Sei sulla pagina 1di 56

Mauro Taddeo

PRINCIPI FONDAMENTALI

DELLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

INDICE

INTRODUZIONE

1.DISCUSSIONE . ASSEMBLEA COSTITUENTE .COMMISSIONE PER LA COSTITUZIONE SOTTOCOMMISSIONI 6

2.DISCUSSIONE . ASSEMBLEA COSTITUENTE .COMMISSIONE PER LA COSTITUZIONE . ADUNANZA PLENARIA 96

3.PROGETTO DI COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA 126

4.RELAZIONE AL PROGETTO DEL PRESIDENTE RUINI 128

5.DISCUSSIONE. ASSEMBLEA COSTITUENTE 131

6.COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA . PRINCIPI FONDAMENTALI 370

INTRODUZIONE COMMISSIONE PER LA COSTITUZIONE PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RUINI PRESIDENTE comunica che la Sottocommissione giuridica del Ministero della Costituente ha compiuto i suoi lavori, ed in distribuzione, in bozze, un primo volume contenente relazioni interessanti. Entro il mese sar comunicato interamente il materiale di questa Commissione. Invece la Commissione per il lavoro e quella economica sono un po' in ritardo. La Commissione economica crede di non poter finire di stampare il suo materiale se non fra due mesi; ma nel frattempo trasmetter i dattiloscritti. Al pi presto sar mandato a ciascun membro della Commissione una copia del Bollettino del Ministero della Costituente contenente materiale interessante. Saranno poi distribuite ai membri della Commissione copie della raccolta delle Costituzioni curate dal Salemi, che, se non perfetta, in poco spazio contiene materiale utile per le discussioni. Il Ministero della Costituente, che funziona ora come ufficio-stralcio, ha a sua disposizione esperti funzionari i quali avevano chiesto di essere assunti dalla Commissione come Giunta consultiva. Questo non possibile per le tradizioni dei lavori delle Commissioni parlamentari, ma questa Commissione potr valersi di quegli esperti nei modi che parranno opportuni. Richiama quanto fu detto nella prima riunione circa una distribuzione della Commissione in Sottocommissioni e l'assegnazione dei singoli commissari alle Sottocommisioni. un problema che potr risolversi dopo un preliminare scambio generale di idee. Comunque, come semplice indicazione, osserva che, a suo avviso, la Commissione si dovrebbe dividere in tre Sottocommissioni, salvo a decidere se per il tema delle autonomie locali debba costituirsi una quarta Sottocommissione, ovvero questo tema debba essere assegnato ad una delle tre Sottocommissioni. La prima Sottocommissione potrebbe esser divisa in due Sezioni, di cui la prima esaminerebbe le disposizioni generali e la seconda i diritti e doveri dei cittadini. La seconda Commissione, cui sarebbe riservato l'esame della struttura dello Stato, potrebbe essere divisa in quattro Sezioni: 1a) Parlamento; 2a) Capo dello Stato; 3a) Governo e Capo del Governo; 4a) Garenzie, Alta Corte, ecc. La terza Sottocommissione potrebbe essere divisa in due Sezioni: la) Direttive di organizzazione economica; 2a) Direttive di organizzazione sociale del lavoro. Dopo la discussione generale e la distribuzione delle materie fra le varie Sottocommissioni e Sezioni, si dovrebbe procedere alla assegnazione dei membri della Commissione alle Sottocommissioni. Ciascuno potrebbe far conoscere all'Ufficio di Presidenza le sue preferenze che, nei limiti del possibile, verranno accolte. Aggiunge che l'onorevole Calamandrei ha suggerito che ognuno possa, chiedendolo al Presidente, partecipare ai lavori di una Sottocommissione diversa da quella cui assegnato, per quei temi per cui crede sia utile il suo intervento. Si avrebbero cos un Ufficio di Presidenza di sette membri ed inoltre otto relatori per le varie sottosezioni. Quando vi siano due tesi in contrasto potrebbero essere nominati non uno ma due relatori. L'Ufficio di Presidenza, intregrato dai relatori e da qualche altro componente delle Sottocommissioni che venisse indicato, costituirebbe il Comitato di coordinamento. Spera che in qualche giorno, certamente prima della fine del mese, si possa esaurire il primo scambio di idee e procedere alle costituzioni delle Sottocommissioni. Fa infine presente che la Commissione dovr concretare le sue proposte per il 20 ottobre. 3

In via generale desidera dare qualche suggerimento e fare qualche raccomandazione. Si deve esaminare se la Costituzione dovr avere un preambolo. Alcuni argomenti che non si prestano ad essere formulati come norme giuridiche, potrebbero trovarvi posto. Il testo della Costituzione dovrebbe essere piano, semplice, comprensibile anche dalla gente del popolo. Altra questione da esaminare sar quella della lunghezza della Costituzione. Le Costituzioni moderne non possono essere cos brevi, come, nel passato, anzi sono lunghe. Cos la Costituzione di Weimar ha 180 articoli; quella austriaca ne ha 150 che sono per divisi in paragrafi lunghissimi. Quella russa ha pure essa 150 articoli; ma questi sono scarni e sintetici. Una raccomandazione che si faccia una Costituzione, per quanto possibile, italiana. Si dovranno tener presenti le Costituzioni emanate nelle varie Nazioni, specialmente dell'interguerra; ma non copiarle meccanicamente. Se, ad esempio, la Costituzione, nel primo articolo ripetesse la formula della Costituzione di Roma del 1849 e cio: Il popolo romano una Repubblica democratica. Ogni potere emana dal popolo, essa si riallaccerebbe ad un precedente italiano, confermato poi dalle altre nazioni. ZUCCARINI ritiene che non sia opportuno nominare le tre Sottocommissioni che debbano iniziare e svolgere il loro lavoro, prima che si sia presa una decisione circa la struttura dello Stato. Si dovrebbe, a suo avviso, nominare subito la Sottocommissione incaricata appunto di affrontare il problema della struttura generale dello Stato, e questa dovrebbe subito funzionare. Le altre Sottocommissioni verranno in un secondo tempo, ed anzi quella cui competeranno le questioni sociali dovrebbe essere l'ultima a costituirsi. Crede pure che nella costituzione delle varie Sottocommissioni non si possa partire dal criterio di una netta ripartizione dei vari membri, perch trova giusta l'osservazione dell'onorevole Calamandrei secondo cui ai lavori delle varie Sottocommissioni possano partecipare tutti coloro che vi si sentono preparati, e pu darsi che chi partecipa alla prima Sottocommissione possa partecipare in maniera utilissima anche alla seconda. Crede poi che nel preambolo si dovr stabilire quale lo Stato che si intende costituire. Aggiunge che non il caso di fermarsi sui vecchi statuti: si deve, certo, tener conto di quello che in essi esiste, ma soprattutto di quello che avrebbe dovuto esserci e non c' stato. Osserva che taluni pensano ad uno Stato con funzioni molto complesse, come quello che abbiamo avuto, mentre v' un'altra concezione dello Stato, perfettamente opposta, che vuole cio uno Stato semplice, in cui le funzioni del centro siano poche, affinch possano essere bene esercitate, e i compiti del potere centrale limitati. Qui si innesta il problema delle autonomie. A seconda che la Commissione si orienti in un senso o nell'altro, essa far una piuttosto che un'altra Costituzione. Non sa se, allo stato delle cose, la Commissione riuscir a fare un solo progetto per l'organizzazione dello Stato e non esclude l'ipotesi che invece di un progetto solo, debbano uscirne due, elaborati da due diverse Sottocommissioni. Comunque, i lavori delle Sottocommissioni che dovranno studiare i problemi particolari non possono prescindere da questa discussione generale sulla impostazione di tutti i problemi; in mancanza di che le altre Sottocommissioni lavorerebbero senza alcun risultato, come avvenuto alla Commissione costituita dal Ministero per la Costituente, la quale, prescindendo dalla forma dello Stato, ha messo in discussione una infinit di questioni particolari, dalle quali sar difficile trarre lumi. Crede, anzi, che questa Commissione debba fare un lavoro completamente nuovo e prescindere da quello, poich un grave errore mettersi su posizioni prestabilite. d'accordo completamente col Presidente nel senso che la Costituzione debba essere molto semplice, di pochissimi articoli. Direbbe quasi che si debbono fare due Costituzioni, in questo senso: una Costituzione destinata a resistere in permanenza attraverso il tempo deve avere una formulazione breve; una per le applicazioni, cio per i particolari, giacch bisogner preparare delle disposizioni modificabili e perfezionabili nel tempo, secondo i suggerimenti della esperienza, senza che abbiano cio la stessa caratteristica di stabilit. PRESIDENTE osserva che la proposta dell'onorevole Zuccarini, secondo cui prima di addivenire alla divisione del lavoro fra le Sottocommissioni, occorre avere, in linea di massima, gi stabilito alcuni criteri sulla struttura 4

fondamentale dello Stato, implica una discussione preliminare su taluni temi, prima di costituire le Sottocommissioni. DOSSETTI, per mozione d'ordine, osserva come un elemento, accennato dal Presidente e dal collega Zuccarini, mostra che sorgono varie questioni, circa il modo in cui debbono svolgersi i lavori. Onde la necessit di formulare anzitutto un regolamento dei lavori della Commissione. Presenta quindi, a nome anche di altri colleghi, il seguente progetto di regolamento: Art. 1. La Commissione per la costituzione, appena costituita, proceder alla determinazione dei gruppi di materie per le quali ognuna delle tre sottocommissioni, in cui essa si ripartisce, dovr elaborare e predisporre uno schema di progetto, e proceder all'assegnazione dei propri membri nelle sottocommissioni medesime, designando per ciascuna il presidente ed il segretario. Art. 2. Ogni Sottocommissione potr deliberare, a maggioranza, di procedere al proprio lavoro suddividendosi in due o pi sezioni. Alle riunioni di queste si estendono, in quanto applicabili, le norme disposte per le Sottocommissioni. Art. 3. Le convocazioni della Commissione, Sottocommissioni e Sezioni avranno luogo con avviso individuale, nel quale saranno indicati gli oggetti sottoposti a trattazione. Art. 4. Le sedute non sono valide se non siano presenti almeno i due terzi dei membri assegnati alla Commissione a ciascuna sottocommissione o sezione. I congedi possono essere concessi dal Presidente della Commissione solo per ragioni di pubblico ufficio, per malattia, o per altri motivi analogamente gravi. obbligatoria la presenza alle sedute. In caso di due assenze consecutive non giustificate, o di assenze, ugualmente non giustificate, superiori ad un terzo delle sedute mensili, il commissario, su richiesta del Presidente della Commissione, sar dichiarato dimissionario d'ufficio dal Presidente dell'Assemblea e da questi sostituito con altro deputato dello stesso gruppo politico. I nomi degli assenti saranno a cura del presidente, comunicati, dopo ogni adunanza, al Presidente dell'Assemblea, il quale ne dar notizia a questa. Art. 5. Copia dei processi verbali delle sedute delle Sottocommissioni e delle sezioni sar senza indugio distribuita a tutti i membri della Commissione. Art. 6. L'Ufficio di Presidenza, formato dal presidente, dai vice presidenti e dai segretari cura il buon andamento dei lavori.

Esso potr in ogni momento indire riunioni plenarie allo scopo di procedere alla determinazione dei criteri di massima da seguire nei lavori di redazione del testo del progetto, alla trattazione in comune di singoli punti, alla risoluzione di dubbi sulla competenza di singole Sottocommissioni, o di effettuare una diversa ripartizione della medesima. Adunanze plenarie dovranno essere disposte anche su richiesta delle singole Sottocommissioni.

Art. 7. Le votazioni avvengono normalmente per alzata di mano. Per, su richiesta di un sesto dei componenti della Commissione, o di ogni Sottocommissione o Sezione, si deve procedere ad appello nominale o a votazione segreta. Art. 8. Gli schemi predisposti dalle singole Sottocommissioni, accompagnati dalle rispettive relazioni, vengono trasmessi al presidente della Commissione, il quale, dopo avere fatto pervenire a tutti i membri le copie degli uni e delle altre, convoca una adunanza plenaria, cui compete l'esame e l'approvazione definitiva delle proposte. Art. 9. A cura della presidenza della Commissione sar pubblicato quindicinalmente un bollettino, in cui sar data notizia delle sedute tenute dalla Commissione e dagli organi minori, dei membri presenti e degli assenti, delle sedute che non si siano potute tenere per mancanza del numero legale, delle votazioni avvenute e della distribuzione dei votanti, nonch di ogni altro elemento che la presidenza riterr opportuno rendere noto.

1 . DISCUSSIONE .ASSEMBLEA COSTITUENTE.COMMISSIONE PER LA COSTITUZIONE. SOTTOCOMMISSIONI. PRIMA SOTTOCOMMISSIONE PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TUPINI PRESIDENTE dichiara aperta la discussione sull'articolo seguente, ieri proposto dall'onorevole La Pira, e che dovrebbe essere collocato in testa alla serie degli articoli riguardanti il tema dei principI dei rapporti sociali ed economici: Il lavoro il fondamento di tutta la struttura sociale e la sua partecipazione adeguata negli organismi economici sociali e politici condizione del loro carattere democratico . Fa presente che invece delle parole: del loro carattere democratico , sarebbe meglio dire: del carattere democratico di questi . LA PIRA, dichiara di essere stato animato da un principio che deve stare alla base della nuova Costituzione, cio che in uno Stato di lavoratori, come stato definito dall'onorevole Lucifero, il lavoro, sia manuale che spirituale, il fondamento della struttura sociale. Tutti gli istituti elaborati nella presente Costituzione si riconnettono appunto a questo principio, da cui trae la sua legittimit la prima parte dell'articolo. Con la seconda parte, ha voluto esprimere due concetti: il primo, che il lavoro il fondamento degli organismi economici sociali e politici; il secondo, che il lavoratore compartecipe consapevole di tutto il congegno economico sociale e politico, e quindi che la concezione che anima i suddetti organismi deve essere ispirata ai princip democratici. 6

In ultima analisi, l'articolo si connette al principio base posto in testa alla Costituzione, secondo il quale la Costituzione stessa ha per fine il completo sviluppo della personalit umana. TOGLIATTI, Relatore, premesso che egli era del parere che si dovesse porre al principio della Costituzione la definizione: Lo Stato italiano una Repubblica di lavoratori , dichiara che, se a prima vista era rimasto soddisfatto della formulazione dell'onorevole La Pira, in seguito ad una analisi pi attenta sorta nel suo animo qualche perplessit, nel senso che gli sembra di trovarsi di fronte non ad una affermazione politica di volont del legislatore, ma quasi ad una constatazione di fatto. In sostanza, il lavoro, come tale, in qualsiasi societ, anche capitalistica, il fondamento di tutta la struttura sociale, in quanto il creatore dei beni economici e su di esso si fonda tutta la vita economica. In particolare, anche la dizione: partecipazione adeguata gli fa nascere dei dubbi. Forse l'onorevole La Pira voleva intendere che il lavoro ha una posizione preminente; ma, non avendo osato manifestare, in una formula legislativa, fino all'ultimo il suo pensiero, ha adottato il termine: adeguata . Questo termine invece pu essere inteso in senso di minorit, parit o prevalenza, a seconda di come si intenda la funzione del lavoro. Propone, pertanto, in sostituzione della formula dell'onorevole La Pira, il seguente articolo: Il lavoro e la sua partecipazione prevalente o decisiva negli organismi economici, sociali e politici il fondamento della democrazia italiana . DOSSETTI, avendo concorso alla formulazione della proposta presentata dall'onorevole La Pira, precisa che con l'espressione: Il lavoro il fondamento di tutta la struttura sociale , s'intende esprimere non semplicemente una constatazione di fatto, ma un dato costitutivo dell'ordinamento, un'affermazione cio di princip costruttivi, aventi conseguenze giuridiche nella struttura del nuovo Stato. Per quanto riguarda la parola: adeguata , fa rilevare che non deve intendersi come un apprezzamento variabile secondo l'intendimento di chi interpreta l'articolo, ma adeguata alla premessa, cio che: Il lavoro il fondamento di tutta la struttura sociale . Riconosce che, tradotto in termini pi espliciti, il termine: adeguata, potrebbe essere sostituito dall'altro: prevalente , secondo la proposta dell'onorevole Togliatti, che si dichiara disposto ad accettare. CEVOLOTTO ritiene che sia da preferire la formula pi chiara ed esplicita proposta dall'onorevole Togliatti. Sostituirebbe, per, alle parole: della democrazia italiana , le altre: della Repubblica democratica italiana . DOSSETTI si dichiara contrario alla proposta dell'onorevole Cevolotto, non perch la parola: Repubblica sia da lui malvista, ma perch nella prima parte della Costituzione, che tratta dei rapporti tra il cittadino, lo Stato e le altre comunit, , a suo avviso, di maggior portata l'affermazione relativa ad un dato concreto della struttura sociale italiana, indipendentemente da una definizione istituzionale, che sar successivamente inserita. CEVOLOTTO ritiene invece che il primo articolo della Costituzione dovrebbe affermare che: Lo Stato italiano una Repubblica . PRESIDENTE rileva che non vi contrasto tra i due punti di vista, ma che soltanto una questione di sistematica che potr essere risolta in sede di coordinamento. MASTROJANNI dichiara che sostanzialmente d'accordo sulle formulazioni La Pira e Togliatti. Attenuerebbe per il loro contenuto, perch, se il lavoro deve avere una considerazione preminente, sarebbe per opportuno non trascurare tutti gli altri fattori che pur contribuiscono nella complessa struttura sociale, economica e politica. Propone, pertanto, la seguente dizione: Il lavoro, nelle sue diverse forme e manifestazioni, come fondamento della struttura sociale e nella sua partecipazione adeguata negli organismi economici sociali e politici, costituisce il carattere democratico di questi . LUCIFERO, Relatore, non avrebbe difficolt ad accettare il concetto delle formulazioni proposte, ma si domanda se questo debba formare oggetto di un articolo della Costituzione, o non sia, invece, materia attinente, se mai, al preambolo della Costituzione, salvo a formulare in maniera pi appropriata il concetto della importanza che il lavoro ha nella vita sociale e politica del Paese.

Nelle discussioni avvenute in seno alla Sottocommissione, ha notato che sul termine: lavoro , e soprattutto sul termine: lavoratori non si tutti d'accordo. Sul termine: lavoro , stato possibile arrivare ad un punto di intesa, mediante una casistica nella quale si chiarito che determinate attivit, anche contemplative, dovevano essere considerate come socialmente utili. Tale punto di intesa per soltanto formale ed il disaccordo, che sostanziale, ricomparir ancora quando si dovr interpretare la Costituzione. Ad ogni modo, se si raggiunto l'accordo sul termine: lavoro , il disaccordo totale quando si parla di: lavoratori , quasi che tale termine non venisse da lavoro . A suo parere, per esempio, non vi dubbio che un monaco, il quale, pure svolgendo un'attivit puramente contemplativa, compie un lavoro utile per la societ, sia un autentico lavoratore. Non crede per che l'onorevole Togliatti sia dello stesso avviso. TOGLIATTI, Relatore, prega di non riaprire la discussione su di un articolo che stato gi approvato. LUCIFERO, Relatore, non intende riaprire una discussione, ma terminandosi con l'articolo in esame la parte di Costituzione che riguarda i problemi sociali ed economici sulla quale stato Relatore, ha tenuto a porre in evidenza che non si raggiunto l'accordo sulla portata del termine: lavoratori . Tale fatto riveste una specifica importanza, in quanto la partecipazione del lavoro negli organismi economici non avviene direttamente, ma per rappresentanza attraverso il lavoratore. Ora, a suo giudizio, il dirigente di un'azienda, l'agrario o il consigliere di una societ anonima, sono dei lavoratori, e, dato che attualmente la funzione capitalistica, sia pure regolamentata e controllata, continuer a sussistere, pure la relativa attivit dovrebbe essere considerata come lavorativa, nel senso che anche il capitalista un lavoratore. Dubita, per, che questo suo modo di vedere sia condiviso da tutti e che si tenda piuttosto a stabilire una sperequazione tra i vari fattori della produzione. Ritiene invece che tutti coloro che partecipano alla produzione siano lavoratori (meno l'azionista puro, gli inabili e i malati), dal presidente del consiglio di amministrazione fino all'ultimo usciere della societ. Stabilito il principio che tutti sono lavoratori, in quanto uomini, il lavoro, inteso come manuale, non deve considerarsi preminente sugli altri fattori della produzione. Perci, se da qualche parte si vuole distinguere il lavoratore del capitale dal puro prestatore d'opera, dichiara di non potere essere d'accordo circa la formulazione proposta, perch approverebbe un principio contrario alla sua concezione ugualitaria, che la base di tutto il suo credo politico. Concludendo, ritiene che un articolo di tal natura sarebbe pleonastico e pericoloso. Non ha nulla in contrario che esso venga messo nel preambolo della Costituzione, ma non pu accettarlo come un articolo della Costituzione stessa. MANCINI osserva che, dopo aver ascoltato l'esposizione dell'onorevole La Pira, era contrario all'articolo ed ai concetti che lo ispiravano, in quanto li riteneva una ripetizione di espressioni gi chiaramente enunciate negli articoli votati. Ma, dopo le osservazioni dell'onorevole Lucifero, non pu che dichiararsi entusiasta del concetto espresso dall'articolo. Come forma ne preferirebbe una pi semplice, se si vuole che il popolo possa intendere lo spirito della Costituzione. Ritiene perci pi rispondente, anche agli intendimenti dei compilatori, la dizione proposta dall'onorevole Togliatti. Desidererebbe, per, che alla parola: partecipazione , fosse sostituita l'altra: intervento , che gli sembra pi precisa ed esplicativa e alla parola: fondamento , un'altra pi appropriata, per esempio essenza , che meglio esprime il concetto: che tutta la struttura, il tessuto connettivo, per cos dire, della democrazia italiana il lavoro. LA PIRA ritiene pi appropriata la parola: fondamento . Come i muri maestri di una casa poggiano sulle fondazioni, cos la struttura sociale della democrazia italiana poggia sul fondamento del lavoro. PRESIDENTE concorda con l'onorevole La Pira. Fa quindi rilevare all'onorevole Lucifero che l'articolo rappresenta un'affermazione di principio, che, come altre simili affermazioni contenute in articoli gi approvati, non da escludere che in sede di coordinamento possa esser trasferita nel preambolo della Carta costituzionale. Prega, infine, l'onorevole Togliatti di voler accettare un emendamento alla sua formula, relativo al termine prevalente . TOGLIATTI, Relatore, al posto del termine prevalente , proporrebbe: preminente . PRESIDENTE risponde all'onorevole Togliatti che il termine preminente , era gi stato da lui considerato, ma ha ritenuto che anch'esso non fosse il pi appropriato, perch, pur rappresentando il lavoro l'essenza della Costituzione, tuttavia, essendo le Costituzioni fondate sul primato del lavoro, anche in considerazione delle osservazioni dell'onorevole Lucifero, non vede la necessit di affermarne la preminenza. Riterrebbe pi adatto il termine: concreta , in quanto risponde meglio a quello che forse il pensiero degli stessi relatori. 8

TOGLIATTI, Relatore, in considerazione del fatto che il concetto che si vorrebbe affermare nel termine prevalente , gi contenuto nell'articolo con la parola fondamento , dichiara di accettare la modificazione proposta dal Presidente. MANCINI rileva che sostituendo il termine concreta , a quello prevalente , non si afferma pi la stessa cosa, poich le due parole hanno un significato del tutto differente. Dichiara pertanto di far propria la formula Togliatti nella sua primitiva dizione. MASTROJANNI desidera porre in evidenza che l'articolo, nella formulazione da lui proposta, ovvierebbe anche in parte alle preoccupazioni dell'onorevole Lucifero. Infatti, affermandosi che il lavoro deve essere inteso nelle sue diverse forme e manifestazioni , si evita il pericolo di equivoci di interpretazione e si fa riferimento a qualsiasi manifestazione dell'attivit umana. LUCIFERO, Relatore, chiede che venga stabilito, mediante votazione, se l'articolo in discussione sia materia di preambolo, ovvero debba essere inserito nella Costituzione vera e propria. PRESIDENTE fa rilevare all'onorevole Lucifero di avergli gi fatto presente che l'approvazione dell'articolo non pregiudica l'eventualit che il concetto in esso espresso possa essere successivamente trasferito nel preambolo della Costituzione. LUCIFERO, Relatore, non insiste nella sua proposta. PRESIDENTE mette ai voti la formula proposta dall'onorevole Mastrojanni, come quella che pi si allontana dalla formula primitiva. CARISTIA dichiara che si asterr dalla votazione, perch ritiene che la dichiarazione di questo principio di carattere generale e fondamentale debba trovare, sotto altra forma, posto pi adeguato nel preambolo della Carta costituzionale. LUCIFERO, Relatore, fa una dichiarazione di voto comprensiva della votazione in atto e di quella successiva. Riconosce che, indubbiamente, la formula dell'onorevole Mastrojanni rappresenta un miglioramento della formula originaria e quindi la voter favorevolmente per il solito criterio di attenersi al meno peggio. Se tale emendamento sar respinto, dichiara altres che voter contro l'articolo, perch ha la preoccupazione, ogni giorno pi grave, che si stiano concretando e deliberando una quantit di formule che invece di essere costituzionali, sono solo affermazioni dottrinarie espresse molto spesso in forma confusa e involuta. Tale fatto gli fa sorgere notevoli dubbi senza offesa per nessuno - circa le singole formule, nel senso cio che ognuno spera di dare, a suo tempo, a ciascuna di esse una interpretazione adeguata alle proprie ideologie e convinzioni politiche. La Costituzione invece deve avere delle formule che consentano una sola interpretazione; prima di tutto perch soltanto cos il futuro legislatore potr legiferare su di una sicura base, e in secondo luogo perch una Costituzione democratica deve dare alle minoranze la garanzia e la sicurezza di poter liberamente vivere e svilupparsi, proprio in quanto minoranze di uno Stato democratico. La formula originariamente proposta tipica di questo genere di formule che ha sempre respinto, e pertanto voter contro, perch la ritiene anticostituzionale, poco chiara, involuta e lesiva di quelli che possono essere domani gli interessi della democrazia italiana. Voter invece a favore della formula Mastrojanni. (La proposta Mastrojanni respinta con 2 voti favorevoli, 12 contrari e 1 astenuto). MANCINI chiede che sia ora messa in votazione la formula Togliatti col termine prevalente , al posto di concreta . TOGLIATTI, Relatore, in relazione alla sua precedente dichiarazione, voter contro la proposta dell'onorevole Mancini. 9

PRESIDENTE pone in votazione la proposta Mancini. ( respinta, con 2 voti favorevoli e 13 contrari). Pone in votazione l'articolo proposto dall'onorevole Togliatti con gli emendamenti suggeriti da lui e dall'onorevole La Pira: Il lavoro e la sua partecipazione concreta negli organismi economici sociali e politici il fondamento della democrazia italiana . ( approvato con 19 voti favorevoli, 1 astenuto e 9 contrari),

PRIMA SOTTOCOMMISSIONE PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TUPINI

PRESIDENTE apre la discussione sui primi quattro articoli formulati dal Relatore onorevole Cevolotto, che si riferiscono alla definizione dello Stato italiano. CEVOLOTTO, Relatore, dichiara di aver formulato quattro succinti articoli, poich si riserva di rinviare al preambolo alcune enunciazioni di carattere generale sulla materia. In particolare, nel primo articolo ha espresso il concetto che lo Stato italiano una repubblica democratica; mentre nel secondo ha posto l'altro concetto che tutti i poteri spettano al popolo, che li esercita o delega secondo la Costituzione e le leggi. Fa presente che la prima formulazione si trova in moltissime Costituzioni, e pertanto ritiene che debba essere inclusa anche nella Costituzione italiana; della seconda, invece, si potrebbe anche fare a meno, in quanto non viene specificato in che modo i poteri vengano esercitati dal popolo. Chiarisce ad ogni modo di avere messa la forma dell'esercizio diretto della democrazia, che pu manifestarsi ad esempio mediante referendum, e la forma della delega che quella normale della nomina dei rappresentanti. PRESIDENTE pone in discussione il primo articolo proposto dall'onorevole Cevolotto, cos formulato: Lo Stato italiano una repubblica democratica . TOGLIATTI propone che, in coerenza con gli articoli approvati in tema di lavoro, alle parole: repubblica democratica si aggiunga di lavoratori . Fa presente che, per evitare equivoci, l'aggiunta potr anche essere ampliata in: lavoratori del braccio e della mente . Avverte inoltre di aver presentato altri due emendamenti aggiuntivi all'articolo in esame. Il primo il seguente: La forma repubblicana dello Stato non pu essere messa in discussione n davanti al popolo n davanti alle Assemblee Legislative . Il secondo cos formulato: I beni della Casa Savoia sono confiscati a favore dello Stato . PRESIDENTE pone in discussione il primo emendamento aggiuntivo proposto dall'onorevole Togliatti, in base al quale il primo articolo risulterebbe cos formulato: Lo Stato italiano una repubblica democratica di lavoratori . CEVOLOTTO, Relatore, dichiara di non opporsi alla proposta di emendamento dell'onorevole Togliatti. PRESIDENTE, pur riconoscendo il primato che spetta al lavoro nello Stato italiano, primato riconosciuto negli articoli cui ha fatto riferimento l'onorevole Togliatti, osserva che l'aggiunta proposta dice troppo e dice troppo

10

poco, prestandosi ad interpretazioni equivoche. Per dare alle parole: di lavoratori un significato preciso, bisognerebbe farla seguire da altre parole riproducenti alla lettera gli articoli nei quali si gi affermato che la Repubblica deve essere fondata sul lavoro, con le relative opportune specificazioni. Quanto all'altra aggiunta del braccio e della mente , questa avrebbe per effetto una formulazione estremamente difettosa dell'articolo in discussione. Ritiene perci preferibile la formula dell'onorevole Cevolotto. MORO ritiene che tutti possano essere d'accordo sulla sostanza della proposta dell'onorevole Togliatti. Ad eliminare le preoccupazioni suscitate dall'espressione repubblica democratica di lavoratori , propone che alla formula dell'onorevole Cevolotto si aggiunga l'articolo gi approvato riguardante i rapporti economici: Il lavoro e la sua partecipazione concreta nelle organizzazioni economiche, sociali e politiche il fondamento della democrazia italiana . LA PIRA si associa alla proposta dell'onorevole Moro. BASSO ritiene che le due proposte dell'onorevole Togliatti e dell'onorevole Moro si integrino a vicenda, e che pertanto l'articolo citato dall'onorevole Moro debba essere aggiunto alla formula dell'onorevole Cevolotto emendata secondo la proposta dell'onorevole Togliatti. Fa presente che, attraverso quell'articolo, il termine lavoratori rispecchia tutti coloro che esplicano un'attivit sociale, ed quindi escluso il timore di interpretazioni arbitrarie. GRASSI si dichiara favorevole alla formula dell'onorevole Cevolotto e contrario alla specifcazione proposta dall'onorevole Togliatti. Ricorda che fin dai tempi di Aristotile si affermato che le forme di governo sono tre: monarchia, aristocrazia, democrazia. Ritiene che aggiungere una specifcazione al termine democrazia non sia compito della Commissione e non risponda alla realt della vita politica. MASTROJANNI si associa alle considerazioni dell'onorevole Grassi, aggiungendo che il lavoro come fondamento della democrazia gi stato oggetto di particolare Considerazione da parte della Sottocommissione e che inserire, dopo la definizione dello Stato, un concetto particolaristico costituirebbe un errore anche dal punto di vista dell'estetica della Costituzione. MARCHESI fa osservare all'onorevole Grassi, il quale si riferito a una definizione aristotelica dei diversi tipi di reggimenti politici, che anche gli antichi affermavano che le tre forme di governo citate recavano in s i germi della degenerazione; e la storia ha dimostrato che esse si sono pervertite nel corso degli avvenimenti. D'altra parte, la parola democrazia seriamente compromessa dalla documentazione storica dei significati che le sono stati attribuiti, ed ormai una parola svuotata di contenuto. Se si ricorda che il movimento fascista fu favorito in larga parte da correnti che si dicevano democratiche, si capisce quale differenza vi sia tra la democrazia fittizia e la vera democrazia cui oggi aspira l'Italia. Tutti riconoscono inoltre che il lavoro, fattore vecchio dello sfruttamento umano, invece nuovo e imponente nell'organizzazione politica e sociale della vita pubblica, e la stessa Commissione lo ha affermato nella formulazione dei suoi articoli. Pertanto va approvata l'aggiunta proposta dall'onorevole Togliatti, la quale non intende per lavoratori soltanto quelli del braccio, ma tutti coloro che convertono la propria attivit individuale in un'attivit sociale. La parola lavoratori , che poteva destare sospetti e avversioni mezzo secolo fa, oggi, dopo quanto avvenuto, non pu significare altro che il cittadino nella pi alta espressione della propria attivit. Conclude dichiarando di associarsi alla proposta dell'onorevole Basso. CARISTIA ritiene che, contrariamente a quanto ha affermato l'onorevole Marchesi, la democrazia possa anche oggi avere il suo significato, specialmente se incrementata e perfezionata in modo da poter veramente significare governo del popolo e per il popolo. Democrazia significa lotta pacifica e civile tra i partiti, rispetto delle minoranze, possibilit di controllo su tutte le manifestazioni delle amministrazioni dello Stato e del potere esecutivo in genere: compiti fondamentali in qualsiasi tipo di democrazia. Che la democrazia degeneri un fatto umano, questo non esclude che essa si possa riprendere; n va escluso che alla nuova democrazia debbano concorrere le forze del lavoro. Ritiene per che detti concetti vadano inseriti nel preambolo e che per l'articolo in esame debba essere mantenuta la formulazione scheletrica proposta dal Relatore onorevole Cevolotto.

11

LA PIRA riconosce che oggi esistono effettivamente due tipi di democrazia: una limitata al campo politico, derivata dai princip liberali del 1789, ed una estesa al campo dell'economia. Questo nuovo tipo di democrazia deve essere specificato ed affermato, come del resto ha gi fatto la Sottocommissione approvando gli articoli in tema di lavoro. Se sono giuste le osservazioni dell'onorevole Caristia, ha anche ragione l'onorevole Marchesi di preoccuparsi che il concetto di democrazia venga specificato in rapporto alla situazione attuale. Ritiene pertanto che si debba accogliere la proposta dell'onorevole Moro, che mira ad integrare il concetto di democrazia contenuto nella formula dell'onorevole Cevolotto, estendendolo al campo economico, con l'aggiunta dell'articolo gi approvato in sede di rapporti economici. BASSO fa osservare che, n da parte comunista n da parte socialista, si negato il principio democratico, ma si soltanto detto che esso deve essere specificato secondo le nuove esigenze. Che la forma di democrazia, scaturita dalla Rivoluzione francese, fosse gi in crisi prima della guerra 1915-18, una constatazione fatta non soltanto da scrittori socialisti, ma da studiosi appartenenti a tutte le correnti politiche. Ora il dire che lo Stato italiano una Repubblica democratica non specifica nulla nei riguardi delle trasformazioni che il concetto di democrazia ha subito nel corso degli ultimi 150 anni. Invece l'aggiunta proposta dall'onorevole Togliatti afferma un nuovo tipo di democrazia che ha per fondamento il lavoro nelle sue diverse manifestazioni, e sostituisce alla democrazia a base individualistica una democrazia di lavoratori, intendendo per lavoratore colui che converte la sua attivit patrimoniale, intellettuale o manuale in un bene sociale. Tale esigenza talmente sentita da essere non soltanto l'espressione del pensiero socialista, ma anche di altre correnti politiche italiane quali, ad esempio, quelle rappresentate da un partito che ha sentito la necessit di denominarsi partito democratico del lavoro. Conclude affermando che l'articolo, per essere costituito armonicamente in tutti i suoi concetti, deve risultare dalla formula dell'onorevole Cevolotto, integrata dalla specificazione di lavoratori proposta dall'onorevole Togliatti, nonch dall'aggiunta, proposta dall'onorevole Moro, dell'articolo approvato in sede di rapporti economici. GRASSI replica all'onorevole Basso che quello che cambia non tanto il concetto di democrazia quanto il contenuto della democrazia stessa: le forme della democrazia mutano secondo le fasi storiche e secondo la partecipazione del popolo alla vita politica; ma la democrazia rimane sempre. Si dichiara favorevole a che la Costituzione stabilisca che il lavoro partecipa in pieno alla democrazia italiana; contrario invece alla dizione repubblica di lavoratori , perch essa fa sorgere il sospetto che si parli di una repubblica classista e non pi di una repubblica democratica per tutto il popolo. CARISTIA fa osservare all'onorevole Basso che dagli studiosi cui egli ha accennato non sempre denunziata la crisi profonda della democrazia, perch ve ne sono di quelli che validamente la difendono e l'apprezzano. MASTROJANNI rileva che, per integrare il concetto di democrazia, bisogna tener conto di tutti gli elementi di cui il concetto stesso si era venuto svuotando negli ultimi tempi. Uno solo di tali elementi stato identificato: il lavoro. Ma ve ne sono altri di cui si dovrebbe tener conto nella formula perch il ripristino del concetto di democrazia sia integrale: quelli che si riferiscono alla libert di tutti gli individui, al riconoscimento delle necessit dell'esistenza. La Costituzione non pu dare la preferenza ad alcuni fattori soltanto, ma deve riconoscerli tutti. Quando si identifica nella Costituzione la Repubblica italiana solo attraverso la concezione del lavoro, si viene a trascurare quanto non pu essere compreso in questa vasta ed essenziale categoria. Ora egli non ritiene opportuno ed equo che non si dia asilo nella Repubblica democratica italiana a coloro che, per ipotesi, potessero essere considerati non appartenenti alla grande categoria dei lavoratori. Il vero concetto di democrazia : asilo per tutti, tolleranza per tutti. Invece, completando il concetto di repubblica democratica con la precisazione proposta dall'onorevole Togliatti, encomiabile di per se stessa, ma inopportuna per le sue conseguenze, si verrebbe a fare una repubblica classista. MORO osserva che tutti concordano sulla necessit della specificazione Repubblica democratica , ma non ci si pu nascondere che l'indicazione proposta dall'onorevole Togliatti potrebbe apparire alla pubblica opinione come una affermazione di una particolare ideologia, di uno speciale partito. Domanda perci all'onorevole Togliatti se egli accetterebbe una definizione pi oggettiva della Repubblica, aggiungendo alla formula dell'onorevole Cevolotto le parole: fondata sul lavoro e sulla solidariet sociale . 12

Potrebbe poi seguire - come ha gi proposto - un capoverso riproducente l'articolo gi approvato dalla Sottocommissione in materia di rapporti economici. TOGLIATTI fa presente che la formula da lui proposta risponde esattamente agli articoli sul lavoro approvati dalla Commissione, il primo dei quali diceva che: Il lavoro... il fondamento della democrazia italiana . Con questo il concetto di democrazia veniva collegato col concetto di lavoro; onde la formulazione gi approvata dalla Sottocommissione troverebbe la sua espressione giuridica pi concisa nel termine Repubblica democratica di lavoratori , che non restringe il concetto di democrazia, ma specifica quale il contenuto sociale della democrazia stessa. N pu intendersi, come ha affermato l'onorevole Mastrojanni, che si vogliano escludere dalla vita del Paese certe categorie di cittadini, perch negli articoli successivi viene specificato in che senso inteso il dovere del lavoro. Ricorda l'invito da parte della Commissione plenaria ad usare formule il pi possibilmente costituzionali e giuridiche; ora la dizione che egli ha proposto risponde a questa esigenza, riassumendo in una formula costituzionale la sostanza dei concetti espressi anche negli articoli successivi. PRESIDENTE chiede all'onorevole Togliatti il suo parere in merito alle proposte dell'onorevole Moro. TOGLIATTI dichiara di accettare soltanto la prima proposta, di inserire cio, subito dopo la formula che egli ha presentato, il capoverso gi approvato in tema di rapporti economici. MARCHESI fa osservare che, se la formula proposta dall'onorevole Togliatti dovesse essere limitata alle parole una repubblica democratica di lavoratori si giustificherebbero le preoccupazioni che sono state manifestate. Ma, poich a queste parole si propone di far seguire, come esplicazione, l'articolo sul lavoro gi approvato dalla Sottocommissione, non ci sar pi dubbio per nessuno che non si tratta di una repubblica socialista, ma di una repubblica fondata su quei princip che la Sottocommissione stessa ha gi approvati. CEVOLOTTO, Relatore, rileva che, qualora si aggiunga all'articolo da lui proposto l'articolo gi approvato, si rende pi che mai necessaria l'aggiunta proposta dall'onorevole Togliatti, altrimenti non si avrebbe ragione di aggiungere il capoverso stesso, e si dovrebbe lasciarlo dove presentemente collocato. Poich ritiene utile di specificare di che genere di repubblica si intenda parlare, ed accoglie l'emendamento proposto dall'onorevole Togliatti, aggiuntivo delle parole di lavoratori , favorevole a che il testo dell'articolo sul lavoro venga trasportato a questo punto come capoverso. PRESIDENTE mette ai voti la formula originaria dell'onorevole Cevolotto: Lo Stato italiano una repubblica democratica . ( approvata all'unanimit). Mette ai voti la proposta dell'onorevole Togliatti di aggiungere le parole di lavoratori . LUCIFERO dichiara che voter contro l'aggiunta, non perch ritenga che lo Stato italiano non sia uno Stato di lavoratori, ma perch questa aggiunta potrebbe dare alla Costituzione stessa un carattere classista. DE VITA dichiara che voter contro la proposta dell'onorevole Togliatti, in quanto ritiene che qualunque aggiunta alle parole: una repubblica democratica , non possa essere se non una specificazione unilaterale. CARISTIA dichiara che voter contro la proposta aggiuntiva dell'onorevole Togliatti, ritenendola inopportuna. MORO dichiara che voter a favore della formula proposta dall'onorevole Togliatti, tenendo conto dei chiarimenti dati alla proposta stessa dall'onorevole Marchesi e con la speranza che essa venga constantemente interpretata in avvenire nel modo con cui l'ha interpretata l'onorevole Marchesi. LA PIRA dichiara che voter contro la proposta dell'onorevole Togliatti per le ragioni gi espresse, e perch il concetto gi consacrato negli articoli che seguono, e particolarmente in quello cui ha fatto cenno l'onorevole Moro. 13

GRASSI dichiara che voter contro la proposta dell'onorevole Togliatti, poich ritiene che essa verrebbe a dare alla Costituzione un carattere classista. PRESIDENTE, confermando quanto ha gi precedentemente osservato in merito alla proposta dell'onorevole Togliatti, dichiara che voter contro. Mette ai voti la proposta. ( respinta con 8 voti contrari e 7 favorevoli). LA PIRA dichiara di far sua la proposta dell'onorevole Moro, tendente ad aggiungere alle parole: Lo Stato italiano una Repubblica democratica le altre fondata sul lavoro e sulla solidariet sociale . BASSO dichiara che si asterr dal votare tale proposta. GRASSI propone che sia espresso il voto che l'Ufficio di presidenza, in sede di coordinamento, tenga presente la possibilit di coordinare l'articolo test approvato con l'altro approvato a suo tempo in materia di rapporti di lavoro, e modificato dal Comitato di coordinamento. LUCIFERO dichiara di non essere d'accordo con l'onorevole Grassi, poich ognuno deve assumere in questa sede la sua responsabilit. Nel caso specifico tiene a dichiarare che voter contro qualunque aggiunta alle parole Lo Stato italiano una repubblica democratica , poich ritiene che qualunque aggettivazione della parola democratica significhi dare alla Costituzione un valore programmatico, e questo contro ai suoi princip, in quanto la Costituzione deve essere aperta a tutte le tendenze, di qualunque tipo, purch oneste. CARISTIA dichiara che voter contro la proposta La Pira per le stesse ragioni gi espresse prima. PRESIDENTE dichiara che voter contro l'aggiunta proposta, perch lo stesso concetto pu meglio esprimersi e trovare pi adatto collocamenlo in un capoverso. MASTROJANNI dichiara che voter contro, associandosi pienamente alle considerazioni, gi espresse dall'onorevole Lucifero. MORO dichiara di ritenere opportuno trovare una formula intermedia, che possa essere accettata da tutti, e prega l'onorevole La Pira di non insistere nel ripresentare come sua una proposta dall'oratore gi precedentemente ritirata. LA PIRA dichiara di non insistere. MORO ritiene che non debba essere adottato come capoverso il testo dell'articolo nella formula coordinata, ma quello originariamente votato dalla prima Sottocommissione. LUCIFERO concorda. PRESIDENTE ricorda che il testo dell'articolo approvato dalla Sottocommissione era cos formulato: Il lavoro e la sua partecipazione concreta negli organismi economici, sociali e politici il fondamento della democrazia italiana . Questo articolo, in sede di coordinamento, fu tramutato nel seguente: La Repubblica democratica italiana ha per suo fondamento il lavoro e la partecipazione concreta di tutti i lavoratori alla organizzazione economica, sociale e politica del Paese . Comunica che l'onorevole Moro propone che come capoverso dell'articolo in discussione sia adottato il testo dell'articolo originariamente approvato dalla Sottocommissione.

14

GRASSI fa osservare che sono stati deferiti al Comitato di coordinamento dei poteri, per cui questo Comitato ha formulato un articolo in un determinato testo; quindi non si pu ora adottare un testo nuovo. Ritiene che la Commissione possa soltanto esprimere il voto che l'articolo proposto come capoverso venga connesso con l'altro gi formulato dal Comitato di coordinamento. LUCIFERO dichiara di non essere d'accordo con quanto ha esposto l'onorevole Grassi circa la questione pregiudiziale da lui posta. Fa osservare che il Comitato di coordinamento ha proceduto alla formulazione di un articolo del tutto nuovo. D'altra parte non poteva procedere ad un cooidinamento, in quanto non esisteva un articolo della terza Sottocommissione che corrispondesse a quello formulato dalla prima. Ritiene per che, cos agendo, il Comitato stesso abbia esorbitato dalle sue attribuzioni, poich ha modificato un articolo gi approvato da una Sottocommissione. Non riconosce al Comitato di coordinamento, nominato con un compito specifico, il diritto di modificare una deliberazione presa a maggioranza da una Sottocommissione, delibazione che potr essere eventualmente modificata soltanto in sede di Commissione plenaria. Per queste ragioni si dichiara favorevole alla proposta dell'onorevole Moro, cio che, come capoverso, si mantenga l'articolo nel testo formulato dalla prima Sottocommissione. CEVOLOTTO, Relatore, fa osservare all'onorevole Lucifero cho la terza Sottocommissione, pur non avendo formulato un articolo corrispondente, aveva per trattato lo stesso tema dei diritti economici del lavoro, di competenza comune delle due Sottocommissioni. Il Comitato di coordinamento non doveva soltanto discutere sugli articoli che erano stati formulati dalla prima e dalla terza Sottocommissione, ma anche coordinare tutto il lavoro ed occuparsi della formulazione definitiva di tutta la materia. Quindi se i Commissari della terza Sottocommissione, ai quali bisogna riconoscere una competenza anche in questa materia, hanno richiesto delle modificazioni agli articoli che erano stati formulati dalla prima Sottocommissione, avevano tutto il diritto di farlo e il Comitato di coordinamento, nell'accedere a questo desiderio, non ha esorbitato dal compito assegnatogli. Non ritiene che oggi la Sottocommissione possa ritornare al testo originario dell'articolo: essa deve servirsi del testo coordinato per aggiungere un capoverso all'articolo in esame, ed egli non ha nulla in contrario ad accedere a questa soluzione. Propone pertanto che all'articolo da lui formulato, il quale dice: Lo Stato italiano una repubblica democratica , venga aggiunto un capoverso formulato nel modo seguente: Essa ha per suo fondamento il lavoro e la partecipazione concreta di tutti i lavoratori all'organizzazione economica, sociale e politica del Paese . LUCIFERO replica all'onorevole Cevolotto che il Comitato di coordinamento ha profondamente modificato il senso dell'articolo formulato dalla prima Sottocommissione, e con ci andato al di l delle funzioni ad esso attribuite. MORO fa rilevare che la Sottocommissione non sta facendo un coordinamento e neppure uno spostamento di collocazione di una formula da una parte all'altra della Costituzione, nel quale caso si troverebbe impegnata da quanto stato deciso in sede di coordinamento. Essa sta elaborando un nuovo articolo, nel quale ritiene necessario definire la sostanza della democrazia italiana, e a questo scopo pu servirsi liberamente della formula che le sembra pi conveniente. Pertanto insiste perch venga adottata la formula originaria da lui proposta. PRESIDENTE mette anzitutto ai voti il capoverso secondo la formula proposta dall'onorevole Moro, che del seguente tenore: Il lavoro e la sua partecipazione concreta negli organismi economici, sociali e politici il fondamento della democrazia italiana . CEVOLOTTO, Relatore, dichiara che voter contro questa aggiunta, perch favorevole alla formulazione espressa dal Comitato di coordinamento.

15

DOSSETTI, Relatore, dichiara di votare a favore del capoverso aggiuntivo proposto dall'onorevole Moro. Dichiara altres che se fosse stato presente alla votazione della prima parte dell'articolo, avrebbe votato a favore della formula proposta dall'onorevole Togliatti, che cio la Repubblica italiana una repubblica di lavoratori. LUCIFERO dichiara di votare a favore della formula aggiuntiva, che quella originariamente proposta dalla prima Sottocommissione, perch, pur essendo contrario al suo contenuto, ritiene che si debba mantenere la formula deliberata dalla maggioranza della prima Sottocommissione, e che il comitato di coordinamento non abbia il diritto e la facolt di introdurre modifiche sostanziali a quanto la maggioranza della prima Sottocommissione ha deliberato. CARISTIA dichiara di votare contro, perch ritiene inopportuno il capoverso aggiuntivo. MASTROJANNI dichiara di votare contro l'aggiunta, perch la ritiene inopportuna in questa sede. (Il capoverso aggiuntivo proposto dall'onorevole Moro respinto con 8 voti contrari, 7 favorevoli e 1 astenuto). PRESIDENTE mette ai voti il capoverso aggiuntivo nella formulazione approvata dal comitato di coordinamento, che la seguente: Essa ha per suo fondamento il lavoro e la partecipazione concreta di tutti i lavoratori alla organizzazione economica, sociale e politica del Paese . MORO dichiara di votare a favore di questa aggiunta, perch la ritiene indispensabile come un chiarimento alla prima parte dell'articolo gi approvato. LUCIFERO dichiara che voter contro il capoverso aggiuntivo, in quanto esso rappresenta una formulazione nuova di cui egli non condivide il contenuto. GRASSI dichiara che voter a favore della formula aggiuntiva in quanto, avendo fatto parte del comitato di coordinamento, ha gi votato a favore di questa formula in quella sede. MASTROJANNI dichiara di votare contro la formula, perch, pur concordando col suo contenuto, ritiene che essa debba restare al posto assegnatole in un primo tempo. AMADEI dichiara di votare a favore della formula, perch esprime lo stesso concetto contenuto nella proposta dell'onorevole Togliatti. (Il capoverso aggiuntivo approvato con 12 voti favorevoli e 4 contrari). PRESIDENTE mette ai voti l'intero articolo cos formulato: Lo Stato italiano una Repubblica democratica. Essa ha per suo fondamento il lavoro e la partecipazione concreta di tutti i lavoratori all'organizzazione economica, sociale e politica del Paese . (L'intero articolo approvato con 12 voti favorevoli e 4 contrari). PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TUPINI

PRESIDENTE Apre la discussione sull'articolo 2 della relazione Cevolotto, cos formulato: Tutti i poteri spettano al popolo che li esercita o li delega secondo la Costituzione e le leggi .

16

DOSSETTI, Relatore, osserva che tale articolo si connette strettamente con il suo articolo 2, formulato nel modo seguente: La sovranit dello Stato si esplica nei limiti dell'ordinamento giuridico costituito dalla presente Costituzione e dalle altre leggi ad essa conformi . Con questo articolo ha inteso riferirsi principalmente a quello che il fondamento della sovranit dello Stato, derivante dall'ordinamento giuridico e dalla configurazione che questo ordinamento fa dello Stato, mentre nell'articolo 2 dell'onorevole Cevolotto si fa riferimento principalmente all'esercizio della sovranit, specificando che tutti i poteri spettano al popolo , che pu esercitarli direttamente o indirettamente. Affrontando il problema della sovranit dello Stato, riterrebbe necessario affermare congiuntamente i due concetti relativi sia al fondamento che all'esercizio della sovranit. Per questo motivo, ha proposto all'onorevole Cevolotto una formula risultante dalla fusione dei due articoli. CEVOLOTTO, Relatore, d lettura della formula concordata: La sovranit dello Stato si esplica nei limiti dell'ordinamento giuridico formato dalla presente Costituzione e dalle altre leggi ad essa conformi. Tutti i poteri sono esercitati dal popolo direttamente o mediante rappresentanti da esso eletti . Precisa che nella sua dizione aveva seguito la formula tradizionale mazziniana, ma poich in sostanza l'espressione: Tutti i poteri sono esercitati dal popolo ha lo stesso significato, ha aderito alla proposta dell'onorevole Dossetti. DOSSETTI, Relatore, spiega che la prima parte dell'articolo ha precisamente lo scopo di specificare in termini pi corretti quello che il concetto della sovranit dello Stato. Non sarebbe stato esatto, infatti, parlare, secondo una dottrina politica che risale al secolo scorso, di sovranit del popolo, perch la sovranit dello Stato, e il popolo il soggetto che l'esercita. Il concetto di sovranit popolare della formula mazziniana aveva senso in quanto lo si contrapponeva alla sovranit del principe, che era il soggetto in cui si identificava lo Stato e che esercitava tutti i poteri inerenti allo Stato stesso. Ci premesso, gli sembrato pi corretto e pi conforme all'impostazione della Costituzione, di parlare di sovranit dello Stato, che si fonda sull'ordinamento giuridico stabilito dalla Costituzione e dalle altre leggi da essa derivanti, mentre i poteri, che sono in concreto il modo con cui si attua la sovranit dello Stato, emanano dal popolo che li esercita o direttamente, o mediante i suoi rappresentanti. CARISTIA non crede che sia necessario dichiarare nella Costituzione che la sovranit dello Stato si esplica nei limiti dell'ordinamento giuridico, essendo questa una cosa naturale e da tutti pacificamente ammessa. necessario, invece, stabilire chi esercita la sovranit ed i relativi poteri. Tale esigenza gi, a suo avviso, in modo concreto e corretto, affermata nell'articolo dell'onorevole Cevolotto a cui si dichiara favorevole. DE VITA si dichiara anch'egli favorevole alla formula dell'onorevole Cevolotto. Osserva che, secondo la dottrina mazziniana, la sovranit risiede nel popolo e non nello Stato. GRASSI prega l'onorevole Dossetti di non insistere nella sua proposta, in quanto con essa si entrerebbe in un campo dottrinale che non quello delle norme costituzionali. Oltre il fatto che addentrandosi in una discussione teorica, sarebbe molto difficile giungere ad una conclusione, la formula dell'onorevole Dossetti non molto felice, perch la sovranit dello Stato non consiste nei limiti in cui si esplica, ma il potere di comando, che in tanto si chiama sovranit, in quanto nega che vi sia un'altra autorit al di sopra di essa. A suo giudizio, quello che la Costituzione deve fissare che la sovranit viene dal popolo. Lo Stato, che depositario del potere di comando, lo esercita attraverso gli organi del suo ordinamento, ma questi organi sono azionati e ricevono autorit e forma dal popolo che, direttamente o indirettamente, d ad essi tutta la capacit della sua sovranit. Ritiene, pertanto, preferibile la formula dell'onorevole Cevolotto, che senza avere pretese giuridiche, esplica un concetto fondamentale giuridico e politico di una Costituzione democratica.

17

MORO non entra nella disputa sottile e interessante se la sovranit spetti al popolo o allo Stato, ma non pu essere d'accordo con l'onorevole Grassi quando ritiene non necessaria la specificazione dei limiti giuridici e politici in cui si esplica la sovranit dello Stato. Dopo venti anni di arbitrio del potere esecutivo che avevano portato alla creazione di una dottrina per la quale la sovranit dello Stato consisteva nell'assoluta potenza, o prepotenza, si deve affermare nella Costituzione che il potere dello Stato un potere giuridico, e che lo Stato comanda nei limiti della Costituzione e delle leggi ad essa conformi. Questa precisazione tanto pi necessaria in relazione all'articolo 3 formulato dall'onorevole Dossetti, nel quale si precisa come al singolo, o alla collettivit, spetti la resistenza contro lo Stato, se esso avvalendosi della sua veste di sovranit, tenta di menomare i diritti sanciti dalla Costituzione e dalle leggi. Solo dopo aver dichiarato che la sovranit dello Stato nell'ambito dell'ordinamento giuridico, si ha la possibilit di sancire nella Costituzione il diritto di resistenza contro gli atti di arbitrio dello Stato. Dopo una esperienza storica come quella vissuta, non crede si possa fare a meno di fissare con la massima chiarezza i seguenti concetti: sovranit dello Stato nell'ambito della legge; organi del popolo o delegati dal popolo all'esercizio della sovranit; diritto e dovere di resistenza del singolo e della collettivit agli atti arbitrari dello Stato. LA PIRA ricorda che tutta la pi recente letteratura di diritto pubblico si preoccupata di riaffermare il concetto di stato di diritto, e d'altra parte, tutta la Costituzione stata imperniata sul fatto che lo Stato ha dei limiti di diritto naturale e di diritto positivo. Ritiene, pertanto, che l'articolo cos come stato proposto dall'onorevole Dossetti sia fondamentale e che debba far parte della Costituzione. CORSANEGO fa presente che l'onorevole Cevolotto ha aderito alla formula proposta dall'onorevole Dossetti, sicch l'articolo si presenta come concordato fra i due Relatori. LUCIFERO dichiara di non essere stato convinto dalle argomentazioni svolte dagli onorevoli La Pira, Moro e Dossetti, che, anzi, lo hanno confermato nella decisione di votare a favore del testo proposto dall'onorevole Cevolotto. Richiede, perci, che se si dovesse mettere, ai voti l'articolo concordato dai due Relatori, esso sia messo ai voti per divisione. TOGLIATTI dichiara di concordare sostanzialmente con le considerazioni svolte dall'onorevole Moro. In netta opposizione a quella profonda deviazione verificatasi nella dottrina giuridica, in senso assolutistico e reazionario, per opera del diritto tedesco attraverso una deformazione dell'hegelismo, ritiene che in una Costituzione fatta dopo il fascismo, un'affermazione, quale quella proposta dall'onorevole Dossetti, non sia da respingere, a condizione che si affermi anche che il depositario della sovranit il popolo. DOSSETTI, Relatore, precisa che era sua intenzione far seguire all'articolo 2, da lui proposto, un ulteriore articolo, o un secondo comma, nel quale si dicesse che tutti i poteri emanano dal popolo, che li esercita direttamente o mediante rappresentanti da esso eletti. CARISTIA nota che qualunque paese retto liberamente da una Costituzione ha una sovranit che si esercita entro i limiti imposti dalla legge e dalla Costituzione. Perci affermare il principio che la sovranit ha dei limiti una cosa, a suo avviso, perfettamente inutile, perch lo Stato, in quanto democratico, ha di per s una sovranit limitata, derivante anche dal fatto che la sovranit proviene dal popolo. Il fascismo aveva sorpassato questo concetto, perch forma di Governo che non era n liberale n democratica. Concludendo, ritiene assolutamente inopportuno l'articolo proposto dall'onorevole Dossetti. Non crede parimenti giusto inserire il diritto alla resistenza in una Costituzione, nella quale vi sono molti mezzi per resistere legalmente agli arbitri. GRASSI riconosce che l'onorevole Dossetti si preoccupato che lo Stato, nella esplicazione della sua autorit sovrana, non possa andare oltre i limiti dell'ordinamento giuridico; ma affermare che la sovranit dello Stato si esplica nei limiti dell'ordinamento

18

giuridico , a suo avviso, una espressione priva di significato pratico perch lo Stato, concepito democraticamente, non altro che l'ordinamento giuridico. A dimostrare meglio l'inutilit di tale affermazione, ricorda che la dottrina tedesca dei tempi dell'impero, pur essendo interamente fondata sullo stato di diritto, non imped che nel suo ambito si sviluppasse il massimo strapotere statale. A suo parere, il concetto che deve essere affermato nella Costituzione quello dell'onorevole Cevolotto, cio che il potere emana dal popolo, principio squisitamente democratico e comune a tutte le attuali tendenze politiche del Paese. PRESIDENTE non comprende l'opposizione alla formula concordata, dato che in essa non si sopprime il concetto affermato nell'articolo dell'onorevole Cevolotto, ma vi si aggiunge un principio che mira a soddisfare un'altra esigenza. Ritenendo inutile ogni ulteriore discussione, pone ai voti l'articolo concordato, di cui d nuovamente lettura, avendo subto nella seconda parte qualche leggera modificazione: La sovranit dello Stato si esplica nei limiti dell'ordinamento giuridico formato dalla presente Costituzione e dalle altre leggi ad essa conformi. Tutti i poteri emanano dal popolo che li esercita direttamente o mediante rappresentanti da esso eletti . LUCIFERO dichiara di votare contro, senza pi insistere nella votazione per divisione, perch nella seconda parte non si afferma pi il principio, contenuto nella dizione dell'onorevole Cevolotto, che la sovranit risiede nel popolo. DE VITA dichiara di votare contro, perch nella prima parte si personifica lo Stato come un ente che sovrasta il popolo. AMADEI, pur dichiarando che voter in ogni caso a favore dell'articolo concordato, propone la seguente dizione: La sovranit dello Stato emana dal popolo e si esercita nell'ambito dell'ordinamento giuridico, sia direttamente che mediante rappresentanti da esso eletti . Ritiene che questa formula metta meglio in evidenza la sovranit dello Stato come emanazione dal popolo. LUCIFERO, dovendosi assentare, dichiara che vota contro anche alla formula dell'onorevole Amadei, se questa sar posta ai voti, in quanto, a suo parere, la sovranit non emana n promana dal popolo, ma risiede nel popolo stesso. AMADEI, dato che la sua formula risponde ai medesimi concetti di quella concordata, se i Relatori insistono sul loro articolo, dichiara di ritirare la sua proposta. DOSSETTI e CEVOLOTTO, Relatori, insistono sul loro articolo. PRESIDENTE mette ai voti l'articolo proposto dai Relatori. ( approvato con 12 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astenuto). PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TUPINI PRESIDENTE ricorda che nella precedente riunione, a conclusione della lunga discussione avvenuta, fu dato incarico ai colleghi La Pira e Basso di concretare in due articoli il risultato acquisito nella discussione. I relatori hanno cos formulati i due articoli: Art. 1. - La presente Costituzione, al fine di assicurare l'autonomia e la dignit della persona umana e di promuovere ad un tempo la necessaria solidariet sociale, economica e spirituale, in cui le persone debbono completarsi a vicenda, riconosce e garantisce i diritti inalienabili e sacri all'uomo, sia come singolo sia come appartenente alle forme sociali, nelle quali esso organicamente e progressivamente si integra e si perfeziona. 19

Art. 2. - Gli uomini, a prescindere dalla diversit di attitudini, di sesso, di razza, di classe, di opinione politica e di religione, sono uguali di fronte alla legge ed hanno diritto ad uguale trattamento sociale. compito della societ e dello stato eliminare gli ostacoli di ordine economico-sociale che, limitando la libert e l'uguaglianza di fatto degli individui, impediscono il raggiungimento della piena dignit della persona umana ed il completo sviuppo fisico, economico e spirituale di essa. Pone in discussione l'articolo 1, pregando i colleghi di non preoccuparsi troppo di questioni formali, e di limitare le loro osservazioni alla sostanza. MANCINI ritiene che il concetto espresso dalle parole: in cui le persone debbono completarsi a vicenda sia gi contenuto nella seconda parte dell'articolo e che, pertanto, anche per ragioni di stile, sarebbe opportuno togliere tale inciso. MASTROJANNI, se la proposta del collega Mancini non venisse accolta e quindi l'inciso rimanesse, propone che le parole: debbono completarsi vengano sostituite dalle altre: si completano . DOSSETTI ritiene che con l'espressione proposta si voglia sottolineare in maniera energica l'obbligo della solidariet sociale e il parallelismo, ai fini della Costituzione, tra il fine di garantire l'autonomia e la dignit della persona umana e quello di promuovere la necessaria solidariet sociale. Sono questi due obbiettivi ai quali va attribuita una pari importanza. Quanto alle imperfezioni formali, del parere che intanto vadano fissati i concetti; poi, in un secondo tempo, si provveder alle correzioni di forma. LUCIFERO fa due pregiudiziali. La prima che senza avere sott'occhio il testo dell'articolo proposto non pu essere in grado di affrontare la discussione; la seconda che in questo momento non si discute un ordine dei giorno, ma un vero e proprio articolo, che cosa ben diversa. Non pertanto d'accordo col Presidente, quando dice che non occorre preoccuparsi della forma, perch, nel fissare i concetti di un articolo, la forma integrante della sostanza. PRESIDENTE non nega l'importanza della forma, ma ritiene che quando le osservazioni sulla forma tendono soltanto al perfezionamento dell'espressione possono essere rimandate ad un secondo tempo. CEVOLOTTO favorevole alla soppressione dell'inciso per due ragioni: prima di tutto, perch dicendo che le persone debbono completarsi a vicenda, non si esaurisce il concetto di solidariet, e poi perch quello che pi interessa contenuto nella seconda parte dell'articolo quando si dice: riconosce e garantisce i diritti inalienabili e sacri all'uomo, sia come singolo sia come appartenente alle forme sociali, nelle quali esso organicamente e progressivamente si integra e si perfeziona . GRASSI informa che il Presidente della Commissione, onorevole Ruini, ha manifestato il parere che l'articolo dovrebbe trovar posto nel preambolo. CEVOLOTTO pensa che per il momento sia pi opportuno approvare l'articolo indipendentemente dal suo collocamento, cosa alla quale si provveder in un secondo tempo. Se si trattasse invece di votare l'articolo mantenendo fermo l'attuale collocamento, dovrebbe fare delle riserve perch, a suo avviso, il primo articolo della Costituzione dovr essere molto diverso. Quindi, accogliendo il pensiero dell'onorevole Ruini, del parere che si debba votare l'articolo in questione, riservando ad un secondo tempo la questione del suo collocamento. MERLIN UMBERTO non trova molto appropriata la parola inalienabili , riferita ai diritti. A prescindere dal sapore mercantile della parola, sarebbe opportuno usare l'aggettivo adoperato in altre Costituzioni e, se non erra, in quella dell'89, cio dire diritti naturali e sacri dell'uomo . Quando si adopera la parola naturali si dice di pi, e vi poi nel termine sacro il concetto della inalienabilit. 20

MARCHESI fa una breve dichiarazione che potr considerarsi anche come dichiarazione di voto. Ricorda che nella precedente seduta si parl dell'uomo come di qualche cosa di assoluto e di perfetto, cui si deve conformare lo Stato. Quest'uomo cos concepito un mito, oppure il prodotto di una grazia divina. Ma l'uomo, cio l'uomo politico, l'uomo civile, un essere sociale il quale va acquistando, di fronte all'instabilit delle leggi scritte, una certa coscienza del diritto naturale, universale e nello stesso tempo, la idea di una suprema giustizia primitiva, sacra ed eterna. Per lui tale coscienza si forma nell'ambito della stessa vita sociale, si forma nella realt empirica degli organismi storici; per altri, l'uomo viene posto come una fonte originaria di autorit dinanzi alla autorit subordinata dello Stato, onde per premunirsi contro lo Stato totalitario, si potrebbe finire per menomare e danneggiare lo Stato democratico. Muovendo dal principio dell'autonomia della persona umana (preferirebbe alla parola autonomia la parola libert ) si potrebbe passare all'autonomia della famiglia, all'autonomia della regione e cos via via smobilitare o quasi menomare l'autorit dello Stato e trasferirla in altre mani. Considerata la delicatezza e la solennit di questa dichiarazione, d'avviso che la sua votazione dovrebbe avvenire quando sar esaurito l'esame dei singoli articoli proposti alla Sottocommissione per la formulazione. PRESIDENTE esprime l'avviso che questa proposta modifichi la decisione adottata nella precedente riunione e nella quale pareva che tutti convenissero. Si disse allora che questo articolo doveva essere il superamento della discussione di carattere generale e fondamentale che aveva impegnato la Sottocommissione, indipendentemente da qualunque preoccupazione circa la precisa formulazione e la definitiva collocazione dello articolo stesso. Occorre tenere sempre presente che il progetto della Sottocommissione dovr essere sottoposto al vaglio della Commissione centrale e poscia alle decisioni della Assemblea Costituente. Pertanto egli ritiene che la Sottocommissione potrebbe approvare questo articolo ed il successivo proposto che a suo avviso dovrebbero essere collocati in testa alla generale dichiarazione dei diritti e dei doveri. Spetter ad altro organo di provvedere alla stesura del progetto definitivo, tenuto conto delle proposte elaborate dalla Sottocommissione e delle relative discussioni. Conclude affermando che il rinvio proposto dall'onorevole Marchesi riporterebbe la questione al punto in cui si trovava nella precedente seduta e contrasterebbe con le decisioni allora adottate. LOMBARDI GIOVANNI non d'accordo n sulla sostanza n sulla forma del proposto articolo, perch gli sembra che in esso si affermi cosa contraria alla storia. Non pu sottoscrivere l'affermazione che la legge debba promuovere la solidariet sociale. Una simile locuzione non ammissibile, salvo che tutto il mondo non diventi una classe sola; finch vi sono varie classi sociali la solidariet un nome vago. vero che nel 1700, in un'epoca cio anteriore alla Rivoluzione francese, fu scritto da Federico Bastiat un libro sulle armonie economiche, ma egli non pu sottoscrivere un errore storico o sociologico di tale importanza. Rileva che se si dovessero fare affermazioni di princip sociali, dovrebbe consentirsi alla minoranza di specificare quello che intende per solidariet sociale. Nella legge non possibile togliere i contrasti che sono nella storia stessa e ne sono quasi il motore essenziale. Tutti ricordano che senza la lotta tra patrizi e plebei il diritto romano non sarebbe mai nato. Quindi una lotta tra quelli che detengono, male o bene, la ricchezza e gli altri che lavorano ci sar sempre finch il mondo esiste. Attenuare questa lotta, rendere possibile alle vittime di vivere, sar grande conquista ed quello cui i socialisti tendono; ma parlare di solidariet sociale in un mondo quale quello di oggi, gli sembra inopportuno. Desidererebbe pertanto, per gli articoli in esame, una dizione che eliminasse tutte le insinuazioni cui potrebbe dar esca la formula proposta. Avrebbe preferito quindi che fosse formulato un articolo solo, fondendo il primo ed il secondo, con la seguente dizione: La presente Costituzione dettata al fine di assicurare l'autonomia, la libert, e la dignit della persona umana sia come singola, sia in tutte le sue manifestazioni sociali, morali e politiche, senza distinzione di sesso, di razza, di classe, di opinione politica, di religione . In questa unica dizione si colgono - a suo avviso - i vari concetti giuridici senza fare affermazioni di principio. BASSO, Relatore, dichiara che i due articoli studiati non lo soddisfano completamente, ma sono frutto di sforzi per realizzare un massimo possibile di intesa. Intende difendere la formulazione proposta avendo con essa

21

superato anche le sue obiezioni. Ma se qualche modificazione dovesse esservi introdotta, riprenderebbe la libert di tornare su altre proposte. Per quanto riguarda la proposta dell'onorevole Mancini di togliere l'inciso: in cui le persone debbono completarsi a vicenda non ha personalmente difficolt ad accettarla. d'accordo col collega Dossetti che, se l'inciso deve restare, necessario conservare la parola debbono . Circa la proposta dell'onorevole Cevolotto sul collocamento dell'articolo, confessa che era della sua stessa opinione; ma va tenuto presente che si tratta di un articolo che la Sottocommissione non si impegna di sostenere come primo articolo della Costituzione, ma come primo articolo delle sue proposte. Per quel che riguarda la proposta dello onorevole Marchesi di sostituire la parola libert a quella autonomia , si rimette a quanto vorranno decidere i colleghi. Se l'onorevole La Pira d'accordo, si dice disposto ad accettare tale emendamento. Dichiara di essere nettamente contrario alle proposte degli onorevoli Merlin e Lombardi. La proposta dell'onorevole Merlin si riporta a discussioni gi fatte: essa richiama la dizione che fu inserita nella Costituzione francese del 1789. Ma c' da osservare che, a distanza di un secolo e mezzo, dopo un cos grande progresso culturale, giuridico e sociale, questi concetti debbono ormai considerarsi superati. La parola inalienabili quella del progetto della Costituzione francese, concordato tra i rappresentanti comunisti, socialisti e del movimento repubblicano popolare. Per lui la sola espressione accettabile. Si opporr a che sia introdotta la parola naturali . poi in posizione antitetica a quella del collega Lombardi, che vuol sopprimere il concetto di solidariet sociale nel capoverso del secondo articolo. L'onorevole Lombardi ha fatto riferimento a Bastiat, ma err nel collocarlo prima della Rivoluzione francese, essendo questo autore vissuto nei primi dell'ottocento. Le sue espressioni sono di un liberismo che negava questo concetto, mentre poi Proudhon riaffermava il principio della solidariet. Ritiene che parlando di solidariet sociale non si dice una ingenuit. Non intende affermare che in concreto non ci saranno lotte di classe, ma il dovere della Costituzione quello di mirare ad un massimo sforzo di solidariet sociale. Vi sono dei diritti che derivano dal principio della libert ed altri che derivano dal principio della uguaglianza e della solidariet sociale. Si tratta di uno sforzo verso la solidariet sociale, in senso antiindividualista. Se si toglie questo, si rompe l'equilibrio che deve esservi tra l'esercizio degli antichi diritti della persona e l'esercizio di questi diritti in senso sociale, accompagnati cio dallo sforzo di creare una solidariet sociale. Per la stessa ragione non rinuncia al capoverso del secondo articolo, il quale comprende la sola parte che stata presa dalla sua relazione. Per quanto riguarda le altre proposte degli onorevoli Mancini e Marchesi, si rimette alle decisioni del correlatore La Pira. LA PIRA, Relatore, del parere che debba essere conservata la parola autonomia . vero che questa parola si identifica con quella libert , ma nel concetto di autonomia affiora anche un certo contenuto di spiritualit che si ricollega alla posizione kantiana, che ha pure un riflesso spirituale. Per quanto riguarda l'osservazione dell'onorevole Marchesi, circa il pericolo di esautorare lo Stato, risponde che non davvero questo che si vuole. Lo Stato deve avere la funzione altissima di integrare l'autonomia delle persone e dei gruppi sociali; tale funzione sua specifica. Quindi si deve rafforzare l'autorit statale, ma col contemporaneo rispetto dell'autonomia dei singoli. MARCHESI mantiene la sua proposta. Autonomia sta bene; l'uomo che d leggi a se stesso. Ma vi sono due libert: la libert interiore che non ci pu essere data e tolta da nessun governo, massimo dono che l'uomo possa fare a se stesso attraverso una lunga e spesso travagliata esperienza, approdo supremo del proprio personale destino, che non pu essere regolata n minacciata dalla legge. C' poi una libert politica la quale va distinta. Usando la parola autonomia si pone l'individuo, fonte originaria d'autorit, di fronte alla autorit 22

subordinata dello Stato. Gli sviluppi di questo concetto non avverranno praticamente, ma possono essere pericolosi. Occorre astenersi dallo stabilire ed accettare posizioni che possono portare a conseguenze di inevitabile disaccordo. TOGLIATTI appoggia la proposta dell'onorevole Marchesi di sostituire la parola libert all'altra autonomia . E ci per una ragione molto semplice: che tutti capiscono la parola libert . La parola autonomia invece un termine diffcile a spiegarsi. Cosa vuol dire autonomia ? Vuol dire facolt di darsi leggi da s. Ora l'autonomia intesa in questo senso esiste sempre. Esiste anche sotto la dittatura. Nel concetto di autonomia implicito il concetto dell'interiorit della coscienza che sempre libera in qualsiasi condizione, anche se l'uomo in carcere. La libert invece un'altra cosa. Inserendo qui il termine e il concetto di autonomia ci si allontana da quanto era stato deciso: di lasciare, cio, da parte affermazioni ideologiche e rimanere sul terreno della politica, ossia dei rapporti fra gli uomini. PRESIDENTE ricorda che questo concetto di autonomia fu acquisito nella discussione della precedente seduta. TOGLIATTI osserva che sostanzialmente i due concetti si equivalgono, ma la formulazione viene a guadagnare usando il termine libert . DE VITA fa presente che il compito del legislatore quello di disciplinare e non quello di definire. Nell'articolo 1 si trova qualche definizione laddove, ad esempio, si dice: ...riconosce e garantisce i diritti inalienabili e sacri all'uomo, sia come singolo, sia nelle forme sociali, nelle quali esso organicamente e progressivamente si perfeziona . Questa una vera e propria definizione. Propone pertanto d sopprimere l'articolo 1. L'articolo 2 diverrebbe cos articolo 1. Ricorda che le definizioni sono sempre pericolosissime e possono dar luogo a preoccupazioni continue. Queste osservazioni valgono per l'insieme del progetto, nel quale, a suo avviso, tutte le definizioni dovrebbero essere eliminate. LUCIFERO dichiara di non aver partecipato alla discussione perch ha avuto l'impressione che questi articoli, cos come sono compilati, non risolvano nessuno dei problemi posti, anzi trasportino nella coscienza di chi dovr interpretare la Costituzione il dibattito che gi si svolto dinanzi alla Sottocommissione. Non crede che cos come essi sono, mantenendoli o modificandoli in senso non sostanziale, possano risolvere i problemi dibattuti. Quindi dichiara che si asterr dalla votazione. LOMBARDI GIOVANNI parla per dichiarazione di voto. Ha proposto che i due articoli siano convertiti in uno solo; ma poich il collega De Vita, partendo da un altro punto di vista, giunge sostanzialmente alla sua stessa conclusione, dichiara di associarsi alle sue proposte. PRESIDENTE, dopo aver riassunto la discussione, pone ai voti la proposta De Vita per la soppressione pura e semplice dell'articolo 1. (Non approvata). Avverte che pertanto l'articolo rimane, salvo le modificazioni che saranno votate. Fa a tale riguardo presente che l'onorevole Mancini ha proposto che venga tolto l'inciso in cui le persone debbono completarsi a vicenda . I relatori hanno dichiarato di non insistere a che questo inciso sia mantenuto. (La proposta di togliere l'inciso, messa ai voti, approvata). Avverte che l'onorevole Merlin ha proposto di sostituire alla parola inalienabili l'altra naturali . MERLIN UMBERTO dichiara di ritirare la sua proposta. PRESIDENTE ricorda che gli onorevoli Marchesi e Togliatti hanno proposto di sostituire alla parola autonomia l'altra libert . (La proposta, messa ai voti, non approvata). 23

TOGLIATTI propone in linea subordinata di aggiungere alla parola autonomia l'altra libert . (La proposta, messa ai voti, approvata). LOMBARDI GIOVANNI chiede perch non stata posta in votazione la sua proposta. PRESIDENTE gli ricorda che egli aveva dichiarato di accedere alla proposta De Vita che, secondo la sua dichiarazione, giungeva per diverse vie, alla stessa conclusione. Per questa ragione ha posto ai voti prima la proposta De Vita perch pi radicale. D lettura dell'articolo 1 come risulta con le modificazioni approvate: La presente Costituzione, al fine di assicurare l'autonomia, la libert e la dignit della persona umana e di promuovere ad un tempo la necessaria solidariet sociale, economica e spirituale, riconosce e garantisce i diritti inalienabili e sacri dell'uomo sia come singolo, sia nelle forme sociali nelle quali esso organicamente e progressivamente si integra e si perfeziona . Mette ai voti l'articolo nel suo complesso. ( approvato). PRESIDENTE pone in discussione l'articolo 2 cos formulato: Gli uomini, a prescindere dalla diversit di attitudini, di sesso, di razza, di classe, di opinione politica e di religione, sono eguali di fronte alla legge ed hanno diritto ad eguale trattamento sociale. compito della societ e dello Stato eliminare gli ostacoli di ordine economico-sociale che, limitando la libert e l'uguaglianza di fatto degli individui, impediscono il raggiungimento della piena dignit della persona umana ed il completo sviluppo fisico, economico e spirituale di essa . TOGLIATTI domanda se la lettera e di cui al primo comma non debba essere piuttosto una o . Infatti le virgole che precedono debbono intendersi come disgiuntive. PRESIDENTE ritiene che anche rimanendo la lettera e il significato sia sufficientemente chiaro. LUCIFERO suggerisce che alla espressione gli uomini , sia sostituita l'altra i cittadini che gli sembra assai pi appropriata. MASTROJANNI desidera qualche chiarimento nei riguardi del 1 comma circa le parole: hanno diritto ad eguale trattamento sociale . Non comprende infatti quale sia l'esatto significato di tale dizione. LUCIFERO si associa alla osservazione dell'onorevole Mastrojanni, aggiungendo che, in fondo, il trattamento sociale deve intendersi gi compreso nella eguaglianza di fronte alla legge. Non capisce quindi perch si debba usare una terminologia che deve intendersi per lo meno superflua. Se la legislazione ha anche un carattere sociale, naturale che tutti i cittadini siano uguali di fronte a questa legislazione anche per quanto concerne il trattamento sociale. CEVOLOTTO vuole fare una questione di collocamento. Ricorda che i relatori dovevano formulare un articolo sulle libert civili e cio libert, uguaglianza e solidariet., Ora si domanda se l'articolo relativo all'eguaglianza debba essere collocato in questa sede, ovvero in altra. In alcune Costituzioni il principio relativo all'eguaglianza collocato nei princip generali dello Stato. Infatti, nelle sue proposte di articoli, per la parte affidatagli, aveva formulato un articolo relativo all'eguaglianza proprio nella struttura dello Stato, nei seguenti termini: Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge ed hanno gli stessi diritti e doveri. La nascita, il sesso, la razza, le condizioni sociali, le credenze religiose, il fatto di non avere alcuna credenza, non possono costituire la base di privilegio o di inferiorit legale .

24

Gli sembra che tale formulazione sia giuridicamente pi precisa e meglio adatta ad una Costituzione. Ad ogni modo, a prescindere dalla preferenza per l'una o per l'altra formulazione, insiste sulla questione del collocamento, e cio, se sia questa la sede pi adatta per l'affermazione del principio di eguaglianza. TOGLIATTI ritiene che l'osservazione del collega Cevolotto sposti il terreno della discussione. D'altra parte non escluso che l'articolo, dopo l'approvazione, possa trovare altra collocazione. L'essenziale di arrivare a un punto di accordo sulla formulazione dei due articoli, salvo poi trovare la collocazione pi adatta. Personalmente sostiene la dizione proposta dai relatori, respingendo la critica dell'onorevole Lucifero. Se ha ben compreso, non si vuole qui alludere ad una legislazione sociale completa, perch in tal caso il concetto sarebbe gi compreso nella prima parte del primo comma. Invece con le parole ed hanno diritto ad eguale trattamento sociale si vuole esprimere la tendenza della nuova Costituzione ad incanalare lo sviluppo della nostra societ verso una maggiore eguaglianza. Ed proprio questo lo spirito che vorrebbe alitasse nella nuova Costituzione. MASTROJANNI riterrebbe utile che i relatori chiarissero il concetto del comma in esame, e solo in seguito i colleghi fossero ammessi a discuterne. BASSO, Relatore, risponde subito, per quanto l'onorevole Togliatti abbia gi anticipato la sua risposta. Pensa (ed ormai in regime democratico ritiene che tutti pensino) che non basta l'eguaglianza puramente formale, come quella caratteristica della vecchia legislazione, per dire che si sta costruendo uno Stato democratico, ma che invece l'essenza dello Stato democratico consista nella misura maggiore o minore del contenuto che sar dato a questo concreto principio sociale. Naturalmente i primi articoli della Costituzione non possono essere delle norme concrete di pratica applicazione, ma delle direttive indicate al legislatore come un solco in cui egli debba camminare, come affermazione della finalit cui la democrazia tende e cio verso l'eguaglianza sociale. PRESIDENTE domanda all'onorevole Lucifero se mantiene la sua opposizione al 1 comma dell'articolo. LUCIFERO pur essendo perfettamente d'accordo nel concetto espresso dagli onorevoli Togliatti e Basso, afferma che tale concetto non gli sembra adeguatamente espresso nella formulazione proposta. Ritiene che in ci stia anche la ragione della perplessit manifestata dal collega Mastrojanni. MANCINI si dichiara d'accordo con gli onorevoli Togliatti e Basso e in disaccordo con l'onorevole Lucifero. Afferma che il concetto non solo chiaro, ma anzi espresso magnificamente dalla parola trattamento . Per, per completare il concetto, propone dopo la parola sociale di aggiungere e politico per evitare il caso di avere un trattamento politico diverso da quello sociale. DOSSETTI osserva che per quanto riguarda la collocazione, c' una ragione per mantenere l'articolo 2 strettamente connesso con l'articolo 1. Nell'articolo 1 infatti si determinano i fini, mentre nell'articolo 2 si stabiliscono le modalit, che sono duplici in relazione all'autonomia della persona ed alla solidariet sociale. Circa poi la proposta dell'onorevole Cevolotto per una migliore formulazione ed una differente collocazione, potrebbe essere anche d'accordo, ma fa osservare che in tutte le Costituzioni una cosa la dichiarazione programmatica dell'eguaglianza dei cittadini ed un'altra la realizzazione di questa eguaglianza in varie forme, una delle quali potrebbe essere l'eguaglianza nella politica a cui si richiamava l'onorevole Cevolotto. Rivedendo l'articolo 2, nota che nella esclusione delle eventuali discriminanti, se ne dimenticata una e cio la nazionalit. Propone, quindi, dopo la parola razza di aggiungere le altre di nazionalit . Fa presente che anche il relatore, onorevole Basso, conviene in questa proposta. MASTROJANNI, malgrado i chiarimenti forniti dal relatore Basso, sempre dell'avviso che l'ultima parte del 1 comma debba essere soppressa. In questa parte si afferma un principio verso il quale lo Stato rimane impegnato solennemente e per la cui applicazione e realizzazione deve occuparsi. Si domanda perci in qual modo il legislatore potr raggiungere questa finalit. Ritiene che non si possa affrontare una questione di cos vasta importanza e portata, fin quando non si conoscano i metodi attraverso i quali si intende raggiungere lo scopo che l'articolo si prefigge. Insiste pertanto per la soppressione dell'ultima parte del 1 comma inquantoch lo Stato per il raggiungimento di quei fini, potrebbe sperimentare metodi contrastanti con le ideologie che egli professa. 25

CEVOLOTTO propone di sostituire all'espressione a prescindere , la parola indipendentemente che gli sembra pi adatta. Circa l'aggiunta della parola nazionalit , proposta dall'onorevole Dossetti, ritiene che sia necessaria una matura ponderazione. Non vero che gli uomini rispetto ad un determinato Stato siano tutti eguali anche se sono di nazionalit differente, in quanto la nazionalit per lo Stato pu essere ragione di discriminazione. naturale che tutti gli uomini di cittadinanza italiana sono uguali di fronte allo Stato italiano, ma non pu ammettersi a priori che la stessa condizione si verifichi in pieno per i cittadini di altra nazionalit. Accogliendo la proposta dell'onorevole Dossetti, bisognerebbe anche accettare quanto stato proposto dall'onorevole Lucifero, di sostituire cio alle parole gli uomini le altre i cittadini . DOSSETTI osserva che se si distingue tra nazionalit e cittadinanza nessun dubbio ha pi ragion d'essere. PRESIDENTE fa rilevare che la nazionalit presuppone sempre la cittadinanza. CEVOLOTTO ribadisce che conservando le parole gli uomini ed aggiungendo la parola nazionalit il significato rimane sempre ambiguo. Se invece alla parola gli uomini si sostituiscono le altre i cittadini allora pu essere d'accordo nell'aggiungere la discriminazione relativa alla nazionalit. CARISTIA esprime l'opinione che la espressione ed hanno diritto ad eguale trattamento sociale si presti a dubbi ed equivoci. La prima parte del comma tecnicamente e giuridicamente precisa, ma ognuno si domander che cosa significhi assicurare ai cittadini il diritto ad un eguale trattamento sociale. Si da pi parti affermato che questo trattamento sociale una aspirazione, una tendenza in base a cui lo Stato dovrebbe soddisfare le esigenze che ormai si impongono, e cio quelle di far s che tutti i cittadini tendano ad una migliore condizione sociale. Questo, per, non giustifica, a suo avviso, una affermazione di tal genere. Del resto non comprende come mai lo Stato potrebbe assumere il compito di assicurare a tutti i cittadini non solo il diritto di eguaglianza di fronte alla legge ma anche il diritto ad un eguale trattamento sociale, nello stesso modo e con le stesse garanzie con cui assicura l'eguaglianza giuridica. Oltre il fatto che l'espressione trattamento sociale molto elastica e difficile a definire, dichiara di non potersi assumere la responsabilit di votare un articolo che contenga una simile espressione. Si tratta infatti di due cose assolutamente diverse: nella prima parte del primo comma dell'articolo si assicura un diritto di eguaglianza giuridica, che va garantito e sar certamente attuato; nella seconda parte si tratta di una aspirazione degna del massimo rispetto, ma che per espressa in un modo e con una forma che si presta ad infiniti equivoci. PRESIDENTE ritiene che, dopo l'esauriente discussione avvenuta, si possa procedere alla votazione. Domanda innanzi tutto all'onorevole Caristia se condivida l'opinione dell'onorevole Mastrojanni, ovvero creda suggerire una migliore e pi adatta formulazione. CARISTIA dichiara che non facile trovare un'altra formulazione. Ad ogni modo si tratterebbe, da un punto di vista giuridico, di un diritto privo di qualsiasi garanzia. MASTROJANNI, in via del tutto subordinata, propone di sostituire alla parola trattamento l'altra riconoscimento . MORO ritiene che, in questa materia, voler definire il senso rigorosamente giuridico, non sia una cosa attuabile senza rinunziare ad una dichiarazione di affermazione della tendenza progressiva che deve avere la democrazia italiana nell'attuale momento. Parlando del diritto ad un eguale trattamento sociale, s'intende mettere in luce il carattere dinamico che deve avere lo Stato democratico. Ci espresso nella seconda parte dell'articolo, in cui si afferma che compito dello Stato e della societ, di eliminare gli ostacoli che impediscono il raggiungimento della piena dignit della persona umana e del suo completo sviluppo. CARISTIA ritiene che allora il secondo comma dovrebbe essere cos formulato: lo Stato deve tendere alla attuazione della eliminazione degli ostacoli di ordine economico-sociale, ecc. . PRESIDENTE di avviso che se si aggiungesse nel secondo comma dopo le parole: compito la parola perci si verrebbe meglio ad esplicare, nel campo della pratica attuazione, il principio affermato nel primo 26

comma e non avrebbero pi ragion d'essere le preoccupazioni dell'onorevole Caristia e di quanti non ritengono troppo esatta la dizione del primo comma stesso. MORO mette in evidenza che attualmente si in una fase fluida dei rapporti sociali per cui, pur sperando che si possa arrivare al pi presto ad un loro concretamento, per il momento necessario limitarsi ad affermare lo spirito che deve animare la Costituzione. Per questo motivo non pu accogliere la proposta formulata dall'onorevole Mancini di aggiungere la parola e politico , dopo la parola sociale in quanto il diritto ad un eguale trattamento politico rientra nella eguaglianza di fronte alla legge. Circa l'aggiunta delle parole di nazionalit , dopo le parole di razza , gli sembra che anche lasciando l'espressione gli uomini si potrebbe egualmente accettare la discriminante della nazionalit, perch anche nel diritto privato riconosciuta una eguaglianza di trattamento anche per gli stranieri che sono nello Stato italiano. Ritiene infatti che sia bene affermare nella Costituzione una eguaglianza di trattamento, almeno in sede di diritto privato, a coloro che sono di altra nazionalit. CEVOLOTTO rileva che in fondo i relatori non hanno ancora risposto a quello che era il dubbio esposto dall'onorevole Caristia, e cio quale sia il significato della espressione hanno diritto ad uguale trattamento sociale . Pur essendo pienamente favorevole al concetto che si intende esprimere, e pur non nascondendosi la difficolt di trovare un termine perfettamente appropriato, ritiene che l'espressione adoperata non sia molto chiara e felice: gli ricorda troppo l'offerta di cibi e bevande che un tempo si faceva all'ospite. MANCINI, rispondendo all'onorevole Moro, fa rilevare che l'eguaglianza di cui si parla nella prima parte del comma in discussione giuridica e non politica. Pertanto gli uomini devono avere diritto non solo ad un eguale trattamento sociale ma anche politico. Afferma di nuovo l'esattezza della parola trattamento tanto vero che coloro che sono contrari ad essa non sono riusciti a sostituirla con nessun'altra che abbia il medesimo valore. CARISTIA dichiara che non ha nulla in contrario all'affermazione della tendenza della Repubblica ad assicurare ai cittadini un eguale trattamento sociale, ma non si sente di assumere la responsabilit di votare una espressione come quella che stata formulata. PRESIDENTE riassume i vari emendamenti proposti per il primo comma dell'articolo 2. L'onorevole Lucifero propone di sostituire le parole gli uomini con le altre i cittadini . Mette ai voti tale emendamento. (Non approvato.) L'onorevole Cevolotto aveva proposto di sostituire alle parole a prescindere l'altra indipendentemente . CEVOLOTTO dichiara di non insistere, trattandosi di un emendamento di forma. PRESIDENTE pone ai voti l'emendamento dell'onorevole Dossetti diretto ad aggiungere le parole di nazionalit a quelle di razza . ( approvato). Vi infine la proposta di sopprimere le parole ed hanno diritto ad eguale trattamento sociale . CEVOLOTTO conferma di essere favorevole al concetto, ma contrario alla forma. Ritiene che se si coordina la prima parte con la seconda si potrebbe anche sopprimere l'inciso, in quanto la seconda parte non fa che riprodurre la prima in termini pi esatti. Si asterr pertanto dal voto. LUCIFERO d'accordo sul concetto, che del resto riaffiorer in tutte le varie disposizioni della Costituzione, ma ritiene che in questa sede l'espressione manchi della necessaria chiarezza. Voter perci per la soppressione. PRESIDENTE pone ai voti la soppressione dell'inciso. 27

(Non approvata). Ricorda infine che l'onorevole Mancini aveva proposto di aggiungere alla fine del comma le parole e politico . MORO ritiene che aggiungendo all'inizio del secondo comma un perci sarebbe pi evidente il preciso riferimento alla prima parte dell'articolo, mentre aggiungendo le parole e politico si verrebbero a confondere le idee. MASTROJANNI ricorda che aveva proposto di sostituire alla parola trattamento la parola riconoscimento . Desidererebbe sapere dall'onorevole Mancini, se nell'ipotesi che venisse accolta la sua subordinata, egli insisterebbe ancora nell'aggiungere la parola politico . MANCINI insiste nella sua proposta.

PRESIDENTE mette ai voti la proposta Mancini di aggiungere dopo la parola sociale la parola politico . (Non approvata). Avverte che la prima parte dell'articolo 2, dopo gli emendamenti approvati, rimane cos formulata: Gli uomini, a prescindere dalla diversit di attitudini, di sesso, di razza, di nazionalit, di classe, di opinione politica e di religione, sono uguali di fronte alla legge ed hanno diritto ad uguale trattamento sociale. D lettura della seconda parte dell'articolo, nella formula proposta dai relatori: compito della societ e dello Stato eliminare gli ostacoli di ordine economico-sociale che, limitando la libert e l'uguaglianza di fatto degli individui, impediscono il raggiungimento della piena dignit della persona umana e il completo sviluppo fisico, economico e spirituale di essa . DE VITA rileva che, nel comma dell'articolo 2 si parla dell'eguaglianza di diritto di fronte alla legge, e nel primo capoverso dello stesso articolo si parla di ostacoli di indole economica e sociale, che dovrebbero essere eliminati perch limitano la libert e l'uguaglianza di fatto degli individui. Al posto delle parole ...di fatto si dovrebbe dire ...di diritto , perch cos si viene ad affermare l'eguaglianza giuridica dei cittadini. TOGLIATTI fa presente che proprio il termine di fatto che d una nuova impronta alla legge. BASSO, Relatore, osserva che dopo aver fatto una solenne affermazione dei princip di libert e di eguaglianza, nella concreta realt sociale, questi princip possono trovare poi ostacoli di ordine economico e sociale che impediscano il raggiungimento dell'affermata eguaglianza. Pertanto tutta l'opera della legislazione italiana deve tendere ad eliminare questi ostacoli. DE VITA pensa che gli ostacoli di ordine economico e sociale limitano la libert e l'eguaglianza di diritto che affermata nel 1 comma. TOGLIATTI propone che il termine di fatto venga posto dopo il gerundio limitando . In questo modo anche il collega De Vita sarebbe soddisfatto. MANCINI, premesso che quando si parla della persona umana e del suo completo sviluppo fisico, economico e spirituale, non si deve trascurare la parte culturale, propone di aggiungere dopo la parola economico anche l'altra culturale . BASSO, Relatore, obietta che la parola spirituale comprende anche la parte culturale.

28

MASTROJANNI propone di aggiungere prima dello parola eliminare le altre contribuire a , in quanto il compito di eliminare gli ostacoli, oltre che dello Stato e della societ potrebbe essere anche dell'individuo. LUCIFERO fa presente alla Commissione che, pure essendo tutti d'accordo sul concetto generale, con la proposta formulazione pu sorgere il dubbio che si venga a dare allo Stato dei poteri illimitati. Pertanto ritiene che si potrebbe affermare questi concetti nei vari articoli della Costituzione, ma non adottare una formulazione che domani potrebbe fornire un appiglio per qualunque arbitrio. Propone quindi di sopprimere il proposto capoverso. PRESIDENTE mette ai voti la soppressione proposta dall'onorevole Lucifero. (Non approvata). Ricorda che vi una sua proposta di aggiungere dopo la parola compito , la parola perci . La mette in votazione. ( approvata). Segue la proposta dell'onorevole Mastrojanni di premettere alla parola eliminare le altre contribuire a . La mette in votazione. (Non approvata). Dopo la parola limitando vi l'osservazione del collega De Vita, che ha dato luogo alla proposta concreta del collega Togliatti nel senso che le parole di fatto che stavano dopo le altre la libert e l'eguaglianza , siano spostate e poste dopo il gerundio limitando . La pone in votazione. ( approvata). Vi infine la proposta del collega Mancini di aggiungere culturale , dopo la parola economico . La mette in votazione. ( approvata). Fa presente che l'articolo potrebbe ora essere messo in votazione nel suo complesso con le modifiche test approvate. LOMBARDI GIOVANNI, confermando la dichiarazione gi fatta, e cio che a suo avviso questo articolo antistorico e antisociologico, dichiara che si asterr dalla votazione. LUCIFERO, pur essendo d'accordo nella sostanza, come ha gi dichiarato, ritiene questo articolo insidioso per la libert e quindi dar voto contrario. MASTROJANNI, associandosi all'onorevole Lucifero, dichiara che egli pure voter contro. PRESIDENTE mette in votazione l'intero articolo, cos formulato: Gli uomini, a prescindere dalla diversit di attitudini, di sesso, di razza, di nazionalit, di classe, di opinione politica e di religione, sono uguali di fronte alla legge e hanno diritto a uguale trattamento sociale. compito perci della societ e dello Stato eliminare gli ostacoli di ordine economico-sociale che, limitando di fatto la libert e l'uguaglianza degli individui, impediscono il raggiungimento della piena dignit della persona umana e il completo sviluppo fisico, economico, culturale e spirituale di essa . ( approvato).

29

Ai termine della discussione si compiace con la Commissione per l'unanimit con la quale, essa ha partecipato a tutte le riunioni: diciotto membri presenti su diciotto, nessuno assente. Questo un elemento che va tenuto nel dovuto conto, come segno di seriet della Commissione. Si compiace anche dello sforzo che tutti hanno fatto per arrivare alla formulazione ed all'approvazione di questi due articoli, che rappresentano veramente un contributo assai notevole alla dichiarazione dei diritti fondamentali della persona umana. Rinvia il seguito dei lavori a domani alle ore 10, pregando gli onorevoli La Pira e Basso di accordarsi sulla formulazione degli articoli in ordine alle altre questioni che formano oggetto delle loro relazioni.

SECONDA SOTTOCOMMISSIONE (SECONDA SEZIONE) PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CONTI PRESIDENTE ricorda che la Sezione aveva stabilito di procedere ad un esame degli articoli proposti, al fine anche di precisare quale di essi si ritenesse opportuno rinviare ad altre Sottocommissioni per la loro migliore collocazione nella Costituzione. LEONE GIOVANNI, Relatore, propone di iniziare l'esame degli articoli 18, 24, 26, 23 e 25 della relazione Patricolo, perch ritiene che potrebbero essere rinviati ad altra Sottocommissione. PRESIDENTE d lettura dell'articolo 18: Tutti i cittadini sono uguali di fronte alla giustizia . LEONE GIOVANNI, Relatore, fa rilevare che questo articolo corrisponde all'articolo 16 del suo progetto: Nessun divieto o limite pu essere posto all'esercizio del diritto di agire in sede giudiziaria . BOZZI obietta che questo articolo non tratta precisamente della stessa cosa, per quanto sia connesso con l'ultimo comma dell'articolo 15 del progetto Calamandrci: Nessuna autorizzazione necessaria per agire in via civile o in via penale contro i pubblici funzionari per responsabilit assunte nell'esercizio delle loro funzioni . A suo avviso, l'articolo 16 dell'onorevole Leone potrebbe essere aggiunto come secondo comma dell'articolo 18 in discussione. Afferma che tutte le restrizioni attualmente vigenti devono cadere, come quella, ad esempio, che vieta di procedere nei confronti degli agenti di pubblica sicurezza - secondo il Codice penale - senza una speciale autorizzazione dell'autorit. LEONE GIOVANNI, Relatore, pensa che il concetto ispiratore dell'articolo in discussione e del corrispondente articolo dell'onorevole Calamandrei non sia precisamente quello al quale informato il suo articolo 16. Egli era preoccupato dal timore che in sede processuale si potesse eludere questa eguaglianza di carattere sostanziale, stabilendo nella legge processuale dei limiti all'esercizio di determinate azioni. L'onorevole Bozzi indicava un altro concetto, pure apprezzabile: quello di impedire che vengano poste dello condizioni alla procedibilit, nei riguardi di certe categorie di persone, come appunto il caso degli appartenenti alla pubblica sicurezza, in quanto oggi lo Stato pu impedire che la giustizia abbia il suo corso nei confronti di determinale persone. Propone di fondere i due concetti nello stesso articolo, formandone due commi distinti. L'articolo cos formulato dovrebbe trovar posto nella prima parte della Costituzione, dove si statuisce sui diritti del cittadino. Nella parte invece che definisce il potere giudiziario occorre limitare le disposizioni a quanto 30

concerne il complesso delle funzioni con le quali tale potere si esercita. Infatti nella sua relazione vi un paragrafo in cui si fissano le garanzie giurisdizionali per il cittadino. CALAMANDREI, Relatore, favorevole alla inserzione, fra i diritti del cittadino, di una norma corrispondente all'articolo 18 del progetto Patricolo, quantunque ritenga che questa norma sia gi compresa in quella votata dalla prima Sottocommissione e che afferma che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e quindi a fortiori, di fronte alla giustizia, attraverso la quale la legge si applica. Nulla in contrario, quindi, a che si menzioni questa eguaglianza anche nei confronti dei giudici; ma tiene a far rilevare quale sia la portata pratica di questo principio: se si vuol dire che sono vietate le giurisdizioni speciali o straordinarie, v', a questo proposito, la norma nella parte che si riferisce all'ordinamento giudiziario. Quanto ai rapporti tra potere giudiziario e potere amministrativo, la relativa norma dovrebbe essere collocata dopo quelle che si riferiscono alla formulazione generale attinente al potere giudiziario. Ma vi sono giurisdizioni che non rientrano in quelle ricordate, e questo il caso delle giurisdizioni ecclesiastiche. In materia matrimoniale il fatto che certi cittadini, per chiedere l'annullamento del matrimonio, debbano adire non i Tribunali dello Stato, ma quelli della Chiesa, ed altri possano invece adire i Tribunali dello Stato, costituisce una norma che va contro il principio della eguaglianza dei cittadini di fronte alla giustizia, in quanto pone due giustizie, quella ecclesiastica e quella civile, aperte ai cittadini. Pur dichiarandosi favorevole a tale principio, invita i colleghi a ben ponderare la portata di questi articoli. TARGETTI ritiene opportuno, prima di iniziare la discussione di merito sui problemi indicati, che la Sezione si metta d'accordo su un principio generale, cio sulla necessit che la Costituzione comprenda anche in questa parte un numero di articoli molto minore di quelli presentati, limitandosi a quello che strettamente attinente all'esercizio della finizione giurisdizionale. I progetti in discussione, invece, contengono molte norme che troveranno la loro pi corretta collocazione, o nel Codice penale, o nella legge sull'ordinamento giudiziario. PRESIDENTE fa rilevare che appunto questa discriminazione il fine da raggiungere con la delibazione dogli articoli presentati. BOZZI trova esatto quanto dice l'onorevole Targetti; le norme della Costituzione riguardanti il potere giudiziario debbono essere limitate; ma la discussione ha lo scopo di giungere ad una discriminazione fra quello che va inserito nella parte generale e quello che deve trovar posto nelle disposizioni che la Sezione chiamata a preparare. Ma anche degli articoli che si intende rinviare al Comitato di redazione opportuno procedere ad una formulazione concreta. TARGETTI osserva che, per giungere ad una formulazione concreta, occorre discutere sul merito, mentre la discussione dovrebbe essere riservata soltanto a quegli articoli che riflettono la materia assegnata alla Sezione. PRESIDENTE conviene con l'onorevole Targetti, ma fa osservare che, per guadagnare tempo, opportuno considerare il contenuto degli articoli per poterne definire la relativa collocazione. LEONE GIOVANNI, Relatore, fa rilevare che l'onorevole Targetti ha sollevato due questioni: una di impostazione generale delle norme sul potere giudiziario, delle quali vorrebbe ridurre il numero, e l'altra su quelle norme che dovrebbero essere di pertinenza di altre Sottocommissioni. Poich si ha notizia di norme elaborate e approvate da altre Sottocommissioni, di queste inutile ripetere l'esame; ma ove se ne manifesti un profilo nuovo, doveroso segnalarlo a quelle Sotlocommissioni. Alcuni degli articoli dei progetti riferentisi al potere giudiziario potranno cadere, ma non va dimenticato che a questo tema va data la maggiore estensione, perch la Magistratura ne aspetta una formulazione completa. Se, in definitiva, si elaborer una Costituzione alquanto diffusa, non sar un male, perch fissare un principio lasciandone alla legge la disciplina, data la rigidit della Costituzione, pu diventare inutile, in quanto sar facile, con la legge, eluderlo. Quindi preferirebbe che, norma per norma, fosse stabilito quali saranno lasciate fuori della Costituzione e rinviate alla legge sull'ordinamento giudiziario. CALAMANDREI, Relatore, riterrebbe opportuno cominciare l'esame degli articoli senza indugiarsi in una discussione sui criteri da seguire. 31

TARGETTI aggiunge che il dissenso pu nascere sulla sorte che si vuol riservare a questi articoli; di questo la Sezione non dovrebbe occuparsi, perch il fatto di rinviarli ad una Sottocommissione non implica un giudizio sulla materia. UBERTI, per evitare che questa discussione si prolunghi, propone che, di tutti gli articoli proposti, si esaminino quelli che riguardano l'organizzazione del potere giudiziario, e si trascurino gli altri che trattano materie non sottoposte all'esame della Sezione. RAVAGNAN si associa a quanto hanno detto il Presidente e il Relatore. Fa presente che forse la Costituzione, nella sua parte riguardante il potere giudiziario, condurr alla riforma dei codici, e allora occorrer preoccuparsi che il futuro legislatore trovi delle indicazioni precise sulla via da seguire. MANNIRONI ritiene che molte delle norme fissate negli articoli progettati troverebbero il loro posto pi adatto nei codici. BOZZI, per riunire in un'unica disposizione i due princip, che tutti i cittadini sono eguali dinanzi alla legge, e che i cittadini, per far valere i loro diritti, non hanno bisogno di eventuali autorizzazioni, propone di formulare con gli articoli 16 della relazione Leone, 18 della relazione Patricolo e ultimo comma dell'articolo 15 della relazione Calamandrei, un solo articolo cos concepito: Tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e possono far valere i loro diritti o interessi innanzi ai Tribunali senza limitazioni o speciali autorizzazioni . LEONE GIOVANNI, Relatore, accetta l'emendamento proposto dall'onorevole Bozzi. Poich nell'articolo dell'onorevole Calamandrei si afferma un principio che risponde ad una esigenza di carattere morale ed anche economico nei rapporti tra cittadino e giustizia, crede che lo si potrebbe riportare nell'articolo in discussione. CALAMANDREI, Relatore, favorevole all'emendamento proposto dall'onorevole Bozzi. Quanto alla proposta relativa all'articolo 15 del suo progetto fatta dall'onorevole Leone, preferirebbe che se ne discutesse al momento opportuno, perch ha dei riferimenti alla tutela giudiziaria e al potere amministrativo. TARGETTI contrario all'emendamento Bozzi, perch pensa che l dove si tratta del potere giudiziario non dovrebbero essere fissate norme ad esso estranee. BOZZI fa osservare che l'articolo da lui proposto dovr essere rinviato ad altra Sottocommissione. TARGETTI si dichiara contrario anche a questo. CASTIGLIA, Relatore, favorevole all'emendamento proposto. LEONE GIOVANNI, Relatore, propone che si voti l'articolo proposto e lo si trasmetta poi alla Presidenza, che dovr decidere a quale Sottocommissione dovr essere rinviato. TARGETTI si chiede come si possa approvare una norma che dovrebbe essere poi trasmessa ad altra Sottocommissione affinch la introduca nella Costituzione. PRESIDENTE ricorda all'onorevole Targetti che la Sezione una Commissione di studio. Pone ai voti l'emendamento proposto dall'onorevole Bozzi. UBERTI dichiara che voter contro, perch non ritiene che riguardi materia costituzionale. ( approvato). 32

Apre la discussione sui primi due commi dell'articolo 15 della relazione Calamandrei: Divieto di limitazioni della tutela giurisdizionale . La tutela giurisdizionale, accordata in via generale dalla legge per tutti gli atti della pubblica amministrazione, non pu neanche per legge essere soppressa o limitata per determinate categorie di atti. Nelle controversie di diritto tributario abolita la limitazione per la quale gli atti di opposizione dei contribuenti non sono ammissibili in giudizio, se non preceduti dal pagamento del tributo . BOZZI ritiene che il primo comma potrebbe essere aggiunto all'articolo, precedentemente approvato, sull'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. CALAMANDREI, Relatore, accetta questa proposta. PRESIDENTE pone in votazione la proposta dell'onorevole Bozzi. ( approvata). DI GIOVANNI ritiene che il secondo comma debba essere aggiunto all'articolo 11 della relazione Calamandrei, gi approvato, riguardante la gratuit della giustizia. LEONE GIOVANNI, Relatore, pensa che anche il secondo comma dovrebbe essere aggiunto all'articolo riguardante l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, in quanto applicazione dello stesso principio. In tal modo si avrebbe un articolo completo, che nella prima parte affermerebbe l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge; nella seconda il divieto di limitazione della tutela giurisdizionale e nella terza il principio che nelle controversie in materia tributaria non ammesso vincolo alcuno per gli atti di opposizione del contribuente. Dichiara di essere favorevole al principio espresso nel comma in discussione, ritenendo che l'imposizione da parte dello Stato del principio del solve et repete rappresenta una ingiustizia, in quanto molto spesso i cittadini sono costretti a rinunciare al ricorso per l'impossibilit di pagare determinati tributi. DI GIOVANNI si associa alla proposta Leone, rinunciando alla propria. PRESIDENTE pone in votazione la proposta dell'onorevole Leone di aggiungere il secondo comma in esame al primo articolo, approvato e rinviato al Comitato di redazione. ( approvata). TERZA SOTTOCOMMISSIONE PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GHIDINI PRESIDENTE avverte che si riprende la discussione sul dovere sociale del lavoro e diritto al lavoro. COLITTO, Relatore, rileva che altro il diritto che ogni cittadino ha di lavorare senza che gli si frappongano limitazioni o riducendosi queste all'indispensabile, altro il diritto del cittadino al lavoro. Nel primo caso il lavoro gi trovato dai cittadini e solo si discute delle condizioni della sua esplicazione, mentre nel secondo il cittadino va alla ricerca di un lavoro che non trova e che, pur ammettendosi il suo diritto, dovrebbe trovare. Ora, poich assurdo parlare in una Costituzione, che un documento soprattutto di carattere giuridico, del diritto del cittadino, senza che si possa insieme parlare di un corrispondente dovere dello Stato a garantirne la soddisfazione, pensa che le formule proposte non siano da approvarsi, in entrambe proclamandosi il diritto al lavoro del cittadino senza che insieme si proclami il corrispondente dovere dello Stato di assicurarlo. Costituisce

33

per lui una vera irrisione all'enorme massa dei disoccupata che non diminuisce, ma putroppo aumenta, di inserire nella Carta costituzionale che lo Stato ha il dovere di trovare lavoro ai disoccupati quando certo che, per tradurre tale dovere in pratica, sono necessari provvidenze e istituzioni estremamente complesse e soprattutto possibilit finanziarie che non l'Italia soltanto, ma la pi parte degli Stati, ben lungi dal possedere. CANEVARI si dichiara, in linea di massima, d'accordo con la formula proposta ieri del Presidente, che preciserebbe nel seguente modo: Il lavoro un dovere e un diritto da parte di ogni cittadino, conforme alla propria scelta e alla propria idoneit. Aggiungerebbe poi : compito dello Stato, con le sue leggi, facilitare (il collocamento del lavoro, disciplinarne le forme, i limiti e le condizioni affinch esso sia realizzato nel modo pi soddisfacente e pi vantaggioso per il singolo e per la collettivit . TOGNI adotterebbe una formula pi semplice e chiara. TAVIANI non accetta la tesi sostenuta dall'onorevole Colitto e si domanda perch se questi si preoccupa di non dichiarare il diritto al lavoro, in quanto ne deriverebbe un dovere per lo Stato di dare a tutti il lavoro, non si preoccupa viceversa di dichiarare il dovere al lavoro per il quale, ragionando allo stesso modo, lo Stato potrebbe obbligare tutti a lavorare. Rileva che un'affermazione di principio vincola la Stato a una determinata politica, ma non a rispondere caso per caso, sicch necessario trovare una formula la quale parli appunto di questo indirizzo che deve avere lo Stato nella sua politica economica. A questo proposito si dichiara favorevole alla formula prospettata ieri dall'onorevole Noce o ad altre simile che dicessero che primo fine della politica economica dello Stato deve essere il pieno impiego, cio non garantire a tutti il dirito al lavoro , ma piuttosto creare condizioni tali perch possa esplicarsi il diritto al lavoro . DI VITTORIO concorda con le affermazioni dell'onorevole Taviani, aggiungendo tuttavia che sarebbe preferibile precisare maggiormente l'enunciazione del diritto al lavoro. Una Costituzione non una legge che serve a soddisfare soltanto esigenze immediate, ma segna invece una tappa che si proietta nell'avvenire e indica una prospettiva politica e storica. Bisogna, pertanto, affermare il diritto al lavoro : ci significa che lo Stato deve seguire un indirizzo politicosociale tale da assicurarne l'esercizio, quando le condizioni economico-sociali lo consentiranno. Si limiterebbe, quindi, a fare la seguente affermazione pura e semplice : Lo Stato riconosce il diritto al lavoro per tutti i cittadini italiani. Si potrebbe poi aggiungere: La legislazione deve tendere a realizzare condizioni tali da poter assicurare concretamente questo diritto . FANFANI in base ai rilievi fatti ieri sera e a quelli fatti nella riunione odierna, pensa di poter proporre una nuova formula cos concepita: Ogni cittadino ha il dovere e il diritto di dedicare la sua opera manuale o intellettuale, ad un'attivit produttiva conforme alle sue attitudini e nei limiti delle sue possibilit. La Repubblica riconosce al cittadino il diritto ad una occupazione continua e proficua o almeno ad un'assistenza che la surroghi e con norme apposite ne predisporr il godimento, incoraggiando e coordinando l'attivit ecnomica promossa dai privati, svolgendo una politica di pieno impiego, stipulando accordi internazionali per l'emigrazione e determinando le modalit dell'indennizzo ai disoccupati involontari . DI VITTORIO dichiara di essere contrario a questa formula ritenendola eccessivamente lunga. Fa presente che la Commissione deve fissare i principi generali e non sostituirsi al legislatore. TOGNI dopo aver constatato che si di massima d'accordo che lo Stato deve riconoscere il linea di principio il diritto al lavoro, cos come si d'accordo nel riconoscere che per realizzare questo diritto lo Stato deve fare quanto possibile, propone di aggiungere alla formula proposta dal Presidente : Lo Stato, riconoscendo il 34

diritto al lavoro da parte dei cittadini, interviene affinch l'ordinamento giuridico e le condizioni sociali ed economiche ne assicurino la possibile realizzazione . GIUA adotterebbe la seguente enunciazione sintetica : La Repubblica afferma il diritto al lavoro per ogni cittadino ed all'uopo ne assicura l'attuazione pratica. MARINARO presenta il seguente ordine del giorno : La terza Sottocommissione, dopo l'ampia discussione svoltasi, ritiene che le disposizioni da includere nella Costituzione debbano conciliare le giuste esigenze delle classi lavoratrici con la situazione economica generale del Paese ed i compiti essenziali di uno Stato democratico. E pertanto, fondendo e precisando gli articoli formulati dai vari oratori, delibera di predisporre la seguente unica disposizione : Il lavoro un diritto e nello stesso tempo un dovere di ogni cittadino, che li esercita in conformit della propria idoneit e della propria scelta. Lo Stato creer, con tutti i mezzi a sua disposizione, le pi vaste possibilit di lavoro e ne tuteler i rapporti in modo da assicurare il maggior vantaggio ai singoli cittadini e alla collettivit . DI VITTORIO contrario alla formula proposta che, nella sua genericit, non segnerebbe un progresso nel campo sociale. Ribadisce il concetto che la Costituzione, prendendo la situazione attuale come punto di partenza, deve sforzarsi di indicare una prospettiva storica, e quindi deve tener aperta la via al progresso legislativo. Il valore dell'affermazione risiede nel fatto che lo Stato e la societ nazionale italiana devono essere organizzati in modo tale da determinare concretamente le condizioni che assicurino il diritto al lavoro a tutti i cittadini. In base a questo concetto cade la preoccupazione che lo Stato non possa, nel momento attuale, assicurare il lavoro a tutti i cittadini. TOGNI d'accordo con l'onorevole Di Vittorio che lo Stato debba proiettare la sua azione nel futuro; di fronte alle difficolt pratiche che l'affermazione di un principio impegnativo determina, bisogna graduarne la realizzazione. DI VITTORIO nota che la formulazione da lui proposta moralmente impegnativa e demanda al potere legislativo il compito di realizzarne le condizioni. TAVIANI vorrebbe tener distinti i due problemi. Circa l'enunciazione di carattere generale relativa al diritto e al dovere del lavoro la Sottocommissione, tranne l'onorevole Colitto, d'accordo. Si potrebbe, in proposito, adottare la formula proposta nella precedente riunione dal Presidente. Quanto al secondo punto la dizione proposta dall'onorevole Fanfani completa, ma forse troppo scientifica, mentre l'altra dell'onorevole Togni, con le parole: ne assicurino la possibile realizzazione , viene, a suo parere, a limitare troppo il concetto del diritto al lavoro. Si potrebbe, in conclusione, dire: Lo Stato provvede a porre le condizioni economiche e sociali per assicurare a tutti i cittadini il lavoro, aggiungendo, se del caso: oppure, ove questo non sia possibile, una assistenza che lo surroghi . FANFANI fa presente che nella formula da lui proposta ha riprodotto le esigenze manifestatesi nella discussione di ieri. , peraltro, convinto che nelle Costituzioni non si fanno solo affermazioni di principi generici. Una Costituzione aderisce alla realt in quanto scende a qualche individuazione di cose fattibili. DI VITTORIO accetterebbe la formulazione dell'onorevole Fanfani in un progetto di legge, ma non nella Costituzione, per quanto ritenga anch'egli che la Costituzione non debba consistere in una serie di enunciazioni generiche. 35

TOGNI modificherebbe la sua proposta in questi termini : Lo Stato, riconoscendo il diritto al lavoro da parte dei cittadini, provvede affinch l'ordinamento giuridico e le condizioni sociali ed economiche ne consentano la realizzazione . Sarebbe contrario ad unire la questione previdenziale a quella del lavoro, trattandosi di affermazioni in campi diversi. MOL osserva che lo Stato non provvede, ma provvedono i governi. Richiama la Sottocommissione alle considerazioni svolte nella relazione Pesenti. PARATORE rileva l'enorme importanza dell'argomento in discussione. Oggi lo Stato interviene in questo campo attraverso l'assistenza. Si tratta ora di trasformare l'intervento dello Stato da assistenziale in intervento attivo. Una volta messo avanti il principio di questo diritto, il problema consiste nel vedere se ci si debba limitare a questa affermazione o se si debba fare un passo pi avanti. Poich ritiene che fare un passo pi avanti sia pericoloso, propone la seguente formula : La Repubblica riconosce il diritto al lavoro di tutti i cittadini. La politica economica e finanziaria dello Stato tender a creare le condizioni che permettano d'assicurare tale ritto . MERLIN ANGELINA propone la seguente dizione : Lo Stato riconosce il diritto ed il dovere dei cittadini al lavoro ed tenuto a promuovere i piani economici che assicurino il minimo necessario alla vita e, se non possibile, l'assistenza . PRESIDENTE avverte che l'onorevole Togni ha cos modificato la formula proposta: Lo Stato riconosce il diritto al lavoro da parte dei cittadini ed interviene affinch l'ordinamento giuridico e le condizioni sociali ed economiche ne consentano la realizzazione . TAVIANI associerebbe il diritto al lavoro al dovere. Propone, intanto, che si passi alla votazione delle proposte fatte. CANEVARI anch'egli d'avviso che si adotti una formula in cui si parli del dovere e del diritto al lavoro. DI VITTORIO osserva che l'affermazione del lavoro quale dovere sociale ha un valore esclusivamente etico, mentre l'affermazione del diritto al lavoro rappresenta una conquista delle masse lavoratrici ed un progresso della legislazione. Se si vuole porre l'accento su questa ultima affermazione bisogna precisare che la Repubblica riconosce il diritto al lavoro a tutti i cittadini italiani. Se poi vi fossero degli scrupoli sulla applicabilit di tale norma, si potr aggiungere che la legislazione tender a creare condizioni economiche e sociali tali che permettano di assicurare questo diritto. A suo parere, bisognerebbe limitarsi alla prima affermazione. MOL si associa osservando che sarebbe scorretto, dal punto di vista giuridico, anticipare in un testo costituzionale la materia propria della legislazione e tanto meno di parlare di politica economica e finanziaria. DI VITTORIO rileva tuttavia che molte Costituzioni moderne si soffermano su tali particolarit. MOL nota che si tratta evidentemente delle Costituzioni di quei paesi in cui gi esiste un'economia statizzata. COLITTO insiste perch si accetti la formulazione da lui gi proposta e cio: Ogni cittadino ha il dovere di dedicare la sua opera, manuale o intellettuale, ad una attivit produttiva da lui liberamente scelta conforme alle sue attitudini e nei limiti delle sue possibilit . 36

TAVIANI propone la seguente formula: Ogni cittadino ha il diritto e il dovere di lavorare conformemente alle proprie possibilit ed alla propria scelta . PRESIDENTE ritiene che quest'ultima formulazione dell'onorevole Taviani possa raccogliere l'unanimit dei consensi. Si potrebbe porre ai voti, salvo poi ad integrarla con una delle enunciazioni proposte. COLITTO ritiene che si debba tener presente tutto l'articolo, per fissare una buona coordinazione fra le diverse parti. PRESIDENTE osserva che vi un nesso logico fra le varie parti dell'articolo : si vota cio una prima affermazione sul riconoscimento del diritto e del dovere di lavorare; seguir una seconda affermazione sul riconoscimento del diritto al lavoro; sar in seguito posta ai voti una terza parte sulla quale vi sono gi quattro formulazioni, che saranno lette a suo tempo. Pone ai voti la formula proposta dall'onorevole Taviani : Ogni cittadino ha il dovere e il diritto di lavorare conformemente alle proprie possibilit e alla propria scelta . ( approvata all'unanimit). Pone ora ai voti la seconda parte dell'articolo : La Repubblica riconosce a tutti i cittadini italiani il diritto al lavoro . MARINARO ritiene superflua questa enunciazione. TAVIANI non dello stesso avviso, in quanto una cosa il diritto di lavorare e altra cosa il diritto al lavoro. COLITTO dichiara di votare, nonostante quanto ha detto, favorevolmente, perch, in sostanza, il concetto espresso in modo generico nella parte messa in votazione (si afferma un diritto naturale), precisato sotto forma di tendenza nella parte che si dovr votare in una delle formulazioni che saranno lette. MARINARO dichiara di votare favorevolmente, pur ritenendo tuttavia superflua una tale affermazione. (La formula approvata all'unanimit). Per la terza parte sono stati presentati diversi testi di cui d successivamente lettura. Marinaro: Lo Stato creer, con tutti i mezzi a sua disposizione, le pi vaste possibilit di lavoro e ne tuteler i rapporti in modo da assicurare il maggior vantaggio ai singoli cittadini ed alla collettivit . Togni: ... e provvede affinch l'ordinamento giuridico e le condizioni sociali ed economiche ne consentano la realizzazione . Paratore: La politica economica e finanziaria dello Stato tender a creare le condizioni che permettano di assicurare tale didiritto . Merlin: ... ed tenuta a promuovere l'attuazione di piani economici e finanziari che ne consentano l'esercizio. TAVIANI invita l'onorevole Paratore a sostituire all'espressione politica economica e finanziaria la parola Stato . PARATORE si tratta di un concetto del tutto differente.

37

FANFANI propone che alla formula gi approvata : La Repubblica riconosce a tutti i cittadini italiani il diritto al lavoro siano aggiunte le parole : e predispone tutti i mezzi necessari al suo godimento . GIUA chiede che sia posta in votazione la formula proposta dall'onorevole Fanfani, in quanto pi semplice e ampia. TAVIANI chiede che in luogo di dire: tutti i mezzi necessari si dica : i mezzi necessari . FANFANI accetta l'emendamento proposto dall'onorevole Taviani. PRESIDENTE pone ai voti la proposta dell'onorevole Fanfani di aggiungere alla formula gi approvata : La Repubblica riconosce a tutti i cittadini italiani il diritto al lavoro le parole : e predispone i mezzi necessari al suo godimento . PARATORE dichiara di votare contro la formula Fanfani perch ritiene, in base a personale esperienza, che sia equivoca e soverchiamente impegnativa. COLITTO dichiara di astenersi per le stesse ragioni dette dall'onorevole Paratore. Egli avrebbe preferito l'ordine del giorno Marinaro. MOL dichiara di astenersi perch desidera una formulazione generica, senza determinazioni, in maniera che sia lasciata la pi ampia facolt di emanare provvedimenti legislativi ai governi repubblicani legittimi che si succederanno. Votano s: Di Vittorio, Fanfani, Federici Maria, Ghidini, Giua, Marinaro, Merlin Angelina, Noce Teresa, Rapelli, Taviani, Togni. Vota no: Paratore. Si astengono: Colitto, Mol. (La formula approvata). PRESIDENTE. L'articolo approvato risulta cos formulato : Ogni cittadino ha il dovere e il diritto di lavorare conformemente alle proprie possibilit ed alla propria scelta. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini italiani il diritto al lavoro e predispone i mezzi necessari al suo godimento . TERZA SOTTOCOMMISSIONE PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GHIDINI GIUA, Relatore, legge gli articoli da lui proposti. Art. Tutti i cittadini italiani, senza distinzione di sesso, sono ammessi agli impieghi pubblici in base a concorsi, senza alcuna restrizione, tranne quella della capacit. L'esercizio dell'insegnamento universitario aperto a tutti i capaci indipendentemente da distinzioni di razza, religione, credo politico e nazionalit. L'accesso agli impieghi privati aperto a tutti i cittadini italiani, senza distinzione di sesso. 38

Art. Il cittadino italiano in possesso del titolo necessario ha diritto di esercitare una professione nel territorio della Repubblica. Tale diritto tutelato dallo Stato e disciplinato Inizio pagina: 59 dalle leggi e dai regolamenti degli ordini professionali. Lo stesso diritto compete ai cittadini di altri paesi che stabiliscano il trattamento di reciprocit. Fa osservare che, data la carenza dell'insegnamento universitario, dipendente dal fatto che durante il periodo fascista la quasi totalit delle cattedre universitarie stata coperta da giovani insegnanti venuti su in clima fascista, occorre provvedere urgentemente. Gi in altra epoca il De Sanctis ed il Sella avevano aperto le nostre Universit ad insegnanti stranieri; anche ora necessario ricorrere a questa possibilit, se si vuol rinnovare lo spirito dell'insegnamento universitario. evidente che per le scienze giuridiche difficilmente verranno insegnanti stranieri, ma per le altre scienze di carattere internazionale, e specialmente per quelle sperimentali, ovvia la necessit che all'insegnamento siano ammesse anche persone che non abbiano la nazionalit italiana. COLITTO propone di sopprimere l'inciso senza alcuna restrizione, tranne quella della capacit . MOL espone alcuni dubbi: questa specificazione circa le modalit per i concorsi non crede sia materia di costituzione, ma di legge. Da un punto di vista tecnico, non la Costituzione che deve stabilire che gli uffici sono assegnati per concorso; per dichiara di non fare alcuna proposta in merito. Quanto alla seconda affermazione: la parificazione assoluta dei sessi in tutti gli uffici, osserva che vi sono uffici in cui tale parificazione non possibile, ad esempio in quelli che riguardano le funzioni giudiziarie e militari. FEDERICI MARIA non trova ammissibili queste discriminazioni. MOL risponde che gi nel diritto romano, e poi dai Santi Padri era stato riconosciuto che la donna, in determinati periodi della sua vita, non ha la piena capacit di lavoro. PRESIDENTE direbbe idoneit invece di capacit . MOL infine osserva che se non si pu evitare, per ragioni contingenti, che si debba ricorrere alla partecipazione di stranieri ad un alto ufficio quale quello dell'insegnamento superiore, non si dovrebbe stabilire come norma statutaria tale partecipazione. Potrebbe avvenire che in un futuro pi o meno prossimo la direzione spirituale della Nazione italiana venisse affidata ad uomini che non sono italiani e che non hanno alcun attaccamento alla storia e alle esigenze della Nazione. Ci sarebbe molto pericoloso, specialmente dal punto di vista politico. TOGNI in luogo del secondo articolo del Relatore propone di premettere al primo un'affermazione di principio alla garanzia del libero esercizio professionale cos concepita: La Repubblica garantisce a tutti i cittadini il libero esercizio della propria attivit professionale, nel rispetto della legge . Al primo comma proposto dal relatore toglierebbe l'inciso senza alcuna restrizione, tranne quella della capacit e sostituirebbe e in relazione alla propria idoneit . Dove si parla dell'insegnamento universitario, anzich dire aperto direbbe pu essere aperto . Non ritiene poi necessario l'ultimo punto, ma non fa alcuna proposta in merito. Il testo dell'articolo cos modificato sarebbe il seguente: 39

La Repubblica garantisce a tutti i cittadini il libero esercizio della propria attivit professionale nel rispetto delle leggi. Tutti i cittadini italiani, senza distinzione di sesso, sono ammessi agli impieghi pubblici in base a concorsi ed in relazione alla propria idoneit. Per l'insegnamento universitario, ai concorsi possono essere ammessi anche cittadini stranieri. L'accesso agli impieghi privati aperto a tutti i cittadini italiani, senza distinzione di sesso . GIUA, Relatore, dichiara di accettare la formulazione Togni. COLITTO d'accordo con l'onorevole Mol che la donna non abbia la capacit di svolgere le funzioni giudiziarie, ma fa rilevare che sostituire idoneit a capacit non chiarisce il concetto. FEDERICI MARIA trova inammissibile l'affermazione dell'incapacit della donna a ricoprire funzioni giudiziarie; quanto poi ad impieghi di carattere militare fa notare che si vanno sviluppando i cos detti servizi ausiliari, compiuti da donne, e che, anche nella polizia, preveduto l'impiego delle donne. MOL consente che le donne possano ben corrispondere nei corpi ausiliari dell'esercito; ma si tratta di un caso che non permette generalizzazioni. Non intende affermare una inferiorit nella donna; per da studi specifici sulla funzione intellettuale in rapporto alle necessit fisiologiche dell'uomo e della donna risultano certe diversit, specialmente in determinati periodi della vita femminile. FEDERICI MARIA ritiene che basterebbe sostituire a capacit idoneit COLITTO, poich nella Costituzione non si pu fare della casistica, direbbe: L'accesso ai pubblici impieghi libero ai cittadini, salvo le limitazioni stabilite dalla legge. Agli impieghi si accede mediante concorsi. PRESIDENTE propone di modificare la proposta Togni, riferendo l'idoneit al sesso e precisamente: Tutti i cittadini italiani sono ammessi agli impieghi pubblici in base a concorso, senza restrizione di sesso, tranne quella della idoneit . FEDERICI MARIA ricorda che anche nella discussione sul lavoro furono sollevate eccezioni per le donne. TOGNI del parere che non si debba scendere a dettagli sulle limitazioni. Queste verranno fatte all'atto del concorso in riferimento alle qualit fisiche che l'ufficio rchiede. Se gi si dice che sono ammessi senza limitazioni di sesso, tranne quella della idoneit, l'idoneit pu riferirsi tanto alla persona che al sesso. Nella Costituzione non possono essere posti dei limiti all'accesso di un sesso agli impieghi. COLITTO, poich non possibile scendere a dettagli, insiste nel proporre il seguente articolo: L'accesso ai pubblici impieghi libero ai cittadini, salvo le limitazioni stabilite dalla legge. Agli impieghi si accede mediante concorsi . TOGNI obietta che la Costituzione non pu rimandare alle leggi: deve dare delle direttive. Del resto in America ed in Inghilterra limitazioni del genere non vengono fatte; tutte le carriere, dalla militare alla professionale, sono aperte alle donne. FEDERICI MARIA, poich nessuna Costituzione fa restrizioni in materia, insiste perch non siano fatte nella nostra. MOL dichiara di accettare la formula proposta dall'onorevole Colitto. PRESIDENTE chiarisce che l'articolo sarebbe cos formulato: La Repubblica garantisce a tutti i cittadini il libero esercizio della propria attivit professionale nel rispetto delle leggi . Pone ai voti questo comma. 40

( approvato). D poi lettura delle due proposte, quella degli onorevoli Colitto e Mol, e l'altra dell'on. Togni, per il comma successivo. La prima cos formulata: L'accesso ai pubblici impieghi libero ai cittadini, salvo le limitazioni stabilite dalla regge. Agli impieghi si accede mediante concorsi . L'altra la seguente: Tutti i cittadini italiani, senza distinzione di sesso, sono ammessi agli impieghi pubblici in base a concorsi ed in relazione alla propria idoneit . MARINARO favorevole alla prima formula, ma con la seguente modificazione alla seconda parte: Agli impieghi nelle amministrazioni statali, parastatali o comunque soggette alla vigilanza dello Stato, si accede mediante concorsi . PRESIDENTE fa considerare che la distinzione tra uffici pubblici e non pubblici non facile. MARINARO, appunto per eliminare tale difficolt, ritiene necessaria la distinzione proposta. PRESIDENTE osserva che c' grande incertezza nei criteri di distinzione fra enti pubblici ed enti privati. MARINARO potrebbe modificare la proposta e dire: Nelle amministrazioni statali o in enti di diritto pubblico e ci perch in certe amministrazioni che hanno funzioni prevalentemente di interesse pubblico non mai stato introdotto il concorso. COLITTO chiede che sia fatto risultare dal verbale che, parlando di impieghi pubblici, si intende far riferimento a quanto ha specificato l'onorevole Marinaro. MARINARO fa considerare che la Cassazione ha ripetutamente affermato che quando si dice impiego pubblico ci si riferisce a impieghi nelle amministrazioni dello Stato. PRESIDENTE rileva che ci sono impieghi pubblici presso enti privati e ci sono impieghi privati presso enti pubblici. Fa l'esempio del Consorzio agrario che indubbiamente un ente privato, ma che esplica anche funzioni pubbliche, quale quella dell'ammasso del grano. L'impiegato addetto all'ammasso del grano esercita un impiego pubblico presso un ente privato. Ritiene perci sufficiente dire impieghi pubblici . MARINARO aggiunge che la Cassazione ha definito ente di diritto pubblico quello che assolve ad una funzione pubblica. Ci sono istituti che hanno attivit mista, altri che hanno una figura giuridica sui generis, che esercitano una pubblica attivit, che danno buone remunerazioni e assicurano una carriera vantaggiosa. Non vede perch non si dovrebbe richiedere che le assunzioni del personale si facciano per concorso. PRESIDENTE legge la proposta degli onorevoli Colitto, Mol, Marinaro: L'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazione e negli enti di diritto pubblico libero ai cittadini, salvo le limitazioni stabilite dalla legge. Agli impieghi si accede mediante concorsi ; e quella dell'onorevole Togni: Tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, sono ammessi agli impieghi pubblici in base a concorsi e in relazione alla propria idoneit . 41

COLITTO dichiara di essere disposto ad aggiungere nella sua formula l'inciso senza distinzione di sesso . La formula risulterebbe cos espressa: L'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni e negli enti di diritto pubblico libero ai cittadini, senza distinzione di sesso, salvo le limitazioni stabilite dalla legge. A tali impieghi si accede mediante concorsi . FEDERICI MARIA insiste perch sia tolto l'inciso salvo le limitazioni stabilite dalla legge . COLITTO non lo ritiene opportuno. Ad esempio, un concorso per soli maschi indetto dall'Accademia militare per arruolamento di allievi ufficiali, risulterebbe anticostituzionale. MARINARO afferma che. queste limitazioni esistono in quasi tutte le costituzioni. FEDERICI MARIA ritiene che quell'inciso sia pericoloso, perch non si possono specificare i casi ai quali si intende riferito. Con la proposta dell'onorevole Togni, dove prevista, la idoneit, queste preoccupazioni non avrebbero ragione di essere. MOL osserva che la idoneit serve a stabilire un criterio individuale che riguarda tanto il maschio che la femmina. PRESIDENTE pensa che mutando la collocazione dell'inciso, salvo le limitazioni stabilite dalla legge , potrebbe essere eliminato ogni disaccordo. Propone pertanto la seguente formula: L'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni e negli enti di diritto pubblico libero ai cittadini, salvo le limitazioni stabilite dalla legge, senza distinzione di sesso, razza, religione e fede politica. A tali impieghi si accede mediante concorso . Mette ai voti questa proposta. ( approvata). D poi lettura della nuova formulazione del punto successivo: Per l'insegnamento universitario i concorsi possono essere aperti anche a cittadini stranieri . Pone ai voti questa proposta. ( approvata).

PRIMA SOTTOCOMMISSIONE

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TUPINI PRESIDENTE invita i Commissari a voler tenere presente il testo degli articoli gi approvati dalla terza Sottocommissione che hanno interferenza col tema che attualmente oggetto dell'esame della Commissione. Richiama particolarmente l'attenzione dei Commissari sul primo articolo gi approvato dalla terza Sottocommissione: Ogni cittadino ha il diritto e il dovere di lavorare conformemente alle proprie possibilit e alla propria scelta.

42

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini italiani il diritto al lavoro e predispone i mezzi necessari al suo godimento . Rileva che, per alcuni punti, tale articolo pu essere considerato come un testo molto vicino a quello proposto dall'onorevole Togliatti e per altri punti al testo proposto dall'onorevole Lucifero. LUCIFERO, Relatore, dichiara di accettare in linea di massima l'articolo della terza Sottocommissione. Fa soltanto una riserva sul fatto dell'imperativo del lavoro, che lo preoccupa, perch non vede come possa accordarsi con il concetto di libert, e sul termine lavoro che preferirebbe fosse sostituito dall'espressione attivit economica . Ci possono essere determinati lavori che non sono tali se si ha riguardo al termine corrente della parola, eppure si identificano con l'attivit dell'uomo. L'espressione attivit economica gli sembra pi comprensiva. PRESIDENTE domanda all'onorevole Togliatti se pu presentare alla Commissione il testo dell'articolo concordato con l'onorevole Dossetti. TOGLIATTI, Relatore, informa che l'onorevole Dossetti e lui si sono trovati d'accordo sulle prime quattro linee dell'articolo. L'onorevole Dossetti si era incaricato di dare un'elaborazione diversa alla parte centrale, cio al capoverso dell'articolo, precedentemente abbozzato insieme con l'oratore, e che dovrebbe formare un articolo a s. L'articolo successivo e anche quello che segue, sul lavoro nelle sue diverse forme, ha trovato concordi l'oratore e l'onorevole Dossetti. Questo ultimo articolo, del resto, quello che pi si avvicina alla formulazione dell'onorevole Lucifero. Anche l'articolo riguardante il diritto per i lavoratori di associarsi li ha trovati d'accordo, eccetto che per la parte che riguarda il diritto di sciopero anche degli impiegati dei pubblici servizi. Cos pure non sorta alcuna discussione sull'articolo che riguarda il diritto al riposo. Discussione c' stata invece sull'articolo riguardante la propriet e i mezzi di scambio. Sul fondamento dell'articolo l'intesa era comune. L'onorevole Dossetti si era riservato di trovare una formulazione che fosse pi estensiva in determinate direzioni sociali, e che forse si avvicina alla formulazione presentata dalla terza Sottocommissione. Per quanto riguarda gli ultimi due articoli, non c' stato disaccordo. PRESIDENTE ricorda all'onorevole Togliatti di aver osservato che la terza Sottocommissione ha gi trattato l'argomento contenuto nell'articolo 1 da lui proposto, ed ha presentato in proposito un'altra formulazione, che potrebbe rappresentare il punto di partenza per poter avvicinare le due distinte formulazioni presentate dei due Relatori. L'onorevole Lucifero ha gi risposto di poter accettare, salvo una riserva di carattere formale, la formulazione proposta dalla terza Sottocommissione per quanto riguarda il primo articolo. Domanda all'onorevole Togliatti il suo parere circa questo primo articolo della terza Sottocommissione. TOGLIATTI, Relatore, dichiara di considerare la formulazione della terza Sottocommissione stilisticamente non troppo felice, in quanto afferma due volte lo stesso diritto al lavoro. PRESIDENTE osserva per che nella prima proposizione di questo primo articolo della terza Sottocommissione c' riferimento alla facolt di scelta e alle possibilit di lavoro, su cui egli ritiene che si possa essere d'accordo. TOGLIATTI, Relatore, dichiara di accettare il concetto contenuto in tale proposizione. LUCIFERO, Relatore, dichiara che, pur non essendo contrario ad accettare il testo proposto dalla terza Sottocommissione, non nemmeno contrario alla prima parte dell'articolo nella formula proposta dall'onorevole Togliatti: Ogni cittadino ha diritto al lavoro ed ha il dovere di svolgere un'attivit socialmente utile . Infatti in questa prima parte espresso quel tale concetto che l'oratore ha manifestato nella seduta di ieri, ma di cui non

43

fatto cenno nel testo proposto dalla terza Sottocommissione. Perci, se l'onorevole Togliatti pu trovare il modo di inserire nella sua formula che quella attivit socialmente utile pu essere liberamente scelta, ritiene di poter accettare anche il testo proposto dall'onorevole Togliatti. PRESIDENTE propone che, tenendo presente il testo presentato dall'onorevole Togliatti, si aggiunga alla formula contenuta nella prima proposizione del primo articolo l'espressione: conformemente alle proprie possibilit e alla propria scelta tolta dalla formula della terza Sottocommissione. LUCIFERO, Relatore, dichiara di accettare questa nuova formula. TOGLIATTI, Relatore, dichiara anch'egli di accettarla. PRESIDENTE pone in discussione la prima proposizione del primo articolo, nella seguente formula concordata: Ogni cittadino ha diritto al lavoro e ha il dovere di svolgere un'attivit socialmente utile conformemente alle proprie possibilit e alla propria scelta . MORO osserva che un continuo riferimento al lavoro della terza Sottocommissione, per ricollegarsi ad essa, complicherebbe di pi il lavoro invece di facilitarlo. Circa la struttura di questo articolo domanda se nell'espressione attivit socialmente utile restano compresi anche i lavori familiari delle donne di casa. Questi lavori indubbiamente e sostanzialmente sono utili dal punto di vista generale. La formula potrebbe indurre anche a ritenere che si tratti solo del lavoro che abbia carattere immediato di evidente utilit sociale. Non c' dubbio che questa non l'intenzione del proponente. Ritiene quindi necessario introdurre una specificazione su questo punto, a tutela della integrit della famiglia. PRESIDENTE risponde all'onorevole Moro che egli non intende confondere il lavoro della prima Sottocommissione con quello della terza, ma solo tenerlo presente al fine di una eventuale migliore formulazione. TOGLIATTI, Relatore, fa presente allo onorevole Moro che nella terminologia del lavoro socialmente utile compreso senza dubbio il lavoro domestico. MORO replica che sarebbe in ogni modo opportuno aggiungere qualche parola che tolga ogni dubbio in proposito. LUCIFERO, Relatore, dichiara di accettare la spiegazione dell'onorevole Togliatti, perch essa risolve un dubbio espresso dallo oratore nella seduta precedente. Domanda per all'onorevole Togliatti chi giudicher della utilit sociale del lavoro, dato che sulla utilit sociale di una determinata attivit vi possono essere notevoli differenze di opinioni e di interpretazioni. Concorda sul principio che il lavoro debba essere socialmente utile, ma, esaminando il caso di certe persone che svolgono una determinata attivit, si preoccupa che possa sorgere la contestazione se il loro lavoro sia o no socialmente utile. Domanda, ad esempio, se il lavoro dello studioso, del sacerdote, dell'archeologo, del bibliotecario, sia un lavoro socialmente utile. Ritiene che il problema esista e che occorra risolverlo. PRESIDENTE osserva che si pu cercare un termine pi chiaro e quindi idoneo ad eliminare ogni preoccupazione. LA PIRA ritiene utile chiarire il principio con una norma la quale dica, per esempio, che ci sono tante funzioni sociali di natura manuale ed intellettuale che si possono identificare con il lavoro. Fa presente che in alcune Costituzioni moderne o progetti di Costituzioni moderne, vi appunto una formula che parla del lavoro nelle sue varie forme, intellettuali, manuali, ecc. CARISTIA dichiara di essere molto perplesso nel giudicare se l'espressione attivit socialmente utile sia adeguata o no. 44

Certamente esistono dei lavori che sono evidentemente utili alla societ, specialmente quelli riguardanti l'attivit economica; ma ci sono anche lavori che hanno un grado di finezza e di elevatezza notevole, per i quali egli non sa fino a qual punto si possa dire che sono utili alla societ, e, se lo sono, lo sono in maniera molto indiretta. Perci un'espressione come quella proposta, la quale coinvolge un giudizio sulla attivit sociale di un determinato lavoro, lo lascia molto dubbioso. PRESIDENTE insiste sulla necessit di trovare una formula sostitutiva di quella socialmente utile , che possa riscuotere il consenso di tutti. Nel caso che questa formula non si trovi, propone di sopprimere senz'altro le parole socialmente utile , e di tornare press'a poco a quello che diceva la prima parte dell'articolo 1 approvato dalla terza Sottocommissione: Ogni cittadino ha il dovere e il diritto di lavorare conformemente alle proprie possibilit e alla propria scelta , poich dicendo scelta e possibilit si tengono presenti tutti gli elementi che, almeno fino a questo momento, hanno formato oggetto delle preoccupazioni dei vari oratori. MASTROJANNI fa presente che non vede come si possa temere che il cittadino non voglia lavorare. Il popolo italiano un popolo lavoratore. In Italia si deve lamentare che non ci sia lavoro per tutti, non che vi siano persone che si sottraggano al lavoro pure avendone la possibilit. Perci giudica esatto il principio che il lavoro sia un dovere sociale; ma d'altra parte ritiene che non sia il caso di stabilire in sede costituzionale che il cittadino ha l'obbligo al lavoro. In tal modo, da un punto di vista etico, si verrebbe ad ammettere che nella Repubblica italiana l'obbligo del lavoro possa corrispondere a qualche cosa di coercitivo. Propone invece la seguente formula: Il cittadino deve considerare come suo dovere sociale il lavoro . A questa prima parte si potrebbe far seguire l'affermazione contenuta nell'articolo approvato dalla terza Sottocommissione: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini italiani il diritto al lavoro e predispone i mezzi necessari al suo godimento . Fa presente che con tale formula egli mira a trasformare la prima parte dell'enunciazione in un'affermazione che abbia un carattere etico, pi che un carattere imperativo, e lasciando che il cittadino consideri come suo dovere sociale il lavoro, si garantisce a tutti il diritto al lavoro. LUCIFERO, Relatore, propone la seguente formula intermedia tra quella dell'onorevole Togliatti e quella del Presidente: Ogni cittadino ha il diritto al lavoro e ha il dovere di svolgere un'attivit conforme alle proprie possibilit e alla propria scelta . TOGLIATTI, Relatore, dichiara che le preoccupazioni espresse da alcuni Commissari riguardo al pericolo che l'espressione socialmente utile escluda determinate forme di attivit intellettuale o speculativa, non hanno fondamento. Ricorda che sono stati gi introdotti negli articoli approvati precedentemente, soprattutto nel primo, alcune determinazioni qualificative di diritti con carattere finalistico, che poi non sono state specificate. Quando si parlato dello sviluppo della persona umana, dal punto di vista fisico, economico, culturale e spirituale, non si precisato attraverso quali forme si possa raggiungere questo sviluppo. Parimenti, non c' bisogno, in questa sede, di introdurre tutte le specificazioni, circa la formula del lavoro socialmente utile , la quale non esclude l'indagine scientifica e l'attivit speculativa. PRESIDENTE rileva che tra le attivit socialmente utili vanno anche comprese quelle del sacerdote, del religioso, del missionario. Occorre considerare che ci sono dei cittadini i quali si sono dedicati a questa attivit religiosa, e preoccuparsi di tutelare la loro personalit. TOGLIATTI, Relatore, fa rilevare che in altra parte della Costituzione si parler anche di questo argomento. CEVOLOTTO osserva che vi sono forme di vita contemplativa, praticate da certi ordini religiosi, che bisogna ammettere, ma che non hanno certamente una funzione sociale, bens una funzione individuale, relativa alla propria anima. 45

PRESIDENTE replica che anche questi ordini religiosi hanno una funzione sociale, la quale, secondo il pensiero cattolico, consiste nel ristabilimento dell'equilibrio tra chi prega e chi non prega, tra chi pecca e chi non pecca, equilibrio che trova consistenza ed espressione in quella che la Chiesa chiama la Comunione dei Santi. Non si pu perci dire che queste attivit non abbiano una funzione socialmente utile; anzi, ne hanno una altissima e di particolare rilievo. CEVOLOTTO osserva che tutto questo pu essere interessante, elevato, nobile e molto giusto, ma potrebbe non esserlo da un altro punto di vista. Per questo, ritiene che sia necessario specificare o sopprimere. CARISTIA osserva che l'onorevole Togliatti afferma di avere un concetto esatto di quello che utilmente sociale, ma sta di fatto che quello di utilit sociale un concetto relativo. Un esempio si avuto proprio ora, in tema di Ordini religiosi. Alcuni ritengono che siano socialmente utili soltanto le attivit meccaniche, atte a produrre la ricchezza o gli strumenti necessari a tale scopo, e considerano socialmente inutili coloro che studiano o meditano. Non vede come si potr stabilire un concetto esatto della utilit sociale. L'onorevole Togliatti dice di averlo, ma bisogna vedere se chi deve applicare la Costituzione avr la stessa lucidit di idee e dar la stessa interpretazione del concetto di socialmente utile . LA PIRA osserva che si potrebbe raggiungere una maggiore chiarificazione sostituendo alla parole attivit la parola funzione . MANCINI osserva che non si pu dire svolgere una funzione . Le funzioni si esplicano e le attivit si svolgono. MASTROJANNI invita la Commissione a considerare dal punto di vista pratico la impossibilit di attuare il principio dell'obbligo del lavoro, in considerazione anche del fatto che il cittadino ha il diritto alla scelta del lavoro. Fa presente che in alcune provincie o regioni nelle quali le attivit lavorative sono orientate prevalentemente in un determinato senso, le situazioni ambientali e contingenti non consentono a tutti di esplicare quel medesimo lavoro; e che di conseguenza, non presentandosi la possibilit di un lavoro confacente alle proprie attitudini, il cittadino, obbligato al lavoro, avrebbe diritto di rifiutarvisi. Si dovrebbe pervenire, in tali casi, alla conseguenza illogica di obbligare il cittadino a trasferirsi da un luogo all'altro per soddisfare all'obbligo del lavoro e al diritto di scelta del lavoro. Fa presente inoltre il caso di ragazze di famiglia nell'et post-puberale e precedente al matrimonio, che obbligate al lavoro e portate fuori del loro ambiente familiare, potrebbero rimanere turbate nel loro sviluppo psicofsico; di coloro che, in possesso di rendita derivante da risparmi o da eredit, dato che non abolito dalla Costituzione il diritto di ricevere per testamento, si accontentino di vivere modestamente senza lavorare, e che dovrebbero invece essere obbligati al lavoro. una coercizione quella generica dell'obbligo del lavoro che l'oratore non ritiene si possa affermare come imperativo categorico. Si potrebbe, invece, esaudire il concetto con un'affermazione, per esempio, cos formulata: La Repubblica protegge il lavoro , statuendosi in tal modo che si disinteressa di chi non esplica un'attivit socialmente utile. CARISTIA fa osservare all'onorevole Mastrojanni che gi si sono fatte in questa Costituzione delle affermazioni che non costituiscono un concetto di diritto o di obbligo vero e proprio, ma che sono affermazioni di principio, le quali hanno un valore pi morale che giuridico e d'altra parte non dovrebbero mancare in una Costituzione. MASTROJANNI replica prospettando la ipotesi che un partito prevalente abbia una sua concezione, in uno Stato totalitario, in cui non ci sia posto se non per chi lavora effettivamente, e in cui per lavoro socialmente utile si intenda solo quello che renda in modo tangibile ed attuale, astrazione fatta da ogni considerazioni di ordine filosofico e spirituale. In uno stato siffatto il legislatore avrebbe la possibilit, prendendo argomento da quanto sancito nella Costituzione, di formulare una legislazione nella quale i professori universitari, per esempio, potrebbero essere adibiti a lavori manuali, in quel momento ritenuti pi utili dell'insegnamento di discipline universitarie. PRESIDENTE riassume la discussione e comunica che l'onorevole Moro propone la seguente formula: Ogni cittadino ha diritto al lavoro e ha il dovere di svolgere un'attivit capace di incrementare il patrimonio economico e spirituale della societ umana, conformemente alle proprie possibilit e alla propria scelta . 46

MORO fa presente che l'intento che lo ha mosso nel presentare la sua formulazione stato di evitare i due estremi tra i quali si dibatte la Commissione: l'estremo della indicazione un po' vaga socialmente utile , sulla quale sono state fatte fin da principio delle riserve, e la proposta di soppressione totale dell'inciso. Dichiara di non essere favorevole all'abolizione perch, parlando genericamente di lavoro, l'interpretazione della parola lavoro potrebbe dar luogo a dispute; e in secondo luogo perch ritiene opportuno che la Costituzione contenga un'affermazione di questo dovere sociale del lavoro, di questo contributo che ogni uomo deve dare alla societ umana che per i cristiani una comunit di fratelli. Si dichiara d'accordo con l'onorevole Togliatti, che, quando si parla di utilit sociale , si comprendono tutti i valori umani; ma ritiene sia bene precisare che il lavoro pu avere una duplice direttiva, tanto verso i valori spirituali quanto verso quelli economici. MASTROJANNI ritiene che la formula dell'onorevole Moro, per quanto ispirata da una concezione spiritualistica e conciliativa, cada in una gravissima contraddizione quando considera come dovere di lavoro quello di incrementare spiritualmente la societ umana. Il fatto di incrementare spiritualmente la societ spontanea manifestazione della psiche umana, che rifugge in modo assoluto da qualsiasi coercizione di dovere; lo stesso fatto della coercizione impedisce che si possa spontaneamente esercitare questa azione. Cita l'esempio del sacerdote, che spontaneamente assume i voti, fa opera di sacrificio e si prodiga per il bene dell'umanit. La sua spiritualit non deriva da un imperativo categorico, ma da un imperativo della sua coscienza; e quindi non si pu snaturare questo principio col far intervenire lo Stato a considerare questa attivit spirituale come un lavoro comandato dalla Costituzione, n si possono considerare questi eroi dello spirito come esercenti, un lavoro comandato dal consorzio umano. Per tali ragioni si dichiara contrario alla formula proposta dall'onorevole Moro. MERLIN UMBERTO dichiara di essere contrario alla formula presentata dall'onorevole Lucifero che, a suo parere, specifica troppo. Ricorda a questo proposito gli ordini religiosi che hanno come fine esclusivo la preghiera, e si domanda perch si voglia proibire a queste creature umane di pregare anche per coloro che non pregano mai. favorevole alla formula indicata dal Presidente, che nella sua genericit, comprende tutti i casi e non fa specificazioni pericolose. PRESIDENTE dichiara di essere solidale con l'onorevole Moro, dato lo spirito che lo ha mosso a fare la sua proposta. Si preoccupa soltanto del fatto che stabilire la capacit di incrementare o di accrescere il patrimonio spirituale, oltre che economico, della societ umana, possa essere interpretato nel senso di accettare preventivamente un controllo da parte di coloro che rappresentano la societ, i quali debbono giudicare se una determinata attivit sia spiritualmente utile o meno, per cui potrebbe darsi il caso che l'attivit del predicatore o dell'insegnante religioso sia ritenuta tale da arricchire il patrimonio spirituale, mentre non sia ugualmente valutata l'opera degli Ordini contemplativi. Al fine di eliminare tale pericolo stata proposta la soppressione delle parole socialmente utile . DOSSETTI distingue due problemi: quello dell'affermazione di principio che il Relatore voleva fare con questo articolo e sul quale sono d'accordo la maggior parte dei colleghi, e quello particolare di trovare una formula la quale non escluda certe attivit per le quali in passato si sono riscontrate difficolt di interpretazione. Dichiara anzitutto, a proposito del primo problema concernente l'affermazione fondamentale che ciascuno ha il dovere di svolgere un'attivit socialmente utile, di non essere completamente d'accordo con le conclusioni a cui pervenuto il Presidente. L'oratore, se fosse stato presente all'inizio della seduta, avrebbe fatto la proposta di premettere all'articolo in esame un altro articolo di carattere pi programmatico, il quale avrebbe dovuto sottolineare questo concetto dell'attivit socialmente utile che deve essere il fondamento della nostra struttura economica, sociale e politica. Osserva che la proposta del Presidente e dell'onorevole Lucifero, che afferma che si deve svolgere un'attivit, dice ad un tempo troppo e troppo poco. Dice troppo, perch a suo parere, la formula deve svolgere un'attivit conforme, ecc. pu essere suscettibile di quella interpretazione non rettilinea che si vuole evitare. Anche di fronte ad un articolo come quello proposto 47

dall'onorevole Lucifero, sempre possibile che si riapra il problema, per esempio, se gli ordini contemplativi svolgano o meno un'attivit socialmente utile. Dice poi troppo poco, perch non indica il tenore di questa attivit che invece, a suo parere, deve essere indicato. Quanto alla seconda questione, essa consiste nell'evitare che la formula, comunque escogitata, dia luogo ad esitazioni o a dubbi di interpretazione; occorre, cio, che essa non lasci la possibilit di escludere da questa attivit socialmente utile certe forme di attivit che potrebbero essere escluse, o certe funzioni, certi modi di vita che possono rappresentare una utilit sociale di carattere superiore, morale o spirituale. Ricorda a tale proposito le leggi eversive, che sciolsero gli ordini religiosi, esclusi quelli che esplicavano un'attivit educativa o di assistenza agli infermi, in quanto si ritenne di individuare solo in questi due tipi di attivit un'attivit socialmente utile. Ritiene perci che debba essere ribadito il concetto di un'utilit sociale, e che debba introdursi un chiarimento tale da consentire di superare ogni dubbio e di escludere qualsiasi possibilit di interpretazione arbitraria. Dichiara di preferire, per le ragioni esposte, alla formula dell'onorevole Lucifero quella suggerita dall'onorevole Moro, alla quale per proporrebbe di apportare alcuni emendamenti e completamenti, allo scopo di sottolineare meglio la possibilit di esplicare funzioni socialmente utili che non siano interpretabili in misura restrittiva. Cos, nella dizione Ogni cittadino ha diritto al lavoro e ha il dovere di svolgere un'attivit o una funzione idonea all'incremento del patrimonio , alle parole all'incremento del patrimonio sostituirebbe, d'accordo con l'onorevole Togliatti, le altre allo sviluppo economico o culturale, o morale o spirituale della societ umana , perch tale specificazione dar la possibilit di interpretare la disposizione in modo estensivo, in quanto l'aggiunta del concetto di sviluppo morale o spirituale d affidamento che nella disposizione rientreranno anche i casi ai quali ha dianzi accennato. MORO dichiara di accettare l'emendamento dell'onorevole Dossetti. DOSSETTI aggiunge che, del resto, si potrebbe evitare ogni dubbio con un chiarimento esplicativo da farsi in sede di discussione con una precisazione che potrebbe anche non emergere dal testo della Costituzione, ma essere oggetto di una dichiarazione di opinione da parte dei Commissari; cio che gli Ordini religiosi che si dedicano ad un'attivit spirituale o ad un'attivit contemplativa sono suscettibili di essere considerati come esplicanti un'attivit socialmente utile. Dichiara che, ove rispetto a questi Ordini si dovesse assumere un atteggiamento negativo, si riserverebbe di riconsiderare la formula generale. DE VITA fa notare agli onorevoli Dossetti e Moro che non si tratta soltanto dell'attivit contemplativa; e ricorda che nella scienza economica, ad esempio, si discute ancora se il lavoro degli impiegati dello Stato sia produttivo o meno, naturalmente sotto il profilo economico. Prospetta quindi l'opportunit di attenersi soltanto al termine lavoro senza alcuna specificazione, facendo presente che tale parola ha un significato economico e che appunto sotto tale significato che questo termine dovrebbe essere considerato. PRESIDENTE comunica che la formulazione proposta dall'onorevole Moro, dopo le osservazioni dell'onorevole Dossetti, stata modificata nei seguenti termini: Ogni cittadino ha il diritto al lavoro e ha il dovere di svolgere un'attivit o esplicare una funzione idonee allo sviluppo economico, o culturale, o morale o spirituale della societ umana conformemente alle proprie possibilit e alla propria scelta . Comunica inoltre che l'onorevole Mastrojanni, oltre alla primitiva proposta Il cittadino deve considerare come suo dovere sociale il lavoro , ne ha presentata un'altra in subordine: Il lavoro un dovere sociale . Domanda all'onorevole Mastrojanni quale delle due formule desideri che sia posta in votazione. MASTROJANNI indica la prima. PRESIDENTE informa infine la Commissione che l'onorevole De Vita ha ritirato la sua proposta, perch ha ritenuto che, dal

48

momento che la questione del diritto rimaneva impregiudicata, era inutile che se ne parlasse fin da questo momento. Ritiene che debba essere votata per prima la proposta dell'onorevole Mastrojanni che ha, in confronto delle altre, una posizione autonoma. Per suo conto, dichiara di votare contro, non perch non consideri come dovere sociale il lavoro, ma soltanto perch dubita della idoneit della formula in relazione alla discussione fatta. LUCIFERO, Relatore, non ritiene di poter accettare la formula proposta dall'onorevole Mastrojanni, perch mantiene tutta l'incertezza di imperativo che non qualificato, e che quindi non risolve il problema su cui si discute. DE VITA domanda all'onorevole Mastrojanni se sia favorevole alla fusione della sua formula con quella da lui proposta. MASTROJANNI accetta. PRESIDENTE mette ai voti la seguente formulazione combinata De Vita - Mastrojanni: II lavoro nelle sue diverse forme un dovere sociale . Dichiara che voter contro tale proposta. (La proposta respinta con 14 voti contrari e 2 favorevoli). Fa presente che la formula primitiva Togliatti-Lucifero si deve intendere superata, in quanto l'onorevole Lucifero ha presentato un'altra proposta e l'onorevole Togliatti ha aderito alla proposta Moro-Dossetti. TOGLIATTI, Relatore, conferma che, per facilitare la votazione, si associa alla proposta dell'onorevole Moro. PRESIDENTE constata che la proposta Tupini-Lucifero, che sopprime l'espressione socialmente utile dalla formula primitiva Togliatti-Lucifero, e lascia l'articolo cos formulato: Ogni cittadino ha il diritto al lavoro e ha il dovere di svolgere un'attivit conformemente alle proprie possibilit e alla propria scelta , rappresenta un emendamento soppressivo rispetto alla formula primitiva; mentre invece la proposta Moro-Dossetti, che sostituisce al socialmente utile la proposizione: o esplicare una funzione idonea allo sviluppo economico o culturale, o morale o spirituale della societ umana , rappresenta un emendamento aggiuntivo. BASSO chiede se l'aggettivo idonea si riferisce solo alla funzione o anche all'attivit. MORO risponde che si riferisce a tutte e due. PRESIDENTE pone ai voti l'emendamento soppressivo presentato dagli onorevoli Tupini e Lucifero, e cos formulato: Ogni cittadino ha diritto al lavoro e ha il dovere di svolgere un'attivit conformemente alle proprie possibilit e alla propria scelta . (L'emendamento soppressivo respinto con 11 voti contrari e 4 favorevoli). Pone ai voti l'emendamento sostitutivo Moro-Dossetti: Ogni cittadino ha diritto al lavoro e ha il dovere di svolgere un'attivit o esplicare una funzione, idonee allo sviluppo economico o culturale, o morale o spirituale della societ umana conformemente alle proprie possibilit e alla propria scelta . MERLIN UMBERTO dichiara di votare a favore, perch le spiegazioni fornite dall'onorevole Dossetti hanno completamente soddisfatto tutte le sue preoccupazioni. La formula non felice, ma ad ogni modo l'accetta in mancanza di una migliore. 49

CARISTIA dichiara di votare a favore della formula, in mancanza di un'altra pi precisa. DOSSETTI dichiara di votare a favore della formula con l'intendimento preciso che, senza voler discendere ad analisi che sono inopportune in un testo costituzionale, siano comprese tra le attivit doverose del cittadino anche quelle pi spirituali, cio le religiose e quelle di carattere contemplativo. LUCIFERO, Relatore, dichiara di non potere accettare la formula Moro-Dossetti, perch, quando si entra nelle casistiche, queste risultano sempre limitate, e perch ritiene che la formula non sia da testo costituzionale, in quanto non ne vede la pratica realizzazione giuridica (per far sue le parole dell'onorevole Dossetti), oppure ne vede troppa (per far suo il concetto dell'onorevole Caristia). LA PIRA dichiara che voter a favore della formula per le ragioni esposte dall'onorevole Dossetti. MASTROJANNI dichiara di votare contro, perch, pur riconoscendo il diritto al lavoro e pur considerando il lavoro socialmente doveroso, non ritiene che tale dovere possa essere imposto al cittadino, in coerenza con tutto quanto fin qui questa stessa Costituzione ha sancito. TOGLIATTI, Relatore, dichiara che voter a favore, in quanto considera la formula interpretativa ed esplicativa della sua originale proposta. PRESIDENTE dichiara che la ragione che lo portava ad insistere sull'emendamento soppressivo era che l'emendamento esplicativo e aggiuntivo risolvesse meno dell'emendamento soppressivo le preoccupazioni di carattere spirituale e religioso, che erano affiorate nella discussione. In mancanza di una formula migliore, voter in favore della proposta Moro-Dossetti. MANCINI e CEVOLOTTO dichiarano che voteranno a favore, ma non per le ragioni espresse dall'onorevole Dossetti. CORSANEGO dichiara che voter a favore. DE VITA dichiara che voter contro, perch ritiene che si siano fatte delle specifcazioni eccessive. (L'emendamento approvato con 11 voti favorevoli, 4 contrari e 1 astenuto). TERZA SOTTOCOMMISSIONE PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GHIDINI Coordinamento degli articoli approvati. PRESIDENTE comunica che, a conclusione dei lavori della Sottocommissione e dopo avere effettuato il coordinamento degli articoli, ai quali sono stati apportate lievi modifiche formali, il testo degli articoli approvati dalla terza Sottocommissione resta cos formulato : Art. 1. Diritto al lavoro. La Repubblica riconosce ai cittadini il diritto al lavoro e predispone i mezzi necessari al suo godimento. Ogni cittadino ha il dovere e il diritto di lavorare conformemente alle proprie possibilit e alla propria scelta. Art. 2.

50

Diritto alla retribuzione. Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantit ed alla qualit del lavoro e adeguata alle necessit personali e familiari. Alla donna sono riconosciuti, nei rapporti di lavoro, gli stessi diritti che spettano all'uomo. Art. 3. Diritto all'assistenza. Dal lavoro consegue il diritto a mezzi adeguati per vivere in caso di malattia, di infortunio, di diminuzione o perdita della capacit lavorativa, di disoccupazione involontaria. Ogni cittadino che, a motivo dell'et, dello stato fisico o mentale o di contingenze di carattere generale, si trovi nell'impossibilit di lavorare, ha diritto di ottenere dalla collettivit mezzi adeguati di assistenza. La Repubblica provveder con speciali norme alla protezione del lavoratore e favorir ogni regolamentazione internazionale diretta a tal fine. Inizio pagina: 258 Art. 4. Protezione della maternit e dell'infanzia. La Repubblica riconosce che interesse sociale la protezione della maternit e dell'infanzia. In particolare le condizioni di lavoro devono consentire il completo adempimento delle funzioni e dei doveri della maternit. Istituzioni previdenziali, assistenziali e scolastiche, predisposte o integrate dallo Stato, devono tutelare ogni madre e la vita e lo sviluppo di ogni fanciullo. Art. 5. Protezione della famiglia. La Repubblica assicura alla famiglia condizioni economiche necessarie alla sua difesa e al suo sviluppo. Qualora la famiglia si trovi nell'impossibilit di educare i figli, compito dello Stato di provvedervi. Tale educazione si deve compiere nel rispetto della libert del cittadino. Art. 6. Diritto all'istruzione. L'istruzione un bene sociale. dovere dello Stato di organizzare l'istruzione di qualsiasi grado, in modo che tutti gli idonei possano usufruire di essa. L'insegnamento primario gratuito ed obbligatorio per tutti. Le scuole di gradi superiori sono accessibili a coloro che dimostrino le necessarie attitudini. All'istruzione dei poveri, che siano meritevoli di frequentare le scuole di gradi superiori, lo Stato provvede con aiuti materiali. Art. 7. Attivit professionale. La Repubblica garantisce a tutti i cittadini il libero esercizio della propria attivit professionale.

51

L'accesso agli impieghi nelle pubbliche Amministrazioni e negli Enti di diritto pubblico libera ai cittadini, salvo le limitazioni stabilite dalla legge, senza distinzione di sesso, razza, religione e fede politica. A tali impieghi si accede mediante concorso. Per l'insegnamento universitario i concorsi possono essere aperti anche a cittadini stranieri. Art. 8. Domicilio ed emigrazione. Il cittadino pu circolare e fissare il domicilio, la residenza e la dimora in ogni parte del territorio dello Stato, salvo i limiti imposti dalla legge. Il diritto di emigrare garantito nei limiti stabiliti dagli accordi internazionali e dalle leggi sul lavoro. Il cittadino emigrato ha diritto alla protezione dello Stato. Art. 9. Diritto di propriet. I beni economici possono essere oggetto di propriet privata, cooperativistica e collettiva. La propriet privata riconosciuta e garantita dallo Stato. La legge ne determina i modi di acquisto e di godimento e i limiti allo scopo di garantire la sua funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. Per coordinare l'attivit economica e per esigenze di utilit collettiva, la legge pu attribuire agli enti pubblici e alle comunit di lavoratori e di utenti la propriet di singoli beni o di complessi produttivi, sia a titolo originario, sia mediante esproprio contro indennizzo. Art. 10. Diritto ereditario. IIdiritto di trasmissione ereditaria garantito. Spetta alla legge stabilire le norme e i limiti della successione legittima, di quella testamentaria e i diritti della collettivit. Art. 11. Impresa. Le imprese economiche possono essere private, cooperativistiche, collettive. L'iniziativa privata libera. L'impresa privata non pu essere esercitata in contrasto con l'utilit sociale o in modo da recar danno alla sicurezza, alla libert, alla dignit umana. L'impresa cooperativa deve rispondere alla funzione della mutualit ed sottoposta alla vigilanza stabilita per legge. Lo Stato ne favorisce l'incremento con i mezzi pi idonei. Allo scopo del bene comune, quando l'impresa per riferirsi a servizi pubblici essenziali, o a situazioni di privilegio o di monopolio, o a fonti di energia, assume carattere di preminente interesse generale, la legge pu autorizzare l'espropriazione mediante indennizzo, devolvendone propriet ed esercizio, diretto o indiretto, allo Stato o ad altri enti pubblici o a comunit di lavoratori e di utenti. Art. 12. 52

Propriet terriera. La Repubblica persegue la razionale valorizzazione del territorio nazionale nell'interesse di tutto il popolo ed allo scopo di promuovere l'elevazione materiale e morale dei lavoratori. In vista di tali finalit e per stabilire pi equi rapporti sociali, essa, con precise disposizioni di legge, potr imporre obblighi e vincoli alla propriet terriera e impedir la esistenza e la formazione delle grandi propriet terriere private. Art. 13. Partecipazione dei lavoratori all'impresa. Lo Stato assicura il diritto dei lavoratori di partecipare alla gestione delle aziende ove prestano la loro opera. La legge stabilisce i modi e i limiti di applicazione del diritto. Art. 14. Controllo sociale dell'attivit economica. L'attivit economica privata e pubblica deve tendere a provvedere i cittadini dei beni necessari al benessere e la societ di quelli utili al bene comune. A tale scopo l'attivit privata armonizzata a fini sociali da forme diverse di controllo periferico e centrale determinate dalla legge. Art. 15. Controllo del risparmio. Lo Stato stimola, coordina e controlla il risparmio. L'esercizio del creditore parimenti sottoposto al controllo dello Stato al fine di disciplinarne la distribuzione con criteri funzionali e territoriali. Art. 16. Consiglio economico. Un Consiglio economico nazionale, con corrispondenti organi periferici, attende al controllo sociale dell'attivit economica pubblica e privata e partecipa alla preparazione della legislazione relativa. Art. 17. Sindacati. L'organizzazione sindacale libera. Ai sindacati dei lavoratori, quali organi di difesa e di tutela dei loro diritti ed interessi economici, professionali e morali riconosciuta la personalit giuridica. La personalit giuridica ugualmente riconosciuta ai sindacati dei datori di lavoro. Non pu essere imposto ai sindacati altro obbligo che quello della registrazione press organi del lavoro locali e centrali. Le rappresentanze sindacali unitarie, costituite dai sindacati registrati in proporzione dei loro iscritti, stipulano contratti di lavoro aventi efficacia obbligatoria verso tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce. 53

Sul diritto di sciopero la terza Sottocommissione ha inoltre approvato il seguente ordine del giorno: La terza Sottocommissione, ritenuto urgente ed indispensabile che una legge riconosca il diritto di sciopero dei lavoratori, abrogando i divieti fascisti in materia, non ritiene necessario che la materia sia regolata dalla Carta costituzionale . PRESIDENTE comunica che per il lavoro di coordinamento degli articoli approvati dalla terza e dalla prima Sottocommissione, coordinamento che sar effettuato in successive sedute, sono stati nominati i seguenti Commissari : Presidente: Ghidini. Segretario: Marinaro. Membri: Canevari (sostituto Giua), Di Vittorio, Fanfani (sostituto Domined), Togni (sostituto Federici Maria), Colitto. PRIMA SOTTOCOMMISSIONE PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TUPINI INDI DEL DEPUTATO CORSANEGO Dichiarazioni di voto. MARCHESI dichiara che, se un incidente non gli avesse impedito di essere presente nella passata adunanza, avrebbe votato a favore della mozione dell'onorevole Togliatti, secondo la quale non si riteneva opportuno di parlare nel testo costituzionale della questione riguardante l'indissolubilit del matrimonio. DE VITA dichiara che anch'egli, se fosse stato presente, avrebbe votato a favore della mozione dell'onorevole Togliatti. Seguito della discussione sui princip dei rapporti politici. PRESIDENTE legge il secondo articolo proposto dai Relatori: Il voto deve essere uguale, libero, segreto e personale; esso un dovere pubblico, quindi obbligatorio e di regola deve essere esercitato col sistema della rappresentanza proporzionale . Apre la discussione sulla prima parte di questo articolo: II voto deve essere uguale, libero, segreto e personale; esso un dovere pubblico , invitando i Relatori ad illustrarlo. MERLIN UMBERTO, Relatore, chiarisce che tra lui e il correlatore onorevole Mancini, era sorto dissenso a proposito del voto obbligatorio; che secondo lui deve costituire un preciso dovere del cittadino, mentre secondo l'onorevole Mancini costituisce solo un dovere morale. Si cerc allora di conciliare le due tesi dicendo che l'esercizio del voto un dovere pubblico. Fa presente che l'onorevole Moro ha suggerito di sostituire le parole dovere pubblico con quelle dovere civico proposta alla quale egli aderisce. MANCINI, Relatore, si associa alla proposta dell'onorevole Moro, purch si dica dovere civico e morale del cittadino . MARCHESI aderisce alla formula proposta dall'onorevole Mancini. PRESIDENTE comunica che i Relatori hanno cos modificato la dizione dell'articolo. Il voto deve essere uguale, libero, segreto e personale e rappresenta un dovere civico e morale del cittadino .

54

MASTROJANNI ritiene opportuno aggiungere alle parole uguale, libero, segreto e personale il termine diretto , per evitare ad esempio che, pur rimanendo il voto personale, le associazioni le quali rappresentino i singoli, restino investite del diritto di esprimere l'opinione di quella data categoria che rappresentano. PRESIDENTE ritiene che la preoccupazione dell'onorevole Mastrojanni resti soddisfatta dal termine personale in quanto, se il voto personale anche diretto. LA PIRA dichiara che l'osservazione fatta dall'onorevole Mastrojanni ha una importanza rilevante, poich investe tutto il problema della seconda Camera. Se, ad esempio, la seconda Camera dovesse essere formata secondo la rappresentanza organica degli interessi, cio, essere l'espressione delle associazioni sindacali, culturali, morali, religiose, si presenterebbe il caso specifico del voto personale, indiretto. Pertanto si dichiara favorevole al termine personale , ma non pu aderire alla proposta dell'onorevole Mastrojanni di aggiungere il termine diretto , perch si precluderebbe la possibilit di formare una rappresentanza organica degli interessi di tutta la nazione. MERLIN UMBERTO, Relatore, chiarisce che il termine personale vuol dire che non ammesso il mandatario per l'esercizio del voto, ma che ciascuno deve esercitare tale diritto di persona. Del resto anche la legge attuale ammette il mandato nell'esercizio per il caso dei ciechi o delle persone gravemente mutilate negli arti superiori. Ritiene pertanto che il termine personale sia pi che sufficiente, ed insiste perch esso sia mantenuto. MASTROJANNI precisa che egli non sostiene la soppressione del termine personale , ma l'aggiunta del termine diretto . LUCIFERO dichiara che la questione sollevata dall'onorevole Mastrojanni di particolare delicatezza e ritiene che non possa essere affrontata nell'attuale seduta, essendo giunta improvvisa. Dichiara altres che, in teoria, non alieno dall'elezione indiretta, e del resto la seconda Sottocommissione ha affermato il principio dell'elezione indiretta del Capo dello Stato, il quale dovrebbe essere nominato dalle due Assemblee legislative. Occorre quindi tener presenta che, se si stabilisce ora che il voto sia diretto, l'elezione del Capo dello Stato non potrebbe pi avvenire col sistema approvato dalla seconda Sottocommissione. Propone perci che tale questione venga risolta alla fine dei lavori della Sottocommissione. PRESIDENTE ritiene che, accettando la proposta dell'onorevole Mastrojanni, si creerebbero delle difficolt in ordine ai lavori della seconda Sottocommissione, difficolt che non opportuno sollevare. D'altra parte, per quanto riguarda la proposta dell'onorevole Lucifero di rinviare una decisione alla fine dei lavori della Sottocommissione, non crede che con ci si potranno eliminare le preoccupazioni dei commissari che esitano nell'accettare il termine diretto . LUCIFERO dichiara di non essere in grado di prendere una decisione in merito alla questione sollevata dall'onorevole Mastrojanni, poich si tratta di un problema che richiede un esame approfondito. Ritiene per giustificata la preoccupazione dell'onorevole Mastrojanni di fronte alla tendenza di dare a determinati enti od organizzazioni pubbliche, di natura privata, una capacit politica che va al di l della loro natura. CARISTIA si dichiara convinto che le obiezioni fatte dall'onorevole La Pira rispondano alla realt. Inoltre osserva che la materia che oggi viene trattata collegata a quella della seconda Sottocommissione per quanto si riferisce alla composizione della seconda Camera. Ritiene che sia compito della prima Sottocommissione insistere sul concetto personale, senza precisare se questo debba essere diretto o indiretto. PRESIDENTE chiede all'onorevole Mastrojanni se insiste nella sua proposta. MASTROJANNI dichiara di insistervi.

55

PRESIDENTE pone ai voti l'emendamento dell'onorevole Mastrojanni, tendente ad aggiungere, dopo le parole uguale, libero, segreto e personale il termine diretto . LUCIFERO dichiara di astenersi dal voto, in quanto si riserva di studiare a fondo il problema e, nel caso, di risollevarlo in altra sede. CEVOLOTTO dichiara che voter contro, perch l'aggiunta proposta dall'onorevole Mastrojanni potrebbe dar luogo ad interpretazioni ambigue. (L'emendamento proposto respinto con 8 voti contrari, 5 favorevoli e 1 astenuto). PRESIDENTE mette ai voli la formula proposta dai Relatori: Il voto deve essere uguale, libero, segreto e personale e rappresenta un dovere civico e morale del cittadino . LUCIFERO chiede che la votazione avvenga per divisione e precisamente che si voti a parte il termine morale . Ritiene infatti he non si debba fare un trattato di etica, ma una Costituzione che deve dare un orientamento giuridico al legislatore. BASSO propone che si voti per proposizioni. (La Sottocommissione concorda). PRESIDENTE mette ai voti la prima proposizione dell'articolo: Il voto deve essere uguale, libero, segreto e personale . (La proposizione approvata all'unanimit, meno 1 voto contrario). Mette ai voti la proposizione: e rappresenta un dovere civico . BASSO dichiara di votare contro, perch con questa frase si verrebbe ad affermare il principio del voto obbligatorio da un punto di vista giuridico, principio che non pu assolutamente ammettere. (La proposizione approvata con 12 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astenuto). PRESIDENTE mette ai voti l'ultima parte della formula e morale del cittadino . LUCIFERO dichiara di votare contro questa dizione in quanto essa non ha alcun significato in un testo costituzionale. CEVOLOTTO dichiara di votare a favore, avendo prima votato contro, perch la formula, cos come era intesa senza l'aggiunta di morale , avrebbe significato l'adozione del voto obbligatorio alla quale contrario. L'aggiunta del termine morale , anche se all'onorevole Lucifero pu sembrare superflua, toglie questo carattere di obbligatoriet giuridica al voto. MERLIN UMBERTO, Relatore, dichiara che questa formula rispecchia il principio contenuto nella legge del 10 marzo 1946 in materia di elezioni. E pertanto dichiara di accettare l'emendamento Mancini. (L'aggiunta proposta dall'onorevole Mancini approvata con 13 voti favorevoli e 2 contrari). TOGLIATTI propone che nell'articolo si sostituisca il termine rappresenta con quello di . MANCINI e MERLIN UMBERTO, Relatori, accettano. PRESIDENTE mette ai voti la prima parte dell'articolo nel seguente testo definitivo: 56

Potrebbero piacerti anche