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Luca Coladarci Psicologo-Psicoterapeuta www.romapsicologo.

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GLI ATTACCHI DI PANICO


Il disturbo da attacchi di panico caratterizzato da una serie di sintomi psichici e fisici quali palpitazioni o tachicardia, tremori, sudorazione, difficolt di respirazione o "nodo alla gola", nausea o disturbi addominali, sensazioni di instabilit, di testa leggera o di svenimento, derealizzazione o depersonalizzazione, paura di perdere il controllo o di morire, sensazioni di torpore, formicolio oppure brividi. Un elemento importante di tale condizione psicologica costituito da un preciso periodo di intensa paura o disagio: difatti, lattacco di panico ha un inizio improvviso, raggiunge rapidamente lapice (di solito entro i dieci minuti) ed spesso accompagnato da un senso di pericolo o di catastrofe imminente. Una attenta analisi, inoltre, mostra come un quadro clinico di solito frequente sia la concomitanza tra attacchi di panico e sintomatologia depressiva, tenuto conto che una vera e propria depressione presente in diversi soggetti affetti dalla patologia in esame. In alcuni altri, invece, in seguito agli episodi di attacco di panico si evidenzia una situazione sintomatologica che viene definita demoralizzazione secondaria. Il soggetto, infatti, in seguito alle difficolt e al disagio che subisce, avverte sentimenti sempre associati allinadeguatezza, alla sfiducia e alla inutilit. In tal caso, per, non si tratta di una sindrome depressiva vera e propria poich mancano i caratteristici disturbi psico-neurovegetativi: tali individui, infatti, mantengono una normale reattivit allambiente, hanno un buon appetito, generalmente dormono bene e una soddisfacente vita sessuale.

In base alle differenti relazioni tra lesordio dellattacco di panico e la presenza o assenza di fattori scatenanti situazionali, esistono tre tipologie caratteristiche di attacchi di panico: inaspettati, causati dalla situazione e sensibili alla situazione. Gli attacchi di panico inaspettati sono quelli in cui la persona non associa linizio dellattacco con un fattore scatenante situazionale ben specifico. Negli attacchi di panico causati dalla situazione, invece, la crisi si manifesta quasi invariabilmente durante lesposizione o nellattesa dello specifico stimolo o fattore scatenante situazionale. In quelli sensibili alla situazione, infine, gli attacchi hanno pi probabilit di manifestarsi in seguito allesposizione allo stimolo o al fattore scatenate situazionale, ma non sono invariabilmente associati con quello stimolo. Alcune persone con disturbo da attacchi di panico, inoltre, soffrono anche di agorafobia, vale a dire la paura di rimanere intrappolati in un luogo o in una situazione dai quali la fuga pu risultare difficile o molto imbarazzante oppure potrebbe non essere disponibile un aiuto immediato nel caso in cui l'individuo venga colpito da una crisi. Tale aspetto rappresenta di certo uno degli elementi pi invalidanti degli attacchi di panico, poich colpisce in maniera significativa il regolare funzionamento sociale, lavorativo e familiare. Difatti, per eludere una tale la paura si attuano condotte di evitamento di luoghi affollati o chiusi, oppure non si viaggia da soli o non si utilizzano mezzi di trasporto. Alcune persone, inoltre, possiedono un ideale raggio d'azione che delimita un confine al di la del quale non possono allontanarsi e talvolta taluni diventano completamente incapaci di uscire di casa. Infine, per quanto riguarda la sua diffusione in base al genere, seppure le donne sono in numero maggiore, si sta assistendo negli ultimi anni ad una crescente incidenza anche tra la popolazione maschile. In ambito psicoanalitico, Sigmund Freud approfondisce linterpretazione generale di tutte le forme dansia come la manifestazione di un conflitto

psichico tra pulsioni inconsce e la relativa attesa di punizione da parte del Super-io. La crisi di panico, dunque, non sarebbe altro che la manifestazione del fallimento dei meccanismi di difesa rispetto allemergere di pulsioni inaccettabili dalle istanze superegoiche. Alcuni autori neofreudiani, inoltre, hanno successivamente posto laccento sullimportanza dellambiente sociale nella comprensione dei fenomeni ansiosi. Per Karen Horney, ad esempio, esiste un ansia di base che ha la sua origine nellinfanzia come il sentimento che il bambino prova nellessere impotente ed isolato in un mondo potenzialmente ostile; e una simile situazione ansiogena continua a presentarsi anche in et adulta a causa del permanente contrasto tra i bisogni personali e gli ostacoli opposti dalla societ. Secondo la prospettiva della teoria dellattaccamento, invece, i pazienti con disturbo da attacchi di panico percepiscono lattaccamento e la separazione come vissuti che si escludono a vicenda. Difatti, tali soggetti evidenziano difficolt nel controllare la normale oscillazione tra separazione e attaccamento poich possiedono unaccentuata sensibilit sia alla perdita della libert che alla perdita della protezione e della sicurezza. Simili difficolt determinano, allora, un operare allinterno di un campo ristretto di comportamenti, poich cercano al contempo di evitare la separazione, in quanto troppo minacciosa, e lattaccamento, poich troppo intenso. Per Donald Winnicott, unattenta analisi dei soggetti spesso evidenzia una precoce elaborazione di un Falso S, che ha potuto funzionare sino al momento dellattacco di panico. Limprovvisa consapevolezza della distanza che esiste tra il S illusorio ed il S reale, diviene dunque il fattore principale della repentina e destrutturante crisi psicologica. Secondo lo psichiatra americana Glen Gabbard, infine, fattori stressanti significativi che precedono linizio degli attacchi di panico possono essere costituiti da cambiamenti nelle aspettative della situazione lavorativa o da

perdite di figure familiari importanti. Tali eventi di perdita, sono spesso associati ad esperienze infantili in cui stato fortemente minacciato lattaccamento a un genitore o a una figura rilevante. Altro fattore ricorrente, prosegue lAutore, la percezione che i genitori fossero vissuti come minacciosi, critici e controllanti. Spesso, infine, presente un elemento ansioso rispetto alla socializzazione con gli altri nellinfanzia, di relazioni con i genitori non supportive e sensazioni ricorrenti di essere intrappolati. Dal punto di vista della psicologia analitica di Carl Gustav Jung, invece, la causa di tale condizione psico-fisica si pu ricercare tra le dinamiche fra coscienza e contenuti inconsci. Secondo la psicologa junghiana MarieLouise von Franz, infatti, un atteggiamento sbagliato da parte della coscienza suscita una reazione nellinconscio che pu dar vita a stati di confusione e panico. Gli attacchi di panico, dunque, secondo von Franz stanno ad indicare che la coscienza debole e si incapaci di far fronte alle richieste inconsce, poich si teme di esserne sopraffatti. Su questa medesima impostazione si collocano le parole di Jung, secondo il quale i problemi sorgono soltanto se agiscono esclusivamente nellinconscio e se non li prendiamo nelle nostre mani in modo da dare loro una forma e una direzione precise: Se eludiamo questo compito, i problemi ci trascinano a rimorchio e noi diventiamo le loro vittime: li si pu paragonare a una slitta lanciata a grande velocit gi per una china coperta di neve, senza nessuno alla guida. Dobbiamo piantarci saldamente in testa alla slitta, con la briglia in mano, e non sedere dietro o, peggio, cercare di non salirci affatto, perch cos facendo si finisce per essere presi dal panico ( Carl Gustav Jung). Lo scopo di una terapia junghiana, allora, quello di riuscire a far emergere gradualmente tali contenuti, e di integrarli in tal modo con equilibrio ed armonia allinterno della personalit individuale.

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