Sei sulla pagina 1di 2

Cagliostro e la pietra filosofale

Il vero nome di Cagliostro era forse Giuseppe Balsamo; nacque a Palermo nel 1743 da
una famiglia di commercianti: sia la madre che il padre
erano commercinati di stoffe appartenuti all'Ordine dei
Cavalieri di Malta.
Dotato di indubbie qualita' intellettuali, all'eta' di 15 anni
prese l'abito ecclesiastico , che presto abbandono' per
condurre una vita fatta di viaggi:ando' in Arabia a Medina
dove incontro' un greco di nome Althotas: questi era un
personaggio misterioso di eta' e razza indeterminata,con
caratteristiche fisionomiche greche e spagnole; vestito in
stile albanese con un cappello e una barba rossa molto
suggestiva; era un esperto alchimista con le capacita' di
tramutare il piombo in oro.
Insieme trascorsero vari anni viaggiando attraverso il Medio Oriente e L'Africa. In Egitto,
Cagliostro fece conoscenza con i sacerdoti di vari templi che lo introdussero in luoghi
"dove nessun comune viaggiatore era mai entrato prima di allora".
Di ritorno in Italia all'eta' di 25 anni, Cagliostro si sposo'
la bellissima 14 enne Lorenza Feliciani.La ragazza è di
origini romana, di bellissimo aspetto; non ebbe un grande
spessore culturale, ma l'astuzia era di certo una sua dote.
Con il titolo di Conte e di Contessa di Cagliostro
iniziarono una lunga carriera di maghi itineranti.
Il conte fondo' nel 1784 a Lione una Massoneria di
rito egizio e assunse il titolo di Gran Cofto e
accettando, in contrasto con la tradizione massonica
anglosassone, la presenza di donne alla cerimonia. A
questo punto viene ipotizzato che la moglie Lorenza,
iniziata, assuma il nome di Serafina.Incomincio' ad
impressionare il popolo con le sue sorprendenti
profezie, con le sue magie, che gli valsero ricchi
emolumenti. Cio' che gli valse la fama furono
sopratutto le sue stupefacenti guarigioni: guari' dalla
cancrena il segratario del marchese de La Salle;
attenuo' le emicranie che tormentavano
l'ipocondriaco cavaliere de Langlois e tanti altri
personaggi di rilevo nella societa' del tempo.Ma cio'
che occorre porre' l'accento su questo particolare
personaggio e' sul fatto che si dimostrava
magnanimo con le povere persone non chiedendo
nulla in cambio dei suoi servigi; inoltre cio' che
risulta in un certo qual modo innovativo come metodo di approccio alla malattia sta nella
fatto di considerare la radice del malessere come riconducibile alla nostra mente: i
pensieri negativi che attecchiscono e prosperano nel nostro stato d'animo tendono nel
lungo periodo a danneggiare il nostro corpo. Per questo che, a parte le pozioni che
propinava ai suoi pazienti, prima di tutto cercava d'infondere fiducia al malato,
dimostrandosi aperto ed interessato ai loro problemi, malesseri. Questa fu la spinta che lo
rese popolare tra la gente di ogni ceto e rango, attirandosi le inimicizie e i pregiudizi della
medicina tradizionale.
Sbalordi' il continente facendo credere di essere in grado di trasformare in oro i metalli
vili. Aveva scoperto la sostanza catalizzatrice o mediatrice in grado di trasformare
qualsiasi metallo, in particolare il piombo, in oro: secondo la dottrina degli alchimisti, la
"Pietra dei Filosofi". Per produrla occorre la disponibilità del grande "Agente universale",
noto come "Luce astrale", l’unico in grado di fornire la Pietra filosofale, ovvero l’Elisir di
vita. È quanto la filosofia alchemica definisce "Azoto", l’Anima del mondo. Partendo da
tale concezione, era semplice arrivare all’idea della trasmutazione. Dal momento che tutti
i metalli sarebbero formati da elementi assolutamente identici ma in proporzioni diverse,
appariva logico pensare che tali proporzioni potessero essere variate dall’azione di un
agente catalizzatore: appunto la Pietra filosofale.

La sua storia non ebbe un lieto fine, visto che fu accusato di cospirazione politica a Roma
e dapprima condannato a morte e poi sottoposto a carcere a vita dove mori' dopo 5 anni di
prigionia nella fortezza di San Leo nelle Marche.

Potrebbero piacerti anche