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Liberali e cattolici contro il nazionalismo. di Carlo Rossi http://chiarodiluna-karl.blogspot.it/2012/11/liberali-e-cattolici-contro-il.

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Negli ultimi due secoli l' esaltazione dell' idea di nazione e della nazione, la miope difesa dei suoi pretesi interessi e l' applicazione del principio di auto determinazione hanno prodotto conseguenze perverse. I liberali e i cattolici int endono tutelare la libert degli individui, della famiglia e delle altre formazion i sociali. Attribuiscono pari dignit a tutti gli uomini e devono avversare ogni f orma di nazionalismo. Nel Tradimento dei chierici, libro pi citato che letto, Julien Benda osserv che: "Questa esaltazione del particolarismo nazionale, cos imprevista in tutti i chier ici, lo ancor di pi in quelli che ho chiamato i chierici per eccellenza: gli uomi ni di Chiesa. Colpisce in modo particolare vedere come, coloro che per secoli ha nno esortato gli uomini, almeno teoricamente, a mortificare il senso delle loro differenze per cogliersi nella divina essenza che li riunisce tutti, si mettono a lodarli, a seconda del luogo del sermone, per la loro "fedelt all' anima france se", per l' "inalterabilit della loro coscienza tedesca", per il "fervore del lor o cuore italiano""(ed. 2012., pp. 129 e 130). E Karl Popper, ne La societ aperta e i sui nemici, sostenne "Il completo ripudio del principio dello stato nazionale (un principio che deve la sua popolarit esclusivamente al fatto che si rivolge agli istinti tribali e ch e il meno costoso e pi sicuro metodo con cui pu affermarsi un politico che non abb ia niente di meglio da offrire) e il riconoscimento della demarcazione necessari amente convenzionale di tutti gli stati, insieme con la convinzione che gli indi vidui umani e non gli stati o le nazioni devono costituire la preoccupazione ult ima anche delle organizzazioni internazionali..." (nota 7/1 al Capitolo nono). Lo stesso Popper in Congetture e confutazioni scrisse: "L' assoluta assurdit del principio dell' autodeterminazione nazionale dev' esser e palese a chiunque si sforzi anche solo per un momento di criticarlo. Tale prin cipio equivale all' esigenza che ogni stato sia uno stato nazionale; che sia lim itato da un confine naturale, e che questo coincida con la naturale dimora di un gruppo etnico; sicch dovrebbe essere il gruppo etnico, la "nazione", a determina re e a proteggere i confini naturali dello stato. Ma degli stati nazionali di qu esta specie non esistono". "Gli stati nazionali non esistono, semplicemente, perch non esistono le cosiddett e "nazioni" o "popoli", sognati dai nazionalisti. Non si trovano se non assai ra ramente dei gruppi etnici omogenei che siano vissuti a lungo in paesi dai confin i naturali. I gruppi etnici e linguistici (i dialetti corrispondono spesso a bar riere linguistiche) sono strettamente mescolati ovunque". "Ovunque esistono delle minoranze etniche. Il giusto proposito non dev' essere q uello di "liberarle" tutte, ma piuttosto di proteggerle tutte". ( ed. 2000, pp. 623 e 624). Assistiamo a un tentativo di ristrutturazione degli schieramenti politici italia ni, di rinnovamento della proposta politica. Pare cosa utile fissare, anche ruvi damente, alcuni principi. E' infatti vivissimo il rischio che prevalgano la dema gogia, le concessioni agli istinti tribali e i particolarismi. Occorre comprende

re che la tutela della libert individuale, del mercato e della concorrenza, dei p i svantaggiati pu essere conseguita solo superando il feticcio della sovranit nazio nale. Il confronto oggi globale. L' Unione europea e la comunit euro-atlantica of frono il quadro e gli strumenti necessari per difendere tradizioni, regole fonda mentali e istituzioni che hanno a lungo consentito una larga diffusione del bene ssere nella libert. E' buona cosa amare il proprio paese, rispettando negli altri il medesimo sentim ento. Ma le ossessioni identitarie rappresentano ostacoli che precludono il rico rso a misure efficaci. Politici ed intellettuali devono evitare di incrementarle e vellicarle. Il facile consenso che pu seguire non d mai buoni frutti.

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