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Calcolo del momento d’inerzia curvilineo rispetto all’asse X

1. Disegnare la curva data dal dominio.


2. Spezzare la curva e parametrizzare ogni pezzo scrivendo il dominio dei parametri.
3. Calcolare i Graamiani, cioè derivare la parametrizzazioni mettendo a radice la somma dei
quadrati (Norma).
 X = ...
γ ϕ '(t) = X '2(t ) + Y '2(t )
 Y = ...
4. Applicare la formula del momento d’inerzia, cioè calcolare gli integrali sulle
parametrizzazioni della variabile opposta a quella a cui bisogna calcolare il momento di
inerzia alla seconda e sommando gli integrali moltiplicati per i Graamiani relativi.

∫Y ds = ∫ Y ⋅ ϕ '1(t) dt + ... + ∫Y
2 2
⋅ ϕ 'N(t) dt
2

γ γ1 γ N1

Misura di un insieme attraverso il Th della Divergenza.


1. Bisogna applicare il Th della Divergenza che dice:
r r r
∫∫∫ dxdydz = ∫∫∫ | n ds = ∫∫ ( Campo divergenza 1) | n( X ,Y ,Z ) ds
F
D D ∂D
2. Si prende un campo a divergenza 1:
(0,0,Z);(0,Y,0);(X,0,0)
3. Si calcolano gli integrali sulla frontiera del dominio cercando i versori normali ad ogni
superficie (diretti verso l’esterno del dominio).
4. Si sommano i risultati dei vari integrali.

Calcolo di un integrale di superficie.


1. Si parametrizza la superficie, si avranno due parametri di cui bisogna trovare i range di
appartenenza.
2. Fare la matrice Jacobiana derivando la parametrizzazione rispetto ai due parametri mettendo
i risultati per riga.
3. Usare i simboli di Gauss:
2 2 2 2
∂ϕ  ∂X   ∂Y  ∂Z 
E= =  +  + 
∂t  ∂t   ∂t   ∂t 
2 2 2 2
∂ϕ  ∂X   ∂Y   ∂Z 
G= =  +  + 
∂ϑ  ∂ϑ   ∂ϑ   ∂ϑ 
  ∂ϕ   ∂ϕ    ∂X ∂X   ∂Y ∂Y   ∂Z ∂Z 
F =    =  ⋅ +  ⋅ +  ⋅ 
  ∂t   ∂ϑ    ∂t ∂ϑ   ∂t ∂ϑ   ∂t ∂ϑ 
4. Si calcola il determinante del Graamiano:
EG − F 2
5. Si calcola l’integrale dato dal problema sostituendo le variabili in base alla
parametrizzazione e prendendo come estremi di integrazione i range dei parametri
moltiplicando l’integrale per il determinante del Graamiano.

Baricentro di una curva.


1. Disegnare la curva data dal dominio.
2. Spezzare la curva e parametrizzare ogni pezzo scrivendo il dominio dei parametri.
3. Calcolare i Graamiani, cioè derivare la parametrizzazioni mettendo a radice la somma dei
quadrati (Norma).

1
Si ha:
( )
F G( X ) = F ( Z + X , T + Y ) = ( Z + X , T + Y , Z + X + T + Y )
Risulta:
F o G : R4 → R3 : ( X , Y , Z , T ) → ( Z + X , T + Y , Z + X + T + Y )
Oppure si esegue il prodotto riga per colonna tra le matrici delle due trasformazioni lineari.
M F o MG
Divergenza e Gradiente.
∂f ∂f ∂f 
• Divergenza:  + + 
 ∂X ∂ Y ∂ Z 
∂f ∂f ∂f 
• Gradiente:  , , 
 ∂X ∂ Y ∂ Z 

Misura di un insieme.
∫ dS
S
Graamiano.
La derivata prima della parametrizzazione.
 X ′ = ...
ϕ′  la sua norma è: ϕ ′ = ( X ′) + ( Y ′ )
2 2

 Y ′ = ...
La norma è il coefficiente di dilatazione degli integrali.

Matrice Jacobiana.
Si mettono per riga le derivate parziali della parametrizzazione (o della funzione) considerata.
∂T ∂U
 X = T ⋅U  U T  ∂X
 la matrice Jacobiana è: M J =  
Y = T + U  1 1  ∂Y

Parametrizzazioni
Quando si può non parametrizzare:
È possibile non parametrizzare l’equazione, ma calcolare gli estremi a seconda della dipendenza
di X,Y,Z dai complementari, cioè X può dipendere da Y e Z, e così via. Si prende il dominio e
si cerca di rielaborare le equazioni e le disequazioni forniteci per trovare gli estremi. In questo
modo non dobbiamo calcolare il coefficiente di dilatazione di una parametrizzazioni. Questo è
molto semplice e immediato per integrali doppi, negli integrali tripli può dare problemi
calcolare gli integrali di alcune funzioni con parecchie radici!!!

Del tetraedro e triangolo:


• Il triangolo o tetraedro può essere dato in due modi, il primo:
{( X 1, Y1 ) + T ( X 2 ,Y2 ) + U ( X 3 , Y3 ) ;T , U ∈ [0,1]}
• si parametrizza così:
 X = TX 2 + UX 3 + X1

 Y = TY2 + UY3 + Y1
• Un tetraedro può essere dato dai suoi vertici:
( X1 , Y1 ) , ( X 2, Y2 ) ,( X 3 ,Y3 )
• Si parametrizza così:

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 X = X1 (1 − T − U ) + TX 2 + UX 3

 Y = Y1 (1 − T − U ) +TY2 + UY3
Della sfera o ellisse:
• Formula dell’ellisse \ cerchio:
( X − k ) 2 (Y − j ) 2 ( Z − h) 2
+ + =1
a2 b2 c2
ellisse centrata in (k,j,h) e di assi a,b,c se a=b=c è un cerchio.
• Si parametrizza così:
 X = a sin (ϑ ) sin ( ϕ ) + k

 Y = b sin (ϑ ) cos ( ϕ ) + j
 Z = c cos (ϑ ) + h

Del cilindro:
• Formula del cilindro:
( X − k) (Y − j )
2 2

+ =0
a2 a2
Cilindro centrato in (k,j,0) e raggio a.
• Si parametrizza così:
 X = a sin (ϑ ) + k

 Y = a cos (ϑ ) + j
 Z =t

Del cono:
• Formula del cono:
X2 Y2
+ = Z2
a2 a2
Cono centrato in (0,0,0), con base di raggio a. In aggiunta posso dire che se il vertice è dato,
ed è (X0 ,Y0 ,Z0 )
• Si parametrizza così:
 X = a ⋅ T ⋅ sin (ϑ ) − T ⋅ X 0

 Y = a ⋅ T ⋅ cos (ϑ ) − T ⋅ Y0
 Z = Z0 − Z0 ⋅ T

Spazio Tangente e Spazio Normale

Equazione Parametrica:
Data la Varietà
{( X , Y ) ∈ R 2 ; X ≠ 0,Y = 1 X }
rispetto al punto ( X 0 , Y0 )
• In questo caso bisogna parametrizzare, dato che non è dato sottoforma di vettore, per
esempio ( t ,1 t )
 X =t

Y = 1 t

5
1. Base spazio tangente:
si deriva la parametrizzazione e si sostituisce X0 (o Y0 a seconda della parametrizzazione)
dove c’è t, nel caso si abbia una superficie, occorreranno due vettori per determinare la base:
(1, −1 X 02 )
2. Equazioni parametriche dello spazio tangente alla varietà:
 −1   X = t
( X , Y ) = t 1, 2  
 X 0  Y = −t X 0
2

Se si ha più di un parametro si scrive:


( X , Y , Z ) = t1 ⋅ ( ....) + t2 ( ...)
3. Equazioni parametriche della retta tangente a V:
Si scrive uguale a sopra, ma si aggiunge il punto iniziale, cioè (X0 ,Y0 ) nel nostro caso,
oppure se si ha un punto con un valore, per esempio (1,2) si aggiunge 1 a X e 2 a Y.
 X = t + X 0

( )
Y = −t X 0 + Y0
2

Nel caso di più parametri si scrive così: ( X , Y , Z ) = t1 ( ...) + t 2 (...) + ( X 0 ,Y 0, Z 0 ) oppure


(1,2,3) le caso di un punto fisso (1,2,3).
4. Equazioni cartesiane dello spazio normale a V:
( )
( X , Y ) 1, −1 X 02  = 0 ⇒
 
⇒ X − Y X 02 = 0
Nel solito caso con più di un parametro si deve mettere a sistema prodotto scalare tra
(X,Y,Z) e le due basi uguagliate a 0:
 ( X , Y , Z ) ( B1 )  = 0
 

 ( X , Y , Z ) ( B2 )  = 0
5. Equazioni cartesiane della retta normale a V:
( X , Y ) − ( X 0 , Y0 ) (1, −1 X 02 )  = 0 ⇒
 
⇒ X − X 0 − (Y − Y0 ) X 0 2

Stessa cosa qui, in caso di più parametri, si sottrae il punto iniziale da entrambe le equazioni:
 ( X , Y , Z ) − ( X 0 ,Y 0, Z 0 ) ( B1 )  = 0
 

 ( X , Y , Z ) − ( X 0 ,Y 0, Z 0 ) ( B2 )  = 0
6. Base della spazio normale: Si fissano 2 elementi della base della spazio tangente e si
scambiano i due elementi fissi, e si inverte un segno, ponendo a 0 gli altri.
(1 X 02 ,1)
7. Equazioni parametriche dello spazio normale:
 1   X = t X 02
( )  2 ,1 
X , Y = t
 X0   Y = t
8. Equazioni parametriche della retta normale:
(
 X = t X 02 + X 0

)
 Y = t + Y0
9. Equazioni cartesiane dello spazio tangente:

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( )
( X , Y ) 1 X 02 ,1  = 0 ⇒
 
⇒Y + X X0 = 0 2

10. Equazioni cartesiane della retta tangente:


( X , Y ) − ( X 0 , Y0 ) (1 X 02 ,1) = 0 ⇒
 
⇒ Y −Y0 + ( X − X 0 ) X 0 2

Equazione Cartesiana:
Data la Varietà
{( X , Y ) ∈ R 2 ; X2 a 2 + Y 2 b 2 = 1}
rispetto al punto ( X 0 , Y0 )

1. Base spazio normale:


si deriva parzialmente la varietà e si sostituisce X0 e Y0 al posto di X e Y:
( 2 X 0 a2 , 2Y0 b2 )
2. Equazioni parametriche dello spazio normale alla varietà:
 2X 0
X = t
 2 X 0 2Y0   2
( X ,Y ) = t  2 , 2   a
 a b   2Y
Y = 20 t
 b
3. Equazioni parametriche della retta normale a V:
 2X 0
 X = t + X0
a2

 Y = 2Y0 t + Y
 b2 0

4. Equazioni cartesiane dello spazio tangente a V:


  2 X 0 2Y0  
( X , Y )  2 , 2   = 0 ⇒
  a b 
2X 0 2Y
⇒ 2
X + 20 Y = 0
a b
5. Equazioni cartesiane della retta tangente a V:
  2 X 0 2Y0 
( X , Y ) − ( X 0 , Y0 )  2 , 2  = 0 ⇒
  a b 
2X 0 2Y
2 (
⇒ X − X 0 ) + 20 ( Y − Y0 ) = 0
a b

6. Base della spazio tangente: Si fissano 2 elementi della base della spazio normale e si
scambiano i due elementi fissi, e si inverte un segno, ponendo a 0 gli altri.
( 2Y0 b2 , − 2 X 0 a 2 )
7. Equazioni parametriche dello spazio tangente:
 X = 2Y0 b2 t
( X , Y ) = t ( 2Y0 b , − 2X 0 a
2 2
) 
Y = −2 X 0 a t
2

8. Equazioni parametriche della retta tangente:

7
 X = 2Y0 b 2 t + X 0

Y = −2 X 0 a t + Y0
2

9. Equazioni cartesiane dello spazio normale:


( )
( X , Y ) 2Y0 b 2 , −2 X 0 a 2  = 0 ⇒
 
⇒ 2Y0 b2 ⋅ X −2 X 0 a 2 ⋅Y = 0
10. Equazioni cartesiane della retta normale:
( X , Y ) − ( X 0 , Y0 ) ( 2Y0 b 2 , −2 X 0 a 2 )  = 0 ⇒
 
⇒ 2Y0 b ⋅ ( X − X 0 ) − 2X 0 a ⋅ (Y −Y 0 ) = 0
2 2

Massimi e minimi relativi per le funzioni in più variabili.


1. Si pongono le derivate parziali uguali a 0 e si risolve il sistema per trovare i punti critici.
 ∂f
 ∂X = 0

 ∂f = 0
 ∂Y
2. Si fa la matrice hessiana di cui si trova il determinante:
∂2 f ∂2 f
2
∂X 2 ∂XY ∂ f ∂ f  ∂ f 
2 2 2
H( X ,Y ) = 2 = ⋅ − 
∂ f ∂2 f ∂Y 2 ∂X 2  ∂YX 
∂YX ∂Y 2
3. Si sostituiscono nel determinante del hessiano al posto delle Y e delle X i punti critici
trovati.
4. Se H = 0 si cerca un suo minore non nullo e si utilizza il minore al posto della matrice H
5. Se risulta:
H >0  H >0 
 
∂ f
2
 Minimo relativo ; ∂ 2 f  Massimo relativo ;
> 0  < 0 
∂X 2  ∂X 2 
H < 0} Sella ;

Massimi e minimi assoluti per funzioni definite su un


compatto (Weierstrass).
1. Disegnare il dominio: Attenzione – se la frontiera non è compresa,
non si ha un compatto e non si hanno massimi e minimi
assoluti, si possono avere solo quelli relativi.
F( X ,Y ) = X 2 + XY + Y 2 in cui B = { −2 ≤ X ≤ 2, −2 ≤Y ≤ 2}

2. Si deriva parzialmente la F e si risolve il sistema con le derivate parziali uguagliate a 0:

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 ∂F
 ∂X = 2 X + Y = 0
 ⇒ P1 = ( 0,0 ) ⇒ F( P1 ) = 0
 ∂ F
= 2Y + X = 0
 ∂Y
Si trovano così i punti critici all’interno del dominio, e si sostituiscono nella F.
3. Per i punti sulla frontiera si considerano i vari segmenti di cui è composta la frontiera del
dominio sostituendoli nella funzione: esempio del lato di Y=2:
∂F
F( X ,2 ) = X 2 + 2 X + 4 ⇒ = 2 X + 2 = 0 ⇒ X = −1 ⇒
∂X
⇒ F( −1,2) = 3
Se si trovano dei punti interni al lato considerato, si sostituiscono nella F.
Agli estremi, che vanno sempre considerati, del lato considerato si avrà:
F( −2,2) = 4
F( 2,2) = 12
4. Si ripete il procedimento per gli altri 3 lati!!!
5. Dopo aver trovato tutti i punti il valore della F massimo è il massimo assoluto, e il valore
minimo è il minimo assoluto.

Formule di risoluzione degli integrali generali.


Data l’equazione differenziale: Y ′′ + aY ′+ bY = 0
L’equazione caratteristica risulta: λ 2 + aλ + b = 0
1. Se ∆ > 0 allora: Y( X ) = C1 ⋅ eλ1 X + C2 ⋅ e λ2 X Cioè se e esistono due soluzioni reali distinte. Nel
Z
caso esistano Z soluzioni reali distinte si avrà: Y( X ) = ∑ CN ⋅ eλN X
N =1

2. Se ∆ = 0 allora: Y( X ) = C1 ⋅ eλ1 X + C2 ⋅ X ⋅ eλ1 X nel caso di due soluzioni reali coincidenti. Nel
Z
caso esistano Z soluzioni reali coincidenti si avrà: Y( X ) = ∑ CN ⋅ X N −1 ⋅ e λ1 X .
N =1
−a
3. Se ∆ < 0 allora: Y( X ) = C1 ⋅ eα X ⋅ cos ( β X ) + C2 ⋅ X ⋅ eα X ⋅ sin ( β X ) in cui α = e
2
−∆
β=
2

Integrale particolare di un’equazione non omogenea.


1. Dopo aver trovato l’integrale generale come sopra, si cerca l’integrale della non omogenea.
Si cerca di capire quale formula usare:

Nel caso in cui:


F( X ) = eξ X ⋅ PM ( X ) dove P è un polinomio in X di grado M
o Se ξ≠λN cioè non è soluzione dell’omogenea associata (nel caso non ci sia eξ X vuol
dire che ξ = 0 ) allora la soluzione è:
M
ϕ x = eξ X ⋅ qM ( X ) cioè q M ( X ) = ∑ bn ⋅ X M −n
N=0

o Se ξ=λN cioè è soluzione dell’omogenea associata di molteplicità h allora la


soluzione è:

9
M
ϕ x = X h ⋅ eξ X ⋅ qM ( X ) cioè q M ( X ) = ∑ bn ⋅ X
M −n

N=0

Nel caso in cui:


F( X ) = eξ X ⋅  PM ( X ) cos (α X ) + RK ( X ) sin (α X )  dove P è un polinomio in X di grado M e R è
un polinomio in X si grado K.
o Se ξ ± iα ≠ λN cioè non è soluzione dell’omogenea associata (nel caso non ci sia eξ X
vuol dire che ξ = 0 ) allora la soluzione è:
ϕ x = eξ X ⋅  qM ( X ) cos (α X ) + sM ( X ) sin (α X ) 
 
o Se ξ ± iα = λN cioè è soluzione dell’omogenea associata di molteplicità h allora la
soluzione è:
ϕ x = X h ⋅ eξ X ⋅  qM ( X ) cos (α X ) + s M ( X ) sin (α X ) 
 

2. Dopo aver trovato il polinomio, per trovare le costanti, si sostituisce nell’equazione non
omogenea il polinomio, derivando a seconda di quanti apici ha la Y e poi si eguagliano le
incognite: per esempio −12b0 X 2 + ( 6b0 − 8b1 ) X + 2b1 − 4b 2 = X 2 + 1 da qui
−12b0 = 1;6b0 − 8b1 = 0;2b1 − 4b2 = 1 .
3. Si sostituiscono i bx trovati nella ϕ x e si somma all’integrale generale Y( X ) risultato prima.

Problemi di Cauchy.
Dato un problema di Cauchy del genere:
 X ′ = −2 X + 4Y − t + 1

 Y ′ = − X − 2Y + t − 1
 X = 0, Y = 0
 (0 ) (0)
1. Si fa la matrice del sistema omogeneo associato:
 −2 4 
M = 
 −1 −2 
2. Si trova l’equazione caratteristica:
 −2 − λ 4  −2 − λ 4  λ = −2 − 2i
M −λI =   ⇒ det ( M − λ I ) = ⇒ λ 2 + 4λ + 8 = 0 ⇒  1
 −1 −2 − λ  −1 −2 − λ λ2 = −2 + 2i
3. Si considera uno dei due autovalori λ trovati e si sostituisce nella prima riga di M-λI,
introducendo i parametri A e B. Per trovare l’autovettore, considero λ = −2 + 2i :
( −2 − ( −2 + 2i ) ) A + 4 B = 0 ⇒ −2 iA +4 B = 0 ⇒ B = 12 iA
Battezzando A=2 risulta che B=i, quindi un autovalore non nullo è:( 2, i )
4. Si sostituisce nella formula che segue ciò che abbiamo trovato:
ψ (t ) = eλ t ⋅ ( autovalore, trovato)
Nel nostro caso:
ψ (t ) = e( −2+ 2i)t ⋅ ( 2, i ) = ( 2e−2t ⋅ cos ( 2t ) + 2ie −2t ⋅ sin ( 2t ) , ie−2t ⋅ cos ( 2t ) − 2e−2t ⋅ sin ( 2t ) )
Un sistema fondamentale di soluzioni per il sistema omogeneo associato è:

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( ) (
 Re ψ t = ϕ1 t = 2e−2t ⋅ cos ( 2t ), −2e −2t ⋅ sin ( 2t )
 () () )

( ) (
 Im ψ (t ) = ϕ2(t ) = 2e −2t ⋅ sin ( 2t ) , e −2t ⋅ cos ( 2t )
 )
5. Si cerca un integrale particolare del sistema non omogeneo:
( )
X , Y = ϕ ( t ) = ( A + Bt , C + Dt )
Derivo in t.
( X ′, Y ′ ) = ϕ ′( ) = ( B , D )
t

La funzione ϕ è soluzione del sistema se e solo se ∀t ∈ℜ . Si sostituiscono, nel sistema


iniziale, X con X , Y con il rispettivo segnato, e le due derivate con i segnati omonimi:
 B = −2 ( A + Bt ) +4 ( C + Dt ) − t + 1  B = −2 A − 2 Bt + 4 C + 4 Dt − t + 1
 ⇒
 D = − ( A + Bt ) − 2 ( C + Dt ) + t − 1  D = − A − Bt − 2C − 2Dt + t − 1
Si dividono i termini con t da quelli che non lo sono, e si toglie il t da chi lo ha. Si risolve il
sistema per trovare A,B,C,D:
 B = −2 A +4 C +1
 0 = −2 B +4 D −1


 D = − A − 2C − 1
 0 = − B − 2 D + 1
6. Si sostituisce in ϕ i valori trovati:
Nel nostro caso:
 1 1 7 3 
ϕ (t ) =  − + t , − + t 
 2 4 16 8 
7. L’integrale generale della non omogenea è:
( X ( ) , Y( ) ) = c ϕ ( ) + c ϕ ( ) +ϕ ( )
t t 1 1t 2 2t t

8. Si devono trovare i valori di c1 e c2 , cioè, si inseriscono le condizioni iniziali e si risolve il


sistema:
 1 1
 X ( t) = c1 2e ⋅ cos ( 2t ) + c2 2e ⋅ sin ( 2t ) − 2 + 4 t
−2 t −2 t


 Y = −c1e −2t ⋅ sin ( 2t ) + c2e −2t ⋅ cos ( 2 t) − 7 + 3 t
 (t ) 16 8
Per X ( 0) = 0, Y(0) = 0 , sostituendo, nella X (t ) , 0 al posto di t e uguale nella Y, risulta che:
 1 1
 2c1 − 2 = 0 ⇒ c1 = 4

 c2 − 7 = 0 ⇒ c2 = 7
 16 16
Si sostituiscono i valori di c1 e di c2 , per cui la soluzione è:
 1 −2t 7 −2t 1 1
 X (t ) = 2 e ⋅ cos ( 2t ) + 8 e ⋅ sin ( 2t ) − 2 + 4 t

Y = − 1 e −2t ⋅ sin ( 2t ) + 7 e −2t ⋅ cos ( 2 t) − 7 + 3 t
 (t ) 4 16 16 8

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Integrali Generali per sistemi di equazioni.
Questo procedimento è utilizzabile anche nei problemi di Cauchy
senza l’incognita t, in seguito si dovrà terminare il problema di
Cauchy come uno con l’incognita.
Dato un sistema di equazioni del genere:
 X ′ = 3X −Y
 ′
Y = − X −Y
1. Si fa la matrice del sistema omogeneo associato:
 3 −1
M = 
 −1 −1
2. Si trova l’equazione caratteristica:
3− λ −1  3−λ −1 λ = − 5 + 1
M −λI =   ⇒ det ( M − λ I ) = ⇒ λ 2 − 2λ − 4 = 0 ⇒  1
 −1 −1 − λ  −1 −1 − λ  λ2 = 5 + 1
3. Si considera uno dei due autovalori λ trovati e si sostituisce nella prima riga di M-λI,
introducendo i parametri A e B. Per trovare l’autovettore, considero λ = − 5 + 1 :

( ( ))
3 − − 5 +1 A − B = 0 ⇒ 5 + 2 A − B = 0 ⇒ A = ( )B
5+2
Battezzando A=1 risulta che B = 5 + 2 , quindi un autovettore non nullo è: 1, 5 + 2 ( )
4. Si sostituisce nella formula che segue ciò che abbiamo trovato:
ψ N (t ) = eλ t ⋅ ( autovettore, trovato)
Nel nostro caso:
ψ N (t ) = e(

(
) ⋅ 1, 5 + 2
5 +1 t
)
5. Si ripete dal punto 3 utilizzando un altro autovalore, fino all’utilizzo totale delle soluzioni
del determinate della matrice M-λI.
6. Dopo aver trovato un numero N di ψ uguali al numero delle N soluzioni del determinante
della matrice M-λI, si sommano le soluzioni.
( X ( ) , Y( ) ,...) = C ⋅ψ
t t 1 1 + C2 ⋅ψ 2 + ... + CN ⋅ψ N
Che nel nostro caso è:

( X ( ) , Y( ) ) = C ⋅ e(
t t 1
− 5 +1 t
(
) ⋅ 1, 5 + 2 + C ⋅ e (
2 ) (
) ⋅ 1, − 5 + 2
5 +1 t
)
Formule di Eulero
Da esponenziale a seno e coseno:
e iθ = cos (θ ) + i ⋅ sin (θ )
e −iθ = cos (θ ) − i ⋅ sin (θ )
Da seno o coseno a esponenziali:
eiθ − eiθ
sin (θ ) =
2i
e + eiθ

cos (θ ) =
2

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 
Ed il risultato sarà:T : ¡N → ¡ M , ( h1,..., hN ) →  C11h1 + ... + C1N hN ,..., CN 1h1 + ... + CNN hN 
 1442443 144 42444 3
 Valore 1 Valore N 

Integrali doppi e tripli.


1. Si disegna il dominio, nel caso di un integrale doppio, in genere basta trasformare le
equazioni del domino facendo variare una variabile in funzione dell’altra, quella il primo
integrale da fare. Per esempio se X = −1 − Y ed il domino ha anche come altra condizione
X < 0 , e che in figura Y varia da 0 a 1, allora l’integrale da svolgere è:
1
 −1− Y 
∫∫D f( X ,Y ) dD = ∫0  ∫0 f( X ,Y ) dX dY
2. Si parametrizza o si trovano gli estremi degli integrali:
a. Se si parametrizza e si usa un cambio di variabili, occorre calcolare il coefficiente di
dilatazione dell’integrale.
b. Se non si cambia la variabile, cioè si rielaborano le funzioni del dominio in modo
tale da far risultare una dipendenza dalle altre variabili, basta svolgere subito
l’integrale.
3. Se bisogna calcolare il coefficiente di dilatazione che non è altro che il modulo del
determinante della matrice Jacobiana della parametrizzazione.
4. Si calcola l’integrale sostituendo ad X,Y,Z i rispettivi valori della parametrizzazione e
moltiplicando il tutto per il determinante della matrice Jacobiana, cioè il coefficiente di
dilatazione. Coefficiente che se costante può essere portato fuori dall’integrale.
∫∫∫D f( X ,Y , Z) dD = ∫∫∫D f ϕ ,ϕ ,ϕ ⋅ det ( ϕ ′) ⋅ dϕ
1 ( (X ) (Y ) (Z ) )
Le formule di riduzione degli integrali tripli e doppi sono:
1. ∫∫ f ( X ,Y ) dXdY = ∫  ∫ f ( X ,Y ) dY dX
A p1( A)
 A( X ) 
2. ∫∫ f ( X ,Y ) dXdY = ∫  ∫ f ( X ,Y ) dX dY
A p2 ( A)
 A( X ) 
 
3. ∫∫∫ f ( X ,Y , Z )dXdYdZ = ∫∫
p(1,2 ) ( A) ∫ A( X ,Y ) ( X , Y , Z )
 f dZ dXdY
A
 
 
4. ∫∫∫ f ( X ,Y , Z )dXdYdZ = ∫
p( 3) ( A ) ∫∫ A(Z ) ( X ,Y , Z )
 f dXdY dZ
A
 

Funzione implicita ammette una ed una sola soluzione.

Ia Parte: La funzione ammette un aperto connesso in cui ha una ed


una sola soluzione?
Abbiamo una funzione implicita, una funzione incognita ed un punto fissato di questa funzione
incognita. Per esempio:
 z 5 − z 4 y + z − x = 0

 z( 0,0) = 0
Con funzione incognita z( x, y )
Si scrive la funzione f come:
f : ¡ N → ¡, ( x, y,...) → funzione implicita
nel nostro caso:

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f : ¡2 → ¡, ( x, y, z ) → z 5 − z 4 y + z − x
Si trova un punto in cui la funzione è uguale a 0 f ( x, y ) = 0 cioè il punto della funzione incognita
datoci.
Nel nostro caso mettiamo x e y uguali a zero come detto dal punto z( 0,0) = 0 e ovviamente come dice
questa espressione z=0.
f ( 0,0,0 ) = 0
Si deriva la funzione nell’incognita e si sostituisce lo stesso punto di prima, cioè ( 0,0,0 ) .
L’esempio diventa:
∂f ∂f (0,0,0 )
= 5z4 − 4z3 y + 1⇒ =1≠ 0
∂z ∂z
Per il Teorema di Dini, se il punto, nella funzione f da 0, e nella derivata da un numero diverso da 0
allora la funzione implicita ammette un aperto connesso I in cui la funzione ha una ed una sola
soluzione.

∂ϕ
IIa Parte: Calcolo di ,...
∂x
1. Si sostituisce la funzione incognita con ϕ( x,... ) nella funzione implicita.
ϕ( x, y )5 − ϕ( x, y )4 y + ϕ( x, y ) − x = 0
∂ϕ( x ,...) ∂ϕ( x ,... )
2. Si deriva parzialmente la funzione ottenuta, lasciando , ,...
∂x ∂y
Questo punto va fatto per tutte la variabili da cui dipende la funzione incognita.
∂ϕ ( x, y ) ∂ϕ ( x , y ) ∂ϕ ( x , y )
5 ⋅ ϕ( x, y )4 ⋅ − 4 ⋅ ϕ( x , y )3 ⋅ y ⋅ + −1 = 0
∂x ∂x ∂x
∂ϕ x, y ∂ϕ x , y ∂ϕ x , y
5 ⋅ ϕ( x , y )4 ⋅ ( ) − 4 ⋅ ϕ( x, y )3 ⋅ y ⋅ ( ) + ϕ (4x ,y ) + ( ) = 0
∂y ∂y ∂y
3. Si sostituisce il punto della funzione incognita datoci. E si calcolano i valori delle derivate.
Nel nostro caso si sostituisce x = 0, y = 0 che di conseguenza impongono z( 0,0) = 0 cioè
ϕ( 0,0) = 0 quindi calcolando si ha:
∂ϕ( 0,0) ∂ϕ (0,0 )
a. −1 = 0 ⇒ =1
∂x ∂x
∂ϕ( 0,0)
b. =0
∂y

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