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Pubblicazione: 18-02-2007, STAMPA, NAZIONALE, pag.

1 Sezione: Cronache Italiane Autore: ACCOSSATO MARCO, LONGO GRAZIA

LA TREDICENNE TORINESE HA CERCATO DUE VOLTE DI SCAPPARE DI CASA. SUO PADRE NON SAPEVA CHE ERA INCINTA La madre: non ho soldi, devi abortire Valentina ha firmato la richiesta davanti al giudice. Sequestrate lecartelle cliniche Non puoi tenere questo bambino. Con quali soldi lo faremo crescere? Devi abortire, e papa' non lo dovra' mai sapere. Il dramma di Valentina, 13 anni comincia qui. Dalle parole della mamma. Una nuova pagina di una vita gia' distrutta, mentre dentro di lei ne stava crescendo un'altra. Adottata, ha vissuto il trauma della separazione dei nuovi genitori. E' stata affidata alla madre, con la quale ha pero' un rapporto talmente difficile e conflittuale da esser scappata piu' volte da casa. Fino alla scelta inevitabile: Non puoi tenere il bambino. Di fronte alla psicologa Sara Randaccio, dell'ospedale ginecologico Sant'Anna di Torino, Valentina ha accettato, forse suo malgrado, di abortire. La madre sempre al suo fianco, e quel segreto da mantenere Papa' non deve sapere. Ma Valentina e' disperata, poco prima dell'interruzione di gravidanza finisce all'ospedale Mauriziano in stato confusionale: ha assunto droga e alcol. Da qui viene trasferita all'ospedale Sant'Anna dove, poi, e' stato eseguito l'intervento. A firmare il consenso e' stata lei. Insieme alla madre. Per legge, pero', mancando il consenso del padre, si e' dovuto richiedere l'intervento di un giudice tutelare. E il giudice, Giuseppe Cocilovo, le ha dato il permesso di prendere autonomamente una decisione. Non c'e' stata alcuna imposizione da parte della magistratura dice una nota del Tribunale di Torino. Tribunale che ieri ha sequestrato le cartelle cliniche, mentre Valentina resta ricoverata nel reparto di psichiatria dell'ospedale infantile Regina Margherita. Un ricovero urgente, una settimana fa, per la disperazione e il dolore dopo l'aborto. Il senso di colpa la perseguita. Quella firma che ha accettato di mettere e' un dramma piu' grande di lei. L'aiutera' la psicoterapia a cui e' sottoposta. La dottoressa Sara Randaccio e' la psicologa dell'ospedale ginecologico Sant'Anna: Quando e' arrivata da noi - ricorda - la pratica era gia' seguita dai servizi territoriali. Valentina ha grossi problemi familiari, anche di fronte a me non si e' opposta all'aborto. Ma certamente non e' stato un passo facile da compiere. E le conseguenze, probabilmente, sono anche il frutto di tutta la sua difficile situazione. Adesso, per la ragazzina si sta cercando una sistemazione piu' adatta. Per aiutarla a superare

questo momento cosi' devastante. Le e' stato impedito di vedere il suo ragazzo, per proteggerla da emozioni troppo forti, mentre la madre le fa visita tutti i giorni. Il ricovero ospedaliero era assolutamente inopportuno - ribadisce il professor Roberto Rigardetto, direttore della Neuropsichiatria del Regina Margherita -. Valentina non e' pazza, e' andata in crisi di fronte a un evento che non riesce ad accettare. E' necessario, prosegue Rigardetto, che i servizi sociali e neuropsichiatrici territoriali le diano un supporto e aiutino anche la sua famiglia. Tra le ragioni per cui Valentina e' stata ricoverata dopo l'aborto in un reparto psichiatrico, ci sono le minacce di volerla far finita. Ora sta lentamente uscendo dalla crisi, i medici hanno ridotto i sedativi, ieri pomeriggio in reparto sono entrati i clown che fanno visita ai piccoli pazienti per distrarli qualche ora dalle terapie. Valentina ha assistito ai giochi di prestigio. Un sorriso appena abbozzato, qualche chiacchera con gli altri bambini senza pero' aprirsi mai piu' di tanto. Intorno a lei un clima di attenzione, di coccole, soprattutto di protezione: l'ospedale la difende da qualsiasi intrusione, niente giornali e niente tv. In questa vicenda - commenta l'assessore comunale alle Politiche sociali, Marco Borgione - c'e' un aspetto sottovalutato: la grande sofferenza che ha portato la giovane a pensare di compiere atti contro se stessa dopo l'aborto.

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