complessit del problema. Il focus dellincontro stato lalimentazione e le citt. La prospettiva
delle citt cruciale perch la popolazione mondiale, oltre ad aumentare e a richiedere quindi una quantit crescente di calorie con caratteristiche appropriate, si sta urbanizzando. solo nellorganiz-zazione produttiva, logistica delle citt, nei corretti rapporti con la campagna e con lambiente, con le diverse culture che in essa coesistono, che il problema alimentazione pu trovare un equilibrio. La centralit delle citt non riguarda solo lEuropa, ma soprattutto i paesi emergenti e gi emersi, dove lurba-nizzazione crea tensioni economiche e sociali formidabili. Vi sono dunque esperienze, problematiche e soluzioni possibili molto diverse. Expo 2015 arriva al momento giusto, ma deve sapere cogliere loccasione davvero straordinaria, che non sta nei mattoni, ma nelle idee. Dal canto suo Mondohonline dar il proprio contributo, mirato non certo a elaborare idee nuove, quanto a far s che vi sia pi consapevolezza, informazione e dibattito critico. Non esiste il monopolio della conoscenza di alcune istituzioni pubbliche internazionali. La conoscenza accessibile a tutti e tutti possono contribuire a diffonderla e a integrarla.
GIORGIO AMBROSOLI E LANONIMO (PISTOLA) LOMBARDO Guido Martinotti (e chi volesse aderire)
Qualche giorno fa nella nostra citt accaduto qualcosa di molto grave che, a mio avviso, per volgarit, meschinit e pura e semplice stoltezza, travalica confini che pensavo fossero impliciti, ma solidi almeno al di fuori dei recinti di quelli che una volta si chiamavano gli Ospedali Psichiatrici, vulgo manicomi. Certo in questi anni ne abbiamo sentite e viste tante, dalla durezza del pene eretto sbandierata da vecchi farfuglioni colpiti da ictus per eccesso di Viagra, alla consistenza del derma delle natiche di un importante uomo politico, che si propone al popolo come il magister erotico della Nazione. Siamo pronti a tutte le porcherie e le soperchierie e si fa la figura dellingenuo anche solo parlarne. Ma la volgare e nauseante meschinit giocata sui morti va al di l anche delle peggiori fantasticherie che potevano nascere in una mente normalmente normale dopo aver assistito a uno sgarbo quotidiano. La vicenda nota ma la riassumo con le parole trovato in Rete. Oggi (21 Marzo) il Pirellone ricorder Giorgio Ambrosoli, eroe borghese, il liquidatore del Banco Ambrosiano ucciso dalla mafia su ordine di Michele Sindona nel 1979. Ma al ricordo non sar presente il figlio, Umberto, che pure era stato contattato qualche settimana fa e aveva dato la sua adesione. Il motivo: le frasi dette da Ambrosoli sulle vicende giudiziarie che coinvolgono molti esponenti della Regione in una intervista a Repubblica, due settimane fa. Non credo ci sia bisogno di aggiungere molto, ma poich qualche fortunatamente giovane, pu confondere Garibaldi con Mazzini, chessoio, o pensare che le bombe a Piazza Fontana le avessero messe le BR, oppure, in ogni caso, che i nomi di Falcone e Borsellino si mescolino sullo sfondo di un passato glorioso che ogni tanto scendiamo in piazza a ricordare, senza ben sapere i baffetti perbene dellassassinato a chi a appartenessero, forse al ritratto di un lontano antenato, come Cavour o Vittorio Emanuele II, quando ancora i maschi adulti usavano tingersi il pelo come fa qualche sopravvissuto (di quelle epoche) filosofo nostrano. Non lasciamo che vengano assorbiti dalla tappezzeria e diciamo con assoluta decisione che Giorgio Ambrosoli ben vivo nella nostra coscienza: non solo di chi lha conosciuto personalmente, ma anche nella coscienza di quel genere di milanesi che crede che sia possibile generare benessere senza violare la legge, anzi. E di chi si contrappone a molti di quei signori che oggi si arrogano il diritto di sentirsi offesi della presenza del figlio di questa eroica persona solo perch si era permesso di criticare pubblicamente i componenti di un organo che dovrebbe rappresentarci, ma che assomiglia ogni giorno sempre pi alla camera daspetto di via degli Olivetani. Certo un poco di sdegno doveroso stato espresso, anche sulla grande stampa cittadina, ma poi la vicenda stata archiviata rapidamente e, tanto per offrire un benchmark senza voler fare confronti odiosi di graduazione di gravit (ma anche nellopera del grande poeta cristiano
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non tutti i peccati che conducono allInferno sono eguali), ancora oggi, a distanza di egual numero di giorni dallevento, Diliberto viene castigato con parole di fuoco per un atto sconsiderato commesso non da lui, ma in sua presenza. Certo se ne sarebbe potuto scusare, anche con poche parole, e anche se per queste faccende non esiste la responsabilit oggettiva, se ne sarebbe liberato facilmente; impari da Formigoni. E anche se lautrice della sciocchezza, colpevole soprattutto di avere vanamente cercato di imitare la volgarit insuperabile dei battutari che ci hanno governato per decenni. E va aggiunto che di questa persona conosciamo volto nome e anche le ripetute sincere e accorate scuse che ha rivolto al pubblico e allinteressata Ministro Fornero (che forse si guadagnerebbe qualche stelletta, accettando semplicemente le scuse). Ben diversa la situazione lombarda, che riguarda un caso molto, ma molto pi grave di una battutaccia volgare. Superato lo sdegno per loffesa fatta alla famiglia di un vero eroe della nostra citt, cui va una solidariet senza riserve, e superato lo sconforto per una politica ridotta alla ripicca da asilo infantile (tu mi
critichi ed io non ti lascio entrare: ma chi credete di essere, o signori della Regione, le vestali del tempio dellonest, del pudore e dellintelligenza? E chi vi paga scusate? Forse che non si sa che qualcuno di voi l per ragioni inconfessabili e per aver letteralmente defraudato legittimi pretendenti?) bisogner pure chiedersi come rimediare a una azione cos stolta, nascosta vilmente dietro lanonimato. Intendiamoci bene: qui non si tratta di prendere le parti dellavvocato Ambrosoli, che si sa difendere benissimo e che, una volta di pi, ha dato una impeccabile lezione di stile, anteponendo la dignit della celebrazione, al proprio risentimento personale. Atto che ovviamente non pu essere neppure capito da persone che probabilmente pensano che lo stile sia una faccenda che riguarda solo il Salone della Moda. Si tratta invece molto specificamente di lottare contro labitudine al sopruso, per di pi coperto rapidamente dalla vilt dellanonimato. Ci sar pure stato qualcuno, funzionario, consigliere o assessore cui lidea frullata in testa, qualcuno che (come scrivono i giornali) lha mugugnata nei corridoi e fatta sapere, gesto tipicamente mafioso. Non basta che
lufficio di Presidenza dica, come fa ormai da qualche tempo regolarmente in ogni occasione, non siamo stati noi: ci mancherebbe altro, anche al di l dellovvio ricorso al noto brocardo latino su scuse e colpe. Ci vuole di pi, molto di pi. Io credo che il Governatore debba alla sua carica, allonore dellistituzione che governa e anche, e soprattutto, ai cittadini onorati di questa Regione, una azione pi incisiva che non condoni il vile responsabile. E allora, visto che il Governatore Formigoni ha di recente nobilitato la pi genuina parlata milanese, lo sfido a scovare lAnonimo Lombardo, ideatore di questa bella iniziativa e a dargli pubblicamente, a nome mio e, ne sono sicuro, di molti altri cittadini milanesi, del pirla, tanto, come dice proprio il Celeste, non reato. Ma non c altro appellativo pi adatto alla bisogna: chi ha avuto questa idea affetto da profonda, smisurata, inguaribile pirleria, o pirlaggine congenita, e se ha un residuo di coraggio civile si faccia avanti, cos glielo possiamo dire in faccia con le parole di Jannacci: el pistola te se ti.
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dovrebbero tutti essere smantellati e rifatti con franco altezza utile, rampe di accesso ecc. Ma quel che pi mi preme sottolineare che mentre noi stiamo a sfogliare il libro dei sogni ci passano sotto il naso, senza quasi che possiamo accorgercene, gli unici progetti reali che attengono alla Milano citt dacque e che sono quelli della Darsena e della via dacqua darsena Expo. Della prima hanno gi parlato Gardella e Beltrame, con toni preoccupati che condivido; della seconda si conosce pochissimo ed lecito avere il dubbio che si possa trattare di un progetto molto ingegneristico e assai poco paesaggistico; mi chiedo soprattutto perch, in alternativa almeno parziale al nuovo manufatto artificiale, non sia stata considerata, soprattutto per le aree del Boscoincitt e del Parco delle Cave, la proposta degli amici del Centro per la Forestazione Urbana di Italia Nostra (che di quella zona hanno conoscenza capillare e approfondita) di riattivare il reticolo idrografico superficiale esistente e semiabbandonato, autentica importante testimonianza della Milano citt dacque di cui il nord ovest milanese particolarmente ricco e che meriterebbe di essere valorizzato, anche in chiave Expo. Unultima considerazione. Se dovessi indicare qual secondo me la priorit assoluta, sempre nellambi-
to del tema affascinante della Milano citt dacque, non avrei alcun dubbio: indicherei il recupero del Lambro, il fiume di Milano, fino a oggi negletto, saccheggiato, devastato (anche dalla tangenziale est e dal peduncolo) e infine abbandonato, e tuttavia ancora passibile di recupero, ricco di potenzialit ambientali e paesaggistiche, che lo possono portare al ruolo di pi importante corridoio ecologico urbano di Milano, e anche di linea dorsale est del sistema ciclopedonale urbano, aperta al sistema sovraccomunale, verso il Parco di Monza, verso lAdda attraverso la Martesana, verso le Groane attraverso il corridoio del Villoresi, verso il Parco Sud. Il Lambro nasce nel triangolo lariano; quando entra nel lago di Pusiano gi in area protetta (Parco regionale della Valle del Lambro, e poi Parco di Monza storico, che ne la parte meridionale); attraversato il centro di Monza entra presto (ma potrebbe entrarvi ancor prima, se il comune di Monza si decidesse a proteggere la bellissima area della Cascinazza) nel PLIS (Parco Locale dInteresse Sovraccomunale) della Media Valle Lambro, che tra poco porter i propri confini fino allo svincolo di cascina Gobba, cio allinterno dellarea urbana milanese (grazie alla nuova amministrazione e allAssessore De Cesaris, che hanno deciso, variando il PGT
in accoglimento di alcune osservazioni, di far entrare Milano, appunto, nel PLIS MVL, con una sua consistente dote di aree). A sud della Gobba, il Lambro presenta il tratto urbano pi difficile, ma anche ricco di episodi positivi (il Parco Lambro milanese, le aree verdi del Rubattino, il Parco Forlanini, il Parco di Monlu), per i quali sono necessari soprattutto uno sforzo di ricucitura, per ritrovare continuit ecologica e funzionale lungo la dorsale, e ancor pi uno sforzo di manutenzione e gestione unitaria e omogenea; tenendo conto che Forlanini e Monlu sono gi in area Parco Sud, e quindi gi in area protetta e per natura sua interconnessa col sistema del verde del sud Milano e con le vaste aree agricole della bassa milanese e padana. Come si vede, gli strumenti e le condizioni per operare ci sarebbero. Lo confesso, c evidentemente un fatto personale: non solo e non tanto perch ho lavorato a lungo e con entusiasmo al progetto del PLIS Media Valle Lambro, ma soprattutto perch il Lambro mi richiama la mia esperienza al Parco Nord: anche l, quandho cominciato, cerano solo aree marginali e degradate di periferia metropolitana, diventate oggi aree pregiate, diventate una nuova centralit metropolitana. Anche per il Lambro, ce la si pu fare, e il gioco vale certamente la candela.
VENDITA SEA: E IL FUTURO DEL SISTEMA AEROPORTUALE DI MILANO? Mario Brianza, Paolo Morghen, Alessandro Sinatra
Si legge dal giornale della decisione del Comune di Milano di vendere la maggioranza di SEA: chiaro lobiettivo finanziario di breve termine per il Comune; nulla si conosce e meno chiaro il futuro del Sistema Aeroportuale di Milano o meglio del sistema di intermodalit che assicuri i collegamenti di Milano con il mondo; oggi si evidenzia una drastica riduzione di questi collegamenti se non addirittura una carenza sia sul fronte del mercato intercontinentale che di quello europeo. Di converso intere pagine di qualificati giornali europei vengono redatte sullanalisi e sulle proposte di sviluppi futuri nel medio e lungo periodo sia per i grandi HUB tradizionali che per quelli emergenti. (cfr Financial Times 1 Marzo 2012). La carenza di una strategia di sviluppo articolata nelle sue principali componenti (aeroporti, ferrovie, viabilit primaria) renderebbe quanto mai urgente l'identificazione di una linea di sviluppo della componente aeroportuale che diversamente subirebbe le strategie dei vettori, quelle degli aeroporti internazionali e lo sviluppo delle reti ferroviarie ad alta velocit. Tutto questo mette in rilievo la responsabilit irrinunciabile della propriet pubblica di SEA, da sempre in mano al Comune di Milano, nel definire gli obiettivi e gli impegni di sviluppo e di investimento del Sistema Aeroportuale di Milano da parte della nuova propriet acquirente. Nel recente passato infatti si disattesa per Malpensa la funzione di HUB intercontinentale del Sud Europa, ipotesi alla base del finanziamento UE, ( uscita di Alitalia e Lufthansa); si invertito il trend di sviluppo previsto nel bilanciamento Malpensa Linate, con una spinta decisiva sui volumi di traffico di Linate, apporto privilegiato per lalimentazione agli HUB europei concorrenti; non si valorizzato a sufficienza la potenzialit del settore Cargo dal punto di vista logisticointermodale cos come previsto nel progetto originario. Nel sistema competitivo europeo Milano ha perso molte posizioni nei confronti degli aeroporti competitors che negli ultimi anni hanno confermato limportanza dellHubbing per lo sviluppo e laddove si determinato Dehubbing limportanza di una strategia innovativa aeroportuale. Qualche anno fa ci potevamo allineare ai cinque maggiori aeroporti europei mentre oggi siamo inseriti nella fascia degli aeroporti internazionali di secondo livello (eravamo pi grandi di Monaco, Barcellona, Dsseldorf).
www.arcipelagomilano.org allAeroporto di Malpensa adeguate capacit produttive, sia delle piste che dei terminal passeggeri e merci, per far fronte ai crescenti volumi di traffico attesi; i livelli di intermodalit e accessibilit compatibili con i migliori standard europei per quanto attiene i collegamenti ferroviari con il sistema dellalta velocit e quelli stradali connessi con la viabilit primaria. .
Tutto ci mette in evidenza che lalternativa di vendere o non vendere la maggioranza di SEA si caratterizza come un falso problema, dal momento che il problema reale definire le condizioni che devono essere negoziate con lacquirente e che sanciscono il futuro sviluppo degli aeroporti di Milano in presenza di una concorrenza internazionale agguerrita, che reagisce in tempi rapidi ai mutamenti di scenario, determinati soprattutto dallingresso nel settore di Outsiders aggressivi
come gli aeroporti del middle e far east. Le condizioni dovrebbero riguardare, per tutto il periodo di vigenza della convenzione stato/SEA, prioritariamente lo sviluppo di un piano di marketing volto a incentivare commercialmente lattivazione di nuovi collegamenti da parte di nuovi vettori, soprattutto nel segmento intercontinentale per incrementare il numero di destinazioni servite nello scalo di Malpensa; la definizione di un pianto pluriennale di investimenti nel settore aeronautico che assicuri
www.arcipelagomilano.org sullopera del leader socialista per la costruzione del socialismo riformista italiano fa parlare Turati. Emerge la grandezza del capo politico, delluomo di pensiero, del lottatore contrario alluso della violenza, ma sempre pronto a battersi per il riscatto del mondo del lavoro e per la conquista degli spazi di libert e di democrazia che sono i nutrimenti indispensabili per la crescita del movimento socialista. Viene seguita, passo dopo passo, levoluzione politica e ideale che porta Turati alla fondazione del Partito socialista nella netta separazione dallanarchismo - che mette in rilievo la sua posizione intransigente nei primi anni di vita del partito rispetto alle possibili alleanze con i partiti democratici considerati deboli e ambigui di fronte alle leggi repressive di Francesco Crispi e del marchese Di Rudin che lo vede rinchiuso nel carcere di Pallanza dopo i fatti del 1898 che lo trova di nuovo nel 1899 alla direzione della Critica Sociale dopo la forzata assenza. Con la crisi di fine secolo, com noto, si apre un periodo favorevole per il riformismo socialista e per la stessa democrazia italiana. Turati, affiancato da Anna Kuliscioff, Claudio Treves e Leonida Bissolati (direttore dellAvanti!) comincia a tessere il filo delle riforme stabilendo un dialogo, spesso conflittuale, con la parte pi aperta dello schieramento liberale, Zanardelli e Giolitti, ottenendo risultati importanti sul piano della legislazione sociale e delle libert. Il Partito socialista diventa un interlocutore per conquistare vantaggi concreti per il proletariato, per rendere pi democratica la politica italiana, in vista, tra laltro, del suffragio universale che potrebbe dare pi peso al socialismo italiano. Lautore ripercorre questa strada turatiana, che si sviluppa raccogliendo vittorie e sconfitte, anche attraverso compromessi positivi, a vantaggio dei lavoratori e senza mai rinunciare allobbiettivo della costruzione della societ socialista, da raggiungersi con il metodo democratico. Questa linea viene contrastata dai rivoluzionari che progressivamente conquistano la maggioranza del partito e negano la validit del gradualismo. Turati difende la sua azione: E non tutte le riforme sono duna stessa famiglia. Ve nha che devono essere sudata conquista dei lavoratori con la loro vigilanza, ma ve nha anche poniamo le pensioni di vecchiaia, le assicurazioni contro gli infortuni ecc. che, comunque ottenute, sono benefizi sicuri . Arriva a compimento anche il suffragio universale, malgrado i riformisti siano ormai in minoranza nel partito, ma arriva anche la guerra. Il neutralismo socialista interpretato dai rivoluzionari o massimalisti (come ormai si chiamano in ossequio al programma massimo contrapposto al programma minimo delle riforme) in forma aggressiva e talora antinazionale anche durante la disfatta di Caporetto. Invece i riformisti, senza diventare interventisti, si schierano con la maggioranza degli italiani nel momento in cui necessaria lunit del Paese. Lautore dedica diverse pagine a Milano su questo periodo, mettendo in rilievo le posizioni del sindaco Emilio Caldara del tutto corrispondenti a quelle di Turati per la difesa dei confini italiani. Nel testo sono molti i riferimenti al capoluogo lombardo, nella cui rappresentanza comunale era presente il leader socialista prima con la minoranza consigliare e poi con la maggioranza che nel 1914 port Caldara sindaco. E vengono messi in evidenza i contrasti con i rivoluzionari che controllavano il partito e la giunta che proprio durante la guerra, senza rinunciare al proprio programma socialista, aveva saputo attirare il consenso dei milanesi con una ampia azione di assistenza verso la popolazione, i profughi e i militari di stanza in citt. Naturalmente nel libro altre pagine sono dedicate al socialismo municipale, embrione della societ socialista - con lutilizzo dei servizi pubblici, di una politica fiscale progressiva, la calmierazione dei prezzi dei generi di consumo, la difesa dei diritti dei lavoratori come strumenti di modificazione del potere a vantaggio del proletariato. Punzo conclude con un commento al discorso di Turati, Rifare lItalia, del 1920, ritenuto comunemente uno dei pi avanzati programmi per il rinnovamento in chiave socialista e democratica del nostro Paese. Anzi alcuni hanno visto in quella impostazione, sia pure tenendo conto della differenza epocale, la politica del centro sinistra PSI, DC, PSDI, PRI dei primi anni 60, con la nazionalizzazione dellenergia elettrica, la scuola media unica, la riforma delle pensioni, la grande redistribuzione dei redditi verso le classi lavoratrici. Perch Turati stato in parte dimenticato? Perch ha perso contro il fascismo? Non era il solo e si era battuto con lucidit auspicando una grande coalizione antifascista. Forse si deve a una parte rilevante della sinistra italiana (eccezion fatta per Giuseppe Saragat) se fino a Bettino Craxi nessuno aveva riconosciuto al fondatore del PSI limportanza che aveva avuto nella storia del socialismo e nella maturazione della democrazia italiana. Una sinistra a lungo dominata dal massimalismo e dal comunismo che, quando ha cominciato, per necessit, a imboccare la strada del gradualismo e delle riforme, non ha voluto ammettere i propri errori e ha ignorato i protagonisti del riformismo. (1) Maurizio Punzo, Lesercizio e le riforme, lOrnitorinco edizioni, Milano, 2011)
www.arcipelagomilano.org La Commissione, infine, sosterr con iniziative concrete quanti - tra le Forze dellOrdine, la magistratura, il giornalismo, il volontariato e lassociazionismo - combattono quotidianamente contro il potere criminale mafioso, promuover percorsi di formazione per amministratori pubblici e favorir iniziative di educazione alla legalit, soprattutto nelle zone di Milano maggiormente colpite dal fenomeno mafioso. Limpegno istituzionale della Giunta e del Consiglio comunale indubbio e deve essere valutato con estremo favore in questi primi mesi di gestione politica. Tuttavia non dobbiamo e non possiamo fermarci a questo. La criminalit organizzata, come tutte le recenti e pi raffinate indagini giuridico - sociologiche ci dicono, fenomeno ramificato e diffuso a tutti livelli sociali e professionali e, soprattutto in questi ultimi tempi, si nasconde spesso sotto parvenze formali di legalit, cercando di compiere nellombra i propri affari. Si pensi, a solo titolo di esempio, la riconosciuta diffusione della criminalit organizzata nel mondo degli appalti pubblici e privati e nel mondo delle amministrazioni locali, come le recenti indagini giudiziarie hanno messo prepotentemente in luce. Proprio per questa invasivit del fenomeno occorre, ad avviso di chi scrive, che la tutela non si fermi a livello istituzionale, ma si radichi nel territorio, a qualsiasi livello della comunit sociale. Il fatto che siano state create tali commissioni comunali ad hoc un buon inizio, ma non dobbiamo dimenticarci che leducazione alla legalit e la conseguente lotta alla criminalit si compie nelle scuole con incontri formativi e informativi, nelle associazioni di categoria con ladozione di prassi professionali virtuose, nei servizi sociali con la prevenzione e la tutela soggettiva di persone a rischio, insomma tra la societ civile. Solo con tale capillare azione preventiva e repressiva contro la criminalit organizzata si potr davvero combattere il fenomeno ad armi pari, adeguandosi ai mutamenti strutturali della stessa e contribuendo davvero a una crescita civile della nostra Citt.
(1) Paul Scheerbart, Glasarchitektur. Verlag Der Sturm, Berlin, 1914 (tr. it, Architettura di Vetro, Adelphi, Milano, 1982. (2) Vittorio Gregotti, Larchitettura nellepoca dellincessante, Laterza, Roma-Bari, 2006
www.arcipelagomilano.org (3) Marco Biraghi, Parole contro il vuoto, in Marco Biraghi e Giovanni Damiani, a cura di, Le parole dellarchitettura, 2009. Einaudi, Torino,
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www.arcipelagomilano.org Penso che la situazione sia pi articolata, infatti la politica UE non chiede solo un passivo rientro dal deficit, ma lavvio di un processo generativo in cui alla diminuzione del deficit si accompagni il miglioramento radicale nelluso delle risorse e laumento della coesione sociale. Per cui: - il pareggio di bilancio deve essere accompagnato dalla rigenerazione del sistema produttivo per contenere il consumo di risorse, e su questo tema il silenzio degli imprenditori il dato pi preoccupante della crisi italiana; - la programmazione dello sviluppo deve essere coerente con i parametri sociali e ambientali delle Convenzioni e protocolli internazionali che lItalia ha sottoscritto, per aumentare la coesione; ne deriva che le misure di contenimento del deficit devono essere accompagnate da una propulsiva politica sociale e ambientale; - i motori della rigenerazione sono le citt, come ha ricordato Roberto Camagni su questa rivista pochi numeri fa, a proposito dei criteri di attribuzione delle risorse del Fondo europeo citt regioni, a cui si pu aggiungere il programma Connecting, che obbliga a ripensare i sistemi logistici metropolitani. In questa visione il centro di una politica di risanamento nazionale la crescita delle risorse umane e ambientali, i centri di rigenerazione sono i sistemi urbani e gli elementi contabili riacquistano il loro ruolo di variabili strumentali. In sostanza, la richiesta dellUE pi complessa e affascinante perch non chiede un passivo rispetto di valori contabili, ma una fattiva adesione a un sistema dinamico e generativo di azioni innovative di sviluppo, sintetizzate nel documento Europa 2020: per uno sviluppo sostenibile, smart e inclusivo. Culturalmente questa impostazione importante, perch, risponde al famoso quesito Is growth obsolete?, posto da William D. Nordhaus e James Tobin nel 1971, in quanto identifica la crescita non solo in termini di reddito, ma anche come aumento di capacit e opportunit. Questo assetto di politica economica, che si riflette nel sistema contabile, data ormai da un decennio, essendo stato adottato dalla Germania nel 2002, in occasione dellentrata in vigore delleuro e, successivamente, dallUE con la denominazione di decoupling. Il reddito diventa cos lesito dellandamento di quattro forze guida, parametrizzate fino al 2050 e coerenti con il paradigma della sostenibilit: equit intergenerazionale, qualit della vita, coesione sociale, responsabilit internazionale. Equit intergenerazionale: - risorse fisiche: il contenimento del debito e laumento della quota capitale nel PIL sono coniugati con labbattimento dellimpiego di materia nei processi produttivi (-50% entro il 2020). Questo significa che da dieci anni avremmo dovuto assistere a un radicale rinnovo del sistema produttivo con la sostituzione delle tecnologie basate sul prelievo di materia con tecnologie biocompatibili. Questo imbarazzante ritardo del nostro sistema imprenditoriale sta rendendo strutturale la sua perdita di competitivit; - emissioni ed energia: per contrastare il cambiamento climatico al 2050 le emissioni devono essere ridotte del 20%, il consumo energetico degli edifici deve essere quasi 0, le comunit locali devono tendere allautonomia quanto a produzione energetica, portando al 30% entro il 2020 la quota delle rinnovabili. Questo implica che le citt devono essere riprogettate come sistema a metabolismo chiuso, tendenzialmente autosufficienti dal punto di vista energetico, a zero emissioni e impegnate a ridurre drasticamente il deficit alimentare; - risorse naturali: il consumo di suolo deve essere ridotto drasticamente e la biodiversit raddoppiata entro il 2015. Questo implica che lagricoltura deve essere riprogrammata in simbiosi con i settori della fisica, della chimica e della biologia e il patrimonio biotico delle citt deve essere rivalutato; - risorse umane: deve essere potenziato il long life learning e gli investimenti per innovazione raggiungere il 3% del GPL. Il sapere considerato il vero motore dello sviluppo. Qualit della vita: - risorse fisiche: la crescita del reddito accoppiata alla riduzione del 90% dellintensit di trasporto di merci e persone; - risorse naturali: luso di fertilizzanti in agricoltura entro il 2025 deve essere ridotto a 80 kg/ha, la produzione bio aumentata del 20%, gli inquinanti dellaria ridotti del 30%; - risorse umane: il bilancio prevede un aumento della spesa per la salute, la nutrizione e la diminuzione del crimine. Coesione sociale: - risorse umane: entro il 2020: il saggio di occupazione totale deve essere incrementato del 75% e del 57% quello della popolazione anziana, il 65% delle famiglie con figli deve essere assistito per sostenere la compatibilit con il lavoro, le differenze salariali devono essere ridotte al 10%, deve essere sostenuta lintegrazione degli stranieri nel sistema scolastico. Responsabilit internazionale: - i paesi in via di sviluppo saranno finanziati fino allo 0,75% del PIL entro 2015 e limport dagli stessi paesi deve essere accresciuto. Ma il punto centrale che lelemento motore di questo processo epocale di riconversione la citt; come affermava larchitetto Kurokawa al primo ministro giapponese che gli illustrava le virt dei singoli provvedimenti settoriali anticrisi: la citt il solo motore della ripresa economica. facile constatare che usciremo dalla crisi solo quando Milano avr raggiunto la consapevolezza di mettersi alla guida della megalopoli policentrica padana da rigenerare, superando le attuali politiche, non banali, ma un po vintage. Il percorso non semplice: superare la visione arcaica ma cara ai politici della Milano integrata con i confini provinciali, a favore di una dimensione basata sul sistema relazionale, come gi avviene in Gran Bretagna, sostituire il sistema degli assessorati con quello della moderna piattaforma, allinsegna del cosa possiamo fare insieme ai cittadini, sono le premesse per passare dalla gestione di un sistema in deficit al ruolo di forza guida per il rinnovo della nazione.
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www.arcipelagomilano.org considerazioni che temo non affrontino correttamente i relativi temi di mobilit. Semplificando molto, si sostiene che i parcheggi pertinenziali privati sarebbero solo di interesse privato, mentre i parcheggi pubblici a rotazione sarebbero di interesse pubblico. Nel caso in questione un po' il contrario: i parcheggi privati, liberando la piazza dalle auto precedentemente in sosta (sosta a suo tempo interamente regolamentata dalla sola "riga gialla", ovvero riservata a residenti e addetti dei servizi all'intorno, ovvero ai poliziotti della vicina caserma) ne faciliterebbero la riqualificazione e la fruizione pubblica. In generale "togliere le auto dalle strade" mediante parcheggi pertinenziali favorisce la circolazione, liberando spazio per pedoni, mezzi pubblici, bici, ecc. e quindi riveste anche un interesse pubblico. Al contrario, i parcheggi pubblici a rotazione favorirebbero la scelta modale del trasporto privato (pur essendo la zona ben servita dai mezzi pubblici) e quindi incentiverebbero il traffico automobilistico a discapito dell'interesse pubblico (congestione, smog, rumore, ecc.). Dal punto di vista della mobilit la proposta avanzata dall'operatore mi sembra quindi migliorativa. Restano comunque aperti i problemi relativi alla tutela dei beni storici o all'impatto di manufatti quali rampe o griglie di aerazione, ecc.
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www.arcipelagomilano.org querele. Mi permetta di esprimerLe il mio punto di vista: sar difficile attirare querele per uno scritto che, oltre a raccontare un caso di insuccesso personale, parla di fatti lontani nel tempo, tratta temi di scarso interesse e per di pi parla di beghe interne, note ora forse solo a qualche persona pensionata o prossima alla pensione. Tutto il Suo scrivere non porta alcun contributo alla discussione dei temi che interessano oggi la citt di Milano. Aggiungo poi che a mio avviso non si sporgono querele per la storia da Lei raccontata, assimilabile al massimo a una commedia per il ruolo ricoperto dagli attori principali. Per quanto mi riguarda poi vorrei farle presente che la sua valutazione di una mia presunta disonest intellettuale discende dal Suo disappunto di aver constatato che da parte mia non ho voluto assecondare il Suo piano di stravolgimento della Fiera, mentre il mio compito era quello di mantenere la Direzione Amministrativa e Finanziaria che lEnte Fiera mi aveva affidato, in situazione di funzionamento amministrativo.
RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Dirigere e suonare insieme
Capita abbastanza raramente, per fortuna, che i concerti siano cos poco gradevoli da decidere di abbandonare la sala durante lintervallo avendo perso ogni interesse ad ascoltarne la seconda parte. Luned 19 marzo il Conservatorio era pieno in tutti i suoi posti per un concerto che si annunciava mirabile, sia per il nome dellinterprete - il violinista Shlomo Mintz, ben noto e amato dagli abbonati alle Serate Musicali che per il programma molto accattivante: il Concerto per violino e orchestra in re maggiore opera 61 e la Sinfonia n. 2 opera 36, anchessa in re maggiore, di Beethoven. Musiche di grande appeal, che parlano direttamente al cuore e alla pancia degli ascoltatori, dai pi raffinati ai pi nafs, i cui temi sono fra i pi cantabili del catalogo beethoveniano. Inoltre lorchestra Camerata Ducale - dignitosa compagine da camera vercellese nata per lavorare sulle musiche inedite di G. B. Viotti, che avevamo gi avuto modo di ascoltare - ci parsa anche in questa occasione attenta e concentrata bench forse alle prese con un programma a lei non proprio congeniale. Un grande violinista, una buona orchestra, un programma delizioso e ... un risultato sconfortante. Tanto che molte persone e noi fra quelle hanno abbandonato la sala durante lintervallo. Non ci era mai capitato di ascoltare un Concerto per violino di Beethoven cos piatto, lagnoso e noioso. E se ne subito capita la ragione: la pretesa del violinista di fare anche il direttore dorchestra, vezzo e abitudine che sta dilagando e di cui si vedono sempre pi le nefaste conseguenze. Avevamo gi osservato che dirigere e suonare insieme produce molto raramente buoni risultati e abbiamo anche cercato di indagarne i motivi: il concerto per strumento solista e orchestra nasce dalla Sonata in cui lorchestra accompagna lo strumento ma si sviluppa - con Haydn e Mozart e poi lungo tutto lottocento come dialogo fra due diversi soggetti (si pensi al significato dei termini concertare, concertazione). Quando il solista fa anche il direttore dellorchestra nega il significato pi profondo del Concerto, lo riporta alla vecchia Sonata, toglie allorchestra il ruolo di coprotagonista o meglio di antagonista e lo riduce a quello molto pi banale del mero accompagnamento, privando lopera della sua stessa essenza. Inutile dire che i musicisti che si cimentano in questo esercizio (e sono diventati tanti, da Accardo a Schiff, da Ashkenazy a Ughi e a tanti altri) si giustificano dicendosi in grado di
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www.arcipelagomilano.org sostenere entrambe le parti, del solista e dellorchestra, ma si tratta di una evidente contraddizione in termini; non si pu concertare fra s e s, lappiattimento diventa inevitabile. A prescindere ovviamente dalla difficolt di concentrarsi sul proprio strumento che come tutti sanno gi cosa estremamente impegnativa e assorbente e di trasmettere contemporaneamente allorchestra limpulso di cui ha bisogno per dialogare con il solista e per contrapporgli i propri argomenti. Shlomo Mintz ha dato una dimostrazione plateale di questa impossibilit proponendoci un Beethoven totalmente privo di tensione, scialbo, tutto incentrato sulla parte solistica e dunque fatalmente orientato al mero virtuosismo dellesecutore. Si intuiva perfettamente che il violinista era interessato solo alla sua parte, conosceva assai poco quella avversa - che peraltro tendeva a sottomettere alla sua - non dava allorchestra ci che essa si aspetta dal direttore, la sintesi interpretativa della scrittura musicale, lindirizzo unitario del fraseggio, soprattutto la passione e lemozione del suonare insieme: lui suonava per conto suo e allorchestra dava solo il tempo, cos come poteva, con i soli cenni del capo. E infatti lAllegro con brio ha perso il brio ed diventato un Allegro ma non troppo, il Larghetto si tramutato in Adagio e persino quel meraviglioso Rond diventato noioso e ripetitivo. Povero Beethoven. Ma perch un bravo musicista incorre in errori cos macroscopici? Azzardiamo una spiegazione: quando si bravi e celebri, se non si dotati di una corazza di umilt e di spirito autocritico, si pu facilmente essere vittime del sentimento di onnipotenza e si pu provare grande insofferenza nei confronti di sensibilit o approcci diversi. D fastidio misurarsi alla pari con altri musicisti per cercare un sentire e un linguaggio comuni con i quali tessere il dialogo. E cos si preferisce fare da soli, dimenticando che la musica non sempre e soltanto un canto solitario ma spesso - e il caso dei concerti di Beethoven esemplare, si pensi allImperatore - la maga e lincantesimo nascono proprio dalla tensione acuta fra sentimenti opposti e dal successivo sciogliersi delle contraddizioni. Musica per una settimana *mercoled 28 al Conservatorio (Societ dei Concerti) la Sudwestdeutsche Philaharmonie diretta da Vassilis Christopoulos esegue lOuverture tragica in re minore opera 81 di Brahms, il Concerto n. 3 in do minore opera 37 per pianoforte e orchestra di Beethoven (pianista Andrea Lucchesini) e la Sinfonia n. 4 in fa minore opera 36 di ajkovskij *gioved 29, venerd 30 e domenica 1, allAuditorium, lOrchestra Verdi diretta da Sir Neville Marriner in un programma che inizia con la Fantasia su un tema di Tallis di Vaughan-Williams, al centro ha il Concerto n. 4 per corno e orchestra K. 495 di Mozart (cornista Radovan Vlatkovic) e si conclude con la Sinfonia n. 3 in la minore opera 56 (la Scozzese) di Mendelssohn *gioved 29 e sabato 31 al Teatro Dal Verme lOrchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Giancarlo De Lorenzo esegue la Sinfonia de La cambiale di matrimonio di Rossini, il Concerto per flauto e orchestra (flautista Gianpaolo Pretto) di Mozart e la Sinfonia n. 2 D. 125 di Schubert *luned 2 al Conservatorio (Serate Musicali) il pianista Eduard Kunz esegue 10 Sonate di Domenico Scarlatti e brani vari di Liszt (Consolations, Un sospiro, Soires de Vienne e Rapsodia ungherese n. 12) *marted 3 al Conservatorio (Societ del Quartetto) il Trio di Parma prosegue lintegrale dei Trii di Dvorak con il n. 1 in si bemolle maggiore opera 21 e il n. 4 in si minore opera 90 (Dumky) *marted 3, mercoled 4 e venerd 6, allAuditorium, lOrchestra e il Coro della Verdi diretti rispettivamente da Ruben Jais ed Erina Gambarini eseguono la Passione secondo Giovanni per soli, coro e orchestra BWV 245 di Johann Sebastian Bach
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www.arcipelagomilano.org blico anche nellatto apparentemente semplice dellosservazione: una serie di telescopi permettono infatti ai visitatori di osservare dallalto della balconata del PAC i protagonisti dellevento, concentrandosi su alcuni particolari. Una scelta non facile quella di partecipare alla performance, che richiede grande forza di volont e anche un pizzico di resistenza fisica, oltre che la consapevolezza di donare un paio dore del proprio tempo allarte e alla riflessione sulle nostre percezioni. Ma dinteressante c anche il lavoro The artist is present, video e riproduzioni della monumentale performance del 2010 che la Abramovi fece al MoMA di New York. Per tre mesi, sette ore al giorno, la Abramovi stata immobile e in silenzio davanti a oltre 1400 persone che, una alla volta, hanno avuto loccasione di sedersi davanti a lei, seduta in assoluto silenzio a un tavolo nellatrio del museo. I visitatori potevano sedersi di fronte a lei per tutto il tempo desiderato, e mentre lartista non aveva alcuna reazione di fronte ai partecipanti, la loro reazione era invece il completamento dellopera, permettendo ai visitatori di vivere unesperienza intima con lartista. Immagini emozionanti, che mostrano come ogni essere umano reagisca in modi assolutamente diversi: chi rideva, chi stava serio, chi aveva una faccia dubbiosa e coloro che invece, molti, si lasciavano andare alle emozioni, piangendo silenziosamente davanti allartista. Concludono il percorso una selezione di video con le performance pi famose della Abramovi, come Dozing Consciousness, 1997, Nude with Skeleton, 2002, Cleaning the Mirror I e II, 1995, The Kitchen. Homage To Saint Therese, 2010 e tanti altri. La scoperta di Marina Abramovic continua poi presso la galleria Lia Rumma, con la personale With eyes closed I see Happyness, fino al 5 maggio. Marina Abramovi - The Abramovi Method - fino al 10 giugno orari: luned 14.30 19.30, da marted a domenica 9.30 19.30, gioved 9.30 22.30; orari turni performance: luned 15.00/ 17.30, dal marted alla domenica 10.00/ 12.30/ 15.00/ 17.30; gioved 10.00/ 12.30/ 15.00/ 17.30/ 20.00;costi: biglietto unico performance + mostra dal 25 marzo: 12 Biglietto mostra: 8 intero, 6 ridotto
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www.arcipelagomilano.org delle loro caratteristiche fisiche e ambientali, spiega il curatore della mostra Mauro Lucco. Ecco perch il cammino iniziato da Bellini e concluso da Tiziano e seguaci cos importante, tanto da aver fatto arrivare a Milano una cinquantina di dipinti e disegni provenienti da alcuni dei maggiori musei americani - il Museum of Fine Arts di Houston, lInstitute of Arts di Minneapolis - ed europei - la National Gallery di Londra, la Gemldegalerie Alte Meister di Dresda, le Gallerie dellAccademia di Venezia, gli Uffizi di Firenze. La mostra aperta da due capolavori, la Crocifissione nel paesaggio di Giovanni Bellini e La prova del fuoco di Giorgione, che accompagnano un celebre dipinto giovanile di Tiziano, La sacra conversazione. Fu proprio Bellini il primo a inserire nei suoi dipinti sacri il paesaggio sullo sfondo, distinto per dal soggetto principale, e ben delimitato da drappi, cortine o invisibili valli spaziali. Seguendo il modificarsi della funzione del paesaggio, il percorso si sviluppa poi attraverso le sale, in cui le opere di Palma il Vecchio, Cima da Conegliano, Veronese e Jacopo da Bassano, arrivando alla chiusura con il Narciso di Tintoretto, sono accostate ad altri dipinti di Tiziano, interpreti di questa novit: L'Orfeo e Euridice, La Nascita di Adone, Tobiolo e l'angelo, Ladorazione dei pastori. Un paesaggio che ha avuto anche una sua declinazione letteraria, grazie a Jacopo Sannazzaro, che in quegli anni compose e pubblic lArcadia (la cui prima edizione del 1504 esposta in a Palazzo Reale), in cui la natura e la campagna sono descritte come luoghi ameni di delizia e gioia, popolate da pastori e contadini lieti. Italiani ma non solo. Importante dal punto di vista artistico fu anche larrivo a Venezia di artisti e opere del Nord Europa, con una diversa sensibilit per il paesaggio: una natura pi selvaggia e dura, a volte addirittura malinconica o iperdettagliata, come nel caso del disegno di Bregel dellAmbrosiana. E allora ecco concludere con lultimo Tiziano, in cui la materia e il mondo stesso sono fervore e movimento. Linvenzione del paesaggio, inaugurata da Giovanni Bellini e Giorgione e sviluppato in modo particolare da Tiziano pu dirsi completamente conclusa, lasciando alle generazioni a venire questa straordinaria e rivoluzionaria eredit. Tiziano e la nascita del paesaggio moderno - Palazzo Reale fino al 20 maggio - orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. e sab. 9.30-22.30 - costi: Intero 9,00. Ridotto 7,50
LIBRI
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Contro i notai
di Marco Morello e Carlo Tecce A. Salani Editore, Milano 2012 pp. 135, euro 11,50
Chi erano i notai del XVI secolo? Franco Forte, noto scrittore, giornalista, sceneggiatore ed editor di alcune collane Mondadori, riesuma dal passato la storia di un Notaio criminale, trasformandola in un giallo storico mozzafiato. Milano, anno del Signore 1576. Sullo sfondo del Duomo ancora in costruzione, del Lazzaretto Maggiore che rigurgita i malati di peste, lolezzo dei corpi che bruciano nei fopponi e il terrore del contagio si percepiscono con un brivido che percorre la schiena, sin dalla prima pagina. Le immagini non sono molto lontane dalla Milano manzoniana e dallocchiata paurosa di Don Rodrigo che si vede addosso un sozzo bubbone dun livido paonazzo. Nel giorno della morte della moglie, consumata dalla peste, il Notaio Niccol Taverna viene chiamato per investigare su due casi: la morte di Bernardino da Savona, un commissario della Santa Inquisizione, e il furto del candelabro di Benvenuto Cellini in Duomo. Nel Ducato di Milano, dominato dalla Corona di Spagna, dove furti e omicidi sono allordine del giorno, e il conflitto di potere tra Stato e Chiesa si fa sempre pi acceso, il Notaio Taverna deve sfruttare tutte le sue straordinarie capacit investigative. Milano, anno del Signore 2012. I notai non compiono pi indagini criminali, ma si devono difendere da false accuse. Il saggio dei giornalisti Marco Morello e Carlo Tecce trasuda di assiomi e pregiudizi che si sviluppano in un ostinato attacco ai notai. Il titolo stesso "Contro i Notai" ne l'emblema e il capitolo intitolato "Con le tasche gonfie" da incorniciare. Una delle richieste di questo governo l'autosufficienza e la tenuta delle casse di previdenza dei professionisti per almeno cinquantanni, onde evitare che ci possano essere ricadute sulla spesa pubblica a carico dei cittadini. Solo l'improvvida gestione dovrebbe essere motivo di scandalo per gli autori, ma qui si assiste al paradosso: la perfetta tenuta dei conti e i brillanti risultati finanziari realizzati dai notai, non potendo essere di per s oggetto di biasimo, vengono letti come il compito in classe eseguito alla perfezione dal secchione, sul quale incentrare i rancori e le invidie dei meno fortunati. Non esiste pi un tariffario nazionale. sulla differenza di un centinaio di euro che il Notaio conquista il cliente, e subito concorrenza, la stessa che esiste tra altri professionisti. Ma gli autori sostengono: "non c' concorrenza tra notai sono tutti uguali, tutti ricchi". Il notaio non autentica soltanto la firma, come succede nellordinamento austriaco e statunitense, ma garantisce la sicurezza della transazione e del sistema giuridico, sintetizzando in s la funzione professionale e quella giudiziale. La terziet e indipendenza del notaio vengono preservate e garantite, oltre che dalla severa selezione concorsuale, dalla deontologia professionale, nonch dal controllo interno effettuato dal Ministero della Giustizia che, attraverso i conservatori degli Archivi notarili, ogni due anni sottopone a ispezione tutti gli atti stipulati. Forse Morello e Tecce dovrebbero fare un po di pratica notarile, cambierebbero idea. (Cristina Bellon)
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punto che anche gli idoli sono rottamati e sostituiti in fretta. Ma questa rapidit che rende fragile ogni terreno su cui si cerca di appoggiare i piedi, nello spettacolo, assolutamente presente. il contesto in cui si muovono due famiglie, di et diverse ma accomunate dalle problematiche odierne, di carattere economico e affettivo, che per non sono mai sbattute in faccia al pubblico, ma affrontate con un fine sarcasmo capace di velare una grande malinconia di fondo. Una donna ha rubato la nonna alla madre per farsi dare dei soldi, ma il fidanzato non vuole la vecchia in casa con loro. Si scopre poi che la nonna gi morta, stata cremata e la refurtiva in realt non una persona ma unurna. Un ragazzo e una ragazza stanno insieme e par-
lano di sesso senza farlo, perch la ragazza si capisce dopo lavora in una chat line erotica. Fraintendimenti ben costruiti e carichi di ironia che fanno sorridere il pubblico e toccano con leggerezza un tema di attuale profondit, e cio la continua creazione linguistica della realt, la distanza sempre maggiore che mette in crisi la stessa possibilit di una corrispondenza fra accadimenti e narrative con cui li si costruisce concettualmente o anche solo raccontandoli. I giovani attori/registi/autori della Carrozzeria Orfeo, guidati da Gabriele Di Luca, hanno costruito uno spettacolo che diverte e fa riflettere, riuscendo, senza dare giudizi, con il giusto equilibro fra distacco e empatia, a offrire al pubblico la preziosa
immagine di qualche idolo contemporaneo. Teatro Out Off dal 19 al 24 marzo In scena Al Piccolo Teatro Strehler fino al 5 aprile Santa Giovanna dei macelli di Bertold Brecht, regia di Luca Ronconi. Al Teatro I dal 29 al 31 marzo La merda, decalogo del disgusto # 1 di Cristian Ceresoli. Al Teatro Filodrammatici dal 27 marzo al 5 aprile Oscar Wilde, il clown dal cuore infranto, adattamento e regia di Simone Toni. Al Teatro Franco Parenti dal 27 marzo al 1 aprile Il giocatore, adattamento e regia di Annalisa Bianco.
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www.arcipelagomilano.org ficiale (S. Spielberg), Metropolis (Rintaro), Io, robot (A Proyas), EXistenZ (D. Cronenberg), The social network (D. Fincher).
The Lady
di Luc Besson [Francia, Gran Bretagna, 2011, 145] con Michelle Yeoh, David Thewlis, William Hope, Martin John King
Una mamma dice ai propri figli che star lontana da casa soltanto per una o due settimane, il tempo necessario per andare in Birmania ad accudire la propria madre. Questa mamma si chiama Aung San Suu Kyi (Michelle Yeoh) e, come tutti sanno, non far pi ritorno nella sua accogliente casa londinese. Il marito Michael (David Thewlis) e i due figli Alexander e Kim, abituati alla serenit e allagiatezza, vengono improvvisamente travolti da un senso di responsabilit al quale non possono sfuggire. Il padre di Aung San Suu Kyi, il generale Aung San, stato uno degli artefici della liberazione dal colonialismo inglese. evidente fin dallinizio lintento del regista di mostrarlo come la stella polare che guida la propria figlia verso una impresa tanto disperata quanto necessaria. Limpreparazione politica dellOrchidea dAcciaio forse qualcosa di meno noto rispetto alla determinazione e alla tenacia che hanno, da ormai venticinque anni, animato lo spirito di questa donna unica. Il suo un segno indelebile nella storia, sia per limpegno in difesa dei diritti del suo popolo che per il tentativo di conquista di un sistema democratico. Besson ha deciso, tuttavia, di privilegiare il lato umano di questa donna, di esaltare gli aspetti intimi ed emotivi della sua vita. Lo stesso regista ha dichiarato di aver girato il film per provare a capire come una donna di quarantacinque chili abbia retto la pressione di trecentomila soldati per ventitre anni. Consapevole che a causa del feroce regime birmano non avrebbe potuto tornare indietro, The Lady ha scelto di non cedere a un ricatto che avrebbe infranto le speranze di milioni di persone. Non si capisce perch Besson, in questo lungo racconto biografico, abbia voluto relegare in secondo piano il popolo birmano, parte indissolubile di Aung San Suu Kyi. Marco Santarpia In sala a Milano: Apollo, Colosseo, UCI Cinemas Bicocca.
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