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Istituto Mille e una meta Gestalt Counseling training

Invideomorfosi
Comprendere e gestire linvidia attraverso il lavoro di gruppo

Elaborato di fine corso triennale in Gestalt counseling training

Davide Pampana

Indice
Premessa PARTE I: LINVIDIA 1.1 Definizione e considerazione 1.2 Alla scoperta dellinvidia 1.3 Invidia e carattere PARTE II: ESPERINZA DINVIDIA 2.1 Oriente e occidente 2.2 Lavorare con i gruppi 2.3 Lintervento esperienziale Conclusioni p 15 p 17 p 20 p 27 p5 p7 p 10 p3

Bibliografia e sitigrafia

p 28

Premessa
Lidea di scrivere sul sentimento di invidia nasce dallesplorazione e losservazione fatta su me stesso nel corso del triennio formativo del gestalt counseling training e dal successivo percorso di psicoterapia e meditazione. Nel corso del triennio formativo ho potuto rendermi progressivamente conto di molti meccanismi e di modi di procedere della mia mente. Nel corso degli anni si aperta infatti lopportunit di conoscere me stesso in maniera profonda ed autentica ed iniziare un vero e proprio cammino di studio e consapevolezza, che ha portato alla stesura di questo scritto. La stessa realizzazione dellelaborato stata una fonte di profonda crescita, in quanto mi ha concesso loccasione di esplorare e vedere ancora pi in profondit me stesso e i miei meccanismi. Il rischio di questo percorso di condurre una ricerca secondo metodologie poco corrette: essere preda di facili entusiasmi, azzardare supposizioni basate pi su unidea che su elementi riscontrabili, assolutizzare posizioni che, per quanto plausibili, siano scarsamente verificate. Per questo mi propongo, per quanto sia possibile, di esemplificare quanto da me esposto e di basarmi su studi gi condotti su questo argomento, per poter meglio definire scientificamente largomento di studio. Il mio obiettivo in questa sede non dimostrare come intervenire nella gestione dellinvidia in presenza di sintomi e meccanismi accentuati, ma illustrare come sia possibile agire a monte, operando in maniera preventiva e fornendo alcuni strumenti necessari per imparare una corretta gestione emotiva dellinvidia, prevenendo stati di malessere acuti e patologie psicologiche curabili solo attraverso la terapia. Nella prima parte del lavoro cercher di fare chiarezza sul sentimento di invidia, partendo dal presupposto che la comprensione dellargomento sia indispensabile per poter pensare di operare nellambito della prevenzione psicologica. In questa parte far ricorso ai termini come sofferenza psichica o dolore mentale, con tali termini voglio indicare, lo stato di malessere che si determina in un soggetto a causa dellinsorgere di particolari emozioni strutturanti la cognizione emotiva di specifiche

esperienze vissute. Sto parlando di vergogna, paura, ansia, colpa, umiliazione, invidia, etc1. Nella seconda parte mi concentrer invece sullaspetto propriamente preventivo-pratico. Lidea alla base quella di proporre una serie di cicli di incontri di gruppo centrati su varie emozioni: invidia, rabbia, paura, vergogna. In questa sede prender in considerazione un primo frammento dellidea di attraverso gruppi esperienziali di counseling psicologico. lavoro, proponendo un percorso di scoperta e consapevolezza dellemozione di invidia

Per approfondimenti si veda P. Roccato, Invidia e assetto mentale invidioso: un nuovo modello, 1999, http:/www.psychomedia.it/neuro-amp/98-99-sem/roccato.htm

PARTE I: LINVIDIA

1.1 Definizione c considerazione


Ritengo utile ai fini di questo lavoro soffermarsi sulla comprensione dellinvidia e su quale sia la sua considerazione comune. Il termine invidia ha mutato il suo significato nel corso del tempo. La locuzione deriva dal latino invidere, che significa guardare di malocchio. Sin dai tempi antichi linvidia stata considerata una delle emozioni pi negative che un essere umano possa esprimere. Aristotele nella Retorica definisce linvidia come una passione disonesta e propria delle persone disoneste. Associata al serpente della genesi, considerata dalla morale cristiana come uno dei sette peccati capitali e Dante nella Divina Commedia (Purgatorio, XIII), richiamando il significato latino della parola, condanna gli invidiosi ad avere gli occhi cuciti con il filo di ferro: seppure siano posti nel purgatorio la pena pare non avere molto di diverso da un girone infernale. La visione negativa dellinvidia rimasta pressoch immutata fino ad oggi e molte degli antagonisti della produzione letteraria e cinematografica sono proprio personaggi che provano invidia; mi limito a fare pochi esempi, senza addentrarmi in un territorio di studio che meriterebbe ben pi che poche righe, si pensi ad esempio a Jago nellOtello di Shakespeare, a Claggart in Billy Budd di Melville o, per portare un esempio recente, Commodo nel film Il gladiatore di Ridley Scott. Uno studio di Parrot e Smith del 1993, in cui veniva chiesto di associare dei sostantivi al sentimento di invidia, rivela che le associazioni pi utilizzate sono state con parole dalla valenza pressoch negativa: cattiveria, rabbia, odio, inferiorit, insicurezza, egoismo. Anche da uno studio di Marchetti e Antonietti del 1992, effettuato su un campione di soggetti Lombardi, risulta che linvidia lemozione cosciente pi rifiutata2.

Cfr V. DUrso, R. Trentin, Introduzione alla psicologia delle emozioni, 1998, Bari, Laterza, p 264.

Linvidia ha ricevuto molta attenzione anche da parte della letteratura psicoanalitica a partire da Freud. Il padre della Psicanalisi individua linvidia come unemozione pi frequente e profonda nelle donne, in particolar modo per la specifica invidia del pene. Nella teoria psicoanalitica classica, in particolare con Melanie Klein, "invidia" e "distruttivit" raggiungono pressoch la sinonimia; l'invidia ritenuta espressione della pulsione di morte, concepita come insensata, ereditaria, biologicamente fondata, sostanzialmente immodificabile e solo parzialmente integrabile3. Tralasciando gli studi psicanalitici, che a mio giudizio sono piuttosto farraginosi, semplificando possiamo affermare che linvidia sia un ingrediente importante dell'esistenza umana, che pu tuttavia ostacolare il benessere personale. Paolo Roccato definisce linvidia come lo specifico dolore mentale, la specifica emozione dolorosa che adeguato alla percezione che noi non siamo o non abbiamo qualche cosa di buono, ammirato, desiderabile o desiderato che altre persone sono o hanno4. In generale, la maggioranza degli studi psicologici sono daccordo con laffermare che il confronto sociale costituisce il primo fattore che determina linsorgere dellinvidia. Nellaffrontare uno studio sullinvidia bene sottolineare che tale sentimento sia bene considerarlo come un sintomo, un segnale che viene restituito dalla psiche allindividuo, che sta tentando di comunicare qualcosa. Se per esempio ci accorgiamo di provare tristezza, siamo consapevoli che molto probabilmente nella nostra vita c qualcosa che non va e che sarebbe bene ascoltare il segnale che ci viene rimandato con il fine di migliorare il nostro benessere. Intendere linvidia come un problema da risolvere, come qualcosa di negativo da eliminare dalla propria vita, altamente controproducente poich tale idea segue proprio la direzione invidiosa che la felicit e la perfezione si trovino altrove e che non siano gi presenti allinterno del proprio s. Come abbiamo appena visto, il giudizio negativo cos profondamente radicato che la tendenza generale quella di diniego: provare invidia, in ultima istanza, significa per la societ essere cattivi e detestabili.

Cfr P. Roccato, Invidia e assetto mentale invidioso: http://www.psychomedia.it/neuro-amp/98-99-sem/roccato.htm Ibidem.

un

nuovo

modello,

1999,

Questa convinzione rende difficile laccettazione di s stessi e ostacola fortemente il ritorno alla serenit e al benessere emotivo.

1.2 Alla scoperta dellinvidia


Dagli studi in materia emerge che linvidia sia una delle sofferenze psichiche pi lancinanti: cerchiamo di capire meglio tale affermazione. La mente nel momento in cui un'esperienza contiene sia aspetti dolorosi che aspetti piacevoli, percepisce prioritariamente quelli dolorosi o comunque spiacevoli, e successivamente anche quelli piacevoli. Se un cibo scotta, in prima istanza sentiamo che scotta e solo in seguito sentiremo se anche buono. Il valore adattativo di questo modo di funzionare essenzialmente quello di proteggere: un istinto di sopravvivenza insomma. Tuttavia questa funzione della mente, per quanto sia di fondamentale importanza, permette lo strutturarsi di eccessi di rigidit, con il fine di proteggere dal dolore, o di cercare di prevenirlo, anche a discapito della realizzazione personale e del proprio benessere complessivo. In parole povere viene sacrificato il piacere in funzione della protezione dal pericolo a cui esso potrebbe esporre. Non a caso molte persone riescono a cambiare abitudini di vita (alimentazione, attivit fisica, consumo di tabacco o alcool) solo dopo il verificarsi di uno spiacevole episodio, magari un ricovero in ospedale. Ma qual la funzione dellinvidia nella psiche umana? Bisogna partire dal presupposto che ogni emozione ha una propria funzione positiva utile alla sopravvivenza e allo sviluppo della vita. La natura non pu sbagliare, ci che crea ha una sua specifica funzione. La paura per esempio un segnale che ci avverte che stiamo andando incontro ad una situazione rischiosa, la rabbia porta ad affermarsi e ribellarsi di fronte alloppressione o a norme troppo costrittive. Roccato illustra bene linvidia come meccanismo di sopravvivenza:
Un bambino reale, se non riesce ad acquisire e a strutturare risorse, non sopravvive: letteralmente muore. Ed appropriato il suo sentirsi impotente e incapace. Non pu correre il rischio di rimanere privo di risorse proprie

(quello che ), n privo di risorse umane o materiali nell'ambiente intorno a s (quello che ha). Se io bambino percepisco che non ho quello che altri hanno, o che non sono quello che altri sono, percepisco me come sull'orlo di un baratro, come su un piano inclinato che mi precipita inesorabilmente nella desolazione. Se gli altri hanno risorse, possono andare avanti; ma se io non ho risorse, rischio di rimanere indietro e dunque di non poter sopravvivere. Se gli altri sono in grado di procurarsi le risorse disponibili e io no, io rischio di rimanerne in breve tempo del tutto privo. Non posso permettermi il lusso di tollerare una condizione di svantaggio cos pericolosa. Devo poter accorgermi di ogni situazione di svantaggio e devo poter provvedere in tutti i modi: ne va della mia sopravvivenza. Il segnale emotivo che mi spinge a provvedere urgentemente di fronte al profilarsi di tanto pericolo deve essere, quindi, forte e chiaro; e il disturbo (il dolore) che tale segnale deve dare alla quiete della mia mente deve essere tanto grande e tenace da impedirmi di correre il rischio di trascurarlo.5

Linvidia ha quindi il compito primario di avvertire lindividuo che alcuni limiti eccessivi e certi meccanismi rigidi della mente stanno ostacolando il naturale e soddisfacente svolgimento dellesistenza. Tale tentativo pu essere per piuttosto goffo, perch la mente pu finire con il contrastare s stessa: io invidio quello che gli altri riescono a fare e finisco con il rattristarmi di me stesso perch non sono invece in grado di fare altrettanto, a causa di certi limiti reali o, pi spesso, presunti. Si sviluppa cos il dolore psicologico dato da tale conflitto duale: da una parte i blocchi e le limitazioni che arrivano dal passato, da situazioni naturali dellesistenza, dallaltra ci che si vorrebbe essere ma che non si : pi cresce il conflitto dicotomico pi il soggetto si trover in presenza di disagio, sofferenza e sintomi dissociativi. Linvidia porta con se una forte carica di sensazioni, quali rabbia, svalutazione, frustrazione, impotenza. La problematica psicologica si sviluppa nel cercare di risolvere il dolore mentale provocato dallinvidia e dalle emozioni conseguenti. La spinta dolorosa invidiosa tale che diventa impossibile pensare di accettarla cos com e la mente a quel punto attiva strategie pi o meno adattive per cercare di far cessare la sofferenza. In poche parole a creare maggiore scompiglio una cattiva gestione: non tanto linvidia o la rabbia a portare sofferenza e confusione mentale,
5

Ibidem

ma il rifiuto e la reazione disordinata. Quando qualcosa viene giudicato come negativo, nella mente sorge spontaneamente repulsione, rifiuto; lindividuo vuole liberarsi dei sentimenti sconvenienti e anzich comprenderli usa la sua energia per fronteggiarli, per opporsi o per cercare di metterli a tacere in qualche modo. In questo modo per la situazione non fa che aggravarsi. Latteggiamento risolutivo nei confronti dellinvidia pare essere di tre tipi: tentativo di eliminazione della fonte di invidia, diniego e repressione emotiva, spinta a colmare il divario. Cercher di esemplificarli brevemente. Nel Billy Budd di Herman Melville il personaggio di Claggart, il maestro darmi della nave, mostra bene il primo meccanismo di reazione. Linvidia per la bellezza, per la purezza del giovane marinaio Billy portano Claggart a soffrire e a reagire con rabbia allinvidia provata, egli inizia cos a tramare affinch la fonte della sua sofferenza venga eliminata. Lo stesso emerge nella favola di Biancaneve dove la strega invidiosa tenter di uccidere colei che le toglie il primato di pi bella del reame. Il tentativo di eliminazione della causa di invidia accompagnata in genere ad un successivo e lacerante senso di colpa. Distruttivit e invidia, specie dalla psicoanalisi kleiniana, sono state erroneamente equiparate, ma non si tratta della stessa cosa, bens la prima semplicemente conseguenza della seconda, essendone uno dei modi di gestione. Il diniego repressivo avviene invece nel momento in cui il giudizio condizionato su s stessi e sulle proprie emozioni tale da portare allimposizione razionale: nel tentativo di ristabilire una sorta di ordine emotivo, viene decretato mentalmente che cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato provare nelle situazioni della vita, perch ci che naturalmente nascerebbe dalla propria spontaneit ritenuto inadatto. Questo meccanismo accresce ancora di pi la frattura interna e pu condurre a stati dissociatavi. La repressione delle emozioni porta poi a gettare le stesse nel grande contenitore dellinconscio e da tale posizione il sentimento eliminato diverr di pi difficile gestione, in quanto la sua azione continuer ad agire in modo diverso, creando spesso dei sintomi (ansia, paura, dolori o blocchi fisiologici). La speranza di trovare pace nelleliminare la fonte di invidia soltanto illusoria e anche il diniego emotivo non conduce che a depressione e sofferenza. Nessuna emozione pu essere realmente eliminata, pu solo essere gestita, accettata, integrata.

Tentare di colmare il divario invidioso, mettendo in campo risorse personali, sembra invece essere una soluzione maggiormente adattiva delle tre sopra elencate: linvidia porterebbe cos ad attivare s stessi al fine di accrescere il proprio benessere e a calmare al contempo il dolore psicologico. Tuttavia questo processo deve avvenire in maniera autentica: il rischio, specie in chi attua il meccanismo di diniego repressivo, di stabilire razionalmente il comportamento adatto, fingendo cos di fare qualcosa di buono: Io sono come Einstein, quindi esisto6. Ben presto per la forzatura emerger e anzich portare ad una risoluzione andr ad alimentare un falso s in via di sviluppo.

1.3 Invidia e carattere


Nel corso dei vari studi sono stati dimostrati i legami tra invidia e carattere, in particolare prender in considerazione la teoria degli enneatipi esposta da Claudio Naranjo7, spiegando brevemente la tipologia del carattere invidioso. Le motivazioni che mi conducono ad utilizzare le teorie di Naranjo sono legate principalmente allapproccio che egli adotta; nellesposizione della sua teoria sullEnneagramma lo studioso cileno integra molti studi, non solo psicologici, ma anche di ordine spirituale, da cui deriva la stessa stella a nove punte simbolo dellennegramma: dire quali siano le fonti della tipologia enneagrammatica di Naranjo equivale a riassumere il pensiero tipologico della psicologia del novecento8. Molti sono gli

C. Nanajo, Carattere e Nevrosi, Roma, Astrolabio,1996, p.128.

Naranjo ha collaborato per un lungo periodo a stretto contatto con il padre della Gestalt, Fritz Perls e fondamentale sar il contatto con Osar Ichazo, suo maestro spirituale che lo introdurr alla conoscenza dellenneagramma. Le sue pubblicazioni su questo argomento tradotte in italiano sono: C. Naranjo, Teoria della tecnica Gestalt, Roma, Melusina, 1989; C. Naranjo, Carattere e nevrosi: lenneagramma dei tipi psicologici, Roma, Astrolabio, 1996; C. Naranjo, Gli enneatipi nella psicoterapia: i tipi dell'enneagramma nella vita, nella letteratura e nella pratica clinica, Roma, Astrolabio, 2003; C. Naranjo, Cambiare l'educazione per cambiare il mondo. Per un'educazione salvifica. Forum Edizioni, 2004; C. Naranjo, La Civilt, un male curabile, Milano, Franco Angeli, 2007.
8

G. Antonelli, Recensione a Carattere e Nevrosi http://www.centrostudipsicologiaeletteratura.org/naranjo1.html

di

Claudio

Naranjo,

1997,

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autori cui egli si richiama, ad esempio, Pontico, Kurt Schneider, Ernst Kretschmer, William Sheldon, Hans Eysenk e Raymond Cattell, Jung, Karen Horney, Matte Blanco, Maslow, Fromm, Reich, Melanie Klein, Frtiz Perls, Erving Polster, la medicina omeopatica, il DSM, ma vige anche l'influenza della psicologia della Quarta Via di Gurdjieff e del maestro Sufi di Naranjo, Ichazo. La teoria dei nove caratteri viene proprio da Gurdjieff, il quale riteneva che l'enneagramma fosse un simbolo universale per mezzo del quale diventava possibile interpretare qualsiasi scienza. La successione dei tipi caratteriali contemplata da Naranjo la seguente: rabbia e perfezionismo (enneatipo uno), avarizia e distacco patologico (enneatipo cinque), invidia e carattere depressivo masochista (enneatipo Quattro), carattere sadico e lussuria (enneatipo otto), gola, fraudolenza e personalit narcisistica (enneatipo sette), orgoglio (enneatipo due), vanit, inautenticit e orientamento mercantile (enneatipo tre), paura, carattere paranoide e accusa (enneatipo sei), accidia, inerzia psicospirituale e tendenza alla mediazione (enneatipo nove). Senza addentrarmi ulteriormente nella spiegazione teorica dellenneagramma (si rimanda alla bibliografia su tale argomento9), prender come riferimento proprio il carattere Quattro, poich di tutti i tipi quello la cui la passione dominante, proprio il sentimento di invidia.
Lelemento pi caratteristico del tipo Quattro a livello motivazionale linvidia. Linvida implica un doloroso raffronto tra se stessi e gli altri, raffronto che pu essere vissuto come svalutazione di s, rabbia competitiva o sforzo eccessivo rivolto allacquisizione di meriti. [] Linvidia va a braccetto con il senso di inferiorit, di colpa e di vergogna. Gli individui Quattro tendono a considerarsi stupidi, brutti, sgraziati e a volte persino repellenti, fisicamente e moralmente. Il Quattro una personalit

Oltre ai testi di Naranjo gi citati, esiste una discreta bibliografia il cui approccio per risulta essere diverso da quello di Naranjo, seguendo diversi filoni come PNL, cattolico etc.., mi limito a citarne alcuni: H. Palmer, L' enneagramma : la geometria dell'anima che vi rivela il vostro carattere, Roma, Astrolabio, 1996; M. Beesing, R. J. Nogosek, P. H. OLeary, Lenneagramma: un itinerario alla scoperta di s, Milano, San Paolo, 1999; S. Tenenbaum, D. Laugero, F. Cav, Lenneagramma: conoscenza di s e sviluppo personale, Roma, Ma.Gi, 2006; F. Vincenzo, Il potere dellEnneagramma, Bari, Proto, 2000; A. Rognoni, Lenneagramma, Milano, G. De Vecchi, 1997; K. Webb, Enneagramma, Milano, Armenia, 1998; O. Volpe, Mappa per lenneagramma, Milano, Red, 2010; A. H. Almaas, Lenneagramma delle idee sacre, Milano, Astrolabio, 2007; J. G. Bennet, Studi sullenneagramma, Roma, Atanor, 2000; P. Hannan, I nove volti di Dio, Milano, San Paolo, 1994.

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ipersensibile alla ricerca di protezione e di iperprotezione, e soffre in modo sproporzionato per la mancanza di considerazione e riconoscimento.10

Tra le paure pi grandi per un carattere inadeguato/invidioso c quella di trovarsi in situazioni in cui venga criticato, ridicolizzato, emarginato e lasciato solo. Se si verifica una tale situazione, la paura viene confermata e lindividuo cade inevitabilmente in uno stato depressivo pi o meno temporaneo. Linvidia non fa altro che cercare di distaccare la persona da questa enorme paura della critica, dellinvasione, dellaggressione fisica o sociale, della solitudine, della negativit creatasi nellinfanzia, cercando di portare lindividuo a reagire. Entrare in contatto diretto con la paura significherebbe correre il rischio cadere in uno stato di terrore, di blocco totale. Bench la persona invidiosa continui a soffrire a causa degli enormi impedimenti dati dai traumi vissuti nel passato, trova nellinvidia una strada per tentare di reagire e per sfuggire al tempo stesso alla sensazione sgradevole e distruttiva del senso di inadeguatezza.
Di norma, la storia di questo carattere inizia da circostanze dolorose vissute nellinfanzia. Ci vero per tutti noi, perch tutti i nostri problemi risalgono allinfanzia, ma nel Quattro c maggiore insistenza sul passato, pi nostalgia, e un acuto senso del valore di ci che si perduto; molte volte (e tipicamente) si trattato di perdite reali che hanno fatto conoscere il lutto nei primi anni di vita. A differenza di altri enneatipi, che dimenticano e si rassegnano, i Quattro covano un acuto senso di un paradiso perduto.11

La paura delle critica, dellaggressione e della solitudine non altro che la conseguenza del timore di veder svanire lamore delle figure di attaccamento. Il perpetuarsi di situazioni percepite come negative, attacchi e minacce di abbandono, o lutti reali, pongono in uno stato di allerta, una paura indefinita, poich la minaccia pu arrivare in qualsiasi momento. Dunque nella vita adulta di un carattere Quattro il senso di paura rimarr indefinito e ogni situazione verr percepita dalla mente come una possibile fonte di inadeguatezza.
10

C. Naranjo, Enneatipi in psicoterapia, op. cit. pp. 140- 146. C. Naranjo, Gli Enneatipi nella Psicoterapia, op. cit. pp. 142,143.

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La ricerca smodata di amore tipica del carattere Quattro non altro che il tentativo di raggiungere la base sicura12 e risolvere linstabilit di attaccamento vissuta nellinfanzia.
La psiche del Quattro funziona come se egli fosse giunto precocemente a una conclusione del genere: Sono amato e quindi valgo qualcosa e ora inseguisse la rispettabilit attraverso quellamore che un tempo gli mancato (Amami cos so che vado bene), e attraverso un processo di distorsione con cui tenta di apparire migliore: insegue qualcosa di diverso e probabilmente migliore e pi nobile di quanto egli non sia.13

Lassetto mentale di un carattere invidioso tale da divenire estremamente sensibile a qualsiasi forma di negativit e interpretare, ingigantendo, qualsiasi elemento, situazione, frase, sguardo, che possa celare accusa e giudizio. Proprio per questo tipo di sensibilit, definibile popolarmente come permalosa, spesso chi sta attorno ad un Quattro si pu sentire in difficolt per il suo modo di porsi, finendo con il non sapere come evitare di urtare la sua sensibilit e questo non fa che accrescere il senso di colpa e di diniego nel soggetto invidioso. Il senso di colpa uno dei pilastri sui quali poggia il carattere Quattro, il cui meccanismo dominante lintroiezione:
Possiamo dire che la cattiva immagine di s coltivata dal Quattro lespressione diretta dellintroiezione di una figura genitoriale autorifiutante, e che lo stato di bisogno carico di invidia deriva dallodio cronico verso se stesso implicito in tale introietto, dato che la natura del bisogno di compensare lincapacit di amare se stessi richiede la presenza del bisogno di approvazione esterna e di amore.14

Ma c inoltre da dire che pur essendo linvidia lemozione base per questo carattere, lenneatipo Quattro pi spesso di altri caratteri, tende a non accettare i
12

J. Bowlby, Una base sicura : applicazioni cliniche della teoria dell'attaccamento, Milano, Cortina, 2007 C. Naranjo, Carattere e Nevrosi, op. cit. p. 128. Ibidem, p. 121.

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propri sentimenti, a non riconoscerli come plausibili, autentici e giusti per le esperienze vissute. Evita dunque di prendere realmente consapevolezza di questa emozione, un po perch giudicata sconveniente e socialmente inaccettabile e un po perch causa vero e proprio dolore interiore. Cos molte delle strategie del carattere invidioso sono volte a cercare di contrastare la stessa invidia a tentare di eliminarla, attraverso i meccanismi che abbiamo visto nel paragrafo precedente. Circa la strada di una corretta gestione Valentina DUrso e Rosanna Trentin nel loro studio sulle emozioni propongono di mantenere interno il proprio criterio di soddisfazione, cio confrontarsi soltanto con i propri desideri e con le proprie conquiste precedenti15, mentre Naranjo afferma che linvidioso deve sviluppare la capacit di indipendenza: unindipendenza che, in ultima analisi, pu venire soltanto dalla capacit di apprezzare e di cogliere il senso della dignit del s e della vita in tutte le sue forme16. In un intervento di counseling che voglia mirare alla prevenzione di stati di malessere psicologico, per quanto concerne linvidia bene saper individuare e tenere conto di questa tipologia caratteriale, in modo da indirizzare la persona verso punti specifici di consapevolezza e, nel caso, verso una terapia in cui possa correggere la cattiva gestione mentale ed emotiva.

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V. DUrso, R. Trentin, op. cit., p. 272. C. Naranjo, Carattere e Nevrosi, op cit. p. 129.

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PARTE II: ESPERIENZA DINVIDIA

2.1 Oriente e Occidente


La tendenza occidentale stata per secoli quella di sviluppare la mente, conferendo ad essa un potere e una priorit assoluti: i paesi occidentali hanno sviluppato la scienza, le macchine, la medicina, linformatica; loriente ha per molti secoli sviluppato invece la disciplina interiore, la meditazione la spiritualit. I paesi africani, e alcune popolazioni del Sudamerica hanno avuto invece il pregio di sviluppare la corporeit, lelasticit fisica, il contatto con la terra, tanto da possedere doti che negli ambiti sportivi raggiungono traguardi incomparabili. Alcuni hanno sviluppato la mente, alcuni lo spirito, altri il corpo. Ma ognuno di questi rimane carente se non integrato con gli altri due. La mente scientifica, ma insensibile, la spiritualit profonda ma non porta sviluppo, la corporeit istintiva, ma rimane cieca al mondo interiore, mentale e spirituale. La societ occidentale non ha fatto altro che donare lo scettro di superiorit alla mente, essa divenuta il padrone delle emozioni e del corpo. la mente a decidere cosa bene provare o cosa sconveniente, diventata uno strumento sovraccarico di lavoro e di tensione. La mente ha la funzione specifica di realizzare, costruire, imparare meccanicamente, la mente una sorta di computer, quando ha appreso un meccanismo continua a ripeterlo. La sua importanza senzaltro enorme, ma il suo impiego divenuto smodato ed utilizzata per competenze che non possiede affatto. Da questa ipertrofia della mente sono scaturite la maggior parte delle regole, delle convenzioni, e delle norme morali che regolano la societ occidentale. Il controllo razionale sullemotivit e sul corpo ha raggiunto per livelli tali da creare un crescente numero di patologie ben note fin dai primissimi studi di Freud. Il padre della psicanalisi stato tra i primi a lanciare in occidente lallarme circa il malessere che la societ repressiva e impositiva stava seminando. Ma per svariati decenni tale messaggio stato ben poco ascoltato e si preferito rinchiudere le persone con sintomi psichici in manicomi, fare loro operazioni al cervello, praticare elettroshock,

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iniettare sostanze chimiche. La moderna Psichiatria senzaltro utile ad affrontare i sintomi e le patologie pi gravi, ma non pu essere a mio giudizio considerata come risolutrice. La medicina ha scoperto molto sul funzionamento del corpo, ma il cervello rimane ancora la parte pi misteriosa del soma umano. Lattenzione della psicologia occidentale al corpo ha avuto un notevole sviluppo soprattutto grazie a Wilhelm Reich e dal suo seguace Alexander Lowen, fondatore della Bioenergetica proprio a partire dalle teorie di Reich17. Lowen in particolare illustra lo stretto legame tra mente e corpo, finendo con lindividuare cinque tipi caratteriali bioenergetici: schizoide, orale, psicopatico, masochista, rigido. Ma al di l delle teorizzazioni di Lowen, ci che risulta a mio parere importante la riscoperta occidentale del legame fra corpo e mente gi ampiamente esplorata da molte discipline orientali quali lo yoga e le arti marziali. La scissione tra occidente e oriente stata fino a poco tempo fa piuttosto netta e nessuna disciplina psicologica occidentale poteva prevedere linglobamento delle scoperte effettuate da una tradizione millenaria di evoluzione spirituale compiuta nei paesi orientali. Tali discipline sono rimaste per lungo tempo di nicchia e con una ben scarsa considerazione. La situazione tuttavia sta cambiando e stiamo assistendo proprio in questo periodo ai primi tentativi di integrazione delle discipline orientali con le terapie psicologiche occidentali18. Tale fenomeno dovuto al grande malessere che la societ occidentale si trova ad affrontare: la mente in sovraccarico, sono sempre di pi le persone che soffrono di disturbi psicologici ed necessario ristabilire un equilibrio, ritornare alla verit dellessere umano costituito da corpo, mente ed emozioni. Il mio proposito quello di illustrare un frammento di questa prospettiva, considerando lindividuo nella sua interezza sotto laspetto bio-psicospirituale, un approccio olistico condiviso da uno dei padri della Gestalt Fritz Perls.

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Cfr A. Lowen, Bioenergetca, Milano, Feltrinelli 2007 e A. Lowen, Il linguaggio del corpo, Milano, Feltrinelli, 2007.

Si veda ad esempio C. Naranjo, La via del silenzio e la via delle parole. Portare la meditazione nella psicoterapia, Roma, Astrolabio Ubaldini, 1999

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2.2 Il lavoro con i gruppi


La natura del counseling sviluppa appieno le sue peculiarit anche nella conduzione di gruppi. Talvolta piccolo, altre volte composto da svariate persone, il gruppo rappresenta una possibilit di intervento tra le pi interessanti, da un lato per la sua natura che riproduce una societ in miniatura, con le sue regole e le sue dinamiche (i possibili fraintendimenti, il narcisismo, le paure, le amicizie etc); dallaltro per il suo enorme potenziale creativo e terapeutico, dato dalla possibilit di lavorare con strumenti e metodologie che comprendano il coinvolgimento di pi persone (se non lintero gruppo) e in esercizi di consapevolezza creativi. Di enorme importanza inoltre il feedback, ossia un messaggio di rimando tra i vari componenti del gruppo: pu essere un discorso, unespressione non verbale, un disegno, o quanto altro possa esprimere la sensazione trasmessa tra i componenti del gruppo. possibile restituire un feedback anche in assenza di contenuto verbale, la sola presenza di una persona pu suscitare sensazioni e ricordi, in quanto, come dice il primo assioma della comunicazione, impossibile non comunicare19.Il feedback molto utile per ciascun componente del gruppo per avere una visione di come gli altri membri interpretino e sentano ci che porta di s stesso, fungendo da vero e proprio specchio terapeutico. Sar bene tuttavia lasciare libert, in modo che ciascuno possa scegliere di caso in caso anche di non ricevere alcun feedback. Le tecniche da utilizzare nei gruppi sono molte e non sono altro che mezzi messi a disposizione del counselor, che le utilizza tenendo presenti le potenzialit, le finalit e i rischi connessi. Seguendo Benson20 esistono quattro tipologie di tecniche: la tecnica come metafora, la tecnica come approfondimento attraverso lesperienza, la tecnica come coinvolgimento della persona nellesperienza del gruppo, la tecnica come modalit per motivare le persone. Il procedimento metaforico utilizza le allegorie, le immagini e tutte le modalit indirette; consente di arrivare spontaneamente a comprendere il significato e a capire meglio se stessi. La tecnica come approfondimento attraverso lesperienza e il coinvolgimento della persona
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Per approfondimenti si veda: P. Watzlawick, Don D. Jackson, J. B. Bavelas, Pragmatica della comunicazione umana, Roma, Astrolabio, 2008.
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J. F. Benson, Gruppi, Roma, Sovera Multimedia, 1993.

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nellesperienza di gruppo prevedono appunto situazioni concrete, basate sul coinvolgimento personale, utilizzando le pi svariate metodologie, immaginative, dialogiche, pratiche, auditive, coinvolgendo sul piano fisico, emotivo e intellettuale i partecipanti. La possibilit di impiegare gli altri membri del gruppo risulta essere una grande risorsa, in quanto questo facilita il coinvolgimento emotivo di una o pi persone che lavorano direttamente o indirettamente anche in role-play. La tecnica come modo di motivare le persone deve tenere invece in considerazione dei desideri del soggetto. Non si pu creare motivazione dal nulla, ma cercando di allineare la mente al desiderio provato, lavorando sullaccettazione e la legittimit del desiderio. Il mio proposito quello di utilizzare principalmente tecniche di approfondimento attraverso lesperienza individuale e di gruppo, momenti di coinvolgimento esperienziale per condurre ad un cammino di maggiore consapevolezza, approfondendo il tema della legittimit al sentire e tenendo in considerazione i bisogni21, le regole comunicative, lempatia mantenere una relazione efficace22. In ogni situazione di intervento bene tenere presenti anche le possibili implicazioni negative dellapproccio adottato. Nel lavorare con i gruppi ci si render conto che, per molte persone pi introverse, lapertura agli altri pu risultare particolarmente faticosa e pu non essere un luogo adatto per portare problematiche di s, o viceversa possono essere presenti individui che tendono a monopolizzare il gruppo, intervenendo molto e richiamando troppo spesso lattenzione, questo pu portare ovviamente disagio e lamentele da parte degli altri. Non sempre poi i partecipanti rispetteranno e valorizzeranno gli interventi degli con il fine di

Con il termine bisogni si fa riferimento principalmente alla gerarchia dei bisogni di Maslow, che distingue i bisogni in due categorie, bisogni di base e metabisogni, e ne crea una scala divisa in sette livelli. I bisogni di base sono pi urgenti poich segnalano una carenza, mentre i metabisogni afferiscono ai bisogni di autorealizzazione. Al primo gradino della scala troviamo i bisogni fisiologici (aria, cibo, acqua, sonno, calore, sesso), al secondo livello stanno quelli inerenti la sicurezza (protezione, libert, paura), al terzo livello stanno quelli di amore e appartenenza, al quarto libello i bisogni di stima (da parte di se tesso o degli altri). Con il quinto livello iniziano i metabisogni: bisogni intellettuali (sapere, capire, comprendere), al sesto livello i bisogni estetici, al settimo i bisogni di autorealizzazione, ossia portare al massimo lespressione di s stessi. Secondo Maslow un individuo deve occuparsi dei bisogni del gradino inferiore prima di potersi occupare di quelli gerarchicamente superiori. A. H. Maslow, Motivazione e personalit, Milano, Fabbri, 2007 e A. H. Maslow, Verso una psicologia dellessere, Roma, Ubaldini, 1971.
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A tal proposito si veda: P. Baiocchi, D. Toneguzzi, a cura di, La comunicazione affettiva e il contatto umano, Trieste, Istituto Gestalt Trieste Istituto Gestalt Pordenone, 2002

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altri e i feedback ricevuti, interpretandoli come una critica o non riuscendo comunque a vederne il valore costruttivo. Va sottolineato che i problemi che sorgono nel contesto del lavoro di gruppo possono generalmente essere gestiti dal conduttore, le qualit necessarie che devono essere in suo possesso sono le stesse del counseling individuale, ma poich deve gestire pi di una persona contemporaneamente, aumentano le difficolt nel dare ascolto e attenzione ad ogni singolo partecipante. Per quanto possono esistere diverse tipologie di gruppo23, e non addentrandomi ulteriormente in tale studio24, in questa sede prender in considerazione la possibilit di creare un gruppo esperienziale rivolto a persone maggiorenni, ipotizzando cinque incontri di quattro ore ciascuno, a cadenza settimanale, sulla presa di coscienza del sentimento di invidia. prevista la presenza di un unico counselor. molto importante che i partecipanti del gruppo siano tutti in grado di auto sostenersi a livello psicologico, per cui non debbono essere presenti gravi casi psichiatrici o persone che siano in uno stato psicologico precario: un colloquio preventivo volto ad indagare le motivazioni della partecipazione e lo stato dellindividuo si rende dunque necessario prima dello svolgimento esperienziale. Il lavoro avr la funzione di condurre i partecipanti attraverso un percorso di consapevolezza: scoprire le emozioni, focalizzarsi sullinvidia, riconoscerla e rendersi conto della possibilit di una gestione pi consapevole. Lintento non quello di risolvere le problematiche relazionali dei singoli, ma di impiegare eventualmente queste per una riflessione e per condurre i partecipanti alla presa di coscienza di alcune delle risorse personali spesso mal gestite, sottovalutate o ignorate.

A tal proposito si veda: C. Rogers, I gruppi di incontro, Roma, Astrolabio, 1976; S. Murgatroyd, Il counseling nella relazione di aiuto, Roma, Sovera Multimedia, 1995.
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Per un approfondimento sul counseling di gruppo si veda: A. Di Fabio, Counseling, Firenze-Milano, Giunti, 1999; M Hough, Abilit di counseling, Trento, Erickson, 1999.

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2.3 Lintervento esperienziale


Di seguito andr ad analizzare in dettaglio il percorso proposto nei cinque incontri legati allinvidia. Si tenga tuttavia in considerazione che si tratta soltanto una proposta di lavoro, non vige lobbligo di attenersi scrupolosamente ad ogni singolo passaggio riportato, in quanto i bisogni dei singoli o del gruppo rimangono di prioritaria importanza nel momento esperienziale. Setting e materiali necessari allo svolgimento del gruppo esperienziale: Ambiente accogliente, temperatura gradevole, sufficientemente grande da accogliere i membri e con possibilit di avere illuminazioni pi o meno intense a seconda del lavoro svolto, non sottoposto a rumori frequenti e molesti, disponibilit di servizi igienici. Sedie, cuscini, tappeti da ginnastica, un proiettore, un riproduttore musicale, materiale per disegno e scrittura (fogli, penne, lapis, matite, pennarelli etc).

Incontro 1: La costituzione del gruppo Accoglienza e presentazione: il momento iniziale, il counselor d il benvenuto ai partecipanti, si presenta e chiede i partecipanti a fare altrettanto, sondando laspettativa sugli incontri e invitando a dichiarare lesistenza di conoscenze allinterno del gruppo. Dopodich si passer a stabilire e concordare le regole del gruppo; tra le pi importanti ricordiamo: non giudicare i contenuti, le emozioni, le esperienze e le espressioni degli altri partecipanti esprimersi verso gli altri parlando di se stessi e rivolgersi sempre alla persona interessata: quando tu hai detto questo io ho sentito una forte emozione, evitando frasi tipo se non avesse fatto questo mi sarei sentito meglio astenersi dal parlare di esperienze non proprie, o al pi chiedere il permesso allinteressato

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astenersi dal parlare con persone estranee al gruppo dei contenuti emersi non propri, soprattutto nel caso in cui alcuni dei partecipanti si siano conosciuti precedentemente o abbiano conoscenze strette in comune. Possono poi essere stabilite altre regole in concordanza con il gruppo, per esempio la gestione delle pause e dei ritardi. Il contatto: si comincia a scendere nel mondo delle emozioni individuali. Il counselor invita i partecipanti ad ascoltare e a esternare le sensazioni, le emozioni o i pensieri che emergono nel qui e ora, incoraggiando allonest. importante che tutti i membri del gruppo riportino il proprio stato danimo, affinch ognuno possa cominciare a condividere con il gruppo una parte di emotivit, seppur con il rispetto delle modalit del singolo. Questa fase verr riproposta ad ogni incontro (non verr perci ripetuta nelle prossime pagine), per favorire lentrata in contatto con s stessi e per dare uno spazio comunicativo con il gruppo e con il counselor. Che cos linvidia?: lavorando singolarmente i membri sono invitati ad esprimere graficamente che cosa sia linvidia. Per tale scopo saranno predisposti materiali cartacei, matite, pennarelli. importante sottolineare che nellesercizio non conta tanto la bellezza del disegno o la bravura nelle arti grafiche, ma il valore espressivo che renda lidea del significato attribuito allinvidia da ciascun partecipante. Terminata questa fase il counselor invita alla formazione di due gruppi di ugual numero, allinterno dei quali ciascuno spiegher il valore attribuito allinvidia e alla sua rappresentazione nel disegno. Allinterno di ciascun gruppo verr poi designata una persona, che avr il compito di annotare sinteticamente su un foglio ci che emerge nel proprio gruppo circa la considerazione dellinvidia. Il counselor si occuper di muoversi attraverso i due gruppi, con il fine di facilitare lo svolgimento e risolvere eventuali fraintendimenti. Al termine i due incaricati rappresentanti, leggeranno a turno la lista stilata nel gruppo e il counselor avr il compito di stimolare feedback e riflessioni circa lesperienza svolta e su ci che emerso dalle liste riportate.

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Incontro 2: Sulle tracce dellinvidia Il mondo dellinvidia: Lo scopo di questa giornata sar quello di capire meglio linvidia mediante ascolti, visioni e frasi celebri. Un modo per mettere a confronto quanto emerso nellincontro precedente con ci che rappresentato dellinvidia dagli artisti. Ascolto di brani musicali e visioni di immagini e parti di film, lettura di aforismi e detti comuni che trattano linvidia. Circa gli aforismi: Se ciascun l`interno affanno portasse scritto in fronte, quanti che invidia fanno, farebbero piet! Pietro Metastasio Tutti sono buoni a compatire le sofferenze di un amico, ma ci vuole un`anima veramente bella per godere dei successi di un amico. Oscar Wilde L`invidia come una palla di gomma che pi la spingi sotto e pi torna a galla Alberto Moravia Ogni male ha la sua compensazione. Meno il denaro, meno i problemi; meno i favori, minore l'invidia. Perfino in quei casi che ci fanno uscir di senno, non la perdita in se stessa che ci angustia, bens la nostra valutazione della perdita. Seneca Ci si vanta spesso delle passioni, anche delle pi criminose; ma l'invidia una passione timida e vergognosa Rochefoucauld Il silenzio dell'invidioso fa molto rumore. Kahlil Gibran O invidia, radice di mali infiniti, verme roditore di tutte le virt! Miguel de Cervantes Linvidia, la bile dellanima. Socrate che non si osa mai confessare. La

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Come geloso, io soffro quattro volte: perch sono geloso; perch mi rimprovero di esserlo; perch temo che la mia gelosia ferisca l'altro; perch mi lascio soggiogare da una banalit; soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri." R. Barthes I brani da cui poter attingere sono i seguenti: Otello, di G. Verdi, monologo di Yago Billy Budd, di B. Britten, monologo di Claggart Per elisa, Alice Invidia, Gemelli Diversi e Articolo 31 Le immagini visualizzate saranno: Linvidia, di J. Callot (incisione) La calunnia, di Botticelli (dipinto) Linvidia, di Bingo (dipinto) Per i film saranno selezionati parti dai film: Amadeus, di M.Forman, in particolare il personaggio di Salieri Il gladiatore, di R. Scott, in particolare il personaggio di Commodo Lorgoglio degli Amberson, di O. Welles La mia peggiore amica, di K. S. Ruben Al termine il counselor stimoler la discussione, cercando di far emergere sensazioni e similitudini con la propria vita, mettendo in luce i meccanismi di reazione/evitamento dei personaggi. Dei brani ascoltati sar fornito il testo. Incontro 3: Invidia e perdita Meditazione guidata: I partecipanti dovranno assumere una posizione comoda sedendosi a terra, utilizzando cuscini e materassini, e disponendosi in cerchio. Lintento di questa meditazione portare le persone a raggiungere un maggiore contatto con il sentimento di invidia. Si parte con il portare lattenzione al respiro per alcuni minuti, non intervenendo su di esso per modificarlo, dopodich si porta attenzione alle principali parti del corpo e allo stato danimo del qui e ora. Si

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comincer poi una visualizzazione guidata, nella quale si immaginer di andare in un bellissimo bosco nel quale verr trovata una bacchetta magica in grado di esaudire ogni desiderio, materiale e psicologico (es superamento di alcune paure, vergogne etc..), accanto alla bacchetta si trova un foglio che avverte che questa non pu che rimanere un tempo limitato con noi, ma non dato saperne il tempo esatto, quando sar il momento la bacchetta sparir senza alcun preavviso, si porter via i suoi effetti magici ed entrer in possesso di qualcunaltro. Esplorazione delle sensazioni, dei pensieri e delle reazioni a questo correlati (angoscia per le perdita, voglia di appagamento dei desideri, tentativo di trovare un sistema per non farla sparire etc). Giunge poi il momento e la bacchetta improvvisamente si dissolve riportando le cose come erano in origine. Al posto della bacchetta compare un biglietto in cui c scritto stato bello soddisfare i tuoi desideri, ma ricorda che ci che vorresti e contenuto in ci che hai. Invitare allascolto e allosservazione di pensieri ed emozioni in reazione a questo evento, accogliendoli nella loro spontaneit, senza alcun altro tipo di intervento volto a modificarli. Al termine si inviteranno i partecipanti ad annotare su un foglio le immagini, le emozioni, e i pensieri e le reazioni emerse nella varie fasi della visualizzazione. A questo seguir una condivisione a coppie dellesperienza, in cui si cercher di focalizzare il rapporto in reazione alla perdita e le emozioni ad esso correlate. Poi condivisione di gruppo spontanea e feedback. Incontro 4: Invidia tra vergogna, esclusione e rabbia Teatro dellinvidia: Scopo dellesperienza scoprire e saggiare due tipi di reazione allinvidia, un modo per toccarla con mano e raggiungere maggiore consapevolezza dei meccanismi di reazione. Il gruppo verr diviso in due sottogruppi. Ad ognuno verr dato il compito di preparare una piccola e semplice scenetta che abbia al suo centro una situazione di invidia. Ad un gruppo si chieder di preparare un pezzo dove allinvidia si reagir con senso di esclusione e vergogna (es: sono ad una festa, gli altri sono meglio vestiti di me, mi vergogno, mi isolo e mi sento emarginato), allaltro gruppo si chieder invece di creare una situazione in cui come reazione allinvidia emerge rabbia e competizione (es: un collega riceve un merito che mi sarebbe tanto piaciuto ricevere,

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questo mi provoca rabbia e accende una competizione provocatoria anche su piani che esulano dal rapporto lavorativo). Si concede indicativamente 1 ora di tempo per la preparazione. Dopodich ciascun gruppo metter in scena ci che ha creato. Al termine il counselor stimoler i singoli a restituire feedback sui ruoli interpretati nella recita (comodo, scomodo, che sensazioni sono salite) e incoragger osservazioni sui meccanismi di reazione allinvidia appena messi in scena. Incontro 5: Un passo verso laccettazione consapevole Riepilogo: Sar utile a questo punto ricapitolare velocemente quanto emerso nei quattro incontri precedenti circa linvidia, consegnando a ciascuno una piccola dispensa riepilogativa. Lintegrazione dellinvidia e doppiaggio: Data lesperienza maturata nei precedenti quattro incontri, il counselor stimoler un iniziale interrogativo: possibile integrare linvidia nella vita quotidiana o rimane un sentimento oscuro, condannabile, da evitare e da eliminare in ogni caso? In questultimo incontro sul tema si inviter una persona a condividere una propria esperienza di vita legata allinvidia: essa dovr essere qualcosa di non troppo complicato altrimenti pu fallire lintento pedagogico dellesercizio. In una prima fase il counselor condurr il colloquio con la persona volontaria, in prima istanza individuando se il contenuto proposto dal partecipante funzionale allesercizio e in secondo luogo portando la persona a mettere in scena la situazione vissuta, invitandola a scegliere membri del gruppo che possano impersonare le altre persone coinvolte nella vicenda; essa dovr inoltre mostrare agli altri partecipanti il comportamento che dovranno tenere per interpretare il personaggio. In una prima fase del lavoro, chi si proposto sar anche colui che rivive lesperienza in prima persona. Una volta chiariti i meccanismi di reazione e le emozioni emerse, verranno invitati altri membri del gruppo a partecipare alla teatralizzazione25, sostituendo il protagonista e mostrando modalit di reazione alternative per lo stesso contesto. Alle altre persone coinvolte nella scena si lascer la libert di reagire rimanendo
Per approfondire largomento e lo Psicodramma si veda: J. L. Moreno, Gli spazi dello Psicodramma, Roma, Di Renzo, 1995; J. L. Moreno, Il teatro della spontaneit, Firenze, Nuova Guaraldi, 1976.
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tuttavia nei panni del personaggio assegnato.

Dopo alcuni doppiaggi, si

domander alla persona che ha iniziato lesercizio se tra le modalit di approccio degli altri, ce ne almeno una che le sembra pi appropriata come alternativa valida ed efficace. In caso affermativo verr dunque riproposta la scena con loriginario protagonista, che prover questa volta ad integrare gli elementi utili per una migliore gestione dellemozione e una migliore conseguente risoluzione della situazione problematica. Al termine dellesercizio verranno chiesti feedback da parte di tutti i partecipanti e gli osservatori che non sono intervenuti direttamente, con lo scopo di comprendere meglio le dinamiche accadute nellesperienza e fare il punto circa le possibilit per migliorare il rapporto con i sentimenti di invidia, che naturalmente partono dallaccettazione e dalla presa di coscienza, in modo da farne uno strumento consapevole da utilizzare a proprio vantaggio.

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Conclusioni
Linvidia sicuramente una delle emozioni tra le pi complicate da gestire, pu minare pesantemente lautostima o appesantire molto la vita di chi la prova in maniera sistematica. Il percorso sopra esposto non certamente da considerarsi come risolutivo, si tratta invece di una proposta che possa rendere le persone pi presenti a se stesse circa i sentimenti e le reazioni, in particolare circa linvidia. Un numero maggiore di incontri rispetto ai cinque presentati potrebbe essere indubbiamente di grande aiuto per molti, ma esulerebbe dallintento del percorso che, bene ripeterlo, ha uno scopo principalmente preventivo; inoltre da considerare che lipotesi di lavoro completa prevede altri cicli di cinque incontri sulla gestione di altre emozioni, in modo da completare nei partecipanti un quadro di gestione emotiva pi completo. Lintento secondario e meno immediato del lavoro invece quello di erudire ed educare le persone allemotivit, allascolto consapevole e allesplorazione di se stessi, evitando il giudizio e la critica, in modo tale che a loro volta possano trasmettere ad altri fuori dal gruppo ci che hanno appreso. Il fine sar dunque lallargarsi della possibilit di benessere psicologico nella societ, dato dalla consapevolezza e dallosservazione priva di giudizio. Il lavoro da fare in questo senso tanto, ma non a mio avviso utopistico pensare che il moltiplicarsi di incontri come questo proposto e il crescente interesse per linteriorit possano allargare a macchia dolio la cerchia di persone goccia dopo goccia. Lessere umano ha bisogno di tempo per effettuare dei cambiamenti e la societ ancora pi lenta nella trasformazione, ma pu arrivare il giorno in cui assieme alle materie scolastiche si insegner meditazione e ascolto di se stessi.

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