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SABATO 29 OTTOBRE 2011

SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE IL MANIFESTO

ANNO 14 - N. 41

BOHEMIAN RAPSODY, IL RITORNO DI ZDENEK ZEMAN. PRESSING, DIFESA ALTA E TI AMMAZZA DI LAVORO... IL MODULO VINCENTE, NON SOLO NEL CALCIO. MENTRE PESCARA SI ESALTA PER LAMMAZZACATTIVI ESCE IL COFANETTO MINIMUM FAX CON I DUE FILM E IL LIBRO DI GIUSEPPE SANSONNA

4-3-3

ULTRAVISTA: FESTIVAL DI ROMA, CARLO S. HINTERMANN E LA SINDROME XP LAURA BASSI CHIPS&SALSA ULTRASUONI: POESIA GRUNGE GEORGES BRASSENS, TRENTANNI DOPO TALPALIBRI: PHILIP ROTH W.H. AUDEN THUBRON NMIROVSKY/GADDIS/CAPARRS KOJVE TAVERNA

DUE O TRE COSE CHE SO DI LUI UN FILM DI GIUSEPPE SANSONNA SUL TECNICO BOEMO

Zemaniaca ossessione
di Alberto Piccinini
iuseppe Sansonna segue Zeman dai lontani anni 80. Il verbo ha una connotazione (anche, ma fino a un certo punto) religiosa. Foggia divent ben presto la meta del mio solitario pellegrinaggio domenicale. Partivo da Bari, la mia citt ricorda in Due o tre cose che so di lui mi immergevo nel catino incandescente dello Zaccaria. Non saprei se tradire Bari per Foggia sia un peccato cos grave, in termini calcistici. Ma tant. Il risultato che oggi Giuseppe un coltissimo narratore di calcio, ma soprattutto un formidabile performer live di aneddoti su Zeman, capace di imitare perfettamente tutte le parti in commedia, dalla gnagnera esilarante del Mister che sembra uscito da un film di Tati, al vulcanico e scorsesiano presidentissimo Casillo. Ecco. Dietro questo lungo e straordinario lavoro su Zdenek Zeman (due documentari, un libretto ora raccolti in cofanetto - Il ritorno di Zeman - da mininum fax), dietro la telecamera che scruta il classico primo piano di profilo del Boemo che scruta i suoi ragazzi, lobbiettivo che accarezza le geometrie del campo verde, inquadra con sapienza geometrica da 4-3-3 i fondali scassati di Foggia e del Sud (alla Cinico tv, diremmo), c unossessione vera, personale. Che parla e pulsa nelle lunghe pause, sotto ai famosissimi silenzi, tra le parole lapidarie delluomo venuto dallEst. Ti lascia solo con te stesso - spiega Giuseppe - a riflettere sulla vanit della domanda che gli hai posto. Vanitas vanitatum. Zeman si present allItalia degli anni 80 con un trench, una sigaretta in bocca e unaltra ossessione: quella per il bel-calcio-dattacco. Subito bollata dal vecchio Brera come un ubbia da tetro ginnasiarca dello Spielberg. Brera si riferiva forse alla storia dei gradoni dello stadio vuoto, fatti salire e scendere ai calciatori come allenamento. Da non dimenticare: con una camera daria piena di sabbia, avvolta alle spalle. Erano segni di una scienza povera ma positiva e fiduciosa, di un saper fare e di una fiducia nel collettivo forse eredit di uneducazione da piccolo pionere comunista in Cecoslovacchia. Zeman non li ha mai abbandonati, nemmeno oggi. Non lo sapeva Brera, e non lo sapevamo noi che per il ragazzo Zeman scappato nel 69 dal suo paese - lo sport era lunica salvezza, la costruzione di una zona temporaneamente liberata dentro loppressione politica o economica che fosse. Ma questo in fondo era il calcio dattacco negli anni 80. Zeman, Sacchi, Galeone. Ognuno con la sua ossessione. Ognuno con la mistica del gioco collettivo, lUtopia rubata al comunismo scientifico della Grande Ungheria e del colonnello Lobanowski, o alla folle autogestione hippy dellArancia Meccanica di Cruyff. Grande filosofia della storia. Di fronte alla quale lItalia rimase a bocca aperta.

Peggio. Rifiut in fretta il messaggio quando si accorse che il machiavellismo e il compromesso non avevano luogo in quel gioco. Quando si cap, ad esempio, che il calcio di Zeman non copiava la vita, ma al contrario la creava, gli dava forma e scopo. Infrangendosi ogni volta come aveva scritto Majakowskij quasi un secolo prima contro gli scogli del quotidiano. Ed era inevitabile. La stampa italiana - dice Sansonna si trastullata col boemo. () Da celebrare con gli occhi rossi e il cappello in mano, pieni di sentimentalismo ipocrita, inestirpabile virus nazionale. Si potrebbe aggiungere che di questi tempi, il 4-3-3 tornato di moda, almeno nella versione catalano/olandese del Barcellona. Ma non certo per questo che Zeman, rimasto immutato col suo sguardo silenzioso sulle cose, tipo capo indiano unicona rivoluzionaria. Zeman insegna tante altre piccole cose. Che nel calcio non si torna mai indietro. Che lottimismo anni 80 del suo gioco a tenaglia, a incroci, a spazi da conquistare, era solo un effetto collaterale. Che il suo calcio frizzante, come da vulgata giornalistica, in verit resistenza, tattica, attesa, arte della battaglia. Lanno scorso Zeman tornato ad allenare il Foggia. In serie C1. Meravigliosa storia che uno sceneggiatore americano avrebbe giustamente virato verso un finale di gloria, pure dopo tante difficolt, sottofinali e colpi di scena. E che Giuseppe ha seguito in tempo reale con la telecamera. Partita dopo partita, vista (o non vista) da bordo campo. Con lallegra combriccola di Zeman e dei suoi storici collaboratori sempre gli stessi, meravigliose facce antiche da Bar Sport spiati durante infinite partite a Scala 40. Coi calciatori ragazzini. Bellissime storie quella del difensore che studia filosofia alluniversit, Simone Romagnoli, o dellivoriano Moussa Kon, che alla sera va a farsi due chiacchere coi fratelli allinternet point di Foggia. Ma la storia finisce male. Il Foggia manca la promozione in due maledette partite con Ternana e Nocerina. Zeman se ne va spiegando di non essere riuscito a creare una squadra. I ragazzini, aggiunge, per risparmiare erano stati presi in prestito dai vivai di mezza Italia. Difficile fargli sentire la maglia. Niente di pi zemaniano di questo finale malinconico, ambientato in un Sud sempre pi scassato, abbandonato, travolto dalla crisi. Odia i videogiochi e Facebook, Zeman. Ma lo fa con paterna bonariet, perch capisce che il suo grande progetto di ricostruzione calcistica delluniverso, cos profondamente radicato nella migliore cultura europea del secolo scorso (compreso lanticolonialismo che lha diffuso in tutto il pianeta), si avvia al termine. Qualcuno raccoglier il testimone, non c dubbio. Non sar lui. Zeman non Pasolini, n Giordano Bruno dice Sansonna, quasi in un momento di amoroso congedo dalla sua ossessione spesso si esprime per tautologie. Sono lipocrisia o la vacuit del mondo calcistico a rendere deflagranti le sue parole. A travestirlo da profeta.

Lutopia malinconica dellallenatore boemo raccontata da un coltissimo narratore di calcio. Che inquadra con sapienza geometrica da 4-3-3 i fondali scassati di Foggia attraverso le tautologie di unicona rivoluzionaria

di Giuseppe Sansonna

o sempre percepito il volto di Zeman come unanomalia seducente, una scheggia di cinemascope fluttuante nel piatto flusso catodico delle trasmissioni sportive. Quel ciuffo biondo spento, lo sguardo gelido, la mascella serrata. Le sue pause stranianti, che spiazzavano puntuali la vacua concitazione della stampa. Lo stoicismo rigoroso, immutato negli anni. Elementi sufficienti per dedicargli un ritratto approfondito. Quattro anni fa riuscii a strappargli un appuntamento in un bar, nei pressi di casa sua. Nel cuore di Collina Fleming, a Roma Nord, osservavo rapito quella faccia istoriata, quel pianeta semovente, impreziosito dalle ingiurie

degli anni. Gli proposi un documentario sul suo periodo foggiano. Immaginai che fosse umanamente molto legato alla societ che lo aveva consacrato. Dopo Foggia seguirono troppe stagioni in chiaroscuro. La bellezza del suo gioco non bast a salvarlo. La nomea di Savonarola pallonaro, di crociato dellantidoping gli pesava addosso come una lettera scarlatta. Sembra Clint Eastwood diretto da Kaurismaki, pensai durante una sua lunga pausa, mentre stringeva gli occhi da capo apache su di me. Mi stava studiando. La mia maestra elementare mi diceva che dovevo fare cinema. Per via delle mie espressioni, mi sussurr cavernoso, sorridendo cauto. Lo interpretai come un assenso e cominciammo le riprese. Raccontai cos lepopea brancaleonesca del Foggia zemaniano, mescolando interviste a curiose

2) ALIAS N. 41 - 29 OTTOBRE 2011

l cinema non vado dal '75. A Palermo vietarono il fumo libero in sala. Ma vedo tanti film del passato. Avendo perso i vecchi, per me come se fossero tutti nuovi. Zdenek Zeman sa essere spiazzante anche quando parla di cinema. Di calcio e di cinema parlano tutti ma pochi capiscono, confess sei anni fa a Goffredo Fofi che gli chiedeva se per caso fosse parente di Karel Zeman, regista e maestro del cinema danimazione cecoslovacco. Karel come suo padre, primario dospedale. E come suo figlio, allenatore nelle serie minori italiane. No nessuna parentela ma di Zeman ricordo bene il suo Barone di Mnchausen. Zeman (Zdenek) nasce a Praga il 12 Maggio del 1947. Quellanno alla Mostra internazionale darte cinematografica di Venezia il Leone doro viene assegnato ad un altro Karel ceco, Stekly, con Sirna, un dramma sociale su un episodio storico della lotta di classe nella Boemia mineraria di fine 800. Zeman per un regista preferito ce lha, 15 anni pi vecchio di lui, ovviamente ceco come lui. Mi resta lamore per Milos Forman. Qualcuno vol sul nido del cuculo lo ritengo un capolavoro assoluto. Che usc nel 1975 e vinse cinque Oscar, pi o meno quando il tecnico boemo smise di frequentare le sale. Ci tornato, in sala, lo scorso anno quando Foggia lo riabbracci in un infuocato giorno di luglio. Una conferenza stampa al cinema Ariston che i nostalgici in citt ricordavano per i trascorsi a luci rosse. Corro il rischio di ammazzare il passato. Ma a me piace scommettere, disse con aplomb alla Jacques Tati e venne gi il loggione. Sul grande schermo, almeno in spirito, lo aveva gi portato dieci anni prima Paolo Sorrentino, col suo film desordio Luomo in pi. Uno dei due protagonisti un calciatore che rifiuta le combine e sogna di fare lallenatore teorizzando un nuovo modulo spettacolare, alla Zeman: pressing, difesa alta, attacco a rombo con quattro punte. Una di troppo per, perch per Zeman non esiste modo migliore di occupare il campo che il 4-3-3. Il 4-2-4, sostengono gli esperti di tattica, farina del sacco di Ezio Glerean, spericolato ex allenatore del Cittadella. E poi il personaggio di Antonio Pisapia sarebbe in realt ispirato alla storia di Agostino Di Bartolomei e al suo tragico suicidio. Sorrentino non ha mai confermato n luna n laltra ipotesi ma da sempre tifoso del Napoli, gir alcune scene del film al San Paolo nel novembre del 2000 quando sulla panchina degli azzurri cera (indovinate un po?) Zdenek Zeman. Infine. Il nuovo film di Sansonna non lho ancora visto. In genere questi film si fanno quando uno non c pi. Io invece ci sono ancora. Per il primo, Zemanlandia, quello lho visto. Infatti. Due anni fa quando fu ascoltato come testimone al Processo di Calciopoli a Napoli, uno dei legali di Moggi gli rinfacci di essere un perdente, di non aver mai vinto nulla, di esser stato licenziato un po ovunque. Zeman rispose cos. Diciamo che in carriera ho subito un esonero normale e tre illeciti, causati cio non da cattivi risultati ma da qualcosaltro. Per esempio ad Avellino il presidente Casillo ricevette una telefonata. Se cacciate Zeman vi salviamo, gli dissero. Casillo non mi cacci e finimmo in serie C. A fine stagione non mi rinnov il contratto. Ha visto il film Zemanlandia, avvocato? Casillo spiega tutto l. Lo compri, Zeman calciatore in un manifesto nel quartiere romano del Pigneto (foto e Artwork Prodezze Fuori Area); Zeman in campo istruttivo. e con il regista Sansonna (foto di Nazario Peruggini). In copertina un ritratto noir di Zeman, foto di Francesco Alesi/Parallelozero

immagini di repertorio, provenienti dalle ruggenti tv locali daune. I primi anni novanta, il giovane boemo inventore di un gioco che strabilia lItalia e consegna ai riflettori un lembo di sud dimenticato. Una squadra portentosa creata rovistando nelle serie minori, smantellata a peso doro e rifondata miracolosamente. Al punto di sfiorare la zona Uefa, persa allultima giornata. Il patron Casillo, sultano cerealicolo partenopeo, che in pochi anni investe una manciata di fichi secchi e incassa cinquanta miliardi. Sugli spalti, il delirio di venticinquemila assatanati, stipati in uno stadio da diecimila posti. Cercai di eludere le tentazioni agiografiche, affogandole nellironia. Per rievocare la vicenda rinunciai allintervista classica e collocai il boemo e il patron sullampio divano di un salotto pariolino. Un set che mi ricordava il finale di Cera una volta in America, sede del dialogo decisivo tra Noodles e il senatore Bailey. Due vecchi amici che si confrontano sulle opposte aspettative esistenziali. La formula funzion. Casillo tracimava corpulento sul divano, stretto nella sua mise scorsesiana: giacca e cravatta nera, camicia bianca con iniziali ricamate, scarpe lucide. Zeman, immoto e composto, lo osservava con divertita perplessit, con il solito contegno da levriero annoiato. Congelava le emorragie verbali di Casillo con frasi lapidarie. Ne irrideva, a colpi di monosillabi sussurrati, i vittimismi meroliani e la malcelata brama di denaro. Esibirono tempi comici perfetti, da coppia consumata. Dopo luscita del documentario Zemanlandia, nel settembre 2009, la realt sembr mimare la rievocazione. Nellestate del 2010 Casillo riprese la societ, Zeman super la nausea per la serie C e si lasci strappare al suo esilio. La piazza foggiana si abbandon unanime alleuforia da revival. Decisi di raccontare il ritorno in panchina del boemo. Avevo loccasione di pedinarlo nella sua quotidianit lavorativa: sui campi, nei lunghi viaggi in pullman, negli alberghi, nei tempi dilatati delle vigilie. Osservarlo stemperare tensione e noia in infinite partite a carte, circondato dagli amici di una vita. Ascoltarlo scandire il tempo, canticchiando. Ricamo canzoni diverse, preso dallispirazione del momento, spiega cos il suo sincretico flusso di coscienza canoro, che tritura e ritesse schegge di immaginario musicale anni sessanta. Dai tormentoni della Carr, alle riviste di Macario, alla roca malinconia di Battisti. Chiss se va, chiss se va. Chiss chi sei, chiss che sarai, chiss dove vai. Dove vai Lul?. Ritornelli applicabili al calcio, alle carte, alla vita. Impressi a fuoco nella memoria quando, ventenne, abbandon una Praga affollata di invadenti carri armati sovietici, ostili alla primavera di Dubcek, per venire a svernare tra le zagare di Palermo. Era il 1969. Ero curioso di assistere al rientro di Zeman nel mondo del calcio che laveva ostracizzato. Capire come sarebbe riuscito questo sessan-

tenne, ossessivo e monotematico come un artista vero, a rapportarsi ai giovani rossoneri. Ventenni iscritti alla terza elementare, ai tempi della sua zona estrema e dei suoi strali contro il doping. Tutti per sapevano bene che faceva sputare sangue, inserendoti in un gioco vertiginoso. Si sono affidati a lui senza remore. Hanno colto lumanit che palpita sotto la coltre di ghiaccio. Il centrale di difesa Romagnoli, in particolare. Calciatore atipico, studente di filosofia, capace di cogliere la peculiarit di Zeman: La sua etica percepibile nelle piccole cose del quotidiano e nelle grandi sfide, come il doping e la corruzione del calcio. Ci insegna le sue idee tattiche procedendo per concetti, non dando ordini sterili. Cos noi possiamo riprodurle in qualsiasi situazione, perch ne abbiamo acquisito la logica. In questo senso, procede come un filosofo. Con laiuto del mio operatore e direttore della fotografia, Sergio Grillo, ho osservato a lungo quei ragazzi in casacca rossa, stremati in un can can estremo sui gradoni grigi dello Zaccheria, agli ordini del coreografo ceco. C una ripetitivit astratta, visivamente affascinante in questi gesti apparentemente vuoti, nelle azioni simulate, nel collaudo degli schemi. Una frenesia metodica consumata in silenzi ovattati, rotti solo dal frusciare dei tacchetti sullerba e dal rintoccare del cuoio dei palloni. La domenica, sullo stesso prato, la quiete sospesa degli allenamenti cede il passo ad un tappeto sonoro composito e delirante. Lho conservato integralmente, senza edulcorarlo con la musica: urla belluine, insulti sanguinosi, microfoni che gracchiano le formazioni, canzoni popolaresche, tragici inni locali, boati improvvisi, petardi bellici, rivisitazioni in chiave ultr dei gospel di Sister Act e delle hit dei Ricchi e Poveri. Un delirio che Zeman adora, senza darlo a vedere. Ho spesso ripreso solo la panchina, disinteressandomi al gioco, fin troppo visibile, documentato da tanta televisione. Ho lasciato come unico sfondo sonoro una concitata radiocronaca locale. La panchina zemaniana, inquadrata in lunghi piani sequenza, si rivelata un microcosmo ricco di sfumature. Davanti ai gol, incassati o realizzati, Zeman mostra la reattivit di un Moai dellIsola di Pasqua. Si scompone solo per ridere di soppiatto, davanti alla follia esasperata del rubicondo Franco Altamura,suo eterno Sancho. Lo storico accompagnatore foggiano, in perenne trance agonistica, bercia fonemi turchi davanti alle decisioni arbitrali sfavorevoli. Il boemo, dal canto suo, cede allira solo per redarguire lanarchia del regista Salamon. Sfodera una potenza vocale insospettabile. Al punto che nel film sembra doppiato da un baritono verdiano. Un momento irripetibile e illuminante sfuggito alla nostra telecamera, in quellistante puntata sul campo. Il Foggia stava perdendo tre a due la partita decisiva con la Ternana. Una sconfitta avrebbe sancito laddio al traguardo stagionale, gli spareggi per la serie B. Un pareggio avrebbe tenuto in vita flebili speranze. Scocca il novantacinquesimo. Il centravanti rossonero Sau salta il portiere e tira. La palla, lenta e beffarda, lambisce il palo ed esce. Io sono in piedi, vicino alla panchina. Mi abbandono a una disperazione munchiana, incollando le mani alle tempie. Zeman volge le spalle al campo e incrocia il mio sguardo angosciato. Mi studia per un istante, come la prima volta che ci siamo visti. Poi si schiude in un sorriso giocondesco.

NUOVA VITA A PESCARA

Record di gol e sogni nella terra di Flaiano


di M.Pa.

ZEMAN CINEFILO

Non vado al cinema dal 75. Amo Forman


di Matteo Patrono

SANSONNA IL REGISTA E LALLENATORE

Un capo apache alla Kaurismaki

vanito il grande sogno di riportare il Foggia dallinferno della serie C al paradiso della A (un sogno svanito tra accuse di partite falsate e torti arbitrali mirati contro di lui, poche settimane prima che scoppiasse lultimo scandalo scommesse), Zeman ha ricominciato da Pescara, in serie B. Riaccendendo di passione una storica piazza del calcio italiano, rimasta in sonno dai tempi dellultima promozione nel calcio che conta, quella del 1992 targata Giovanni Galeone. Un guru del 4-3-3 come il boemo. Altroch, il 4-3-3 a zona Zeman lo ha copiato dal mio Pescara anni ottanta, quello di Gasperini e Rebonato, assicura lanarchico napoletano che da ragazzo giocava con Pasolini e Raf Vallone. Come che sia, il nuovo Pescara di Zeman gi la meraviglia della cadetteria. Una banda di ragazzi imberbi e assatanati (mi affido sempre ai giovani, con loro al campo mi sembra di tornare allasilo: ho fatto esordire dei 91, 92 e 93), qualche vecchia volpe, il solito flipper di tagli, triangoli, percussioni e geometrie da montagne russe. Ovviamente, una certa confidenza con il gol. 27 in undici giornate di campionato, mai nessuno aveva fatto tanto in serie B da quando ci sono i tre punti. La difesa ne incassa parecchi (18), come da copione ma non certo la peggiore del torneo. Gli abbruzzesi sono terzi in classifica alle spalle di Torino e Padova e la citt di Flaiano sogna grazie ai suoi giovani marziani. Tra questi ce ne sono tre che Zeman si portato con s da Foggia. Simone Romagnoli, il difensore-filosofo che studia Socrate e Platone alla Statale di Milano, discute di etica ma poi un vaffanculo in campo a volte vale pi della maieutica. Di lui Zeman va particolarmente orgoglioso perch dimostra che i calciatori possono fare quello che dicono di non poter fare, cio studiare. Anche se io poi di filosofia non ho mai capito molto. Lorenzo Insigne, lo scugnizzo del gol che il Napoli ha affidato alle cure del boemo per farlo studiare da piccolo Messi (secondo Zeman il ragazzo gi pronto per il salto tra i grandi ma per il momento se lo tiene stretto). E Moussa Kone, il centrocampista ivoriano che gli ex compagni dellAtalanta prendevano in giro quando quello comunic che andava al Foggia, sei pazzo? Zeman ti ammazza di lavoro. E invece andata benissimo e oggi sono con lui in serie B. Infine c Marco Sansovini, il vecchio bomber della squadra, che da Foggia pass 13 anni fa quando era una giovane promessa della Roma e Zeman che allepoca allenava Totti lo sped a farsi le ossa in Puglia. Oggi ha 31 anni e a Pescara ha ripreso a segnare come un ragazzino. Lo sanno tutti, con Zeman la porta si allarga. Gli attaccanti pagherebbero di tasca loro per giocare con lui.

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Ho pedinato Zeman sui campi, nei lunghi viaggi in pullman, nei tempi dilatati delle vigilie. Tra partite a carte e canzoni ricamate degli anni 60. Al primo incontro al bar mi sussurr. La mia maestra elementare diceva che avrei dovuto fare cinema. Per via delle mie espressioni...

ALIAS N. 41 - 29 OTTOBRE 2011 (3

CULT

INSOSTENIBILE

LETALE

RIVOLTANTE

SOPORIFERO

COSI COSI

BELLO

MAGICO

CLASSICO

FAUST
DI ALEXSANDER SUKUROV; CON JOHANNES ZEILER, HANNA SCHYGULLA. RUSSIA 2011

di Maria Grosso

Film tratto da una leggenda tedesca, ripresa poi da Goethe, in cui un uomo vende la propria anima al diavolo in cambio della conoscenza. Faust un medico ossessionato dal denaro e dalla lussuria. Si indaga sulle ambizioni e sulle perversioni umane. Il risultato di questa indagine, terrena e materialista, sull'idea di potere porta alla consapevolezza che, neanche innanzi all'ultraterreno, l'uomo rinuncia alla sua volont di potenza.

TINTIN-IL SEGRETO DELLUNICORNO


DI STEVEN SPIELBERG; CON JAMIE BELL E DANIEL CRAIG. USA 2011.

Tintin, personaggio creato dallartista belga Herg un giovane reporter che attira lattenzione del diabolico Ivan Ivanovitch Sakharine, perch convinto che abbia rubato il tesoro del pirata Red Rackham. Ma con l'aiuto del suo cane Milou, dell'arguto e irascibile Capitano Haddock e dei detective pasticcioni Thompson&Thomson, Tintin partir, girando il mondo, alla ricerca dell'Unicorno, una nave naufragata che nasconde la chiave di un'immensa fortuna e di un'antica maledizione.

FALENE
DI ANDRS MALDONADO; CON PAOLO SASSANELLI E TOT ONNIS. ITALIA 2011.

La commedia noir, tratta da un testo teatrale di Andrej Longo, inizia con la voglia di due amici, quarantenni baresi, di dare una svolta alla propria esistenza, cercando un modo che permetta loro di lasciarsi alle spalle la mediocrit delle loro vite. Questo tentativo di cambiamento inizia con il furto di una Ferrari. Ma viste dallesterno, queste vite appaiono delle commedie, caratterizzate da bugie e assurdit.

mmaginiamo cosa voleva dire nascere donna e sentire fortissimamente dessere una scienziata nella Bologna del 1700. Voler bere del latte del mondo, abbracciarne gli infiniti mutamenti e avvertire tra le mani e il cervello ladrenalinico brulichio di un secolo illuminato dalla scienza. Eppure, proprio in quegli anni mossi dallonda rivoluzionaria della filosofia newtoniana, mentre la conoscenza scientifica, insofferente ai bavagli ecclesiastici, sempre pi si proietta verso una dimensione di sperimentale interlocuzione con la natura, le sedi istituzionali del sapere restano dogmatiche roccaforti del potere maschile, deformi mondi senza donne. A Bologna dalla seconda met del 400 allinizio del 700 non si registra nessun caso di docente o laureata. Pure il secolo il primo a porsi esplicitamente la questione del diritto femminile allistruzione, ma ancora larvale lidea di una rivendicazione per tutte. Allepoca, dunque, i muri sono davvero altissimi e il soffitto non di vetro ma di pietra. Proprio lateneo bolognese apre le sue porte ad alcune donne (come Maria Gaetana Agnesi e Anna Morandi Minzolini), ma la loro singolarit deve lottare contro chi la vorrebbe straordinaria e irripetibile. In questa semioscurit ci guida la lanterna di Laura Bassi lei, la scienziata di cui sopra - nata il 29 ottobre 1711, intelligenza fertilissima

e precoce che protervamente si fa strada oltre i confini allora interdetti alle bambine, studiando dapprima in segreto, poi sempre pi palesandosi fino a conseguire, prima donna dopo oltre due secoli, la laurea in Filosofia presso lUniversit di Bologna. Siamo nel 1732, e il senato accademico cavalca levento strabiliante con una serie di riconoscimenti che mirano a costruire intorno a lei, in riscatto della decadenza delluniversit, il mito della Minerva felsinea. Bassi gode di enorme fama non solo in citt, ma in Europa. Eppure in questo apparente splendore c una crepa: la cattedra stipendiata che per prima le stata conferita, concepita, ratione sexus, solo come sporadico esercizio soggetto allautorizzazione del senato. E Laura Bassi lotta tutta lesistenza per una docenza effettiva. Un tunnel scavato granello per granello per 45 anni. Fino alla cattedra in Fisica sperimentale che ottiene nel 1776, due anni prima di morire. Si dispiega cos la sua avventurosa partita col suo tempo, tra realismo spietato e passione assoluta per la nuova scienza (lottica di Newton e la sua filosofia naturale, il calcolo infinitesimale e sue applicazioni in fisica, il magnetismo, i fenomeni elettrici...). Se in quanto giovane e nubile, non accettato che frequenti le dissertazioni pubbliche, sposer Giuseppe Veratti, collega con cui condivide linnamoramento per la fisica, pattuendo solidariet per i suoi studi e divenendo madre di 8 figli, di cui 5 sopravvissuti. (Ricordatevi della macchina elettrica e dellamore che vi por-

MOSTRE LAURA BASSI E LE ALTRE FILOSOFESSE

Scienziata, a tutti i costi


Laura Bassi, una vita straordinaria il titolo del documentario che accompagna la mostra bolognese (fino al 13 novembre) dedicata alla prima scienziata del 700
to, scriver lui). Se non pu insegnare alluniversit, col marito aprir uno tra i gabinetti di fisica pi avanzati dEuropa, istruendo privatamente per 30 anni le nuove generazioni di studiosi. Davvero una esperienza esistenziale propulsiva e complessa la sua. Cos oggi intorno a lei si raccolto un gruppo di donne (Marta Cavazza, docente universitaria e somma studiosa di Bassi, Enza Negroni, regista qui a colloquio con noi, Marta Franceschini, scrittrice, e Valeria Consolo, produttrice), che hanno lavorato per due anni al progetto di un documentario: Laura Bassi, una vita straordinaria, fruibile nel tracciato della mostra a lei dedicata per le celebrazioni dei 300 dalla nascita (voluta dal Comitato pari opportunit dell'Alma Mater, Fondazione Carisbo e Genus Bononiae, Laura Bassi e le altre filosofesse, presso Casa Saraceni a Bologna fino al 13 novembre). in questopera per immagini musica e racconto che la storia della scienziata bolognese, a lungo rinchiusa tra gli scaffali della sua citt, si apre a noi come uno scrigno. Mi ha appassionato la sua gigantesca curiosit verso il mondo. Il suo desiderio primario era la conoscenza ha raccontato Enza Negroni. Eppure non si preoccupata solo della sua crescita personale, ma si adoperata affinch nel contesto cittadino fossero finanziate le accademie di scienze e le lezioni pubbliche. Lautrice ha voluto dispiegare il narrato del testo grazie a una attrice che si rivolge direttamente agli spettatori: Era necessario ci fosse una presenza in carne e ossa, che fosse la prima a credere in ci che raccontava, come una testimone fiduciaria tra Laura, il suo tempo e il nostro. Cos ho scelto che a ricoprire questo ruolo fosse Francesca Mazza. Si creata allora una sorta di staffetta. Dopo 300 anni, in un tempo in cui la lotta delle donne contro i poteri maschili delle universit tuttaltro che spenta, ancora una donna a raccontarci questa storia magnifica. Una storia qui narrata con una spiccata intenzionalit didattica, e ricostruita a partire dal tracciato delle Insignia, raffigurazioni pittoriche che raccontavano gli avvenimenti pi importanti della citt di Bologna nel 700. Si tratta di un contributo di grande valore storico e artistico e, caso unico, a Laura Bassi ne sono dedicate ben 4, cosa che evidenzia la rilevanza per lopinione pubblica degli eventi che la riguardavano. Oltretutto, le conoscenze tecnologiche attuali ci hanno consentito di fare un ulteriore passo avanti nella visione, ossia fino al dettaglio infinitesimale dellimmagine. Grazie a obiettivi macro, abbiamo infatti potuto cogliere il primo piano di Laura Bassi, la sua espressione. Le chiedo infine del suo sguardo su Bologna, del cammino di questa donna e della luce tra i portici: Volevamo rappresentare la complessit conflittuale del contesto storico del 700 e insieme indagare la natura pi intima di Bologna. I portici ne sono lemblema, espressione di bellezza, ma anche della struttura chiusa della citt. Per raccontarla ci siamo ispirati alle immagini di Renzo Renzi, ai suoi contrasti di luci e ombre. Ma vero anche che questa qualit dellimmagine rimanda alle resistenze che Laura Bassi ha incontrato sulla sua strada e al prorompere della luce tra gli anfratti e le colonne.

A L B O I L L U S T R A T O ALBO ILLUSTRATO

Molte sono le cose che non si possono mostrare


Da bambina, facevo un gioco segreto. Chiudevo gi occhi e restavo nel buio, in attesa. Lentamente, dal nero emergevano ombre luci forme, che si muovevano su quello sfondo scuro, come animate da volont propria. Niente restava identico a se stesso, come se ogni cosa fosse mossa da una forza indicibile Io restavo aggrappata a quelle visioni , in preda al desiderio bruciante di farne parte . Affiorando dal nero pi profondo, si staglia appassionata la voce di Laura Bassi bambina. Una coroncina di fiori tra i capelli, il corpo infantile stretto dal bustino settecentesco, le mani fermamente impegnate a sollevare i drappeggi della gonna, e unespressione vispa, gi determinatissima. La luce si fa strada a baciare il suo volto, in una danza di fiamme, stelle, iridi e traiettorie. Sono le sue prime raggianti visioni, squisitamente rivissute dal testo di Marta Franceschini e brillantemente abitate dalle immagini di Alessandro Battara.

INSIDIOUS
DI JAMES WAN; CON PATRICK WILSON E ROSE BYRNE.USA 2011

Una coppia si trasferisce in una nuova casa coi loro figli. Un giorno uno di loro, a causa di un incidente, entra in coma, e da questo momento in casa cominciano a manifestarsi strani fenomeni. I genitori si convincono che quella casa infestata dai fantasmi, e decidono di trasferirsi, ma, nonostante abbiano cambiato casa, quei fenomeni continuano a manifestarsi.

SEGUE A PAG 6

Viaggiamo tra le pagine di Laura Bassi Minerva Bolognese, lalbo illustrato edito da Bonomia University Press con il sostegno della Fondazione Carisbo (Bassi la prima donna a far parte della collana biografica Sotto i portici, curata da Tiziana Roversi e Claudia Alvisi). Anche in questo caso il lavoro si fonda sulla raffinata competenza di Marta Cavazza, qui autrice di un ampio contributo scientifico posto a conclusione del volume. (Con lausilio di raffigurazioni pittoriche di scienziati e della Bologna del tempo, e con immagini dei macchinari cari a Laura Bassi, si entra nel dettaglio dei suoi studi, riportando le lodi dellallievo Spallanzani che ne esalta lerudizione e la didattica). Lalbo si irradia dal vibrante testo in prima persona. Sono queste parole ad approssimarci al tempio interiore di Laura Bassi, fin da quel futuro annunciato alle ragazzine della sua epoca, apparecchiato tra la cucina e il salotto (mentre i mondi roteanti immaginati dai collage in bilico tra antico e moderno di Battara squadernano pentole e tegami). Quindi gli studi, dapprima in casa con un sacerdote: grammatica italiana, poi francese e latino, e

lamore inesausto per i libri, la sua libert irrorata nella costrizione, finch il medico Tacconi non si accorge di lei e in segreto le fa da precettore per 7 anni. Sempre sul filo tra emancipazione e pericolo di strumentalizzazione, Laura giunge cos alla laurea e alla discussione pubblica delle sue 49 tesi (con lappoggio del cardinale Lambertini, poi papa Benedetto XIV), quindi alla cattedra e alla prima lezione allArchiginnasio. Poi il sodalizio con Veratti, quando la maternit e la vita abbracciano la scienza, mentre immagini di bambini irrompono tra le bottiglie di Leida e il microscopio. E ancora il suo lavoro presso il teatro anatomico di Bologna, e quello tra bussole calamite e salamadre, e gli scambi col giovane Volta. Finch la macchina elettrica donatale dal fisico francese Nollet, restituendole le sue visioni dellinfanzia, le d la folgorazione del suo destino. Valorosa Donna Laura cui le sperienze non finiscono mai di piacere, ma che pure ha imparato, dissimulando, a custodire segretamente ci che le pi caro, poich molte sono le cose che non si possono mostrare e spesso si rivelano essere le migliori. m.g.

4) ALIAS N. 41 - 29 OTTOBRE 2011

A sinistra immagine dallalbo Laura Bassi Minerva Bolognese (Bonomia University Press)

di Roberto Silvestri
ROMA

osa trasforma la notte in luce? Larte. E dal 27 ottobre al 4 novembre il festival internazionale del film di Roma avr momenti abbaglianti (Tintin, Michael Mann, Luttazzi, Wenders, Scorsese, Miyazaky jr., le scoperte di Extra). Ma, attenzione... Non sempre vero ci che scrisse Platone: Possiamo perdonare un bambino che ha paura del buio. La vera tragedia della vita quando gli uomini hanno paura della luce. Ci sono bambini e adulti terrorizzati, a ragione, dalla luce. Come i vampiri e molti eroi del cinema, da Muriel in Le due inglesi (1971) ai sabipodi di Lucas in Guerre stellari (1977)... Il buco dozono aumenta i tumori alla pelle cos come le coperture integrali (tuareg, black block e burqa...). Il cinema, sistema di imbalsamazione luministico che rende eterne le ombre, adora il nero, il noir, il dark smarcandosi dalla televisione, repellente al buio. Riprendere le stelle del firmamento o almeno a luce di candela, da Mlis a Kubrick, stata lutopia tecnologica del cinema. Pi della met dei pesci e delle specie animali vivono senza luce e senza giorno. Ma la stragrande maggioranze degli organismi viventi non pu vivere senza luce, che disinfetta e d la vitamina d...Per questo, emblema sadico della pena come punizione, il supercarcere (Stammheim o Lexinton-Kentucky, dove Baradini e altre due detenute furono torturate psicologicamente perch la smettessero di dichiararsi comuniste), costruiti nel sottosuolo e privato di luce naturale. Come in Thx 1138 (1971) di Lucas si impazzisce. E poi ci sono i bambini della luna. Quelli che non vanno mai a letto dopo Carosello. Anzi escono al chiaro di luna. Sono i malati di Xp, xeroderma pigmentosum, tremenda e rarissima malattia della pelle diagnosticata per la prima volta nel XIX secolo, che costringe chi ne soffre a eliminare luce e giorno, con aspettative di vita bassissima. Bisogna chiudersi in casa, usare lesposimetro anche per controllare le fonti

EXTRA
I mille colori del buio. A Camp Sundown si fanno incanti. Incontro con Carlo Shalom Hintermann, regista di The dark side of the sun, girato con bambini Xp che, come vampiri, non possono esporsi ai raggi solari, e vivono, giocano e creano nella notte
FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA IL CINEMA ALTRO

no dovuto scontrarsi con il razzismo di altre associazioni rinunciando spesso a fondi. Sul sito www.thedarksideofthesun.org, dove inseriremo materiali extra, sar possibile fare donazioni per la XP Society. Quanto tempo per le riprese? Tre anni. Abbiamo fatto anche dei workshop video e artistici gestiti e organizzati da Daniele Villa, produttore, collaboratore Citrullo, con le associazioni Muse Roma e Muse Italia. Il rapporto instaurato con le famiglie durato nel tempo, siamo rimasti sempre in contatto costruendo il film insieme. Ci siamo incontrati anche al di fuori delle riprese. Il legame con queste persone la cosa pi importante del progetto. Il cartoon scritto dai ragazzi? La piccola cosmogonia contenuta nella narrazione del film frutto della loro immaginazione. Sono bambini abituati a passare molto tempo da soli, il loro immaginario di una ricchezza non comune. Io mi sono limitato a parlare con loro a raccoglierne le storie e ogni volta si trattato di un balzo in avanti. Rachel, la pi fragile e minuta del film, ha per esempio una fascinazione naturale per tutti gli animali orrorifici e un rapporto con la natura davvero panteistico: un filo d'erba, un fiore, una lucciola sono per lei sacri, riconosce in ogni essere la sua stessa fragilit, ricambiando il mondo circostante con amore e devozione. un'equilibrista dei sentimenti pronta a regalarti un momento di intensit assoluta, e per questo motivo stata una sceneggiatrice eccezionale. C rapporto tra Xp e cinema? Le relazioni ci sono. Rendere giustizia a questo universo ha significato rendere omaggio al cinema, attraverso tutte le sue implicazioni linguistiche. Pi ci immergevamo nella loro dimensione pi emergeva una memoria cinematografica, i piani si mescolavano cos come l'eco di altri lavori, soprattutto quello realizzato per Malick. La scena dei rapaci un omaggio a uno dei miei scrittori preferiti J.A. Baker che in The Peregrine descrive l'universo del falco pellegrino e di molti altri rapaci in ogni sua sfaccettatura.

La guerra (lunare) dei bottoni


di luce artificiale, e se si esce non di notte dobbligo indossare una tuta spaziale integrale, se no la pelle si deturpa orribilmente, si perde udito e vista e lesposizioni ai tumori della pelle inevitabile. A Roma, il 3 novembre, in Pala Petrassi, Carlo Hintermann (e la sua band creativa) presenta il fatato The dark side of the sun, 3 anni di lavoro, met cartoon met documentario, sullesperienza di Camp Sundown, campo estivo privato per malati di Xp (nato per iniziativa anche finanziaria dei coniugi Caren e Dan Mahar, la cui figlia Katie affetta da Xp) che arrivano nello stato di New York da tutto il mondo per vivere insieme, almeno in vacanza, unesperienza altra, incantata e luminosa come quella di qualunque altro ozioso, ma rovesciata. Il titolo infatti non allude ai Tokyo Hotel n a Terry Pratchett: Mi piace Pratchett e la sci-fiction, ma la canzone dei Tokyo Hotel l'ho scoperta sul set ci spiega Hintermann - il titolo per semplicimente un gioco di parole ed ispirato al rovesciamento di prospettive che tutti noi abbiamo coinvolto in un complicato intreccio produttivo, soprattutto grazie alla tenacia di Daniele Villa, Rai Cinema e le tv pubbliche giapponese (Nhk), finlandese (Yle) e danese (Dr). E la Rainbow di Iginio Straffi. Il ministero, quando ha bocciato il progetto (produttivamente carente) ci ha dato ulteriori motivazioni. E abbiamo messo insieme un budget due volte pi grande di quello presentato a loro. Non certo un film pietistico... Nel film non mancono cenni critici al sistema sanitario e scolastico perch la piccola comunit che si riunisce a Camp Sundown non ha niente di pietistico, pronta a dare battaglia per i loro diritti e lo fanno con coraggio senza vincoli ideologici e senza alcun legame di appartenenza. La loro una battaglia civile che spesso ottiene risultati sorprendenti. Chi partecipa al campo ne esce deciso a combattere per i propri diritti, quasi una palestra di passione civile. Al campo sono passati nel tempo moltissimi ragazzi neri e ispanici e spesso Dan e Caren han-

dovuto fare. La casa di produzione del film, Citrullo Internazional, attiva da 20 anni con film fuori schema come F for Fontcuberta (2005), ha dedicato a Malick un omaggio nel 2002 e effettuato le riprese italiane di The Tree of Life (a Bomarzo, per esempio). Dunque Hintermann e soci sono abituati a rovesciare i propri set mentali. Ma qui il film che si rovescia, la troupe handicappata. Ce la far a fecondare ci che i ragazzi partoriscono? Con Malick si trattato di ascoltare i ritmi della natura - ricorda Hintermann - e la pi grande lezione stata quella che la natura non si piega ai nostri desideri, bisogna avere pazienza e istinto per riprendere ci che abbiamo desiderato. In The Dark Side of the Sun si trattato di accettare la sfida di instaurare un vero dialogo umano e etico con la comunit e girare quasi sempre al buio. Giancarlo Leggeri ha usato la Hd Panasonic Varicam 3700. Gran parte dei par-

chi luce tradizionali sono dannose per i malati, quindi abbiamo sviluppato luci apposite a Led con zero emissioni di raggi Uv con l'aiuto della Tecnolight, una ditta italiana, Come nato il progetto? Molti anni fa un articolo del New York Post parlava del campo. Sono rimasto colpito dalla storia ma al tempo non mi sentivo pronto a girare, avevo paura di essere guidato da un interesse per l'eccezionalit della vicenda e non volevo entrare in modo irruento in quella realt. Solo anni dopo, con diverse esperienze alle spalle, tra cui una serie sulla pena di morte, ho capito che l'eccezionalit di quella storia era rappresentata dalle persone e non dalla loro condizione. Ho incontrato quindi Dan e Caren Mahar, fondatori della XP Society, la figlia Katie e sono rimasto stregato dalla loro forza. Poi il progetto ha vinto il fondo Media dello sviluppo e il Solinas. Abbiamo

The Dark Side of The Sun di Carlo S. Hintermann (Italia, 2011), animazione di Lorenzo Ceccotti, montaggio Piero Lassandro, musica di Mario Salvucci

ALIAS N. 41 - 29 OTTOBRE 2011 (5

SEGUE DA PAG 4

SINTONIE
IL DOMANI CHE VERR
E LINCOLN LEWIS.USA 2011

JOHNNY ENGLISH - LA RINASCITA


I OLIVER PARKER, CON ROWAN ATKINSON E GILLIAN ANDERSON. GRAN BRETAGNA 2011

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USA 2011.

Mr. Bean torna sugli shermi per rivestire i panni dell'agente segreto pi' maldestro al mondo. Questa volta la goffa spia sar alle prese con una miriade di cospiratori, dal KGB, al CIA e persino l'MI-7, e addirittura arriver a minacciare l'incolumit del primo ministro Cinese.

filippo brunamonti a. catacchio mariuccia ciotta giulia da. vallan marco giusti cristina piccino roberto silvestri silvana silvestri

DI STUART BEATTIE, CON RACHEL HURD-WOOD

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MISSIONE DI PACE
DI FRANCESCO LAGI, CON SILVIO ORLANDO E ALBA ROHRWACHER. ITALIA 2011

LA PEGGIORE SETTIMANA DELLA MIA VITA


DI ALESSANDRO GERNOVESI, CON FABIO DE LUIGI E ALESSANDRO DE SIANI. ITALIA 2011

Il film tratto dal primo dei sette libri della saga di di John Marsden. Otto amici di scuola vivono spensierati in un paese rurale, fino a quando la loro tranquillit viene spezzata da unimprovvisa invasione militare. Costretti ad allontanarsi da amici e familiari, gli otto ragazzi dovranno combattere contro le forze nemiche per cercare di sopravvivere. (esce il 4 novembre)

marito, avvenuti nella loro auto, e lo affida agli zii, appena ventenni. Da questo momento Peppino conosce un mondo nuovo, tra le feste improvvisate negli scantinati, collettivi femministi, comunit greche, ma anche contrabbandieri, droghe e alcol. (esce il 4 novembre)

PINA 3D
DI WIM WENDERS, CON PINA BAUSCH. GRAN BRETAGNA 2011

Paolo sta per sposare Margherita, una trentenne veterinaria con alle spalle una famiglia borghese. Il futuro sposo, la settimana prima delle nozze, cerca di conquistare i suoceri, e fa di tutto per fare colpo su di loro. Ma gli eventi tragi-comici che scatener metteranno a rischio le nozze stesse.

Il Capitano Vinciguerra guida dei soldati in una missione nei Balcani per catturare un criminale di guerra, latitante dalla fine del conflitto nella ex Jugoslavia. Il Capitano, per, ignora di dover affrontare la missione a fianco del suo peggior nemico, il figlio, agguerrito pacifista. In questa situazione di avventurosa, e pericolosa, convivenza, padre e figlio combateranno la loro guerra personale.

IL MIO DOMANI
DI MARINA SPADA, CON CLAUDIA GERINI E RAFFAELE PISU.ITALIA 2011.

QUANDO LA NOTTE
DI CRISTINA COMENCINI, CON FILIPPO TIMI E CLAUDIA PANDOLFI. ITALIA 2011.

LAMORE ALLIMPROVVISO
DI E CON TOM HANKS E JULIA ROBERTS.

Larry perde il suo lavoro di responsabile di una catena di negozi. Una volta senza lavoro, decide di tornare sui banchi di scuola, seguendo cos il consiglio degli amici che gli propongono di ricominciare da capo. Al collage si innamora dellinsegnante di dizione, stanca del suo lavoro e del marito mantenuto.

Marina una giovane madre in vacanza in montagna con suo figlio. In un rifugio conosce la guida, Manfred, un uomo abbandonato dalla sua famiglia. Una notte lui si adopera per portare il bambino ferito in ospedale, e scoprir segreti riguardanti Marina, che a sua volta scopre il motivo dellodio nutrito da Manfred verso trute le donne. Ma il legame che li unisce destinato a non avere futuro.

Monica una manager che vive a Milano, ha una relazione col presidente della sua societ ed rapporti conflittuali col padre e la sorellastra Simona. Ad un certo punto della sua vita decide di dare una svolta alla sua vita insoddisfacente. Cerca di aiutare il nipote Roberto a costruirsi una vita, e si iscrive ad un corso fotografico, dove incontra Lorenzo, col quale intraprende una relazione. Ma le inquietudini continuano ad attanagliare Monica, ormai decisa ad affrontare il suo passato per risolvere i suoi problemi. (esce il 4 novembre)

Il film un omaggio del regista a Pina Bausch, una delle pi importanti coreografe al mondo, esponente del teatrodanza che, dagli anni Settanta, ha rivoluzionato la concezione della danza contemporanea. Wenders segue gli artisti della leggendaria compagnia Tanztheater Wuppertal sulla scena e nella citt di Wuppertal, il luogo che per 35 anni stato la casa e il cuore della creativit di Pina Bausch. (esce il 4 novembre)

SEX LIST (WHATS YOUR NUMBER?)


DI MARK MYLOD; CON ANNA FARIS E CHRIS EVANS. USA 2011

LA CRYPTONITE NELLA BORSA


DI IVAN COTRONEO, CON LUCA ZINGARETTI E VALERIA GOLINO. ITALIA 2011.

Peppino un bambino di sette anni che vive nella Napoli del 1973, in una famiglia sgangherata. La sua esistenza cambia quando la madre entra in depressione, avendo scoperto i tradimenti del

Un giorno Delilah legge uninchiesta: una donna americana ha mediamente, nel corso della vita, allacciato sei relazioni con altrettanti uomini, prima del matrimonio. Lei ha 29 anni ed a quota diciannove, e nonostante ci ancora single. Allora, Delilah decide di trovare il ventesimo uomo, che dovr essere anche lultimo. Le cose per non andranno come previsto, e la ragazza decide di ricontattare tutti i suoi ex per capire se in passato ha scartato il suo principe azzurro. (esce il 4 novembre)

SEMPRE PI ANZIANE INCINTA Forse l'avrete vista anche voi in Italia, qualche settimana fa, quella copertina del New York magazine. Una classica donna incinta, nuda, che esibisce con orgoglio il pancione ma anche una massiccia dose di rughe. Persino troppo poche, se si considera che la futura mamma ha abbondantemente superato i 50. E, senza offesa per le mie coetanee, non era un bel vedere. Ma non c'e' niente da fare. Se in Italia i casi sono ancora pochi, da Gianna Nannini alla signora torinese finita in prima pagina, in America le nuove mamme sono loro. Persino ora che con la crisi si fanno meno figli. Perch se la natalit in generale scesa del 4%, tra le donne che hanno dai 45 e i 49 anni salita del 17%. Indifferenti alle leggi di madre natura, e all'idea che i loro figli si ritrovino a 30 anni a fare i conti con le badanti, le malattie o la morte, diventano mamme grazie agli ovuli dei giovani donatori, o perch no, usando quelli che loro stesse hanno congelato quando erano troppo occupate a far carriera e godersi la vita. Cos citt come New York si popolano di passeggini spinti a fatica da signore che un tempo avrem-

mo chiamato anziane. E che ora invece anche quando non scelgono di fare improvvisamente un figlio, sono decise a pensare a se stesse come se avessero ancora 30 o 40 anni. Le 50enni, ma anche le 60enni, sono diventate le regine dei siti per single. Magari creati apposta per loro, come Silversingle o Seniorpeoplemeet.com, da chi, come Greg Liberman, ha capito per primo il nuovo trend. Direttore di Spark Networks, racconta come il boom sia avvenuto proprio quest'anno. Negli ultimi 8 mesi le iscritte, o se per questo anche gli iscritti, a Silversingle o a Jdate che hanno dai 50 in su sono cresciuti del 93%. E se una volta erano le mamme, preoccupate che le figlie rimanessero zitelle, a iscrivere la prole ai siti, ora molto spesso succede l'opposto. Con grande soddisfazione di Liberman, ma anche delle signore in questione. Molti degli incontri online, soprattutto in questa fascia d'et, finiscono infatti bene e in fretta. Anche perch, come dice la 65enne Natalie Friend di Hampton, in West Virginia, appena sposata con un 74enne di Virginia Beach: alla nostra et non c' pi molto tempo da perdere. Certo, qui non esiste la famiglia come la conosciamo noi, la speranza di ricominciare s ma come nonne e non come sposine, non esiste. E viene da chiedersi se dietro tanta baldanza senile pi che l'amore per la vita, come quello raccontato nel bellissimo romanzo di Vita Sakville West, Ogni passione spenta, non ci sia piuttosto una disperata solitudine.

6) ALIAS N. 41 - 29 OTTOBRE 2011

Implacabile performer, allucinato interprete dellincubo americano, allievo di William S. Burroughs, ha accompagnato con i suoi versi un intero movimento, facendo da spalla a Nirvana e Soundgarden
di Alberto Piccinini

ultimo concerto dei Big Black di Steve Albini - uno degli inventori dellalt-rock americano nei lunghi e fatui anni 80 - fu a Seattle, l11 agosto 1987. La serata risult memorabile. Steve, punk laureato con gli occhiali da nerd, spacc coi suoi compagni tutti gli strumenti alla fine dellesibizione. Tra il pubblico cerano i futuri protagonisti del grunge: il fondatore della Sub Pop Bruce Pavitt, Mark Arm dei Mudhoney, Kurt Cobain che di l a poco avrebbe registrato il primo demo dei Nirvana. Steve Albini e Kurt Cobain si sarebbero ritrovati sei anni dopo in uno studio per realizzare lultimo lp dei Nirvana, In Utero. Prima dei Big Black era salita sul palco una faccia nota nei teatrini di Seattle: Steven J. Bernstein, detto Jesse. Poeta, scrittore, narratore di strada. Tossico marcio, alcolizzato, con una diagnosi di psicosi maniaco-depressiva sulle spalle. Ex jazzista, ex marchettaro a San Francisco quando aveva 16 anni. Grande amico e allievo di William S. Burroughs. Allepoca Bernstein aveva trentasette anni. Quasi il doppio dei ragazzini in sala. Era un tizio piccolo, con le gambe arcuate, tatuato da capo a piedi. Aveva due occhi talmente fuori dalle orbite che solo le grosse lenti dei suoi occhiali neri sembravano poter contenere lesplosione. Lesse con voce profonda e graffiante, a ritmo lento, implacabile, brani di Personal Effect, uno dei suoi libri autoprodotti: La violenza entra da un angolo/troppo lontano per accorgersene/per vedere chiaramente/ Non un omicidio, ma violenza per divertirsi. Divertimento e paura, ecchimosi gialle e rosse/una piccola quantit di sangue/Troppo tardi per scappare. A un certo punto dal pubblico qualcuno grid: Vogliamo la musica!. E Bernstein, senza mollare il ritmo: Questa musica, testa di cazzo! Le lunghe serate di poetry slam nei teatrini di Seattle lo avevano abituato a ben altro. Un poeta, Ron Dacron, che lo aveva interrotto gridando, Sei una palla di merda!, fu assalito da Bernstein alla prima occasione, con un fucile in mano. Un fucile ad acqua. Se le diedero di santa ragione, inzuppati da capo a piedi. Sul palco, Bernstein era un domatore di folle. Aveva la mania di tirare cose nel buio: bottiglie di birra, fogli di carta, bacchette da batteria, il portafoglio, un sandwich. Una volta pi-

sci su uno del pubblico. La letteratura fa tutto a pezzi, poi lo rimonta, lidea di unesperienza - aveva scritto una volta per la fanzine letteraria di Seattle, Skyview - ma penso che questo non sar mai seducente per il pubblico americano quanto il rocknroll, il cinema, le auto di grossa cilindrata. Eppure, negli anni in cui Seattle cullava il movimento grunge, Bernstein accett volentieri il suo status di poeta punk. Port di nuova la poesia fuori dai luoghi dellavanguardia, dentro il ventre caldo del rocknroll. Apr, come un supporter qualsiasi, i concerti dei Nirvana e dei Soundgarden. Lo si vide dare il benvenuto a ospiti illustri: Jello Biafra, i D.o.a. Uno dei suoi numeri pi applauditi era intitolato How I Met My Present Wife. Cominciava cos: Te lo dico chiaro e tondo: mi voglio scopare il cadavere di Richard Nixon morto. Ho detto cadavere morto () perch da vivo non c assolutamente niente di sensuale in Richard Nixon. la cosa morta che voglio. Nelle sue storie capitava di sentire i nomi di Jackie O., Kissinger, Nancy Reagan. E aveva una passione speciale per le rockstar morte: Questo il rocknroll dei cadaveri/il corpo pieno di vermi di Janis Joplin/urla sotto sei piedi di terra del Texas/E i dottori non possono fare niente per me (Janis Joplin Dead Valentine, 1979). Cera il ragazzo Hendrix che sbatteva e tirava le corde/con le sue scarpe da tennis sporche/e la tv accesa/ mai andato in tv?/Non ricordo/Era molto tempo fa (Hendrix, 1979). LAmerica di Steven Jesse Bernstein era il solito incubo ad aria condizionata, ereditato dai poeti Beat e vissuto nella dissoluzione di se stessi. Faceva parte - ha raccontato il suo amico e collaboratore Lori Larson - di quelli della nostra generazione che credevano che essere poveri fosse un motivo di orgoglio. Se sei povero, puoi fare quello che vuoi, era la sua filosofia. Trasformava la vita e la morte in una lunga epica allucinata. Il suo punto di vista preferito erano i peggiori hotel di Seattle dove prendeva alloggio e passava notti intere davanti alla macchina da scrivere. Posti pieni di sadomasochisti messicani gay e vecchi alcolizzati che stavano l davanti alla tv da 35 anni, ha raccontato una volta sua moglie. Bernstein, a proposito, ha avuto tre mogli, e tre figli. Quel che segue pura finzione. - diceva a proposito delle sue biografie -. Io sono stato bello e popolare per tutta la vita. Di certo era nato a Los Angeles, figlio di un disegnatore

meccanico e una pianista. A quattro anni si era ammalato di poliomielite. A sei anni i suoi genitori avevano divorziato. I suoi problemi psicologici lo avevano portato a un ricovero al Camarillo Hospital, ed era ancora un bambino. Molti anni dopo gli verr diagnosticata una malformazione della scatola cranica, che spingeva sul cervello. Nel frattempo, si era trovato una cura da solo: psicofarmaci, droghe pesanti, alcool. Mai allo stesso tempo, solo alternativamente, precisava. Nel 1967 si era trasferito a Seattle, poi a San Francisco, poi di nuovo a Seattle. Jesse aveva sempre una storia, e sapeva raccontarla bene ha scritto il suo amico e giornalista underground Grant Alden -. Forse aveva fatto film low-budget in California, forse erano film porno. Se veramente abbia accompagnato una bellissima spia finlandese nei club di Seattle per un paio di giorni non lo sapremo mai. Se abbia mai lavorato in unacciaieria o come medico per una squadra di hockey di una serie minore, che importa?. Nel 1988, Bernstein pubblica sulla fanzine The Rocket una sua intervista a Burroughs. Domanda: Come vedi il rapporto tra la tua immagine pubblica, la tua opera e la persona vera?. Risposta: Non c nessuna persona vera. In quel periodo i due avevano condiviso un reading a Seattle, unaltra leggendaria serata per la citt. Burroughs un maestro, in un certo senso un mentore - spiegava Bernstein -. Ma non la mia sola influenza. Lincontro con i ragazzi della Sub Pop regal a Bernstein un po di chiarezza a proposito della sua immagine pubblica. Accett volentieri la caricatura punk che gli stava addosso dincanto. Per il lato vagabondo e punkabbestia del grunge, lui fu un esempio vivente. In breve, la Sub Pop gli chiese di incidere un disco con le sue poesie. Lidea, un po peregrina, era quella di rievocare Johnny Cash alla Folsom Prison, ma non and cos bene. Nel 1991, accompagnato da Bruce Pavitt e Grant Alden, Bernstein lesse poesie nellala crimini speciali del carcere di Monroe. Dai nastri, registrati al mattino e troppo presto per tutti, venne fuori poca o niente atmosfera, solo rumore di fondo. Fu il musicista e produttore Steve Fisk a salvare quelle registrazioni. Aggiunse delle basi musicali di jazz elettronico da agenti segreti, secondo il gusto dellepoca. Il disco, Prison, si apre con una prima poesia intitolata No No Man: mezzanotte e gli occhiali di sole confondono le mie ferite/una pianta sorda e deformata in un giardino di Hollywood/pieno di lattine di succo di frutta e aghi ipodermici, recita Bernstein con il suo caratteristico ritmo lento e implacabile. OIiver Stone la inser immediatamente nella colonna sonora di Assassini nati. Bernstein sent appena il lavoro di Fisk, diede la sua approvazione. Il 22 ottobre 1991 si tolse la vita senza altre spiegazioni. A Neah Bay, Washington, in un alberghetto, con tre coltellate alla gola. Un mese prima era uscito Nevermind dei Nirvana. Qualcuno disUnimmagine se che il grunge, quello vero, morto di Steve Jesse assieme a lui. Sono passati ventanBernstein ni oggi. Di recente Bernstein stato ricordato da un bel documentario del regista Pete Sillen, che ha anche il titolo di un suo verso: Segretamente sono un uomo importante. In Rete restano tracce dei suoi innumerevoli lavori.

RISCOPERTE STEVEN JESSE BERNSTEIN, IL POETA DEL GRUNGE

Vagabondo a Seattle
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BRASSENS
Trentanni fa moriva il grande artista francese, colui che pi di ogni altro ha ispirato lopera di Fabrizio De Andr. Le parole delle sue ballate, taglienti come lame, colpivano al cuore le ipocrisie della societ transalpina
auvoir, del 1946) e che, comunque, tutto sempre stemperato da un'attenzione costante ai destini degli umili e da una sincera comprensione per i loro comportamenti, spesso condannati dalla societ. E cos, se una Penelope di periferia pu, lontana dal suo uomo, cullare pensieri proibiti ma sa che il cielo non se ne adombrer (Pnlope, 1960), perch per l'autore francese l'universo delle pulsioni ha piena legittimit nelle relazioni interpersonali; e se egli difende le donne adultere anche disposto, con sublime ironia, a subire lo stesso destino: ma solo alla sua morte, quando lascer a chi lo sostituir le sue pantofole e i suoi stivali (Le testament, 1956). Brassens anticipa dunque la rivoluzione sessuale del '68 ma il suo erotismo sembra provenire da quella letteratura medievale che rappresentava la vita popolare senza falsi moralismi. Sugli umili, i poveri, i vinti appuntato il suo sguardo perch in essi alberga quell'umanit distrutta nel mondo dei potenti: lo straniero che, unico, non applaude quando i gendarmi lo arrestano (Chanson pour l'auvergnat, 1954); Jeanne (1962), la donna che lo nascose a Parigi nel 1944; il povero Cristo di Celui qui a mal tourn (1957), che aggredisce un passante e gli ruba l'orologio per essere spedito in carcere a rifarsi un'onest; quando ritorna al suo quartiere, dopo un secolo, pensa che tutti lo avrebbero evitato, mentre invece gli amici lo riaccolgono: Allora ho visto che c'era ancora della brava gente al mondo e ho pianto, col culo per terra, tutte le lacrime che avevo. Molti di questi personaggi, poveracci costretti dalla fame a delinquere, sono dei fuggitivi, braccati dai gendarmi: a Brassens, infatti, interessa proprio la psicologia del fuggiasco, quel senso di angoscia che viene dalla consapevolezza della propria fragilit di fronte al potere, contro il quale resta solo la solidariet di chi proviene dallo stesso contesto sociale. Di tale solidariet Brassens dar un esempio in Stances un cambrioleur (1972), dove racconta un episodio accadutogli: un furto nella sua abitazione. Lartista solidarizza con il ladro riflettendo che se non avesse avuto successo forse sarebbe stato un suo complice e, come avviene all'inizio de I miserabili di Victor Hugo (quando il vescovo Myriel scagiona Jean Valjean dicendo alla polizia che i candelieri trafugati da quest'ultimo glieli erano stati in realt donati), regala al bandito ci che costui gli ha rubato, anche perch ha avuto il buon gusto di tralasciare un orribile ritratto regalato commento, monchi che non lo plainte des filles de joie (1961), al poeta per il suo compleanno e additano, mutilati che non lo inper esempio, egli ammonisce chi di non portarsi via la sua indiseguono, ciechi che non andranderide le prostitute, perch c' spensabile chitarra (sacra solidano a vederlo al patibolo. Tali bizmancato poco, mio caro, che queriet tra artigiani). zarri individui sono in realt sta puttana che tu prendi in giro Brassens detesta l'esibizioniproiezioni del giovane Brassens non fosse tua madre. In Don smo del fatuo mondo dello spetnelle quali egli bersaglia il conforJuan (1976), un Don Giovanni altacolo: Non faccio vedere i miei mismo della societ dell'epoca, la rovescia si dedica a sedurre organi procreatori a nessuno, alludendo alla presenza delle midonne brutte e disprezzate e vietranne che alle mie donne e ai noranze che si oppongono alle ne glorificato per questa sua mismiei dottori (Trompettes de la remaggioranze (altro tema ereditasione insieme ad altri singolari nomme, 1962). La critica corrosito da De Andr). Fin da subito il personaggi caritatevoli. va ai luoghi comuni e al fideismo corpo irrompe prepotentemente Il blasone un genere aristodogmatico sono poi altri temi crunelle composizioni di Brassens: cratico della letteratura francese, ciali, come in Mourir pour des un corpo frammentato, grottein voga nel XVI secolo, in cui si ides (1972), in cui Brassens si fa sco, cos come lo interpret Miomaggia una parte del corpo femmaestro del sospetto stigmatizchail Bachtin nella sua celebre letminile. In Le blason (1972), zando qualsiasi fanatismo in notura di Gargantua e Pantagruel, l'ascoltatore condotto alla scome di coloro per i quali la vita un corpo che si costituisce nella perta di quella parte del corpo pi o meno l'unico lusso. La categoria del carnevalesco, osfemminile che, incomparabile canzone fu magistralmente trasia della inversione comica dei sestrumento di felicit, ha avuto la dotta da De Andr. Ricordiamo gni. Nell'opera del cantautore sfortuna di essere associata a Brassens: un musicista di talenfrancese, le immagini corporee una folla di gente (la parola to, un poeta, un uomo coerente e sono sconvolgenti perch spesso con, infatti, in francese indica un vero libertario, lontanissimo evocano il rischio della violaziosia l'organo femminile che una dai potenti dei nostri giorni che ne e lo evocano sul corpo stesso persona stupida...). Qualcuno ha hanno usurpato questa parola e dell'ascoltatore, mettendolo in alritrovato in Brassens una visione la utilizzano per coprire i propri larme quasi a fargli avvertire uno stereotipata della donna: in parte soprusi e le proprie indegnit. scampato pericolo. Tutti ricorda vero ma non bisogna dimentino il gorilla violentatore di magicare che proprio negli anni della Unimmagine strati ripreso da De Andr (Le gosua formazione il femminismo del cantautore francese rille, 1952) ma nel repertorio di stava cominciando ad affermarsi Georges Brassens, scomparso Brassens v' di pi: in La com(Il secondo sesso, di Simone de Beil 29 ottobre del 1981

BOOKNOTE

La taranta magica di Sanguineti


Michele Fumagallo
Su di un intellettuale e artista, oltre che appassionato collaboratore di tanti musicisti, come Edoardo Sanguineti, che ci ha lasciato da poco pi di un anno, l'editore Il melangolo ha pubblicato Conversazioni musicali (a cura di Roberto Iovino, euro 11), un libretto che apre pi di uno spiraglio su quello che giustamente stato definito il secondo mestiere, dopo quello di poeta e scrittore di spicco del Novecento italiano, cio del poeta per musica o librettista o appassionato collaboratore di tanti compositori. Il lavoro frutto di un'intervista che sarebbe stata pi lunga se Sanguineti fosse uscito indenne dall'aneurisma aortico che lo port alla morte. Tuttavia viene fuori uno spaccato del suo lavoro insieme a tanti musicisti (Luciano Berio, innanzitutto), e soprattutto la sua vis polemica sulle opere di tanti autori a partire da Verdi, Puccini e altri. Il libretto un piacere per chi ama essere spiazzato dai giudizi taglienti dell'intervistato. Ed anche una chicca per chi coltiva lo studio di questo poeta e polemista per alcune note che completano il volume (un lungo catalogo delle opere musicali scritte su testi di Sanguineti) e per la sua straordinaria passione per la musica sempre intrecciata modernamente con le altre arti. Vincenzo Santoro ha dato alle stampe, per Squilibri il volume Memorie della terra. Racconti e canti di lavoro e di lotta del Salento (libro + cd, euro 16). un nuovo excursus dell'autore nella ricerca culturale e musicale del Salento, derivato da un fortunato spettacolo. Il merito maggiore del libro quello di mettere in guardia dalle degenerazioni della riscoperta dell'esperienza musicale tradizionale salentina. Scrive Santoro: La turbinosa rinascita della musica popolare salentina ha prodotto diffuse mistificazioni sui caratteri propri della cultura contadina. Ha prevalso l'immagine di un mondo contadino bucolico e pacificato, pervaso di pratiche e significati magici, dimenticando le accezioni negative che tali usanze avevano per i protagonisti concreti. Emblematico proprio il caso del tarantismo, trasformato da simbolo di dolore e sofferenza sociale in una sorta di feticcio new age. Cos si dipana il libro e il cd tra musica tradizionale (alcuni canti, tra cui Lu sule calau calau e Canto dell'Arneo che accompagn la pi grande lotta contadina dell'epoca, sono davvero bellissimi e struggenti) e racconto orale, in una rivisitazione che quanto mai utile in un periodo in cui non si riesce a imboccare la strada della critica radicale a rivisitazioni del passato che hanno il solo scopo di integrare, in una logica superficiale e di consumo, tradizioni che meriterebbero ben altro ascolto e studio.

di Giovanni Vacca

l 29 ottobre di trent'anni fa moriva Georges Brassens, padre della canzone francese e ispiratore di Fabrizio De Andr. Grazie a De Andr, Brassens gode in Italia di una certa notoriet ma il suo repertorio originale in realt scarsamente conosciuto. L'opera di Brassens, incisa tra il 1953 e il 1976, pu apparire iniconti del disadattato che copre zialmente monotona a causa delun ladruncolo in fuga o di una la sua uniformit timbrica (voce, giovane ragazza che suscita la gechitarre e contrabbasso) ma ripelosia delle sue compaesane, che tuti ascolti rivelano la sua variet si parli di amori mercenari, di musicale tenendo presente un morte e cimiteri, che si condanni certo tipo di tradizione francese ogni forma di guerra o che si can(la canzone del variet, la canzoti la vita dei sensi senza infingine urbana da foglio volante, il menti (tutti temi che ricomparijazz di Django Reinhardt). Oggi il ranno in De Andr), Brassens lo suo paese le ha riabilitate ma fa con tale eleganza che si resta un tempo le parole delle canzoni tuttora stupiti nel constatare codi Brassens, taglienti come lame, me egli riesca a mostrare poeticacolpivano al cuore le ipocrisie delmente anche gli aspetti meno nola societ francese ed erano dette bili della vita sedimentandoli in con una noncuranza che sembraprofondit nella coscienza delva paradossalmente amplificarl'ascoltatore e stimolandone il ne la carica sovversiva. Questo pensiero critico. Proviamo dunchanteur anarchico, con radici in que, per ricordarlo, a ritornare ai una cultura popolare paganegcontenuti di queste canzoni cergiante e conviviale ma aliena da cando di comprendere che cosa ogni forma di fanatismo religiole rendesse all'epoca cos sconso, ha tuttavia raramente esprescertanti. so in modo diretto idee politiche: In La mauvaise rputation Brassens, infatti, prefer incanala(1952), si racconta di un persore il suo sarcasmo in una grande naggio ribelle: non celebra la feepopea narrativa atemporale, sta nazionale, mette lo sgambetuna sorta di bibbia popolare in to agli inseguitori dei ladruncoli e cui si ritrovano tutti i vizi e le insa che quando i suoi concittadini giustizie che gli esseri umani santroveranno una corda gliela pasno perpetuare ma anche tutti gli seranno al collo. Ogni strofa finiatti di generosit e di solidariet sce per con delle enigmatiche fidi cui essi sono capaci. Che si racgure: muti che si sottraggono al

ANNIVERSARI LAUTORE DI LE TESTAMENT

Sarcasmo anarchico, il poeta nella chitarra

8) ALIAS N. 41 - 29 OTTOBRE 2011

RITMI
di Serena Valietti
chi ha passato giorni su una gru per protesta e chi salito sui tetti per disperazione. Altri hanno fatto picchetti, sit-in e manifestazioni. Altri ancora ci hanno provato con toni pacati a manifestare il dissenso. Nonostante tutto le orecchie che dovrebbero ascoltare il malcontento di questi anni Dieci ancora non sentono o fanno finta di nulla. Ma sabato a Roma una parte dell'indignazione si materializzata in violenza. Una violenza che condanno sempre e comunque, che non va n legittimata, n giustificata, n strumentalizzata, ma compresa nelle sue motivazioni pi profonde. Non un caso che questa sia tornata a farsi viva sempre pi spesso in contesti socio-politici, quindi seppur balorda questa ferocia brutale non va confusa con un semplice teppismo vandalico. Quello che accaduto nella capitale non successo dopo un derby di calcio. Seppur deprecabile e ingiustificabile, questo un fenomeno che va analizzato sotto pi prospettive, bisognerebbe chiedersi pi di un perch. Se un figlio cresce indisciplinato e violento va punito e stigmatizzato, ma bisogna tenere anche presente che la sua condizione potrebbe anche essere conseguenza di un disagio familiare. Bisogna capire come mai si arrivati a questo punto in Italia e nel mondo. Purtroppo se la via del dialogo salta, una rivoluzione diventa l'unica via e c' chi l'ha fatta lanciando pietre, chi l'ha cominciata da un letto come Lennon e Yoko Ono, chi sceso in piazza pacificamente e in cambio si preso le botte della polizia. Come Sara, la ragazza che Enzo Moretto degli ...A Toys Orchestra ha scelto di mettere in copertina per il suo ultimo album, Midnight (R)evolution, con un titolo che non potrebbe essere pi attuale. E sono proprio di Enzo le riflessioni in apertura di questo articolo: Siamo tutti qua a guardare i paesi arabi in rivolta e le libert che stan cercando di ottenere - continua - ma mi chiedo se ci si rende conto dei sacrifici drammatici che tutto questo sta richiedendo. Capita che a pagare siano anche persone che manifestano semplicemente con la loro presenza non violenta. Qui si ritorna a Sara, che compare sulla cover dell'album con il volto coperto e il naso rotto: Lei era poco distante da me quando stata picchiata selvaggiamente dalla polizia in una manifestazione pacifica, in cui si rivendicava la mercificazione della donna al MotorShow di Bologna lo scorso inverno. Un agente l'ha ferita al volto

INTERVISTA ENZO MORETTO, LEADER DEGLI ...A TOYS ORCHESTRA

C'

Levoluzione del giocattolo


con uno scudo. Rimasi molto colpito dall'accaduto, tentai di risalire al suo nome e andai a cercarla su Facebook. Fu meravigliosa questa foto che trovai: due occhi sgranati, pieni di vita, con il volto coperto e le ferite al naso con il nastro con scritto democrazia. A me quello scatto non faceva altro che gridare che in Italia la democrazia al momento ti spacca la faccia. E dalla copertina, al resto del booklet pensati dai Toys insieme ad Alessandro Tricarico, giovanissimo reporter sempre in prima linea, dalla Tunisia, alla Val di Susa; dalle immagini, alle parole, l'album racchiude numerose connotazioni sociali e impegnate rispetto ai lavori precedenti. Midnight (R)evolution lo vedo come un miscuglio tra rivoluzione e amore, che raccoglie il testimone del suo predecessore Midnight Talks. Mentre quel disco parlava di amore travagliato, questo invece accosta due forze potentissime, quella passionale e quella rivoluzionaria. E l'amore stesso una forza di rivoluzione, che muta le persone e fa emergere il meglio di loro, le fa crescere. Evolvere. racchiuso proprio qui il gioco di parole del titolo (R)evolution - spiega Enzo In inglese la parola revolution, contiene anche evolution, evoluzione. Si potrebbe pensare che questo disco sia un po' l'evoluzione dell'altro e in parte vero, ma principalmente il significato pi profondo custodito in questa coppia di parole: evoluzione/rivoluzione. Tematiche presenti nel disco, che rispetto agli altri lavori dei Toys, da Job e Cuckoo Boohoo, all'immenso Technicolor Dreams a Midnight Talks, introduce una visione sociale e civile della musica. Un'attitudine, quella della cittadinanza attiva, che ci sempre appartenuta, ma che ora abbiamo sentito l'esigenza di introdurre anche nel nostro lavoro, non solo a livello personale, come stato fino ad oggi. Era giunto il momento di contribuire a modo nostro al dialogo su quello che sta accadendo e non questione di essere politicizzati, anzi. La politica presuppone troppo avere un colore, e al momento quello che dominante in Italia davvero distante da noi. Sia esso il verde Padania, sia quel nero di un certo neofascismo che si biecamente insinuato nelle pieghe della cultura popolare, non per forza nella sua forma pi estrema, ma anche nel quotidiano, cosa che non mi rende meno preoccupato. Appunto per questo motivo c' bisogno di una rivoluzione che non sia fatta esclusivamente di gesti forti e dirompenti. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo diceva Gandhi. Un invito all'azione in prima persona, alla cittadinanza attiva, quella della gente comune, che manifesta il dissenso con la propria presenza, che lavora sull'educazione per formare i cittadini di domani, crescendoli nel rispetto, nella consapevolezza e nell'esercizio dello spirito critico: Sono i professori, gli educatori, ma anche gli anziani, i custodi della storia collettiva e con loro tutta l'altra gente comune - continua Enzo Moretto -, quella che con semplicit e senza fare il baccano dei politici si auto organizzata e ha portato avanti movimenti di resistenza come i No Tav. Anche Enzo Moretto fa la sua parte insieme a Ilaria D'Angelis, Raffaele Benevento e Andrea Perillo, i quattro dell'orchestra di giocattoli che tramite la musica cercano di parlare alla gente di quello che accade. E per gente intendo la gente comune, i cittadini - precisa Enzo -. Mi sembra troppo facile parlare di rivoluzione con chi appartiene a una militanza politica. Lui gi dalla tua parte, magari anche un po' pi in l. pi difficile invece cercare di arrivare al ragazzo che pensa che il massimo della vita possa trovarsi in un Apple store. Con questo messaggio da portare al pubblico gli ...A Toys Orchestra torneranno sui palchi di tutta Italia, dopo le 108 date del tour precedente, forti di un singolo trascinante che d il nome all'album e che un po' il nostro manifesto, scritto con l'attitudine che permea il disco - spiega Enzo -. Si tratta di una traccia che un rimando a tutti i movimenti che ci sono stati in questi ultimi anni in Italia, a cui ho partecipato come cittadino in prima persona, dal 14 dicembre, al No Gelmini. Non solo in questo singolo, ma in tutto l'album c' racchiuso quello che mi passato sotto gli occhi e che successo nel nostro paese in questi anni. Al contrario nei lavori precedenti i testi erano il risultato di processi pi introspettivi, onirici e poetici, pi intimi. A un certo punto per l'urgenza di dire la mia in musica si fatta troppo forte: anche perch diversamente dagli altri dischi nati in studio, questo si sviluppato come un tutt'uno con il sali e scendi dai palchi, i giornali letti, le manifestazioni a cui sono andato, cresciuto fuori dallo spazio protetto dello studio, evolvendosi data dopo data durante il tour. E in tour ci torneremo quanto prima, con un set che sar radicalmente diverso rispetto ai precedenti e che sar rinforzato dalla decisa attitudine live di Midnight (R)evolution, scritto e suonato tra una tappa e l'altra, ma concepito come un disco a tutti gli effetti, non una raccolta di b-side. Accanto al disco, gli ...A Toys Orchestra per questa loro uscita che arriva a un anno di distanza dal disco precedente, pubblicano anche un dvd. Una traccia visiva di dieci anni di musica, interviste e video, dagli inizi in Campania, da cui sono partiti con tutta la grinta e la voglia di suonare, per arrivare a calcare le decine di palchi sparsi in tutto lo stivale, fino allapprodo a Bologna, dove risiedono oggi. In fondo anche per noi, arrivare da una delle zone pi difficili d'Italia, forti solo del credere nella nostra musica, stata una piccola rivoluzione.
In questa pagina due foto degli ...A Toys Orchestra. Nel riquadro a sinistra la copertina del loro ultimo album, Midnight (R)evolution

uscito Midnight (R)evolution, il nuovo album della band campana. Sulla copertina del cd limmagine di una ragazza, Sara, con il volto coperto e il naso rotto: Lei era poco distante da me quando stata picchiata selvaggiamente dalla polizia durante una manifestazione pacifica

ALIAS N. 41 - 29 OTTOBRE 2011 (9

LIAM BLAKE
YOU AND OTHER STORIES (Helium/Cooperative Music)

Arpeggi di chitarra acustica, voce calda e suadente, ballate dal sapore Seventies e westcoastiano. Niente di nuovo, direte voi. cos, ma Liam Blake sembra aver studiato bene la lezione di maestri come Crosby, Stills e Nash, in qualche modo riuscendo ad attualizzarne il sound. Come lui ci hanno provato in molti, direte di nuovo voi. Vero, per in Liam Blake abbiamo sentito qualcosa che ci ha resi propensi a parlarne. Nulla in particolare, se non che lalbum ha alcune canzoni davvero degne di essere menzionate e ascoltate, come Feather, ad esempio, o For Your Sake e perch no, Rush. Peccato per ci siano anche cose disarmanti come Heart and Soul o Simon che abbattono inesorabilmente il giudizio complessivo. (r.pe.)

compito di colorare dodici brani gustosi e coscientemente leggeri che a parte un paio di episodi possono essere definiti strumentali. Perch la voce di Foschi uno strumento. (l.gr.)

Jean... Vero per che affinch un disco sia buono non basta un grande produttore ma necessario che le composizioni siano di livello gi di per s. E qui lalchimia tra i due elementi riesce alla grande! (b.mo.)

LEGENDA

M+A
THINGS. YES (Monotreme)

THE SUBWAYS
MONEY AND CELEBRITY (Cooking Vinyl/Edel)

Curiosi giochi elettronici in un'atmosfera dance. Spiazzante ma convincente l'esordio di questi due giovanissimi musicisti, produttori, dj : Michele Ducci, 19 anni e Alessandro Degli Angioli, 22, da Forl. Sanno come tenere desta l'attenzione, senza facili soluzioni. Da ballare, e non solo (s.cr.)

7 8
MARTI

MAMAS GAN
ACROSS THE ROAD (Halidon)

THE DRUMS
PORTAMENTO (Moshi Moshi/Cooperative Music)

Con un misto di curiosit e di cattiveria abbiamo approcciato Portamento, secondo disco di una delle band pi chiacchierate (e per noi pi deludenti) dello scorso anno, The Drums. Li aspettavamo al varco per poter dar sfogo alla nostra perfidia... Che delusione! Non ci riusciamo. Portamento un disco cos onesto, cos fragile, che distruggerlo sarebbe veramente di cattivo gusto, questo s. E poi perch distruggere una cosa che, sinceramente, ci piace - senza farci strappare i capelli, sia chiaro - e ci diverte. Un gran passo avanti, pur rimanendo fedeli al loro credo, con Morrissey che aleggia come un fantasma, i Beach Boys sempre a sbirciare dal buco della serratura, e Joy Division, New Order e Cure a benedire il tutto. Portamento significa per anche cambiamento, che c e c stato, labbandono del chitarrista Adam Kessler, il passaggio alla sei corde del batterista Connor Hanwick e la scelta di utilizzare una drum machine (per, una band che si chiama The Drums in cui nessuno suona la batteria...). Tutto ha influito nella stesura di questo buon lavoro che ha i suoi picchi in Searching for Heaven, What You Were e If He Likes Let Him Do It. E sia, lasciamoli fare! (r.pe.)

Il sottotitolo A Female Tribute to the Beatles LP Abbey Road gi esplicativo: quindici ragazze in tutto, coordinate dalla pianista e arrangiatrice Eleonora Beddini, a rivisitare le canzoni pi struggenti di un grande album: le due ballad di George Harrison e i sette abbozzi del geniale lato B incasellati, nelloriginale, come unica suite, ma qui assurti a song, completi, densi, immaginifici. Tutte brave nel trasformare Lennon/McCartney e i Fab Four in qualcosa di classico, jazz, folk, ma una menzione speciale va alla compositrice e performer Debora Petrina, che in Polythene Pam sinventa una voce per la chitarra che non c. (g.mic.)

Per il loro terzo album gli inglesi Subways non osano minimamente mettere in discussione il loro sound, cercando cos di soddisfare i molti fan che Oltremanica hanno saputo conquistare con il loro carico di punk e rocknroll molto english style. Anche nei testi i tre ragazzi vanno gi dritti senza voli pindarici, liriche dirette e inequivocabili, su un tema ricorrente che si evince facilmente dal titolo stesso dellalbum, soldi e fama (vogliamo forse negare che questi siano tempi in cui tutto sembra girare intorno a questo assioma?). Un disco buono per una mezzora di spensieratezza e di divertimento allinsegna del ritmo, che regala il meglio di s nei primi tre brani, Its a Party, We Dont Need Money to Have a Good Time, Celebrity e in Down Our Street. (b.mo.)

sembra nutrire una grande fiducia nella tecnologia di medio profilo, immagina pezzi pi strutturati accanto ad evanescenti corpi musicali con la drum machine lasciata libera di cadenzare i coaguli di chitarre cosmiche. La sua voce omaggia per timbro e intensit il Bob Dylan pioniere del folk revival, lo Springsteen di Nebraska ma anche quello pi gioioso dei set live con la E Street Band, si riconoscono il Neil Young dellinarrivabile Harvest e il suono Eighties di Tom Petty nei pezzi uptempo come Your Love is Calling my Name e Its Your Destiny. (s.fr.)

THOMAS ZEHETMAIR/RUTH KILLIUS


MANTO AND MADRIGALS (Ecm/Ducale)

ALESSANDRO TEDESCO & LOW FREQUENCY QUARTET


ARGONAUTA (Itinera/Egea)

BETTER MISTAKES (Fod Records/Goodfellas)

Nel suo curriculum si descrive come songwriter, attore, cultore dell'arte cinematografica. Con la band, con cui si esibisce sotto lo pseudonimo Marti, il genovese Andrea Bruschi d dimostrazione di grande sensibilit. Album sognante e a tratti decadente, decisamente debitore agli Ottanta e al Bowie berlinese, prodotto da Bob Rose vive su canzoni dall'afflato melodico deciso. Da applausi The Price We Pay (riproposta anche in chiusura ma con testo italiano sotto il titolo di Per pochi attimi). (s.cr.)

7 7

Paolo Fresu, uno che di jazz se ne intende, firma le note di copertina di questo disco, e dice, della musica del giovane trombonista beneventano Alessandro Tedesco, alla sua seconda prova discografica: Un vero artista partenopeo capace di portare in seno al suo mondo lafflato del soul e una concezione oserei dire 'umanista' del fare musica. Frase da sottoscrivere punto per punto, perch Tedesco guida con mano sicura un eccellente gruppo che ama frequentare terreni espressivi vari, anche accidentati se vogliamo, con temperature emotive che passano senza soluzione di continuit da un lirismo dolcissimo a impennate funk. Notevole il lavoro del chitarrista elettrico Giovanni Francesca. (g.fe.)

Un po (tanto) ingessato questo duo di un violinista e una violista, non si sa perch presentati senza rispettare lordine alfabetico sulla copertina del cd. Se Zehetmair il responsabile della poetica del duo non ha di che gloriarsene. Corretti, senza dubbio, nitidi (col suono Ecm lo sono pi o meno tutti...), senza guizzi di non accademicit contemporanea. Un programma di concerto con ben otto autori, parecchi non conosciuti: Rainer Killius, Giacinto Scelsi, Heinz Holliger, Bla Bartk, Nikos Skalkottas, Peter Maxwell Davies, Bohuslav Martinu, Johannes Nied. Il pi gradevole Killius, il pi interessante Scelsi (Manto), il pi sciocchino Davies. (m.ga.)

5 8

THE ZEN CIRCUS


NATI PER SUBIRE (La Tempesta Dischi)

PIER FOSCHI
PIER FOSCHI (Sounday)

PEGGY SUE
ACROBATS (Wichita Recordings/Cooperative Music)

THE WAR ON DRUGS


SLAVE AMBIENT (Secretly Canadian/Goodfellas)

Noto soprattutto come batterista arruolato da grandi nomi del pop e del rock (non solo italiano), il romagnolo Pier Foschi nel suo eponimo esordio solista fonde alla ritmica la sua voce che, sui vari groove, prende le sembianze di scat e onomatopee. Non a caso l'album muove da una rivisitazione di Man Man, pezzo epocale di Piero Umiliani. Lo storico compositore di colonne sonore e jazzista a dirla tutta ha ispirato l'intero album in cui il jazz e il funk, senza perdere seriet, vengono spesso sdrammatizzati. Ai fiati di Maurizio Piancastelli (tromba) e Carlo Fabbri (sax) il

Alla luce del debutto del trio inglese, Fossils and Other Phantoms, uscito lo scorso anno, la domanda chi sia il vero artefice del salto di qualit che si nota in questo secondo capitolo, Acrobats. La band stessa o forse la sempre decisiva presenza del grande John Parish, una sorta di Re Mida della produzione che ci che tocca si trasforma comunque in qualcosa di prezioso? Lasciate da parte le chitarre acustiche e le ballate folk dellesordio i Peggy Sue imbracciano le elettriche e rilasciano un disco puramente rock, nello stile che tanto piace a Parish e alla sua pupilla Polly

Che il titolo del disco sia da mettere in relazione con lambiente fisico in cui stato realizzato? In effetti allascolto di questo secondo album di The War on Drugs sopravvivono tracce incomplete, strani esperimenti alla ricerca del suono specifico di quegli spazi che si rivelano lambiente ideale per una specie di acchiappa fantasmi sonoro. Lindizio per decodificare questi 47 minuti di rock americano risiede in un r'n'r che flirta con lo stile semplice del pop anni Ottanta e con una genuina elettronica fatta in casa. Il riferimento pi diretto resta la matrice folk rock e Adam Granduciel demiurgo di questa quasi one-man band

stefano crippa jessica dainese guido festinese simona frasca mario gamba luca gricinella guido michelone brian morden roberto peciola

Il proposito degli Zen Circus appare chiaro sin dal brano di apertura di Nati per subire (Nel paese che sembra una scarpa): riprendere il discorso iniziato nel precedente Andate tutti affanculo. Vale a dire: raccontare, senza peli sulla lingua, il paese reale, i suoi personaggi, il qualunquismo dilagante, il consumismo imperante (Un outlet infinito, ci che meritate, Atto secondo; La tele vi aiuta a passar le serate/col megaschermo e le calze bucate, Cattivo pagatore), le giornate apatiche e senza prospettive (Come partigiani nascosti sopra i monti, ma i nostri fucili son casse di Moretti, Il mattino ha l'oro in bocca). Senza salire in cattedre di carte, i Circus includono se stessi tra i nati per subire, non si credono migliori della realt che scrutano con occhio cinico (Non credo di essere superiore, anche io guardo Sanremo, I qualunquisti). Anche loro sono infognati in questa vita del cazzo, e da quaggi la cantano, la beffeggiano e la mandano affanculo. Menestrelli a met strada tra la tradizione cantautorale italiana (Rino Gaetano) e l'indie rock sbilenco americano (Pixies e Violent Femmes), nei testi che i pisani danno il meglio, in un vortice di citazioni (Ragazzo eroe ligure/ti han preso in giro con questo De Andr/tu sai che dal letame nasce il niente), autocitazioni, giochi di parole. (j.da.)

ce e attrice inglese, di nuovo in pista.

Caribou
Dan Snaith, titolare del progetto Caribou, torna in veste di dj.
TORINO SABATO 5 NOVEMBRE (CLUB TO CLUB FESTIVAL)

Sightings
Noise estremo per il trio statunitense.
MADONNA DELL'ALBERO (RA) GIOVEDI' 3 NOVEMBRE (BRONSON) UDINE VENERDI' 4 NOVEMBRE (HYBRIDA) JESI (AN) SABATO 5 NOVEMBRE (TNT)

Massimo Zamboni + Angela Baraldi


L'ex chitarrista di Cccp e Csi riprende il repertorio delle due band assieme alla vocalist.
PAVIA SABATO 29 OTTOBRE (SPAZIO MUSICA) PARMA MERCOLEDI' 2 NOVEMBRE (TEATRO DELLE BRICIOLE) ROMA VENERDI' 4 NOVEMBRE (LOCANDA ATLANTIDE) ACQUAVIVA DELLE FONTI (BA) SABATO 5 NOVEMBRE (DA DEFINIRE)

Mojo Station
Il blues festival romano propone per il 4 novembre all'ex cinema Palazzo i live di Dog Byron e di Angelo Leadbelly Rossi, e per il 5 al Clockwork The Blues Against Youth e Marco Pandolfi Duo (a seguire dj set a cura di Gianluca Polverari).
ROMA VENERDI' 4 E SABATO 5 NOVEMBRE (EX CINEMA PALAZZO, CLOCKWORK)

ON THE ROAD
Wild Beasts
Unica data italiana per la indie band inglese, tra le formazioni pi originali e interessanti del panorama internazionale. Per l'occasione presentano il loro nuovo album, Smother.
MILANO DOMENICA 30 OTTOBRE (TUNNEL)

FROSINONE SABATO 29 OTTOBRE (CANTINA MEDITERRANEO)

Crosby & Nash


Due icone del rock anni Settanta made in Usa.
PADOVA SABATO 29 OTTOBRE (GRAN TEATRO GEOX) MILANO DOMENICA 30 OTTOBRE (TEATRO SMERALDO) FIRENZE MARTEDI' 1 NOVEMBRE (TEATRO VERDI) ROMA MERCOLEDI' 2 NOVEMBRE (TEATRO SISTINA)

Balthazar
Pop alternativo dal Belgio.
MADONNA DELL'ALBERO (RA) VENERDI' 4 NOVEMBRE (BRONSON, CON BALMORHEA)

Girls Names
La giovane band nordirlandese fa il pieno di indie rock.
ROMA SABATO 29 OTTOBRE (CIRCOLO DEGLI ARTISTI, CON CRAFT SPELLS) CARPI (MO) DOMENICA 30 OTTOBRE (MATTATOIO)

The Fuzztones
La storica garage band di Rudi Protrudi.
TORINO GIOVEDI' 3 NOVEMBRE (UNITED CLUB)

Ravenna Jazz
Serate finali con Uri Caine, il solopiano di Danilo Rea e li-Orchestra guidata da Fabrizio Bosso; entrambi omaggiano le musiche di Nino Rota (Romeo e Giulietta; Lincantesimo).
RAVENNA SABATO 29 E DOMENICA 30 OTTOBRE (TEATRO ALIGHIERI)

Brancaleone
Lo storico centro sociale romano ha in programma per questa sera un mito della jungle e d'n'b, Roni Size, e in settimana, dalla Polonia Magda (il 31 ottobre), e Speddy J (il 5 novembre).
ROMA SABATO 29, LUNEDI' 31 OTTOBRE, E SABATO 5 NOVEMBRE (CS BRANCALEONE)

Suzi Quatro
Chi ricorda 48 Crash? Il ritorno della cantante rock anni Settanta.
COLLEPIETRA (BZ) SABATO 29 OTTOBRE (CASA DELLA CULTURA)

Jenny Hval
In Italia la cantautrice norvegese.
SCHIO (VI) SABATO 29 OTTOBRE (CENTRO STABILE DI CULTURA)

Verdena
Prima data per il nuovo tour della rock band bergamasca.
MARGHERA (VE) SABATO 5 NOVEMBRE (CS RIVOLTA)

Apparat
L'artista tedesco, guru dell'elettronica, in una versione live accompagnato da una vera band per presentare il suo nuovo lavoro, The Devil's Walk.
TORINO GIOVEDI' 3 NOVEMBRE (CLUB TO CLUB FESTIVAL) ROMA VENERDI' 4 NOVEMBRE (CIRCOLO DEGLI ARTISTI) BOLOGNA SABATO 5 NOVEMBRE (LINK)

Balmorhea
La band texana propone un mix di post rock, folk e musica classica.
MILANO MERCOLEDI' 2 NOVEMBRE (SCIGHERA) GENOVA GIOVEDI' 3 NOVEMBRE (LA CLAQUE) MADONNA DELL'ALBERO (RA) VENERDI' 4 NOVEMBRE (BRONSON, CON BALTHAZAR) PISA SABATO 5 NOVEMBRE (CARACOL)

Yann Tiersen
In Italia il polistrumentista e compositore francese. Nel suo score molte colonne sonore, tra cui quella per Il favoloso mondo di Amelie.
NONANTOLA (MO) MARTEDI' 1 NOVEMBRE (VOX CLUB)

Pineda
Il rock psichedelico della superband italiana che vede il cantautore Moltheni nelle vesti di batterista.
ROMA GIOVEDI' 3 NOVEMBRE (INIT) CAMPAGNA (SA) VENERID' 4 NOVEMBRE (ZENA) CAIVANO (MA) SABATO 5 NOVEMBRE (AUDITORIUM)

Jazz a Rovereto
Un tris di concerti che prevedono il quartetto del chitarrista John Abercrombie, lI-Jazz Ensemble diretto da Gianluca Petrella nel progetto Il bidone e Eddie Palmieri (il 13 novembre).
ROVERETO (TN) SABATO 29 OTTOBRE E VENERDI' 4 NOVEMBRE (AUDITORIUM MELOTTI)

Time Zones
Il festival barese sulla via delle musiche possibili giunge alla ventiseiesima edizione. Anteprima con Piano Circus, 6 pianoforti per 12 mani.
BARI VENERDI' 4 NOVEMBRE (TEATRO FORMA)

Tarwater
La band berlinese tra le formazioni di punta della musica elettronica non dance oriented.
BOLOGNA SABATO 29 OTTOBRE (LOCOMOTIV) VICENZA DOMENICA 30 OTTOBRE (PANIC JAZZ CLUB)

Craft Spells
La band californiana influenzata dalla scena wave e synth pop degli anni Ottanta.
ROMA SABATO 29 OTTOBRE (CIRCOLO DEGLI ARTISTI, CON GIRLS NAMES) MARGHERA (VE) DOMENICA 30 OTTOBRE (POP CORN)

Downpilot
La creatura del polistrumentista di Seattle Paul Hiraga, tra folk e americana sound.
BOLOGNA SABATO 5 NOVEMBRE (IL RIFUGIO DEL NEURONE)

Linea 77
La band piemontese nel Ketchup Suicide Tour, dieci anni dopo.
SAN VITTORE DI CESENA (FC) SABATO 29 OTTOBRE (VIDIA) CIVITANOVA MARCHE (MC) DOMENICA 30 OTTOBRE (MAGGA) SEGRATE (MI) GIOVEDI' 3 NOVEMBRE (MAGNOLIA) SAN DONA' DI PIAVE (VE) VENERDI' 4 NOVEMBRE (REVOLVER)

Movement
Sesta edizione del Torino Music Festival, rassegna di musica elettronica che si propone come la risposta italiana all'omologo che si svolge da anni a Detroit. Gli ultimi tre giorni di rassegna hanno in programma la dance di Stacey Pullen, il francese Dj W!ld, Tania Vulcano e Davide Squillace (oggi), il Superga Day con il produttore chicagoano Lil'Louis (il 30) e gran finale al Palaisozaki il 31 con i dj set di, tra gli altri, Laurent Garnier, Tama Sumo, Damian Lazarus, Derrick May, John Digweed, e i live di Guy Gerber, Carl Craig 69 e Underworld.
TORINO DA SABATO 29 A LUNEDI' 31 OTTOBRE (MURAZZI, PALAISOZAKI)

Eventi in Jazz
Luniversit si apre al jazz e alla musica argentina con Cordoba Reunion (Javier Girotto, Geraldo Di Giusto, Carlos El Tero Buschini, Minino Garay).
CASTELLANZA (VA) VENERDI' 4 NOVEMBRE (UNIVERSITA C. CATTANEO)

Psychedelic Furs
Il ritorno di una delle band pi amate della new wave anni Ottanta.
TANETO DI GATTATICO (RE) LUNEDI' 31 OTTOBRE (FUORI ORARIO)

Steve Wynn
Torna il fondatore e leader dei Dream Syndicate. Con lui Erik Van Loo.
LUGAGNANO DI SONA (VR) DOMENICA 30 OTTOBRE (IL GIARDINO) ASTI MARTEDI' 1 NOVEMBRE (DIAVOLO ROSSO) VASTO (CH) MERCOLEDI' 2 NOVEMBRE (TEATRO ROSSETTI) NAPOLI GIOVEDI' 3 NOVEMBRE (MAMAMU) ROMA VENERDI' 4 NOVEMBRE (BIG MAMA) BERGAMO SABATO 5 NOVEMBRE (CINETEATRO DEL BORGO)

Iceage
Punk rock per la band danese.
PADOVA MERCOLEDI' 2 NOVEMBRE (FACTORY) ROMA GIOVEDI' 3 NOVEMBRE (CIRCOLO DEGLI ARTISTI) BOLOGNA VENERDI' 4 NOVEMBRE (LOCOMOTIV)

Atelier Musicale
Di scena il gruppo Four del sassofonista Claudio Fasoli nel consueto appuntamento pomeridiano della rassegna milanese.
MILANO VENERDI' 4 NOVEMBRE (AUDITORIUM G. DI VITTORIO, ORE 17)

Area
La reunion dell'International Popular Group che fu di Demetrio Stratos, con Patrizio Fariselli (piano e tastiere), Ares Tavolazzi (Basso), Paolo Tofani (chitarra) e Walter Paoli (batteria).
PONTEDERA (PI) SABATO 5 NOVEMBRE (TEATRO ERA)

Pete & The Pirates


La giovane indie rock band di Reading, Inghilterra.
BOLOGNA SABATO 29 OTTOBRE (COVO)

Wolfgang Flur
L'ex membro dei Kraftwerk in una special dj and video performance.
PISA GIOVEDI' 3 NOVEMBRE (CARACOL)

Petula Clark
L'ormai ottantenne cantante, autri-

a cura di Roberto Peciola con Luigi Onori (jazz) (segnalazioni: rpeciola@ilmanifesto.it) Eventuali variazioni di date e luoghi sono indipendenti dalla nostra volont.

10) ALIAS N. 41 - 29 OTTOBRE 2011

LEFFETTO DEI NEW MEDIA SULLATTIVISMO POLITICO

di Bruno Di Marino

La Rivoluzione Remix
di Bernardo Parrella
alla Primavera Araba a OccupyWallStreet, passando per le accampate degli indignati spagnoli, nellultimo anno abbiamo assistito a cambiamenti epocali nelle forme della protesta globale. Ormai lattivismo sul territorio si rispecchia sempre pi in analoghe dinamiche in atto online. Pur senza essere preda di illusorie scorciatoie sul cammino della democrazia o di fantasiose battute alla Twitter Revolution, cruciale seguire simili trasformazioni parallele tra una cultura della rete sempre pi diffusa e articolata, e le pratiche di protesta tradizionale, dallaltra. Questioni tuttaltro che semplici, rilanciate alla grande nellattualit della Primavera Araba (e libica), di OccupyWallStreet e degli indignatos globali in stretta simbiosi con lattenzione, spesso eccessiva o distorta, e comunque mai disinteressata, riservata a questi movimenti dai media mainstream. Dove incombe anche lincalzare delle molte forme del giornalismo partecipativo. di questi temi allordine del giorno che abbiamo parlato con Augusto Valeriani, autore del recente saggio: Twitter Factor: come i nuovi media cambiano la politica internazionale (Laterza, 12). Confrontando linformazione tradizionale sulla Primavera Araba e quella su OccupyWallStreet, esiste forse un gap dovuto al fatto che ora la protesta colpisce al cuore il sistema Usa? Nelle vicende dei Paesi arabi si era giunti a una integrazione sulle grandi testate di materiali prodotti dal basso. Mentre a New York si preferisce la competizione, o peggio l'esclusione reciproca, tra big media e citizen reporter... Non vedo una grandissima differenza nella relazione dei mainstream media con i materiali simbolici e informativi prodotti dai movimenti della Primavera Araba con e quelli di OccupyWallStreet e simili. Anche nel caso della Primavera araba i media mainstream hanno fatto molta fatica a cogliere quello che stava succedendo e hanno minimizzato fino a quando non arrivato un primo risultato clamoroso come la fuga di Ben Ali. Fino alla met di gennaio poco si trovava sui media mainstream occidentali rispetto agli eventi tunisini. Quando poi questi hanno scoperto la primavera araba, la relazione con i citizen reporter si sviluppate: mi lancio su una comunit, faccio domande ai primi che incontro, raccolgo un po' di materiale e poi riprendo l'aereo per tornare a casa. Come succede nel giornalismo paracadute offline. Ma c' anche chi esce trasformato da questo incontro e inizia la conversazione, comprende che, confrontandosi con i reporter dal basso, non si perde la propria funzione, non si viene sviliti, ma anzi si pu ritrovare centralit sociale, trasformarsi in bussola per un pubblico che non sempre ha tempo o capacit di orientarsi autonomamente. Senza contare che c' uno spazio enorme per una rielaborazione professionale del materiale prodotto dai citizen. Rielaborazione significa partire dal materiale dei citizen, per costruire attorno contesto, profondit e inchieste, non significa rapina! Il sistema inevitabilmente cerca di tornare alla normalit, ma anche vero che ci sono gi in Italia e nel resto del mondo professionisti dell'informazione che hanno dimostrato di sapersi trasformare in hub informativi e di sapere cogliere al meglio le potenzialit del networked journalism. www.effecinque.org

THE DEATH OF YOU AND ME


Uk, 2011, 430, musica: Noel Gallagher and High Flying Birds, regia: Mike Bruce, fonte: DeeJay Tv

Esordio solista del leader degli Oasis, il clip di Death of You and Me ambientato in mezzo al deserto degli States. La cameriera della classica caffetteria on the road, stanca della sua vita, molla tutto, si fa un bagno purificatore in piscina e sale su una diligenza stile far west che sopraggiunge scortata da una banda musicale verso una nuova vita. Un cartello alla fine del video ci avverte che in realt be to continued... e quindi per il prossimo singolo di Gallagher ci sar una prosecuzione delle sue avventure. Girato con approccio cinematografico (carrello e gru nellincipit che inquadra il locale dove compare lo stesso Gallagher mentre scrive un diario, o forse il testo della canzone), il clip segue i binari di una narrazione surreale e i risultati non sono affatto male.

MR. SIMPLE
Corea del Sud, 2011, 5, musica: Super Junior, regia: autore ignoto, fonte: Youtube.com

Nella foto la copertina di Twitter Factor, il libro di Augusto Valeriani

Con un occhio alla Primavera araba, e laltro a OccupyWallStreet e agli indignatos globali, incontro con Augusto Valeriani, autore del saggio: Twitter Factor: come i nuovi media cambiano la politica internazionale
ta prevalentemente sui binari dello sfruttamento e della cannibalizzazione. Ancora non vedo, purtroppo, a livello sistemico lemergere di un nuovo paradigma. Ci sono stati interessanti esempi di collaborazione e integrazione, ma queste sono avvenute soprattutto quando allinterno delle strutture pro c stato qualcuno che ha saputo come partecipare alla conversazione perch ne faceva parte. Altrimenti abbiamo visto poco pi che lappropriazione di materiali senza una reale mediazione giornalistica nellansia di dover far parlare la rete. Senza dimenticare che per i media tradizionali pi facile innamorarsi dei rivoluzionari lontani che di quelli vicini, potenzialmente pi destabilizzanti. Come leggi il contributo del cyber-attivismo, rispetto alla Primavera Araba e agli altri movimenti globali? Solo mezzo utilitaristico, pur se potente, o anche qualcosa di pi ampio? A mio avviso centrale lelemento culturale, quel che preferisco definire Remix Revolutions, per sottolineare una pratica e una cultura pi che un mezzo. E perch in questo modo si pu mettere insieme quello che accade online e quello che accade nelle piazze. La cultura dello share, del remix, della produzione collaborativa, della comunit che si costruisce nella conversazione e nellazione condivise, qualcosa che ha a che vedere con la rete ma che funziona anche offline. Non tutti devono essere connessi perch funzioni. E non necessariamente il luogo pi importante deve essere la rete, pu essere anche la piazza. Centrale allora il ruolo di connettori che, proprio perch socializzati alla cultura della rete (e ovviamente anche esperti delle sue pratiche), siano in grado, attraverso attivit online ma anche offline, di sviluppare reti e connessioni tra soggetti e gruppi differenti, non necessariamente connessi. Conversazione e remix sono a mio avviso le due parole chiave anche per spiegare le relazioni tra i diversi luoghi in cui stanno nascendo le proteste. Ci sono cause e fenomenologie molto diverse, ma esiste una conversazione globale che consente di condividere e remixare testi, pratiche, simboli. Non lesportazione di un modello, ma lo sviluppo di un software aperto cui ognuno fa le modifiche che gli servono e che domani potrebbero servire a qualcun altro. E ovviamente il sistema dei mainstream media fatica ad unirsi alla conversazione, non abituato a un simile modello. Rispetto a questi ultimi, dunque, probabile che esaurite le esperienze legate al Twitter factor si tenti di tornare alla solita normalit? Allappoggio indiscusso al megabusiness di Wall Street e ai giornalisti pro che tutto sanno e meno che mai conversano? Spero di sbagliarmi, ma non mi attendo cambiamenti epocali a partire dalle vicende attuali. Per verosimile che la necessit di coprire queste storie porti sempre pi giornalisti di fronte alla necessit di confrontarsi con la rete e con il citizen reporting. Tra questi la maggioranza sceglier il modello paracadu-

Coreografia e scenografia, queste sono ovviamente le componenti base dei clip delle tante boyband orientali mutuate da modelli occidentali. Non fanno eccezione i Superjunior, i cui 10 membri sono quasi tutti di Seoul. Il clip di Mr. Simple alterna, con un riuscito effetto visivo, due spettacolari scenografie molto optical dove la luce svolge un ruolo centrale: la prima bianca composta da elementi curvati e fessurati, piuttosto minimal, mentre la seconda e meno originale, formata da pareti con cubi sfalsati, bianchi e luminosi. Durante la lunga performance il regista ha aggiunto effetti strobo per rendere pi psichedelico il tutto. Sulla stessa linea anche i clip di Sorry Sorry (2009) e Bonamana (2010).

MOVIES
Usa, 2001, 4, musica: Alien Ant Farm, regia: Marcos Siega, fonte: Youtube.com

CIAO CHIPS
Questo che leggete l'ultimo numero di Chips&Salsa. Almeno in questa forma. Almeno con questa cadenza e queste firme. Il gruppo di giornalisti che negli ultimi tre anni ha curato la rubrica inaugurata negli anni '90 da Franco Carlini ha deciso di prendersi una pausa di riflessione. Si dice cos, di solito, quando non si ha il coraggio di pronunciare un addio definitivo e si vorrebbe lasciare la porta socchiusa invece che serrarla del tutto. La formula incerta per d'obbligo quando non si proprietari di un'idea (e mai qualcuno lo ?) ma solo coloro che, per un certo periodo, l'hanno ricevuta in prestito e hanno cercato di onorarla al meglio delle proprie possibilit. Il giornalismo fatto anche di sentimenti ma da soli non bastano. il caso di queste pagine, che amiamo ma sul cui senso giornalistico e sulla cui funzione nel panorama della riflessione sulle tecnologie non siamo pi tanto sicuri. Richiederebbero, pensiamo, unanalisi pi profonda sui temi, sul taglio, sulla cadenza e sullo stile, che come sempre quasi tutto. Per questo ci fermiamo. Per provare a capire se un'esperienza pionieristica nata per raccontare e spiegare una rivoluzione che nessuno intravedeva (tanto meno comprendeva) ha senso oggi quando il rivolgimento sotto gli occhi di tutti e le voci che la interpretano sono migliaia. In questo quasi-commiato, ringraziamo il manifesto che, dopo la morte di Franco nell'agosto 2007, ha voluto che la sua rubrica continuasse a vivere: sul quotidiano prima e, dall'estate del 2008, su Alias. Abbracciamo Roberto Silvestri e la redazione del settimanale per la libert assoluta che ci ha lasciato e l'entusiasmo con cui ha accolto le nostre proposte. Una menzione speciale va a Flaminia Silj, che ha sopportato i suggerimenti di impaginazione pi astrusi riuscendo sempre a dar loro una forma ragionevole sulla carta. Ai tanti collaboratori che hanno riempito Chips&Salsa in egual misura di idee e passioni va la nostra riconoscenza. Il grazie pi grosso, infine, lo riserviamo a Franco. La redazione di Effecinque.org

Movies rovescia lidea del film di Allen La rosa purpurea del Cairo, risucchiando i membri della band dentro lo schermo della sala in cui si trovano come spettatori. Da questo momento, con lausilio di unorgia di effetti speciali, il video colleziona una serie di gag esilaranti, sia in sala che nella finzione cinematografica, con citazioni da Ghostbusters, Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, Edward mani di forbice e Karate Kid: questultimo film il pretesto per creare una cesura musicale e far apparire come guest star lattore Pat Morita. Nel finale di questo clip metafilmico ad essere risucchiati nello schermo sar lintera platea di spettatori. Esiste anche una prima versione video del brano, realizzato da Tamra Davies, con la band che fa il playback in studio ma, dopo il successo ottenuto con Smooth Criminal, fu concesso agli Alien Ant Farm di girare questo secondo clip con un budget ben pi consistente. Marc Klasfeld autore infine di una terza versione.

FADE TO GREY
Uk, 1980, 4, musica: Visage, regia: Godley & Creme, fonte: Mtv Classic

Un classico della musica pop e anche del video musicale anni 80. Godley e Creme elaborano le immagini con un approccio da videoartisti, filmando con una camera su fondo nero il front man della band inglese nelle sue trasformazioni di look e di make-up. Molto bello il gioco con i veli e i calchi che creano uniconografia simulacrale o il ritaglio di occhi e bocca (un anticipo dellestetica post-human successiva). Lo sfumare nel grigio suggerito dal titolo, viene appunto reso mediante una serie di dissolvenze che creano unarchitettura visiva molto intense. Fade to Grey, per quanto inevitabilmente datato dal punto di vista tecnico, rimane un lavoro innovativo sotto il profilo concettuale.

ALIAS N. 41 - 29 OTTOBRE 2011 (11

di Francesca Borrelli

nimato dal desiderio di dare forma letteraria ai suoi tormenti e confortato da una proclamata idiosincrasia verso i frutti dellimmaginazione, Philip Roth ha tratto dalla sua vera storia di giovane e infelice marito il vulcanico nucleo del romanzo che scrisse nel 1974 affidandone la attendibilit a un titolo eloquente, La mia vita di uomo (gi pubblicato da Bompiani nel 1975 e ora ritradotto da Norman Gobetti per Einaudi, Supercoralli, pp. 382, 20,00). Tra queste pagine, cinque anni prima di conquistare un ruolo protagonista entrando prepotentemente in scena con lo Scrittore fantasma, Nathan Zuckerman compare come personaggio dei racconti di Peter Tarnopol, allora alter ego elettivo dello scrittore americano, che gli cuce addosso le vesti di un giovane narratore ebreo, prematuramente sottratto alla sua vocazione da una sciagura chiamata Maureen, che con le sue gelosie, le scenaMaureen che aspirava a essere atte, le menzogne, i raggiri pi incontrice e non lo era, avrebbe voluto cepibili gli render la vita insopdiventare scrittrice e non lo divenportabile, ossessionandolo fino a ne, avrebbe desiderato essere amainsidiarne le fantasie pi remote. ta e si ritrov ripetutamente inganEsasperata al limite del parossinata. Uno psicoanalista quello smo e tuttavia assolutamente credi Tarnopol, per esempio, lo stesdibile, la interprete di tanta follia so Spielvogel che aveva ascoltato aderisce neanche troppo approssiil lungo Lamento di Portnoy chiamativamente al personaggio reale merebbe proiezioni i deliri farnetidella prima moglie di Roth. Fu lo canti di Maureen, che tanto per stesso scrittore americano a rivecominciare aveva ottenuto dallarlo, quattordici anni dopo luscilonesto Tarnopol di diventare sua ta del romanzo, quando si premumoglie raggirandolo con la pi r di convalidare come proprie le abusata delle menzogne: quella di avventure di Peter Tarnopol, citanessere incinta. Avendo bisogno di do le coincidenze tra se stesso e il dimostrarlo, la peraltro avvenente suo personaggio in quella pretesa signora aveva fermato ai giardinetautobiografia che, non a caso, titoti una donna con il pancione e l I fatti e la cui pubblicazione finspacciandosi per esponente di se di affidare al vaglio di Zuckeruna organizzazione scientifica man, nel frattempo salito al rango laveva convinta a venderle la sua di ombra prediletta del suo Io. urina. Poi aveva portato il campioProbabilmente nientaltro nella ne in farmacia, e ottenuto il risultamia narrativa riproduce con magto delle analisi aveva simulato un giore esattezza un fatto autobioaborto, per pagare il quale si era grafico scrisse a proposito delle fatta dare trecento dollari dal mariscenate di cui aveva reso protagoto: i primi dei molti che da allora nista la moglie di Tarnopol, quella gli avrebbe scucito. Aveva il ber-

LA MIA VITA DI UOMO, UN ROMANZO DEL 74 RITRADOTTO PER EINAUDI

Io, lei e linferno


Allepoca quarantenne, lo scrittore americano aveva gi sfogato linfelicit coniugale del suo primo matrimonio nel Lamento di Portnoy, ma non gli era bastato. Concepisce dunque un nuovo romanzo e lo affida al personaggio di Peter Tarnopol, uno dei suoi alter ego, in quel momento il pi fedele interprete delle sue ossessioni
noccolo degli affari, mia moglie, commenta amaramente Tarnopol. Comincia cos lavventura del suo matrimonio, ma non il romanzo di cui protagonista, che salta invece con la massima disinvoltura da un tempo allaltro, da un fatto a un ricordo, da una immagine alle associazioni mentali che si porta dietro, avvolgendo in una matassa per nulla ingarbugliata i molti fili che fanno capo ai diversi personaggi, cui spetta il compito primario di accogliere e gratificare le esigenze autoriali relative alla moltiplicazione del punto di vista. Cos, quella che a Tarnopol appare come una ordala quotidiana, raccontata da Maureen si traduce in una sequenza di tenere scenette familiari, e le piazze italiane che visitarono insieme si sarebbero impresse nella memoria delluno come altrettante arene nelle quali era andata in scena la tragedia del loro matrimonio, e nei ricordi dellaltra come la meravigliosa cornice di una irruenta storia damore. Sono molte, nei romanzi di Philip Roth, le comparse femminili di una certa consistenza, e non soltanto in ruoli negativamente connotati, o valorizzati a misura delle loro performances sessuali; ma mai come in questo romanzo del 74 la scena aveva ospitato un cos significativo affollamento di donne, pi o meno tutte intente a agire retroattivamente sui pensieri di Tarnopol, che alla fin fine si arrende allevidenza: nulla gli piace nelle sue relazioni quanto il fatto di trovarci qualcosa di problematico, qualcosa che gli tenga viva limmaginazione. Dunque, sebbene le tossine accumulate da Roth nella sua vita vera accanto alla prima moglie avrebbero potuto suggerirgli di accanirsi su un solo personaggio, quello di Maureen, il suo estro e lincontenibile virtuosismo del suo registro espressivo esigevano altre vittime. In ordine di comparsa, eccole. Innanzi tutto la arrendevole Sharon, figlia diciassettenne del cosiddetto Re delle Cerniere, sulla quale lautore sfoga ci che ancora gli era rimasto nella penna dopo la stesura del Lamento di Portnoy, il cui personaggio femminile pi persecutoriamente presente nella fantasie del protagonista era stato soprannominato la scimmia. Fin troppo zelante nelle sue vesti di apprendista in soddisfazioni carnali, Sharon una delle compagne di Zuckerman, leroe dei racconti di Tarnopol, il sofisticato, esigente letterato che prima istiga le malcapitate giovinette ai pi riprovevoli atti osceni, poi a mala pena si concede in qualit di loro disincantato spettatore. Invece di essere grato alla povera Sharon per la dedizione che gli dimostra sforzandosi di surclassare quelle fantasie oscene che lui stesso le ispira, Zuckerman non trova di meglio che arricciare lorecchio alla pronuncia di lei, drammaticamente priva di h aspirate, e alle sue frasi appiccicate dai cio, intervallate dai voglio dire e sigillate dai troppo fico. Rozza, infantile, ignorante: questi gli epiteti che si merita. E una labbiamo sistemata. La seconda avanza anche lei tra le righe di un racconto partorito dalla mente di Tarnopol, anche lei una compagna di Zuckerman che lha conosciuta al corso di scrittura creativa, si chiama Lydia e vanta un glorioso passato di fanciulla sedotta dal padre e divorziata dal primo nonch unico marito. Nulla nelle sue fattezze la rende attraente agli occhi di quel depravato di Zuckerman, piuttosto lo attraggono la naturale intimit di Lydia con la tragedia e la sua amena accettazione della propria follia, che restituisce in uno stile retorico privo di collera vendicatrice. Arriva nelle braccia di Zuckerman gi provvista di una bambina di dieci anni, stupida, disturbata, ignorante, ma non cos irredimibile da non potere diventare appena pi grande e dopo il suicidio della madre che forse qualcosa aveva intuito lamante del suo patrigno. E anche la seconda sistemata. Le altre comparse femminili sono da addebitarsi al curriculum di Tarnopol, non pi quello dei suoi racconti di finzione impersonati da Zuckerman, ma quello corrispondente alla sua vita vera, quella vita per intendersi che Roth pretenderebbe di avergli infuso per esperienza diretta. Di Maureen si gi detto, anche se non abbastanza. Dopo di lei quel dopo subentrato alla terra bruciata che aveva scavato nellanimo di Tarnopol era venuta Susan, una bellezza fragile e terrorizzata, afflitta da garbato masochismo, ottima e devota cuoca, commovente e ammirevole creatura imbrigliata dal decoro e dalla ricchezza: troppo per Tarnopol, che decider di abbandonarla; non prima, per, di essersi sfiancato nellimpossibile impresa di condurla allorgasmo: al terzo anno della nostra relazione eravamo entrambi ridotti allo stremo e andavamo a letto insieme come operai di unindustria bellica costretti a fare ogni notte gli straordinari. La

Tom Wesselman, Bedroom Painting #36, 1978, Monaco, collezione privata

12) ALIAS N. 41 - 29 OTTOBRE 2011

storia si concluder con il tentato suicidio di Susan, che dopo essersi sorbita tutte le tossine elargite da Tarnopol durante la lunga vicenda processuale relativa alla sua separazione dalla moglie, si vedr scaricata, a dispetto del fatto che lorizzonte ormai sgombro dalla figura di Maureen: perch lei, semplicemente nonch incredibilmente, rimasta uccisa in un incidente stradale. Allora era vero? cos Tarnopol accoglie la notizia al telefono. Morta? Morta sul serio? Morta nel senso che non esisteva pi? Morta come sono morti i morti? Morta come nella morte? Morta come un morto che non parla? Maureen morta? Deceduta? Estinta? Chiamata alleterno riposo, quella miserabile troia?. Dopo trecentosessanta pagine di vessazioni subite, la gioia di Tarnopol e il sarcasmo di Roth esplodono in una sequenza di frasi perfettamente aderenti alla elementarit dei pensieri che passano per una mente sopraffatta da una simile notizia, restituendo la capacit dello scrittore americano di stringere in piccoli climax i rivoli della sua narrazione, quasi sempre affidati a espedienti retorici che pescano nellironia piuttosto che nel senso tragico. I suoi personaggi sono al tempo stesso nevrotiche controfigure del suo Io, scaraventate con brutalit sulla scena di un mondo indifferente agli eventi della storia e concentrato su affanni squisitamente privati, e contenitori di tutti quei luoghi comuni che si intersecano nella perfetta costruzione di un carattere verosimile. Ultima sulla passerella delle comparse femminili, Flossie, lingenua e svitata amica di Maureen da lei incontrata al gruppo di autocoscienza, una sorta di magnifico concentrato della perfidia e della raffinatezza mentale di Roth. sua la voce che annuncia a Tarnopol la morte della moglie e con ci la sua definitiva liberazione; ma lungi dal limitarla a questo ruolo, dopo avere sfogato per pagine e pagine il furore del suo alter ego, ora Roth affida a Flossie il ruolo di melensa portavoce del punto di vista a lui opposto: quello di Maureen, naturalmente, che a beneficio della sua immagine davanti al Gruppo aveva capovolto le carte, rappresentandosi come innamorata e tuttavia fuggitiva: Ti vorr di nuovo, ne sono certa comunica Flossie allallibito Tarnopol. Ma le descrizioni che meglio esaltano leccellenza di Roth al tempo quarantenne e con un futuro nel quale si sarebbero iscritti un certo numero di capolavori, tra cui Operazione Shylock e la trilogia cominciata con Pastorale americana rivelano una speciale attitudine a mimare i balbettii del pensiero, incollandosi a tutti quegli abbozzi di idee che lintervento del super Io censura prima che si traducano in azione, fino a inventariare una per una le possibili immagini che attraversano la mente dei personaggi ovvero la sua, e naturalmente anche la nostra dando loro una forma capace di attirare le nostre proiezioni, prima che il prezzo da pagare alla civilt le cancelli, permettendo di aggirarsi insospettati tra gli altri. Nella vita vera e nella finzione, che sulla pagina di Roth a volte coincidono pi di quanto la forma romanzo non lascerebbe supporre.

AUDEN

VAGABONDING
L I B R I E V I A G G I

COLIN THUBRON, UN PELLEGRINO VERSO IL KAILASH


di Roberto Duiz
Svetta paurosamente isolato il monte Kailash, dai cui piedi fluiscono i quattro grandi fiumi indiani: Indo, Gange, Sutlej e Brahmaputra. Non supera i 6600 metri, dunque non un gigante per gli standard himalayani. Eppure nessuno lha mai scalato fino in cima e si pu solo ipotizzare quale sia la parete pi accessibile, probabilmente la est. Ma non riusc a tentarne lassalto neanche Reinhold Messner, pure avvezzo ad altitudini ben maggiori e conquistatore di tutti gli 8000 del mondo. A respingerlo non fu la montagna. A mandare in fumo limpresa a met degli anni ottanta fu un ginepraio di impicci burocratici intrecciato dalle autorit cinesi. Ma il fatto che lascesa al Kailash ancora proibita soprattutto da un popolo che non vuole disturbare i suoi di. Un popolo quantificabile in un quinto dellumanit che considera il Kailash la pi sacra delle montagne e i pellegrini che si spingono fino a dove si vede il suo cono terminale bucare il cielo vi girano attorno in senso orario, come tigri che di notte segnano i confini del loro territorio. Cos li vede Colin Thubron, che dopo aver molto viaggiato e magnificamente narrato (Ombre sulla Via della Seta, In Siberia, Il cuore perduto dellAsia, Oltre la Muraglia) si fa pellegrino a sua volta per incamminarsi Verso la montagna sacra (Ponte alle Grazie, pp. 215, 16,80), inoltrarsi nella stupefacente bellezza dei paesaggi e indagare nella sacralit contenuta in quello che i tibetani chiamano prezioso gioiello di neve, dove in crepacci crivellati di grotte nascoste Padmasambhava cel i suoi tesori, o dove dimor Milarepa. Tiene il passo, necessariamente lento, del pellegrino, Thobrun, e ne condivide le condizioni di viaggio, dal Nepal agli alti passi del Tibet, fino ai magici e anche un po inquietanti laghi che introducono al Kailash. Ma ha locchio attento a cogliere ogni dettaglio, senza diluirlo, per, nel disincanto che spesso condiziona la visuale del viaggiatore doccidente, distorcendola. E, strada facendo, raccoglie voci di esuli, contadini isolati e monaci resistenti nei pochi monasteri sopravvissuti alla furia distruttrice della rivoluzione culturale cinese. Tra di e demoni che si sovrappongono a strati, tra Buddha dogni specie e funzione (del Passato, del Futuro, della Saggezza ecc.), tra incongrui militari cinesi che i tibetani umiliano con lindifferenza non semplice trovare un filo logico. Lunica soluzione non cercarlo neanche, quel filo, seguendo il flusso e cercando dentro di s risonanze interagenti col contesto, a prescindere dalle credenze, supportando lapproccio emotivo con dati storici e anche fiabeschi, quando il caso. Il resto narrazione pura, che fa vivere i luoghi attraversati. Pi che mai calzante, in questo caso, la citazione di Tiziano Terzani ricordata sulla fascetta del volume: Il solo modo per riscoprire la magia del viaggio smettere di fare i turisti-consumatori e tornare ad essere pellegrini. Colin Thubron un maestro di questa via.

NUOVA TRADUZIONE PER GRAZIE, NEBBIA DI W.H. AUDEN

Un oraziano dinverno
di Caterina Ricciardi
isogna dare credito alla casa editrice Adelphi del riscatto, soprattutto in alcune ultime occasioni, dellopera poetica di W.H. Auden in italiano. Dopo il lungo dominio (per Lerici, Mondadori, Guanda) dellormai ex traduttrice ufficiale, Aurora Ciliberti, che aveva a suo modo rilevato lopera iniziata da Carlo Izzo, di recente traduttori pi giovani si sono impegnati nellarduo compito di rendere, con risultati migliori, il dettato ritmico, sensatamente rimato, allitterativo alla maniera medievale, lessicalmente ricercato e idiosincratico, di un Maestro del Novecento. bene ricordare, al fine delle difficolt dellimpresa, che Auden si vantava di usare lOxford dalla a alla zeta, integrato in seguito da aggiornati americanismi. Questa volta la prova cruciale toccata a Alessandro Gallenzi che, con una nuova versione di Grazie, nebbia Ultime poesie (Adelphi Piccola Biblioteca, pp. 122, 11,00), manda in cantina la precedente (Guanda 1977, 1991) della Ciliberti, concertata in parte con lo stesso poeta, il quale un po di italiano (ma non quello della Ciliberti) lo masticava. Inutile soffermarci sul confronto che ci viene offerto oggi.

Questo libretto postumo (74) del poeta inglese tornato a casa raccoglie, insieme ad alcuni inediti anni sessanta, le ultime poesie: dove lotium filosofico fa da schermo alle crudelt della Storia

Gallenzi affronta dunque il tardo Auden. S, perch si soliti parlare, con distinzioni non solo ideologiche, dellAuden Anni Trenta, lAuden marxista, lAuden cristiano/anglo-cattolico, lAuden americano, e cos via (c il freudiano, il viaggiatore in versi, lansioso e lobiettore civile, il dottrinario). Grazie, nebbia esile opera postuma (1974). Raccoglie, con alcuni pezzi inediti degli anni Sessanta, una vibrante antimasque, composta su commissione, e le poche liriche scritte per lo pi nel 1973, prima della morte avvenuta il 29 settembre di quellanno per attacco cardiaco in un albergo di Vienna. Queste ultime sono, consapevolmente, poesie di un poeta che sa di essere un uomo ormai vecchio (come nel tardo W.B. Yeats), e poesie di congedo, un congedo che coincide con un ritorno molto sentito al luogo delle origini. Nel 1972, infatti, insofferente del clima politico di quegli anni difficili, Auden abbandona per sempre New York, patria adottiva dal 1939, e accetta luso di un cottage e il ruolo di scholar onorario al Christ Church College di Oxford, sua alma mater. un buen retiro invernale, da grembo materno, che egli alterna alla casa nei boschi di Kirschstetten in Austria. Di qui la riconoscenza nel titolo dellultima raccolta, non riferita tuttavia in modo diretto al dono di Oxford. la nebbia inglese, acerrima nemica della fretta dunque, amica delluomo canuto e stanco a dare il tono riflessivo alla silloge poetica. La nebbia, una vecchia conoscenza, di cui il poeta, assuefatto allo smog di New York, aveva perso memoria: mi ero dimenticato / di Te, la Sua Sorella (dello smog) immacolata, / di ci che

porti ai nostri inverni inglesi: / conoscenze native si risvegliano, magari con echi sia dellalta tradizione poetica inglese sia del proprio canone. In realt, Auden ha ormai fatto suo lideale oraziano dellotium contemplativo, filosofico, addirittura ecologico in tempi di rampante tecnologia, guadagnato nella stagione del ripiegamento intimo, o di stretta comunit, come a Oxford e nel Wiltshire, nonostante egli non riesca a contenere il suo sdegno di sempre proprio del poeta attivo e civile nei confronti dei degradi storici e sociali: Nessun sole destate potr mai / dissolvere le tenebre totali / diffuse dai Giornali, / che vomitano in prosa trasandata / fatti violenti e sordidi / che non riusciamo, sciocchi, ad impedire: / la terra un brutto posto, / eppure, per questattimo speciale, / cos tranquillo ma cos festoso, / ti rendo Grazie: Grazie, Grazie, Nebbia. C un ritorno qui della sua delusione (quella che coincide con il passaggio in America) nei confronti della poesia come strumento capace di influire sulle cose del mondo: perch la poesia non fa accadere nulla (For poetry makes nothing happen, In Memory of W.B. Yeats). Ma la ritrovata nebbia inglese, divenuta ora pastorale, gli offre un bastevole carpe diem, e non a caso quellattimo speciale in inglese un assimilato interim latino. La stessa duplicit di voce pubblica e privata si manifesta in altre poesie brevi, come Albata e Imprevedibile ma provvidenziale, dove entrano in scena la nuova necessit, la morte e un congenito common sense anglosassone che paiono sostenere le direttive del finale della sua vita. Eppure, nella coda a Archeologia il poeta civile torna a

battere il tasto dolente: DallArcheologia / possiamo trarre almeno una morale: / cio che tutti i nostri // libri di scuola mentono. / Ci che chiamiamo Storia non nulla / di cui poter vantarsi, // in quanto cosa fatta / dal criminale che in noi: / la bont senza tempo. Su un altro versante, la melanconica Ninna nanna canta dei benefici di una vecchiaia solitaria e di una diversa specie di interim. Il poeta si ritira nel grembo della sua diversit, arricciato come un gamberetto, simile a un Narciso vecchio (Sbagliavano di grosso i Greci antichi: / Narciso era un vecchietto), libero dalla brama di altri corpi, e altrettanto simile a una sorprendente unit androgina di Madonna e Bambino, autosufficiente nel produrre la nenia consolatoria per lultimo (o penultimo) sonno. Nella satirica antimasque finale Lintrattenimento dei sensi anche il traduttore si fa prendere dal gioco dei virtuosismi (difficile seguirli senza cadere in rese banali) creati da suoni, rime, assonanze, ritmo incalzante e pungente, lessico complesso, provandosi a rendere la dimensione acustica del dettato inglese/americano che consuona con una densa eloquenza. Si avverte una dissonanza gratuita quando viene evocata Coco (Chanel) che non labbreviazione / di Cattivo Odore del Corpo. Loriginale dice: Bachelors Office isnt short for B.O. (i. e.: Body Odor). La Ciliberti si tiene sul concreto: Offerta del Celibe non sta per O.C., Odore del Corpo. Dopo tanto danno, concediamole un piccolo vantaggio.
Michael Andrews, The Colony Room I, collezione privata

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DECOUPAGE
GLI ANNI TRENTA NOSTALGICI DI VON REZZORI
Bella lettura di squisita prosa il romanzo di Gregor von Rezzori Edipo a Stalingrado, arricchito da uno scritto di George Grosz, traduzione dal tedesco di Lia Secci (Guanda, pp. 317, 20,00). la storia romanzata del finto nobiluomoTraugott (Sperindio) von Jassilkowski, afflitto dal complesso di Edipo, che la sua chiamata alle armi nel 39 strappa dai tavolini mondani del Charley bar di Berlino: attraversata la Polonia e la Francia, infine giunge a Stalingrado portando con s il suo complesso da cui solo la morte lo render libero, regalando allimprobabile eroe onori inattesi. Un affresco che la testimonianza nostalgica di quegli ultimi anni trenta di una societ alla vigilia della seconda guerra mondiale, di cui alcune vicende attribuite a un alter ego sono riconoscibili come autobiografiche dello stesso von Rezzori.

IRNE NMIROVSKY

BERSAGLI
WILLIAM GADDIS MARTN CAPARRS

Francia empatia e risentimento


di Cecilia Bello Minciacchi
iarlatano per destino pi che per scelta, Dario Asfar il personaggio che meglio esprime, nella narrativa di Irne Nmirovsky, la mancata integrazione, la delusione di un confronto con la borghesia francese insensibile, avida e sprezzante. Al cinismo e allopportunismo di una classe sociale di una nazione intera Dario Asfar, Il signore delle anime (trad. di Marina Di Leo, con un saggio di Olivier Philipponnat e Patrick Lienhardt, Adelphi Biblioteca, pp. 233, 18,00), reagisce con freddezza e calcolo, mettendo a frutto doti di levantino e mancanza di scrupoli. Smette di curare i corpi che i ricchi francesi sdegnano di affidargli, e inizia a curare le loro anime angosciate placandole con una sorta di assoluzione laica. Conosce debolezze e vizi dei suoi pazienti, Asfar, e a carissimo prezzo, per pagarsi una compensatoria ascesa sociale, diviene il loro confessore: si ispira a Freud ma ne rivede i principi con lincompetenza di un medicastro e la spregiudicatezza di un arrivista. Approdato poverissimo e laureato con sacrifici, deve mantenere moglie e figlio in un paese di rigidi formalismi e mode effimere: appartengo a una razza levantina, oscura, c in me un miscuglio di sangue greco e italiano: sono uno di quelli che voi francesi chiamate metechi, immigrati. Esprime il disinganno e lamarezza della stessa Nmirovsky, questo romanzo apparso a puntate su Gringoire nel 1939, negli anni cupi in cui la Francia non le concede la nazionalit che avrebbe risparmiato a lei, ebrea russa appena battezzata, la morte ad Auschwitz. Anche quando fu costretta a uno pseudonimo che coprisse la sua origine ebraica, Irne non volle lasciare la terra che un decennio prima le aveva accordato, con David Golder, fama immediata. Una scelta fatale, pi volte evocata interrogata da biografi e critici. Ben si accompagna alluscita del Signore delle anime, quella di una biografia in forma di romanzo (quasi di sogno) scritta dalla figlia minore dellautrice, lisabeth Gille, Mirador Irne Nmirovsky, mia madre (prefazione di Ren de Ceccatty, a cura di Cinzia Bigliosi, trad. di Maurizio Ferrara e Gennaro Lauro, Fazi, pp. 368, 18,00). I due libri si illuminano a vicenda: quanto Mirador teso sul filo dellempatia e incuneato nelle contraddizioni intime e nella vibratile sensibilit dellautrice, tanto Il signore delle anime ferito dal fiele della disillusione, nostalgico damore e risentito dodio per una nazione che non aveva saputo esserle patria. La struttura narrativa, qui, pi granulosa. Dario Asfar, triste e selvatico come un lupo, ma fascinoso come un mago, testimonia il crollo delle illusioni di Irne sul mondo occidentale. E i passaggi tra capitoli si fanno pi ellittici del consueto, raccorciati, sghembi, con netti salti temporali. E la scrittura, pur cesellata, si fa ancora pi scabra nel taglio. In entrambi i libri agiscono filtri a maglie strette che tuttavia non alterano n coprono la verit di Asfar, quella che devessere stata lultima di Irne e la prima delle sue figlie: si soffre solo per il sangue del nostro sangue.

Postuma lamentazione
di Stefano Gallerani
a voce incalzante di un corpo in limine mortis, steso su un letto mentre la carne si disfa e le parole cadono sulla pagina come da unaltezza siderale, metafisica e ultraterrena; tuttintorno pile di giornali ritagli e frammenti da unopera incompiuta: ridondanze, incalzi oppure echi, le ossessioni duna vita intera si sciolgono nei frammenti particolari della quotidianit ospedaliera ammassandosi le une sugli altri, incistando pensieri e sollecitando interrogativi. Apparso per la prima volta nel 2002, quattro anni dopo la morte del suo estensore, e dunque romanzo postumo o, meglio, della postumit , Lagonia dellagape (postfazione di Joseph Tabbi, traduzione di Fabio Zucchella, Alet, pp. 138, 15,00) il lascito estremo di William Gaddis (newyorchese del 1922): un romanzo che fa seguire alla fluvialit fallimentare de Le perizie (55) e di Jr (75) o alle contorsioni dialogiche (insieme morali ed etiche) di Gotico americano (85) e A Frolic of His Own (94) la sincope di una scrittura che trova nellincedere percussivo e monotono di una lamentazione non tanto la risposta stilistica a un problema filosofico, quanto lapprossimarsi pi autentico e vulnerabile al senso profondo di unesperienza che innanzitutto relazione del s con laltro. Su questa china, lalter ego narrante di Gaddis non propriamente solo nellisolamento che gli impone la malattia: lo circondano, oltre alle carte, i fantasmi delle voci cui attribuisce, ora confondendole ora alternandole con quelle dei suoi pi stretti interlocutori, nomi altisonanti e impegnativi (Platone, Socrate, Huizinga). Pure, esattamente, qual il centro di gravit di questo testamento letterario? Senza fargli torto costringendolo alla sinossi di un pamphlet qualsiasi, si pu azzardare una riduzione a termini essenziali: da un lato ci sarebbe il rovello meta-letterario di uno scrittore schiacciato dallimpossibilit di concludere un lavoro interminabile sulla primazia tecnologica nella societ contemporanea (qualcosa che nellopera dellamericano avrebbe avuto il posto che Massa e potere ha in quella di Canetti), dallaltro quello esistenziale di un uomo determinato a vivere (nelle parole, nei libri) eppure arreso alla prossimit fisica della morte e alle sue misere incombenze. Lagonia dellagape , insomma, lagonia di un mondo in estinzione la modernit, o Giovinezza sopraffatto dalla tirannica democraticit dellintrattenimento seriale, riproducibile e impersonale; un mondo in cui, per rimanere al dato di partenza di Gaddis, il piano meccanico perfezionato allalba del Novecento da una ditta tedesca non che lembrione dun piano geometrico-contabile, quello commerciale dellera dei personal computer e dellaccessibilit indiscriminata al piacere estetico e contemplativo dellarte (presto rimpiazzato dal gesto pratico e realizzativo della tecnica): lera in cui ci troviamo adesso, e ricordiamo ci che abbiamo distrutto, ci che abbiamo strappato via da quellio che poteva fare di pi.

Propensione allapocalissi
di Carlo Mazza Galanti
l nostro Capote, il nostro Kapucinski proclama lo scrittore argentino Jorge Fernandez Diaz sulla quarta di copertina di Non un cambio di stagione Un iperviaggio nellapocalisse climatica (Verdenero, trad. di Maddalena Cazzaniga, pp. 270, 17,00). Diffidare dei blurbs buona regola ma in questo caso la verit non sembra cos lontana. Quello del cinquantenne argentino Caparrs un iperviaggio davvero illuminante alla ricerca del retroscena culturale (e degli interessi economici) che ha portato, nel giro di qualche decennio, il mondo intero a preoccuparsi quotidianamente del cosiddetto global warming. Caparrs macina chilometri e discute con la gente, studia e ragiona, ragiona molto, meticolosamente, cambia continuamente prospettiva, modifica il reagente, sfoglia e sospende uno a uno ogni strato di credulit. Landamento dellinchiesta oscillatorio: avanti e indietro, un continuo ripensare il pensato, rivedere i dati, revisionare i pregiudizi, in una specie davvero inedita e alta di saggismo narrativo, dove la scrittura si traduce integralmente in pensiero, lo stile in una filosofia seducente, in continuo divenire (Change changes lepigrafe eliotiana scelta dallo scrittore). Parlare di tesi sembrer riduttivo davanti a unopera simile, e tuttavia una tesi c, ed questa: quella del cambiamento climatico , secondo Caparrs, uneventualit (pi che un fatto) che manifesta soprattutto la propensione apocalittica di unepoca incapace dimmaginare un futuro diverso dal presente. Quindi un elemento, a livello dinconscio sociale, profondamente conservativo. Su questa pulsione fobica si incardinano poi interessi maggiori: potentati economico-industriali interessati a ritardare lindustrializzazione delle potenze emergenti; paesi che mirano a cambiare il modello energetico globale per modificare alcune relazioni geopolitiche; lincremento del volume di affari del mercato del carbonio (attraverso la produzione e la compravendita di quote verdi da parte di nuovi soggetti economici dal futuro assai promettente). Sono questioni complesse che Caparrs affronta con modestia e competenza, in pagine strabordanti di riflessioni acute, aforismi fulminanti, incontri e scontri appassionanti. Lecologismo pi corrente e corrivo ne esce malmesso: molto dei pi radicati luoghi comuni, i comportamenti pi sottilmente autoassolutori, la cattiva-buona coscienza delluniverso bio. Ma la questione pi profondamente culturale: le fantasie edeniche sottese al naturalismo ecologista, linconfessato cupio dissolvi di unumanit sfiduciata. Forte della sua formazione storica, Caparrs attraversa i secoli e le geografie per illustrarci la sua controversa visione del fenomeno. Umanista nonostante tutto, continua a credere nella possibilit di un ecologismo critico, ardentemente politico, capace di spostare lasse della questione dalla paranoia naturalista alla redistribuzione globale della risorse e a un ripensamento radicale dei nostri orizzonti pratici e immaginari.

PAOLO LAGAZZI, HERMES CON HUMOUR


Sono Piccole storie notturne, come si legge nel sottotitolo, le venticinque raccontate da Paolo Lagazzi nel suo pi recente lavoro Nessuna telefonata sfugge al cielo (Aragno, pp. 134, 10,00). Il regno della notte per una metafora letteraria ci viene svelato dallo stesso Ermes, il dio pi bizzarro, astuto e sapiente, che ai tempi degli antichi Greci e Romani sorvegliava e proteggeva tutti i luoghi, gli individui e gli eventi pi ambigui le zone di passaggio e confine, i ponti, i ladri in agguato nellombra, gli studiosi dellocculto. E oggi da quella sua esperienza di esploratore della notte, che continua, eccolo a rivelarci, senza alcuna morale ma con alquanto humour noir, cosa pu accadere alluomo quando uscendo dalle sue certezze si perde nella vertigine dellignoto.

LANGELO COLORATISSIMO DI BENNI


Un angelo non c sempre. Se no, non un angelo. La sua supremazia che qualche volta arriva e qualche volta ti abbandona. Ecco lessenza, la traccia dellangelo, che se cos pensato e poi scritto non una di quelle che si dice una massima, certo risulta essere lopinione di Stefano Benni, lautore di La traccia dellangelo (Sellerio, pp.103, 11,00). Su quella pista o traccia, come dir si voglia, ha svolgimento la storia di Morfeo dagli otto ai trentotto anni, ma poi anche ad anni successivi, quanti non detto, o meglio ancora, non scritto nel racconto, ma forse perch da Benni neanche mai supposto o ritenuto utile dire, peraltro di una storia, non a caso, in quarta di copertina definita una sarabanda di personaggi e maschere, mostrata da una prosa coloratissima. a cura di Romano Costa

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KOJVE
di Massimiliano Guareschi
el 1933, a Parigi, presso lcole pratique des hautes tudes prende avvio un seminario sulla Fenomenologia dello spirito di Hegel. Dietro la cattedra un elegante migr russo, Alexandre Kojve (al secolo Aleksandr Kojevnikov), proveniente da famiglia facoltosa, nipote di Kandinsky, fuggito in Germania per portare a termine la propria formazione filosofica e giunto in Francia dopo essersi addottorato a Berlino con Jaspers. Quello che avrebbe potuto essere ricordato semplicemente come un passaggio significativo nellacclimatizzazione in Francia del pensiero di Hegel, si riveler un evento decisivo per la scena intellettuale transalpina, un crocevia che segner molti dei pi importanti itinerari culturali e letterari del Novecento francese. Ad assistere al seminario, infatti, erano, fra gli altri, con assiduit variabile, Georges Bataille, Jacques Lacan, Raymond Aron, Maurice Merleau-Ponty, Henry Corbin, Michel Leiris e Andr Breton e Raymond Queneau. A questultimo sar affidata la redazione degli appunti su cui era stato condotto il seminario, protrattosi fino al 1936, che sarebbero stati pubblicati con il titolo di Introduzione alla filosofia di Hegel. Nel dopoguerra Kojve non ripre-

In questo scritto del 1943, uscito postumo in Francia nel 2004, il filosofo francese teorizza quattro tipologie Padre, Signore, Capo e Giudice in base a cui districare il mistero del potere
Wassily Kandinsky, San Giorgio, Monaco, Stdtische Galerie

tivo di analisi delle dinamiche sociali. Non a caso Max Weber chiamava in causa addirittura la magia, identificando nella sua forma aggettivale una delle tipologie, accanto a quella legale-razionale e carismatica, di legittimazione dellesercizio del potere. Se facile rendere conto dei fenomeni di coercizione materiale, in cui qualcuno avvalendosi della forza obbliga un altro a una determinata azione, pi complessa si rivela la comprensione delle relazioni di comando e obbedienza, e sono la stragrande maggioranza, in cui non ravvisabile un simile rapporto di causa-effetto. Si tratta di un mistero su cui si interrogato Pierre Bourdieu nel corso di tutta la sua attivit di sociologo, individuando nel dominio simbolico il meccanismo in grado di rendere conto della paradossale disponibilit del dominato ad accettare le ingiunzioni del dominante. Su un altro registro, si potrebbe notare come sia proprio sulla difficolt di svincolare le relazioni di potere da un modello fondato in ultima istanza sulla repressione e la guerra, ossia sulla coercizione, che entra in crisi il progetto foucaultiano dellanalitica del potere, aprendo alla svolta in direse linsegnamento e oper come alzione della riflessione sul governo to funzionario al ministero delle Fidi s e degli altri. nanze. Fondamentale fu il suo conGli snodi su cui abbiamo richiatributo alle negoziazioni che conmato lattenzione trovano unartidussero alla Ceca e al Gatt. Evidentecolazione originale nella ricerca mente, al saggio competeva laziokojvana sullautorit. Il terreno ne. Colui che aveva compreso la scelto rigorosamente filosofico, storia non poteva appagarsi dellunicon un elegante gusto per la simverso separato delluniversit. Nometria teorica. In apertura, Kojve nostante le nuove occupazioni, peelabora una definizione volta a r, Kojve non smise lhabitus del fisvincolare lautorit dal riferimenlosofo, coltivandolo in una dimento alla forza. E cos essa viene presione quasi clandestina, che solo sentata come la possibilit che un episodicamente acquisiva visibilit, agente ha di agire sugli altri senza come nel caso della discussione che questi altri reagiscano nei suoi con Leo Strauss sulla tirannia. Altre confronti, pur essendo in grado di opere, invece, sarebbero rimaste alfarlo. Ci significa che, affinch si lo stato di manoscritto accedendo a abbia una manifestazione di autoriuna pubblicazione solo postuma. t, coloro che obbediscano devono il caso di La nozione di autorit, avere la possibilit di non farlo e composta nel 1943, uscita in Franche volontariamente accettino lincia nel 2004 e proposta da Adelphi giunzione che viene loro rivolta. in traduzione italiana, a cura di MarMa da dove trae origine tale meccaco Filoni (Biblioteca Filosofica, nismo? Kojve individua quattro tipp. 143, 29,00). pologie di autorit, correlandole a La questione del potere, e della specifiche dimensioni temporali. costellazione semantica che gli ruoAvremo cos lautorit del Padre ta intorno, rappresenta uno dei mi(passato), del Signore (presente), steri con cui si confronta ogni tentadel Capo (futuro) e del Giudice

(eternit). La teorizzazione di ciascuna tipologia attribuita, rispettivamente, alla scolastica, a Hegel, ad Aristotele e a Platone. Per Kojve, sul piano empirico, le diverse forme di autorit, distinte a livello teorico, tendono a combinarsi. In particolare, la modernit si caratterizzerebbe per lespunzione dallobbligazione politica dellautorit del Padre, rappresentata dal principio dinastico, con laffermarsi di una figura, il governo, caratterizzata dalla confluenza fra lautorit del Signore, basata sugli esiti del conflitto servo-signore, e quella del Capo proiettata sul futuro della dimensione progettuale. Al suo fianco, separata, si collocherebbe lautorit della Giustizia, che posta sul piano delleternit, stante il carattere universale e necessario dei suoi principi, non pu che porsi in termini agonici nei confronti del carattere temporale delle altre due forme. Rispetto alla teoria costituzionale standard, quindi, Kojve propone una schema bipartito anzich tripartito, non separando esecutivo e legislativo ma insistendo sullesigenza che il governo coniughi la dimensione del presente e del futuro, del Signore e del Capo. Diversamente, se esso fosse consegnato alla sola dimensione della progettualit si dissolverebbe in utopismo, mentre se si calibra sul solo presente del Signore diventa una pura tecnica che tiene conto soltanto di ci che , ovvero il dato immediato [CHE]non altro che lo stato delle forze presenti. Guardando alloggi, proprio una simile articolazione che sembra essere saltata nelle pratiche di governo, risolvendole nella forma di una pratica amministrativa integralmente votata alla perpetuazione del presente. Una sorta di fine della storia, si potrebbe osservare, utilizzando una formula correntemente associata a Kojve, che tuttavia sembra declinarsi in termini ben diversi da quelli prospettati dagli scenari, pur enigmatici, a cui rimandava il commentatore di Hegel.

C R I T I C A

VRIDE
D E L

G I A R D I N O

I diversi mediterranei di Lavinia Taverna


di Andrea Di Salvo
Scritto com a ridosso delle forti gelate dellinverno del 1979, dei disastrosi effetti immediati sul giardino, come dei suoi esiti di progressiva rinascita, il libro che Lavinia Taverna dedica nel 1982 ai suoi Giardini della Landriana (a Tor San Lorenzo, non lontano dal mare, a pochi chilometri da Roma) testimonia di quello scambio tra il carattere proprio delle piante e il desiderio delluomo, il suo disegno di bellezza, dellunione donde scaturisce il pensiero nascosto di ogni giardino. Apparso per la prima volta nella collana dell Ornitorinco diretta da Ippolito Pizzetti e ora ristampato da Pendragon, Un giardino mediterraneo (pp. 310, 20.00) racconta proprio del suo farsi luogo come esito di questo andirivieni di interazioni. Ma nel volume resta soltanto labile la traccia del fondamentale segno imposto dal paesaggista inglese Russell Page l dove quasi non esisteva un paesaggio dove inserirsi quel segno che pure lautrice comprova in esordio di volume segnalando come la gratitudine per Russell Page segue queste pagine come un sotterraneo filo conduttore. Mentre invece, le vere testimoni protagoniste di questo testo sono le piante. Scovate e riscoperte nei diversi mediterranei per essere messe alla prova in questo nostro clima. Investigate dallinesausta curiosit, passione, quindi competenza orticola dellautrice. Nei cataloghi dei produttori, selezionate magari in base a un nome, portatore di chiss quali meraviglie, o in ragione della loro singolarit, per sottrarle a un destino doblio (uno degli scopi del giardino). Da un iniziale loro caotico accumulo nellanelito da collezionista, allaffinamento nel gioco delle associazioni ordinate nel disegno formale progettato da Page. Sempre con unattenzione individua per le essenze: dalla personalit intensa dellalbicocco o dallindole coraggiosa del mandorlo o volubile della Choisya, allapprezzamento per le bellezze tardive del ciliegio autunnale, allombra leggera, protettiva, dellolivo. Con il precisarsi di alcune inclinazioni che tra intuito ed esperienze maturate nel confronto con i successivi interventi del maestro paesaggista si fanno scelte stilistiche (dal ricorso alle potature, alluso delle tappezzanti, alla predilezione per le bordure di fogliame, i piccoli arbusti che stabilizzano gli spazi). Continuamente ripensati negli anni dalla sua creatrice (scomparsa nel 1997), i giardini della Landriana, aperti al pubblico dei visitatori, diventano due volte lanno teatro di una delle importanti (ormai numerose) mostre mercato del giardinaggio di qualit dove, con il loro lavoro di ricerca settoriale, espositori specializzati contribuiscono a elevare una sensibilit e cultura orticola tuttora in Italia piuttosto ritardataria. E a tal proposito, merita sempre tornare a far visita al giardino di Lavinia Taverna e a quelle singolari presenze da lei individualmente narrate, per ripassarne il carattere e fissare a mente fisionomie, auspicando risolto il caso della scomparsa misteriosa delle etichette identificative delle piante che tanto la tormentava.

LA NOZIONE DI AUTORIT DI ALEXANDRE KOJVE

Le quattro facce del potere

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