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DOMENICA 4 NOVEMBRE 2012

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Fu inaugurata il 28 ottobre del 1932 al Palazzo delle esposizioni della Capitale e voluta per celebrare il decimo anniversario della marcia su Roma. La mostra fu per gli anni trenta unoperazione culturale di grande portata

Quella mostra tra


Alberto Samon
rchiviare lidentit del fascismo come quella di un regime legato alla rievocazione del passato, unoperazione ben nota, nonostante lestrema modernit di unesperienza che, per quel tempo stata, al contrario, rivoluzionaria e contemporanea. Allo stesso modo, a partire dal dopoguerra si tentato di sminuire la portata innovativa dellarte e dellarchitettura fascista con definizioni sbrigative, costruite allo scopo di evitare che sullesperienza artistica del ventennio potesse nascere un dibattito scevro da pregiudizi ideologici. Un esempio della modernit delle scelte artistiche di quel periodo testimoniato dalla Mostra della rivoluzione fascista, inaugurata il 28 ottobre del 1932 al Palazzo delle esposizioni della Capitale e voluta per celebrare il decimo anniversario della Marcia su Roma. La mostra per gli anni trenta unoperazione culturale di grande portata che, da un lato, viene pensata per consolidare nella consapevolezza collettiva il legame tra il popolo e il fascismo, esaltando la memoria della lotta per lascesa al governo, il sacrificio dei martiri e la figura di Mussolini quale capo della rivoluzione, e dallaltro, una straordinaria testimonianza della vivacit artistica di quel tempo. Spinte creative, che si

artee propaganda
manifestano in modo evidente nellesposizione, a cui partecipano alcuni fra gli artisti e gli architetti pi interessanti di quel periodo. La mostra stessa diviene, cos, esempio dellincontro fra le giovani correnti artistiche dellItalia degli anni trenta e costituisce, perci, una cartina di tornasole di quella tensione per il moderno che, pur nel richiamo ai valori della romanit, alberga nella cultura del tempo. Il progetto espositivo ideato da Gino Alfieri, che si avvale della collaborazione di Luigi Freddi e Cipriano Oppo. Lidea iniziale prevede che la mostra sia allestita nel Castello Sforzesco di Milano, ma poi viene scelta Roma per la maggiore visibilit e la gran mole di visitatori che ci si aspetta. E lattesa non viene tradita, perch lesposizione resta aperta per due anni consecutivi, facendo registrare quattro milioni di visitatori: un successo straordinario, che nel 1937 la fa riaprire per un altro anno, per poi essere dichiarata permanente. Linfluenza razionalista e modernista dellarchitettura fascista si nota gi nella facciata del Palazzo delle esposizioni che, per loccasione, viene trasformata in una gigantesca struttura geometrica di colore rosso, progettata dagli architetti Adalberto Libera e Mario De Renzi, e prosegue anche nei diciannove padiglioni espositivi. Libera, giovane e battagliero esponente della corrente razionalista, qualche anno prima aveva fondato il Miar, movimento italiano per larchitettura razionale, e nel 1934 sempre insieme a De Renzi completa la realizzazione delledificio postale dellAventino a Roma. Tra le sale pi interessanti spiccano quelle contrassegnate dalle lettere P e Q, realizzate dal pittore Mario Sironi, in cui sono celebrate ladunata napoletana e la stessa marcia su Roma, che vengono caratterizzate da uno stile inconfondibile, fra costruttivismo e futurismo. Lo stesso, con cui lartista allestisce qualche anno pi tardi, nel 1937, il padiglione italiano allEsposizione Universale di Parigi. Il richiamo allinnovazione anche testimoniato dallallestimento radicale della sala O da parte dellarchitetto Giuseppe Terragni, che ritenuto guida del movimento rinnovatore nellarchitettura italiana. Motivo dominante della sala la fotografia, grazie ad un insieme di fotomontaggi e mosaici fotografici, che richiamano soprattutto le vicende pi importanti del 1922. Proprio il massiccio utilizzo di immagini uno degli elementi principali della mostra: si conta che Luigi Freddi abbia selezionato quindicimila fotografie e un ruolo di primo piano svolto dai laboratori dellIstituto Luce, in cui vengono sviluppate e ingrandite. Ricordare oggi gli ottantanni della mostra, significa guardare allarte del ventennio senza pregiudizi e paraocchi.

Dieci anni dopo la marcia


Il progetto espositivo fu ideato da Gino Alfieri, che si avvalse della collaborazione di Luigi Freddi e Cipriano Oppo. Lidea iniziale prevedeva che la mostra fosse allestita nel Castello Sforzesco di Milano, ma poi venne scelta Roma per la maggiore visibilit e la gran mole di visitatori che ci si aspettava

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