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GIOVED 29 NOVEMBRE 2012

URBINO E MONTEFELTRO 15

di TIZIANO MANCINI
URBINO

IL FONDO Antico dellUniversit di Urbino possiede tesori la cui esplorazione era finora riservata a un pubblico di iniziati. Bibliofili, studiosi, appassionati che univano le competenze storico-filologiche a una pazienza monomaniacale. Perch il tempo un bene prezioso che ogni giorno scegliamo come spendere. Il pi delle volte optando per la strada pi breve e sicura, il certo piuttosto che lincerto. Con lavvento dellinformazione digitale e intertestuale tutto cambiato. E anche il Fondo Antico si sta aprendo al web. DECINE di manoscritti stanno cos riemergendo dai sotterranei della storia, per apparire sul pc di casa come sullo smartphone o sulliPad. Il percorso per raggiungere questi tesori non arduo: si parte da uniurb.it per entrare in Biblioteche dove occorre selezionare la Biblioteca dellArea Umanistica poi il Fondo Antico, la cui pagina ospita ora la Biblioteca digitale. La porta virtuale si apre cos su un paesaggio affascinante: dai giorni del Ducato tornano a noi gli Statuti della citt di Urbino e gli scritti scientifici di Federico Commandino. Risalendo il corso dei secoli ci imbat-

Il Fondo Antico dellAteneo consultabile da casa

I segreti del Ducato si trovano on-line


FEDERICO MARCUCCI
STUDIOSO Federico Marcucci, una mappa del Ducato, gli stemmi delle famiglie nobili, una lettera di Federico Commandino. In basso, il generale Federico Veterani (Foto Paolo Bianchi)

Il dietro le quinte della politica dellultimo duca per tentare di salvare lo Stato e non consegnarlo al pontefice

maschio Federico Ubaldo, sottoscrivesse la devoluzione della citt alla Chiesa allatto della sua morte, come in effetti poi avvenne, e per scongiurare eventuali colpi di mano degli atri pretendenti, non improbabili visto il ruolo di Urbino nellItalia del tempo. A sostegno di tali mire e per preparare il terreno, il papa aveva gi in precedenza sostituito larcivescovo Ottavio Accoramboni, dimessosi ufficialmente per motivi di salute, con il pi fedele ed efficiente Paolo Emilio Sartorio.
Dunque, due emissari romani a ordire trame in Urbino. Che rapporti cerano tra i due?

Decisamente pessimi, e non perdevano occasione per dimostrarselo. Basti dire che si trovarono su fronti opposti in merito allipotesi di spostamento (corsi e ricorsi della storia!) dellAudienza, ovvero il Tribunale di Urbino. Gessi la voleva a Pesaro, ormai divenuta la capitale di fatto del Ducato, mentre larcivescovo Paolo Emilio Santorio stava con cittadini che non ne volevano sapere di trasferimenti. Una delegazione di Urbinati si rec persino a Roma. Ne venne fuori una decisone salomonica: Urbino sarebbe stata la sede estiva dellAudienza e Pesaro quella invernale.

VITA QUOTIDIANA Dalle lettere si ricostruiscono molti scorci delle giornate della gente comune
tiamo poi nel volto imperioso del conte Federico Veterani che ci intimorisce dal frontespizio delle lettere inviate alla famiglia dai fronti di guerra che lo impegnavano alla fine del XVII secolo.
POI ANALISI sociali, urbanistiche e architettoniche di Urbino come quella, corredata di mappa della citt, redatta nel 1744 dallecclesiastico Ubaldo Antonio Tosi. Non mancano gli stemmi delle famiglie patrizie raccolte dal conte Luigi Nardini nel 1918 o gli alberi genealogici delle famiglie illustri di Urbino redatti meticolosamente da Antonio Rosa, a sua volta giovatosi degli studi dellerudito urbinate Pier Girolamo Vernaccia. Ma pi della riproduzione digitale dei testi, il lavoro pi impegnativo di Federico Marcucci, che cura il Fondo Antico dellAteneo, la trascrizione di importanti documenti, corredati poi da glosse e annotazioni, in modo che questi siano finalmente e facilmente analizzati dal grande pubblico oltre che dagli studiosi. Un lavoro monumentale, che richiama quello degli amanuensi ma con un effetto moltiplicatore mille volte pi potente, non destinato a una sola copia ma alla diffusione erga omnes.

QUESTIONE TRIBUNALE Anche nel Seicento tentarono di trasferirlo a Pesaro. Gli urbinati protestarono a Roma
Ma il della Rovere era rassegnato al passaggio del Ducato alla Chiesa?

Non proprio, almeno fino a un certo punto. Ad esempio, un giorno il Santorio venne a conoscenza, grazie alle sue spie, del tentativo di Francesco Maria II di rendere la principessa Vittoria erede di tutti i beni di Casa della Rovere, che per il papa riusc a sventare.
S. Spigolando qua e l ci si imbatte in episodi curiosi. A questo proposito posso citare una breve lettera del Gessi, datata 15 maggio 1625, quando il Duca aveva 76 anni e la Duchessa 40. Al di l degli aspetti pruriginosi, interessante notare come spesso la storia sia condizionata dai particolari e a volte irragionevoli capricci dei singoli individui. Dice infatti la lettera: sono avvisato che ultimamente li famigliari del Signor Duca, con occasione di aver visto nelli lenzuoli suoi alcune macchie per polluzione avventuali di notte, gli proposero di chiamare a dormir seco la Signora Duchessa, al che egli da principio acconsent, e mand il medico Oddi a dirglielo, la quale se ne mostr aliena per la mormorazione che disse temere saria seguita se per sorte si fosse ingravidata, ma poi si rimesse alla volont di Sua Altezza, e fu accomodato un letto per tale effetto; ma il Duca si poi pentito, si rimosso il letto e non se n pi parlato. Tra queste e altre trame, le lettere riportano evocative descrizioni dei borghi e del paesaggi ducali del tempo. Quattro clic e riappare davanti agli occhi lantico sipario ducale.
Le lettere trattano anche la vita quotidiana?

ultimo di Urbino, da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Berlingiero Gessi, Governatore per la Santa Sede di quellintero ducato. Insomma colui che doveva favorire ci che nel 1631 sarebbe in effetti accaduto, ovvero la devoluzione di Urbino allo Stato della Chiesa. Nellintroduzione alle lettere trascritte, Federico Marcucci ci descrive larticolato quadro politico del tempo. SIAMO tra il 1625 e il 1627. Un periodo cruciale per la citt ducale, che dopo secoli di signoria dei Montefeltro prima e dei Della Rovere poi, sta rischiando di perdere la secolare autonomia per finire sotto il dominio del papato. Dopo la morte della prima moglie, Lucrezia dEste, Francesco Maria II si risposa, spinto dalla ragion di stato, con sua cugina Livia Della Rovere. Dallunione nasce Federico Ubaldo, il sospirato erede destinato a perpetuare la dinastia ma che

invece muore misteriosamente nel 1623 a soli 18 anni e fresco di nozze con Claudia de Medici. Ufficialmente un soffocamento da ma cadocatarro,

i sospetti lavvistamento in quei giorni di sei personaggi dallaccento toscano per le vie della citt. Tuttavia anche altri sono pretendenti al Ducato di Urbino: Ferdinando II dAsburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1619 al 1637, ma soprattutto il papa, destinatario delle missive, che saranno acquistate dagli eredi del Gessi da parte del senatore Filippo Ercolani e poi trascritte nel 1801 da Antonio Rosa. Chiediamo a Federico Marcucci cosa raccontano queste lettere. BERLINGIERO Gessi dice Marcucci era stato inviato quale Governatore Ecclesiastico a Urbino nel 1625 appositamente, anche se non formalmente, da papa Urbano VIII, al secolo Maffeo Barberini, per accertarsi che lanziano Francesco Maria II Della Rovere, privo di eredi dopo la prematura (e sospetta) morte a 18 anni dellunico figlio

E PROPRIO in questi giorni, conclusa la digitalizzazione, alla portata di tutti la consultazione del Manoscritto 81, ovvero la Collezione delle lettere scritte, vivente il Serenissimo Francesco Maria II della Rovere, Duca VI e

spetnososui Mediti anche ci, non disposti a perdonare a Federico Ubaldo i maltrattamenti inferti alla moglie. Ad avvalorare

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