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DETOUR COTRONEI CITT CAMMINABILI PIRIPICCHIO COMUZIO CINEMA NORDCOREANO GAY ROCK I DISCHI DELLA VITA JAY PURYEAR

RESIDENT EVIL 6 DISHONORED


MUSICA ARTI OZIO
SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE IL MANIFESTO SABATO 27 OTTOBRE 2012 ANNO 15 N. 42

LA LOTTA DELLE DONNE TUNISINE PER MANTENERE NELLA COSTITUZIONE IL CONCETTO DI UGUAGLIANZA E RESPINGERE AL MITTENTE QUELLO DI COMPLEMENTARIET. UN ESEMPIO PER TUTTO IL MEDIORIENTE DALLEGITTO ALLA SIRIA

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ALIAS 27 OTTOBRE 2012

DIRITTI

UNA QUESTIONE DI PARIT

La Tunisia nello stilare la Costituzione sta indicando lo standard per tutti gli altri paesi. In Egitto si discute dei processi agli abusi commessi contro i diritti umani e del processo democratico

di VINCENZO MATTEI
IL CAIRO

Hossiba Hadj Saharaoui, responsabile di Amnesty International per tutto il Medio Oriente, nata in Algeria. Ha vissuto le conseguenze della guerra civile che agli inizi degli anni 90 ha devastato il paese. stata testimone delle violenze perpetrare dalle forze militari regolari e dai vari gruppi armati sparsi nel territorio: molestie e stupri sulle donne e barbarie contro lessere umano. Stando alle sue parole, AI era lunica ONG umanitaria presente in loco che prestava soccorso e aiuto alle persone e alle famiglie delle vittime. Durante la conferenza, tenuta presso il Sindacato dei Giornalisti a Il Cairo lo scorso 2 ottobre, Hossiba ha asserito con convinzione che Amnesty continuer a monitorare la situazione della violazione dei diritti umani in Egitto e combatter affinch gli ufficiali, responsabili delle torture e degli abusi commessi dalla polizia dopo le dimissioni di Mubarak, siano posti sotto processo. Nelle sue parole: per la prima volta lEgitto ha avuto libere elezioni. L'ottimismo che linsurrezione ha portato notevole, lunico problema che ora le persone sono deluse. Certo, siamo ancora pieni di speranza, ma continueremo a confrontarci con le autorit locali e continueremo a denunciare gli abusi che ancora vengono perpetrati. Come Amnesty monitora i lavori costituzionali tunisini? Come stanno procedendo? Come consideri lintroduzione della norma che stabilisce il giusto equilibrio del ruolo della donna tra il lavoro in ufficio e quello dei doveri domestico familiari (in rispetto alla Sharia)? Penso che dovremo prendere in considerazione gli obblighi della legge internazionale e dei diritti umani ai quali la Tunisia legata, tuttavia le autorit reclamano tali diritti come espressione di valori occidentali. A questa insinuazione rispondiamo che proprio parte del personale di Amnesty proviene da questa regione, e che la nostra organizzazione non occidentale. Il problema non sono i valori, ma gli obblighi internazionali che la Tunisia ha ratificato. Il Trattato Internazionale dei Diritti Umani afferma diverse cose, e quando si stila una nuova Costituzione, i membri costituenti devono prenderle in considerazione. Reputiamo molto importante mostrare le documentazioni di dominio pubblico per ricordare ai costituenti la cornice internazionale che li vincola. Quale lattuale situazione in Tunisia? Immediatamente dopo le elezioni per la formazione dellAssemblea Costituente in Tunisia, Amnesty ha iniziato una campagna a favore dei diritti umani affinch venissero inclusi nella Costituzione. Cerano alcuni membri recettivi dellAssemblea che hanno agevolato il nostro compito, ma la domanda principale : Una volta accettato che i diritti umani debbano essere inclusi nella Costituzione, che cosa significa concretamente?. Facciamo riunioni con tutti i membri dellAssemblea, con la commissione dei Diritti Umani che studia tutte gli obblighi tunisini e la portata del problema, perch i costituenti hanno unopportunit unica: scrivere una Costituzione che non rifletta solo il gioco e la situazione politica di un determinato periodo. Qui si parla di difendere i tunisini e anche gli egiziani (anche loro alle prese con una nuova Costituzione) da futuri abusi, bisogna andare oltre le logiche politiche giornaliere che tra l'altro potrebbero eclissare il ruolo del Parlamento. Una buona Costituzione protegge la maggioranza come le diverse minoranze della popolazione, e redigerne una nuova veramente segnare la storia del paese per decadi. Come vedi i futuri lavori che vedranno lattuazione dei diritti delle donne nella Costituzione?

La parola dordine uguaglianza

DIRITTI&DON
Ci costituisce un problema, sia in Tunisia che in Egitto, perch secondo quando stiamo constatando, in Tunisia almeno, c' una certa comprensione degli obblighi internazionali del paese, e dellimportanza di garantire luguaglianza dei sessi. Ma come si pu notare, se da una parte ci sono clausole che la garantiscono, dallaltra alcune invece descrivono il ruolo della donna dentro la famiglia. Usare un linguaggio ambiguo d adito ad avere troppi modi d'interpretazione ambiguit quando si parla di parit dei sessi; le autorit e i partiti devono chiarire la loro posizione. I diritti umani non sono l per essere svenduti per un mero accordo politico. Quindi pu essere rischiosa un'interpretazione verso la Sharia di questa norma? E che impatto avr sui diritti delle donne? importante che la Costituzione garantisca luguaglianza tra i sessi, una volta garantita, ognuno libero di scegliere come vivere nella propria sfera privata. La Costituzione non deve dettare quale forma di famiglia accettabile o no, questo un problema che riguarda il singolo individuo. La Costituzione deve garantire che tutti i tunisini siano uguali cittadini e che non siano discriminati dalla legge. Quale la reazione delle donne tunisine ed egiziane per le discussioni che vengono fatte sulla nuova Costituzione, specialmente quando si parla del loro ruolo dentro la societ e la famiglia? Quale la tua opinione? Gruppi di donne tunisine si sono fatti sentire nello stabilire la linea da non oltrepassare, e non ci sar niente al di sotto di quella nella Costituzione, cio la parit dei sessi. Noi siamo pienamente daccordo, questo costituisce un punto fermo non negoziabile. Uomini e donne dovrebbero essere uguali, per legge e in pratica. I media hanno lodato le donne tunisine e il miglioramento dei diritti delle donne, ma purtroppo, quando si tratta di eredit e di affidamento dei figli, le donne non sono uguali agli uomini. Ad ogni modo le donne si sono mobilitate. Regolarmente si sono piazzate davanti alledificio dellAssemblea Costituzionale per esprimere solidariet per lo sfortunato e triste caso di una giovane tunisina violentata da due poliziotti che alla fine stata incriminata di fronte al giudice per turbamento alla morale pubblica! Quindi, lautorit non deve avere limpressione che scalfire i diritti delle donne sar unoperazione facile. Credo che lapproccio delle donne, in Tunisia come in Egitto, non debba proporre la questione per il riconoscimento del singolo diritto della donna, ma combattere per i diritti umani in toto, di cui i diritti delle donne fanno parte. Comunque, si continua a vedere un certo tipo di Come donna, che significa per te vivere e lavorare in una societ maschilista e misogina come quella presente in Medio Oriente? Sar molto onesta, in Egitto ho vissuto uno degli episodi pi drammatici della mia vita. Stavo assistendo al processo di alcuni Fratelli Musulmani davanti la corte militare, tra cui Khairat El Shater1 (2007-8), quando sono stata sessualmente molestata (Hossiba prende una breve pausa, anche se sembra parlarne con naturalezza. ndr) Tutte le donne membri di Amnesty sono consapevoli dei rischi che si corrono. Conosciamo la realt in Egitto, molte donne egiziane hanno vissuto gli stessi maltrattamenti. Quando si parla degli organi preposti a giudicare, voglio credere che non esista nessuna differenza se si uomo o donna, ma non sono sicura che alcune delle critiche-improperi che ho subito sarebbero state indirizzate a un uomo e comunque alla fine sono solo una messaggera di unorganizzazione internazionale. Quanto pensi sia importante lesperienza tunisina per altri paesi arabi quali lEgitto e la Libia? Effettivamente tutti guardano alla Tunisia pensando che se non funzioner in quel paese lo stesso sar negli altri. La Tunisia sta veramente disegnando uno standard base, perch rappresenta un esempio per tutta la regione; quando la Tunisia ratific status della Corte Penale Internazionale ebbe un impatto significativo che andava oltre i meri confini del paese. Allo stesso modo, quando lEgitto ha sentenziato la fine di Mubarak, il significato e le ragioni del processo andavano oltre lEgitto stesso. Quindi, tutti si guardano a vicenda. La disputa verte tra la libert di espressione e quella di religione. Sfortunatamente, un film (Innocence of Muslim) ha scatenato una reazione del pubblico musulmano che ci ha ricordato come non tutti abbiamo lo stesso modo di intendere la libert despressione e di religione. In Tunisia, una delle dispute concerne la protezione dei valori sacri, ma che cosa significa? una limitazione della libert despressione? In alcuni dei dibattiti in Tunisia, che gi abbiamo anche in Egitto, vediamo leader, specialmente gli egiziani, che richiamano lattenzione per la creazione di una legge internazionale che protegga la religione, questa costituisce veramente una richiesta preoccupante.

ALIAS 27 OTTOBRE 2012


GERENZA
A sinistra, al centro: Hossiba Hadj Saharaoui. Accanto, manifesti elettorali a Tunisi prima delle elezioni, il 22 ottobre 2011; in basso, donne scandiscono slogan a piazza Tahir durante una manifestazione per sostenere lunit di cristiani e musulmani: queste due foto sono tratte dal report 2012 di Amnesty International Year of rebellion the state of human rights in the middle east and north africa Leila Hatami, protagonista del film Una separazione di Asghar Farhadi (sotto, durante le riprese) e la locandina italiana del film. In copertina una scena del film

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Il Manifesto direttore responsabile: Norma Rangeri vicedirettore: Angelo Mastrandrea Alias a cura di Roberto Silvestri Francesco Adinolfi (Ultrasuoni), Matteo Patrono (Ultrasport) con Massimo De Feo, Roberto Peciola, Silvana Silvestri redazione: via A. Bargoni, 8 00153 - Roma Info: ULTRAVISTA e ULTRASUONI fax 0668719573 tel. 0668719549 e 0668719545 email: redazione@ilmanifesto.it web: http://www.ilmanifesto.it impaginazione: ab&c - Roma tel. 0668308613 ricerca iconografica: il manifesto concessionaria di pubblicit: Poster Pubblicit s.r.l. sede legale: via A. Bargoni, 8 tel. 0668896911 fax 0658179764 e-mail: poster@poster-pr.it sede Milano viale Gran Sasso 2 20131 Milano tel. 02 4953339.2.3.4 fax 02 49533395 tariffe in euro delle inserzioni pubblicitarie: Pagina 30.450,00 (320 x 455) Mezza pagina 16.800,00 (319 x 198) Colonna 11.085,00 (104 x 452) Piede di pagina 7.058,00 (320 x 85) Quadrotto 2.578,00 (104 x 85) posizioni speciali: Finestra prima pagina 4.100,00 (65 x 88) IV copertina 46.437,00 (320 x 455) stampa: LITOSUD Srl via Carlo Pesenti 130, Roma LITOSUD Srl via Aldo Moro 4 20060 Pessano con Bornago (Mi) diffusione e contabilit, rivendite e abbonamenti: REDS Rete Europea distribuzione e servizi: viale Bastioni Michelangelo 5/a 00192 Roma tel. 0639745482 Fax. 0639762130 abbonamento ad Alias: euro 70,00 annuale versamenti sul c/cn.708016 intestato a Il Manifesto via A. Bargoni, 8 00153 Roma specificando la causale

NE

Quanto importante la libert di espressione? Faccio un esempio. Durante la dittatura di Ben Ali non si poteva trovare nessun giornale disponibile a pubblicare uninserzione dietro pagamento, perch non cerano giornali indipendenti a quel tempo. Ora il panorama molto ricco, ci sono molti dibattiti, ed molto importante perch la libert di stampa una garanzia contro gli abusi sui diritti umani. Esiste un tentativo di diminuire la libert despressione, come lepisodio con il film Persepolis (Francia, 2007) che fu trasmesso in Tv; molte persone si lamentarono che un film del genere offendeva i sentimenti religiosi. Dal mio punto di vista, non c niente che ti obbliga a vederlo, se non lo vuoi guardare spegni la tua televisione. Penso che qualche volta si guarda alla libert despressione e di religione da un punto di vista sbagliato: il diritto di chi stato violato? Se si afferma di essere offesi da qualcosa, da capire se veramente si ha un diritto la cui violazione pu offendere. La libert di religione consiste nel diritto di ognuno di avere credenze religiose e di poterle esprimere. Non riguarda il diritto a non essere offeso dall'altrui punto di vista. Non si pu usare la libert di religione per negare quella despressione, lunico caso vilipendio alle istituzioni dello Stato, questo il limite che non si pu oltrepassare. Non si pu solamente dire Mi sento offeso e quindi questo film o questo libro dovrebbero essere proibiti. un problema che potrebbe essere superato sviluppando una cultura differente e pi aperta nel paese? Quando Amnesty porta avanti una campagna mediatica sul caso di due giovani tunisini che sono stati arrestati per aver dichiarato pubblicamente di essere atei, lo fa perch reputa questa situazione inaccettabile. Si pu vivere in un paese musulmano ma con la libert di poter esprimere il proprio punto di vista. Le persone dovrebbero avere il coraggio di lamentarsi per quel modo di pensare. Nessuno dovrebbe andare in prigione solo perch ha espresso la propria opinione. Pensi che i tunisini avranno successo nel far riconoscere i diritti umani nel proprio paese? Penso che sar una grande sfida per loro, e penso che la prossima sfida sar la battaglia per la libert despressione. Come possono essere giudicati in Egitto gli ufficiali responsabili di aver commesso abusi contro i diritti umani se agivano sotto la protezione della Legge di Emergenza (LdE) (e ordinaria) che permetteva loro ogni tipo di repressione? Il Parlamento dovrebbe approvare una legge retroattiva che punisca i responsabili di tali crimini? La tortura non mai giustificata. La LdE non era una legge che autorizzava le torture, sebbene le facilitasse; permetteva alle forze di sicurezza di arrestare e detenere persone per un lungo periodo di tempo senza un regolare processo. Ci agevolava luso indiscriminato della tortura e i poliziotti sono stati messi nella condizione di usarla e di essere premiati per questo. Le confessioni sono state estorte attraverso coercizione fisica, questo non pu essere accettato. Quindi, qualsiasi giudice dovrebbe non tenere conto delle prove ottenute sotto tortura!. (Naturalmente Hassiba fa

riferimento alle migliaia di egiziani, attivisti e non, che sono stati arrestati durante l'escalation delle violenze successive alla caduta di Mubarak e che dovranno subire un processo di fronte al tribunale militare piuttosto che a uno civile, ndr). Sei daccordo se lEgitto in futuro far una amnistia per tutti i colpevoli dei crimini commessi? Amnesty si oppone alle amnistie. Attraverso i molti anni desperienza accumulata in altri paesi rifiutiamo le amnistie e le immunit per le forze di sicurezza perch, cos facendo, si lascia solo rancore e risentimento, e si fa in modo che gli abusi continuino. Potrebbe essere che lEgitto non abbia le capacit di affrontare i processi in questo momento, ma dovrebbe prendere tutte le misure necessarie per accertare tutte le responsabilit dei colpevoli. Abbiamo avuto casi di tortura alla Diaz in Italia nel 2001, a Genova durante il G7, ma purtroppo non esiste una legge in Italia contro la tortura che permetta di giudicare i poliziotti responsabili per questi crimini commessi Le forze di sicurezza spesso commettono abusi in moltissimi paesi, noi li monitoriamo, come purtroppo la brutalit della polizia francese nelle Banlieue parigine Come vede la rivoluzione artistica a Il Cairo e il lavoro degli attivisti? Questi due movimenti aiuteranno in qualche modo il processo democratico nel paese? Amnesty collabora con loro? Tutti questi movimenti sono importanti perch sono forme di espressione, pacifiche, e dovrebbe essere preservate. un peccato che i graffiti in via Mohamed Mahmud siano stati rimossi, perch erano e sono parte della storia dellEgitto. Amnesty lavora con questi gruppi, i quali sono una garanzia contro i futuri crimini; ci sono giovani filmmaker attivisti che filmano tutte le violazioni dei diritti umani della polizia, i Mosereen, con i quali collaboriamo strettamente. Con la loro presenza diventa pi difficile per le autorit cancellare la verit, e in questo senso i ragazzi sono una magnifica garanzia contro gli abusi. Hossiba rappresenta quella gamma di persone che ancora vogliono lottare, sebbene i suoi modi di comunicarlo sembrano troppo intrappolati dentro una struttura istituzionale che, per quanto affermi lei, rimane pur sempre di stampo occidentale. Le proposte di Amnesty sono legittime e condivisibili: riforma della polizia egiziana, miglioramento del tessuto sociale, condanne per i responsabili, potenziamento della figura del medico forense, miglioramento della legislazione ordinaria egiziana e tunisina per adattarla ai trattati internazionali Ma una domanda lecita rimane da porsi: quanto sono effettivamente attuabili queste proposte in una realt dove la carenza di leader e di statisti sembra endemica? La sfida che si pone Amnesty e Hossiba, creare l'humus della democrazia, ma libert di espressione e di religione, devono bilanciarsi con il diritto al lavoro, alla pensione, all'assistenza sanitaria e alla possibilit di poter migliorare la propria condizione sociale, altrimenti i proclami di libert rimarranno solamente parole vuote di cui gli egiziani e tunisini non sapranno che farsene. direttore di Rai 4 Carlo Freccero, augurandosi che anche il nostro servizio pubblico televisivo diventi pi transculturale e attento allarea mediterranea di quanto non sia stata finora, affiancando cos le altre democrazie occidentali. Tra i film visti The last step di Ali Mosaffa (Iran) con Leila Hatami (Una seperazione), interno alto borghese, quasi a-islamico, della Tehran doggi, un'intricata storia di sentimenti finiti, bugie, cancro, mezze verit, omissioni con, nel sottofondo lo scempio edilizio benedetto da ayatollah e imam. Il bellissimo documentario (gi al Sundance) 1/2 Revolution, produzione danese di Omar Shargawi e Karim El Hakim (larabo-americano nella cui casa il film si ambienta) durante i giorni convulsi del febbraio 2011. Chiusi in un antico appartamento presso piazza Tahrir, computer accesi, o per strada a combattere, ma sempre con la telecamera in mano, un gruppo di giovani amici progressisti, con passaporti stranieri e radici arabe, vivono, discutono e riprendono coi cellulari la rivoluzione. Ora entusiasmandosi, ora terrorizzati. Sia allaria aperta, quando diventano moltitudine insorta contro chi ci ha rubato tutto, perfino la gioia di vivere!, sia da dietro le finestre chiuse, quando riprendono i pestaggi, gli arresti e la crudele repressione della polizia segreta e dei suoi sgherri, tipiche di ogni un regime morente, nei giorni precedenti che la caduta del famigerato faraone Mubarack. Ma il gruppo sar costretto alla fuga, per motivi di sicurezza, 8 giorni prima della fine del regime...Il film resta una testimonianza obliqua di drammatica forza emotiva (rispetto a opere direttamente girate sempre dentro la lotta, come quelle dellitaliano Stefano Savona o dellegizianoe italiano Maghed el Madhi - che vedremo a Torino - appollaiato su un balcone della piazza). Nel girato, anche insostenibile, e a montaggio rapido (che ha ridotto 100 ore circa di materiale a 71) ci sono scontri, corse, inseguimenti, ronde, gli spari e i cadaveri, i feriti (le pallottole vere conficcate nella schiena sono violente, ma la violenza non un oggetto di consumo), lacrimogeni e tecniche allaceto per contrastarli, incontro/scontro con i militari, il timore dellinizio di una guerra civile (quello che sta succedendo in Siria), le telefonate con i parenti in Danimarca o a West bank....Ma il centro linteriorit, lintimit ribollente di questo gruppo, ora ansioso, ora terrorizzato, ora entusiasta, ora improvvisamente anglofono, che lo stile televisivo e luso cubista della telecamera e il piano fonico rafforza. Soprattutto quando i criminali messi in libert dalla polizia di Mubarak iniziano a rastrellare i videmakers stranieri... Dalla Palestina arriva invece The Invisible Policeman, la paradossale e schizofrenica vita di un ufficiale di polizia, padre di 9 diretto da Laith Al-Juneidi. Abu Saeed, 41 anni lavora a Hebron, ma nella citt vecchia dove abita, da dove ogni tanto gli arrestano un figlio o una figlia e da dove vogliono cacciarlo - controllata dai soldati di Israele, che difendono coi mitra agguerriti e fanatici coloni,

MEDFESTIVAL A ROMA I NUOVI FILM ARABI

Vivere e morire in piazza Tahrir. Polizia a Hebron e la tunisina off off


Verso la libert. La cacciata dei tiranni raccontata da un gruppo di cineasti intrappolati al Cairo, da un palestinese di Hebron e da una donna del popolo
di ROBERTO SILVESTRI
ROMA

Il 18 Medfilm Festival 2012, cinema del Mediterraneo, che si chiuder stasera alla Casa del cinema, ha come ogni anno scodellato alcune tra le migliori produzioni del sud Europa, del nord Africa e del medio Oriente. Il tema di questa edizione aveva a che fare con la solidariet tra le generazioni, nellanno europeo dellinvecchiamento attivo. Non un tema bizzarro dopo lesplosione di una rivoluzione che per la prima volta (siamo o no in un secolo tutto nuovo?) stata voluta, diretta e vinta in molti paesi del nord e del sud del mediterraneo (pensiamo allItalia rottamante e alla Spagna e al Portogallo indignados), dalle giovani generazioni, dai kids. I tunisini, gli egiziani e i siriani che

vogliono voltare pagine e esigono libert e democrazia, erano capitanati soprattutto dalle donne non riconciliate, da blogger, metallari e rockettare maghrebine e mashrequine per anni perseguitati perch diabolici e dagli ultras di calcio (che in Egitto hanno bloccato il campionato, finch i responsabili militari degli eccidi dei loro connazionali negli stadi e nelle piazze non verranno giudicati e condannati). Lo scorso anno era stato premiato, anche dal Medfilm Festival, Microphone, diretto nel 2010 dal giovane cineasta egiziano Ahmad Abdalla che anticipava i fatti di piazza Tahrir dipingendo un affresco ribollente della giovent di Alessandria, tra street art, provocatori di polizia, musicisti, burocrati, teatranti e creativi accomunati da internet. Un film che custodisce, compresso come un ordigno pronto a esplodere, la poliritmia e i desideri liberati dei tumulto di strada delle moltitudini inferocite. Questanno in 10 giorni si sono visti 86 film dogni tipo e formato (anche all Auditorium della Conciliazione e al Cervantes) con particolare attenzione alla cosiddetta primavera araba, sue origini e conseguenze (non sempre positive, come si legge qui accanto, soprattutto per quanto riguarda le minacce ai diritti delle donne, se ne discuter in una tavola rotonda coordinata da Gianfranco Pannone questo pomeriggio). Tradizionali anche gli incontri con i cineasti dellarea (Dragojevic, Ferrente, Piperno, Cviktovic...). Il direttore artistico Gisella Vocca e il suo staff (Vanessa Tonnini, Gianfranco Pannone e Alessandro Zoppo), alle prese con budget impresentabile (che ha impedito il sottotitolaggio in italiano dei film) hanno premiato anche il

pu solo occuparsi di amministrazione civile, mentre nella citt nuova un poliziotto armato al 100%. Diretto da una donna zavattiniana, Hinde Boujemaa, il film tunisino It was better tomorrow (Ya man aach) segue quasi documentaristicamente (un anno e mezzo di pedinamento) lodissea di Aida Kaabi, non unattrice ma una donna insolente e combattiva dei quartieri poveri che, mentre la storia sta cambiando, e Bel Al sta fuggendo, ha un problema pi impellente ma non certo estraneo alla primavera, quello di trovare un tetto per s e per i propri figli allaltro, visto che la stanno cacciando da un posto allaltro. La rivoluzione una grande opportunit per sfondare porte, trovarsi faccia a faccia con i vicini, incappare in brutte sorprese ma anche cambiare vita...

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ALIAS 27 OTTOBRE 2012

FESTIVAL

Premiato come miglior film Argentinian lesson di Wojciech Starn, premio della giuria e del pubblico Riding for Jesus di Sabrina Varani

Foto grande: Argentinian lesson, sotto: Ulysses di Oscar Godoj e nella foto accanto il regista, sotto: Un mundo secreto di Gabriel Mario. In alto: Wojciech Starn
di LUCIANO DEL SETTE

Kamen alza il pollice per arrivare da Sofia a Ruse, Eddie e Liz vagano su unauto in unIrlanda livida, il camionista Rubn trasporta un carico di legna e una giovane madre dal Paraguay di Asuncin a Buenos Aires, gli ex tossici ed ex Hells Angels Pastor Paulee e Annalisa lanciano le loro Harley Davidson sulle strade degli States in nome di Ges, il piccolo Janek lascia la Polonia per un paesino sperduto nel nord dellArgentina. Av, Las acacias, Riding for Jesus, The argentinian lesson, sono quattro degli undici film presentati in concorso alla prima edizione di Detour, Festival internazionale del cinema di viaggio di Padova, dal 18 al 21 ottobre. Per la cronaca, Argentinian Lesson, di Wojciech Starn, ha vinto come Miglior Film, mentre Riding for Jesus di Sabrina Varani si aggiudicato il Premio della giuria e il Premio del pubblico. Il viaggio, e dunque la strada, e dunque lon the road. La strada calpestata dai piedi del viandante e dalla gomma delle ruote, ferita dai binari di un treno o dalla pista per un aeroplano. La strada come linea geografica che collega la partenza allarrivo. questa lunica, vera, certezza. Perch tra la partenza e larrivo, lungo la strada, possono succedere infinite e impreviste cose. Il cinema, al filone del viaggio, non si mai sottratto, anzi vi si buttato dentro a piene mani. Baster citare Easy Rider di Dennis Hopper e il recentissimo On the road di Walter Salles dal romanzo di Jack Kerouac. Detour, deviazione, nato, rispetto al tema, con un intento che poteva sembrare autentico azzardo per un piccolo festival in una piccola citt italiana e in un Veneto dove regna quasi ovunque il leghismo e spirano gelidi refoli razzisti. Lintento era raccontare le strade del mondo con lo sguardo rivolto alla diversit. Non tanto quella dei paesaggi, delle lingue, del colore della pelle, quanto piuttosto e soprattutto la diversit del vivere quotidiano carico di fatica e di sconfitte, piegato sotto il peso di migrazioni temporanee o definitive che cancellano unesistenza con lillusione di unaltra di ricambio, segnato dallo smarrimento nei confronti di se stessi e degli altri. Lo

Detour, alla ricerca di un Altrove

spostamento, la deviazione, sono presenza costante negli undici film. Ma gli orizzonti e i confini si chiudono, quasi si annullano, intorno alle vicende dei protagonisti, nella maggior parte dei casi due, al massimo un gruppo sparuto. Tutto ci avviene attraverso il linguaggio del documentario o della narrazione di fantasia, per alcuni titoli miscelando i due generi. Si viaggia, si superano frontiere, si cammina per le vie delle citt e dei paesi, ci si ferma a un distributore di benzina, si incontrano persone, si vaga dentro i non luoghi delle periferie. LAltrove viene raggiunto, senza che mai regali il senso della felicit e del compiuto. Al massimo, lAltrove,

Prima edizione della rassegna dei film di viaggio, ma compiendo deviazioni sulla strada con lo sguardo rivolto alla diversit

riesce a dispensare unombra di speranza. Se lOccidente, Italia in testa, ha scoperto negli ultimi trentanni che la declinazione di un viaggio non soltanto il tempo di una vacanza, lumanit disperata del Terzo Mondo lo sa perfettamente e da sempre. Le scelte del direttore artistico del festival Marco Segato e dei suoi collaboratori hanno privilegiato storie intime costruite sul filo di dialoghi brevi e molti silenzi, storie tinte di un nero grottesco o surreali nel loro anacronismo, storie di adulti e adolescenti che provano a risorgere o a cercare la propria identit. Alla prima categoria appartiene Las acacias di Pablo Giorcelli. Il camionista Rubn fa la spola tra Paraguay e Argentina. Il suo datore di lavoro lo obbliga, un giorno, a prendere a bordo una giovane madre che vuole raggiungere i parenti a Buenos Aires. Rubn accetta il compito con qualche fastidio (non pu fumare mentre guida per via della bambina, le soste assumono ritmi diversi, la pargola urla come una matta), eppure la confidenza (Rubn rivela di un figlio che non vede da anni, la donna di una maternit solitaria) e la tenerezza finiscono per prendere il giusto sopravvento. A Baires, il rude camonista propone alla piccola e sorridente passeggera di accompagnarlo nel prossimo viaggio, Ci sono paesaggi bellissimi. Tutto si svolge nellabitacolo del camion. Gli esterni sono immagini sfuggenti dai finestrini, stazioni di servizio, polvere, pianure e montagne appena intraviste. E invece, sui titoli di coda, quei 1500 chilometri sembra di averli percorsi tutti. Gli adolescenti e i bambini, la fuga o il salto di confini che li precipita in una sorta di rito di iniziazione verso let adulta, sono elementi comuni per tre titoli assai diversi tra loro. In Av di Konstantin Bojanov, lautostoppista Kamen si ritrova accanto Av, diciassettenne bugiarda e scappata da casa, che ad ogni passaggio inventa per entrambi identit diverse. Dallimbarazzo irritato allinnamoramento, il passo per Kamen non sar neppure troppo lungo. Un mundo secreto di Gabriel Mario mette lo spettatore a

ALIAS 27 OTTOBRE 2012

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Qui accanto: Martin Sheen e Sissy Spacek in Badlands (1973) di Terrence Malik, sotto: Viaggio verso Agartha di Makoto Shinkai e tre immagini da The difference di Tommaso Cotronei

AFTERMATH CHANGING CULTURAL LANDSCAPE


A Pordenone dal 27 ottobre al 20 gennaio le tendenze della fotografia post-jugoslava negli Spazi espositivi comunali Parco2 (via Bertossi): per la prima volta un quadro geograficamente completo delle tendenze della fotografia dimpegno "civile" post jugoslava dal 1991 al 2011. Trentasei autori da Bosnia Erzegovina, Croazia, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia e Slovenia. La mostra raccoglie le riflessione artistiche dei cambiamenti sociali che hanno segnato lintero territorio della ex Jugoslavia. La creativit riprende i diversi effetti dei processi di transizione che hanno completamente cambiato la vita dellindividuo. Gli artisti prendono in esame la realt quotidiana, punto di partenza principale delle opere la relazione tra il vecchio e il nuovo, leffetto delle ideologie sul pi ampio paesaggio sociale e fisico. Realizzata dal Comune di Pordenone, in collaborazione con Photon - Centro per la fotografia contemporanea di Lubiana e il Centro di ricerca e archiviazione fotografica di Spilimbergo (Pn).

DOCUMENTARI JIHLAVA FILM FESTIVAL

Tommaso Cotronei fa la differenza, nel deserto della Mauritania


di SILVANA SILVESTRI

Tommaso Cotronei ancora una volta convince pienamente i selezionatori internazionali con il suo ultimo film The Difference. Il festival che lo ha scelto per il concorso il Jihlava International Film Festival (23-28 ottobre) che Manoel de Oliveira ha definito la Mecca del documentario, quando fu ospite di passate edizioni come Wiseman, Loznitza, Vasulka, Zilnik, Solanas, Gianikian-Ricci Lucchi. Jihlava la pi antica citt mineraria della repubblica ceca, al confine tra Moravia e Boemia, l trascorse la sua giovinezza Gustav Mahler, nel paese di origine della sua famiglia. L nel 69 Evzen Plocek si diede fuoco in seguito allinvasione russa. Un treno attraversa il deserto

della Mauritania sullunica strada ferrata lunga 700 chilometri che trasporta il ferro, dalle miniere di Zouerate al porto di Nouadhibou. La camera digitale con obiettivo sempre tenuto pulito dalla polvere - vento e polvere lungo la ferrovia ci mostra colori inauditi che seguono il passare delle ore, spazi sconfinati, e una nomenclatura di storie che dimostra come il deserto sia in realt popolato e vitale di personaggi, situazioni, rituali e intrecci. Sul treno pu salire chiunque abbia bisogno di un passaggio, la camera si inerpica sui vagoni a scoprire il sonno di viaggiatori dormienti tra i materiali ferrosi, con accanto la teiera di metallo, poich gli oggetti in questa prte di mondo sono ridotti al minimo, ma non per questo le persone riducono i propri

confronto con Maria, diciottanni, troppa e disperata facilit nel finire a letto con qualcuno, un diario nelle vesti di unico amico. Maria diserta la festa di fine anno scolastico e sale su un bus che da Citt del Messico va a La Paz, Bolivia. Scappa da una madre ripresa sempre fuori fuoco a sottolinearne lassenza. Il suo Grand Tour attraversa incontri al termine dei quali lei annota nel diario Maria una gran troia, sguardi in soggettiva su panorami bellissimi, solitudini che divengono lievi perch sottendono la crescita della consapevolezza. E lo sbocciare della consapevolezza la base di appoggio del poetico The argentinian lesson, documentario e fiction ben dosati. Janek, otto anni, arriva dalla Polonia in una piccola comunit nord argentina. Accompagna la madre, cui stato affidato un corso di lingua e letteratura polacca. Nel tondo dellobl dellaereo, assapora la sua nuova avventura, senza immaginare che, di l a poco, lincontro con Marcia, undicenne gi invecchiata dalla vita, lo porter al confronto e al tentativo di capire cose pi grandi di lui, far nascere il sentimento dellamicizia, provocher il dolore acuto di un addio definitivo. Sulla tavolozza del grottesco, i colori di Behold the lamb firmato dallirlandese John McIlduff, sono il grigio e il verde scuro degli esterni, lumorismo dark a dipingere due tossici domiciliati dentro unauto sgangherata, il padre di lui che vuole riscattarsi a modo suo, lei che vuole rivedere il figlio adottato da una coppia di cinici speculatori, un agnello corriere della droga. Sempre nel grottesco, ma con toni e intenti ben diversi, rientra Riding for Jesus

di Sabrina Varani, tre anni di lavoro tra Las Vegas e il Texas. In cinquantadue minuti, Varani tesse la vicenda di Pastor Paulee e Annalisa: un passato di anfetamine e dintorni, Paulee esattore degli spacciatori, Annalisa che ha perso i denti per quanto si fatta e ha avuto la bella idea di mettere al mondo una figlia, gli Hells Angels. Poi la redenzione, la fede fanatica in Ges che li porta a indossare i panni dei predicatori della Buona Novella tra gli emarginati, vivendo in un camper e sulla sella delle Harley. questo il film che pi ci restituisce, rispetto al viaggio, il senso di come i tempi siano cambiati. E cambieranno, certamente, ancora.

sentimenti e relazioni. Nella scansione delle giornate trovano posto i rituali delle preghiere ben fatte, lo scambio di piccole confidenze, il miracolo dellarrivo del treno che porta acqua e quelle poche mercanzie che occorrono alla vita che pure si intuisce nelle capanne squadrate di pochi metri, gettati come dadi nel deserto. Sentiamo al bar della stazione la ragazzina che si lamenta del padrone che la costringe a orari esagerati e in pi vuole che spenga il televisore, in quel grande camerone dipinto di rosso e di verde, con tappeti a terra e il piccolo apparecchio acceso su una soap ospedaliera. Cotronei lavora di montaggio in maniera infinitesimale, di poche parole, suggerisce solo i dialoghi, ma dalle poche frasi colte nei suoi film si pu trarre un intero saggio di lotta di classe. Alla fine ha realizzato in modo differente il suo progetto desordio, che era raccontare il treno degli emigranti che dalla sua natia Calabria li portava in Svizzera, in Germania, in Belgio, percorrere con loro quel lungo viaggio. LEuropa se lera girata tutta in lungo e in largo. Ce ne parlava quando era ancora sul set di In Calabria di De Seta e cominciava ad elaborare lidea di girare i suoi film. Con De Seta si scontrava sul fatto che gli intellettuali parlano di Marx e di Hegel nei salotti e con i contadini di pecore e vigne. Cotronei, che ha fatto il boscaiolo come il padre fino ai venti anni, voleva invece per i contadini una cultura alta. Ora il viaggio si trasformato in piano sequenza, in respiro profondo, ha preso le distanze da quellimpostazione ideologica che possedeva allinizio, dare voce e volto a chi non poteva neanche esprimere il suo disagio, a chi non aveva strumenti per elaborarlo quel malessere, unica espressione il silenzio. Cos era nato Lavoratori, il film dei piccoli pastori, che mette in scena la straziante mancanza, il vuoto di cultura, lo spettacolo dei figli condannati a condurre la medesima esistenza dei genitori contadini, film che lo ha fatto conoscere nei festival internazionali. Poi sono nati altri documentari di inusitata durezza. Dalla Calabria pi aspra Topmmaso Cotronei ha cominciato a viaggiare verso luoghi apparentemente scollegati dalla sua terra di origine, il Paraguay, il Vietnam. E a dicembre andr in Nigeria. Ed arrivato in quella parte del mondo che sembra cancellata, quel bianco assoluto che vediamo sulla cartina geografica a indicare il deserto della Mauritania, che conosciamo solo perch la terra da cui proviene il grande regista Abderramane Sissako che ci fece scoprire il profondo senso culturale di quel deserto. Una ispirazione

Immagini perfette sono lo specchio di unumanit che vive al minimo, dove la ricchezza dei rapporti valore assoluto
altrettanto umanistica attraversa The Difference, differenza che sembrerebbe non esistere tra i popoli della terra, accomunati dalla lotta per la sopravvivenza, contro la sopraffazione, desiderio di vivere in pace. Come dice la Fornero, i giovani si devono accontentare, per anche nel deserto la bambina dice: non voglio fare questo lavoro, il padrone mi sfrutta, ci rimanga lui l. E laltra che dice: tutte sbucciano cipolle, io non sbuccio cipolle. Sembra proprio una risposta alla Fornero. Puntualizza ancora Cotronei: Il titolo ripreso dalle parole di uno dei personaggi incontrati sul cammino: Hamedou comprende le cose e sa aiutare gli altri a comprenderle. Il suo aiuto non come quello degli altri: differente: la differenza tra gli intellettuali che scrivono e parlano tra loro e chi aiuta a comprendere veramente le cose. Questo viaggio, dice, fa capire la differenza tra nord e sud, tra i nord e i sud del mondo. Loro non hanno niente, neanche lerba. Le lotte che facciamo noi per il salario sono lontane. Qui c il padre di famiglia che raccoglie lerba secca da dare alle capre. Le capre mangiano tutto, la plastica, la carta. Un giorno ho seguito un tipo che ha raccolto un libro. Lho seguito perch mi incuriosiva, volevo sapere cosa leggeva. Lo seguo e vedo che comincia a spezzettare le pagine e poi le d da mangiare alle capre. Taglia corto sulle osservazioni di estetica del vuoto, su cromatismi e intrusioni sonore: Il fatto, dice che non sapevo quando staccare i piani sequenza, il mio un ritmo lungo, stavo ore a guardare il deserto e gli animali ti fissavano, le capre, gli asinelli. L non c nulla, non si sa niente di rivoluzioni, n che Gheddafi morto. Si sopporta con dignit. Stai al minimo come quel cimitero di pietre che il treno costeggia. E il suo sguardo non certo quello della borghesia misericordiosa sulla povert, piuttosto un congegno che cattura il visitatore, abbia o no letto Gramsci.

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MOVIMENTO SOSTENIBILE

di PASQUALE COCCIA

Giulio Bizzaglia, sociologo, insegnante di educazione fisica, lavora da molti anni sulle linee che connettono sport, cultura e societ e insegna attualmente Sociologia dello Sport allUniversit di Roma-Tor Vergata. Dalla fine degli anni Novanta compie ricerche sul cammino nel tentativo di individuare (con Uisp) gli indicatori della camminabilit, frontiera civile della citt post crisi sistemica. Che cosa vuol dire citt camminabile? Per citt camminabile si intende una citt nella quale sia possibile, muoversi a piedi, rimandare ad una pluralit di condizioni, alla strutturazione e alla gestione della citt con marciapiedi abbastanza larghi, senza ostacoli, buche o superfici pericolose, con lilluminazione sufficiente, gli attraversamenti pedonali sicuri anche per gli utenti con difficolt motorie e visive. Significa che non si corrono rischi in relazione alla sicurezza personale, che la circolazione automobilistica ben regolata; che lamministrazione abbia come centralit la cura delle persone prima dei mezzi di trasporto. Per definire una strada, un percorso o una citt camminabili c una regola semplicissima: la regola 8 80. Questa regola suggerisce di pensare ad un figlio di otto anni che cammini da solo in una determinata strada; poi di pensare ad un ottantenne a noi caro nella medesima condizione: ci sentiamo tranquilli? Se la risposta s quella strada, quella citt camminabile, in caso contrario non lo . Perch una citt dovrebbe essere camminabile? con i mezzi motorizzati non si arriva prima? Dipende dalla lunghezza degli spostamenti, dallora considerata, dalla stagione. Solitamente nelle nostre citt il traffico veicolare pesante e lentissimo (spesso non si superano gli 8 km/h), e questo a causa di una marcata insufficienza dei servizi di trasporto pubblico. La scelta di privilegiare il trasporto individuale determina dati che dovrebbero farci riflettere: 76 auto ogni 100 abitanti a Roma, 63 a Milano, 35 a Berlino, 32 a Madrid, 27 a Tokio, 20 a New York. Se tutte le auto dei romani o dei milanesi venissero messe in moto contemporaneamente, si avrebbe immediatamente un blocco totale della citt. Persino il 5560% della superficie cittadina dedicata a strade, piazze e pertinenze sarebbe insufficiente ad accogliere milioni di automobili. In Italia il tempo perso nel traffico in un anno costa 27miliardi di euro. A piedi si possono coprire agevolmente tratti brevi e medi, magari come modalit di connessione con gli altri mezzi di trasporto. Bastano da dieci a quindici minuti per coprire un chilometro. Se si pensa che una parte considerevole delle auto usata per spostamenti inferiori ai 2 km, il gioco fatto. Camminando si arriva prima, si guadagna benessere, ci si pone in relazione con gli altri e con la citt, si risparmia, si abbattono gli agenti inquinanti. Il futuro delle citt non basato sullauto ma sulla mobilit collettiva e su quella dolce, che vuol dire a piedi e in bicicletta. Il post moderno si svincola dalle scorie dellindustrialismo e si proietta nel futuro riscoprendo modalit antiche. Camminare il mezzo sostenibile per antonomasia. Per dirla con l'urbanista e sociologo Mumford: Lasciamo perdere queste dannate auto e costruiamo citt a misura di amanti e di amici. Garantire laccesso delle auto private a ogni singolo edificio nellera dellauto per tutti significa condannare le citt allauto-distruzione. Bisogna tornare a pensare alle gambe come mezzo di trasporto: cibo come carburante e

SPORT IN STRADA Torniamo


a camminare nelle citt
Le nuove frontiere della citt camminabile da Copenhagen a Ferrara da Siena a Bogot, obiettivo che ha bisogno di una politica culturale ad ampio raggio utile a tutti, dagli 8 agli 80 anni
nessuna particolare esigenza di parcheggio. Quali politiche si dovrebbero avviare per avere una citt camminabile? Si dovrebbe mettere al centro dellazione di governo i bisogni dei cittadini. Tradurre questo concetto in politiche difficile ma possibile. Comporta ladozione di una vision, una proiezione temporale che superi nettamente lorizzonte elettorale. Si tratta di adottare politiche culturali ad ampio raggio a partire dalla scuola. Recuperare il patrimonio edilizio esistente ed interrompere la cementificazione del territorio, realizzare a tappeto zone 30 (km/h allinterno dei quartieri lasciando il limite a 50 km/h solo nelle strade di collegamento; pedonalizzare i centri Due vie del centro di Roma: citt camminabile? In piccolo a destra, il manifesto con la frase del sindaco di Bogot, che recita: Un paese sviluppato non quando i poveri posseggono automobili, ma quando i ricchi usano i mezzi pubblici storici e realizzare intorno ad essi una rete (via via pi fitta nel tempo) di percorsi davvero camminabili; allontanare il traffico e le auto dalle scuole, lasciando lo spazio prospiciente al loro ingresso libero al gioco, alla socialit. Cos facendo si contrasta la solitudine, il male sociale pi insidioso e si migliorano le condizioni di salute dei cittadini. La citt camminabile possibile e conveniente sotto tutti i punti di vista. In Italia vi sono esempi di citt camminabili o di tentativi di renderle tali? Quali sono e che cosa stato fatto? Citt camminabili in toto non esistono, vi sono parti pi o meno grandi di citt che sono camminabili. Si distinguono Bolzano, dove la media annua degli spostamenti urbani in bici pari al 29% del totale, ad aprile ha ospitato il 1 Festival del camminare. C' Ferrara, dove possibile camminare lungo le mura per 9 km, Bologna, Pesaro, Siena (citt capoluogo del Trekking Urbano al quale nel 2011 hanno partecipato 31 citt). Dallaltra parte ci sono pi o meno tutte le grandi e medie citt e anche parecchie delle piccole, nelle quali sarebbe relativamente semplice intervenire. Resta la questione culturale: l' auto come affermazione di s e conquista dellautonomia. Gli interventi sono spesso microscopici, spot elettorali che non risolvono granch. Lidea dellisola pedonale rischiosa, perch pu essere usata come alibi per mantenere inalterato lo stato delle cose. Quali politiche sono state avviate e realizzate da parte degli altri Paesi dellUe per rendere

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camminabili le citt? Politiche integrate basate sul potenziamento del trasporto pubblico, sui disincentivi alluso dellauto mediante tariffazione dellingresso e della sosta, ZTL, campagne educative ed informative, interventi urbanistici sulla viabilit e sulla pedonalit. I Paesi scandinavi fanno da apripista (Copenhagen, Malm), poi ci sono parecchie realizzazioni in molti altri Paesi. Penso ad esempio a Barcellona dove camminare previsto come intermodalit, cio come collegamento tra un mezzo e/o un luogo ed un altro, insieme al bike sharing diffuso. E nei Paesi extraeuropei che cosa stato fatto? A Vancouver, in Canada, si cammina ovunque grazie allapplicazione del principio della concertazione tra amministratori ed amministrati. Si hanno cos adattamenti delle strade in favore di chi cammina, di percorsi tracciati nella natura e nella citt, un continuo lavoro culturale fatto di informazione e formazione. A Bogot, dove in periferia sono stati pavimentati gli spazi per i pedoni diminuita la microcriminalit; in centro sono state tolte le auto in sosta restituendo larghi marciapiedi ai pedoni. Ci sono reti internazionali come Walk 21 che stimolano il dibattito culturale e pungolano le amministrazioni sul tema del cammino, forti del contributo di urbanisti, antropologi, sociologi, economisti, amministratori e semplici cittadini. In diversi Paesi, ormai, la considerazione dellauto come totem intoccabile in caduta libera. I nostri ragazzi che visitano le grandi citt europee lo sanno. Quanti cittadini italiani che conducono vita sedentaria potrebbero essere stimolati a praticare unattivit fisica se le citt fossero camminabili? Una parte consistente del 40% dei cittadini italiani, circa 24 milioni, che vengono registrati da oltre un decennio come sedentari, potrebbe essere indotta a camminare, con evidenti benefici per tutti, se gli si proponesse una offerta di cammino articolata. Quali benefici fisici e relazionali deriverebbero dal camminare quotidiano? Dagli anni novanta del secolo scorso lOMS sostiene che 30 minuti al giorno di attivit moderata, come camminare, bastano a dimezzare il rischio di malattie. Oltre a questo dato di carattere salutistico c il beneficio psicologico che viene dalle relazioni dello stare in mezzo agli altri: un grande capitale sociale. Puoi fare un esempio di gruppi di cammino che hai studiato e come sono organizzati? Quali sono le fasce deboli che potrebbero beneficiare e in che modo? I gruppi di cammino e i pedibus: gruppi di bambini organizzati e accompagnati da pochi adulti, vanno a scuola e tornano a casa a piedi, lungo un percorso di raccolta preparato con segnali, tracce sul marciapiedi, si stanno diffondendo in molte citt, da Rovigo a Torino, da Verona a Udine, a Savona. Lorganizzazione relativamente semplice: un walking leader conduce un gruppo di persone (non solo anziani) in una camminata che utilizza percorsi protetti, sicuri, due-tre volte a settimana. positivo

FESTIVAL DEL FILM ITALIANO DI VILLERUPT


La trentacinquesima edizione del festival di Villerupt si tiene dal 26 ottobre all11 novembre dedicato ai film italiani di qualit che non sono distribuiti nelle sale in Francia. particolare attenzione ai numerosi film italiani di qualit non distribuiti nelle sale francesi. Si inaugura con A.C.A.B. di Stefano Sollima, Il cuore grande delle ragazze di Pupi Avati e Italians, di Giovanni Veronesi. Tra gli ospiti di questa edizione, saranno presenti i registi Stefano Mordini per Acciaio, Salvatore Mereu per Bellas Mariposas, Ivano De Matteo per Gli equilibristi, Roan Johnson per I primi della lista e Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, per il mockumentary Il Mundial Dimenticato. Retrospettiva dedicata al viaggio con Il cammino della speranza, di Pietro Germi; Viaggio in Italia, di Roberto Rossellini e La strada, di Federico Fellini. LOmaggio di questa edizione dedicato al regista Giuseppe Ferrara con Cento giorni a Palermo, Guido che sfid le Brigate Rosse, I banchieri di Dio e Narcos. Il festival ospita regolarmente da 35mila a pi di 40mila spettatori provenienti da Francia, Belgio, Lussemburgo e Germania.

che dopo una fase di avviamento, uno dei camminatori assuma il ruolo di walking leader. Persone che forse avrebbero problemi a mettersi in gioco in una palestra, trovano nel camminare la soluzione ai loro problemi di salute e di socialit. I gruppi di cammino sono parte dellidea di camminabilit ma non la esauriscono affatto. Le fasce deboli, i soggetti fragili meritano attenzioni particolari. Sono fragili i pi piccoli e i pi anziani, chi hanno problemi di salute, i nuovi cittadini, le donne in alcune situazioni, gli ultimi nella scala sociale. Tutti questi soggetti possono ricavare dal camminare salute, rapporti sociali, conoscenza del territorio, cultura. Da dove cominciare per iniziare una politica di educazione al cammino? Dalla scuola. Suggerirei di dedicare una parte importante dellinsegnamento motorio e fisico, dai 3 ai 18 anni, alla pratica del cammino, perch torni ad essere quello che stata da sempre fino a 30/40 anni fa: abituale. Servirebbe anche per riaprire la prospettiva sportiva, oggi piuttosto in calo, ad un numero pi consistente di ragazze e ragazzi. Il cammino rientra in una nuova frontiera dello sport per tutti? Camminare il livello di base dello sport per tutti, dal punto di vista tecnico e da quello ideale. Perch se una citt non camminabile, allora il diritto al corpo, al movimento, allo sport quanto meno monco. In questo senso importante considerare che il cammino realizza lidea di movimento libero da condizionamenti di spazio, di modo e di luogo (caratteristici dello sport comunemente inteso), perch si pu farlo dovunque, come e quando si vuole. E la politica? Il ruolo della politica essenziale quanto quello della scuola. dai politici che ci si aspetta che capiscano quanto sia importante che una citt sia resa alle persone, alla loro corporeit, ai loro bisogni, realizzando quei provvedimenti necessari affinch possano normalmente uscire di casa e muoversi a piedi per la citt. Che capiscano che non ci sono interessi contrastanti tra chi guida e chi va a piedi, perch si tratta sempre delle stesse persone considerate in diversi momenti della giornata. Che investimenti non impossibili nel senso della camminabilit frutteranno da subito e per sempre benefici multipli, sostenibilit ambientale e sociale, benessere, cittadinanza.

DUE PASSI NELLA NOTTE BUIA


LIBRI IL GIOCO DEL CALCIO
serie A e della serie B, questa volta, per, si sono posti un obiettivo pi arduo: quello di dare consigli ai quei genitori-allenatori-scatenati. Un libro che ogni genitore dovrebbe tenere a portata di mano e leggere qualche pagina, anche a caso, a bordo campo prima e durante le partite di calcio dei propri figli. Se aprite a pagina 35 leggerete che: Il genitore spesso e in maniera incontrollabile manifesta una percezione distorta nei confronti del figlio. Emerge una posizione egoistica che lo porta a investire su di lui per la realizzazione di fini che sono in conflitto con le sue vere motivazioni, tralasciando di considerare bisogni articolati e profondi che le varie fasi evolutive esprimono e che potrebbero trovare risposta nelle funzioni educative del gioco e dello sport. L'atteggiamento condizionante del genitore non negativo solo per la relazione con l'allenatore, ma pernicioso per l'equilibrio emotivo del bambino. Il piccolo Totti potrebbe nella migliore delle ipotesi abbandonare il calcio e dirigersi verso altri sport, sostengono gli autori, in tal caso i genitori disinvestirebbero sul piano emotivo, ma nel caso dovesse avverarsi la peggiore ipotesi: il bambino schiacciato dalle eccessive attese genitoriali, ma nel contempo spinto a soddisfarle, vivrebbe una situazione conflittuale derivante dalla contrapposizione dei propri bisogni con quelli degli adulti. Il carico emotivo derivante da un'eccessiva responsabilizzazione potrebbe comportare alla lunga una minaccia all'equilibrio psichico del bambino con la comparsa di condizioni di stress e comportamenti contraddistinti da ansia e tensione. Insomma quei bambini che hanno al seguito pi degli ultr che dei genitori rischiano grosso, perci bene lasciarli vivere la loro spontaneit di gioco, questo processo li aiuter a vivere meglio lo sport quando saranno adolescenti, anche se bisogna riconoscere che oggi al di l dei genitori nessuno pi applaude gratuitamente. Dite pure ai vostri ragazzi che possono diventare i nuovi Messi del calcio, il loro desiderio sul piano educativo non si discute, avvertono gli autori, ci che i genitori dovrebbero discutere con i figli che il desiderio abbia un significato etico, passi attraverso la responsabilit, cio quali comportamenti, atteggiamenti sono utili a realizzare il desiderio. Sui sogni degli adolescenti nel diventare calciatori i genitori non devono porre limiti, possono, invece, contribuire a delineare i bordi, fatti di azioni, emozioni, decisioni, possibilit, strade da percorrere, sotto questo aspetto la loro testimonianza fondamentale; non sufficiente spiegare che il desiderio realizzabile, bisogna personificarlo. Come gli insegnanti con gli studenti, devono manifestare il loro desiderio per il sapere, prima ancora di trasmettere i contenuti. Camminare in citt. Oh s, certo, sarebbe bello, giusto e salutare e non solo sarebbe etico e civile e non basta sarebbe sommamente altruista e saggio, evidente segno di maturit, coscienza o semplice applicazione di logica elementare, sarebbe addirittura rivoluzionario! si respirerebbe aria pulita si potrebbe guardare il cielo e anche tutte le altre cose della natura e gli alberi dei viali non si ammalerebbero e la pioggia tornerebbe ad avere un profumo, e ci si accorgerebbe di nuovo di vivere dentro una meravigliosa stratificazione della storia, di calpestare le pietre che conservano il raro privilegio della memoria che noi umani abbiamo perso e continuiamo pervicacemente a perdere seguendo un imperativo opposto al senso della storia quello della dimenticanza. Inversamente proporzionale alla cultura della connessione e della rete la vita quotidiana nelle metropoli fatta di ammassi di solitudini pi o meno protette, la qualit della protezione dipende dai redditi, da protesi meccaniche, elettriche ed elettroniche dei corpi. evidente che un poveraccio che usa i mezzi pubblici costretto ad impervi e scomodi contatti carnali con altri umani mentre chi possiede una macchina, ho letto che noi a Roma abbiamo 73 macchine ogni 100 persone mentre a New York ne hanno solo 20 ogni 100, se ne pu stare beatamente per fatti propri a godersi la propria misantropia, e se poi la macchina magari un suv pu anche concedersi di sfogare tutta laggressivit che vuole se s svegliato di cattivo umore, perch certo bisogna dirlo che a stare ore e ore in fila nel traffico non fa bene allumore ed il fatto che si sia in tanti nella stessa condizione non aiuta a sentirsi pi buoni, anzi, quando possibile esprimere un qualcosa che superi i decibel dei clacson non si tratta quasi mai di qualcosa di amichevole, in certe ore di punta la mattina, quando si mescolano tra le lamiere roventi i lavoratori pendolari, quelli col motorino e le madri che accompagnano i figli a scuola si pu assistere alla trasformazione genetica di una casalinga mediamente mansueta in una belva assetata di sangue. S, sarebbe bellissimo svegliarsi un giorno e trovarsi in un paese che invece di rincorrere la Fiat rimpiangendola mentre chiude gli stabilimenti e sposta la produzione dove meglio pu sfruttare gli operai la costringesse a reinvestire in beni comuni e in ricerca, un paese in cui per esempio fosse possibile attraversare piazza San Pietro anche dopo le 11 di sera, a piedi naturalmente, e fosse invece vietato farci posteggiare decine e decine di pulmann in pieno giorno, cosa che avviene puntualmente per non costringere i pellegrini a far due passi liberamente anche nella citt pagana. E sarebbe bello riappropriarsi della notte buia e delle stelle senza aver paura di essere violentate, picchiate o uccise poich abbiamo anche il triste primato del femminicidio oltre a quello della quantit di macchine in citt. S sembra cos logico, cos naturale preoccuparsi di vivere in un ambiente pi sano, pi giusto, pi amichevole, leggo che una citt per essere considerata camminabile dovrebbe essere alla portata sia di un bambino di otto anni che di un vecchio di ottanta! Siamo lontani anni luce, per raggiungere questo obiettivo c moltissima strada da fare, una lunga e paziente rivoluzione culturale che stenta a nascere impigliata com da decenni, ormai dal secolo scorso, in quei simbolici chilometri dasfalto che si fanno e disfano sulla Salerno - Reggio Calabria.

Un manuale per i genitori dei piccoli Totti, Klose, Cassano...


di P.C.

moderati arabi

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Protestiamo anche oggi in ogni citt occupata, malgrado nuovi arresti e violenze: la comunit sahrawi non riconosce alcuna legittimit ai tribunali militari, non riconosce alcuna alternativa allautodeterminazione. A due anni dalla distruzione della tendopoli di Gdeim Izik e dalla detenzione di ventiquattro militanti, la monarchia marocchina teme che le udienze pubbliche, alla presenza di osservatori internazionali, mettano a nudo le gravi irregolarit del suo sistema giudiziario. Come gi accaduto il 13 gennaio, il processo contro gli attivisti stato ieri nuovamente sospeso. Le parole della resistenza spaventano il re e i suoi giudici. (www.arso.org)

Quando i genitori iscrivono i figli a calcio per la prima volta, nulla pi come prima: cambia la geopolitica della famiglia, nonni compresi. Non vi solo il girovagare per campetti spelacchiati di periferia o della provincia, sacrificando il sabato o la domenica, per accompagnare i ragazzini della squadra, ma anche l'investimento emotivo. Spesso i genitori si posizionano a bordo campo per dare ai propri figli indicazioni tattiche e inviti a sgomitare per farsi largo, che sono in conflitto con quelle dell'allenatore, determinando nella mente del bambino un vero e proprio cortocircuito. Ai genitori non importa sapere come i figli guardano al calcio, come attraverso la pratica la loro visione del calcio pu cambiare e se nel corso del tempo pu diventare opprimente o fonte di gioia. Spesso i ragazzini vengono vissuti dai genitori come la propria protesi narcisistica, non esiste l'altro da s, bambino o adolescente, che in autonomia costruisce il proprio mondo. L'esperienza calcistica dei ragazzini viene investita di aspettative, che non rispettano le loro potenzialit e le vere motivazioni, l'impressione che certe richieste siano tese a soddisfare pi le aspettative dei genitori-allenatori che quelle autonome dei bambini. La sostituzione del proprio figlio durante una partita o la sua collocazione in panchina tra le riserve, viene vissuta dai genitori come una vera e propria ferita narcisistica, una frustrazione che li spinge ad assumere un atteggiamento intrusivo nei confronti dell'allenatore, delle sue scelte tattiche, avanzando richieste inopportune, come se il genitore in quel momento non fosse l'adulto, ma il bambino che nella sua emotivit esprime tutta la sua rabbia verso l'allenatore. Nel contestare le scelte dell'allenatore, che possono comprendere un'esclusione anche parziale del figlio dalla partita di calcio, scatta nei genitori una reazione ai diritti violati per compensare un'inaccettabile umiliazione subita. Che fare per educare i genitori a

riconoscere una maggiore autonomia ai propri figli e mantenere le giuste distanze, perch vivano pienamente l' esperienza calcistica, senza interferenze di sorta? I suggerimenti sono nel Manuale per genitori dipendenti dal gioco del calcio (Sedizioni, pp. 147, euro 14), scritto a pi mani da Felice Accame, Isabella Croce, Emanuele Kohler, Franco Morabito, Paolo Piani, Maria Grazia Rubenni e Vittorio Rubennni, tutti docenti ai corsi per allenatori a Coverciano, organizzati dal settore tecnico della Federazione italiana gioco calcio (Fgci). Gli autori provvedono alla formazione di allenatori che calcano i campi della

La copertina del "Manuale"

Accade che laccanimento degli adulti in competizione con lallenatore allontani spesso i ragazzi dal campo di calcio

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PERSONAGGI

LATTORE
di MICHELE FUMAGALLO

L'arte popolare stata studiata in lungo e in largo da tempo, ma ci che manca davvero oggi, in un'epoca in cui il popolo, nell'accezione autentica del termine, sembra non ci sia pi (ma c', c', naturalmente), sono le manifestazioni vere di quell'arte, gli uomini e le donne che hanno dato voce a un'espressione artistica al di fuori dei canoni estetici codificati o studiati. Ci riferiamo a tanti artisti di strada, attori, musicisti, cantanti, che riempivano un tempo le piazze dei nostri paesi e delle nostre citt e che ora restano relegati nei ricordi, negli scatti fotografici e nei saggi di qualche libro. il caso del personaggio che prendiamo in esame, il pugliese Piripicchio, alias Michele Genovese, nato a Barletta nel 1907 e morto a Bitonto nel 1980. A parte qualche film, tipo L'ultima mossa di Vito Giuss Potenza del 2010 che uscir in America alla fine di ottobre, un documentario di Daniele Cascella (Chi era Piripicchio?, visibile su youtube) e un premio che si tiene ogni anno in estate a Bitonto (quest'anno erano i 105 anni della nascita dell'artista), stato un libro che ha avuto il merito di riportare alla ribalta, soprattutto di chi non ha conosciuto Piripicchio nelle sue esibizioni, la figura di questo attore sanguigno e popolare, vero e proprio Charlot pugliese. Il libro in questione L'ultima mossa Omaggio a Piripicchio di Angelo Saponara, album con splendide e indimenticabili fotografie dell'autore, accompagnato da numerose testimonianze e saggi, che l'editore Gelsorosso di Bari mantiene come un cadeau nel suo catalogo. E si spera che non solo gli studi ma soprattutto la ripresa di un'arte popolare (il popolo non muore, ovviamente, checch ne dicano i suoi becchini) rinnovata riempia di nuovo, e dio solo sa quanto ce ne sia bisogno, le piazze e gli angoli delle nostre citt e paesi. stato lui, Piripicchio, la gioia di

Due ritratti di Michele Genovese nei panni di Piripicchio, lo Charlot pugliese tanti bambini - mi racconta il fotografo Domenico Notarangelo che scrive anche una delle pi toccanti testimonianze del libro - e per molte generazioni. La sua bombetta rigida, nera, a tre quarti sulla fronte che si andava riempiendo di rughe anno dopo anno, svettava sulle folle di paesani che in cerchio si sollazzavano alle sue smorfie, alle sue macchiette, alle canzoni mimate. La sua faccia da Charlot era riemersa dalle ceneri di ricordi infantili interrotti dagli anni della guerra. Come dimenticare prosegue Notarangelo - la voce che echeggiava dalla folla, 'Mich, la mossa', e Michele Genovese a sculettare su ordinazione, mentre il suo partner accompagnava la sua esibizione sulla tastiera della fisarmonica. E cos andava avanti per tutto il tempo necessario alla raccolta, in giro per la folla, delle offerte, cento lire, mille lire, qualcuno pi generoso la diecimila, e tante sigarette. Michele, con frac, bombetta, baffetti e garofano rosso, aveva attraversato gran parte delle contraddizioni del secolo breve, ma a lato dei grandi avvenimenti storici, quasi a scusarsi della sua presenza. Il che ne faceva anche un personaggio dalla maschera triste (non a caso stato etichettato come Charlie Chaplin pugliese), ma viva e che riusciva sempre a raccogliere gente, soprattutto donne e bambini, in piazze piene dei suoi lazzi e dei suoi surrealistici discorsi, delle sue canzoni dalla voce inconfondibile, delle sue contorsioni mimiche in stile Tot, del suo stile grottesco e paradossale, insomma un grande dell'avanspettacolo povero e uno degli ultimi epigoni della commedia dell'arte. Enzo Spera, antropologo, che ha scritto uno dei saggi migliori Un ritratto di Ermanno Comuzio (1935) e di Non una cosa seria (1936) di Mario Camerini o quelle per ricordare il direttore d'orchestra Franco Ferrara (che ha spesso diretto musiche scritte da altri per film degli anni 40 e 50 soprattutto), fino a diverse pagine per nomi del calibro di Alessandro Cicognini, Ennio Morricone, Michel Legrand o John Williams, dalle filmografie lunghissime e impressionanti. Alcune colonne sonore vengono messe maggiormente in evidenza rispetto ad altre solo nominate e un breve commento ci fa intuire le musiche del film. Ad esempio, per il commento sonoro realizzato dal grande, ma forse dimenticato, Enzo Masetti, per il capolavoro di Alessandro Blasetti Fabiola (1948), Comuzio scrive che si tratta di musiche in cui vengono evitati accuratamente gli schemi del kolossal o per l'ottimo Malombra (1942) di Mario Soldati, con una bella colonna sonora di Giuseppe Rosati, scrive l'incombere dello squilibrio psichico della protagonista espresso da brani eseguiti sul clavicembalo e, dietro suggestioni del regista, impastati di arpeggi e dissonanze di ottoni. A volte sottolineava alcune particolarit del personaggio trattato o alcune caratteristiche di un rapporto professionale eccezionale e memorabile tra un compositore e il suo regista, come per esempio, quello tra Nino Rota e Federico Fellini: Il rapporto Fellini/Rota anzi unico, in certo senso, nella storia del cinema, in quanto il regista "plagiava" con la sua personalit debordante il compositore, remissivo per natura, e lo costringeva ad inventare le musiche che lo stesso, Fellini, aveva in testa. Rota, sul personaggio, racconta: Elemento importante anche il fatto che Piripicchio in qualsiasi paese in festa si presenti sempre un forestiero, un estraneo, il cui essere comunque in situazione lo rende certo riconoscibile, ma lo definisce ogni volta e comunque come una presenza estranea. E sappiamo quanto significato e senso abbia nella cultura popolare la presenza, l'apparire ciclico di un forestiero, di un estraneo che, bench conosciuto, in quanto tipo e maschera, definisce con la sua presenza e attivit la caduta, sia pur momentanea, della normalit del quotidiano. S, Piripicchio stato per tantissimi pugliesi, che poi ne hanno portato il ricordo nei paesi dell'emigrazione, la fuga da un quotidiano fatto di soprusi e angherie. Praticamente un sogno a occhi aperti per le strade e le piazze di Puglia, che poteva donare soltanto un artista sincero perch povero.

LIBRI LULTIMA MOSSA DI ANGELO SAPONARA

Uno strano Charlot sulle piazze pugliesi di nome Piripicchio


critica accademica e dalle mode, non si perdeva nelle teorie o nei dogmi, in favore di una lettura del film pi immediata, pi legata alla narrazione e alle sue regole. Era probabilmente uno dei pochi a prendere degli appunti dopo avere visionato un film, dettando su un piccolo registratore le sue impressioni e le sue note. Nel corso del tempo aveva realizzato un archivio impressionante e che sembrava inesauribile. Per quello che riguarda i compositori per il cinema, realizzava delle schede che aggiornava man mano che venivano realizzati nuovi film con le loro colonne sonore. Questo lavoro certosino sfociato in diversi lavori imprescindibili sull'argomento: Colonna sonora (Il Formichiere) e nel Film Music Lexicon (Amm. Provinciale di Pavia) del 1980, poi nella prima edizione del Dizionario ragionato dei musicisti cinematografici del 1992, ripreso e ampliato in Musicisti per lo schermoDizionario ragionato dei compositori cinematografici in due volumi indivisibili pi cd-rom, in un cofanetto del 2004, per l'Ente dello Spettacolo (1056 pagine, 50 Euro). Duemila schede sui compositori del mondo intero, dal cinema muto fino ai giorni nostri, da Lalo Schiffrin a Pascal Estve, da Willy Ferrero a Carlo Rustichelli, da Georges Delerue a Nino Rota, nessuno sembra mancare all'appello. Dalle note biografiche alle filmografie un apparato di studio importantissimo, imponente, dettagliatissimo e mai noioso. Le schede non hanno una lunghezza prestabilita uguale per tutte, ma variano a secondo della carriera e dell'importanza del compositore. Si va dalle poche righe utilizzate per raccontare il percorso di Gianluca Tocchi, che scrisse le colonne sonore di Dar un milione

Gelsorosso di Bari edita il libro sul celebre attore di strada, mentre il film dedicato a lui firmato da Vito Guss Potenza esce ora negli Usa
insomma, metteva in bella le indicazioni del regista. Musicisti per lo schermo la Bibbia degli appassionati di colonne sonore, delle quali il critico bergamasco era il profeta in Italia. Oltre ai libri e alle riviste era stato anche molto presente in pubblicazioni prestigiose come lEnciclopedia dello Spettacolo e l'Enciclopedia Italiana Treccani, per le quali aveva curato diverse voci. Probabilmente questo suo immenso lavoro nel campo delle colonne sonore resister all'erosione del tempo e i suoi testi saranno ancora consultati tra 50 o 100 anni, per la gioia degli studiosi a venire. Siccome era innanzitutto un critico cinematografico, Comuzio aveva anche scritto ottime monografie su registi o attori come George Cukor, Raoul Walsh, King Vidor ( questi tre libri sono stati scritti per il Castoro), Mark Sandrich - Cappello a cilindro (2002, Lindau) o Erich von Stroheim -Fasto e decadenza di un geniale sfrenato e anticonformista maestro della storia del cinema (1998, Gremese). Questi lavori non avevano nulla da invidiare alla perfezione e all'incredibile competenza, probabilmente ineguagliabile, di quelli sulle colonne sonore del cinema internazionale. La grande stima, ampiamente giustificata, della quale godeva questo signore di altri tempi, lo avevano fatto partecipare pi volte in veste di giurato al concorso internazionale di musiche per film Mario Nascimbene, mentre era stato presidente di giuria al festival Roseto Opera Prima e giurato al film festival del Garda. Era un critico che aveva saputo seguire una passione fino in fondo. Una passione quella per le colonne sonore che lo aveva fatto diventare il massimo esperto in materia.

Il cinema ha perso un autorevole critico, il massimo esperto di colonne sonore, deceduto ad agosto all'et di 89 anni
di GABRIELLE LUCANTONIO

Il 24 agosto scorso gli appassionati e studiosi di musica applicata al cinema hanno perso il loro punto di riferimento, il critico cinematografico bergamasco Ermanno Comuzio, deceduto all'et di 89 anni. Attraverso innumerevoli articoli e saggi importanti, si era imposto come la voce pi autorevole sull'argomento nel nostro paese. E sicuramente come uno dei pochi critici capaci di parlare, conoscendoli per averli studiati e catalogati, sia di film che di colonne sonore, sia di cinema che di musica. Uno dei pochi purtroppo a ricordarsi che il cinema non solo visivo, ma audiovisivo e che il suono ricopre un ruolo essenziale nella narrazione, nelle emozioni e nell'estetica del film. Titolare della rubrica cinematografica e teatrale del Giornale di Bergamo, Comuzio ha collaborato a diverse riviste tra cui Sipario, Cineforum, Cinematografo e Carte di Cinema. Poliedrico, Comuzio sapeva districarsi dalla

CRITICA CINEMATOGRAFICA UN RICORDO

Ermanno Comuzio e la sua passione per i musicisti dello schermo

ALIAS 27 OTTOBRE 2012

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I FILM
007 SKYFALL
DI SAM MENDES, CON DANIEL CRAIG, XAVIER BARDEM. UK USA 2012

SINTONIE
pubblico e la giuria guidata da chi (Nanni Moretti), nel 1997 aveva giurato perenne odio all'autore - troppo sadico, troppo cinico, troppo mitteleuropeo. (r.s.) LE BELVE
DI OLIVER STONE, CON AARON JIHSON, TAYLOR KITSCH, JOHN TRAVOLTA, SALMA HAYEK, BENICIO DEL TORO, UMA THURMAN. USA 2012

A CURA DI SILVANA SILVESTRI CON MARIUCCIA CIOTTA, GIULIA DAGNOLO VALLAN, ARIANNA DI GENOVA, MARCO GIUSTI, CRISTINA PICCINO, ROBERTO SILVESTRI

IL FILM
OLTRE LE COLLINE
DI CRISTIAN MUNGIU, CON COSMINA STRATAN, CRISTINA FLUTUR. ROMANIA 2012

James Bond creduto morto, le identit di tuttoi gli agenti dei servizi segreti britannici sono resi pubblici su internet, ma proprio allora Bond ricompare ed incaricato di dare la caccia al pericoloso Raoul Silva (Bardem) fin nel mar della Cina meridionale, mentre alcuni dei suoi segreti rischiano di complicare le cose.. Ventitreesimo film della serie, nel cast ci sono anche Ralph Fiennes, Albert Finney e lenigmatica Brnice Marlohe. (in sala il 31 ottobre) E IO NON PAGO - LITALIA DEI FURBETTI

DI ALESSANDRO CAPONE, CON MAURIZIO MATTIOLI, MAURIZIO CASAGRANDE. ITALIA 2012

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Maresciallo e brigadiere preparano un blitz della finanza in un centro turistico della Sardegna: lobiettivo un commercialista, maestro dellevasione. Il maresciallo ha nella cittadina un vecchio amico dinfanzia che non immagina che lavora faccia attualmente e gli racconta parecchie cose scottanti. Nel cast anche Jerry Cal, Enzo Salvi. (in sala il 31 ottobre) UN'ESTATE DA GIGANTI

DI BOULI LANNERS, CON ZACHARIE CHASSERIAUD, MARTIN NISSEN. BELGIO 2011

Adattamento del noir surfistico/lisergico del libro di Don Winslow. Droga (come in Midnight Express e in Scarface), il richiamo del confine (Salvador, South of the Border), un gusto pulp per la violenza (Natural Born Killers, il sottovalutato U-Turn) e una molteplicit di texture visive da far concorrenza a Jfk: Savages (titolo originale) sembra capace di riflettere quasi tutte le ossessioni di Stone. Liberato dallistinto didattico che domina i suoi film pi esplicitamente politici Stone si butta con gusto nella sanguinaria, amorale, avventura che contrappone tre giovani amici/amanti imprenditori di marijuana a un micidiale cartello della droga, passando attraverso (almeno) un poliziotto corrotto (Travolta). Esplode di visioni deformate, colori ipersaturi, grane diverse, improvvisi squarci in bianco a nero e poi di nuovo colore ovunque, come un mondo di un malsano color caramella. (g.d.v.) IL COMANDANTE E LA CICOGNA

scritto, in forma di ballata tragica e divertente. I tre balordi che assoldano un killer per riscuotere l'assicurazione sulla vita, anche se non sono peggiori della loro vittima, che rispettivamente la loro mamma, la ex moglie e la ex cognata, saranno puniti dall'angelo della vendetta, una bionda vergine pura, Dottie che, rovesciando Cenerentola, si innamorer del principe azzurro pi impresentabile (un poliziotto, sicario part time). O forse no, alla fine si sbarazzer anche di lui, bello come Matthew McConaughey, gelido come un robot di Michael Crichton. (r.s.) PARANORMAN 3
DI CHRIS BUTLER, SAM FELL. ANIMAZIONE. USA 2012

COSA SUCCEDE A MANHATTAN


GROUPIE
Francia, 2012, 313, musica: Bob Sinclar, regia: autore ignoto, fonte: MTV

Presentato alla Quinzaine e al festival di Rotterdam ha ottenuto numerosi premi e nomination. Racconta lestate di due ragazzini, nella casa di campagna delle Ardenne appartenuta al nonno morto lanno prima. L incontreranno un loro coetaneo e inizieranno una serie di avventure impensabili. Musica: The Bony King of Nowhere. (esce il 31 ottobre) SILENT HILL: REVELATION 3D

Norman sa benissimo di essere diverso: nei suoi 11 anni di vita sul pianeta Terra, ha imparato a controllare il dono di parlare con i suoi amici zombi e fantasmi, a guardare bene, non si nasconde neanche tanto. Naturalmente gli ingranaggi cittadini saltano per aria non appena la maledizione di una strega, arsa al rogo tre secoli prima, prende vita e sguinzaglia i suoi zombie in citt. Davvero un buon acchiappafantasmi, il Norman in 3D, un inno allamicizia. Con ParaNorman lhorror si conferma il medium pi adatto alla rappresentazione della tolleranza, un piccolo capolavoro dacqua e fango, dopo Coraline e la porta magica. (fi.bru.) THE ROCKY HORROR PICTURE SHOW

Il fondamentalismo religioso non solo estroverso, lucida strategia politica che si fa movimento identitario antisistemico di massa. anche una pericolosa follia letteralista, un automatico movimento introverso di chiusura culturale. Soprattutto nelle zone geografiche pi isolate, come la Romania, il paese latino strozzato da una cintura slavofona impenetrabile, in cui tre quarti della popolazione rurale costretta allemigrazione coatta, tra infanzia abbandonata, violenze e incestuose abitudini. Proprio qui, nel 2005, in un piccolo e sperduto monastero cristiano ortodosso della Moldavia, un'esorcismo fin tragicamente. Alina, cresciuta in orfanotrofio e emigrata in Germania in cerca di fortuna, torna al suo paese d'origine per convincere la sua amica d'infanzia e amante Voichita a fuggire con lei. Ma Voichita, cacciata nel frattempo dall'istituto dei bambini abbandonati, ha trovato un posto nel povero convento che si trova sulla collina e sta abbracciando la vita religiosa. Alina dovr strapparla allamore di dio, ma avr contro tutto il convento che, con le cattive e con le buone, inizier a trattarla come una involontaria Giovanna dArco... Premiato a Cannes per il copione (di implacabile fluidit accademica) e per le interpretazioni ipnotiche di Cosmina Stratan e Cristina Flutur, questo saggio verde sporco sulla superstizione religiosa, in 150 minuti scodella tra laltro la lunga lista dei peccati ortodossi - 464 in tutto - che conducono irrimediabilmente all'Inferno. E che la Palma doro 2007 Mungiu, cerca di esorcizzare con altrettanti movimenti di macchina che dovrebbero condurre, inevitabilmente, in Paradiso. (r.s.)

DI SILVIO SOLDINI, CON VALERIO MASTANDREA, ALBA ROHRWACHER. ITALIA 2012

DI MICHAEL J. BASSETT, CON SEAN BEAN, MALCOLM MCDOWELL. USA 2012 0Ispirato al terzo capitolo della celebre serie di videogiochi, un survival horror con protagonista una ragazza tormentata da spaventosi incubi legati alla citt di Silent Hill. Decisa ad investigare sulla scomparsa del padre e sul motivo dei suoi strani sogni, Heather arriva nella citt fantasma, ma uscirne sar ancora pi difficile. (in sala il 31 ottobre)

ALLA RICERCA DI NEMO (3D)


DI ANDREW STANTON, LEE UNKRICH. ANIMAZIONE PIXAR. USA 2003

Ecco lItalia sotto forma di graphic novel trasportata sullo schermo, dove gli attori parlano dialetti diversi, e si comportano anche in modo differente. Alcuni seguono le linee tracciate dalla disonest consolidata, altri cercano di seguire una retta via. Le due strade si intrecciano inevitabilmente con personaggi che si presterebbero bene al fumetto: Leo lidraulico e il suo aiutante cinese, i due figli adoelscenti, la moglie defunta che lo viene a trovare, il padrone di casa ecologo, lavvocato difensore di corruttori, la giovane artista. Le statue della citt osservano dallalto e commentano, la cicogna ne fa a meno. Sapore di commedia che tende al surreale come pu. Lievemente poetico, leggermente ironico. Con Giuseppe Battiston, Claudia Gerini, Luca Zingaretti. (s.s.) IO E TE

DI JIM SHARMAN, CON SUSAN SARANDON, TIM CURRY. USA 1975

Viene proiettato per i suoi cultori in spettacoli a mezzanotte, ma in questa occasione il 30 3 31 ottobre ritorna nelle sale anche nei consueti orari, per festeggiare la festivit importata di Halloween. Janet (una giovanissima Susan Sarandon) e Brad (Barry Bostwick), due fidanzati trovano rifugio da un temporale in un castello inquietante. Il maggiordomo Riff Raff (Richard O'Brien) li introduce al padrone di casa, il Dr. Frank-N-Furter (Tim Curry), abbigliato solo di tacchi a spillo, calze a rete, babydoll e guanti di pizzo. Ci troviamo alla convention dei trans-vestiti della Transilvania. TUTTI I SANTI GIORNI

Come sarebbe stato un dj negli anni 20? Nel divertente clip di Groupie brano che remixa tra laltro uno dei leit-motiv composto da Fiorenzo Carpi per il Pinocchio televisivo di Comencini il simpatico Sinclar si rivede, provvisto di baffetti e abbigliato in frac, in un vecchio film in bianco e nero (con tanto di diascalie), mentre danza il tip tap nei lussuosi interni di una villa e fa lo skretch su una consolle composta da alcuni grammofoni. Pi banale la cornice: il film trasmesso sul monitor di un locale in cui, come al solito, il musicista (dallaria un po annoiata) sedotto dalla classica fatalona ( lei la groupie del titolo?). Naturalmente il video omaggia il fortunato The Artist, che ha conquistato lOscar lo scorso anno. EVERYTHING IS EVERYTHING

IL FESTIVAL
FRANCE ODEON
FIRENZE, CINEMA ODEON, 1-4 NOVEMBRE

Usa, 1999, 410, musica: Lauryn Hill, regia: Sanji, fonte: Youtube.com

DI PAOLO VIRZ, CON LUCA MARINELLI, THONY. ITALIA 2012

Riedizione in 3D dell'originale del 2003. Solo Walt Disney era riuscito a strappare alla carta il movimento e la vita ed ecco John Lasseter, leader della Pixar (qui produttore esecutivo), ripetere il gioco con la sua frotta di pesci persi in uno spazio liquido che a prima vista sembra un salva-schermo di quelli con le rocce muschiose e le alghe fluenti. la storia del viaggio di un piccolo, disarmato pesce rosso nell'oceano dei giganti e dei mostri. Un Topolino in forma squamosa che vince la paura e scopre una moltitudine solidale pronta a indicargli la strada verso Sydney dov' finito, nell'acquario di un dentista, il pesciolino perduto. Al contrario del ritmo sincopato da videogame, opera lirica sulle musiche di Thomas Newman e quando costruisce gag lo fa secondo una geometria perfetta da sophisticated comedy. (Le voci sono di Alex Polidori, Carla Signoris, Luca Zingaretti, Stefano Masciarelli). (m.c.) AMOUR

DI BERNARDO BERTOLUCCI, CON JACOPO OLMO ANTINORI, TEA FALCO. ITALIA 2012

Il cineasta che esord nel 1962 con La commare secca si occupato questa volta di coreografare nel tempo gli arditi movimenti di sopravvivenza psicofisica di Lorenzo, quattordicenne mirmecologo d'oggi cui i coetanei mal s'adattano e che viene dunque bollato come sociopatico da curare nel cervello. Sono solo concettuali, ma non meno sensuali, questa volta, i caratteristici dolly danzanti che accarezzano la lotta di Lorenzo per entrare, con maggiori autodifese possibili, nell'et adulta, umana stavolta, non solo a geometria animale. Concentra il suo sesto film romano quasi tutto nello spazio claustrofobico, spazialmente ma mentalmente infinito, di una cantina, e nel duetto per cannibali tra Lorenzo e la sorella Olivia, quoziente di difficolt altissimo e demod, missione compiuta. (r.s.)

Operina minore rispetto ai grandi film livornesi di Virz, ha una bella freschezza di scrittura e di ispirazione e due protagonisti di talento e di immediata simpatia. Marinelli, proveniente dal teatro di Carlo Cecchi si adatta con sicurezza al personaggio del proletario colto, Thony, non attrice ma cantante una sopresa. Il primo passo avanti verso una commedia civile e sentimentale della quale il nostro cinema ha assoluto bisogno per poter comunicare al suo pubblico. (m.g.) VIVA L'ITALIA

Manhattan trasformata in un enorme giradischi sulla cui strade, come fossero i microsolchi di un vinile, scorre un gigantesco braccio di ferro con puntina, oppure viene skretchata dalle esperte mani di un dj. una trovata indubbiamente originale questa di Sanji (autore di non molti altri videoclip), che valorizza non poco il brano di Lauryn Hill. La cantante, da parte sua, cammina per le strade invase da questa presenza surreale ma anche un po minacciosa, che atterrisce gli abitanti come Godzilla o qualche altro mostro. Ci sono poi altri elementi nel video che richiamano lidea di circolarit, ma la cosa pi riuscita lequivalenza audio-visiva in alcuni punti: limmagine che salta in sincrono con lo skratch o il suono del brano che diventa un fruscio quando nella puntina si impiglia carta di giornale. WHITE WEDDING

La migliore produzione del cinema francese presentata dalla quarta edizione di France Odeon, diretto da Francesco Ranieri Martinotti, il secondo appuntamento dei 50 giorni di cinema a Firenze. Tra gli appuntamenti in programma si segnala l'omaggio a Claude Miller recentemente scomparso, allievo e assistente di Franois Truffaut, autore di film come La petite voleuse e L'accompagnatrice. In collaborazione con le Giornate degli Autori il 3 novembre sar proiettato, in anteprima nazionale, Thrse Desqueyroux, il suo ultimo film. Al convegno organizzato in collaborazione con Florens 2012 La cultura cinematografica e i festival internazionali (sabato 3) parteciperanno i direttori dei pi importanti festival di cinema tra cui La cultura cinematografica e i festival internazionali con interventi di Giorgio Gosetti (Giornate degli Autori), Piers Handling (Toronto), Jack Lang (gi ministro alla Cultura Francese), Bruno Torri (Pesaro), Aldo Tassone (critico), Tra i film in programma: Aprs mai di Olivier Assayas, Vous navez encore rien vu di Alain Resnais, Renoir di Gilles Bourdos che raccoglie le memorie del figlio Jean, Confession d'un enfant du sicle di Sylvie Verheyde con Charlotte Gainsbourg, Augustine di Alice Winocour con Vincent Lindon, dalla Semaine. (s.s.)

LA RIVISTA
IL NUOVO MALE N.10
MENSILE DI SATIRA E DI IDEE

UK, 1982, 347, musica: Billy Idol, regia: David Mallet, fonte: MTV Classic

DI MASSIMILIANO BRUNO, CON MICHELE PLACIDO, RAOUL BOVA. ITALIA 2012

KILLER JOE
DI WILLIAM FRIEDKIN, CON MATTHEW MCCONAUGHEY, EMILE HIRSCH, USA 2011

DI MICHAEL HANEKE, CON JEAN LOUIS TRINTIGNANT, ISABELLE HUPPERT. FRANCIA AUSTRIA 2012

Palma doro a Cannes, duetto d'amore e crimine tra musicologi ottuagenari e conservatori alla prova della morte. Un feroce ma classico film da camera, nobilitato dalle dodecafoniche performance di Jean-Louis Trintignant e Emmanuelle Riva, che a Cannes ha messo d'accordo tutti, critica,

Tarantino e Lynch hanno fatto bene al cinema mondiale, svecchiandone le figure e gli snodi. Ma la vecchia guardia hollywoodiana, in questo caso William Friedkin (Esorcista, Braccio violento della legge, Jade...) dimostra di saper fare altrettanto bene i conti con il male che dentro di lui e di noi. Traci Letts che ha

Ovvio che il titolo non si ispiri al Viva lItalia rosselliniano del 1960 coi garibaldini (e quello, malgrado la regia di Rossellini, era un pesante marchettone democristiano), ma allItalia dei Fiorito e delle Minetti. A questo guazzabuglio di pressapochismo nel quale cerchiamo di sopravvivere e che Max Bruno mette in scena forse non con grande rigore rosselliniano, ma certo con la giusta dose di irriverenza e vitalit. Inutile mascherarlo. Il film, nel bene e nel male, cos. Fracassone, volgaruccio, non tenuto, esibizionista, romanissimo, ma anche divertente, pieno di idee e di gag da riempire altri dieci film. E, soprattutto, il primo film italiano della stagione che pu competere per incassi e favori del pubblico con le grandi commedie americane.

Una sposa di bianco vestita scende da una lussuosa autovettura davanti ad una imponente chiesa di campagna. Ma il matrimonio che si celebra un po funebre e dark, con due mani che inchiodano una croce sul coperchio di una bara. Una motocicletta sfonda al ralenti una vetrata colorata e in unaltra sequenza alcuni elettrodomestici esplodono dentro una cucina. Per il resto il solito playback della bionda popstar, ma sicuramente labile Mallet qui ai primordi del videoclip, ma che legher il suo nome soprattutto a David Bowie ci regala qualche immagine di indubbia efficacia, oggi terribilmente eighties.

Dopo lintervallo estivo e un settembre dedicato a rafforzare la redazione, specie sul versante web (sito, facebook, twitter ecc.), nuovamente in edicola il mensile di satira e idee Il Nuovo Male, diretto da Vincenzo Sparagna. In questo numero 10 della serie iniziata un anno fa dalla redazione di Frigidaire, il meglio della pi irriverente satira italiana, con la partecipazione di autori ormai classici, come Ugo Delucchi, Giuliano, Giorgio Franzaroli, Marino Ramingo, e la presenza crescente di molti nuovi talenti, come la rivelazione barese Giuseppe Del Buono, ancora una volta in copertina, Cecigian, Marco Pinna, Carlo Gubitosa, Joe Trozky, Giulio Laurenzi, Marco Gavagnin, Antonio Vecchio, Andrej Lavrinovics, Cleono Zanzara, Guido Gattai, Gianluca Liguori. Leditoriale, firmato da Tersite, alter ego satirico di Sparagna sin dai tempi del Male del78-81, dedicato allOppio dei popoli, ovvero al misticismo fanatico che, tra roghi e fatwe, si intreccia oggi al nuovo culto del Dio Denaro. Allinterno un altro dei giornali falsi/veri, che, a differenza dei falsi di un tempo, fanno il verso graficamente ai grandi quotidiani, ma sono in realt pure invenzioni. Questa volta il falso/vero Il Corriere della Sierra, fondato da Ernesto Che Guevara nel 1957 e diretto oggi dal nipote Emiliano Guevara.

LA FOTOGRAFIA
SANDRO BECCHETTI
TORINO, SPAZIO LABLOFT

MAGICO

Nel nuovo spazio torinese Lablof, si inaugurata la mostra di Sandro Becchetti, dal titolo Protagonisti 99, quasi cento ritratti di personaggi che hanno fatto la storia, quella sociale e culturale (la personale sar visitabile fino al 29 novembre). Realt e immaginario corrono parallele in una serie di scatti che hanno prima riempito le pagine della cronaca e poi i musei. La galleria proposta imponente: si va dalle star del cinema americane e italiane Dustin Hoffman, Anita Ekberg, Claudia Cardinale, Ugo Tognazzi, Piera degli Esposti - a registi del calibro di Fellini, Rossellini, Hitchcock, Bertolucci, i fratelli Taviani, Polanski, Truffaut, fino agli scrittori quali Saramago, Moravia, Pasolini, Ungaretti, Englander, passando per diverse generazioni di artisti (Warhol, LeWitt, Ernst, De Chirico e Christo). Il bianco e nero di Becchetti fa affiorare dal buio gesti e sguardi, consegnando la persona ritratta a una seconda storia, quella raccontata dalle emozioni. Per me la fotografia anche menzogna - dice Becchetti, romano, classe 1935 - una componente essenziale della verit. Le mie macchine fotografiche contenevano tutte le immagini possibili, ma come le platoniche ombre contenevano anche il loro contrario. (a. di ge.)

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ALIAS 27 OTTOBRE 2012

STORIE DAL PROGRESSISMO METAL AL FONDAMENTALISMO CRISTIANO

Gay rock, tutti i tormenti del coming out


Dieci artisti al cuore dei propri generi musicali, dieci personaggi che hanno disvelato la propria sessualit dopo averla celata nelle maniere pi sofferte e improbabili
di GUIDO MARIANI

Non tutti gli artisti rock hanno vissuto la propria omosessualit in maniera pubblica e pubblicizzata. Nel mondo dellintrattenimento musicale la sessualit rappresentata troppo spesso da stereotipi e scegliere di uscire da questi schemi pu essere una decisione difficile. Negli anni 70 e 80 il rock e il pop scoprirono la trasgressione del glam e della disco music. Lidentit sessuale ambigua era parte dello spettacolo: lalieno di David Bowie, il Lou Reed di Transformer, i travestimenti di Elton John e Freddie Mercury, le drag queen delle discoteche, i Village People, Boy George Lomosessualit andava di pari passo con lidea spettacolo, show, nascondendo spesso un trauma personale e una lotta per un riconoscimento che non fosse la curiosit/morbosit del pubblico. Alcuni artisti hanno vissuto la propria omosessualit in modo estremamente sofferto e il loro percorso personale una storia di intime angosce fino alla completa accettazione di s. LITTLE RICHARD Terzo di dodici figli, Richard Wayne Penniman nasce nel dicembre del 1932 nello stato razzista della Georgia. Mio padre mi cacci di casa ricorder in unintervista-. Disse che voleva sette maschi, ma che io avevo rovinato il suo sogno, perch ero gay. Rifiutato perch omosessuale, segregato perch nero. Vivr la sua vita combattendo con se stesso. Mi chiamavano frocio, femminuccia, delinquente, mostro. Inizi a suonare giovanissimo e and in tour con un gruppo chiamato B Brown and his Orchestra: Venivamo picchiati per un nonnulla, colpiti con bastoni. La polizia mi fermava e mi faceva lavare la faccia. Non potevamo stare negli hotel, andare nei bagni. Pochi anni dopo con il nome di Little Richard divenne uno dei patriarchi del rocknroll. La sua Tutti Frutti divenne la colonna sonora di una rivoluzione, un brano selvaggio, scabroso e travolgente, che Pat Boone riusc a vendere anche alle famiglie bianche in una versione addomesticata (I bianchi dicevano che io ero il demonio). Sarebbe stato impossibile per lui ai tempi rendere pubblica la propria sessualit, anche perch la sua fede religiosa lo spinse spesso a non accettarsi e a vivere lunghi periodi di rimorso e di conversione. Durante uno di questi spos nel 1959 Ernestine Campbell,

studiosa di Bibbia conosciuta a un meeting evangelico con cui adott un bambino. Il matrimonio dur per poco, Richard alternava comportamenti selvaggi a periodi di fervori religiosi. Ha avuto anche una lunga relazione intermittente e durata anche in tarda et con una sua amica dinfanzia, Audrey Robinson. Nella sua biografia pubblicata negli anni 80 proclam che lomosessualit contagiosa e proclam di aver rifiutato il sesso. Nel 1995 in unintervista a Penthouse disse: Sono stato gay tutta la vita e so che dio un dio damore e non di odio. MICHAEL STIPE Oggi sembra un professore universitario quasi in et da pensione, ma Stipe, 51 anni, agli esordi della sua carriera alla guida dei Rem fu il poster boy della generazione del college rock. Negli anni 80 fu una sorta di sex symbol per le ragazzine intellettuali

che rifiutavano il pop della neonata Mtv per scegliere i loro idoli nella allora fiorente scena underground Usa. Questo lo ha portato per anni a vivere con una certa discrezione la propria omosessualit. In realt, ha confessato in una recente intervista, pi che un desiderio di tenerlo privato, sono stato costretto a essere un codardo riguardo a questo tema. Un fattore determinante fu anche lesplosione dellAids e il panico da contagio. Era una caccia alle streghe - ha detto - erano gli anni di Reagan, si parlava di campi di concentramento per i sieropositivi. Si pensava che fosse una malattia gay che i bisessuali potessero diffondere anche alla comunit etero e si sparse la paura. Col tempo Stipe stato sempre meno timido, negli anni 90 inizi a parlare della sua sessualit alla rivista gay Out dovendo per smentire le voci circolate secondo cui era malato di Aids. Da allora non ha pi nascosto la sua omosessualit, pur trattando largomento sempre con discrezione. Ma il suo coming out sottotono pass quasi inosservato anche perch Courtney Love lo defin luomo pi sexy dAmerica. Distanzia tutti gli altri di chilometri - disse la cantante -. Se volesse avere un figlio voglio essere nella sua top five. Oggi Stipe ha una relazione stabile e pubblica con il fotografo Thomas Dozol. Ho avuto relazioni con donne - ha spiegato lanno scorso a The Observer - ma ho scoperto di preferire gli uomini e ora sono innamorato di una persona che il mio boyfriend. Non mi sono mai definito gay, perch secondo me lapproccio bianco o nero non funziona, ma ho grande stima e rispetto per chiunque ha fatto scelte diverse, mantenendole con convinzione. BOB MOULD La rivoluzione punk Usa degli anni 80 lo annovera tra gli assoluti protagonisti. Alla guida degli Hsker D divenne uno dei creatori del rock alternativo, creando con Zen Arcade uno dei dischi fondamentali di quellepoca. Era un mondo di ribelli musicali e di rivoluzionari, ma lomosessualit non era ancora pienamente accettata e Mould decise di non svelarsi al pubblico. Era come essere gay sotto le armi - ha detto -. Il principio era: tu non lo chiedi, io non te lo dico. Se non lo promuovevi non avevi problemi. Come artisti punk rock eravamo outsider, pi disadattati si raccoglievano e meglio era. Se eri gay eri certamente il benvenuto, ma non dovevi metterlo troppo in evidenza. Negli anni 80 cerano

diversi artisti, come Jimmy Sommerville o Boy George, che facevano musica con tematiche gay. Lessere androgini era sempre stato parte del rock, ma io non volevo essere identificato come un musicista gay perch avrebbe limitato il pubblico che volevo raggiungere con la mia musica. Negli anni 90 Bob Mould fond gli Sugar, gruppo che ottenne un grande successo e in unintervista al mensile Spin decise di non nascondersi pi, comunicando anche il suo profondo disagio con la rappresentazione classica della comunit omosessuale. Per Mould: I tempi negli anni 90 erano cambiati. Negli anni 80 eravamo i cattivi. Spargevamo le malattie e uccidevamo le persone. Io comunque non riuscivo a identificarmi con lo stereotipo colorato e frivolo da gay parade. Non vedevo mai rappresentate le persone reali, gli insegnanti, gli anziani. Anche io come gay dovevo trovare una mia identit. La scelta di vita port anche a un diverso percorso espressivo, Mould sciolse gli Sugar e si diede alla musica elettronica, esibendosi in discoteche gay con il nome Blowoff. La mia frustrazione con la moda dellindie rock combinata alla mia volont di appropriarmi della mia identit gay mi convinse che la colonna sonora di tutto ci fosse la musica elettronica. Oggi Mould ha 52 anni e ha fatto pace con se stesso. Ha raccontato la

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RAZZISMI 2013, MOTEL USA RIFIUTA ALLOGGIO A BAND


di FRANCESCO ADINOLFI Una storia di razzismo che sembra piovuta dal passato, che lascia sgomenti e che ha fatto il giro di blog e riviste on line; riguarda Leo Nocentelli (foto), chitarrista originario dei Meters (il gruppo funk pi noto di New Orleans, quello dei Neville Brothers), oggi leader della Meters Experience. Lo scorso venerd a Nocentelli e band stato negato l'accesso al motel Travelodge Central di San Francisco (Market Street 1707), citt in cui si trovavano per esibirsi al Brick & Mortar Music Hall. Nel pomeriggio dello stesso giorno, finito il soundcheck, il chitarrista e altri tre componenti del gruppo, si sono recati al motel ma non sono riusciti ad entrare nonostante il promoter Jason Perkins avesse regolarmente pagato in

anticipo le quattro stanze. Ai musicisti stato detto che le loro carte di credito non potevano essere accettate, che dovevano pagare in contanti e lasciare un deposito di 100 dollari per la notte. Nocentelli - ammesso nel 2013 nella Rock and Roll Hall of Fame - ha subito contattato Perkins che alle 19.30 arrivato sul posto. Indicando Nocentelli, il responsabile dell'hotel - tale Matthew W (si rifiutato di dare il cognome) - ha riferito a Perkins che non avrebbe accettato carte di credito da quelle persone, da quei neri! Solo uno, il bianco Rich Vogel, l'hammondista dei Galactic, sarebbe potuto entrare! Matthew W. ha anche affermato che secondo lui le carte di credito non erano coperte. Come lo presumesse non dato saperlo. La polizia - accorsa sul posto per tentare di chiarire la questione e per ottenere il nominativo di un direttore generale a cui rivolgersi - ha confermato che diverse volte il Travelodge Central di San Francisco stato al centro di questioni razziste. A Perkins, mortificato, Leo Nocentelli ha confessato: Non preoccuparti, vengo dal sud, ci sono cresciuto.

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fosse gay. Mi sentivo come il personaggio della sit-com Little Britain Lunico gay del villaggio. La musica divenne il rifugio, ma anche la via duscita: Non conoscendo nessuno e, non potendo avere relazioni sentimentali, finivo per creare musica e dedicarmi al disegno per tenermi occupato. Scrivere canzoni mi faceva sentire meglio. Cos posso dire che essere gay ha aiutato la mia carriere . La musica port Jnsi fuori dellisolamento, milit prima nei Bee Spiders e poi fond i Sigur Rs, band che fu subito ben accolta dalla eclettica scena alternativa islandese e dalla sua musa Bjrk. I Sigur Rs sono poi diventati una sensazione internazionale, con la loro particolare versione di un post rock spettrale ed etereo. Jnsi compensa queste atmosfere con un progetto musicale semi clandestino che condivide con il compagno Alex Somers chiamato Olympic Boys definito dallo stesso artista di gay techno. strano che lomosessualit sia ancora un tema di discussione. Nelle scuole e ovunque dovrebbe essere ormai completamente accettata e fra 50 anni nessuno ci penser neppure pi. MELISSA ETHERIDGE Il suo primo album, uscito nel 1988, la proiett subito tra le pi autorevoli cantautrici rock Usa, vendendo 2 milioni di copie e imponendola come autorevole voce della musica al femminile. Nel gennaio del 1993 decise di rivelare a tutti la propria omosessualit in un contesto estremamente pubblico, una festa organizzata dalla comunit gay e lesbo Usa in occasione dellinaugurazione della presidenza di Bill Clinton che era stato salutato come il primo presidente aperto verso le tematiche omosessuali. Ha ricordato la Etheridge: Dissi, Sono contenta di essere qui e sono orgogliosa di essere una lesbica da sempre. Il disco pubblicato poco dopo lannuncio (intitolato Yes I am, S lo sono) fu il suo pi grande successo e vendette sei milioni di copie. Da allora ha fatto dellattivismo per i diritti omosessuali (ma anche delle tematiche ambientali) un vessillo, diventando un simbolo delle lotte femminili anche per il coraggio con cui ha affrontato, nel 2004, il tumore al seno. RUFUS WAINWRIGHT Per il cantante canadese, che una volta Elton John ha definito il pi grande cantautore vivente, accettare la propria sessualit lo ha portato ad attraversare quello che egli stesso ha definito, in unintervista al New York Times, gay hell linferno dei gay. Figlio benestante di una coppia di artisti affermati (i cantanti Kate McGarrigle e Loudon Wainwright III), fu stuprato a 14 anni da un uomo che lo aveva adescato. Il trauma lo ha portato a rifiutare per anni relazioni stabili e, successivamente, a fare massiccio uso di droghe per poter aumentare la propria fiducia in s. Ha ricordato: Anni di insicurezza sessuale, la discriminazione di cui si vittime, il bisogno di appartenere a un luogo, questo con la droga scompare. In un attimo. Anche dopo il grande successo dellalbum Poses del 2000 che lo ha portato alla ribalta internazionale, ha vissuto una vita dissoluta in cui gli eccessi di droghe e sesso occasionale erano una regola: Con le droghe tutto pi pericoloso ed esaltante. Con le droghe anche le idee pi perverse diventano eccitanti. Nel 2002 ebbe un crollo definitivo e decise di disintossicarsi. Dal 2010 ha una relazione stabile con lartista tedesco Jrn Weisbrodt i due crescono un figlio, avuto da Rufus con Lorca Cohen, la figlia di Leonard Cohen. Le tematiche omosessuali sono al centro delle sue canzoni, come nel brano Going to a Town del 2007 in cui si chiede: Ditemi, andr davvero allinferno per aver amato?.

1) Jonsi 2) Doug Pinnick 3) Melissa Etheridge 4) Chuck Panozzo 5) Michael Stipe e Thomas Dozol 6) Little Richard 7) Rufus Wainwright 8) Kele Okereke 9) Rob Halford 10) Bob Mould

sua avventura nel libro, uscito lanno scorso, See a Little Light: The Trail of Rage and Melody. Il suo ultimo album Silver Age, uscito questanno ritorna al rock che lo ha reso famoso ed uno dei migliori della sua carriera solista. KELE OKEREKE, BLOC PARTY Il cantante della band inglese dei Bloc party, uscita di recente con lalbum Four, non si mai nascosto ma ha raramente affrontato il tema della sua omosessualit. Alla rivista gay Butt, Kele Okereke, britannico di origini nigeriane, ha confessato la difficolt di farsi accettare dai suoi genitori, cattolici praticanti. I miei provengono da un parte della Nigeria dove i gay non compaiono ha spiegato-. Sono cattolici molto rigidi e stanno diventando anziani. Non riuscivo ad accettare lidea che potessero un giorno morire senza sapere qualcosa che fa parte in modo cos determinante della mia vita. Non stato facile. Ma so che mi amano e che io amo loro. Rompere il riserbo, per, sul tema lo ha reso una figura di riferimento per tanti giovani fan: Quando vado in giro, sono sempre fermato da giovani, da ragazzini gay che dicono che incoraggiante vedere qualcuno di una rock band mainstream che ha avuto il coraggio di uscire allo scoperto. per questo che ne parlo, dopo anni in cui ho preferito non farlo. bello far vedere che i gay non sono solo uno stereotipo. CHUCK PANOZZO, STYX Il bassista e fondatore degli Styx ha vissuto per anni recitando la parte delleterosessuale, nascondendo al pubblico la propria omosessualit. La paura era di danneggiare la sua reputazione pubblica e compromettere il successo del suo gruppo che tra gli anni 70 e 80 aveva venduto negli Usa milioni di dischi divenendo una delle pi celebri band di rock pop. Suo fratello gemello, John Antony, scomparso nel 1996, era il batterista del gruppo, Chuck gli

rivel la sua omosessualit quando avevano ventanni, ma gli altri membri della band per lungo tempo non ne furono al corrente. Nel 1991 scopr di avere contratto lHiv e la sua situazione divenne anche pi difficile da gestire. Chiesi al dottore - ha ricordato Panozzo - quanto mi restasse da vivere. Mi rispose non lo so'. La sua salute peggiorava e la sua vita divenne un inferno. Ero completamente distaccato dalla mia carriera professionale. Andavo in tour e non mi sentivo me stesso. Solo lidea di guardare negli occhi il pubblico era diventata per me insopportabile. Panozzo alla fine decise di fare coming out nel 2001, a 53 anni, e di rendere pubblica anche la sua sieropositivit. La mia vita cambiata completamente. Non ho pi paura di esibirmi, riesco davvero a dare tutto me stesso e a divertirmi. Non ho mai avuto paura di essere scoperto da altri, ma ho sempre avuto

paura di non essere in grado di venire allo scoperto per mia scelta. La ricetta del suo miglioramento stato anche quello di cambiare latteggiamento nei confronti della malattia: Ormai la considero una malattia che si pu curare e non pi qualcosa di terminale. Il mio desiderio ora quello di ispirare gli altri gay o etero, a vivere una vita onesta rimanendo orgogliosi di se stessi. ROB HALFORD Negli anni 70 e 80 gli omosessuali potevano conquistare la scena del pop, ma un genere musicale come il metal non rinunciava alla propria immagine dura e pura, fatta di machismo e aggressivit. In realt il cantante di una delle principali band del genere, Rob Halford, leader dei Judas Priest, era gay nonostante fosse licona del guerriero dellhard rock. Halford lasci i Priest nel 1991 e nel 1998 decise di fare coming out in unintervista a Mtv. Lo scalpore fu suscitato dallassoluta indifferenza con cui la comunit metal reag alla notizia, segno che una musica ritenuta sessista, misogina e omofoba in realt aveva saputo evolversi, diventare progressista. Nel 2003 Halford tornato nei Judas Priest e la band stata accolta dai fan con lentusiasmo dei tempi andati. Sarebbe stato difficile per me uscire allo scoperto negli anni 70 o 80, - ha detto Halford -. Ero consapevole della reazione che avrei causato nei media e tra i fan e del possibile danno che avrei causato ai miei compagni della band. Ci sono ambienti musicali che sono pi tolleranti pi aperti e pi comprensivi quello che penso di aver fatto stato distruggere il mito che le band di heavy metal non hanno queste capacit. Oggi il mondo diverso e il metal un mondo completamente nuovo rispetto al 1980. Diverse band heavy oggi non nascondono il loro orientamento sessuale. La cantante degli Otep, Shamaya, gay dichiarata, ricorda un concerto dei Priest: Nel 2004 ho visto i Judas Priest al festival Ozzfest. Migliaia di metallari che urlavano le canzoni senza che nessuno si preoccupasse della sessualit di Halford. Per me stato fantastico. DOUG PINNICK, KINGS X Gli americani Kings X sono sempre

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stati un curioso crocevia artistico, un trio di impronta hard rock, ma aperto a contaminazioni progressive, funky e soul con testi spesso incentrati su tematiche religiose. Fondati negli anni 80 hanno raggiunto il picco del loro successo negli anni 90 quando la band ebbe un particolare seguito nellambito della scena della musica rock cristiana. Questo ha reso la situazione del cantante e bassista Doug Pinnick, omosessuale non dichiarato, particolarmente difficile quando scelse di fare coming out nel 1998 in unintervista rilasciata a un periodico di ispirazione religiosa, Regeneration Quarterly. Mi sentivo ipocrita a nascondermi, specialmente quando la mia band era popolare nellambito della christian music, ha confessato Pinnick che appena dopo lannuncio sub un vero e proprio boicottaggio. Avevo rilasciato gi diverse dichiarazioni controverse, specialmente sulla mia disaffezione nei confronti dei media cristiani e sulle mie convinzioni, e non ci furono conseguenze. Ma quando feci coming out la reazione fu molto dura. I Kings X furono boicottati da diversi negozi di musica di ispirazione cristiana e furono cancellati dalle playlist delle radio a tema. Da allora

Pinnick e la sua band hanno rifiutato ogni etichetta e hanno spesso stigmatizzato il trattamento riservato a loro. C stata unepoca - ha detto il cantante - in cui era forse divertente avere un po di mistero. Ma in questi giorni la gente vuole sapere la verit. E lo apprezza. Ma non mi vedrete mai a un gay pride. Non mi interessa. Ho solo un triangolo rosa sul mio basso, anche se forse molti non sanno cosa voglia dire Le parole delle sue canzoni spesso ricordano questa esperienza, come il testo del brano Alone del 2006: Nessuno dovrebbe essere costretto a sentirsi rifiutato/ nessuno dovrebbe essere costretto a sentirsi non voluto. JNSI, SIGUR RS Crescere in Islanda non deve essere semplice, non fu certamente semplice per Jn or Birgisson, detto Jnsi, che visse unadolescenza solitaria e isolata in cui la musica era una delle poche consolazioni. Essere gay - ha ricordato in unintervista al Mirror mi sembrava naturale, ma non lo resi pubblico fino a 21 anni, anche perch vivendo in campagna non incontravo nessuno. Non conoscevo nessuno che

AVVISO AI LETTORI
QUAL IL PRIMO DISCO CHE TI HA CAMBIATO LA VITA E PERCH
Raccontaci in massimo 1250 caratteri (spazi inclusi) quellesperienza e le motivazioni che ti hanno indotto a scegliere quellartista o quel gruppo. Gli scritti vanno rmati e inviati via e-mail entro e non oltre il 15 novembre 2012 a ultra@ilmanifesto.it Ultrasuoni si riserva il diritto di pubblicare e di editare i testi a seconda delle esigenze redazionali. E adesso scrivi!

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RITMI
MODI QUAL IL PRIMO DISCO CHE TI HA CAMBIATO LA VITA E PERCH

GLI ZOMBIE ANTI-IMU


di F. AD. In attesa che patti di stabilit e insane pressioni fiscali ci riducano a eterni morti viventi ecco nove zombie song da canticchiare alla prossima scadenza Imu. Harry Belafonte, re del calypso, ha eseguito, tra i tanti pezzi, anche Zombie Jamboree, brano reso noto da Lord

Intruder e dedicato allo zombismo haitiano (anche sinonimo di schiavismo indotto da droghe micidiali), sulla stessa linea, ma stavolta metafora di un asservimento/svilimento politico, l'album Zombie (1977) di Fela Kuti e il pezzo omonimo. Anche Zombie (1994) dei Cranberries ha forti connotazioni politiche e racconta il sangue versato in Irlanda del nord. Lo zombie sanguinario, metafora di un occidente ormai agli

sgoccioli, introdotto da La notte dei morti viventi (1968), il film di Romero. A questo si rifanno i White Zombie con I, Zombie. Non solo: il gruppo metal prende nome proprio da White Zombie (in italiano L'isola degli zombies), film del 1932 interpretato da Bla Lugosi ispirato agli zombie haitiani. Non a caso Bela Lugosi's Dead, il classico dei Bauhaus, un allucinato omaggio a zombie e vampiri (Bla il re dei Dracula in pellicola). Il

Il cielo sopra le note Piccoli racconti per grandi canzoni


Cominciamo da questa settimana la pubblicazione dei vostri scritti. un modo per capire come suoni e stili hanno indirizzato ascolti e esistenze. Alla fine avremo un quadro parziale ma indicativo degli artisti senza i quali niente sarebbe stato lo stesso. Scrivete
THE GHOST OF TOM JOAD

Il senso collettivo di una storia personale


The Ghost of Tom Joad (1995) di Bruce Springsteen il primo disco che mi ha insegnato qualcosa. Il titolo prometteva che Springsteen avrebbe raccontato una storia e io ho sempre amato chi sa raccontare lanimo umano; in The Ghost of Tom Joad ho ritrovato questa classicit, insieme a una sobriet e a un pessimismo che spogliano la storia di Tom Joad del sentimentalismo del romanzo di John Steinbeck: The highway is alive tonight, but nobodys kiddin nobody about where it goes. Ho scoperto lattenzione di Springsteen per la ricerca di un legame tra il

significato personale e il senso collettivo delle storie, nella consapevolezza, cos rara nella cultura individualistica statunitense, che una societ che non si preoccupa dei tormenti che ha instillato nelle persone di cui si servita per estendere il proprio potere condannata allautodistruzione; per quanto ingenuo possa essere stato a volte limpegno politico di Springsteen, penso che le sue storie di amor proprio, di solidariet e di responsabilit nella libert non perdano la loro forza. Il fantasma di Tom Joad, i minatori sfruttati e orgogliosi di Youngstown e il reduce del Vietnam che rinuncia a uccidere un altro uomo a Galveston Bay cantano ancora le loro storie. (Giulia Chieregato, Este, Padova)

JESUS CHRIST SUPERSTAR

La passione di Giuda. Se un musical pu aggiustare la visione del mondo


Non sempre un disco ti cambia la vita solo per la musica. Per quelli della mia generazione, nati nei primi anni 60, e che hanno avuto la fortuna - o per qualcuno la sfortuna - di avere fratelli o cugini di qualche anno pi grandi, musicalmente parlando la vita non gli mai cambiata, semmai si sviluppata direttamente sulle note di gruppi pi che fondamentali, dai Beatles ai Rolling Stones, dai Beach Boys agli Who ai Pink Floyd. E cos per me. Ma a cambiare il mio punto di vista sulla vita in senso pi generale stato un film, un musical, anzi, per me il film musicale (e non solo) per eccellenza: Jesus Christ Superstar (1973). Avr avuto pi o meno 12 anni quando mia sorella mi port in un cinema romano, dalle parti di piazza Bologna (che ormai non esiste pi). Lei voleva assolutamente rivedere la pellicola di Norman Jewison, con la meravigliosa colonna sonora di Andrew Lloyd Webber e il fantastico libretto di Tim Rice che ribaltava la visione del cattivo per eccellenza, Giuda, qui dipinto - con una visione hippie/psichedelica - come la vera vittima, di se stesso e di una ideologia portata allestremo. Nel mio inconscio gi maturavano certe idee, ma quelle parole che accompagnavano una musica che scaldava e scalda ancora oggi la mia anima, mi aiutarono a definire ancora meglio quelle convinzioni. (Luca Fascelli, Roma)

HIGHWAY 61 REVISITED

Incontri possibili tra le pieghe di un vinile


Bob Dylan entrato in casa mia con Highway 61 Revisited (1965). Il Natale del 65. Ero un ragazzino, ma con due sorelle pi grandi che gi avevano fatto arrivare sul giradischi vinili storici: il primo De Andr, La Milano di Enzo Jannacci, il sommo Jacques Brel. Quellanno, suoni diversi, la scoperta di qualcosa che poi avrei chiamato rock. E che mi avrebbe accompagnato per sempre. Quando regalavo il testo di Sad Eyed Lady of the Lowlands a qualche amore impossibile. Quando incontravo Antonio Terni, vignaiolo marchigiano e dylaniano, che aveva battezzato Visions of J. un suo grande rosso. Quando, ne La voce di Bob Dylan di Alessando Carrera, ho scoperto che pure Bob, come me, aveva progettato un romanzo su Ho Chi Minh cuoco. Nessuno dei due lha mai scritto ma, come dicono gli inglesi, great minds think alike. Un colpo al cuore. Lultima volta lho visto a Barolo. In gran forma, con la sua cantilena rabbiosa e dolce che sfumava in echi da crooner. Allegro e generoso. Tanto da regalare una irriconoscibile quanto inconfondibile Blowing in the Wind. E il mio amico Gino che mi abbracciava in lacrime. Forse non mi ha cambiato la vita, quel disco, ma Bob da allora un compagno di strada. Su quella strada. They were both out on Highway 61. (Giovanni Ruffa, Asti)

LED ZEPPELIN

Good Times Bad Times, umori al primo ascolto


Avevo una decina di anni, forse undici, gli Lp esposti nel banco della musica di un grande magazzino mi chiamarono quasi. Mosso da velleit affiorate durante l'ascolto di una trasmissione radiofonica che andava per la maggiore, complice pure una bella copertina raffigurante un dirigibile, incontrai i mitici Led Zeppelin . E fu amore al primo ascolto. Casualit e irrequietezza giovanile si unirono e mi cambiarono la vita. Per la prima volta, la musica mi condusse su sentieri nuovi e inesplorati. Le riviste del settore, le pubblicazioni via via sempre pi specifiche, fecero il resto. Il rock e le sue varianti da allora occupano un posto importante nella mia esistenza, avendo avuto pure un grosso peso nei miei sogni. Good Times Bad Times (da Led Zeppelin, 1969) sparata a tutto volume dal mio vecchio giradischi chiaramente mono, con una puntina rozza e solita maltrattare i preziosi solchi in vinile, ha avuto la propriet di aprirmi i sensi su un mondo sconosciuto e che tale rischiava di rimanere, se non mi fossi innamorato perdutamente della voce del mitico Plant. I capelli poi li avevo lunghi come i suoi...

solo che i miei non erano biondi, ma non si pu volere tutto dalla vita. Clash, Stones, U2, ma pure tanti italiani nelle mie giornate da allora. (Guido Paniccia, Roma)

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coro undead undead assimila il pezzo alle zombie song. Dello stesso cibo spettrale si nutre anche Zombie Dance dei Cramps (dalllp Songs the Lord Taught Us, 1980, foto), e Astro Zombie dei Misfits, perla in stile Ramones. Nell82 gli zombie ispirano a Michael Jackson il pezzo Thriller. Il video di John Landis di quel pezzo ha cambiato la storia del pop. E mentre Ozzy Osbourne intona lo Zombie Stomp, buon Halloween a tutti. DAVID BENOIT CONVERSATION (Heads Up) Con una battuta si potrebbe collocare Benoit tra Richard Clayderman e Bill Evans; di questultimo conosce, apprezza, talvolta ripete il fraseggio, il melodismo, limprovvisazione jazzistica, ma al primo che purtroppo savvicina come gusto e qualit, ritrovandosi impantanato nello smooth jazz californiano dal quale non rifugge nemmeno quando suona in acustico. Stucchevoli le parti con gli archi, come pure la veste fusion a un banale easy listening. Eppure il talento ci sarebbe, come provano le molte passate collaborazioni. (g.mic.) LE CAPRE A SONAGLI SADICAPRA (Appropolipo Records/(R)esisto) Il quartetto bergamasco torna con un nuovo lavoro che ha iniziato a prendere forma - e ha tratto ispirazione da una chitarra classica, utilizzata senza il ponte, che ricordava alla band unantica chitarra indiana. Il risultato finale un disco dal sapore lo-fi, sia per quanto riguarda la strumentazione che le voci, con un'attitudine stoner. Ogni traccia racconta una situazione a s stante: si passa da ambientazioni piratesche a parentesi poliziesche, dai saloon ai deserti, dallindie allelettronica, tutto quanto collegato da un sottile file rouge. (v.d.s.) FSCH CORINTO (Jestrai/Venus) Bella sorpresa, questo quartetto nato nei dintorni di Bergamo, cresciuto in un sottotetto adibito a sala prove e cazzeggio, e con un respiro totale che potrebbe far pensare a qualsiasi altra latitudine dell'indie rock mondiale. Un disco nato quasi artigianalmente, con apporti finali poi da gente degli Ulan Bator e Chaos Physique. I Fsch filtrano, con gusto, ricordi velvettiani nell'iterazione ostinata degli accordi, schegge psych ben dosate, noise e finezze sparse qua e l, progressioni armoniche post rock. (g.fe.) GIULIA LORIMER & WHISKY TRAIL NANAS LULLABYES (Materiali Sonori) Voi o i vostri amici cercate musica per far addormentare il pupo la sera? Ma volete fuggire da filastrocche sdolcinate e televisive? Ecco lalbum giusto. 14 ninne nanne che la cosmopolita Giulia Lorimer (genitori e avi dallEuropa e dagli States) ha raccolto attingendo al patrimonio in tema di Italia, Irlanda, Scozia, Spagna, Americhe. Dopo aver infilato il cd nel lettore, certamente e piacevolmente ritornerete bambini, perch Giulia e i suoi complici incantano con brani evocatori di immagini di madri che cullano i loro figli cantando storie antiche e belle. (l.d.s.)

ULTRASUONATI DA STEFANO CRIPPA LUCIANO DEL SETTE VIOLA DE SOTO GUIDO FESTINESE GUIDO MICHELONE ROBERTO PECIOLA MARCO RANALDI

DI GIANLUCA DIANA

WORLD MUSIC

NORDIC JAZZ

HIP HOP ITALIA

JAZZ

La riscossa del deserto


Li avevamo lasciati, pi o meno un anno fa, con un disco che aveva fatto da biglietto di presentazione per il pubblico occidentale, suscitando meritati interessi. Adesso il gruppo di fierissimi disabili congolesi con carrozzine, stampelle e chitarre elettriche che risponde al nome di Staff Benda Bilili torna da Crammed Discs con il nuovo Bouger le monde! (ovvero, nientemeno, scuotere il mondo), e oltre alla gradita conferma, c' un quid in pi nella loro musica palpitante: una accresciuta capacit comunicativa, ritmiche pi serrate, temi che scorrono e si piantano in testa senza trovare la via di uscita. Gran bel lavoro, e fortuna meritata. Chi avrebbe bisogno di fortuna, e di soldi cash, sono i profughi del conflitto che abbrutisce il Mali: acquistando il meraviglioso Songs for Desert Refugees (Glitterhouse) potrete dare una mano a dure Ong che l lavorano, oltre a portarvi a casa dodici brani da lacrime, tale la potenza del desert blues di gente come Toumast, Tinariwen, Tamikrest, e via citando. Un solista, infine: Pacoseco con la sua chitarra ripreso dal vivo in Miradas (autoprod.) nel convento di Santo Domingo. Nove tracce oniriche, al di l di ogni retorica. (Guido Festinese)

Dalla Finlandia con calore


La Finlandia tra le nazioni pi jazzistiche dEuropa, ma anche la meno frequentata dai musicisti italiani; a parte Infinita Quintet di Massimo Carboni o Gianni Mimmo con Harri Sjstrm, si comincia solo ora a collaborare intensivamente a vari livelli, a partire dalla romana CamJazz che produce Little Blue di Jorma Kalevi Louhivuori e Antti Kujanp, un duo quasi cameristico fra tromba e pianoforte, in cui si riafferma il precipuo sound nordico e scandinavo: pause e silenzi fra ricca scrittura e tagliente improvvisazione. Ben diverse atmosfere con In with Lassy che la milanese Schema Records dedica a Timo Lassy (sax tenore) con il sound che si rif a un soul jazz dai tocchi lounge, recuperando persino echi vintage e latineggianti grazie a un ben assortito quintetto cosmopolita (Kontrafouris, Lotjonen, Makynen, Assefa). Lassy e altri due finnici (Jukka Eskola e lappena citato Teppo Makynen) sono altres presenti, sempre per Schema, in Bloom a nome del vocalist Andrea Balducci: qui emergono sonorit legate al funk-jazz e al nuovo swing, lavorando sulla forma-canzone. (Guido Michelone) TTES DE BOIS MAI DI MODA (Alabianca/Warner) I vent'anni della band festeggiati con un doppio antologico, dall'ironico titolo e che ripercorre una carriera costellata di incontri, musicali e non. Un gruppo foltissimo dove si ritrovano tra gli altri: Daniele Silvestri, Rocco Papaleo, Nada, Claudio Santamaria, Militant A, e dove trovano spazio anche tre inediti, tra cui il tema del doc su Pietro Ingrao Non mi avete convinto di Filippo Vendemmiati, passato fuori concorso al Festival di Venezia. (s.cr.)

Jamba, il rapper Palermo style


Palermo ormai un centro nevralgico del rap. Segni d'equilibrio (Gotaste) di Jamba lo conferma. Mixato da Stokka uno dei producer del disco insieme, tra gli altri, a Big Joe - l'album ha un suono sotterraneo e internazionale con cui ben si sposa laccento palermitano. Jamba propone squarci di vita ordinaria in rima tra realismo (spicca Working Class) e attitudine hip hop. A Milano e dintorni le atmosfere cambiano: gli En Mi Casa in Rifarei tutto (Produzioni Oblio) optano per un sound abbastanza classico, con ammiccamenti al suono pop e qualche campione rock. Racconti di esperienza di vita e di hip hop, dichiarazioni di identit e un brano esplicito gi dal titolo, Il paese va a puttane. Lex enfant prodige del rap italiano, Mondo Marcio dice che ora il rap italiano pu veramente essere considerato il nuovo pop per i giovani. In Cose dell'altro mondo (Mondo Records) si capisce come intende questo trend (reale): il rap flirta con suoni e strutture pop mentre il vittimismo rispetto alla proprie vicende familiari e vari altri versi strizzano locchio alle nuove generazioni. Rap orecchiabile. (Luca Gricinella) MARRY WATERSON & OLIVER KNIGHT HIDDEN (One Little Indian/Self) Lal Waterson stata una leggenda del folk britannico, e ora sua figlia Marry tenta di ricalcarne le orme, assieme al chitarrista Oliver Knight. Nel loro secondo album, seppur su una solida base folk, tentano di allargare gli orizzonti puntando anche su sonorit meno affini. Si ascoltano brani dal sapore bluesy (Gormandizer), dallandamento ska-reggae (I Wont Hear) o ragtime (Scarlet Starlet) e dai vaghi ricordi dream-pop (Professional

Caleidoscopiche orchestre
Orchestra, nel jazz di oggi, identifica organici diversi. Per lAdriatics Orchestra, ideata dal sassofonistacompositore Daniele DAgaro, si parla di un nonetto di base. Ci sono jazzisti italiani e olandesi. Lultimo album Mountains, Love & Humour (Artesuono) con incisioni live ai festival I Suoni della Montagna 2008-11. Prevalgono brani di DAgaro e edllo scomparso Sean Bergin, con due pezzi dal folklore friulano e sudafricano. LAdriatics Orchestra d vita a un caleidoscopio sonoro che privilegia ricerca timbrica, potenza dei riff, solismo: unespressione collettiva che trasuda creativit e umanit. Franco Ferguson & John Tchicai Orchestra live at Moro Jazz Festival (improring@gmail.com) un album-testimonianza. Il collettivo romano Franco Ferguson sceglie tredici dei suoi elementi per lavorare con il tenorsassofonista e compositore John Tchicai, esponente del free jazz storico e inesausto ricercatore (morto l8 ottobre scorso). Loccasione linvito al jazz festival di Lentini 2009. Tchicai guida attraverso suoi brani aperti un collettivo con Raviglia, Innarella, Olivieri, Cattano, Raciti. Musica sempre ispirata, lirica, libera: una vera summa della poetica di una vita. (Luigi Onori) Confessionals). (r.pe.) HANS ZIMMER THE DARK KNIGHT RISES (Sony) Meraviglia delle meraviglie, Zimmer inossidabile e quando lavora con Nolan non risparmia inventiva e stupefacenti ritmi sinfonici. Non c traccia di questo visionario Batman che manchi della firma tosta di Zimmer e lascolto su cd conferma con una nota in pi la sua potenza, incredibile, inscindibile, entusiasmante. Chiss che la statuetta dorata non arrivi. Sarebbe ora! (m.ra.)

BLUES IN LIBERT
Storie afroamericane. La prima di provenienza italica: Blues! Afroamericani: da schiavi a emarginati, 190 pagine scritte da Mariano De Simone e pubblicate dai tipi di Arcana. Un testo che non aggiunge nulla di nuovo alle narrazioni del blues gi in giro per biblioteche. L'autore ragiona su radici africane, tratte di schiavi e genesi di suoni che vanno dagli hollers alle jug band, dal blues rurale a quello urbano. La differenza la fa per la modalit, discorsiva e leggera senza mai esser frivola, nel porre le questioni. Complice il fatto che De Simone sia gi autore di numerosi testi, validissimo suonatore di banjo e, soprattutto, sincero appassionato. Aggiungere quindi dati alla gi nota storia di questi suoni ad oggi francamente difficile, anche perch (e questo suona come una mancanza) il testo non valica l'epopea d'oro del Chicago Blues. Ma saper comunicare con semplicit e chiarezza, non pregio di molti. Ben venga quindi questo lavoro, che tra foto d'epoca e citazioni di brani, attrae e cattura. Nota a margine, l'illustrazione in copertina tratta dallo storico fumetto Blues di Sergio Toppi, recentemente scomparso.

Il secondo testo in esame porta la firma di William Ferris, titolo Il blues del Delta, edito dalla Postmedia Books. In 268 pagine tradotte da Sebastiano Pezzani, finalmente giunge nella penisola uno dei testi di riferimento del settore, originariamente pubblicato nel 1978. Ferris, mississippiano doc, nei tardi anni Sessanta viaggi nelle terre del suo stato e pi in generale nel Deep South. Registr, solo per citarne uno, gente come Mississippi Fred McDowell. All'epoca giovane studente, oggi docente universitario che come focus ha ovviamente il folklore stunitense. Rolling Stones lo ha inserito nella lista dei dieci professori pi interessanti degli States. Ma oltre ci, quello che emerge l'approccio che Ferris ha avuto nel contatto con altri suoi connazionali. Egli come loro, figlio del sud statunitense. Ma dall'altra parte, da bianco. Che racconti dei suoi contatti con Scott Dunbar o James Son Thomas, il risultato non cambia. Entr Ferris, come nella miglior tradizione alla Levi-Strauss, in contatto con l'ambiente afroamericano senza spocchia e distanze razziali. Probabilmente in quegli anni per lui di formazione, seppe stare al posto giusto, nelle dinamiche interpersonali costruite con l'oggetto della sua ricerca. Che era il blues. Per molti altri americani cos lontano, per lui cos vicino. Esemplare la chiosa in postfazione di Marino Grandi, storico direttore della rivista italiana Il Blues: ...Incontro senza scontro tra due mondi culturalmente diversi ma desiderosi nel cercare di capirsi, li troverete entrambi....

ON THE ROAD
The Maccabees
La indie pop band inglese presenta il nuovo album Given to the Wild. Firenze SABATO 3 NOVEMBRE (VIPER)

A CURA DI ROBERTO PECIOLA CON LUIGI ONORI SEGNALAZIONI: rpeciola@ilmanifesto.it EVENTUALI VARIAZIONI DI DATI E LUOGHI SONO INDIPENDENTI DALLA NOSTRA VOLONT

Liars
Il punk-funk della band newyorkese vira verso la psichedelia estrema. Bologna SABATO 27 OTTOBRE (LOCOMOTIV) Milano DOMENICA 28 OTTOBRE (MAGAZZINI
GENERALI)

sperimentazione, blues e folk. In solo e con il progetto Grumbling Fur. Roma GIOVEDI' 1 NOVEMBRE (CHIESA
EVANGELICA METODISTA)

Howie B
Spesso in Italia uno dei pi apprezzati dj della scena londinese. Roma SABATO 27 OTTOBRE (RISING LOVE)

Bon Iver
Una sola data per l'artista indie folk statunitense. Milano MARTEDI' 30 OTTOBRE (ALCATRAZ)

Borore (Nu) SABATO 3 NOVEMBER (IN#C


FESTIVAL)

Matthew Herbert
Un mago dell'elettronica. Reggio Emilia GIOVEDI' 1 NOVEMBRE (TEATRO MUNICIPALE VALLI)

il critico Francesco Martinelli sul volume di Derek Bailey Limprovvisazione, con interventi sonori del chitarrista Eugenio Sanna e del trombonista Sebi Tramontana. Roma SABATO 27 OTTOBRE (BLUTOPIA)

Nada Surf
Neo punk? Alternative? Post grunge? Sempre di rock made in Usa si tratta. Madonna dell'Albero (Ra)
GIOVEDI' 1 NOVEMBRE (BRONSON)

Micah P. Hinson
Lindie pop american style del cantante/autore originario di Memphis. Conegliano Veneto (Tv) GIOVEDI'
1 NOVEMBRE (APARTAMENTO HOFFMAN) Milano VENERDI' 2 NOVEMBRE (LA SALUMERIA DELLA MUSICA) Madonna dell'Albero (Ra) SABATO 3 NOVEMBRE (BRONSON)

Roma Jazz Festival


Prosegue la rassegna capitolina con: Franco Micalizzi & The Big Bubbling Band; la performance Revolution del gruppo del pianista svizzero Stefan Rusconi; lI-Jazz Ensemble di Gianluca Petrella nel suo Il Bidone. Omaggio a Nino Rota; Joe Jackson in To Duke, con Regina Carter ospite; Francesco Bearzatti Tinissima Quartet nel nuovo progetto dedicato a Monk. Roma DA SABATO 27 OTTOBRE A SABATO 3
NOVEMBRE (AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA)

Xiu Xiu
La band post punk americane pi interessanti degli ultimi anni. Verona SABATO 27 OTTOBRE (AUDITORIUM
MALKOVICH)

Movement
Settima edizione del Torino Music Festival. In cartellone per il Circoloco Party, Seth Troxler e The Martinez Brothers (oggi e domattina), San Proper e Andres (domani), Brandt Bauer Frick (il 30), Chris Liebing, 2manydjs, Cobblestone Jazz e altri (il 31), Dixon & Friends, Misty Rabbit (l'1 novembre), John Heckle, Marcellus Pittmann (il 2), Derrick May, Apollonia (il 3). Torino DA SABATO 27 OTTOBRE A SABATO
3 NOVEMBRE (VARIE SEDI)

Holograms
Prima volta in Italia per la synth punk band svedese. Milano MERCOLEDI' 31 OTTOBRE (ROCKET)

Osimo (An) DOMENICA 28 OTTOBRE


(LOOP)

Lotus Plaza
Dietro questo pseudonimo si cela Lockett Pundt, chitarrista dei Deerhunter. Madonna dell'Albero (Ra) SABATO
27 OTTOBRE (BRONSON) Padova DOMENICA 28 OTTOBRE (LOOOP)

Moon Duo
Il duo space rock di San Francisco presenta il nuovo album, Circles. Milano MERCOLEDI' 31 OTTOBRE
(CS LEONCAVALLO) Roma GIOVEDI' 1 NOVEMBRE (MUZAK) Bologna VENERDI' 2 NOVEMBRE (IL COVO)

Petra Jean Phillipson


La melanconia della cantautrice inglese. Mantova SABATO 3 NOVEMBRE (FUZZY)

Aperitivo in concerto
Un incontro storico tra il sassofonista Archie Shepp e il gruppo dei Dar Gnawa, arricchito dalla presenza del batteristapercussionista Hamid Drake. Milano DOMENICA 28 OTTOBRE (TEATRO
MANZONI, ORE 11)

Hot Head Show


Il trio inglese vede la presenza del figlio di Stewart Copeland. Milano VENERDI' 2 NOVEMBRE (BIKO) Roma SABATO 3 NOVEMBRE (LOCANDA
ATLANTIDE)

Joe Jackson
L'artista inglese passato dal punk a una musica pi dotta. Torna con con la sua Bigger Band per presentare l'album tributo a Duke Ellington. Sul palco anche Regina Carter. Cormons (Go) DOMENICA 28 OTTOBRE
(TEATRO DI CORMONS) Milano LUNEDI' 29 OTTOBRE (TEATRO NAZIONALE) Roma MERCOLEDI' 31 OTTOBRE (AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA)

Allan Holdsworth
Uno dei pi apprezzati chitarristi della scena internazionale. Prato GIOVEDI' 1 NOVEMRBE (DELLER PLATZ) Ascoli Piceno VENERDI' 2 NOVEMBRE
(BREAK)

Guitar Legends Festival


In programma il Jazzrock Project di Rocco Zifarelli e Allan Holdsworth. Roma SABATO 27 OTTOBRE E SABATO
3 NOVEMBRE (CENTRALE MONTEMARTINI)

Doomsday Student
La band include ex membri di Arab on Radar e Chinese Stars. Roma SABATO 27 OTTOBRE (DAL VERME) Modena DOMENICA 28 OTTOBRE (LA TENDA)

Veneto
Inconsueto concerto con Paolo Fresu (tromba, flicorno ed elettronica) e Daniele Di Bonaventura (accordeon). A Padova, invece, il Centro dArte degli studenti dellUniversit inizia la sua stagione con il quintetto del batterista Gerry Hemingway. Venezia e Padova SABATO 3 NOVEMBRE
(BASILICA DEI FRARI; CINEMA LUX)

Festival dottobre
Si conclude la rassegna al Forte Fanfulla, autoprodotta da strutture e musicisti dellarea della musica improvvisata che ha coinvolto musicisti europei e americani. Oggi (ore 19.30) incontro con

Roma SABATO 3 NOVEMBRE (CENTRALE


MONTEMARTINI-GUITAR LEGENDS FESTIVAL)

Alexander Tucker
In arrivo il musicista inglese, tra

Apparat
Elettronica e non solo. Bologna SABATO 3 NOVEMBRE (LOCOMOTIV)

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ALIAS 27 OTTOBRE 2012

VIDEOGAME
di FRANCESCO MAZZETTA

Il 13 novembre uscir il seguito dello sparatutto campione d'incassi Call of Duty: Black Ops, sviluppato da Treyarch (team apprezzato per originali adattamenti videoludici di Spider-Man e di 007) incentrato sulla ricostruzione in versione storia alternativa della Guerra Fredda. La presentazione italiana ci ha consentito di porre qualche domanda a Jay Puryear, Director of Businness Development di Treyarch. Black Ops vs. Resident Evil? La modalit zombi ha acquisito, in Call of Duty, grazie a Treyarch, un'importanza sempre pi grande. Come mai? Gli zombi sono nati dallo sviluppo di Call of Duty: World at War. Non sono stati creati con l'obiettivo di essere in competizione con altri giochi, ma per puro divertimento. stato quasi un problema dato che la modalit era cos tanto divertente da trasformarsi in distrazione: l che ci siamo accorti di aver creato qualcosa di speciale. A quel punto sapevamo anche cosa dovevamo fare: includerli nel gioco. Abbiamo incluso la modalit zombi come Easter Egg nascosto alla fine di World at War. Si scoperto che anche i fan amavano alla follia gli zombi, cos sono diventati una parte integrante del Dna di Treyarch. Ora, in Black Ops 2, c' la pi grande, la pi ambiziosa esperienza zombi fino ad oggi. Black Ops vs. Modern Warfare? Vi qualche collegamento tra il nuovo capitolo di Black Ops e lo spin-off futuristico di Call of Duty? No, l'universo di Black Ops creato da Treyarch e lo stile della narrazione esistono in un proprio specifico mondo. Il primo Black Ops ha uno stile narrativo che ci piaciuto molto: la storia risaputa assieme alle operazioni segrete che non conosciamo. Per quello che riguarda Black Ops 2 l'ispirazione alla base dello scenario del gioco era davvero il tipo di storia suddivisa su differenti piani temporali e generazionali che volevamo raccontare. Circa due terzi del gioco si svolgono nel 2025 ed il giocatore impersona David Mason il figlio dell'Alex Mason protagonista del primo gioco - e incontra vecchi personaggi come Woods. Attraverso una serie di flashback, Woods in grado di riportarvi alla fine degli anni '80 - la fine della prima Guerra Fredda - dove vengono gettate le basi per il conflitto e per i personaggi che vedremo nel futuro. I giocatori vengono a conoscenza della storia segreta dietro a Menendez, capiscono quello che successo alla fine degli anni '80, come ci lo ha colpito e cosa lo ha reso il mostro che diventer. Quella che stiamo cercando di raccontare una storia ambiziosa. Usa vs. rest of the world? Mentre in MW gli Stati Uniti vengono attaccati dalla Russia, in BO2 il nemico la Cina (e in Homefront i coreani). Perch questa idea dell'invasione cos forte in diversi videogiochi? In Black Ops 2 c' sicuramente un dramma geopolitico che si svolge su palcoscenico mondiale - in particolare riguarda lo sfruttamento degli elementi rari (lantanidi e ittrio) - ma il nucleo reale del conflitto incentrato su Raul Menendez. Videogames vs. movies? Il mondo dei videogiochi si avvale sempre pi di sceneggiatori presi dal mondo del cinema: David S. Goyer per Black Ops 2, John Carpenter per F.3.A.R., John Milius per Homefront. Perch? Con la realizzazione di Black Ops noi ci siamo ritrovati con con un'esperienza narrativa unica e volevamo continuare quella storia in Black Ops 2. Quando abbiamo cominciato a guardare a quale tipo di storia volevamo raccontare, siamo stati intrigati dall'idea di tentare di creare il pi epico villain di sempre.

Accanto e a destra: Resident Evil 6. A sinistra, in alto e sotto, Black Ops 2. Pagina destra in basso: Dishonored

Per questo abbiamo guardato ai film recenti, a vari sceneggiatori di talento e ci siamo accorti di girare attorno a David Goyer, che ha scritto la sceneggiatura della trilogia di Dark Knight. A noi piaceva quello che aveva fatto col suo Joker e l'empatia e la sorta di simpatia che si prova per lui. Eravamo molto interessati a come questo personaggio stato sviluppato per la creazione del nostro cattivo, Raul Menendez (doppiato, nell'edizione italiana, da Giancarlo Giannini). Noi volevamo assolutamente che i giocatori fossero emotivamente coinvolti nella storia mentre il nostro personaggio comincia a svelare i retroscena e il suo ruolo nell'intricato svolgimento temporale. Volevamo essere assolutamente sicuri di riuscire a raccontare il plot in modo efficace per far s che quando il giocatore prende determinate decisioni sia chiaro il coinvolgimento emotivo nell'effetto che quelle decisioni avranno all'interno della storia intricata. Black Ops stato il gioco pi venduto di tutti i tempi e ovviamente vi aspettate che il secondo capitolo batta questo record. Come ci si sente ad essere gli autori del bestseller assoluto del genere e a rimanerlo? Ogni volta che facciamo uscire un nuovo gioco non cerchiamo di battere dei record. Con Black Ops 2 la pressione che ci siamo imposti, le attese dei fan... volevamo davvero essere sicuri di star facendo qualcosa per tutti e che fosse il pi divertente possibile. Single player vs. multiplayer. Qual la differenza di approccio a queste due modalit, entrambe fondamentali per l'appeal del gioco?

Incontro con Jay Puryear, direttore commerciale della Tryarch, che lancia anche in Italia il seguito di Call of Duty: Black Ops
La modalit single player il piano della narrazione. Il multiplayer riguarda la competizione e l'interazione sociale, ma ispirato alla finzione stabilita nel single player. Queste differenze diventano

molto importanti quando si guarda alle innovazioni che il team di sviluppo ha introdotto in entrambe le modalit. Nel single player abbiamo i livelli Strike Force: si tratta di missioni con un gameplay non lineare, in stile sandbox, che introducono l'idea di successo e fallimento. I giocatori possono comandare qualsiasi elemento della loro squadra - soldati, droni, Claw (veicolo corazzato senza equipaggio), Agr (robot di terra) o zoomare dal gioco per controllare dall'alto la situazione in modalit Overwatch - per completare gli obiettivi ed avere successo nella missione. Ma anche possibile fallire

una missione: non ci sono checkpoint, non ci sono possibilit di ripeterla. Se il giocatore ha successo in tutti i livelli Strike Force, il finale del gioco sar differente da quello di qualcuno che li abbia falliti tutti. In tutta la campagna il giocatore deve compiere scelte critiche rilevanti che avranno conseguenze sulla sopravvivenza e sulla morte di alcuni personaggi. Cos la tua conclusione di Call of Duty potr essere diversa dalla mia: e questa una caratteristica inedita per un franchise. Poi c' il multiplayer e tutto inizia con il sistema di personalizzazione della classe del proprio personaggio Pick 10 Create-a-Class. Si tratta di

Zombi e guerra fredda alternativa

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CA FOSCARI, ANYMATION
Dedicato al cartoon, il 1 festival internazionale Anymation (29-31 ottobre) - organizza CaFoscari e i suoi studenti, dirige Roberta Novielli - si terr a Venezia, nellauditorium di campo Santa Margherita, ingresso libero. La sigla di BigRock. Nel programma, non competitivo, passato (Emile Cohl, 1908) e futuro dell'animazione, 5 le anteprime. In cartellone la nuova opera di Simone Massi, autore della sigla della Mostra di Venezia; Il mondo di Sugii Gisaburo, a cura di Alessandro Montosi. Del maestro giapponese di Lupin III, Holly e Benji, Astro Boy e Dororo, che invier a video-messaggio, verr proiettato Amicinemici Le avventure di Gav e Mei, mentre Ishioka Masato presenta il doc Animation Maestro Gisaburo. I racconti di The Anymation Workshop scodella corti, videogame ed effetti speciali della celebre scuola danase. Il workshop di Igor Imhoff, grafico, designer di videogames e grande animatore italiano. Infine i 5 corti realizzati per il corso di regia d'animazione tenuto a CaFoscari da Daniele Lunghini. Info: cafoscaricinema@unive.it

RESIDENT EVIL 6

Monumento horror allorrore e alla volont di sopravvivere


di FEDERICO ERCOLE

Il destino di molti grandi videogame della generazione corrente quello di essere incompresi o distrutti a priori da coloro che in rete si travestono da esperti o da fan storici di saghe ludiche di cui sanno poco o niente, critici timorosi di essere out dalle tendenze dominanti nei forum online e grette dinamiche economiche per diminuire le vendite di un gioco della concorrenza. Succede soprattutto con le produzioni giapponesi, come se loccidente volesse difendere con gli

strumenti propagandistici di una guerra fredda il proprio mercato dallinvasione nipponica. Daltronde durante la crisi ogni mezzo, anche il pi meschino, appare lecito per alimentare unindustria che produce miliardi. Capolavori come Final Fantasy XIII o Castlevania Lords of Shadows sono stati sottovalutati, trascurati e massacrati da molta critica specialistica sebbene il potere che questa ha esercitato per anni sia assai diminuito a favore delle brevi sentenze pubblicate in rete attraverso i post. vero si tratta di un potere

democratico che restituisce al pubblico la decisione sul valore di unopera, eppure possiede anche una sua dimensione nevrotica, violenta, fasulla, corruttibile dalle mode e troppo influenzabile dal desiderio che la propria opinione sia quella condivisa dal maggior numero di persone. Una nuova lobby nata, il cui credo la possibilit di influire sensibilmente sul voto medio che Metacritic assegna a un videogioco o ottenere centinaia di mi piace a coronare la propria idea. Lultimo videogame, un altro capolavoro incompreso, ad essere stato preso dassalto stato Resident Evil 6, bistrattato con voti bassissimi da celebri siti e vittima di post furenti gi dal giorno del suo lancio. Le opinioni sono opinioni e il gioco pu essere detestato, ma strano e inquietante che da subito il pubblico lo abbia attaccato cos ferocemente, perch si tratta di unopera lunghissima e complicata e ci vogliono decine di ore per averne una visione compendiaria. Chi ne ha scritto positivamente, come il sito italiano di Ign, discostandosi coraggiosamente dalla sua matrice americana, stato vilipeso e accusato di essere un venduto, una cosa che avvilisce il mondo dei videogiochi al livello del peggiore spirito ultr e al pi fascista clima da caserma. Resident Evil 6 come una Ferrari dei videogame che chi gioca deve sapere guidare, altrimenti meglio che conduca un ingombrante suv. Innanzitutto importante giocarlo nella modalit pi difficile e a quel punto lostracismo di chi teme che la saga di Capcom sia diventata un generico sparatutto non pu che decadere: pochissime munizioni, salute sempre al limite della morte e tensione costante. C chi ha scritto che non c horror in Resident Evil 6 e viene da domandarsi che cosa intenda per horror. Non c lhorror alla Shining, daltronde non c mai stato fin dal primo episodio di 15 anni fa, ma c lhorror alla Romero e anche quello di Carpenter. C tutta la disperazione di un mondo sullorlo della catastrofe, il raccapriccio causato da creature terrificanti appartenenti ad ogni tipologia del disgusto, il terrore di indimenticabili game over lunghi e dettagliati dove i nostri alter-ego

vengono innestati per via orale con larve abnormi, divorati da fauci di ogni forma, fatti a pezzi da tritacarne industriali. Inoltre bisogna camminare molto e andare lenti, correre solo quando davvero necessario, altrimenti si rovina leffetto di una regia precalcolata che alimenta una suspense costante attraverso il design degli scenari, il suono e la colonna sonora. Ci sono 4 giochi in uno in Resident Evil 6, cosa rara in unepoca in cui la durata di certi best seller si aggira sulle 10 ore scarse, 4 storie diverse che si intersecano in un crescendo apocalittico e corale. Pu essere considerato come la nona sinfonia di Beethoven, adorata da Wagner e disprezzata da Stravinski. Una nona rovesciata tuttavia, che non ha il suo culmine in un inno alla gioia di Schiller ma in una marcia funebre composta dal fantasma di Shostakovic e arrangiata da un gruppo black metal. Come Resident Evil 5 anche il 6 si pu giocare in compagnia di unaltra persona, esperienza ludica esaltante. Solo lultima campagna, quella della misteriosa, dannata e sexy Ada Wong, sbloccabile quando si terminano le altre tre, si vive esclusivamente da singoli. Si tratta di unintuizione geniale, alla fine dellorrore, dopo tante avventure terrificanti restiamo nella desolazione della solitudine. Dalloscurit di un college in cui il presidente degli Stati Uniti si appena trasformato in zombi al chiarore accecante di una fittizia Europa dellEst squassata dalla guerra, dai grattacieli di una metropoli cinese alle segrete luride di una cattedrale, dal liquido lucore nero di un sommergibile al biancore tenebroso di nevi sporche, Resident Evil 6 ci porta in giro per un mondo dove non c pi speranza, un pianeta Terra su cui ha prevalso la logica farmaceutica di corporazioni onnipotenti e la corruzione ad ogni livello. Lultimo episodio di questa saga un monumento horror allorrore e allumana volont di sopravvivere, una titanica lapide barocca piantata sul terreno morente dei videogame che ci ricorda, con lausterit di un epicedio, la bassezza e la grandezza dellarte videoludica, sospesa sulla corda dellabisso tra lestinzione e la rinascita.

DISHONORED

Il mare nero, i topi, i morti e i fantasmi della pseudo Venezia mutante


di F.E.

Giochiamo in una citt di appestati, prodigio architettonico sciacquato dallacqua di un mare nero su cui non si riflettono le sue immani costruzioni. UnAmsterdam dark-liberty o una pseudo-Venezia mutante che invece di affondare si eleva verso il cielo sempre grigio e piovoso dove le nubi si confondono con i vapori. il luogo ideale per i ratti che sciamano ovunque per i vicoli, sulle spiagge sporche, tra gli edifici di unindustria incessante e ingrassano, nutrendosi dei defunti il cui putrido esercito inerme, nel perenne riposo del rigor mortis, cresce giorno dopo giorno con la diffusione incontrollata della pandemia. Anche chi gioca una specie di fantasma, ammantato, incappucciato e mascherato come un ricordo ancora pi spettrale di Darth Vader. Dishonored, rivelazione autunnale di Arkane Studios per PS3, Xbox 360 e PC, videogame sullinvisibilit, sulla vendetta, sullomicidio e soprattutto sulla compassione perch, sebbene possediamo armi letali da taglio, pistole, magie e balestre possiamo decidere di usarle in maniera non letale. C gi troppa morte per la citt, cos per non alimentare i topi e il morbo possiamo trascorrere non visti dietro i soldati nemici, dissimulandoci per comparirgli alle spalle e stordirli. Talvolta difficile, in alcune occasioni impossibile, non ricorrere allomicidio eppure appagante tentare e avere successo in

unimpresa non violenta, soprattutto per chi nei videogiochi vede gi troppi cadaveri elettronici. Quando siamo costretti ad uccidere, ad esempio un odioso prelato della strana religione di questa fantasiosa citt-stato, possiamo farlo in maniera asettica e creativa. Sappiamo che il prelato ha avvelenato il bicchiere di un ufficiale che disprezza, basta infiltrarci nel salone scambiare la posizione dei bicchieri e aspettare che lassassino, dopo un brindisi ipocrita, si avveleni con la coppa riservata alla vittima. Lo vediamo morire con un sadico vouyerismo, celati dietro la mobilia, ma a questo punto che le possibilit offerteci dal gioco si fanno davvero interessanti. Potremmo scappare e lasciare lufficiale nei guai con laccusa di omicidio, invece abbiamo lopzione di salvarlo e veloci lo stordiamo e lo trasportiamo in un luogo sicuro. difficile attraversare la fortezza in allerta senza farci scoprire e con lingombro sulle spalle, ma il successo una di quelle soddisfazioni ludiche che vale davvero la pena di sperimentare. Dishonored la storia di Corvo, soldato leggendario e guardia personale di una regina illuminata della quale morte viene ingiustamente accusato. Cos, infamato e umiliato dai fautori del complotto, a Corvo, una volta evaso dal fondo di un carcere infernale, non resta che sventare la cospirazione dei suoi malefici accusatori. Come negli antichi e gloriosi giochi occidentali per PC, sulla scia di Half Life, in Dishonored, avventura tutta in prima persona, non ci vediamo mai ne ci sentiamo parlare. La soggettiva assoluta e garantisce unimmedesimazione totale dentro Corvo e uno sguardo onnicomprensivo dellambiente in cui ci muoviamo, scenari di rara e macabra bellezza in cui si congiungono quadri provenienti da immaginari diversi e lontani come i fumetti steam punk o le visioni pi grottesche di Werner Herzog in Nosferatu e Lenigma di Kaspar Hauser. Da giocare due volte, la prima seguendo la via della piet la seconda, divertente, sanguinaria e meno impegnativa, esercitando la perizia di assassino e la sete di vendetta di Corvo.

un bell'esempio di come il team ha affrontato il problema, chiedendosi come avrebbe potuto sfidare i presupposti stabiliti nei giochi precedenti e come avrebbe potuto farli evolvere, allo stesso tempo fornendo ai giocatori funzionalit mai viste prima in un titolo della serie di Call of Duty. Create-a-Class non pi un sistema basato sugli slot, che chiede di scegliere pezzi predefiniti di contenuto. Ora tutto costa un punto e il giocatore ha a disposizione 10 punti da spendere, con la possibilit di creare il proprio specifico stile di gioco mentre vengono generate combinazioni che sarebbero state impossibili con i giochi precedenti. L'agenda della squadra per gli eSports enorme ed inizia con la League Play: crediamo che la competizione dovrebbe essere divertente a qualsiasi livello. In pi con il CODcasting (la possibilit di commentare in stile televisivo lo svolgersi di un match) e con la funzionalit di live streaming, i giocatori avranno la possibilit di giocare, produrre e condividere le loro partite a Call of Duty con il mondo intero, trattando il gioco come lo sport che in effetti . E questo solo l'inizio. Quando si unisce tutto questo alla modalit Zombi, Black Ops 2 si rivela 3 giochi in 1. Questi sono tre modi ambiziosi per offrire una gran variet di sfide per giocatori di qualsiasi livello di abilit. Sono sicuro di parlare per tutto il team quando ti dico che non vediamo l'ora di vederti online il 13 novembre!

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REALISMO MAGICO SOCIALISTA

NORDCOREA
di LUCA CELADA
BUSAN

Loggetto pi esotico visto al 17 festival del cinema di Busan, che si svolto nei giorni scorsi in Corea del sud - ed diventato nel corso degli anni il pi importante appuntamento del sud del mondo del settore - stato sicuramente Comrade Kim Goes Flying (La Compagna Kim Vuole Volare). Il film che dopo lanteprima mondiale un mese prima a Toronto ha avuto la distinzione di essere stato il primo film nordcoreano ad essere presentato nel sud diviso del paese, e perdipi appena una settimana dopo la proiezione in gran pompa avvenuta nella capitale comunista, a Pyongyang. Un festival internazionale nato un anno prima della crisi economica, che ha sostenuto la lotta dei cineasti del 1998 per mantenere un sostegno pubblico e ha lanciato in questi ultimi anni le nuove produzioni di grandi talenti registici come Lee Chang Dong, Kim Ki-duk, Jang Sun-woo, Lee Kwang-mo, Hur Jin-ho, non pu permettersi il lusso di abbassare il livello artistico per motivi strumentali. In realt si tratta di una coproduzione tra Gran Bretagna, Belgio e Corea del Nord codiretta oltre che dal nordcoreano Kim Gwang-Hun, dal britannico Nick Bonner e da Anja Daelemans, produttrice fiamminga gi nominata allOscar per il miglior cortometraggio nel 2002 (per Gridlock) e 2006 (per Tanghi Argentini). La storia della minatrice di carbone che sogna di diventare trapezista del circo di Pyonyang una singolare contaminazione transnazionale e diremmo transculturale di romantic comedy e cinematografia di regime, primo e molto possibilmente unico esempio di realismo magico socialista che ibrida una trama tutta disneyiana con lestetica paleo-maoista che caratterizza la produzione di Pyongyang. Un operazione di archeologia stilistica che rimanda a un prodotto come Fascisti su Marte per dire, meno lelemento satirico sostituito qui da un registro di ingenuit sincera, quasi pantomimica e dallincanto solare della protagonista (Han-Jong-Sim, una vera trapezista) il cui sorriso smagliante e irriducibile ottimismo effettivamente disarmante. Un modificazione genetica inedita che vede lirreprimibile Kim lasciare, malgrado le obiezioni di colleghi e famigliari, la miniera del suo paese e recarsi con vari espedienti nella capitale. Qui riuscir ad incontrare il proprio idolo, una superstar del trapezio, celebre per il quadruplo salto mortale che solo lei risece a mettere a segno. La stessa star incoragger la giovane aspirante a iscriversi alle audizioni che hanno per un esito disastroso a causa delle vertigini che la affliggono. Derisa dalla troupe e in particolare dallaitante trapezista Jang Phil (lattore Pak Jang-Phil), Kim gli rimprovera aspramente lelitismo poco socialista e lascia il circo per unirsi invece alla brigata edile che con lena costruttivista lavora al completamento di un blocco di appartamenti diventando in breve operaia modello e protg del compago comandante di brigata. Sar lui e gli altri lavoratori che scoperta la sua inconfessata passione le suggeriranno di ritentare, col rinnovato ardore che contraddistingue la classe operaia. Per incoraggiarla organizzano un edizione straordinaria dei giochi operai dove Kim torner ad incontrare la propria nemesi maschilista, laltezzoso Jang Phil il quale sfidato da Kim ad una vigorosa competizione di miscelatura della malta col badile,

Pak Jang-Phil (lui) e Han Jong-sim (lei) in Comrade Kim goes flying coproduzione diretta da Kim Gwang-Hun, Nick Bonner e Anja Daelemans (Corea del nord, 2012)

Flashdance va a Pyongyang. La compagna Kim vuole volare, coproduzione internazionale del nordcoreano Kim Gwang-Hun, conquista Busan

La via acrobatica al comunismo


perder ignominiosamente ricevendo lumiliazione che si merita; non sar una Pussy Riot di Pyongyang ma Kim decisamente ci che a Pyongyang pi si avvicina ad una riot grrrl e secondo gli autori si tratta di unapertura tematica non indifferente che il film introduce al pubblico nordcoreano. Parla di una ragazza che segue i propri sogni e ambizioni, non quelle del partito, e questa una storia molto diversa per un film nordcoreano, ci ha detto Nick Bonner che da venti anni vive e a Pechino ed titolare di un agenzia che organizza visite e documentari in nord Corea, compresa The Game of a Lifetime per cui ha riunito tutti i titolari della storica nazionale di calcio che nel 1966 elimin lItalia dai mondiali di calcio. Quando fai un documentario vai in un paese e porti fuori una storia, esporti qualcosa da quel posto, ma producendo un film volevamo creare qualcosa in loco, insomma cinema come strumento di dialogo con una nazione esclusa dalla conversazione globale. Ma torniamo alla trama. Amaramente pentito e infatuato dellirriducibile eroina, Jang le propone ora di diventare la propria partner di volteggi e prendere il posto della ex-compagna vedette del salto quadruplo, ma Kim non ne vuole sapere, come una proletaria Katherine Hepburn se ne torna al paese dove riprende la posizione in prima fila nellestrazione del carburante che la patria esige superando, col solito sorriso smagliante, la quota quotidiana di carbone del 120%. Un progetto che ha richiesto sei anni di produzione, la stesura di un soggetto di Donner e Daelemans poi rilavorato sei mani con sceneggiatori nordcoreani. E infine il favore di una produttrice basata a Pyongyang che riuscir ad avere i necessari permessi e scritturare un cast locale mentre le maestranze sono state integrate da alcuni tecnici europei. Il film infine stato stampato a Pechino e montato in Belgio. Una produzione a dir poco inedita per i paese dei cari leader dove operano tre studios di regime la cui notevole produzione cinematografica (ebbe particolare impulso sotto Kim Jong-Il, il despota cinefilo che giunse apparentemente a rapire il regista sudcoreano Shin Sang Ok e la sua compagna attrice Choi Eun Hee per ingaggiarli nei monumentali Pyongyand Studios come autori di epiche patriottiche (ma anche di Pulgasari, una versione nordcoreana di Gojira essendo il caro leader un appassionato di Godzilla oltre che di Via Col Vento e di Elizabeth Taylor). Insoma uno stato canaglia dalla consolidata tradizone cinematografia di cui Comrade Kim recupera il kitsch propagandistico come involucro di una storia squisitamente hollywoodiana. Kim infatti, grazie allindomito spirito e lambizione tuttaltro che collettivista conquister infine il cuore di Jang Phil inducendolo ad una corretta autocritica riguardo luguaglianza dei sessi nella dittaura del proletariato. Un esercizio di stile effettivamente affascinante anche se innegabilmente equivoco; sarebbe stata una buona occasione per esaminare la via ginnica al socialismo che tanta parte sembra avere nel paese del juche (la dottrina ufficale dei Kim) ed eventualmente la via coreana al collettivismo di cui le due nazioni figlie della guerra fredda, in un certo senso, offrono facce opposte complementari. Seppure a Busan Nick Bonner e Anja Daelemans ci abbiano ripetuto di non aver avuto interferenza alcuna da parte del regime, ci sembra lecito supporre che certe tematiche siano tuttora evidentemente off-limits per i guardiani del juche.

COREA DEL NORD

LA CINEMATOGRAFIA PI MISTERIOSA
di L.CE.

Il successo manifatturiero della Corea del sud come paese fornitore della globalizzazione consumista alla radice della nuova prosperit in vetrina negli scintillanti grandi magazzini Shinsegae e Lotte di Busan, grandi come quattro Rinascenti a Centum City (quartiere dal nome deliziosamente cyber-punk). Ma con la ricchezza arriva anche la sua ombra, e i film sudcoreani che la commentano sono stati ben rappresentati al festival. Come Taste of Money, di Im Sang-Soo, unaspra satira su di una dinastia capitalista in preda a una dissoluzione morale che riflette la connivenza con una classe politica corrotta. Lo sviluppo economico accelerato attraverso il capitalismo guidato che ha caratterizzato gli ultimi 40 anni di storia sudcoereana stato imperniato sui Chabeol, i conglomerati industriali manifatturieri, industriali pesanti e infine high-tech. Gruppi a conduzione famigliare oligopolistica fondati sulla connivenza coi regimi autoritari filoamericani che hanno guidato il paese negli anni 60, 70 e 80, un rapporto fatto di concessioni statali in cambio di una corruzione diffusa di cui ha fatto le spese la democrazia. Nel film di In Sang-Soo il sapore dei soldi innesca una spirale di impunit in cui tutto lecito nel nome del profitto per la famiglia

guidata dalla implacabile matriarca (Yeo-Jung Yoon), solo una delle ferree figure di madri che sembrano essere una costante dei film coreani. Fra queste anche lefferata vendicatrice Jo-Min Soo nel Piet di Kim Ki-Duk anchesso in programma qui dopo il trionfo a Venezia. Lattuale boom figlio del sistema dei Chaebeol da cui discendono gli attuali colossi industriali e lallegoria di Taste of Money, sullo sfondo di un privilegio barocco un contraltare alla metallurgia artigianale deindustrializzata che la location di Piet. Il paese avr pure debellato la crisi ma lusso e rottamazione rappresentano il decadimento morale che il costo del successo economico, due facce di una stessa societ a cavallo fra futuro e tradizione. Mentre il cinema sudcoreano, pi o meno a partire dalla mitica retrospettiva della mostra del Nuovo Cinema di Pesaro del 1992 (diretta da Adriano Apr) e dalla fine - epoca Clinton - della dittatura mascherata da democrazia, diventato una grande potenza mondiale, non solo vincendo i festival pi prestigiosi e scodellando un numero folto di grandi personalit autoriali (da Im Kwon taek in poi) ma conquistando fette di mercato planetario, perch ha dispiegato una qualit originale di prodotto, una variet di generi e una lussuria divistica competitiva, per il cinema nord coreano (per non parlare delleconomia) misteri e bugie dominano. Quando il paese era unito il cinema non fece in tempo a nascere che, nel 1906, le truppe giapponesi lo invasero e dal 1910 la colonia fu sottoposta ad una ferrea censura fino alla liberazione nel 1945. Ovvio che i primi film coreani fossero riprese di rappresentazioni teatrali o classici del pansori (una sorta di spettacolo declamatorio). Lopera pi importante del periodo muto un film nazionalista e sottilmente antigiapponese del 1926, Arirang (proprio lo stesso titolo di un recente, bellissimo film di Kim Ki Duk e della celebre canzone popolare e nazionalista che il regista ha cantato alla Mostra di Venezia con il Leone doro in mano), diretto dal pioniere del cinema nazionale Na Ungyu, che era anche attore e che realizz una ventina di opere prima di sparire dalle scene nel 1937. Anche se non mancarono altre opere belle e fastidiose per loccupante, anche nel periodo sonoro, che in Corea si apre nel 1935, per esempio Lontano dal villaggio di Lee Kyu-hwan (1937), e almeno fino al 1940. Durante la guerra, infatti, il Giappone permise solo opere di propaganda stretta. Dopo la liberazione si spera finalmente di ripartire alla grande. Ma la povert enorme, i mezzi mancano e lo scontro tra province del nord comuniste e province del sud pro-occidentali degenera nella guerra (1950-1953). Dunque nuovamente reportage, documentari e film di propaganda. Nel 1953 la divisione decretata. Nel nord si installa un regime comunista e nel sud una ferrea dittatura capitalistica, sia civile che militare che sar smantellato solo nel 1987. Il sistema di produzione della Corea del nord ricalcato sul modello sovietico. I film sono in gloria dei partigiani coreani della guerra di liberazione antigiapponese o dei soldati che hanno combattuto contro linvasione americana. Le condizioni politiche ed economiche non permettono lemergenza di cineasti di talento, dice il luogo comune occidentale. In realt i pochi specialisti che riescono a visionare le opere nordcoreane non mancano di segnalare sorprese o deviazioni. Per esempio si segnalerebbero i film di Om Gil-son e Ryu Ho-son. Certo che nel 1978 il rocambolesco rapimento della celebre diva sudcoreana Choe Un-hui e del suo marito regista, Shin Sang-ok, che realizzeranno ben sette film insieme prima di ritornare in patria, segnalano una evidente debolezza creativa.

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