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1.1 Che cos leconomia politica Il tentativo di definire leconomia politica un esercizio che si conclude di solito con lammissione della parzialit di ogni proposta e con lavvertimento di non cercare una frase che possa ricordare la variet e la complessit degli argomenti trattati. Lelenco dei problemi di cui la disciplina si occupa parrebbe sostituire egregiamente le definizioni, ma rischia di essere un catalogo per suscitare lattenzione degli ascoltatori, e non il tentativo di presentare davvero gli argomenti che si possono incontrare durante lo studio. Merita allora proporre una definizione che sia utile a spiegare laggettivo politica e una rassegna degli aspetti principali che hanno caratterizzato le diverse scuole di pensiero, grazie alle quali la disciplina stata fondata ed evoluta. Si vuole in questo modo suggerire fin dallinizio la nozione di sistema, che deve essere studiato da una pluralit di punti di vista. Leconomia studia i modi di organizzarsi delle persone, che vivono in societ e usano risorse scarse per procurarsi i mezzi con i quali soddisfare i loro bisogni. La parzialit della definizione consiste nel dimenticare la distinzione tra persone e ruoli, ma voluta per ricordare che il compito della disciplina giudicare i modi di vivere in societ, dal punto di vista della capacit di soddisfare i bisogni delle persone. Il fatto che si dia rilievo a quei bisogni che il linguaggio comune definisce materiali, rappresenta una limitazione necessaria, dettata dallumilt dello studioso, pi che dal voler dividere in ambiti lo studio delle societ umane. Lenfasi sul vivere in societ appare indispensabile: - per introdurre la nozione di sistema economico; - per non ridurre la disciplina a soli problemi di scelta razionale (dati i vincoli dei mezzi scarsi e la pluralit degli obiettivi, cercare di massimizzare il risultato voluto); - per proporre collegamenti interdisciplinari. I temi di cui la disciplina si occupa possono, a questo punto, essere presentati come elenco degli argomenti che la caratterizzano. Leconomia scienza: - della ricchezza - del valore - delle decisioni - dei rapporti sociali di produzione - della distribuzione del reddito - dellallocazione delle risorse. 1.2 Scienza della ricchezza. Questa definizione ha lo scopo di introdurre la distinzione tra ricchezza come fondo (patrimonio) e ricchezza come flusso (reddito). Linsistenza sulla nozione di ricchezza flusso, contrapposta a quella di ricchezza fondo permette di presentare la disciplina come teoria dello sviluppo. Il richiamo alla ricchezza, come flusso di beni che in un periodo di tempo consentono a una
2 popolazione di soddisfare i bisogni, utile infatti per chiarire che oggetto delleconomia politica il benessere delle persone sia pure definito, in prima approssimazione, come benessere materiale. 1.3 Scienza del valore. La seconda definizione ricorda che tra i temi principali c la formazione dei prezzi. Si specifica poi che i prezzi sono di solito indicati in unit monetarie convenzionali, mentre si devono determinare i prezzi relativi delle merci e dei fattori di produzione. Si ricercher infatti il valore del salario in termini reali, come potere di acquisto, o il rapporto di cambio tra due qualsiasi dei beni che si producono. La ricerca del valore tuttavia ben di pi di un semplice esercizio di calcolo dei prezzi relativi. La definizione di equit (prezzi equi, salari equi) implicita in nozioni pi approfondite non potrebbe per sfuggire a elementi di soggettivit del ricercatore. Taluni ritengono di poter individuare negli ipotetici prezzi (relativi) che si formano in condizioni di concorrenza perfetta i valori equi. Altri studiosi si dedicano invece a ridiscutere e perfezionare la teoria del valore lavoro per trovare definizioni indipendenti dal contesto istituzionale. La ricerca sulla formazione dei prezzi non pu tuttavia esimersi dal pervenire a giudizi di efficienza. Il riferimento ai prezzi di concorrenza perfetta, confrontati con quelli di monopolio, il caso pi noto e lanalisi della perdita per la collettivit, in termini di benessere (definito attraverso i surplus), uno degli argomenti tipici dello studio dei mercati, perch conduce alle riflessioni sulla conseguenza dei processi di concentrazione tra imprese e sui principi che ispirano la disciplina antitrust. 1.4 Scienza delle decisioni. Gran parte della microeconomia appare come un problema matematico: dato un reddito il consumatore cercher un insieme (paniere) di beni tale da fargli provare il massimo di soddisfazione; data una quantit da produrre unimpresa cercher la combinazione dei fattori produttivi che le permetteranno di sostenere il minimo costo. Ma la scienza economica non si riduce a un calcolo matematico. E facile osservare che a dirigere limpresa sono imprenditori e non professori di matematica. La facile battuta nasconde la riflessione sulla nozione di razionalit limitata. Questa discussione presentato, di solito, con la celebre analogia del guidatore di unauto che deve superare un autotreno, o con quella del gioco degli scacchi. Lanalogia dellautostrada serve a chiarire che le procedure che leconomia presenter appariranno talvolta astratte, ma servono a esprimere, con un modello, un ipotetico calcolo fatto quasi distinto dai soggetti che devono decidere. Lanalogia con il gioco degli scacchi introduce il tema dellinformazione imperfetta perch incompleta. Nel mondo reale le imprese non possono conoscere tutte le alternative di mercato possibili, come il giocatore di scacchi non pu immaginare tutte le successioni di mosse e di contromosse prima di sceglierne una. La conseguenza dellinformazione incompleta la necessit di concepire un progetto, che limprenditore sceglie quando intuisce le potenzialit di sviluppo della propria impresa, come si sceglie un tipo di partita, caratterizzato da sviluppi diversi dei pezzi del gioco degli scacchi. Limpresa dunque un protagonista del sistema economico che innova continuamente e contribuisce continuamente al cambiamento dellambiente in cui agisce.
Il sistema economico opera nel tempo e le decisioni degli operatori sono prese nel tempo. Il tempo un elemento essenziale nellanalisi dei fenomeni economici. Si sceglie di non consumare oggi, e di
3 risparmiare, per avere una distribuzione ottima delle soddisfazioni nel tempo. Si impiega del denaro per iniziare unattivit produttiva che si svolger nel tempo e nel tempo consentir di recuperare il denaro immesso. Nel tempo ha sede anche lincertezza. I calcoli matematici delle decisioni sono quasi sempre semplificati, e presentati nelle ipotesi di certezza e completezza di informazione. In pratica lesistenza dellincertezza e del rischio determinano il nascere delle imprese in un sistema di decisioni decentrate (sistema di mercato). Lincertezza (intesa come il possibile verificarsi di eventi ai quali non attribuibile una probabilit oggettiva) contribuisce a spiegare ancora perch la funzione imprenditoriale non un mero calcolo, e a insistere sul cambiamento continuo cui sono soggette le economie di mercato. 1.5 Scienza dei rapporti sociali di produzione E indispensabile presentare la disciplina come analisi di relazioni tra i protagonisti del sistema economico. La loro classificazione dipende per dagli scopi che ci si propone. Per esempio: la tradizionale suddivisione tra Famiglie, Imprese, enti della Pubblica Amministrazione e nazioni che costituiscono il Resto del mondo utile nelle statistiche della contabilit nazionale. Per affrontare tematiche interdisciplinari per necessario saper usare anche altre classificazioni. Lesempio pi importante di questi argomenti di ampio respiro certamente lanalisi dello sviluppo economico, che deve contenere il suggerimento dellesistenza di classi e gruppi sociali orientati al cambiamento o alla conservazione dellesistente. In ambito microeconomico il conflitto nella distribuzione di ci che si prodotto, tra percettori di redditi di origine diversa forse lesempio pi chiaro e pi noto. La genesi delle istituzioni come la propriet o lo Stato rappresentano altri esempi in cui si possono chiamare in causa rapporti tra persone che danno origine a insiemi di norme necessarie per esercitare in modo stabile le attivit produttive e farle evolvere. In ambito macroeconomico gli esempi sono pi difficili da far comprendere in una serie di lezioni introduttive. E utile il richiamo alle organizzazioni sovranazionali e alla necessaria divisione di competenze e poteri con i governi dei singoli paesi. Il Fondo monetario internazionale, interviene nelle crisi valutarie, il WTO (World Trade Organization) lambito in cui si coordinano le politiche di liberalizzazione degli scambi commerciali tra le nazioni. Infine in ogni paese i rapporti tra istituzioni che hanno competenze di politica economica possono dar origine a conflitti: lesempio pi noto essendo quello delle relazioni tra governi e banche centrali nella definizione della politica monetaria. 1.6 Scienza della distribuzione del reddito. I beni prodotti sono acquistati dagli stessi soggetti che hanno contribuito a produrli, ma non tutti hanno lo stesso potere di acquisto; spiegare da che cosa dipende questa diversa capacit di ottenere per s e per la propria famiglia una quota pi o meno grande del prodotto nazionale il primo tema da considerare e discutere. La distribuzione individuale o familiare una nozione indispensabile al fine di comprendere i modi di vivere delle persone in circostanze storiche concrete, ma pu rivelarsi poco utile al fine di una spiegazione di ci che accade e dei fenomeni che sono connessi. Sorge dunque lopportunit di riprendere il tema dei rapporti sociali di produzione al fine di proporre lo studio della distribuzione funzionale, che implica una classificazione dei protagonisti secondo i fattori di produzione di cui sono dotati. La distinzione tra redditi da lavoro e redditi da capitale permette infine di proporre i semplici calcoli dei legami tra retribuzioni, produttivit e costi del lavoro per unit di prodotto, che rappresentano un utile esercizio per discutere la competitivit delle imprese attraverso i prezzi e i fenomeni di inflazione da costo. 1.7 Scienza dellallocazione delle risorse. Il giudizio sul modo di operare di un sistema economico pu essere formulato con criteri diversi, nessuno dei quali pu dirsi estraneo alleconomia politica.
4 Un giudizio in termini di equit della distribuzione dei redditi ben difficilmente pu essere dato senza ricorrere a dei giudizi di valore, che non possono essere dimostrati con un ragionamento incontrovertibile. Pu essere opportuno cercare di rendere il pi possibile oggettiva la discussione, per comprendere esattamente dove iniziano le controversie e le divisioni, ma poi inevitabile ammettere linsufficienza di una disciplina scientifica nel pronunciarsi in termini di etica. Il caso pi semplice quello ben noto della definizione di ottimo paretiano. Tale nozione identifica una allocazione delle risorse che non si pu modificare senza avvantaggiare qualcuno e contemporaneamente danneggiare qualcun altro. Pu essere adoperato per mostrare come sia indispensabile integrare una deduzione rigorosa con delle scelte di valore. E infatti un risultato notevole quello a cui giunge un sistema che riesce a far utilizzare le risorse disponibili fino al punto in cui non possibile migliorare il risultato per pi di una persona, senza danneggiarne altre. Tuttavia, definite le dotazioni iniziali dei fattori, si pu pervenire a una molteplicit di ottimi paretiani, compresi quelli in cui la sperequazione evidente: pochi hanno molto e molti hanno poco. E dunque inevitabile in ogni societ un giudizio di equit sia sulla distribuzione iniziale delle dotazioni, sia anche sullesito della distribuzione del reddito prodotto. Resta materia di discussione fino a che punto si debba e si possa intervenire per correggere gli esiti cui perverrebbe uneconomia di libero mercato, perch resta questione da decidere quali siano i limiti che rendono intollerabili le differenze nella distribuzione dei redditi originate dalla diversa partecipazione degli individui alla produzione dei beni. Infine, come scienza dellallocazione delle risorse leconomia politica fa largo uso delle nozioni di efficienza e di produttivit (che possono essere adoperati come sinonimi nella maggior parte dei casi). Produttivit attitudine a produrre, espressa di solito mediante un rapporto tra ci che si ottenuto e i fattori di produzione impiegati per ottenerlo. La definizione pi nota per parziale: tiene conto del solo fattore lavoro ed il rapporto tra la quantit prodotta e il lavoro impiegato (produttivit del lavoro). Questo indicatore pu essere il punto di partenza per discutere alcuni criteri di giudizio che leconomia politica deve contribuire a formulare. Se lo scopo per cui le persone si organizzano in societ e danno vita al sistema economico perseguire il benessere, che richiede certamente la fruizione di beni materiali, allora cercare una maggior produttivit del lavoro significa far fruttare meglio la fatica. La misura del lavoro impiegato dovrebbe infatti avvicinarsi alla misura dello sforzo fatto, per quanto non possa essere equiparato alla semplice fatica fisica. Le ore prestate sono dunque una misura inevitabilmente imprecisa: unora di lavoro non comporta identica fatica in tutti i mestieri; alla fatica si accompagnano talvolta delusioni e estraneit dal risultato della propria attivit (alienazione), ma in altri casi si ha soddisfazione per la competenza prestata o addirittura per la propria creativit. La nozione di produttivit risulta ben pi difficile da precisare di quanto di solito ci si attende. Il perseguire lefficienza del sistema economico richiede di considerare tutti i risultati dellattivit produttiva, e tutti i costi che la collettivit ha subito. Lesistenza delle esternalit (es. danni ambientali), la sostituzione di modi di vivere e produrre consolidati nei secoli, la definizione e la misura della fatica nel lavorare, suggeriscono a chi studia leconomia politica di adoperare le misure oggettive di cui si capaci senza credere che esauriscano le informazioni necessarie per riflettere su ci che accade. Laspetto positivo della disciplina si accompagna infatti inevitabilmente a quello normativo e questo richiede di esprimere, comunicare e confrontare sistemi di Valori. Lezione n. 2 Come adoperare la contabilit nazionale per insegnare che cos il sistema economico. Definire i protagonisti. Definire i beni. Il conto economico delle risorse e degli impieghi e il conto della formazione del capitale.
2.1. Come adoperare la contabilit nazionale per insegnare che cos il sistema economico. La contabilit nazionale utile per introdurre il linguaggio delleconomia politica, soprattutto della macroeconomia, e per illustrare il sistema economico con un ordine logico che va dallattivit di produzione, alla distribuzione dei redditi e allaccumulazione del capitale e del risparmio. La prima nozione da introdurre certo quella di produzione, perch la grandezza principale che sar misurata dalla contabilit nazionale, con il Prodotto interno lordo. Definirla come creazione di utilit serve a orientare ancora gli ascoltatori allo scopo fondamentale delleconomia politica: comprendere se e come una popolazione riesce a soddisfare i bisogni. Sono per necessarie precisazioni per distinguere subito i beni di consumo (che procurano utilit in modo diretto) dai beni di investimenti (che serviranno nel tempo per produrre altri beni). Tutti i docenti di economia politica usano cimentarsi con illustrazioni grafiche dei flussi di beni e di denaro tra i protagonisti del sistema. Tali schemi possono per diventare inutilmente complessi, mentre necessario scegliere gli obiettivi da perseguire e limitarsi a questi. La proposta del sistema economico semplificato in cui operano solo famiglie e imprese, consente di presentare i due protagonisti principali e di affrontare la relazione fondamentale della contabilit: luguaglianza tra valore dei beni e valore dei redditi distribuiti ai detentori dei fattori produttivi. Lo schema del sistema economico semplificato, noto talvolta come descrizione dei circuiti reale e monetario, pu essere anche motivo per insistere sui ragionamenti aggregati (tutte le famiglie insieme, come se fossero una sola famiglia; tutte le imprese insieme, come se fossero ununica impresa). Con linvito a ragionare per aggregati si introduce lessenziale nozione di valore aggiunto, come definizione del prodotto di unimpresa, dellinsieme di tutte le imprese e della nazione. Con la nozione di valore aggiunto si spiega anche perch il valore della produzione uguale alla somma dei redditi pagati ai fattori produttivi, compresi naturalmente gli utili delle imprese (siano essi distribuiti o no ai proprietari). Non vi sono particolari problemi nel definire i fattori della produzione, tuttavia il termine capitale presenta qualche difficolt, per la sua doppia valenza di insieme di beni (stock) che consentiranno nel tempo di produrre altri beni, e somma di denaro impiegata per far fruttare un patrimonio. In realt si tratta di due aspetti di una stessa nozione. Dal punto di vista delleconomia politica linsistenza sulla nozione reale del capitale indispensabile per spiegare che cosa si intenda per capacit produttiva e come si definiscano gli investimenti. Nel soffermarsi sui due aspetti della nozione di capitale si presenta unoccasione di interdisciplinarit con le materie aziendali. Si dir dunque che le famiglie danno alle imprese il fattore capitale in quanto finanziano direttamente o indirettamente lacquisto delle macchine, delle attrezzature e degli edifici, ma anche lacquisto delle materie prime e dei semilavorati con cui iniziare lattivit produttiva e le spese per pagare le retribuzioni del lavoro che si devono anticipare prima di ottenere i ricavi dalla vendita del prodotto. Ogni altro elemento che serve a completare la descrizione contabile del sistema economico pu essere rinviato allesame del conto economico delle risorse e degli impieghi che il documento principale sul quale soffermarsi. 2.2 I protagonisti e i beni
6 Nel presentare la contabilit nazionale si pu seguire un percorso graduale, che introduce dapprima le definizioni dei protagonisti e dei beni e in seguito compone i flussi reali e monetari che si stabiliscono tra loro. In tal caso, dopo aver presentato il circuito essenziale del reddito, si possono discutere gli altri protagonisti del sistema, oltre le famiglie e le imprese: la Pubblica amministrazione (che di solito definita attraverso un elenco di enti), le istituzioni sociali private e le nazioni che costituiscono il resto del mondo. In queste definizioni si deve prestare attenzione: - a ricordare che gli enti della pubblica amministrazione erogano servizi senza venderli sul mercato, investono, prelevano imposte, tasse e oneri sociali e effettuano trasferimenti di reddito con il pagare sussidi e contributi; - a notare come le imprese di propriet statale o di enti locali non rientrino nella definizione di Pubblica Amministrazione; - a definire le istituzioni sociali private, solo se si ritiene opportuno raggiungere un buon livello di completezza, come organizzazioni che erogano servizi senza venderli (enti senza fini di lucro, associazioni sportive, religiose, culturali). Quanto ai beni opportuna la tabella a doppia entrata: ad uso immediato ad uso durevole beni di produzione beni intermedi investimenti beni di consumo consumi
Nel presentare la classificazione importante insistere: - sulla nozione di beni di consumo come beni acquistati dalle famiglie per soddisfare i bisogni delle persone; - sulla nozione di beni intermedi, che si incorporano nei beni finali e il cui valore dunque parte del loro costo; - sulla nozione di investimenti come beni che durevolmente produrranno altri beni; - sullinserire tra i consumi anche i beni ad uso durevole come lauto, i vestiti, i televisori ecc., quando sono acquistati dalle famiglie. 2.3 Il conto economico delle risorse e degli impieghi Lidentit pi importante della contabilit nazionale pu essere scritta con diverso grado di dettaglio. La versione pi semplice naturalmente: Risorse = Impieghi cio: Prodotto interno lordo + Importazioni = Consumi + Investimenti + Esportazioni E bene chiarire che il conto ha solo lo scopo di indicare che cosa accaduto in una nazione durante un periodo di tempo (un anno o un trimestre), senza offrire elementi per un giudizio sul funzionamento del sistema economico, sullesistenza di situazioni critiche o sul suo grado di efficienza. Le grandezze indicate misurano dunque dei flussi, il cui ordine di grandezza pu essere giudicato solo se definito il periodo a cui sono riferiti. Le risorse sono costituite da tutti i beni che sono stati prodotti nella nazione o che sono stati ottenuti (a qualunque titolo) dallestero.
7 La nozione di Prodotto interno lordo richiede di insistere sul fatto che produzione la fornitura di nuovi beni materiali e di servizi al fine di soddisfare i bisogni delle persone (produzione creazione di utilit). Non rientreranno allora nella misura della produzione: - impieghi di denaro come lacquisto di azioni e obbligazioni; - i passaggi di propriet. La ricerca di una definizione del Prodotto interno lordo un altro utile esercizio didattico. Si potr affermare che: Il Prodotto interno lordo il valore complessivo dei beni e servizi prodotti nella nazione al lordo degli ammortamenti, ma al netto dei beni intermedi prodotti da alcune imprese e utilizzati da altre. Il Prodotto interno lordo anche la somma dei valori aggiunti formatisi presso le imprese operanti nel territorio. (Castellino) (Si richiede la nozione di ammortamento e di valore aggiunto). Varianti: Il Prodotti interno lordo la somma del valore dei beni finali prodotti nella nazione al netto dei beni importati per produrli. (Si richiede in questo caso la definizione di finali, per distinguerli dai beni intermedi. Finali = che hanno raggiunto la destinazione finale: consumi, investimenti, esportazioni o variazioni delle scorte). Il Prodotto interno lordo la somma dei redditi percepiti dai detentori dei fattori produttivi (che possono essere residenti nella nazione o non residenti). Uno dei limiti pi noti della misura del Prodotto interno lordo la mancata rilevazione dei beni e dei servizi prodotti allinterno delle famiglie per il soddisfacimento diretto dei bisogni delle persone che ne fanno parte. Si dir dunque che sono rilevati beni (merci e servizi) prodotti per lo scambio sui mercati e i servizi erogati dagli enti della pubblica amministrazione o dalle istituzioni sociali private. Farlo notare necessario sia per abituarsi ai confronti internazionali e temporali, sia per apprezzare il pragmatismo inevitabile nella costruzione delle categorie della contabilit nazionale. Si potranno allora comprendere le due pi note eccezioni alla regola: le derrate agricole prodotte dai contadini per le loro famiglie e gli affitti figurativi delle case abitate dai proprietari, i cui valori sono di solito stimati e rilevati nel Pil. Gli impieghi altro non sono che la precisazione di quali beni siano stati ottenuti, denominati secondo luso che se ne fatto. Chiarite le voci nei termini pi generali, pu iniziare la presentazione di versioni pi dettagliate. I consumi possono essere distinti in: - consumi delle famiglie - consumi collettivi. I consumi collettivi sono erogazioni di servizi non destinabili alla vendita, comprendono i valori dei consumi pubblici e quelli delle istituzioni sociali private. Con il nuovo sistema di contabilit nazionale (Sec 95) alla dizione consumi delle famiglie dovrebbe essere sostituita quella di consumi individuali o consumi finali effettivi delle famiglie, per indicare che i consumi erogati dalle amministrazioni pubbliche, su richiesta delle persone (istruzione, sanit) non sono inseriti tra i consumi collettivi, nei quali si tende invece a porre solo le erogazioni che hanno carattere di beni pubblici.
Gli investimenti possono essere scissi in due voci: - investimenti fissi lordi - variazioni delle scorte. Ci si soffermer sulla consuetudine di comprendere tra gli investimenti la variazione delle scorte, sia essa voluta dalle imprese o subita. Ulteriori definizioni possono essere proposte per chiarire ancora alcuni termini ricorrenti: - laggettivo lordo che compare accanto a Prodotto interno e a investimenti fissi; - la dizione valori a prezzi correnti contrapposta a valori a prezzi costanti (riportata nelle intestazioni delle tabelle); - la dizione a prezzi di mercato, che indica luso di prezzi al lordo delle imposte indirette, ma al netto di eventuali contributi alla produzione.
2.4 I compiti della Pubblica Amministrazione. Le operazioni delle amministrazioni pubbliche, considerate dalla Contabilit nazionale sono: - i prelievi - i trasferimenti - lerogazione di servizi pubblici - gli investimenti effettuati I prelievi. Le imposte dirette e gli oneri sociali sono comprese nei redditi dei fattori produttivi e a loro non corrisponde alcuna voce nel conto economico delle risorse e degli impieghi. Le imposte indirette comportano invece luso di prezzi diversi nelle valutazioni dei beni. La nuova contabilit (Sec 95) prevede in proposito la distinzione tra flussi di produzione e di valore aggiunto valutati a prezzi base e flussi valutati a prezzi di mercato. I prezzi base non comprendono le imposte sui prodotti (Iva, imposte di fabbricazione), e non sono neppure influenzati da eventuali contributi ai prodotti (che determinano una riduzione del prezzo praticato rispetto al costo che si dovrebbe recuperare). Le valutazioni fatte per loro tramite sono simili, ma non identiche, a quelle che erano dette al costo dei fattori nel sistema precedente (Sec 79). I prezzi di mercato invece sono quelli effettivamente pagati dai clienti e comprendono dunque sia le imposte sui prodotti (Iva, imposte di fabbricazione) sia gli effetti dei contributi ai prodotti (che riducono il prezzo rispetto a quanto dovrebbe essere se si conteggiassero i costi dei fattori). In sintesi: le imposte sui prodotti sono un aggravio dei prezzi base, mentre i contributi rappresentano una deduzione. I trasferimenti E utile sottolineare che i sussidi pagati a diverso titolo sono trasferimenti, ma lo sono anche le pensioni e gli interessi sul debito pubblico.
I servizi erogati. Sono valutati al costo e sono definiti come produzione non rivolta al mercato (la dizione ancora in uso servizi non destinabili alla vendita), se i ricavi eventualmente ottenuti in occasione della loro erogazione non superano il 50% dei costi.
9 Gli investimenti Si ricordi che le Amministrazioni Pubbliche effettuano investimenti in infrastrutture, in edifici e nelle attrezzature necessarie per lerogazione dei consumi pubblici. 2.5 Mettere alla prova la propria comprensione del conto economico delle risorse e degli impieghi Si controlla il grado di comprensione del conto economico delle risorse e degli impieghi con: Semplici esercizi La constatazione del motivo per cui il conto unidentit. La discussione sulla produzione distrutta. Esercizi. Registrate nelle opportune voci del Conto economico delle risorse e degli impieghi: a) Acquisto di materie prime per un ipotetico valore monetario di 100, comperate per fabbricare ipotetiche auto del valore di 1000, vendute per met alle famiglie e per met alle imprese. Soluzione: Pil 900 + Importazioni 100 = Consumi 500 + Investimenti 500 b) La pubblica amministrazione acquista beni intermedi da imprese nazionali per 400, al fine di erogare servizi pubblici che sono valutati 700. Soluzione: Pil 700 = Consumi (collettivi) 700 Il conto economico delle risorse e degli impieghi non pu che bilanciare: perch? Soluzione: perch tra gli impieghi si comprende la variazione delle scorte, voluta o subita dalle imprese. La produzione distrutta. Se unimpresa acquista materie prime e semilavorati, paga stipendi e salari, interessi ai finanziatori e calcola degli ammortamenti, ma non riesce a produrre nulla, perch ci che ha fabbricato stato distrutto, che cosa registra il conto economico delle risorse e degli impieghi? Soluzione: nulla perch non si prodotto nulla (!!). Come possibile che vi sia ancora uguaglianza tra valore della produzione (pari a zero) e redditi pagati ai detentori dei fattori produttivi? Soluzione: perch tra i redditi che costituiscono il Pil vi sono gli utili, ma anche le perdite delle imprese. 2.6 Completare la rappresentazione del sistema economico: la struttura logica della contabilit nazionale In questa lezione si voluto sostenere che un modo semplice per illustrare il sistema economico ricorrere agli schemi di contabilit nazionale. Nei paragrafi precedenti si introdotto il conto economico delle risorse e degli impieghi come strumento per acquisire un linguaggio rigoroso e collocare i principali protagonisti del sistema nelle rispettive funzioni. Si conclude ora con largomento pi difficile, ma invero pi interessante: la contabilit nazionale una sequenza di conti che presentano gli aspetti fondamentali delloperare dei protagonisti.. La sequenza logica molto semplice: dalla produzione dei beni, e dunque del reddito, si passa alla formazione del patrimonio, con laccumulazione del risparmio che permette di finanziare gli investimenti. Si chiude dunque la sequenza con lanalisi delle variazioni delle componenti patrimoniali. Le variazioni delle componenti reali dei patrimoni sono gli investimenti. La differenza tra risparmi e investimenti rappresenta invece: se positiva, un accreditamento (cio un accumulo di attivit
10 finanziarie o una riduzione di passivit); se negativa, un indebitamento (cio nuove passivit o minori attivit finanziarie). La successione dei conti pu essere presentata per ciascun gruppo di protagonisti (nei conti dei settori istituzionali), mentre, a livello aggregato assume particolare importanza per il modo di riassumere i flussi che legano la nazione al resto del mondo. Si spiega la sequenza passando dal conto economico delle risorse e degli impieghi al conto della formazione del capitale. La successione semplificata dei conti, riferita allintera nazione, la seguente: Conto economico delle risorse e degli impieghi: Prodotto interno lordo + Importazioni = Consumi + Investimenti lordi + Esportazioni (Gli investimenti lordi comprendono le variazioni delle scorte) Definizione di Risparmio: Risparmio nazionale lordo = Prodotto interno lordo Consumi Conto della formazione del capitale: Prodotto interno lordo Consumi = Investimenti lordi + Esportazioni Importazioni Risparmio nazionale lordo = Investimenti lordi + accreditamento (- indebitamento) con il Resto del Mondo Questa versione semplificata utile per discutere la relazione tra risparmio e investimento. In mercato chiuso le due grandezze sono uguali, perch tra gli investimenti si comprendono le variazioni delle scorte, siano esse desiderate o no. In mercato aperto allinsufficienza di risparmio si pu supplire con un indebitamento nei confronti dellestero, mentre un eccesso di risparmio permette di finanziare il resto del mondo, o di restituire un indebitamento in precedenza contratto. La relazione tra risparmio e investimento presenta non poche difficolt sotto il profilo didattico: si tratta infatti di mostrare come lespressione finanziamento degli investimenti, che nel linguaggio corrente fa pensare allimpiego di denaro, abbia uninterpretazione reale: per accumulare beni che accrescono la capacit produttiva necessario rinunciare a una parte delle possibilit di consumo presente, a meno che non sia lestero a fornire i beni necessari, con leccesso delle importazioni sulle esportazioni. Anche il farsi finanziare o il finanziare il Resto del Mondo richiede di interpretare in termini reali ci che normalmente fa pensare a flussi di denaro. Un eccesso di importazioni sulle esportazioni fa sorgere un debito, cio un impegno a fornire in seguito pi beni di quanti se ne ricevano. La chiusura del sistema di contabilit nazionale pu essere proposta a questo punto. Laccreditamento o lindebitamento con il resto del mondo un flusso che modifica il patrimonio esistente. Nuovi crediti si aggiungono e vecchi debito sono cancellati; nuovi debiti si aggiungono o vecchi crediti vengono cancellati. Il conto finale detto appunto: conto finanziario e comprende tutte le attivit e tutte le passivit finanziarie che possono modificarsi nel tempo, dunque non solo crediti e debiti commerciali, o crediti e debiti tra banche di paesi diversi, ma anche azioni, obbligazioni e titoli di credito in genere che attestano finanziamenti erogati o ricevuti con lestero.
11 La difficolt consiste nel mostrare come le variazioni dellentit del patrimonio finanziario di una nazione nei confronti delle altre dipendano dallattivit produttiva, mentre esistono flussi finanziari (movimenti di capitali nel senso di impieghi di denaro) che modificano la composizione ma non lentit del patrimonio. Lacquisto di azioni di una societ straniera fa aumentare le attivit patrimoniali, ma richiede il pagamento, che pu avvenire, per esempio, tramite le relazioni tra banche, con liscrizione di un debito di una banca italiana nei confronti della banca straniera che ha pagato le azioni su suo ordine. 2.7 I saldi finanziari dei settori istituzionali Si dovrebbe ora far comprendere come tutti i protagonisti delleconomia nazionale risparmino. Le famiglie che guadagnano un reddito, per limpiego dei loro fattori produttivi, ne cedono una parte alla Pubblica Amministrazione che preleva tributi e oneri sociali, ma ricevono trasferimenti come sussidi e pensioni. Contati i prelievi e i trasferimenti si perviene a una nozione di Reddito Disponibile da destinare a risparmi o a consumi. Le imprese non distribuiscono utili e, siccome il risparmio della contabilit nazionale definito al lordo degli ammortamenti, il loro risparmio simile alla nozione aziendalistica di autofinanziamento. Anche la pubblica amministrazione risparmia quando linsieme delle entrate correnti, comprensivo di imposte dirette e indirette e di oneri sociali, supera la spesa per consumi pubblici e trasferimenti, cio quando le entrate correnti superano le uscite correnti. Accade spesso peraltro che il risparmio della pubblica amministrazione sia negativo per un eccesso di spesa corrente o per lincapacit o limpossibilit di coprirla in misura adeguata con le entrate. Ogni protagonista investe: investono le imprese e gli enti della Pubblica amministrazione, ma investono anche le famiglie con lacquisto di nuove case di abitazione. Per ciascuno si pu dunque rilevare un saldo finanziario, cio un eccesso di risparmi sugli investimenti o un eccesso di investimenti sui risparmi. Nel primo caso si finanzieranno gli altri soggetti, nel secondo si sar da loro finanziati. Di solito le famiglie accumulano saldi finanziari positivi finanziando le imprese e la Pubblica Amministrazione. Naturalmente la somma dei saldi finanziari di tutti i protagonisti nazionali sar uguale allaccreditamento o allindebitamento con il Resto del Mondo. 2.8 La versione completa del passaggio dal conto economico delle risorse e degli impieghi al conto della formazione del capitale. Introdurre una versione pi completa opportuno solo a un buon grado di approfondimento della contabilit nazionale. La relazione iniziale pu essere scritta cos: Prodotto interno lordo + Importazioni = Consumi finali interni + Investimenti lordi + Esportazioni (gli investimenti lordi comprendono le variazioni delle scorte). E bene controllare se tra gli impieghi vi siano i Consumi finali interni e non i Consumi finali nazionali. Laggettivo interno si riferisce a ci che accade nei confini geografici della nazione, mentre laggettivo nazionale si riferisce ai residenti. I Consumi interni comprenderanno dunque i consumi degli stranieri in Italia ma non quelli degli italiani allestero. (Qualora tra gli impieghi vi fossero i Consumi finali nazionali, nelle importazioni vi sarebbero i consumi degli italiani allestero e nelle esportazioni i consumi degli stranieri in Italia) Risparmio nazionale lordo = Reddito nazionale lordo disponibile Consumi finali nazionali
12 Reddito nazionale lordo disponibile = Prodotto interno lordo + Redditi netti dallestero + Trasferimenti netti dallestero (I redditi dallestero sono compensi per luso di fattori produttivi, i trasferimenti sono pagamenti senza contropartita come le rimesse degli emigrati, o i contributi a organizzazioni internazionali; laggettivo netti sta a indicare il saldo tra ci che si riceve e ci che si paga). Prodotto interno lordo + Redditi netti dallestero + Trasferimenti netti dallestero = Consumi finali interni + Investimenti lordi + Esportazioni Importazioni + Redditi netti dallestero + Trasferimenti netti dallestero Reddito nazionale lordo disponibile = = (Consumi finali interni + consumi degli italiani allestero consumi degli stranieri in Italia) + Investimenti lordi + + Esportazioni Importazioni + Redditi netti dallestero + Trasferimenti netti dallestero - consumi degli italiani allestero + consumi degli stranieri in Italia Reddito nazionale lordo disponibile Consumi finali nazionali = = Investimenti + eccedenza corrente con lestero Risparmio nazionale lordo = Investimenti + eccedenza corrente con lestero Eccedenza corrente con lestero = = Esportazioni Importazioni + Redditi netti dallestero + Trasferimenti netti dallestero - consumi degli italiani allestero + consumi degli stranieri in Italia = = accreditamento (+) o indebitamento (-) con il resto del mondo. Si noti che le voci il cui saldo d leccedenza corrente con lestero possono essere definite come operazioni correnti con lestero o conto delle transazioni internazionali (con una minima semplificazione che non necessario citare). Questo saldo si ritrova nel conto finanziario, che rileva come siano variate le componenti patrimoniali (intese come insieme di crediti e debiti nei confronti del Resto del mondo) durante il periodo di tempo considerato. Si chiude in tal modo la successione dei conti che costituiscono la trama essenziale del sistema di contabilit nazionale.
BIBLIOGRAFIA Lez. n.1 COZZI. T. ZAMAGNI S., 1995, Elementi di economia politica, Il Mulino, Bologna, Cap. 1 LIPSEY R. G., CHRYSTAL K.A., 1999, Economia, Microeconomia, Zanichelli, Milano, Cap. 1 2 3 Lez. n. 2 CASTELLINO O., 1997, Introduzione alla contabilit nazionale, Giappichelli, Torino (Semplice, utile per acquisire le nozioni fondamentali con assoluta chiarezza)
13 SIESTO V., 1996, La contabilit nazionale italiana, il sistema dei conti del 2000, Il Mulino, Bologna (Completo, contiene tutti le informazioni sul nuovo sistema Sec 95, un testo adatto per approfondimenti, ben oltre il livello introduttivo, utile in corsi specialistici). Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione economica Relazione generale sulla situazione economica del paese - vari anni (E particolarmente utile il primo volume) Internet www.tesoro.it cercare poi in Documentazione www.istat.it www.istat.it/homeita.html poi statistiche per settore: www.istat.it/Anumital/Astatset/settori.html poi conti nazionali: www.istat.it/Anumital/Astatset/conti.htm
Prodotto interno lordo + Importazioni = = Consumi finali interni + Investimenti lordi + Esportazioni
(Investimenti lordi comprendono le variazioni delle scorte)
Risparmio nazionale lordo = = Reddito nazionale lordo disponibile Consumi finali nazionali Reddito nazionale lordo disponibile = = Prodotto interno lordo + Redditi netti dallestero + Trasferimenti netti dallestero
Prodotto interno lordo + Redditi netti dallestero + Trasferimenti netti dallestero = = Consumi finali interni + Investimenti lordi + + Esportazioni Importazioni + Redditi netti dallestero + Trasferimenti netti dallestero
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Reddito nazionale lordo disponibile = = (Consumi finali interni + consumi degli italiani allestero consumi degli stranieri in Italia) + Investimenti lordi + + Esportazioni Importazioni + Redditi netti dallestero + Trasferimenti netti dallestero - consumi degli italiani allestero + consumi degli stranieri in Italia
Reddito nazionale lordo disponibile Consumi finali nazionali = = Investimenti lordi + eccedenza corrente con lestero Risparmio nazionale lordo = Investimenti lordi + eccedenza corrente con lestero Eccedenza corrente con lestero = = Esportazioni Importazioni + Redditi netti dallestero + Trasferimenti netti dallestero - consumi degli italiani allestero + consumi degli stranieri in Italia = = accreditamento (+) o indebitamento (-) con il resto del mondo.
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- dei rapporti sociali di produzione - della distribuzione del reddito - dellallocazione delle risorse.
Lezione n. 3 Descrivere il sistema economico: i legami tra le decisioni degli operatori e la descrizione generale del sistema dal punto di vista microeconomico.
3.1 I collegamenti tra le decisioni degli operatori e luso critico del modello di equilibrio economico generale. Lo schema dei flussi reali e monetari, adoperato per illustrare le nozioni elementari della contabilit nazionale, pu essere utilizzato anche per la spiegazione dei legami tra le decisioni dei protagonisti. Si pu cos richiamare la celebre successione dei problemi che ogni sistema economico deve risolvere: che cosa produrre, come e per chi. La difficolt consiste nel mostrare che in un sistema di libero mercato queste scelte sono guidate dallinsieme dei prezzi che si stabiliscono come risultato delle decisioni prese. La piena comprensione di queste interrelazioni richiede la discussione di un modello di equilibrio economico generale del sistema, presentato come insieme di equazioni in cui le incognite sono le quantit dei beni prodotti e dei fattori impiegati, e i prezzi (relativi) degli stessi beni e degli stessi fattori (tra i quali si indicano spesso, per semplificazione estrema, un solo prezzo del lavoro e un solo tasso di interesse detto anche tasso di profitto). La discussione sulla natura di tale sistema, sul modo di presentarlo e sullesistenza di soluzioni, ottenibili senza dover imporre come dato una delle incognite che determinano la distribuzione del reddito (salario o tasso di profitto), un tema che esula dalla trattazione introduttiva che si vuol qui presentare. Si ritiene invece di particolare importanza la spiegazione, da fornire in termini discorsivi, dei legami tra le diverse decisioni, non presentati come semplici flussi da rilevare in modo contabile, ma come esito di scelte guidate dal formarsi di prezzi in mercati che possono avere caratteri diversi. Naturalmente il carattere preso come riferimento principale sar quello di concorrenza perfetta, al fine di introdurre la discussione sullefficienza nellallocazione delle risorse quando tale ipotesi sia rispettata, e sulle perdite subite dalla collettivit, nei casi in cui non lo sia. Per ricordare la necessit di trattare questi argomenti, nello schema semplificato dei flussi si introducono le due aree che corrispondono ai mercati dei beni e a quello dei fattori. Le famiglie, come insieme di consumatori, hanno un reddito e lo destinano in parte a consumi e in parte a risparmi, con lobiettivo di trarne un massimo di utilit nel presente (grazie ai consumi immediati) e nel futuro (grazie ai consumi trasferiti nel tempo attraverso gli atti di risparmio). Il
16 reddito consumato si traduce in domande aggregate sul mercato dei beni dove il confronto con le decisioni di offerta, provenienti dalle imprese, determina il formarsi dei prezzi. Lesistenza di un gran numero di compratori e di venditori, in competizione tra loro, e la presunta simultaneit delle decisioni, permette di affermare lesistenza di prezzi di equilibrio che si formano mediante uguaglianza di domande e di offerte. Le imprese conoscono i modi di combinare i fattori produttivi e scelgono quelli che, dati i loro prezzi, permettono di produrre le diverse possibili quantit con il minimo costo. Tra tutte le quantit producibili sceglieranno infine quelle che, dati i prezzi dei beni, permettono loro di massimizzare il profitto in ciascuna delle attivit in cui sono impegnate. I fattori produttivi che le imprese adoperano sono richiesti su un altro insieme di mercati. Le domande dipenderanno dalla loro produttivit (marginale), cio dal risultato dellutilizzo di una loro unit (addizionale): un valore monetario ottenuto dalla vendita del prodotto al prezzo del bene che si determinato sul suo mercato. Le famiglie offrono i fattori produttivi e la loro offerta pu ancora essere spiegata come una conseguenza dei prezzi che possono ricavare. Tali prezzi in questo caso sono dei redditi, con i quali le stessi famiglie si procureranno i beni di consumo. Anche le offerte dei fattori di produzione dipenderanno da scelte orientate a ottenere un massimo di soddisfazione: - la quantit di lavoro dipender da un confronto tra i vantaggio di disporre di maggior reddito da destinare ai consumi o di maggior tempo libero (che un particolare tipo di bene); - lofferta di finanziamenti dipender dallutilit del flussi dei consumi distribuiti nel futuro, confrontata con quella a cui si rinuncia nel momento presente, dato il tasso di interesse che sar pagato da chi otterr i prestiti. 3.2 Dalla descrizione delle relazioni tra gli operatori alla discussione dei vantaggi di un sistema decentrato 3.2.1 Si deve iniziare con lavvertimento di voler descrivere un sistema con decisioni decentrate e con mercati perfetti, cio mercati concorrenziali in cui sono verificate le seguenti ipotesi: - il prodotto (o il fattore di produzione) omogeneo; - dunque indifferente acquistare da un venditore a da un altro, e non vi sono motivi per preferire di vendere a un acquirente o a un altro; - i compratori sono numerosi e nessuno pu singolarmente influire sul prezzo; - i venditori sono numerosi e nessuno pu singolarmente influire sul prezzo; - di conseguenza le quote di mercato sono piccole per ciascuno degli operatori; - linformazione perfetta e priva di costi, perch i prezzi sono conosciuti da tutti e sono un dato per ciascuno, e le decisioni non riguardano differenze di qualit dei prodotti; - garantita la libert di entrata e di uscita. Lipotesi di concorrenza perfetta e di prezzi perfettamente flessibili su tutti i mercati reca con s la conseguenza del pieno impiego dei fattori produttivi: un argomento che il tema cruciale delle analisi di macroeconomia del breve periodo. 3.2.2 La descrizione dei legami tra le diverse decisioni utile per spiegare il vantaggio principale delleconomia di mercato: la rapida trasmissione delle informazioni che consentono gli adattamenti attraverso il variare dei prezzi.
17 Si pu partire da una ipotetica e improvvisa scarsit di una risorsa, di cui se ne acquista di meno perch la catena delle variazioni dei prezzi provoca la riduzione della domanda dei beni finali in cui si incorpora. Si pu anche partire dal mutamento dei gusti dei consumatori, per arrivare al modificarsi della distribuzione del reddito a favore dei detentori dei fattori produttivi che pi concorrono alla produzione dei beni pi richiesti.
3.2.3 Se il sistema di mercato verifica le condizioni di concorrenza perfetta, la libert di entrata determina equilibri di lungo periodo in cui i profitti si annullano. La nozione di profitto deve per essere intesa come compenso per la remunerazione del capitale proprio dellimprenditore che eccede quello che si pu avere in tutte le altre possibili produzioni del sistema. 3.2.4 Per gli stessi beni e per gli stessi fattori non vi pu essere che un unico prezzo. I prezzi dei beni rifletteranno lutilit dellultima unit acquistata. I prezzi dei fattori rifletteranno la produttivit dellultima unit impiegata. I costi di produzione sono pertanto dei costi opportunit: la produzione a cui si deve rinunciare nella miglior alternativa disponibile, per aver impiegato i fattori nellattivit di cui si vuol giudicare la convenienza. Le imprese in perdita determineranno dunque un danno per la collettivit, perch le risorse da loro impiegate le sottraggono pi di quanto le danno. Convenienza individuale (per il singolo imprenditore) e convenienza per la collettivit finiranno con il coincidere. 3.3 La critica ai modelli di equilibrio generale del sistema Quando si presentano le relazioni tra le decisioni, lipotesi di concorrenza perfetta pu essere introdotta come mero espediente, ma facilmente intesa come rappresentazione di una realt ideale. Mantenerla nellambito di una tecnica di ragionamento, per esercitarsi a cogliere interrelazioni una delle sfide didattiche pi ardue per un docente di economia politica, e si comprende pertanto come molti colleghi preferiscano evitare ogni riferimento a un preteso equilibrio generale del sistema determinabile, almeno in teoria, come soluzione di un sistema di equazioni. 3.3.1 Le forme di mercato Il riferimento al caso della concorrenza perfetta per utile come termine di confronto e di discussione. Il termine mercati imperfetti indica i casi di monopolio (laltro estremo teorico con un unico produttore senza concorrenti attuali o potenziali) e di concorrenza imperfetta o concorrenza monopolistica (in cui le imprese sono numerose come nel caso della concorrenza perfetta, ma il prodotto differenziato e ciascuna pu influire, entro certi margini, sul prezzo). Nella realt prevale una terza categoria di mercati imperfetti: gli oligopoli, nei quali poche grandi imprese competono tra loro in modo consapevole. I vantaggi di uneconomia di mercato non possono essere descritti allora con le caratteristiche dei prezzi di concorrenza, ma in termini di capacit di innovare per prevalere sui concorrenti con nuovi prodotti o con la maggior efficienza di nuovi processi. Occorre poi affrontare la discussione sul significato di piccola impresa, ricorrente nelle definizioni di mercati perfetti.
18 Laggettivo piccolo da intendersi con riferimento alle dimensioni complessive del mercato, ma questo a sua volta pu avere limiti dimensionali che impediscono a un pluralit di imprese di operarvi. Non comunque scontato il vantaggio della dimensione che piccola in termini assoluti, perch lesistenza di discontinuit tecnologiche e di rendimenti di scala in molti rami produttivi possono rendere conveniente, per la collettivit, la grande dimensione e la conseguente imperfezione dei mercati. La moderna microeconomia studia allora le condizioni che rendono contendibili i mercati oligopolistici, quando sia operante una minaccia di entrata di concorrenti che induce le imprese esistenti a mantenere i prezzi a una soglia di esclusione delle rivali. Tale soglia potrebbe essere tale da annullare i profitti, con esito simile a quello della concorrenza perfetta. 3.3.2 La nozione di equilibrio, il profitto e linnovazione. La nozione di equilibrio generale del sistema criticata da alcuni economisti che desiderano mettere in evidenza, come il libero mercato sia importante non per le propriet di un ipotetico esito finale delle scelte degli operatori, ma per il continuo mutare delle condizioni in cui operano imprese e acquirenti. Lequilibrio potrebbe rivelarsi un espediente didattico fuorviante, perch destinato a non essere mai raggiunto. Il tratto saliente dellattivit imprenditoriale, fonte dello stesso dinamismo del sistema, sarebbe invece la capacit di creare continuamente squilibri, grazie alle nuove circostante create dalle innovazioni che si perseguono per trovare occasioni nuove di profitto. Ancora una volta si tratta di decidere se sia opportuno o no presentare modelli di riferimento, come momenti di arrivo di una ipotetica sequenza, rimessa continuamente in discussione dalloperare dei protagonisti. In proposito si deve considerare la nozione di equilibrio di lungo periodo in concorrenza perfetta, nel quale i profitti si annullano. Chi scrive ritiene che menzionare tra i pregi della concorrenza questo esito sia utile per abituare a cercare, accanto ai motivi dellazione innovativa, anche le forze che permettono di distribuire agli acquirenti i vantaggi della maggior efficienza ricercata e ottenuta. Il profitto non si presenta in questo modo come una particolare tipo di retribuzione, che ricompensa un particolare fattore, ma come un incentivo allincessante trasformazione delle strutture produttive. 3.3.3 Giudizi di valore impliciti Un tema conclusivo, di grande rilievo, ma anche di grande difficolt, se nellillustrare il modello di sistema di mercato in concorrenza perfetta non si comunichino in modo implicito giudizi di valore. Si noti a tal fine che la natura dei prezzi in un ipotetico equilibrio economico generale, consentirebbe di definirli equi, se si accettasse come giudizio etico il principio della retribuzione dei fattori in base alla loro produttivit. Si potrebbe certo discutere la circolarit del ragionamento, che collega la definizione di produttivit a ci che utile, e questo a ci che domandato con una disponibilit a pagare la quale, a sua volta, deriva dai redditi percepiti nel fornire ci che definito utile. Tale circolarit potrebbe essere presentata come apparente, e fatta consistere nella soluzione di un sistema di equazioni simultanee, ma ci non toglierebbe la necessit di formulare una ipotesi iniziale di distribuzione delle dotazioni dei fattori considerata equa. Lequit delle dotazioni iniziali pu a sua volta essere fatta risalire: - a doti personali che ciascuno a acquisito in modo voluto e consapevole, e dunque non innate;
19 allaccumulazione del capitale, frutto di redditi percepiti in condizioni perfettamente concorrenziali, e alla trasmissione ereditaria non solo legittima ma considerata equa con giudizio di natura etica.