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LETTERA AI ROMANI

QUESTA lettera affronta una questione fondamentale per l’uomo: qual è la sua giusta
posizione di fronte a Dio, quella che lo porta alla salvezza? Paolo risponde che è la
fede per cui l’uomo si affida al Dio che si è rivelato e alla sua parola. L’uomo non si
salva da sè per il bene che fa e che Dio dovrebbe ricompensare, ma per ciò che Dio
ha fatto e fa per lui, mediante Cristo, il suo Figlio: è lui il “il vangelo”, la potenza di Dio che salva chiunque crede
(1,16). Tutta l’umanità è bisognosa di salvezza (1,18-3,20); e Dio la offre a tutti (3,21-31).

Abramo (4,1-25), capostipite d’Israele, è l’esempio dell’uomo gradito a Dio per la sua fede. E chi accoglie con fede
il vangelo vive una vita nuova animata dallo Spirito Santo che lo rende figlio di Dio a somiglianza di Cristo (5,1-
8,39): questa è infatti la salvezza che l’uomo non può realizzare da sé.

Paolo guarda poi al mistero d’Israele che ha rifiutato il Messia: esso non è ripudiato da Dio, ma resta il primo
chiamato a far parte del nuovo popolo di Dio che è la Chiesa (9,1-11,27). Dopo preziose indicazioni di vita
cristiana (12,1-15,13), la lettera si chiude con i saluti a tanti conoscenti e con una solenne lode a Dio (15,14-
16,27).

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