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Marted 16 Ottobre 2012

PRIMO PIANO

Domani pomeriggio sar a Bologna per lapertura dellassemblea dei Comuni italiani (Anci)

Mario Monti nelle fauci dei sindaci


Noi, dicono, siamo a contatto con la rabbia della gente
ella fossa dei leoni. Mario Monti non teme la contestazione dei sindaci e ha risposto s allinvito dellAnci, lassociazione dei Comuni. Domani pomeriggio sar a Bologna, allapertura dei lavori dellannuale assemblea dei primi cittadini, divisi dallappartenenza politica ma uniti contro il presidente del consiglio e il suo governo, reo di colpire i Comuni e tagliare con laccetta i finanziamenti agli enti locali. Hanno il dente avvelenato contro Monti, colpevole anche di non avere rivisto il patto di stabilit cosicch vi sono Comuni che hanno i soldi in cassa ma non li possono spendere e debbono tagliare i servizi. Per il presidente-supertecnico sar uno snodo difcile, dovr far leva su tutta la sua capacit diplomatica per non nire tra le fauci dei sindaci, che hanno un lungo jaccuse da lanciargli, no a minacciare la rivolta scale. Allassemblea, dice Graziano Delrio, Pd, sindaco di Reggio Emilia e presidente dellAnci, i sindaci saranno molto uniti nella battaglia per lautonomia. Chiediamo lintero gettito Imu e rinunciamo ai trasferimenti statali. Il pareggio di bilancio una follia in tempi di recessione, non si pu pi contrarre la spesa pubblica, per esempio lo sblocco del patto di stabilit per le 12 citt metropolitane signica lo 0,3% in pi di pil. Aggiunge Delrio: Abbiamo le imprese che soffrono e denari per circa 9 miliardi nelle casse, intollerabile. Inoltre bisogna liberare investimenti sui loni strategici dellefcienza energetica degli edici e della sicurezza del territorio. Vi poi il tema istituzionale: non si pu pensare di ridurre la complessit dei livelli democratici a due o tre scandali emersi per distruggere il titolo V della costituzione ed eliminare i corpi intermedi e annullare lautonomia dei Comuni. Insomma, il governo Monti una grossa delusione per i sindaci, accusato di essere chiuso in una torre davorio mentre i primi cittadini sono a contatto con la gente e con la rabbia che monta. In modo elegante (ma qualcuno potrebbe uscire dal coro) gliele canteranno. Non solo a Monti, anche ai suoi ministri. S perch al raduno dei sindaci parteciper mezzo governo. Su un fronte vi saranno (tra domani e gioved) oltre a Delrio, Gianni Alemanno (Pdl, Roma), Leoluca Orlando (Idv, Palermo), Gianni Orsoni (Pd, Venezia), Massimo Zedda (Pd, Cagliari), Virginio Merola (Pd, Bologna), Luigi De Magistris (Idv, Napoli), Matteo Renzi (Pd, Firenze), mentre il 19 sar la volta di Federico Pizzarotti (5stelle, Parma), Piero Fas-

DI

GIORGIO PONZIANO

Graziano Delrio
sino (Pd, Torino), Marco Doria (Pd, Genova), Michele Emiliano (Udc, Bari). Sul fronte opposto vi saranno i governativi. Insieme a Monti (domani), Antonio Catrical (sottosegretario alla presidenza), Francesco Profumo (istruzione), Andrea Riccardi (cooperazione), poi gioved: Anna Maria Cancellieri (interni) e Filippo Patroni Grif (pubblica amministrazione), inne il 19: Corrado Passera (sviluppo economico) e Vittorio Grilli (economia). Nel mazzo degli ospiti gurano Susanna Camusso (segretario Cgil), Livia Turco (Pd) e Mara Carfagna (Pdl). Il governo rischia bordate di fischi. La virtuosit dei molti Comuni non serve a nulla nel rapporto con il governo, dice il sindaco di Bari, Emiliano. I sindaci pugliesi hanno bisogno di sostegno e incoraggiamento. Continuano a metterci la faccia nel costruire quella sorta di patrimoniale che lImu, ma la spesa pubblica dello Stato non diminuisce. LAnci deve fare un passo avanti proponendosi verso il governo non solo come autorevole interlocutore, ma come quel soggetto al quale afdare i margini di maggiore essibilit del patto di stabilit. Mi auguro che il prossimo governo sia caratterizzato da una maggiore cultura comunale e che si renda nalmente conto che questo Paese sta in piedi perch ci sono i sindaci che stanno facendo la parte di tutti gli altri.

Aggiunge Wladimiro Boccali, Pd, sindaco di Perugia: La manovra prevede ulteriori 10 miliardi di tagli per il comparto degli enti locali. inammissibile. Se vogliono davvero continuare a procedere in questo modo dovranno venire a spiegare ai cittadini che nei Comuni non si apriranno pi le scuole. Poi c la riforma del titolo V della costituzione, basata essenzialmente sullonda dei recenti scandali. Cos, per spot, non si pu andare avanti, rischiamo il conitto istituzionale. C da aspettarsi un confronto aspro nei padiglioni della era di Bologna. Riusciranno Monti & Co. ad annunciare qualche concessione ai Comuni ? C chi minaccia di portare i libri in tribunale, i leghisti anticiperanno unautoderoga al patto di stabilit, i sindaci pidiessini rivendicano di avere fatto inserire nel programma del loro partito la revisione del patto di stabilit come priorit del prossimo governo, Matteo Renzi atteso come uno showman, far tappa tra i sindaci in una parentesi delle primarie e dovr svelare qualcosa dei suoi progetti di (eventuale) governo. Cerca di tirare le fila Delrio: I sindaci non sono dei pentiti dellautonomia e del federalismo. I problemi derivano dal fatto che lo Stato ha attuato un decentramento, non un federalismo, trasferendo i propri vizi e le proprie procedure alle Regioni, creando tanti

piccoli Stati e tante piccole burocrazie. Ma le Regioni non devono amministrare devono programmare e legiferare e lo Stato deve scegliere di fidarsi dei sindaci. Dopo gli ultimi avvenimenti sembra che i sindaci vogliano prendere le distanze dalle Regioni e non pagare per colpe che sostengono di non avere: I problemi e gli scandali di questi mesi sono dovuti alla mancata attuazione dei principi del federalismo: per questo non accetteremo passi indietro sul processo di autonomia e responsabilizzazione dei Comuni, conclude Delrio. Non ci opponiamo a norme severe per chi genera dissesti finanziari in un Comune. Crediamo che sia un principio che deve valere per tutti, compresi coloro che hanno portato il nostro paese ad avere 2000 miliardi di debito. poi fondamentale che si faccia una distinzione chiara e netta fra le responsabilit di chi ha generato il dissesto e chi si trova invece a gestire una situazione creata in precedenza. Sono molti i Comuni ed i sindaci che si trovano in questultima condizione e non vorremmo che dovessero essere giudicati alla stregua di chi invece ha contribuito a rendere loro la vita, da amministratore locale, pi difficile.
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LE MORITURE NON VOGLIONO MORIRE. NON ESCLUSO CHE RISORGANO NELLA PROSSIMA LEGISLATURA

Le province andavano abolite tutte. Cos, un pasticcio


DI

GIANFRANCO MORRA

rovince: s o no? Una discussione vecchia di 150 anni. E anche pi, quando si pensi che gi Cattaneo nel suo scritto su La citt (1858) aveva indicato nel comune il principio ideale della nostra storia: La citt lunico principio per cui i trenta secoli della istoria italiana siano leggibili. I comuni sono la nazione; sono la nazione nel pi intimo asilo della libert. Una tesi che anche lultimo Mazzini aveva condiviso. Avevano capito che i comuni (area ristretta) e le regioni (area vasta) dovevano essere gli enti di organizzazione del territorio. Invece, fatta lItalia, il territorio venne diviso per province, rette da un prefetto di nomina governativa: statalismo e centralismo, come in quella Francia da cui furono imitate. LItalietta e ancor pi il fascismo se ne servirono, non certo per dare democrazia. Erano piccoli feudi del potere centrale, come intu Luigi Einaudi nel 1944, col suo famoso saggio: Via il prefetto!. NellItalia democratica il problema si ripropose e non pochi costituenti volevano eliminarle. Prevalse il mantenimento. Quando poi, nel 1970, entrarono in funzione le regioni si cap che le province, con le loro scarsissime competenze, non servivano proprio. E politici griffati, come La Malfa e Berlinguer, ne proposero labolizione. Ne discussero due Bicamerali, con Bozzi e De Mita-Jotti. Ma tutto rimase come

prima, anzi peggio di prima. Le province aumentarono, erano 91, divennero 110. La partitocrazia aveva vinto: pi che istituzioni amministrative efcienti le province erano costosi ufci di collocamento per travet raccomandati e per politici in scuola guida o in pensione. Ma il problema si riproposto con la crisi economica, che imponeva di ridurre i costi della elefantiaca e handicappata macchina statale. Nessuna classe politica, ovviamente interessata a mantenere privilegi, poteva dare una risposta. Ma il governo dei tecnici, appena in carica, dette un forte squillo di tromba: il decreto Salva Italia (4 dicembre 2011) prevedeva, per ridurre le spese, di eliminare le province. Ma ben presto la tromba diventata una trombetta: da Salva Italia a Salva Province. Eliminarle? Difficile, meglio ridurle. Loperazione partita, ma siamo ancora nei preliminari e le province cercano con ogni mezzo di ostacolare la riduzione: deroghe, accorpamenti, spostamento di comuni, specicit territoriale, tradizione storica; e, soprattutto, il ricorso alla Corte Costituzionale, che pu bloccare la decisione di mesi, in attesa che un nuovo governo politico possa mantenere queste greppie. Vinceranno i furbetti. La previsione pi probabile che, tra salvate e accorpate, nelle regioni a statuto ordinario ne resteranno in piedi, anzi sedute, circa cinquanta. Pi

parte non piccola delle 29 province delle regioni speciali, pi le dieci citt metropolitane. Il qualcosa sempre meglio del niente. Un piccolo risparmio ci sar. Ma il vero problema un altro. Se le province, che sono i meno fattivi enti territoriali, non servivano, andavano cancellate tutte. Cancellarne solo una (piccola) parte, con due criteri matematici (estensione e popolazione) signica fare pi enigmistica che amministrazione. E il bello deve ancora venire. facile capire cosa accadr dopo: richiesta di altre competenze, difesa dei budget delle province accorpate, conitti campanilistici sulla sede del capoluogo, proteste degli impiegati costretti al pendolarismo, lunghi confusi periodi di riordino e adattamento. Monti poteva fare quello che i politici non avrebbero mai fatto. Era partito bene, poi ha scelto la cautela e la mediazione. Certo, per eliminare del tutto le province, introdotte dallart. 114 della Costituzione, una legge ordinaria non bastava, ci voleva una modica della Carta. Ma se si riusciti a modicare la carta in pochissimo tempo per obbedire alla Ue si poteva fare anche per le Province magari in contemporanea. con il Fiscal Compact. Faute de mieux, Monti ha ripiegato su una soluzione accomodante e un po pasticciata. Rinunciando cos a quasi tutti i vantaggi che con una decisione coraggiosa e coerente si sarebbero potuti avere.
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Corriere del Mezzogiorno Marted 16 Ottobre 2012

Primo Piano

NA

Minori e disagio

Semiconvitto senza fondi Si incatenano le suore


Per tenere aperti gli istituti spendono le loro pensioni I bambini hanno bloccato il traffico in piazza Municipio
U.B. 10 anni dellIstituto Don Guanella di Scampia, mi avvicina e chiede: Scusate siete un complice del Comune?. No, sono un giornalista che sta filmando la tua protesta. Ah, se eravate un complice del Comune avrei minacciato pure voi. Ma visto che siete un giornalista, mi fate fare la superstar? Scrivete un libro su di me?. Ore 16 di ieri pomeriggio, Napoli piazza Municipio. Il cielo carico di pioggia, il timore del ciclone Cleopatra ingrossa il traffico come quando gioca il Napoli. Tutti di corsa verso casa. La corsa finisce in piazza Municipio. La storica rotonda del cantiere della metropolitana bloccata in tutti i sensi di marcia. Non si passa. Chi lo dice? I bambini degli Istituti religiosi e laici di Napoli. Sono seduti sullasfalto, agitano cartelli con i nomi delle scuole Don Guanella, San Giuseppe Moscati. Sono guardati a vista da mamme e suore. Bambini, mamme e suore sono i protagonisti della protesta che coinvolge quaranta istituti con mille dipendenti (educatori, animatori e assistenti sociali) che assistono duemila bambini e ottocento anziani a Napoli. Non hanno pi soldi in cassa. E spiegano mamme e suore da quattro anni non ricevono un euro dal Comune. Un autista del pulmino nella lista di coloro i quali non prendono lo stipendio ormai da mesi. Aggiunge: Bassolino ogni tanto ci dava qualcosa. De Magistris ha fatto promesse in campagna elettorale. E poi non ha fatto niente. Ecco perch siamo qua. I bambini continuano il loro blocco stradale. Alcune suore si incatenano per protesta davanti al portone di Palazzo San Giacomo. Lucio Pirillo, presidente dellUneba (lassociazione degli istituti di beneficenza e assistenza) fa il punto della situazione: Gli istituti non hanno pi un euro in cassa, ma vantano un credito di quaranta milioni. Il disagio non esploso allimprovviso. Ma finora come si andati avanti? Gli istituti hanno venduto i loro beni. Le suore hanno messo a disposizione le loro pensioni. Ma ora stato raschiato il fondo del barile. Il Comune di Napoli dovrebbe pagare. E con quaranta milioni di euro quelle strutture laiche e religiose risorgerebbero. Ma il Comune non paga pi nessuno visto che incombe il predissesto. E allora? Gli Istituti rischiano la chiusura. E con loro torna a forte rischio il destino di quei duemila bambini. Ogni mattina i pulmini li prendono sotto casa, li accompagnano a scuola dove studiano, mangiano poi fan-

La scena Le religiose con una catena legata ai polsi protestano davanti al portone di Palazzo San Giacomo. A sinistra il bambino con la pistola-giocattolo

no i compiti e giocano fino alle cinque del pomeriggio. Poi tutti a casa: E che casaaaa sospira un altro autista che fa roteare la mano destra almeno quan-

do stanno con noi sappiamo cosa fanno. I ragazzi che ieri pomeriggio hanno bloccato il traffico appartengono a famiglie fortemente disagiate. Sono circondati da storie di povert, disoccupazione, carcere. Il

clamore della loro protesta arrivato ai consiglieri comunali che dalle cinque del pomeriggio di ieri hanno iniziato ad offrire solidariet mista a un po di accuse rivolte al Comune. Gianni Lettieri (Pdl) si augura che lAmministrazione comunale di Napoli trovi il modo per da-

re a questi istituti almeno una parte dei soldi che le strutture aspettano da quattro anni. David Lebro (Udc) invita la Giunta di palazzo San Giacomo a trovare una soluzione che dia conforto e fondi a chi opera nel settore delle politiche sociali. Si vedr. Intanto ieri pomeriggio

Lintervista Lassessore al Welfare Sergio DAngelo: Prepariamo una delibera ad hoc

Crisi terribile, Napoli da sola non ce la fa


NAPOLI Non che non paghiamo gli assistenti sociali perch vogliamo tenerci i soldi chiusi nel cassetto. No. Non paghiamo perch non abbiamo proprio il cassetto. Si deve partire da questa affermazione di Sergio DAngelo assessore al Welfare, per meglio comprendere quali siano le condizioni finanziarie del Comune di Napoli, vicino al dissesto e costretto ad accettare un decreto del governo che, invece di salvarli i Comuni, li mette alla canna del gas. Ereditiamo una situazione disastrosa dal passato, rimarca DAngelo, che non riduce il problema al solo welfare (magari fosse cos, lo risolveremmo), ma allintero Comune che ha un problema di cassa enorme. Assolutamente legittime e condivisibili sono le ragioni che hanno spinto le tante organizzazioni presenti in Piazza a protestare, dice DAngelo dopo aver incontrato una delegazione dell'Uneba. Si tratta di enti che svolgono servizi essenziali assicurando fondamentali funzioni educative e di accoglienza per migliaia di ragazzi della nostra citt. Il pagamento delle fatture, spiega lassessore, fatta eccezione per i servizi indispensabili, deve seguire necessariamente un ordine di pagamento cronologico. Ci accade perch il decreto Mancini del 93, che individua ai fini della non assoggettabilit ad esecuzione forzata, i servizi indispensabili dei Comuni, non ricomprende tra gli indispensabili quelli sociali, cio esentati dal vincolo del cronologico. Per questi motivi ho richiesto allamministrazione di adottare una delibera ad hoc che sar approvato nel giro di 72 ore, ma va anche detto che i problemi sociali delle terza citt pi grandi d'Italia non possano essere considerati solo problemi dei napoletani. Questa crisi si deve governare anche da Roma. E credo che il sindaco debba chiamare a raccolta la citt per spiegargli quale sia lo stato delle cose. Il governo deve invece modificare il decreto che no ha nulla che possa servire per aiutare il Comune di Napoli. Se tutto andasse al meglio, ci arriverebbero 96 milioni. E che ci facciamo?.
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Delusi dal decreto


Lassessore: Se tutto andasse al meglio, se il Piano fosse rispettato al massimo, al Comune arriverebbero 96 milioni. E che ci facciamo?

la protesta dei bambini ha indispettito i napoletani al pari di tutte le altre proteste che bloccano il traffico. Automobilisti rassegnati, motociclisti impegnati nella trattativa con le mamme ai blocchi: Faciteme pass, aggia i o spitale, La frase per un compassionevole via libera ha funzionato per poco tempo. Poi una mamma ha urlato: Ma cc stanno tutte malate?. E cos nemmeno la finta supplica ha avuto pi esito. Poco dopo le 16.30 alla rotonda della metropolitana arrivato il bus turistico Napoli city sightseeing. Bloccato nel traffico. Qualcuno ha abbandonato il programma di visitare la citt ed sceso. Altri hanno iniziato ad osservare ridendo, poi hanno scattato foto e girato video incuriositi. Infine anche i turisti si sono arrabbiati come cittadini qualsiasi. Tra i bambini impegnati nella protesta spuntato lormai immacabile minorenne che ha agitato la pistola giocattolo con movenze da killer. Unbelievable, incredibile hanno commentato i turisti prigionieri sul bus. Chi, il bambino armato o la protesta del ragazzini? Forse tutte due.
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Cosimo al 416 bis

Il caso Il fatto avvenuto a piazza Borsa dove il giovane extracomunitario si stava esibendo

A Casoria

Faida di Scampia, nuove accuse per il boss Di Lauro


NAPOLI Nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per Cosimo Di Lauro, ritenuto reggente dellomonimo clan di Scampia, detenuto in regime di carcere duro dal 21 gennaio del 2005, e per Gennaro Puzella, componente del suo gruppo di fuoco, arrestato nella notte dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Napoli in relazione allomicidio di Massimo Marino. Massimo Marino, cugino di Gennaro mckey e Gaetano Marino, tra gli artefici della cosiddetta scissione (Gaetano stato assassinato a fine agosto sul lungomare di Terracina, ndr) fu vittima di una vendetta trasversale nellambito della faida tra i Di Lauro e gli scissionisti. Nuove indagini sul suo assassinio, innescate dalle dichiarazioni rese di recente da un collaboratore di giustizia, ex appartenente al clan Di Lauro, hanno consentito di fare luce su una vicenda che sembrava essere gi stata delineata considerata lesistenza, in merito, di una sentenza passata in giudicato.
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Ragazzino punta pistola sul rapper mendicante


NAPOLI - Willy si trovato una pistola puntata contro e non ha avuto altra scelta: fuggito via. Ad impugnare larma un ragazzino dallet apparente di 10/12 anni che ha incominciato a sparare pallini di gomma contro il giovane di colore. Il fatto avvenuto sabato in piazza Bovio, zona dove Willy molto conosciuto come rapper di strada. Il ragazzo si ferma fra gli avventori di bar e ristoranti e incomincia ad imitare Puff Daddy e 50Cent. A volte, inutile nasconderlo, esasperante. Rende difficile portare avanti una conversazione, con insistenza propone la sua posteggia a chiunque gli capiti a tiro e anche se il microfono che impugna finto finisce per essere una presenza non sempre graditissima, anche se quando si un po pi disponibili lo si pu anche trovare divertente. Ma di qui a puntargli una pistola addosso, anche se giocattolo, ce ne passa. E un gesto tore comune: una forma di intolleranza portata allestremo. Lo specchio di una citt dove le baby gang proliferano e dove i ragazzi giovanissimi sono sempre pi abituati ad utilizzare coltelli per minacciare coetanei o a maneggiare armi finte per terrorizzare i passanti. E dove queste nefandezze si consumano sotto gli occhi di tutti, senza reazioni apprezzabili di sdegno o di sconcerto. Dove sono i genitori di questo ragazzo che spara ad un mendicante? E uno studente che frequenta con profitto o che almeno frequenta la scuola? E lecito dubitarne. Ma certo che sarebbe bene mettere al bando questi atteggiamenti condannandoli, non ridendone. Tanto per incominciare. Willy solo una delle vittime di una citt che si riscoperta violenta, per niente tollerante, astiosa. Una citt che non accogliente, n generosa, come una certa oleografia la dipinge. Ma che solo disperata.
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Commerciante ferito alle gambe nel napoletano


NAPOLI Il titolare di una ditta di cornici con sede a Casoria, Salvatore Milzi, incensurato di 54 anni, stato gambizzato ieri nel pomeriggio da due sicari giunti davanti al capannone di sua propriet in sella a uno scooter. Luomo, originario di San Giorgio a Cremano (Napoli), stato colpito alle gambe: una delle due pallottole esplose lo ha raggiunto al ginocchio destro. Soccorso dal figlio, che si trovava allinterno dellattivit commerciale, stato accompagnato allospedale napoletano del Loreto Mare, dove stato curato: dimesso, ne avr per dieci giorni. Immediate sono scattate le indagini dei carabinieri di casoria, agli ordini del capitano Gianluca Migliossi. Alla domanda se avesse mai ricevuto minacce, il commerciante ha detto di no. I militari hanno anche acquisito le immagini delle telecamere di sicurezza dellarea che avrebbero ripreso laccaduto.
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La scena Nellimmagine (foto Dario Gaipa) si nota il ragazzino che punta larma verso il giovane

che fa da spartiacque fra una citt civile ed un qualsiasi altro luogo ai confini dellumanit e del diritto. Circostanza ancora pi grave, il fatto che tre ragazze seduto ad un tavolo poco distante hanno assistito alla scena senza intervenire. Hanno, anzi, incominciato a divertirsi scompo-

stamente osservando il postulante allontanarsi mortificato, dopo essete stato colpito dai proiettili di gomma. Ai tavoli del medesimo ristorante di piazza Bovio, tre settimane fa, i tifosi svedesi dellAik vennero assaliti da un gruppo di teppisti. Formule di violenza diversa, ma con un denomina-

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