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Gnther Bien: La filosofia pratica di Aristotele

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Interviste Gnther Bien

La filosofia pratica di Aristotele


17/7/1989

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La prima teoria etica della storia occidentale dello spirito stata quella di Aristotele. Come la si pu caratterizzare tipologicamente? (1) Lei ha parlato anche di educazione, e questo un aspetto che non riguarda soltanto il soddisfacimento dei bisogni immediati. Si potrebbe dire che la distinzione fra etica, economia e politica ha anche a che fare con le diverse cerchie di persone alle quali la filosofia pratica si riferisce? Nell'etica si tratta dell'individuo nell'economia della famiglia, e nella filosofia politica della polis? (2) Platone, il maestro di Aristotele, ha cercato di dare un fondamento metafisico alla sua filosofia politica, ancorandola ai principi supremi dell'essere. Si pu dire la stessa cosa di Aristotele? (3) Per Aristotele le faccende umane non possono presentare lo stesso grado di regolarit e di certezza proprio delle leggi cosmologiche o fisiche. Quanto influisce questo principio sulla sua concezione delle scienze pratiche? (4) Con questo non si corre il rischio di subordinare la filosofia pratica ad una conoscenza di tipo teoretico, quella delle regole probabili che determinano la condotta degli uomini? (5) In Aristotele, come in Platone, troviamo delle argomentazioni volte a fondare leggi universali e categoriche, oppure egli si limita a presupporre, come nella sfera teoretica, certi assiomi o principi che non possono essere dimostrati, ma sono semplicemente evidenti? (6) Pu spiegare pi esattamente quali siano per Aristotele gli oggetti e i compiti della filosofia politica? (7) La sua esposizione non suggerisce di rovesciare in un certo senso il rapporto e di affermare che la politica una parte dell'etica? La politica non deve esser guidata dall'idea di ci che un uomo buono e di ci che una buona comunit di uomini? (8)

1 La prima teoria etica della storia occidentale dello spirito stata quella di Aristotele. Come la si pu caratterizzare tipologicamente?
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In primo luogo bisogna dire che tutte le tipologie sono costruzioni dell'uomo, costruzioni che vogliono dare ordine ad una determinata massima empirica o ad un certo bagaglio di esperienze. Nella Critica della ragion pratica Kant ha elaborato un'intera tipologia: formale, materiale, e dal punto di vista materiale, di nuovo esteriore ed interiore. Egli ha ricondotto a questa classificazione tutte le teorie etiche che conosceva, ad eccezione di una: quella di Aristotele. Questo un esempio del fatto che nessuna tipologia permette di collocare tutti i fenomeni in un certo schema. Ci si potrebbe aiutare dicendo che quella di Aristotele un'etica dei beni. Ci che non compare in Aristotele - fatto per noi del tutto stupefacente - anche una sola norma etica nel senso di una legge. Ricorre pi volte la formula "come giusto", "come deve essere", ma mai un'affermazione del tipo "non mentire", "non rubare". Simili prescrizioni legali o formali non compaiono affatto in Aristotele. Si tratterebbe dunque di un'etica dei beni e di un'etica della virt. Bisogna anche ricordare che la filosofia pratica di Aristotele non si suddivide soltanto in etica e politica, ma contiene anche una cosiddetta economia.In effetti la filosofia pratica di Aristotele costituita da questi tre ambiti: etica, economia, politica (D'altra parte il fondatore dell'economia moderna, Adam Smith, era professore di filosofia morale o di filosofia pratica). Qual la specificit dell'economia aristotelica? Economia, dal greco oikonoma, significa, tradotto letteralmente, "amministrazione della casa", o meglio governo e amministrazione di una comunit domestica. Ci si pu immaginare la cosa in questi termini: una casa contadina in cui, sotto uno stesso tetto, si ritrovano gli uomini, il bestiame e il granaio. Alla dottrina della casa appartiene in primo luogo la condotta di certi gruppi di persone, del capofamiglia con la moglie, i figli, i parenti, i lavoranti, i servi, le domestiche, o gli schiavi. Appartiene alla casa anche l'insieme delle cose, come il bestiame, il raccolto, gli oggetti d'uso comune, i carri. L'aspetto interessante - lo si pu osservare molto bene nelle antiche case contadine - che al centro della casa si trovano il focolare e il tavolo. Il focolare , naturalmente, il luogo in cui viene preparato il pasto, ma anche il luogo in cui vengono onorati gli dei. il luogo in cui si riuniscono tutte le persone che vivono nella casa e consumano insieme il loro pasto. Aristotele definisce in modo molto bello gli uomini in una casa: sono i commensali della tavola e del focolare comune. Vediamo ora la definizione della casa: la casa quel luogo in cui gli uomini vivono, abitano e soddisfano i loro bisogni fisici, mangiando, bevendo, dormendo e dove inoltre si riproducono. dunque quell'istituzione in cui viene soddisfatto l'aspetto naturale dell'esistenza umana. Dunque, fanno parte dell'economia da un lato la dottrina del matrimonio, dell'educazione dei figli, del rapporto con gli schiavi, con i servi, con i domestici, e, dall'altro, la dottrina del possesso, che concerne quei beni di cui l'uomo ha bisogno per la sua esistenza: gli strumenti, i veicoli, il vestiario, i libri, ma anche gli attrezzi agricoli. Si ha in questo modo una teoria molto interessante. Intanto - importante - il luogo dell'economia la casa, la comunit domestica. Aristotele dice che lo scopo della casa il soddisfacimento dei bisogni naturali, quotidiani dell'uomo. E aggiunge che, quando pi case si uniscono costituendo un villaggio, il villaggio ha gi degli scopi che travalicano la vita quotidiana. Ad esempio le feste comunitarie di culto, oppure le feste del raccolto, o i funerali, vanno oltre il semplice aspetto fisico della vita. Facendo un passo avanti troviamo che la politica, lo stato, la polis, risultano dall'unione di diversi villaggi, e che il loro scopo la realizzazione di una vita piena, felice, completa, in cui i bisogni fisici sono stati superati, e in cui finalmente in questione la felicit, la realizzazione dell'esistenza. Ancora
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una volta, dunque, l'economia ha il fine di soddisfare i bisogni quotidiani dell'esistenza, e proprio cos la definisce anche Aristotele. Il suo scopo non allora la vita buona, pienamente realizzata, ma la preparazione dei mezzi di cui l'uomo ha bisogno. 2 Lei ha parlato anche di educazione, e questo un aspetto che non riguarda soltanto il soddisfacimento dei bisogni immediati. Si potrebbe dire che la distinzione fra etica, economia e politica ha anche a che fare con le diverse cerchie di persone alle quali la filosofia pratica si riferisce? Nell'etica si tratta dell'individuo nell'economia della famiglia, e nella filosofia politica della polis? In effetti si pu descrivere la distinzione in questi termini, in quanto tutte queste dimensioni hanno anche una valenza etica. Anche la casa una comunit etica, e questo vale in particolare per l'antica polis. Anche la polis - per Aristotele - una comunit etica, nella quale vige un legame di amicizia grazie al quale le persone si comprendono, perseguono uno stesso fine, collaborano per il raggiungimento di una vita piena. L'economia classica, a differenza di quella moderna, non prende in considerazione solo l'amministrazione dei beni, ma anche la vita associata, e dunque la pedagogia e l'educazione. Ed molto interessante che la pedagogia si sia distaccata dall'economia intesa in senso lato quando anche l'economia si trasformata. La prima cattedra di economia stata istituita alla fine del XVIII secolo, quando Adam Smith ha fondato la moderna economia politica. L'economia politica ha il suo posto nel mercato, nelle questioni pubbliche: stata tratta fuori dalla casa e concerne degli scambi favorevoli, una buona produzione, il salario, il capitale, gli interessi. Questi sono temi che vengono toccati da Aristotele, ma che non stanno propriamente al centro dei suoi interessi. Lo Stato ha assunto poco a poco la responsabilit dell'educazione, cos che il dominio dell'economia andato restringendosi, fino a ridursi alla famiglia nucleare, formata dai genitori e dai figli. Lo Stato - e questo connesso alla differenziazione della societ moderna - ha assunto su di s molte funzioni, come l'organizzazione delle scuole pubbliche, che svolgono funzioni che prima appartenevano alla casa. Ad esempio, l'economia antica si interessava anche alla coltivazione di erbe aromatiche e medicinali - come si pu osservare ancora nei conventi - in quanto ogni madre e ogni padre di famiglia si preoccupavano anche della salute della propria casa. Anche queste cose sono state sottratte alla famiglia. 3 Platone, il maestro di Aristotele, ha cercato di dare un fondamento metafisico alla sua filosofia politica, ancorandola ai principi supremi dell'essere. Si pu dire la stessa cosa di Aristotele? No, e proprio in questo consiste la differenza essenziale fra i due pensatori. La si pu illustrare con un piccolo aneddoto: si tramanda che una volta Platone avesse annunciato una lezione sul bene - dunque su ci che pi interessa gli uomini - alla quale si era recato un gran numero di persone per sapere qualcosa sulla bellezza, sulla felicit, sul potere, sulla ricchezza e sulla salute; ma, dopo un certo tempo, tutti se ne andarono delusi, perch Platone non aveva parlato di quelle cose che interessano gli uomini, ma di matematica. La sua affermazione fondamentale sarebbe stata quella per cui ogni bene si radica nell'idea
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dell'Uno. Questo dimostra che per Platone gli interessi umani sono guidati da un'idea del bene, da un oggetto metafisico. Le testimonianze riferiscono che Aristotele fu l'unico dei partecipanti ad ascoltare fino in fondo. Ma alla fine egli aveva imparato qualcosa di decisivo: che le questioni etiche, che si riferiscono alla condotta dell'esistenza, alla politica, vanno distinte molto nettamente dalle questioni strutturali, metafisiche, ontologiche, matematiche. La conseguenza politica della concezione per cui l'agire e l'orientamento umano dell'esistenza guidato da oggetti metafisici si trova nel principio centrale della filosofia politica platonica, nel cosiddetto principio dei filosofi-re. Sono state contate anche le righe del testo platonico, e si scoperto che questa affermazione situata proprio al centro della Repubblica: "E se il popolo giunge a rendersi conto che gli diciamo la verit sui filosofi, non li guarder pi con ostilit, n pi sar diffidente verso di noi quando affermiamo che uno Stato non sar mai felice, se non sar disegnato da questi artisti che lavorano sul modello divino". Questo significa, a prima vista, la coincidenza di saggezza e di potere, di governo politico e di giudizio, ovvero di regalit e di filosofia. L'idea che si possa dare un ordinamento alle cose umane solo orientandosi sulla base di un bene ultimo supremo. Aristotele non condivide questa visione. In lui troviamo l'affermazione per cui non bene che un re si occupi di filosofia - poich ci lo distoglierebbe dagli affari di stato -, ma egli dovrebbe dare ascolto a coloro che veramente lo fanno. Aristotele era dell'idea che i rapporti umani abbiano la loro propria razionalit, che si costruisce attraverso l'esperienza, la conoscenza del mondo, la saggezza, e che l'uomo, per orientarsi, non ha bisogno di un'idea del bene trascendente, posta al di l del mondo. vero che anche per Platone l'esercizio della politica deve essere appreso. Egli afferma espressamente che coloro che hanno contemplato veramente l'idea vivono per cos dire nell'isola dei beati, e non assumono volentieri il potere. Questo va ricordato a coloro che criticano la concezione platonica. A questo proposito Platone diceva molto giustamente che la politica continuer ad essere cattiva fino a che coloro che esercitano il potere lottano per conquistarlo, poich si tratta proprio di coloro che hanno interesse ad averlo. La politica buona quando invece coloro che esercitano il potere non lo fanno volentieri: e questo appunto il caso dei filosofi. La differenza sta in questo, che Aristotele attribuiva all'esperienza un valore pi alto, un peso maggiore. Se ci si riferisce alla loro esperienza personale, lo si potrebbe spiegare nel diverso rapporto dei due filosofi con la politica: Aristotele fu il maestro di Alessandro Magno e discusse con lui non di metafisica, di teologia, di logica, dell'ordine del mondo, o di etica. Gli lesse bens l'Iliade di Omero, vedendovi la possibilit di plasmare lo spirito del suo allievo, immergendolo in questo mondo eroico, trattato in forma grandiosa e nobilmente aristocratica. Platone formul il principio dei filosofi-re e tent di realizzarlo. In particolare cerc, dialogando, di portare sulla strada della filosofia un tiranno, Dionigi II, chiaramente estraneo alla filosofia. Il tentativo fall tragicamente: Platone dovette abbandonare la corte siracusana, essendo la sua vita ormai in pericolo, e nel viaggio di ritorno la sua nave fu catturata ed egli fu venduto come schiavo. Comunque siano andate le cose, Platone tent di realizzare quanto andava insegnando. Cos Aristotele. La differenza sta forse in questo, che Aristotele aveva fiducia nella razionalit del mondo e delle condizioni di vita, mentre Platone era molto scettico. Egli giudicava queste condizioni contrassegnate dal male, tanto che non si sarebbe potuto sperare nessuna salvezza.
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4 Per Aristotele le faccende umane non possono presentare lo stesso grado di regolarit e di certezza proprio delle leggi cosmologiche o fisiche. Quanto influisce questo principio sulla sua concezione delle scienze pratiche? Per Aristotele l'oggetto della filosofia teoretica l'ordine di ci che eterno, di ci che necessario. Solo il necessario e l'eterno possono essere conosciuti con certezza e con sicurezza. Interamente distinto il dominio del mondano, di ci che nell'antico linguaggio filosofico veniva chiamato il contingente, il casuale, il mutabile, dove non vige alcuna rigorosa regolarit. Ci si immagini ad esempio che le norme sulla circolazione stradale mutassero ogni giorno, secondo delle regole o in modo totalmente privo di regole: sarebbe allora impossibile apprendere un qualsivoglia codice. Dove invece c' una certa stabilit, allora una cosa diventa apprendibile e conoscibile. Dunque, soltanto l'eterno conoscibile. Ci sono poi cose che possono mutare. Abbiamo di nuovo due sfere, secondo Aristotele. Da un lato ci in cui esiste una certa regolarit, non di tipo matematico, ma in cui si pu dire, sulla base dell'esperienza, che per lo pi, hos ep t poly, accade questo e questo. Vi poi la sfera di quanto puramente casuale. Neanche in questo caso possibile, per Aristotele, la conoscenza. La sfera della politica, dell'etica, dell'agire e dell'economia, appartiene a quell'ambito in cui le cose accadono secondo una certa regolarit. Si possono in questo caso formulare anche delle regole empiriche. Ne abbiamo una particolarmente chiara nella Retorica, alla quale ci si pu agevolmente richiamare. Aristotele scrive: "Se in una assemblea si presenta qualcuno esigendo la prerogativa che del principe, ovvero che gli venga messa a disposizione una guardia, allora uno degli astanti potr dire: vi avverto che gi Dionigi, e quanti come lui hanno chiesto una guardia, tutti sono divenuti in seguito tiranni. Per questo vi avverto, che se il nostro principe richiede una guardia del corpo, allora dopo qualche tempo diverr probabilmente il nostro tiranno". questa una regola dedotta dall'esperienza, in cui senz'altro c' una certa costanza, ma nessuna assoluta necessit. Ci pu essere inteso anche diversamente, ma questo ci che Aristotele vuol dire nella Politica: che in quest'ambito, a differenza che nella matematica, non c' certezza assoluta, ma esistono probabilit di maggiore o minore dignit. 5 Con questo non si corre il rischio di subordinare la filosofia pratica ad una conoscenza di tipo teoretico, quella delle regole probabili che determinano la condotta degli uomini? giusto. Queste regole, delle quali ho ora portato un esempio, appartengono alla filosofia teoretica, oppure, si potrebbe dire, sono questioni tecniche, regole empiriche. Le cose si possono anche invertire. Poniamo che un oratore nell'assemblea dichiari che, quando un principe si procura una guardia del corpo, allora diviene tiranno. Chi voglia divenire tiranno, pu dedurne la regola che segue: se voglio divenire tiranno, devo agire in modo da procurarmi una scorta. In effetti, una gran parte della politica pratica consiste di tali regole tecniche. L'altra questione, interamente diversa, : si deve diventare tiranni? Si tratterebbe di una questione etica di tutt'altro tipo. Aristotele ha differenziato i due casi. Egli afferma che ci sono sfere nell'ambito dell'etica, nelle quali si pu decidere solo con la saggezza, con l'intuito. Ma ci sono anche norme che sono assolutamente valide, sulle quali non si pu affatto discutere, dove non c' un
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pi o un meno. Una delle parti pi famose dell'etica aristotelica la dottrina secondo la quale le virt costituiscono una mediet. Un esempio ne il coraggioso, che rappresenta la mediet fra il temerario e il vile, oppure l'uomo generoso, che si pone a met strada fra il prodigo e l'avaro. Aristotele ha adottato questo procedimento per molte virt, ma non per tutte: egli aggiunge che ci sono anche sfere nelle quali non c' un pi o un meno, ma le cose sono semplicemente giuste o sbagliate, come nel caso dell'affermazione "non mentire". 6 In Aristotele, come in Platone, troviamo delle argomentazioni volte a fondare leggi universali e categoriche, oppure egli si limita a presupporre, come nella sfera teoretica, certi assiomi o principi che non possono essere dimostrati, ma sono semplicemente evidenti? Aristotele ha ripreso - ma cos in effetti in tutte le teorie etiche - i contenuti della dottrina morale dalla coscienza etica dell'epoca. Nessun filosofo ha potuto oltrepassare in punti essenziali lo sviluppo della coscienza etica del proprio tempo. Ci sono in Aristotele un paio di luoghi in cui egli si pronunciato sul linguaggio, avanzando delle nuove esigenze. Ma, innanzitutto - come Platone o Kant - egli ha semplicemente dato espressione alle migliori convinzioni etiche del suo popolo, ed ha riconosciuto che naturalmente cos, che non se ne pu discutere. Aristotele fa un esempio molto bello: nei Topici dice che se qualcuno afferma di non dover onorare gli dei o i propri genitori, non ottiene nessun argomento a suo favore, ma solo un sacco di legnate. Ci significa che su questi punti non si pu argomentare teoreticamente: la cosa cos ovvia che chi non la accetti deve essere orientato in maniera eticamente falsa. Possiamo aggiungere ancora un'osservazione che vale per i grandi pensatori, e sicuramente anche per Aristotele: ci sono casi particolari in cui essi vanno con il pensiero oltre l'orizzonte etico dell'epoca. Abbiamo gi visto che appartiene all'economia anche la dottrina della convivenza e dell'amministrazione domestica. In questo contesto Aristotele constata che non c', nel linguaggio del suo tempo, nessun termine per designare il matrimonio, e afferma che la ragione sta nel fatto che nell'epoca antica e nei grandi regni orientali non esiste libert. Soltanto uno libero, il sovrano, mentre tutti i sudditi non sono liberi: non lo sono i cittadini, gli uomini, e quindi non c' libert neppure per le donne. Solo dove gli uomini sono liberi cittadini nello stato, anche le donne possono partecipare all'uguaglianza. Altrimenti le donne sono schiave degli uomini, come a loro volta i figli sono schiavi dei padri. In base alle possibilit linguistiche Aristotele constata che esiste un'uguaglianza di uomo e donna, e la equipara alla libert degli aristocratici, che formano al loro interno un vero e proprio coro di uguali e liberi. Questo un punto sul quale Aristotele va oltre la propria epoca. Ma nella sfera etica accade per lo pi che venga sistematizzato e articolato quanto corrisponde all'orizzonte etico del tempo. 7 Pu spiegare pi esattamente quali siano per Aristotele gli oggetti e i compiti della filosofia politica? La parola politica ha in Aristotele molteplici significati, e corrispondentemente ci sono anche diverse discipline della politica. Il significato pi ampio di politica quello per cui essa concerne il mondo delle
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faccende umane. In questo senso politica indica tutto ci che specificamente umano e che gli uomini possono creare, a differenza di ci che deriva dalla natura. La politica si identifica con la sfera della filosofia pratica in generale e in questo senso anche l'etica appartiene alla politica. quanto ci viene detto proprio all'inizio dell'Etica Nicomachea: "Difatti se il bene del singolo individuo e per la citt sono la stessa cosa, conseguire e mantenere quello della citt chiaramente cosa pi grande e pi vicina al fine, poich tale bene , s, amabile relativamente al singolo individuo, ma anche pi bello e pi divino in relazione ad un popolo e a delle citt". Tuttavia, c' anche una differenza fra i due ambiti. Aristotele, diversamente da Platone, ha separato etica e politica. Ha scritto i dieci libri dell'Etica Nicomachea e gli otto libri della Politica. Qual la differenza? Prendendo in considerazione innanzitutto i temi della filosofia politica, la definizione dello Stato, il rapporto fra lo Stato e la casa, fra la politica e l'economia, l'ordinamento delle costituzioni, constatiamo che a questo contesto appartiene anche la definizione di cittadino e la questione: mutano gli obblighi di un cittadino se la costituzione si modifica? Dunque ad esempio, se un tiranno contrae dei debiti e viene rovesciato, e lo Stato diviene una democrazia, i democratici devono onorare gli obblighi assunti dal tiranno? Oppure, troviamo nella Politica di Aristotele cose molto interessanti anche sulla costruzione delle citt. Si dice materialmente come si devono erigere le mura, dove si deve collocare il mercato, se la citt deve avere porti, dove debbono essere i tribunali, i templi, e anche come si devono costruire le strade tenendo conto della loro salubrit e bellezza: tutto ci appartiene alla politica. Perch Aristotele ha separato l'etica dalla politica? Ricordiamo in primo luogo che non possiamo utilizzare qui i nostri concetti moderni. Noi poniamo una distinzione fra morale e politica: per Aristotele bisognerebbe forse invece differenziare etica e morale. Una delle esperienze fondamentali con cui Aristotele, ma anche Platone e la sofistica, si sono confrontati, era quella per cui esistono molti tipi di costituzione: c' la monarchia, la tirannia, l'oligarchia, la democrazia. Ora Aristotele pone la questione se un buon cittadino e un uomo buono siano la stessa cosa, e risponde di no: essere un buon cittadino in una certa costituzione, ad esempio sotto un tiranno, non significa necessariamente per questo essere un uomo buono. Ci significa che le qualit del cittadino si modificano secondo la costituzione, ma le qualit di un uomo buono sono in s identiche. E proprio per questo egli scrive un'etica, dunque una teoria dell'uomo buono, delle virt dell'uomo in s, mentre la politica tratta le diverse forme di costituzione, ed anche i diversi tipi umani ad esse conformi. Tuttavia Aristotele afferma che in una costituzione ideale, se lo stato cos come deve essere, l'uomo buono e il buon cittadino coincidono. In questo senso Aristotele del tutto platonico, e avrebbe potuto scrivere qualcosa come la Repubblica, in cui politica ed etica fossero indistinguibili. Ma l'esperienza che esistono diversi tipi di costituzione e diverse concezioni del diritto costringe a porre una distinzione fra le virt e qualit umane universali e quelle richieste dalla politica. 8 La sua esposizione non suggerisce di rovesciare in un certo senso il rapporto e di affermare che la politica una parte dell'etica? La politica non deve esser guidata dall'idea di ci che un uomo buono e di ci che una buona comunit di uomini? Infatti la politica di Aristotele non poi cos tecnica, per quanto ci siano altri temi che potrebbero essere
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intesi in questo senso. In effetti egli si domanda quale sia la polis ideale e la identifica con quella che realizza le qualit dell'uomo buono in quanto tale, o che realizza una vita buona nel pieno senso del termine. In questo senso la politica effettivamente strutturata eticamente da cima a fondo. C' poi un altro aspetto, come abbiamo detto, che lo differenzia invece da Platone, quello della ricerca empirica sulla costituzione e sulla sua composizione, che ha delle regole precise. Queste regole si spingono cos oltre da esser state spesso criticate: per esempio, nel caso delle regole che Aristotele d sul modo di ottenere una costituzione, e che rimanderebbero ad una sorta di tattica machiavellica. Il modello fondamentale della politica si pu individuare tuttavia in questioni quali: che cosa fa di un uomo un uomo buono, che cosa determina una buona vita, eticamente realizzata? In questo senso tutte le riflessioni di Aristotele mirano ad uno stato ideale, che uno stato in cui l'uomo in quanto uomo realizza le sue qualit umane ed etiche.

Nella filosofia pratica aristotelica Gnther Bien distingue dall'etica e dalla politica l'economia, il cui scopo la preparazione dei mezzi materiali di cui l'uomo ha bisogno per realizzare una vita buona come individuo e una societ giusta come cittadino . L'economia antica, per, a differenza di quella moderna si interessa non solo del mercato e della produzione, ma anche della vita familiare e dell'educazione . Se Platone nella Repubblica, con la nota dottrina dei filosofi-re, collega strettamente la conoscenza dell'essere e l'esercizio del potere, filosofia e regalit, teoria e prassi, per dare un fondamento metafisico alla politica, Aristotele, invece, distingue nettamente tra filosofia teoretica e filosofia pratica , criticando la dottrina platonica di un bene trascendente e attribuendo un peso maggiore all'esperienza nella realizzazione dei suoi progetti politici . La differenza essenziale tra Aristotele e Platone, a parere di Bien, sta nel modo diverso di concepire i rapporti tra teoria e prassi: per il primo, infatti, nel dominio dell'agire umano non si pu riscontrare la stessa necessit e regolarit che vige nel dominio della natura o del mondo metafisico. Bien parla poi della distinzione che Aristotele opera tra alcuni ambiti dell'etica in cui possibile decidere solo con la saggezza e con l'intuito, ed altri in cui esistono norme assolutamente valide, sulle quali non si pu affatto discutere . Pur ammettendo che in tema di uguaglianza tra uomo e donna Aristotele supera l'orizzonte culturale della sua epoca, avanzando nuove esigenze, Bien ritiene che l'etica aristotelica sia l'espressione della coscienza pratica del suo mondo . Complicato e problematico, secondo Bien, il rapporto che Aristotele istituisce tra politica ed etica: da una parte, infatti, le identifica facendo coincidere il buon cittadino con l'uomo virtuoso; dall'altra le separa affermando che le costituzioni degli stati si modificano, mentre le qualit morali dell'uomo buono permangono identiche. torna all'intervista

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