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26 marzo 1997 Matilde stanotte non riesce a dormire.

Gi da un paio di giorni prova un senso di irrequietezza e di fastidio che la disturba, soprattutto di notte. Forse perch sono notti in cui la luna splende piena e lucente nel cielo blu scuro e irradia i suoi raggi colmi di energia sulla terra. Apre gli occhi di scatto. Il sonno le passato del tutto e ha la sensazione di dover fare qualcosa di importante. Ma Matilde non una persona impulsiva. Preferisce riflettere prima, valutare con cura. Non sto poi cos scomoda. Che fretta ho? si dice. Cos stira le gambe, sbadiglia e cerca una posizione pi comoda. Scruta il buio, senza una meta precisa. Ma poi sente le gambe di nuovo appesantirsi e ha bisogno di allargarle. Sente un calore diffuso venire su dai piedi e allora li muove cercando delle zone pi fresche. Le giungono delle voci leggere, bisbigliate. Distingue la voce di sua madre, poi quella di suo padre, e sorride. Matilde vuole molto bene ai suoi genitori. Li trova amabili ed insostituibili. Anche se, quando li sente litigare, le si stringe il cuore e le viene un groppo alla gola. In quei momenti si estrania e si perde nelle sue cose, nei suoi pensieri. Ma contenta di loro, non li scambierebbe con nessun altro al mondo. Poi le viene in mente il ticchettio della tastiera del computer di sua madre. un po che non sente quei battiti veloci, e le mancano. Le piace molto quel rumore ovattato, continuo, ma sempre diverso. Lo trova pieno di ritmi e tonalit. La aiuta a

creare nuove immagini, a fantasticare, a sognare. Riconosce in quei battiti, apparentemente casuali, una melodia o una storia nascoste. Come se quei suoni fossero tutti intimamente diversi, delle note fondamentali, e si legassero tra loro in una maniera unica e originale. Si sforza di ricordare una di quelle fantasie, ma non gliene viene in mente nessuna in quel momento. Rimane immobile, tentando di riprodurre mentalmente il suono della tastiera, e si lascia cullare da quel gioco di finzione. E, lentamente, senza accorgersene, accoccolata nel tepore circostante, si riappisola. Si sveglia di soprassalto, come per uno scossone, e non saprebbe dire quanto tempo passato. Si rimprovera per essersi distratta, come le accade spesso, e di aver tralasciato i suoi problemi di quegli ultimi giorni e di quella notte. Deve pensare, ma comincia a sentire un po di fame e la cosa la infastidisce. Cambia posizione varie volte, tentando di domarla. Finalmente trova la posizione giusta e si ripromette di analizzare la propria situazione. Sono diversi giorni che sente di aver perso un po di tranquillit, ma quella notte la sensazione pi forte, pi netta. Si sente irrequieta, scomoda. Eppure non le sembra di avere grandi problemi. Le sembra che tutto vada bene. Certo ora ha un po di fame, e ci la disturba, ma soprattutto non le permette di concentrarsi. Non le rimane che tentare di rilassarsi, pensando ad altro. In fondo le sue riflessioni non sono ancora mature, anzi non sono nemmeno riflessioni, ma semplici intuizioni. Forse deve attendere nuovi sviluppi. Non vale la pena di arrovellarsi ora. Questo pensiero le infonde una nuova tranquillit, un senso di benessere. Le

palpebre sbattono pi frequentemente, poi lentamente si socchiudono, e Matilde si lascia andare ad un torpore soporifero e si riaddormenta. Al suo risveglio la fame le passata e si sente in forze. Le tornata limpressione per che ci sia qualcosa dimportante da fare quel giorno. Non pu rimanersene l immobile. Ma non ha intenzione di intraprendere qualcosa di serio, senza aver prima capito. Comincia a pensare e, man mano che i pensieri le si affollano nella mente, che si intrecciano e si sovrappongono in modo confusionale, il suo corpo si intorpidisce. Gli arti si appesantiscono e sirrigidiscono e non riesce a stare ferma. Muove le gambe, allarga le braccia, cambia posizione diverse volte. Un senso di oppressione, che prima era rimasto rannicchiato nellombra, comincia ad assalirla. E intanto tenta di riflettere, di trovare una soluzione. Ma diventa via via pi confusa e anche piuttosto agitata. A tratti, nei momenti di maggior insofferenza e soffocamento, prova a rilasciare le energie accumulate con movimenti rapidi e concitati, ma ottiene solo risultati molto fugaci, sollievi temporanei. Forse ha bisogno di un cambiamento forte e radicale. Ma quale? Un cambiamento che la porti verso uno stato, fisico o mentale, ignoto? Oppure si tratta solo di trovare un nuovo equilibrio? Per un attimo si aggrappa a quel pensiero, a quella speranza. Eppure qualcosa avvenuto, qualcosa mutato in lei, qualcosa non la soddisfa pi. E intanto lansia aumenta, il senso di oppressione cresce e non riesce a star ferma e rilassarsi, mentre ben lontana da una minima coscienza di ci che le sta accadendo. Che cosa

potrebbe fare? O dove potrebbe andare? Matilde ancora non lo sa. Continua a cercare nuove posizioni per le gambe, le divarica e le allunga pi che pu. Si gira, si rigira, attorciglia le braccia attorno al busto, cercando di stirarle, mentre una strana angoscia le stringe il petto. I suoi brevi sfoghi divengono sempre pi frequenti. Ad un certo punto sente anche un bisogno inconsapevole di urlare. Ma dimprovviso ha paura. Sente di nuovo delle voci, ma stavolta sono confuse e sconosciute. Sente dei rumori metallici e dellagitazione, e la paura le aumenta. Il cuore ora le batte forte. Tende il corpo e stringe i pugni, in bala di sollecitazioni sconosciute. Poi si sente spingere, trascinare, verso lalto le sembra. Che sta succedendo? Di colpo una luce fortissima labbaglia. Un vento freddo la colpisce e la soffoca, un odore acre le sferza il viso. Rimane stordita per un secondo, col fiato sospeso. Poi scoppia a piangere, un pianto forte e acuto, liberatorio. Qualcosa di sorprendente le accaduto! Matilde nata!

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