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Un nuovo welfare per tornare a crescere.

di Carlo Rossi

"Ci sono voluti decenni prima che ci accorgessimo che occorreva adeguare l'et di pensionamento all'allungarsi della vita media: nel frattempo la spesa per pensio ni cresciuta dall'8 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) nel 1970 a quasi il 17 per cento oggi. L'allungamento della vita ha anche prodotto un aumento delle spese per la salute . Un anziano oltre i 75 anni costa al sistema sanitario ordini di grandezza supe riori rispetto a persone di mezza et. Risultato, la nostra spesa sanitaria oggi s fiora il 10 per cento del Pil. Insieme, sanit e pensioni costano il 27 per cento, 10 punti pi di quanto costavano quando il nostro Stato sociale italiano fu conce pito". "A questo aumento straordinario non abbiamo fatto fronte riducendo altre spese ( ad esempio quella per dipendenti pubblici, che era il 10 per cento del Pil 30 an ni fa ed rimasta il 10 oggi), bens solo con un aumento della pressione fiscale: d al 33 per cento quarant'anni fa al 48 oggi. questo uno dei motivi per cui abbiamo smesso di crescere. Avevamo uno Stato cali brato per una popolazione relativamente giovane; poi la vita si allungata, le sp ese sono salite, ma lo Stato rimasto sostanzialmente lo stesso, richiedendo una pressione fiscale di 15 punti pi elevata". "Dobbiamo ripensare pi profondamente alla struttura del nostro Stato sociale. Per esempio, non possibile fornire servizi sanitari gratuiti a tutti senza distinzi one di reddito. Che senso ha tassare met del reddito delle fasce pi alte per poi r estituire loro servizi gratuiti? Meglio che li paghino e contemporaneamente che le loro aliquote vengano ridotte". "Insomma, il nostro Stato sociale si trasformato in una macchina che tassa le cl assi medio-alte e fornisce servizi non solo ai meno abbienti (com' giusto che sia ) ma anche alle stesse classi a reddito medio-alto. Questo giro di conto, con al iquote alte, scoraggia il lavoro e la produzione". http://www.corriere.it/editoriali/12_settembre_23/stato-sociale-alesina-giavazzi _0834cb6e-054b-11e2-b23b-e7550ace117d.shtml Alesina e Giavazzi sul Corriere della Sera del 23 settembre 2012 affrontano cos u na questione decisiva: lo Stato sociale italiano sostenibile e compatibile con u na crescita economica non irrilevante? I numeri davvero spaventano. La spesa pub blica italiana ammonta a circa 800 miliardi di euro, oltre la met di un PIL che ormai non supera 1.500 miliardi di euro. Se non viene abbattuta, dovendosi raggi ungere il pareggio del bilancio la pressione fiscale reale non potr scendere molt o sotto il 50% del PIL. E' del tutto evidente che la cessione di parte del patrimonio pubblico, con la d estinazione del corrispettivo alla riduzione dello stock del debito pubblico, no n appare risolutiva. Tale misura non solo irrealizzabile in breve tempo, ma sopr attutto incide sulla spesa corrente diminuendo, forse, il peso del servizio del debito pubblico. Un risparmio certamente insufficiente. Per abbattere la spesa p ubblica e quindi abbassare adeguatamente la pressione fiscale bisogna ristruttur are i suoi settori pi ampi, che corrispondono appunto al welfare e alla spesa per dipendenti pubblici. Ridisegnare il welfare italiano nel senso indicato dai professori Alesina e Giav azzi consentirebbe assai probabilmente di ridurre e redistribuire il carico fisc ale, in modo da ripristinare una delle necessarie premesse della crescita. Ma si

rivelerebbe vantaggioso anche in un' altra fondamentale prospettiva. La scelta diretta dei fornitori di servizi da parte dei fruitori, con un' ampia e variegat a offerta pubblica e privata, premiando il merito e la qualit, contribuirebbe sig nificativamente a incrementare l' efficienza degli operatori e la competitivit de ll' intero sistema paese. Bisogna per sottolineare gli ostacoli che si frappongono all' attuazione di quest a riforma epocale. Essa collide con la consolidata mentalit statalista, conservat rice e illiberale di una parte rilevante del ceto medio italiano. Ma bisogna por re in rilievo anche altri importanti problemi. Si deve prima di tutto menzionare la tradizionale incapacit di far emergere ed accertare i redditi reali. Se non si pone rimedio a questa inadeguatezza il progetto destinato a provocare resiste nze in larga misura condivisibili e a determinare conseguenze inaccettabili. E' inoltre necessaria un' attenta disciplina pubblica dell' offerta previdenzial e ed assicurativa privata. Basti pensare all' assicurazione sanitaria di chi gi affetto da gravi malattie o portatore di importanti fattori di rischio. In quest i casi bisogna rendere sempre possibile l' accesso allo strumento assicurativo p rivato, con la previsione di un premio sostenibile. Si deve infine accennare a un' altra questione fondamentale. Occorre fare in mod o che la tutela pubblica di chi per reddito ottiene servizi gratuiti si estenda alla dignit che accomuna tutti i cittadini secondo la Costituzione. Non si deve c ostruire uno Stato sociale incapace di garantire i diritti costituzionali dei pi svantaggiati. http://chiarodiluna-karl.blogspot.it/2012/09/un-nuovo-welfare-per-tornare-cresce re.html

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