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Corruzione, Transparency striglia i politici bosniaci

72esimo su 176 Stati. Questo il modesto risultato raggiunto dal Paese nellindice annuale stilato dallorganizzazione mondiale, che ha anche indetto un convegno sul tema a Sarajevo. Come ogni anno Trasparency International ha stilato lindice mondiale di percezione della corruzione: la Bosnia si piazzata 72esima su un totale di 176 Paesi, tra laltro a pari merito con lItalia. Le conclusioni messe nero su bianco dallorganizzazione non governativa internazionale sono spietate: il Paese uno dei pi corrotti in Europa e nei Balcani, anche se la Serbia andata pi a fondo nella classifica fermandosi al 80esimo posto. Mettendo da parte i semplici confronti tra Paesi vicini, il verdetto di Trasparency sulla Bosnia chiaro: le istituzioni interne appaiono ancora troppo deboli per garantire il corretto funzionamento dello Stato. Ci vuol dire che in tutti i segmenti istituzionali bosniaci si avverte una sorta di resistenza ad implementare leggi e misure per combattere efficacemente la corruzione e anche la criminalit organizzata. Lanalisi insiste proprio su questo punto e rilancia: tutti i governi della Bosnia (il Paese diviso in due entit autonome, una a maggioranza serba e laltra a maggioranza musulmano-croata) sono radicati su un sistema inefficiente, irresponsabile e opaco. Inoltre la totale mancanza di coordinamento - frutto del coacervo tra etnie diverse - favorisce una paralisi legislativa che coinvolge anche le proposte di legge sul tema. Verso la fine lanalisi si occupa anche dei media bosniaci, soggetti a una devastante pressione politica: linformazione costantemente sotto il controllo della politica, mentre, come sottolinea Transparency, nei Paesi democratici dovrebbe essere il contrario. Secondo Srdjan Blagovcanin, direttore del settore bosniaco di Transparency, solo una lotta seria alla corruzione porter il Paese fuori dalla crisi economica e rafforzer la fiducia dei cittadini nei confronti dello Stato e delle entit. Blagovcanin non usa mezze parole: la colpa dei politici che non sono disposti ad affrontare il problema. Lagenda politica sembra interessarsi alla questione, ma le numerose proposte di riforma vengono sistematicamente affossate per non toccare gli interessi personali: si proteggono a vicenda, ha tuonato il responsabile di Trasparency per Sarajevo.

Loccasione per discutere di questa piaga stata la presentazione dello studio sulla corruzione in Bosnia-Erzegovina, effettuato dagli analisti di Trasparency e rilasciato venerd in seguito alla pubblicazione della classifica avvenuta giorni fa. Nel corso della conferenza, svoltasi a Sarajevo, Blagovcanin ha sostenuto che la Bosnia dovrebbe prendere spunto dalla Croazia, dove un ex primo ministro, Ivo Sanader, stato condannato in carcere per corruzione. Ma sono sicuro che anche in Bosnia assisteremo a una rinascita dello Stato di diritto, ha aggiunto Blagovcanin, confortato dal fatto che una presa di posizione forte contro la corruzione la prima condizione, e la pi stringente, imposta dallUnione europea per ladesione comunitaria del Paese. Abbiamo bisogno per di un impegno chiaro e di una politica volta a contrastare il fenomeno e al momento mancano i presupposti, ribatte Renzo Daviddi, vice-capo della delegazione Ue a Sarajevo. Le riforme dovrebbero riguardare anche il sistema giudiziario del Paese, che secondo lo studio presenta molte lacune causate da una struttura statale estremamente complessa e dalle frequenti pressioni politiche sulla magistratura. Uno dei problemi principali certamente la politicizzazione dellapparato giudiziario - afferma Lejla Ibranovic del gruppo bosniaco di Trasparency - solo pochi mesi fa abbiamo assistito a un presidente della Republika Srpska, sostenuto da tutti i suoi sodali, proporre labolizione dei tribunali e della Procura della Bosnia-Erzegovina. Inoltre la magistratura ha enormi problemi di finanziamento e i fondi vengono distribuiti in modo confuso e diseguale: a chi troppo e a chi niente. Anche qui, segnala il sito internet Balkan Insight, la corruzione ha un ruolo fondamentale: secondo la Ibranovic il fenomeno inarrestabile anche tra gli alti magistrati.

Assenteismo alle stelle nel Parlamento macedone


La palma ai legislatori peggiori va ad Al Ahmeti e Menduh Thaci, il quale durante il primo semestre non si fatto vedere in aula neanche una volta. In Macedonia scoppiata la caccia al parlamentare assenteista. Un rapporto semestrale sulle prestazioni degli onorevoli macedoni in

aula ha infiammato lopinione pubblica. I tantissimi messaggi di offese e insulti su Twitter e Facebook riguardano principalmente due deputati appartenenti alla comunit albanese: Ali Ahmeti e Menduh Thaci. I due sono anche qualcosa di pi che semplici onorevoli, dirigono entrambi i due partiti albanesi: Ahmeti lUnione Democratica per lintegrazione (Dui) e Thaci il Partito democratico degli albanesi (Dpa). Sono anche strenui rivali politici, di visioni completamente opposte. Ma evidentemente su un tema vanno daccordo: lassenza in aula. Nel primo semestre Ahmeti non si presentato in Parlamento per ben 92 giorni e il suo collega Thaci ha addirittura fatto di peggio: il suo banco rimasto completamente immacolato. Il leader del Dpa non ha partecipato infatti neanche a una seduta nei primi sei mesi dellanno. Da citare anche i due deputati Irfan Deari e Risto Mancev, presenti rispettivamente solo a 7 e 28 sedute. Lo stipendio dei parlamentari macedoni oscilla dai 1.000 ai 1.100 euro ed collegato alle presenze in aula. Ma una punizione pecuniaria concreta per chi sempre assente manca. Anche il presidente del Parlamento, Trajko Veljanovski, ammette che il problema sta prendendo una brutta piega, specie in un Paese dove lo stipendio medio ammonta a 350 euro. Ma se dichiarano prima le assenze non possiamo farci niente, afferma Veljanovski al quotidiano macedone Dnevnik

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