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PRIMO PIANO
Domani pomeriggio sar a Bologna per lapertura dellassemblea dei Comuni italiani (Anci)
DI
GIORGIO PONZIANO
Graziano Delrio
sino (Pd, Torino), Marco Doria (Pd, Genova), Michele Emiliano (Udc, Bari). Sul fronte opposto vi saranno i governativi. Insieme a Monti (domani), Antonio Catrical (sottosegretario alla presidenza), Francesco Profumo (istruzione), Andrea Riccardi (cooperazione), poi gioved: Anna Maria Cancellieri (interni) e Filippo Patroni Grif (pubblica amministrazione), inne il 19: Corrado Passera (sviluppo economico) e Vittorio Grilli (economia). Nel mazzo degli ospiti gurano Susanna Camusso (segretario Cgil), Livia Turco (Pd) e Mara Carfagna (Pdl). Il governo rischia bordate di fischi. La virtuosit dei molti Comuni non serve a nulla nel rapporto con il governo, dice il sindaco di Bari, Emiliano. I sindaci pugliesi hanno bisogno di sostegno e incoraggiamento. Continuano a metterci la faccia nel costruire quella sorta di patrimoniale che lImu, ma la spesa pubblica dello Stato non diminuisce. LAnci deve fare un passo avanti proponendosi verso il governo non solo come autorevole interlocutore, ma come quel soggetto al quale afdare i margini di maggiore essibilit del patto di stabilit. Mi auguro che il prossimo governo sia caratterizzato da una maggiore cultura comunale e che si renda nalmente conto che questo Paese sta in piedi perch ci sono i sindaci che stanno facendo la parte di tutti gli altri.
Aggiunge Wladimiro Boccali, Pd, sindaco di Perugia: La manovra prevede ulteriori 10 miliardi di tagli per il comparto degli enti locali. inammissibile. Se vogliono davvero continuare a procedere in questo modo dovranno venire a spiegare ai cittadini che nei Comuni non si apriranno pi le scuole. Poi c la riforma del titolo V della costituzione, basata essenzialmente sullonda dei recenti scandali. Cos, per spot, non si pu andare avanti, rischiamo il conitto istituzionale. C da aspettarsi un confronto aspro nei padiglioni della era di Bologna. Riusciranno Monti & Co. ad annunciare qualche concessione ai Comuni ? C chi minaccia di portare i libri in tribunale, i leghisti anticiperanno unautoderoga al patto di stabilit, i sindaci pidiessini rivendicano di avere fatto inserire nel programma del loro partito la revisione del patto di stabilit come priorit del prossimo governo, Matteo Renzi atteso come uno showman, far tappa tra i sindaci in una parentesi delle primarie e dovr svelare qualcosa dei suoi progetti di (eventuale) governo. Cerca di tirare le fila Delrio: I sindaci non sono dei pentiti dellautonomia e del federalismo. I problemi derivano dal fatto che lo Stato ha attuato un decentramento, non un federalismo, trasferendo i propri vizi e le proprie procedure alle Regioni, creando tanti
piccoli Stati e tante piccole burocrazie. Ma le Regioni non devono amministrare devono programmare e legiferare e lo Stato deve scegliere di fidarsi dei sindaci. Dopo gli ultimi avvenimenti sembra che i sindaci vogliano prendere le distanze dalle Regioni e non pagare per colpe che sostengono di non avere: I problemi e gli scandali di questi mesi sono dovuti alla mancata attuazione dei principi del federalismo: per questo non accetteremo passi indietro sul processo di autonomia e responsabilizzazione dei Comuni, conclude Delrio. Non ci opponiamo a norme severe per chi genera dissesti finanziari in un Comune. Crediamo che sia un principio che deve valere per tutti, compresi coloro che hanno portato il nostro paese ad avere 2000 miliardi di debito. poi fondamentale che si faccia una distinzione chiara e netta fra le responsabilit di chi ha generato il dissesto e chi si trova invece a gestire una situazione creata in precedenza. Sono molti i Comuni ed i sindaci che si trovano in questultima condizione e non vorremmo che dovessero essere giudicati alla stregua di chi invece ha contribuito a rendere loro la vita, da amministratore locale, pi difficile.
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LE MORITURE NON VOGLIONO MORIRE. NON ESCLUSO CHE RISORGANO NELLA PROSSIMA LEGISLATURA
GIANFRANCO MORRA
rovince: s o no? Una discussione vecchia di 150 anni. E anche pi, quando si pensi che gi Cattaneo nel suo scritto su La citt (1858) aveva indicato nel comune il principio ideale della nostra storia: La citt lunico principio per cui i trenta secoli della istoria italiana siano leggibili. I comuni sono la nazione; sono la nazione nel pi intimo asilo della libert. Una tesi che anche lultimo Mazzini aveva condiviso. Avevano capito che i comuni (area ristretta) e le regioni (area vasta) dovevano essere gli enti di organizzazione del territorio. Invece, fatta lItalia, il territorio venne diviso per province, rette da un prefetto di nomina governativa: statalismo e centralismo, come in quella Francia da cui furono imitate. LItalietta e ancor pi il fascismo se ne servirono, non certo per dare democrazia. Erano piccoli feudi del potere centrale, come intu Luigi Einaudi nel 1944, col suo famoso saggio: Via il prefetto!. NellItalia democratica il problema si ripropose e non pochi costituenti volevano eliminarle. Prevalse il mantenimento. Quando poi, nel 1970, entrarono in funzione le regioni si cap che le province, con le loro scarsissime competenze, non servivano proprio. E politici griffati, come La Malfa e Berlinguer, ne proposero labolizione. Ne discussero due Bicamerali, con Bozzi e De Mita-Jotti. Ma tutto rimase come
prima, anzi peggio di prima. Le province aumentarono, erano 91, divennero 110. La partitocrazia aveva vinto: pi che istituzioni amministrative efcienti le province erano costosi ufci di collocamento per travet raccomandati e per politici in scuola guida o in pensione. Ma il problema si riproposto con la crisi economica, che imponeva di ridurre i costi della elefantiaca e handicappata macchina statale. Nessuna classe politica, ovviamente interessata a mantenere privilegi, poteva dare una risposta. Ma il governo dei tecnici, appena in carica, dette un forte squillo di tromba: il decreto Salva Italia (4 dicembre 2011) prevedeva, per ridurre le spese, di eliminare le province. Ma ben presto la tromba diventata una trombetta: da Salva Italia a Salva Province. Eliminarle? Difficile, meglio ridurle. Loperazione partita, ma siamo ancora nei preliminari e le province cercano con ogni mezzo di ostacolare la riduzione: deroghe, accorpamenti, spostamento di comuni, specicit territoriale, tradizione storica; e, soprattutto, il ricorso alla Corte Costituzionale, che pu bloccare la decisione di mesi, in attesa che un nuovo governo politico possa mantenere queste greppie. Vinceranno i furbetti. La previsione pi probabile che, tra salvate e accorpate, nelle regioni a statuto ordinario ne resteranno in piedi, anzi sedute, circa cinquanta. Pi
parte non piccola delle 29 province delle regioni speciali, pi le dieci citt metropolitane. Il qualcosa sempre meglio del niente. Un piccolo risparmio ci sar. Ma il vero problema un altro. Se le province, che sono i meno fattivi enti territoriali, non servivano, andavano cancellate tutte. Cancellarne solo una (piccola) parte, con due criteri matematici (estensione e popolazione) signica fare pi enigmistica che amministrazione. E il bello deve ancora venire. facile capire cosa accadr dopo: richiesta di altre competenze, difesa dei budget delle province accorpate, conitti campanilistici sulla sede del capoluogo, proteste degli impiegati costretti al pendolarismo, lunghi confusi periodi di riordino e adattamento. Monti poteva fare quello che i politici non avrebbero mai fatto. Era partito bene, poi ha scelto la cautela e la mediazione. Certo, per eliminare del tutto le province, introdotte dallart. 114 della Costituzione, una legge ordinaria non bastava, ci voleva una modica della Carta. Ma se si riusciti a modicare la carta in pochissimo tempo per obbedire alla Ue si poteva fare anche per le Province magari in contemporanea. con il Fiscal Compact. Faute de mieux, Monti ha ripiegato su una soluzione accomodante e un po pasticciata. Rinunciando cos a quasi tutti i vantaggi che con una decisione coraggiosa e coerente si sarebbero potuti avere.
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Primo Piano
NA
Minori e disagio
La scena Le religiose con una catena legata ai polsi protestano davanti al portone di Palazzo San Giacomo. A sinistra il bambino con la pistola-giocattolo
no i compiti e giocano fino alle cinque del pomeriggio. Poi tutti a casa: E che casaaaa sospira un altro autista che fa roteare la mano destra almeno quan-
do stanno con noi sappiamo cosa fanno. I ragazzi che ieri pomeriggio hanno bloccato il traffico appartengono a famiglie fortemente disagiate. Sono circondati da storie di povert, disoccupazione, carcere. Il
clamore della loro protesta arrivato ai consiglieri comunali che dalle cinque del pomeriggio di ieri hanno iniziato ad offrire solidariet mista a un po di accuse rivolte al Comune. Gianni Lettieri (Pdl) si augura che lAmministrazione comunale di Napoli trovi il modo per da-
re a questi istituti almeno una parte dei soldi che le strutture aspettano da quattro anni. David Lebro (Udc) invita la Giunta di palazzo San Giacomo a trovare una soluzione che dia conforto e fondi a chi opera nel settore delle politiche sociali. Si vedr. Intanto ieri pomeriggio
la protesta dei bambini ha indispettito i napoletani al pari di tutte le altre proteste che bloccano il traffico. Automobilisti rassegnati, motociclisti impegnati nella trattativa con le mamme ai blocchi: Faciteme pass, aggia i o spitale, La frase per un compassionevole via libera ha funzionato per poco tempo. Poi una mamma ha urlato: Ma cc stanno tutte malate?. E cos nemmeno la finta supplica ha avuto pi esito. Poco dopo le 16.30 alla rotonda della metropolitana arrivato il bus turistico Napoli city sightseeing. Bloccato nel traffico. Qualcuno ha abbandonato il programma di visitare la citt ed sceso. Altri hanno iniziato ad osservare ridendo, poi hanno scattato foto e girato video incuriositi. Infine anche i turisti si sono arrabbiati come cittadini qualsiasi. Tra i bambini impegnati nella protesta spuntato lormai immacabile minorenne che ha agitato la pistola giocattolo con movenze da killer. Unbelievable, incredibile hanno commentato i turisti prigionieri sul bus. Chi, il bambino armato o la protesta del ragazzini? Forse tutte due.
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Il caso Il fatto avvenuto a piazza Borsa dove il giovane extracomunitario si stava esibendo
A Casoria
La scena Nellimmagine (foto Dario Gaipa) si nota il ragazzino che punta larma verso il giovane
che fa da spartiacque fra una citt civile ed un qualsiasi altro luogo ai confini dellumanit e del diritto. Circostanza ancora pi grave, il fatto che tre ragazze seduto ad un tavolo poco distante hanno assistito alla scena senza intervenire. Hanno, anzi, incominciato a divertirsi scompo-
stamente osservando il postulante allontanarsi mortificato, dopo essete stato colpito dai proiettili di gomma. Ai tavoli del medesimo ristorante di piazza Bovio, tre settimane fa, i tifosi svedesi dellAik vennero assaliti da un gruppo di teppisti. Formule di violenza diversa, ma con un denomina-