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Come dimenticare le preziose parole di don Franco, che aveva sperimentato in prima persona lumilt e la bont del mio

pap, in quella Chiesa gremita di gente a cui era noto per quanto tu dici. Mio padre non dava in cambio del tornaconto (detestava questo!). Si donava e basta. Questo la vita, durissima con lui sin da quando aveva soli due anni, gli aveva dato come dono. Superfluo sarebbe dire che mi mancano i confronti con lui. Erano confronti costruttivi e comodi che mi davano la carica per conservare la forza di sognare e credere. Confronti comodi in quanto sapevo che il suo rimproverarmi nel vedermi troppo affaccendata ad inseguire i miei ideali era semplice istinto paterno: voleva proteggere la figlia da lui stesso tanto responsabilizzata. Mio padre non concedeva alibi, Salvatore, n accettava scorciatoie per s e per noi. Io ero e sono come lui. Mi bastava dirgli che in fondo nemmeno lui credeva in quel rimprovero che con un sorrisino appena accennato concludeva che eravamo della stessa pasta. Mi sono sempre chiesta da dove gli venisse quellapertura mentale che ancora riscontro in pochi in maniera tanto spiccata. Di lezioni in termini didattici ne aveva ascoltate ben poche, in quanto cos era stato deciso per lui. La lezione per lui sar consistita nel dover trovare, e anche abbastanza presto, un senso a tanti guai piombatigli addosso. Altro che libri, diplomi, lauree! La riprova del fatto che apertura mentale non sia sinonimo di cultura (cultura come la intendono oggi in molti), me lha data mio padre, sin da quando ero una bambina. Spesso mi diceva una cosa che trovavo triste: "La vita lotta continua". Non capivo fino in fondo il senso di quelle parole e le trovavo pessimistiche. Dopo il difficile rialzarmi a seguito della sua perdita maledettamente brutta anche per il modo in cui avvenuta, il senso profondo l'ho capito. La vita lotta per quello in cui si crede, anche a costo di grandi sacrifici. Il pessimismo non c'entra nulla, quindi. Anzi, entra in gioco l'ottimismo in quanto volont di provare a realizzare i sogni a costo di grossi sacrifici. Questo era in termini pratici quello che pap faceva, e corrisponde pienamente al contenuto della sua affermazione. Anche nella malattia ha lottato in silenzio allo scopo di raggiungere un obiettivo: incoraggiare noi che a suoi occhi eravamo quelle che stavano subendo di pi. Nemmeno allora ha ceduto nel porsi lui al centro con i suoi bisogni. Che dire di pi? Voglio aprirmi del tutto.

So che laprirmi mi ha aiutata ad addomesticare il mio dolore. Vi riporto altre parole scritte, miste a lacrime, il 3 maggio 2010. Era il compleanno di mio padre..il primo senza mio padre. Pap,pap, pap,che darei per sentirmi rispondere da te ogni volta che dico pap. Non ti sentir pi parlare Non ti sentir pi ridere Non ti vedr pi affaccendato sulla tua bicicletta Non ti vedr pi fare il bambinone per compiacere le tue nipotine Di questo ormai ho coscienza Ma averne coscienza non basta Oggi mi sento come la bimba che prendevi per mano quando si trattava di attraversare la strada. Ero ancora tua figlia pap Ero ancora la tua bambina pap Poi tutta un tratto la mano ho dovuto tendertela io perch tu, accarezzandola in silenzio, trovassi la forza per sopportare. Allora sono stata adulta pap Allora agiva lamore grande che mi unisce a te e che mi dettava dentro: Coraggio! Adesso che sono sola in questa stanza e non devo apparire grande e forte a nessuno, posso tornare a essere bambina

Verso lacrime amare perch vorrei poterti dire Auguricome ho sempre fatto. Lo far Ma verr a farlo sulla tua tomba Buon compleanno mio adorato pap.

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