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Documento Comunit montane e gestione associata dei servizi.

Negli ultimi due anni il processo di riordino delle Comunit Montane si intrecciato con la ricerca di soluzioni che consentissero alle stesse di esercitare un ruolo nel governo del territorio e nellofferta di servizi ai cittadini nellinteresse degli Enti e delle Comunit Locali. LUNCEM regionale ha proposto che nellambito dellautonoma potest legislativa della Regione si individuasse la Comunit Montana come modalit specifica di gestione delle funzioni e dei servizi associati per gli ambiti montani, cos come avvenuto qualche anno fa nella Regione Lombardia. La proposta nasceva dalla necessit di dare un ruolo vero agli Enti e non andava confusa con il semplice arroccamento a difesa di posizioni precostituite. Tra laltro, gli amministratori di Comunit Montane hanno poco da difendere, considerato che dal 2008, ben prima degli interventi legislativi statali, esercitano il loro ruolo nella pi assoluta gratuit. Lobiettivo era quello di salvaguardare un patrimonio e metterlo a servizio delle Comunit locali montane che vivono situazioni di maggiori difficolt e svantaggio. Le proposte di UNCEM e Comunit Montane erano finalizzate a uscire da una situazione nella quale le Comunit Montane fossero solo un peso economico per la Regione Abruzzo. A questo fine era stata individuata la possibilit di istituire una sotto commissione che, in accordo con lassessorato, potesse elaborare un proposta adeguata. Purtroppo, quella sotto-commissione non si mai riunita. La proposta non nata da un capriccio o da una difesa a oltranza di una situazione esistente ma si poggia essenzialmente su 4 elementi: 1. Le caratteristiche della Regione Abruzzo, prevalentemente montana e costituita da un elevato numero di piccoli Comuni su territori molto ampi; 2. La non abrogazione degli articoli del TU sugli Enti Locali che riguardano le Comunit Montane; 3. Il disegno di legge sulla carta delle autonomie in discussione in Parlamento che elimina gli articoli del testo Unico riferiti alle Comunit Montane e individua come forme di gestione associata dei servizi la convenzione e lunione dei Comuni, facendo, in ogni caso, salve diverse determinazioni delle Regioni. 4. Le sentenze della Corte Costituzionale che riconoscono esclusivamente alla Regione la possibilit di disciplinare le Comunit Montane. Dallo scorso anno con il D.L. 138/2011, sostanzialmente modificato dal D.L. 95/2012 sulla Spending Review, il percorso delle Comunit Montane si incrocia con quello pi generale del processo di aggregazione dei Comuni e di gestione associata delle funzioni fondamentali stabilito dallo Stato: un processo dettato dal sacro furore dellabolizione sostanziale dei Comuni e con un unico obiettivo: il risparmio economico. Con una accelerazione sostanziale, che dovrebbe portare, nel giro di un anno, alla gestione associata di tutte le funzioni fondamentali, si ridurranno i Comuni ad un simulacro di rappresentanza senza alcun potere di decisione autonoma. La gestione associata di tutte le funzioni fondamentali non per nulla paragonabile alle esperienze di unioni di Comuni esistenti o alla stessa esperienza delle Comunit Montane. Inoltre, i livelli

dimensionali di aggregazione stabiliti (10000 abitanti per lo stato e 5000 per la Regione) non fanno alcun riferimento ad altri livelli dimensionali stabiliti da norme specifiche (SERVIZI SOCIALI, GESTIONE RIFIUTI, FUNZIONI CATASTALI, SISTEMA IDRICO INTEGRATO) e non tengono minimamente conto dei principi costituzionali di sussidiariet, adeguatezza e differenziazione. Il risultato che ne potrebbe venire fuori rischia di essere peggiore della situazione attuale. Nella giusta necessit di trovare le soluzioni pi adeguate per la gestione dei servizi, il legislatore concepisce lUnione dei comuni come sanzione e pena per i Comuni per i comuni che vogliono seguire la strada della convenzione con il rischio di trasformare la gestione associata in una sorta di prigione e gabbia delle autonomie locali. Per evitare che questo accada, la regione Abruzzo deve fare uno sforzo per calare questo processo nelle peculiarit del contesto abruzzese e scongiurare che si facciano pi danni dei problemi che si risolvono. Da questo punto di vista utile richiamare le specificit abruzzesi: 1. Ci sono 182 comuni su 305 ricompresi nelle Comunit Montane; 2. Ci sono 250 Comuni inferiori a 5.000 abitanti di cui 106 inferiori a 1.000; 3. I Comuni obbligati alla gestione associata sono 236 di cui 159 appartenenti a Comunit Montane e 77 non appartenenti; 4. I Comuni montani obbligati hanno una superficie 6 volte superiore a quella dei Comuni obbligati non montani; 5. La popolazione media dei 159 Comuni montani obbligati 951 abitanti mentre quella dei Comuni non montani obbligati di 2066 abitanti. Da questi pochi dati si capisce che il tema della gestione associata delle funzioni fondamentali in gran parte un tema che riguarda i Comuni montani, i quali avranno maggiori difficolt a realizzare un percorso calato dall'alto e che non si fa carico delle situazioni di svantaggio. E del tutto evidente che non di Comunit Montane stiamo parlando ma di un tema pi ampio che riguarda la montagna, la gran parte dei comuni abruzzesi e il futuro delle comunit che li abitano. Per questo riteniamo che lemendamento al disegno di legge regionale di modifica della LR 143/97, presentato direttamente in commissione dallAssessore Regionale agli enti Locali, Avv. Carlo Masci, non sia adeguato ad affrontare questa complessit e che debbano essere ricercate soluzioni pi articolate. Nello specifico dellemendamento segnaliamo che lidea di far decidere ai Comuni la trasformazione delle Comunit Montane e il destino dei dipendenti rischia di trasformarsi in un escamotage per chiudere le Comunit Montane senza assumersene la responsabilit. Allo stato attuale, anche se il legislatore ha operato una precisa scelta verso la costituzione delle unioni come modalit di gestione associata, l'opinione di gran lunga prevalente da parte dei comuni quella di avviare un processo di aggregazione attraverso le convenzioni, individuata come forma pi adatta alla sperimentazione di un percorso. Inoltre, lart. 32 del TU sugli enti locali, cos come stato riscritto dal D.L. 95 non immediatamente applicabile.

Lo stesso stabilisce che il consiglio dellunione composto da un numero di consiglieri pari a quello di un Comune con la stessa popolazione e che i Consigli Comunali, nellindicare il proprio rappresentante, devono tenere conto delle minoranze, senza indicare le modalit di elezione. Nello specifico delle Comunit Montane abruzzesi molte di esse sono composte da un numero di comuni superiore al numero dei componenti il futuro consiglio dellUnione. Abbiamo Comunit Montane con un numero di comuni pari a 20, 13, 27, 33, 16, 24, 16, e ognuna di loro, se trasformata in unione, avrebbe un Consiglio di 16 membri. Nel caso specifico della Comunit montana peligna di cui facciamo parte avremmo 16 consiglieri e 16 comuni. Si pu chiedere ad un Consiglio Comunale di deliberare la propria appartenenza allunione a cui delegare tutte le funzioni fondamentali senza sapere se il comune potr essere rappresentato in consiglio? Se lemendamento fosse approvato cos, la risposta dei Consigli Comunali a trasformarsi in Unione non potr che essere NO! Analoghe incertezze esistono per quanto riguarda il personale per il quale non esiste nella legge un impegno preciso della Regione a sostenerne la ricollocazione, prevedendo e definendo impegni economici certi. Lultimo aspetto riguarda il patrimonio e i rapporti giuridici esistenti per i quali andrebbero definiti con maggior chiarezza gli esiti, evitando rigidit per le quali basta un solo Comune che non condivide la soluzione di ricostituire una Unione di comuni montani per evitare la continuit nei rapporti giuridici e la nomina di commissario liquidatore. Infine segnaliamo che la tempistica stabilita delibera dei comuni entro il 31.12.2012 porr non pochi problemi in quanto le Comunit Montane attuali sono state individuate come forma di gestione associata dei servizi sociali e dovrebbero continuare a gestire i piani di zona 2011/2013, approvati con accordo di programma, validati e finanziati dalla Regione Abruzzo. Nel caso di scioglimento delle Comunit Montane dal 1 gennaio i Comuni non saranno nelle condizioni di dare continuit ai servizi, considerato che dovranno individuare una nuova forma di gestione e ridefinire tutti gli aspetti organizzativi e gestionali. Pertanto, chiediamo che la Regione Abruzzo emani una legge organica sullesempio di altre Regioni (Piemonte, Veneto etc..) con la quale disciplinare la complessa materia della gestione associata dei servizi e il passaggio dalle Comunit montane alle unioni di comuni montani che potranno esercitare anche le specifiche competenze di tutela e di promozione della montagna attribuite in attuazione dell'articolo 44, secondo comma, della Costituzione e delle leggi in favore dei territori montani.

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