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Esperienze Extracorporee

Una esperienza extracorporea è caratterizzata dal fatto che un soggetto crede di essere
proiettato ad una certa distanza dal suo corpo fisico con la coscienza di potere distinguere
tranquillamente il proprio fisico e l'ambiente circostante come se fosse uno spettattore
completamente immerso nella scenografia.

Figura 1. Fenomeno Extracorporeo

Un esempio ci è dato dall'esperienza di un medico che nel 1916 si trovava a Clairmarais,


in Francia, in qualita' di sanitario adetto alla seconda brigata del Royal Flying Corps.

Figura 2. 58 Squadron Royal Flying Corps Northern France 1918

Il giovane medico inglese fu chiamato ad assistere una situazione di emergenza che


gravava su un altro campo d'aviazione: salito insieme con un pilota, a bordo di un
aeroplano disponibile partirono in tutta fretta. A causa di una brusca manovra, dovuta ad
una ascesa molto rapida, determinò una perdita di controllo del veivolo con conseguente
caduta di quota. Ad un certo punto, come un flash, il medico vide se stesso sbalzato fuori
dal veivolo che atterrò malamente. Solo che la visione, come in un cinema, appariva
chiaramente, con il proprio corpo riverso per terra ed il punto di visuale era ad almeno 70
metri di altezza. Poteva vedere il pilota illeso e due ufficiali che correvano vero il suo
corpo; la senzazione era di una calma del proprio spirito: " Il mio spirito, o come preferite
chiamarlo, mentre si librava al di sopra, si chiedeva per quale ragione si stessero tanto
preoccupando del mio corpo, e ricordo distintamente di aver desiderato che mi
lasciassero in pace ".
Così da un punto privilegiato sopra l'accaduto, il giovane vide un'ambulanza uscire dal
capannone e fermarsi, il guidatore venire fuori ed azionare la manovella di avviamento e
poi ritornare al posto di guida; l'assistente sanitario correre fuori dalla baracca di pronto
soccorso e saltare sull'ambulanza nel momento in cui si avvia; l' ambulanza fermarsi per
permettere all'assistente di tornare indietro a prendere qualcosa che aveva dimenticato, e
l'assistente saltare di nuovo sull'ambulanza, che continuò per il suo viaggio interrotto.
Dopo aver osservato tuttociò, l'uomo ancora privo di sensi, sentì se stesso allontanarsi dal
campo di aviazione a grande velocità. Aveva la senzazione di avvicinarsi alla città e poi
di oltrepassarla e dirigersi verso il mare aperto.E poi ad un certo punto avvenne, come
riavvolgendo una pellicola, un ritorno indietro e si ritrovò sopra il proprio corpo. E con
un brusco cambiamento di visuale, si rese conto che l'assistente sanitario gli stava
versando in gola uno stimolante e aprì gli occhi sul suo solito mondo.
Gli studiosi definiscono queste esperienze extracorporee come "esperienze
extrasomatiche", oppure di "bilocazione" oppure usano l'abbreviazione OOBE (out of
body experiences).
Negli anni 70 il dottore Dean Sheils, allora assistente di psicologia all'università del
Wisconsin analizzò tutta una serie di dati relativi a circa 70 culture non occidentali per
trovare punti di contatto sull'esperienze extracorporee e si scoprì che il 95% di queste
considera l'esistenza del OOBE, ed inoltre l'esperienze documentate erano
straordinariamente simili tra loro. Di solito "qualche cosa lascia il corpo, spesso durante
periodi di stati di incoscienza o di sonno naturale ma tali circostanze sono nettamente
distinte dal sogno normale; è generalmente un fatto spontaneo, anche se vi sono sciamani
che sostengono di essere in grado di vivere tali esperienze a comando.
L'esperienze extracorporee avvengono sia in circostanze normali, sia spesso come frutto
di eventi carichi di tensione emotiva: la violenza della guerra ha spesso provocato in
molte persone la senzazione che il proprio "io" venisse catapultato al di fuori di un corpo
straziato.

Figura 3.L'attacco a un carro armato inglese a Bassora: nelle foto, si vede il carrista che cerca di mettersi in salvo.

Un caso tipico fu registrato il 3 agosto 1944, quando un ordigno tedesco colpì in pieno un
carro armato carico di esplosivi e un ufficiale carrista inglese fu proiettato a parecchi
metri di distanza oltre la siepe alta un metro e mezzo.Mentre giaceva al suolo con la tuta
infiamme ed il fosforo accesso gli dilaniava le carni, l'ufficale si rese conto di essere
diventato due persone. Uno giaceva nel campo gemendo e urlando di terrore con gli arti
inferiori che si agitavano scompostamente. "L'altro io fluttuava nell'aria a circa 7 metri al
di sopra del suolo e da quella posizione, potevo vedere non soltanto l'altro me stesso al
suolo, ma anche la siepe, la stanza e l'autoblindo che era circondato di fumo e bruciava
selvaggiamente". Il distacco creava una lucidita' nell' "io" fluttuante tal che "Ricordo che
dissi a me stesso: 'Non serve a niente agitarsi così ...continua a rotolarti finchè farai
spegnere le fiamme!'. Finalmente il corpo fisico seguì l'ordine e rotolò fino al bordo della
siepe cadendo in un fosso parzialmente riempito d'acqua". Le fiamme si spensero, il
panico si calmò e l'ufficiale diventò di nuovo una persona sola.
Un'altra esperienza fortemente dettata da una situazione estrema fu il caso di Ed Marrell,
condannato a passare il resto dei suoi giorni in carcere nella prigione di San Quentin,
all'inizio del secolo scorso. Dopo aver ottenuto la grazia nel 1909, Marrell scrisse un
libro, "The Twenty-fifth Man (il 25eseimo uomo)" che narrava l'esperienze vissute ed
incise nel suo animo."

Figura 4. Camicia di forza

Le prove più terrificanti gli furono inflitte quando ingiustamente fu accusato di aver
nascosto delle armi nella prigione. I suoi carcerieri per costringerlo a confessare dove le
armi fossero nascoste, si servirono della "Blody Straitjacket (la camicia di forza
maledetta)", che era costituita da un involucro che avvolgeva tutto il corpo così
strettamente da provocare "una senzazione di soffocamento come se si fosse sepolti vivi".
Marrell descrisse i dolori lancinanti, l'intorpidimento progressivo degli arti, mentre le
escrezioni corporee corrodevano le carni come acido. La prima seduta di tortura, scrisse
Marrell, lo lasciò in uno stato di disperazione che non era paragonabile a nessun altra. Il
secondo episodio, fu molto diverso. Mentre giaceva, straziato, sul pavimento della cella,
sentì che la sua coscienza lasciava lentamente il suo corpo fisico per fluttuare liberamente
al di sopra dei muri della prigione. Libero dal dolore e dalla costrizione, potendo fuggire
da quei luoghi e da quella disperazione. Ogniqualvolta ritornava nel suo corpo fisico,
aveva la senzazione di riposo e di apparente serenità.
Gli aguzzini furono allibiti di non essere riusciti a spezzare la sua resistenza anche dopo
ripetute sevizie e torture. Quando col tempo gli fu riconosciuta la grazia e potè
abbandonare tale luogo, i fenomeni dissociativi scomparvero per sempre.

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