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A/HRC/20/14 Advance Edited Version (Versione avanzata)

Distr.: General (tipo di distribuzione: generale) 4 June 2012 (4 giugno 2012) Original: English (lingua originale: inglese)

Consiglio dei Diritti dell'Uomo Ventesima sessione Agenda punto 3 Promozione e tutela di tutti i diritti umani, diritti civili, politici, economici, sociali e culturali, compreso il diritto allo sviluppo

Rapporto del Relatore Speciale sulla promozione e protezione dei diritti umani e delle libert fondamentali nella lotta al terrorismo, Ben Emmerson Principi quadro per garantire i diritti umani delle vittime del terrorismo

Riassunto

Si tratta della prima relazione annuale presentata al Consiglio dei Diritti Umani dal nuovo Relatore Speciale sulla promozione e protezione dei diritti umani e delle libert fondamentali nella lotta al terrorismo, Ben Emmerson. Nel capitolo II della relazione, il Relatore Speciale mostra le sue principali attivit intraprese dal 1 agosto 2011 al 2 aprile 2012. Nella relazione principale, contenuta nel capitolo III, il Relatore Speciale descrive i diritti umani delle vittime del terrorismo giuridicamente vincolanti e riconosciuti a livello internazionale, ed approfondisce i corrispondenti obblighi internazionali degli Stati a garantire tali diritti. Egli raccomanda che gli Stati si indirizzino a sancire questi diritti e gli obblighi in uno specifico strumento internazionale.

I.

Introduzione
1. La presente relazione viene presentata al Consiglio dei diritti umani in virt della Risoluzione del Consiglio 19/19. Nella relazione, il Relatore Speciale sulla promozione e protezione dei diritti umani e delle libert fondamentali nella lotta al terrorismo elenca le sue principali attivit intraprese dal 18 agosto 2011 al 2 aprile 2012 e tematicamente si concentra sui diritti umani delle vittime di atti di terrorismo e i corrispondenti obblighi internazionali degli Stati.

II.

Attivit del Relatore Speciale


2. Il 19 settembre 2011, il Relatore Speciale ha partecipato al Simposio del Segretario Generale sulla cooperazione nella lotta contro il terrorismo internazionale (Symposium on International Counter-Terrorism Cooperation), dove ha tenuto una dichiarazione1 sulla promozione dei diritti umani e dello stato di diritto nella lotta al terrorismo, durante la quinta sessione. 3. Il 12 ottobre, il Relatore Speciale ha tenuto delle consultazioni a Londra con i rappresentanti della societ civile, gli avvocati e le istituzioni nazionali per i diritti umani provenienti da diverse regioni. 4. Il 20 ottobre, il Relatore Speciale ha consegnato la sua prima dichiarazione2 e ha presentato la sua prima relazione annuale (A/66/310) all'Assemblea generale, in cui egli ha identificato due aree collegate che rientrano nel suo mandato, sul quale aveva intenzione di concentrarsi, vale a dire gli obblighi degli Stati nei confronti delle vittime del terrorismo (par. 20), e il dovere degli Stati di promuovere strategie per la prevenzione del terrorismo. 5. In ottobre 2011, il Relatore Speciale ha avuto incontri a New York con il Security Council Counter-Terrorism Committee, il 1267/1989 Comitato per le sanzioni ad Al Qaeda e il suo difensore civico, i rappresentanti permanenti di Germania e Messico presso le Nazioni Unite, il rappresentante degli Stati Uniti per il Consiglio Economico e Sociale e vari rappresentanti della societ civile. A livello di segreteria, si incontrato con il presidente della Counter-Terrorism Implementation Task Force (CTITF) e partecipato a una tavola rotonda con il Gruppo di lavoro del Consiglio di Sicurezza sulla risoluzione 1624 (2005) del Counter-Terrorism Committee Executive Directorate (CTED), per quanto riguarda le implicazioni sui diritti umani delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza 1624 (2005) e 1373 (2001). 6. Il 15 novembre, il Relatore Speciale ha rilasciato una dichiarazione3 al seminario internazionale "Terrorismo e standard dei diritti umani", organizzato dall'Ufficio regionale dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) a Santiago del Cile e l'Istituto nazionale cileno per i diritti umani. 7. L'11 marzo 2012, il Relatore Speciale ha pubblicato un articolo sul giornale danese Berlingske Tidende, scritto di concerto con il Ministro degli Affari Esteri della Danimarca e il Coordinatore dell'antiterrorismo dell'Unione europea, in occasione della Giornata europea in memoria delle vittime del terrorismo. 8. Il 2 aprile 2012, il Relatore Speciale ha partecipato a una tavola rotonda sui diritti delle vittime del terrorismo, organizzata congiuntamente dalla Spagna, il CTITF, la Fundacin Miguel ngel Blanco e la Fundacin Victimas del Terrorismo.

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http://www.ohchr.org/Documents/Issues/Terrorism/SG-SymposiumIntervention _SR _on_CT_HR.pdf http://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx? NewsID=11736&LangID=E http://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx? NewsID=11737&LangID=E

9. Il Relatore Speciale ringrazia il governo del Burkina Faso per avergli esteso un invito a visitare il paese nel novembre 2011, che fu costretto a rinviare nel 2012. Egli esprime anche i suoi ringraziamenti al governo dell'Honduras per l'invito ricevuto. Il governo del Cile ha segnalato che una visita nel paese potrebbe avvenire nel 2012. A seguito dell'emissione di un invito permanente a tutti i detentori del mandato delle procedure speciali, il Relatore Speciale ha inviato un sollecito riguardante la sua richiesta di visita in sospeso in Thailandia. Egli ha anche inviato una richiesta visita in Nigeria, che, come il Burkina Faso, un paese partner per l' Integrated Assistance for Countering Terrorism del CTITF. Ci sono richieste di visita in sospeso verso l'Algeria, Malesia, Pakistan, le Filippine e la Federazione Russa. Inoltre, egli in attesa di un invito per una seconda visita in Egitto.

III. Gli obblighi dello Stato corrispondenti ai diritti umani delle vittime del terrorismo

10. La presente relazione identifica i diritti umani fondamentali delle vittime del terrorismo, elabora gli obblighi internazionali basati sugli Stati per proteggere tali diritti, e raccomanda che gli Stati compiano passi avanti per sancire questi diritti e doveri in uno specifico strumento internazionale. 11. In via preliminare, il Relatore Speciale esorta vivamente gli Stati a riconoscere che l'afflizione intenzionale di violenza letale o potenzialmente letale da parte degli attori non statali nel corso di un atto di terrorismo costituisca, in tutti i casi in cui risultino morte o lesioni gravi fisiche o psicologiche, una grave violazione dei diritti umani della vittima, a prescindere dalla questione della responsabilit, diretta o indiretta, dello Stato. 12. Alcuni ancora sostengono che i terroristi, ribelli e altro belligerante non possano commettere violazioni dei diritto internazionale dei diritti umani a meno che il grado di organizzazione, di controllo del territorio e di riconoscimento dello Stato coinvolti in una situazione di conflitto, abbia raggiunto il livello di una vera e propria insurrezione o di un conflitto armato interno. Tuttavia, un principio centrale del diritto internazionale dei diritti umani che esso debba tenere il passo con un mondo che cambia. Alcune delle pi gravi violazioni dei diritti umani sono oggi commessi da, o per conto di, attori non-statali che operano in situazioni di conflitto di un tipo o dell'altro,4 anche mediante reti terroristiche nazionali e internazionali. Se il diritto internazionale dei diritti umani quello di tenere il passo con questi cambiamenti, le vittime di atti di terrorismo devono ora essere riconosciuti come vittime di gravi violazioni del diritto internazionale dei diritti umani5.

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Si veda per esempio A/HRC/19/69, paragrafi 105-120. Per esempio la Legge No. 29/2011 della Spagna, il paragrafo 60 di questo rapporto.

13. Per coloro che cercano un nesso di competenza dello Stato, questo pu essere identificato nel dovere generale degli Stati, ai sensi dell'articolo 6 della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici (il "Convenzione"), di proteggere il diritto alla vita degli individui sul loro territorio, cos come "il sacrificio involontario delle vittime per conto dello Stato, che il bersaglio pi frequente di atti terroristici."6 Certo, se visti dal punto di vista della vittima, l'uccisione di massa di civili, che l'obiettivo della maggior parte delle campagne terroristiche, comporta la privazione del diritto umano pi fondamentale di tutti. Il Relatore Speciale riconosce che vi un organismo responsabile dell'opinione per cui solo gli Stati e le entit ad essi comparabili possono violare i diritti umani. Tuttavia, egli non condivide questo punto di vista. Anzi, si pu sostenere che un'analisi obsoleta e retrograda lasciar rimanere le vittime del terrorismo in una situazione legalmente ossificata "prigionieri della dottrina"7, che pu portare a varie forme di vittimizzazione secondaria.8 14. E' un fatto sorprendente che, nonostante la proliferazione di accordi internazionali relativi alla repressione del terrorismo, non ce ne sia nessuno che si rivolga in particolare ai diritti umani delle vittime e ai corrispondenti obblighi degli Stati. La disumanizzazione delle vittime del terrorismo stata riconosciuta dall'Assemblea Generale come condizione favorevole alla diffusione del terrorismo.9 Il Relatore Speciale ritiene che il riconoscimento internazionale delle vittime del terrorismo come individui i cui diritti fondamentali dell'uomo sono stati violati, e l'incorporazione di questo principio in un determinato strumento internazionale sui diritti delle vittime del terrorismo rafforzer gli sforzi internazionali verso una effettiva strategia globale di lotta contro il terrorismo. 15. Il capitolo I del Global Counter-Terrorism Strategy incoraggia gli Stati membri a prendere in considerazione l'introduzione di sistemi nazionali di assistenza che promuovano i bisogni delle vittime del terrorismo e delle loro famiglie e facilitino la normalizzazione delle loro vite. Il Capitolo IV sottolinea la necessit di promuovere e proteggere i diritti delle vittime di atti di terrorismo.10 La presente relazione intende contribuire a tali obiettivi raccomandando che gli Stati formalmente riconoscano le vittime del terrorismo in quanto vittime di violazioni dei diritti umani internazionali, ed siano accordati alcuni principi minimi con uno specifico strumento internazionale dedicato a garantire la tutela dei loro diritti umani fondamentali. 16. Ai fini della presente relazione, il Relatore Speciale individua quattro principali categorie di vittime del terrorismo:11 Vittime dirette del terrorismo: le persone fisiche che sono stati uccise o hanno subito gravi lesioni fisiche o psicologiche come risultato di un atto di terrorismo.12 Gli atti terroristici spesso colpiscono un gran numero di vittime dirette, la maggior parte dei diritti umani fondamentali delle quali stati violato o minacciato, come il loro diritto alla vita e alla sicurezza fisica e all'integrit morale.13

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Nazioni Unite Ufficio Droghe e Crimine (UNODC), The Criminal Justice Response to Support Victims of Acts of Terrorism (New York, 2011), para. 68. Andrew Clapham, Human Rights Obligations of Non-State Actors (Oxford, Oxford University Press, 2006), chap. 2.1. Si veda: Andrew Clapham, Human rights obligations of non-state actors in conflict situations, International Review of the Red Cross, vol. 88, No. 863 (September 2006), pp. 491-523. Assemblea Generale risoluzione 60/288, allegato, capitolo. I, paragrafo introduttivo Ibid., allegato, capitolo. IV. Si veda anche: Rianne Letschert, Ines Staiger and Antony Pemberton (eds.), Assisting Victims of Terrorism: Towards a European Standard of Justice (2010), pp. 16-20. Si veda: Assemblea Generale risoluzione 40/34 (1985); e60/147 (2005), allegato, capitolo V, paragrafo 8. Per le prassi e le legislazioni nazionali, si veda UNODC (nota 6), paragrafi 70-129.

Vittime secondarie del terrorismo: le persone fisiche che sono parente prossimi o a carico di una vittima diretta del terrorismo. L'Assemblea Generale ha accettato che il termine vittima "comprenda, se del caso, i familiari pi prossimi o persone a carico della vittima diretta."14 Ci stato espressamente riconosciuto da enti regionali per i diritti umani nel contesto degli obblighi positivi dello Stato per tutelare il diritto alla la vita,15 ed stata estesa per includere, de facto, matrimoni e simili relazioni personali.16 Allo stesso modo, le Linee-guida in materia di protezione delle vittime di atti terroristici del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, di estendere la protezione, in circostanze appropriate, ai parenti stretti della vittima diretta (cap. I Principi, comma 1.). Vittime indirette del terrorismo: individui che hanno subito gravi danni fisici o psicologici come risultato indiretto di un atto di terrorismo. Questa categoria comprende (a) persone del pubblico (come ostaggi o astanti) che sono stati uccisi o feriti dall'uso della forza, potenzialmente letale, contro presunti terroristi, b) testimoni oculari che hanno subito gravi danni psicologici come il risultato di assistere a un violento attentato terroristico o le sue conseguenze immediate, (c) gli individui che sono stati sottoposti a una forza potenzialmente letale da un organo pubblico, dopo essere stati erroneamente identificati come sospetti terroristi,17 (d) le squadre di soccorso che soffrono di gravi danni fisici o psicologici come il risultato di prendere parte all'intervento d'emergenza.18 Potenziali vittime del terrorismo: ai fini di promuovere una dichiarazione completa dei diritti e degli obblighi fondamentali in questo settore, le vittime potenziali di futuri atti terroristici sono una ulteriore importante categoria. Sono i principali beneficiari degli obblighi positivi dello Stato ai sensi dell'articolo 6 del Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici. Inoltre, la prevenzione di futuri atti di terrorismo una parte importante della ratio per l'obbligo dello Stato a condurre un'indagine pronta, approfondita, indipendente e imparziale su qualsiasi atto di terrorismo, ai sensi dell'articolo 6 del Convenzione.

A. L'obbligo giuridico degli Stati a tutelare il diritto alla vita


17. Il primo dovere di uno Stato, e componente fondamentale della sua ragion d'essere, quello di proteggere la vita dei suoi cittadini e di tutti gli individui all'interno del suo territorio o laddove sia soggetto alla sua giurisdizione (A/66/310, par 20. ). Il diritto alla vita ai sensi dell'articolo 6 del Convenzione19 stato definito come il diritto supremo dell'uomo20; inderogabile ai sensi dell'articolo 4, comma 2, della Convenzione.21

14 Si veda nota precedente 12. 15 Si veda: European Court of Human Rights (ECHR), Osman v. The United Kingdom, no. 87/1997/871/1083. 16 Si veda: ECHR, Finogenov and others v. Russia, nos. 18299/03 and 27311/03, para. 205; also Inter-American Court of Human Rights (IACtHR), Velasquez Rodrigues v. Honduras, Judgment of 21 July 1989, paras. 50-52; and Aloeboetoe et al. v. Surinam, Judgment of 10 September 1993, para. 71. 17 Questa categoria tipica nel caso di Jean Charles de Menenez, che fu ucciso per sbaglio nella metropolitana di Londora il 22 Luglio 2005, nella falsa convinzione che fosse uno dei responsabili degli attentati dinamitardi di Londra. 18 Si veda la precedente nota 12. 19 Si veda anche Convenzione europea dei diritti dell'uomo, art. 2, della Carta africana sui diritti dell'uomo e dei popoli, art. 4; Convenzione Americana sui Diritti Umani, art. 4, della Carta riveduta araba (2004), art. 5. 20 Manfred Nowak, UN Covenant on Civil and Political Rights, CCPR Commentary, 2nd edition (Rhein, Engel, 2005), p. 121. 21 Human Rights Committee, commento generale No. 6 (1982), par. 1.

18. Obblighi degli Stati, previsti dall'articolo 6 della Convenzione, vanno oltre il dovere di astenersi da parte dei pubblici ufficiali dal togliere la vita in modo intenzionale e illecita. L'articolo 6 incarna anche il dovere positivo degli Stati a prendere misure appropriate per salvaguardare la vita dei singoli individui all'interno della propria giurisdizione. Organi regionali per i diritti umani hanno stabilito una tradizione giurisprudenziale nei confronti dell'obbligo positivo degli Stati di proteggere gli individui la cui vita sia a rischio di lesioni attraverso atti criminali di parti terze.22 Pi in particolare, hanno elaborato le norme riguardante il dovere degli Stati di tutelare il diritto alla vita nel contesto di atti di terrorismo. Le Linee-guida del Consiglio d'Europa in materia di diritti umani e la lotta contro il terrorismo si riferiscono al "dovere imperativo degli Stati di proteggere le loro popolazioni contro eventuali atti terroristici" (preambolo, par. F) mentre la Commissione InterAmericana sui Diritti Umani sottolinea che "lo Stato ha il diritto e il dovere di garantire la sicurezza di tutti."23 Il dovere dello Stato di difendere la sicurezza nazionale e l'obbligo di garantire la tutela dei diritti umani di tutti coloro che si trovano nell'ambito della sua giurisdizione, ammontano pertanto a una serie di obblighi complementari, simultanei e vicendevolmente rafforzati. 19. E' assiomatico che gli Stati abbiano l'obbligo di una legge internazionale per mettere in atto norme efficaci di diritto penale per dissuadere l'istigazione,24 la preparazione e la commissione di reati di terrorismo, sostenute dagli apparati delle forze dell'ordine per la prevenzione, la soppressione e la sanzione delle violazioni di tale norme.25 Le difese disponibili in base alle leggi nazionali devono essere redatte con sufficiente precisione per garantire un'efficace protezione del diritto alla vita e alla sicurezza fisica.26 20. Il diritto alla vita ai sensi dell'articolo 6 della Convenzione non pu essere interpretato in modo tale da porre gli Stati nella posizione di garante contro ogni minaccia terroristica, in quanto ci comporterebbe un onere sproporzionato per le autorit.27 Tuttavia, in certe situazioni ben definite, i pubblici ufficiali possono trovarsi in obbligo positivo di adottare misure operative per prevenire che un atto terroristico si verifichi.28 Per quando sorge un tale obbligo positivo ad operare, occorre stabilire che (i) le autorit sapevano o avrebbe dovuto conoscere (ii) l'esistenza, all'epoca dei fatti, di un vero e immediato (iii) rischio per la vita di una persona fisica identificata o un gruppo di individui soggetti alla sua giurisdizione a causa di (iv) atti criminali di un parte terza, e che non sono riusciti a prendere (v) le misure nell'ambito delle loro competenze giuridiche e delle risorse disponibili, e in conformit ai loro obblighi internazionali che, valutati oggettivamente e ragionevolmente, avrebbe potuto essere previsti al fine di evitare tale rischio.29

22 Si veda: ECHR, Osman v. The United Kingdom; LC B v. The United Kingdom, no. 23413/94, 9 June 1998, para. 36; IACtHR, Velasques Rodriguez v. Honduras, para. 166. 23 Commissione Inter-Americana sui Diritti Umani (CIDH), "Relazione sul Terrorismo e diritti umani", par. 107, disponibile presso http://www.cidh.oas.org/Terrorism/Eng/toc.htm, vedi anche IACtHR, Neira-Alegria et al. v Per, Sentenza del 19 gennaio 1995. 24 Si veda: Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza 1372 (2001) e 1625 (2005). 25 ECHR, Osman v. The United Kingdom, commi 115-116. 26 ECHR, A v. The United Kingdom, no. 100/1997/884/1096; X and Y v. The Netherlands, no. 8978/80. 27 Si veda nota precedente 25 ; e anche ECHR, Branko Tomai and Others v. Croatia, no. 46598/06, comma 50; ECHR, Giuliani and Gaggio v. Italy, no. 23458/02, Judgment of 24 March 2011, comma 245. 28 Si veda nota precedente 25. 29 Ibid.

21. In relazione al requisito (i), gli Stati sono tenuti ad istituire meccanismi efficaci per identificare le potenziali minacce future di attacchi terroristici, per analizzare le informazioni con ragionevole cura, per raggiungere una valutazione della gestione del rischio e di prendere i provvedimenti opportuni. Tale azione pu comprendere non solo la cessazione degli attacchi minacciati da parte delle forze dell'ordine, ma anche, se del caso, della fornitura di informazioni al pubblico. Molti Stati hanno istituito delle istituzioni dedicate, per lo pi sotto forma di agenzie di intelligence o di sicurezza, il cui compito quello di individuare potenziali minacce alla sicurezza nazionale, comprese le minacce terroristiche, attraverso la raccolta e l'analisi di informazioni pertinenti. Le attivit di tali agenzie devono essere pienamente compatibili con il diritto internazionale dei diritti umani.30 22. In relazione al requisito (ii), le autorit non saranno, in generale, in possesso di tutti i fatti rilevanti in anticipo, e sono quindi spesso costretti a pianificare operazioni di anti-terrorismo sulla base di ipotesi di fatti incompleti. Le autorit degli Stati si confrontano ogni giorno con una quantit immensa di materiale sulle possibile minacce alla sicurezza.31 Le sole valutazioni ex post facto non possono essere l'unica base per l'accertamento della responsabilit dello Stato per una violazione del diritto alla vita. Possono tuttavia essere di fondamentale importanza quando le autorit competenti sono chiamati a condurre indagini al fine di individuare le lezioni apprese da un attentato terroristico, in modo che le autorit possano in futuro essere maggiormente in grado di prevenire simili incidenti. 23. In relazione al requisito (iii), vi una distinzione tra i casi in cui le autorit hanno gi accettato l'obbligo di fornire protezione personale per un individuo o un gruppo identificati come a rischio specifico (in questo caso, si pu dire che le autorit abbiano assunto la responsabilit diretta per garantire la sicurezza fisica di quegli individui o gruppi32) e casi in cui l'obbligo in questione dovere generale incombente allo Stato per garantire una sufficiente protezione contro la generica minaccia posta dal terrorismo alla popolazione in generale.33 In quest'ultimo contesto, gli Stati devono bilanciare considerazioni concorrenti, compresa la protezione dei diritti degli altri, alla libert e alla sicurezza, al giusto processo, alla privacy, alla libert di espressione e alla libert di movimento. Essi possono anche essere limitati dallo stanziamento di scarse risorse. Agli Stati deve quindi essere concessa una certa discrezionalit nella pianificazione generale delle strategie di antiterrorismo e nella scelta dei mezzi legislativi, esecutivi e operativi a loro disposizione per l'adempimento degli obblighi positivi operative ai sensi dell'articolo 6 del Convenzione.34 24. Per quanto riguarda il termine "criminale" al requisito (iv), nessuna distinzione deve essere elaborata in questa connessione tra il terrorismo e altri crimini contro persone o cose. Il Relatore Speciale adotta e ribadisce l'approccio del suo predecessore che tutti gli atti di terrorismo devono essere classificati come reati comuni, e trattati nell'ambito del quadro giuridico e istituzionale del diritto penale ordinario.35

30 Si veda la raccolta di buone prassi in materia quadri giuridici e istituzionali per i servizi di intelligence e il loro controllo, promulgata dal ex Relatore Speciale (A/HRC/14/46, par. 9-50). 31 Si veda ad esempio Report "Inchieste del Coroner nelle attentati di Londra del 7 luglio 2005", secondo la regola 43 delle regole del Coroner del 1984, par. 11-12. 32 Si veda nota 25. 33 ECHR, Mastromatteo v. Italy, no. 37703/97, para. 69; Maiorano and Others v. Italy, no. 28634/06, para. 107. 34 ECHR, Ciechonska v. Poland, no. 19776/04, para. 65. 35 Si veda: A/HRC/16/51, para. 21, practice 3.1.

25. In relazione al requisito (v), le misure contro il terrorismo devono essere pienamente in conformit con i diritti umani internazionali e le leggi umanitarie. Devono rispettare il diritto alla vita degli indagati e degli astanti, il divieto assoluto di uso della tortura o altri maltrattamenti o pene durante gli interrogatori o la detenzione, il diritto alla libert e alla sicurezza, il diritto a un processo equo e pubblico da un organo indipendente e un tribunale imparziale, il principio della certezza del diritto e di non retroattivit nell'applicazione della legge penale, nonch i diritti alla privacy qualificati, al libert di espressione e la libert di associazione. Le misure di antiterrorismo devono essere attentamente studiate per soddisfare ogni specifica minaccia che stato identificata, evitando discriminazioni, tra cui le differenze ingiustificate nel trattamento di particolari gruppi religiosi o etnici o di cittadini stranieri.36 L'adozione di misure di anti-terrorismo lesive dei diritti umani, stato riconosciuto dall'Assemblea Generale come una delle condizioni favorevoli alla diffusione del terrorismo.37 Il Relatore Speciale ritiene evidente che le violazioni dei diritti umani da parte degli Stati per contrastare la minaccia del terrorismo porge una vittoria alla propaganda per i terroristi e fornisce loro argomenti distorti con cui reclutare gli altri alla loro causa. Tali misure non solo sono illegittimi a livello internazionale, ma aumentano, in misura non nota, anche il rischio di future potenziali vittime del terrorismo. 26. Una dimensione importante del requisito (v) il dovere positivo dello Stato di intervenire nel corso di un grave attentato terroristico e sulle sue conseguenze. I requisiti di cui all'articolo 6 della Convenzione implica che qualsiasi operazione di soccorso dovrebbe essere basata su un piano di emergenza generale considerato con attenzione, preparato e approvato in anticipo dalle autorit. Gli Stati hanno il dovere di pianificare tali operazioni in modo tale da minimizzare il rischio di lesioni fisiche, nella misura massima possibile.38 27. Nei casi in cui la violenza letale sia deliberatamente inflitta da funzionari statali, ci pu essere una minaccia non solo per la vita del sospettato, ma anche alla vita di ogni spettatore innocente. Questo vale in particolare quando si utilizzano armi da fuoco. Nel caso riguardante ostaggi presi da terroristi, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha affermato che "l'obiettivo primario dell'operazione [di salvataggio] dovrebbe essere quello di proteggere la vita dalla violenza illegale."39 Le operazioni di anti-terrorismo che si traducono in perdita di vite umane deveno quindi essere sottoposte al vaglio giudiziario o ad altro controllo indipendente per determinare non solo se le azioni dei funzionari statali, che amministravano la forza letale, siano legali, ma anche se l'operazione nel suo complesso, inclusa la sua pianificazione e controllo, sia correttamente proporzionata.40

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Si veda: ECHR, A and others v. The United Kingdom, no. 3455/05. Si veda: risoluzione dell'Assemblea Generale 60/288. Si veda anche: ECHR, Finogenov and Others v. Russian Federation, nos. 18299/03 and 27311/03, paras. 243-262. ECHR, Isayeva v. Russia, no. 57950/00, para. 191; anche IACtHR, Miguel Castro Castro Prison v. Peru, Judgment of 25 November 2006, par. 228(d); and the Basic Principles on the Use of Force and Firearms by Law Enforcement Officials (Havana, 27 August to 7 September 1990), disponibile su http://www2.ohchr.org/english/law/firearms.htm. 40 Si veda: ECHR, McCann v. the United Kingdom, no. 18984/91, par. 150 e 205. Per quanto riguarda la portata di tale obbligo investigativo vedi B riportata di seguito.

28. Il Relatore Speciale profondamente consapevole delle molteplici difficolt che gli Stati incontrano nel proteggere la popolazione dalla violenza terroristica, ed ammette di riconoscere la complessit del problema. Pi in particolare, si deve tener conto delle difficolt nell'attivit di polizia delle societ moderne, l'imprevedibilit della condotta umana e le scelte operative che devono essere effettuate in termini di priorit e di risorse.41 La scelta dei mezzi pu dipendere dalla misura in cui le autorit hanno sotto controllo una situazione particolare.42 Non di meno, lo scarico di coscienza verso tali importanti e difficili compiti responsabilit precipua dello Stato. 29. In aggiunta alle misure di attuazione della legge di cui al capitolo II del Global Counter-Terrorism Strategy,43 gli Stati hanno la responsabilit di attuare le iniziative di prevenzione volte a ridurre il rischio di futuri atti di terrorismo. Questo pu essere visto come una dimensione dell'obbligo positivo dello Stato ai sensi dell'articolo 6 della Convenzione di prendere misure per proteggere la vita delle potenziali future vittime di atti di terrorismo. Gli Stati devono affrontare non solo le manifestazioni del terrorismo, ma le sue cause, come previsto nel capitolo I della Strategia. Le condizioni che favoriscono la diffusione del terrorismo, come individuate dagli Stati Membri, includono prolungati conflitti irrisolti; la disumanizzazione delle vittime del terrorismo in tutte le loro forme e manifestazioni, la mancanza di Stato di diritto; le violazioni dei diritti umani, la discriminazione etnica, nazionale e religiosa; le politica di esclusione; l'emarginazione socioeconomica e la mancanza di buon governo.44 30. Il Relatore Speciale ritiene che le capacit delle Nazioni Unite nella prevenzione dei conflitti, negoziazione, mediazione, conciliazione, mantenimento e consolidamento della pace45 dovrebbe essere pi attivamente ricercato e trasferito nelle strategie nazionali di lotta al terrorismo. A questo proposito, accoglie con favore l'iniziativa del Gruppo di Lavoro CTITF sulla prevenzione e la risoluzione dei conflitti di emettere linee guida per i mediatori delle Nazioni Unite.46 31. Il collegamento indicato tra la povert e il terrorismo controversa.47 Tuttavia, nel modo di vedere del Relatore Speciale, ci sono almeno "i modelli di correlazione" che suggeriscono che le societ caratterizzate da emarginazione economica, sociale, politico ed educativo "siano spesso levatrici, o terreno di reclutamento per il terrorismo" (A/HRC/6/17 , par. 64). L'Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OCSE) ha suggerito che gli sforzi di prevenzione del terrorismo dovrebbero concentrarsi su rivendicazioni derivanti dalla disuguaglianza e l'esclusione sociale.48

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Si veda anche: ECHR, Makaratzis v. Greece, no. 50385/99, par. 69; Maiorano and Others v. Italy, par. 105. Si veda: ECHR, Finogenov and Others v. The Russian Federation, nos. 18299/03 e 27311/03, par. 213. risoluzione dell'Assemblea Generale 60/288, allegato, cap. II, par. 3. Ibid., allegato, cap. I. Ibid., allegato, cap. I, par 1. Si veda Guidelines for UN Mediators Terrorism, disponibile su http://www.un.org/en/terrorism/ctitf/pdfs/web_wg_preventing_resolving_conflicts_guidance_for_mediators. 47 CTITF, First Report of the Working Group on Radicalisation and Extremism that Lead to Terrorism: Inventory of State Programmes, par. 20, disponibile su http://www.un.org/terrorism/pdfs/ radicalization.pdf; si veda anche A/59/2005, para. 16. 48 OECD, A Development Co-operation Lens on Terrorist Prevention: Key Entry Points for Action, DAC Guidelines and Reference Series (OECD, 2003), pp. 8-9, disponibile su http://www.oecd.org/ dataoecd/17/4/16085708.pdf.

32. Infine, a questo proposito, il Relatore Speciale fermamente convinto che i diritti umani compatibili con le misure di antiterrorismo aiutino a prevenire il reclutamento di individui verso gli atti di terrorismo (A/HRC/16/51, comma 12). La violazioni dei diritti umani hanno troppo spesso contribuito alle lamentele che hanno poi spinto le persone verso scelte sbagliate e a ricorrere al terrorismo. Misure repressive sproporzionate verso singole comunit comporta un rischio di alienazione collettiva. Stati che hanno derogato dai loro obblighi verso i diritti umani per motivi di emergenza nazionale, o hanno fatto ricorso a risposte militari nella lotta al terrorismo, hanno registrato una erosione delle garanzie istituzionali, procedurali e sostanziali. L'impegno collettivo della comunit internazionale per proteggere i diritti delle potenziali future vittime del terrorismo comporta necessariamente un impegno altrettanto risoluto verso i principi del diritto internazionale dei diritti umani nella concezione e nell'attuazione di strategie di anti-terrorismo.

B. L'obbligo aggetivale indipendente e imparziale

degli

Stati

di

condurre

un'indagine

33. L'articolo 15 della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla Prevenzione del Terrorismo riconosce il dovere degli Stati di indagare sui fatti di un presunto crimine terroristico e, se del caso, a perseguire o estradare il presunto colpevole. Con il carattere sempre pi transnazionale delle reti terroristiche, c' stata una corrispondente evoluzione della cooperazione transfrontaliera e la reciproca assistenza giudiziaria nelle indagini e il perseguimento di sospetti terroristi. Gli Stati sono ora obbligati a cooperare tra loro in indagini di anti-terrorismo transnazionali (compreso l'arresto e la detenzione di sospetti), per rispondere alle richieste di assistenza giudiziaria e all'estradizione di indagati e latitanti.49 Tali obblighi, tuttavia, acquistano efficacia subordinatamente agli obblighi internazionali a priori degli Stati di rifiutare tale assistenza qualora si esponesse un individuo ad un rischio reale di tortura o trattamenti inumani o degradanti50 o ad un "flagrante diniego di giustizia".51

49 Si veda UNODC, Manual on International Cooperation in Criminal Matters related to Terrorism (New York, 2009), Module 1.B and 1.C. 50 Si vedi CEDU, Soering contro il Regno Unito, no. 14038/88, e, per quanto riguarda la cooperazione con le agenzie di intelligence degli Stati noti per praticare la tortura, vedi governo HM, "orientamento consolidato di agenti dei servizi segreti e personale di servizio sulla detenzione e gli interrogatori di detenuti all'estero, e al superamento e alla ricezione di intelligence riguardanti i detenuti "(Regno Unito, luglio 2010). Questa guida stata esaminata dal Tribunale amministrativo della High Court of Justice of England and Wales in Equality and Human Rights Commission v Prime Minister & Ors [2011] EWHC 2401 (Admin) (3 ottobre 2011), che ha dichiarato che la cooperazione con l'interrogatorio di un sospetto da un altro Stato sarebbe sempre illegale quando utilizzato la modalit "incappucciamento". 51 Si veda ECHR, Othman (Abu Qatada) v. The United Kingdom, no. 8139/09.

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34. I tribunali regionali hanno segnalato che l'azione giudiziaria o l'estradizione di persone presunte responsabili di uccisioni illegali serve come misura di prevenzione.52 In questo modo, il dovere dello Stato di indagare e perseguire sospetti terroristi direttamente legata al suo obbligo di porre fine all'impunit e prevenire futuri atti di terrorismo. Individui sospettati, per motivi oggettivamente ragionevoli, di aver svolto l'incitamento, la preparazione, l'istigazione o la commissione di atti terroristici dovrebbero essere debitamente valutati e, se del caso, processati, condannati e puniti secondo le regole ordinarie di diritto di procedura penale,53 oppure estradato in un altro Stato per affrontare il processo. Ci implica, in entrambi i casi, che il processo finale di una persona accusata di coinvolgimento in un atto di terrorismo avvenga con gli standard internazionali per una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente, civile e imparziale. Una udienza pubblica fornisce una giustizia visibile alle vittime e alle loro famiglie. Al contrario, la detenzione a tempo indeterminato o segrete di sospetti terroristi, senza accusa n processo, non solo contraria al diritto internazionale,54 ma priva la vittime della possibilit di partecipare all'iter di portare i colpevoli di fronte alla giustizia. 35. Il Relatore Specialie concorda con la visione della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo per cui l'obbligo dello Stato di proteggere la vita richiede una effettiva inchiesta ufficiale ogni qualvolta gli individui sono stati uccisi o subito ferite mortali attraverso l'uso letale della forza, o potenzialmente letale, in un contesto terroristico, sia da un atto illecito di terrorismo commesso da un attore non statale, o da atti o omissioni di pubblici ufficiali nell'attuazione di azioni di anti-terrorismo.55 36. Nell'evolversi della sua giurisprudenza, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha stabilito una serie di criteri per valutare l'efficacia di una tale indagine, che possono essere assolti da un'inchiesta, un'inchiesta pubblica, un'indagine indipendente o una combinazione di meccanismi. L'obbligo dello Stato non pu comunque essere assolto soltanto attraverso la disponibilit di un procedimento civile su iniziativa della vittima o di un suo prossimo. Nell'ottica del Relatore Speciale, i seguenti requisiti minimi devono in ogni caso essere soddisfatti: Una volta che la questione sia giunta all'attenzione delle autorit, queste devono agire d'ufficio e non aspettare una denuncia formale presentata dal parenti prossimi del defunto.56 Questo vale non solo per decessi derivanti da un atto terroristico letale, ma anche nelle morti causate da funzionari dello Stato nel corso di una operazione contro il terrorismo, e casi in cui plausibilmente affermato che i pubblici ufficiali abbiano colpevolmente fallito nella responsabilit di adottare misure preventive per scongiurare un atto di terrorismo. L'indagine dovrebbe sempre partire immediatamente. Ad un'indagine puntuale pi probabile che segua un quadro probatorio affidabile. Sebbene ci possano essere ostacoli che ritardano i progressi di un'indagine, questa deve essere effettuata con ragionevole celerit.57

52 Si veda per esempio ECHR, Kaya v. Turkey, no. 22535/93, para. 85. 53 Si veda A/HRC/16/51, practice 3, para. 1; anche Human Rights Committee general comment No. 6 (1982), para. 3; CCPR/CO/73/UK;CCPR/CO/73/UKOT, para. 8. 54 Anche se gli Stati hanno introdotto deroghe formali, negli strumenti di diritti umani internazionali o regionali per motivi di emergenza nazionale, le misure di detenzione devono comunque avere carattere eccezionale e temporaneo in natura e la portata della deroga deve, in tutti gli aspetti, soddisfare i requisiti di proporzionalit e non discriminazione, si veda ad esempio CEDU, A e altri contro Regno Unito, no. 3455/05. 55 ECHR, Branko Tomai and Others v. Croatia, no. 46598/06, para. 62. 56 Si veda anche ECHR, lhan v. Turkey, no. 22277/93, paragrafo 63 57 Si veda per esempio ECHR, Yaa v. Turkey, no. 22495/93, commi102-104; Cakc v. Turkey, no. 23657/94, commi 80, 87 e 106; Mahmut Kaya v. Turkey, no. 22535/93, commi 106-107; Isayeva, Yusupova and Bazayeva v. Russia, nos. 57947-49/00, comma 212; Benuyeva and Others v. Russia, no. 8347/05, comma 112.

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In tutti i casi, una volta che un'inchiesta stata aperta, le autorit devono garantire che i parenti pi prossimi siano pienamente informati dei progressi, e siano dotati di un'adeguata opportunit di partecipare. L'indagine deve essere in grado di portare all'identificazione e alla punizione dei responsabili. Il principio di responsabilit si estende a situazioni in cui si ritenga che pubblici ufficiali abbiano provocato la morte o lesioni pericolose per la vita attraverso l'uso negligente di violenza letale, o per avere colpevolmente omesso di prevenire un atto terroristico. Nei casi in cui sia in gioco la responsabilit dello Stato, le autorit investigative devono essere del tutto indipendenti da quelle eventualmente coinvolte,58 il che implica non solo una mancanza di collegamento gerarchico o istituzionale, ma anche una concreta indipendenza.59 Quelle potenzialmente coinvolte non dovrebbeto avere alcun ruolo di controllo, diretto o indiretto, su quelle che conduce l'inchiesta.60 Ci deve essere un elemento sufficiente di controllo pubblico delle indagini e dei suoi risultati per assicurare una responsabilit pubblica. Questo essenziale per mantenere la fiducia dell'opinione pubblico sul rispetto delle autorit verso di Stato di diritto, e impedisce ogni forma di collusione o tolleranza verso atti illeciti od omissioni.61 Le autorit devono aver preso misure atte a garantire e valutare tutti gli elementi potenzialmente rilevanti. Gli investigatori dovrebbero commissionare i necessari rapporti forensi e post-mortem, per fornire un resoconto completo e obiettivo delle scoperte scientifiche; registrare tutte le fonti probatorie potenzialmente rilevanti; compiere visite in loco; identificare, domandare e prendere ampie dichiarazioni scritte da tutti i testimoni rilevanti.62 Ogni conclusione deve basarsi su una completa, obiettiva e imparziale analisi delle prove, comprendente un esame delle azioni delle autorit stesse.63 In tutti i casi, gli investigatori devono essere veramente imparziali e non devono avere preconcetti sulle questioni su cui stanno indagando o sull'identit dei responsabili di eventuali vittime. N svolgeranno le indagini in un modo che possano promuovere o proteggere gli interessi di qualsiasi pubblico ufficiale che possa essere in difetto.64 Essi devono poter dimostrare di essere esenti da influenze indebite.65 Se l'indagine porta a procedimenti penali o di altra procedura giudiziaria, ci deve essere una possibilit per l'effettiva partecipazione da parte dei parenti prossimi.66

58 Si veda: ECHR, Gle v. Turkey, no. 21593/93, paras. 81-82; ur v. Turkey, no. 21594/93, commi 91-92. 59 Si veda per esempio ECHR, Bat and Others v. Turkey, no. 33097/96 e 57834/00, para. 135; Erg v. Turkey, no. 23818/94, paras. 83-84. 60 ECHR, Davydov and Others v. Ukraine, nos. 17674/02 e 39081/02, para. 277. 61 Si veda: ECHR, Gle v. Turkey, no. 21593/93, para. 82; Gl v. Turkey, no. 22676/93, para. 93. 62 Per un elenco di atti di indagine obbligatorie vedere CEDU, Gl contro Turchia, n. 22676/93, par. 89-90; anche Tanrkulu contro Turchia, n. 23763/94, par. 109; Salman contro Turchia, n. 21986/93, par. 106; Musayev e altri contro Russia, nn. 57941/00, 58699/00 e 60403/00, par. 162; Nachova e altri contro Bulgaria, nn. 43577/98 e 43579/98, par. 113, anche la precedente nota 62 . 63 ECHR, Finogenov and Others v. The Russian Federation, nos. 18299/03 and 27311/03, paras. 272, 274. 64 Per analogia con i principi di indipendenza del potere giudiziario individuate dal Comitato per i Diritti Umani, comunicazione n 387/1989, Karttunen contro la Finlandia, adottato il 23 ottobre 1992, par. 7,2. 65 Manfred Nowak, UN Covenant on Civil and Political Rights (see footnote 20 above), pp. 320321. 66 ECHR, McCann v. The United Kingdom, no. 18984/91, para. 162.

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37. La vittima o la famiglia della vittima deve in ogni caso essere fornita delle informazioni necessarie per esercitare i diritti che possono avere nel diritto interno di partecipare al procedimento penale contro l'autore sospetto del reato. Tutti gli Stati dovrebbero istituire un servizio di supporto per assistere le vittime del terrorismo durante tutto il processo, fino alla conclusione di eventuali vie di ricorso ordinarie. Dei professionisti dovrebbero informare le vittime o i loro parenti prossimi dei loro diritti, e dirigerli verso le istituzioni dove possono ottenere l'assistenza necessaria.67 38. A seconda delle specificit del sistema nazionale di giustizia penale, le vittime potrebbero essere legittimate ad intervenire nei procedimenti penali. In alcuni Stati, la partecipazione della vittima pu assumere la forma di sostituzione del pubblico ministero, o di assistenza alla procura. In altri casi, le vittime possono essere autorizzate a partecipare come parte terza. In altri Stati ancora, si possono presentare "dichiarazioni d'impatto delle vittime," che descrivono l'effetto del presunto crimine e / o presentano le loro preoccupazioni indipendentemente dal procedimento giudiziario.68 39. In generale, i diritti di partecipazione della vittima sono pi ampiamente riconosciuta nei sistemi 'inquisitori' rispetto ai sistemi 'a contraddittorio'.69 Qualsiasi processo per terrorismo alla criminalit, tuttavia, comporta una triangolazione di interessi tra l'accusato, la vittima e il procuratore. Tenendo conto delle differenze tra i sistemi nazionali, il Relatore Speciale raccomanda vivamente che gli Stati che attualmente non hanno alcuna possibilit per la vittima del terrorismo, o per il suo parente prossimo, di partecipare a un procedimento penale contro l'autore del reato (diverso da quello testimoni del fatto) dovrebbero prendere in seria e urgente considerazione l'attuazione di una o pi delle iniziative sopra descritte.70 Il Relatore Speciale ritiene che il riconoscimento formale delle vittime del terrorismo nel procedimento penale sia una parte importante per riconoscere l'umanit delle vittime, e cos pubblicamente rimarcare i costi umani del terrorismo. 40. In aggiunta al requisito di un servizio di assistenza finanziato dello Stato, l'aiuto o l'assistenza legale spesso indispensabile per garantire che ogni vittima, a prescindere di mezzi finanziari, possa partecipare in modo efficace in ogni procedimento giudiziario.71 Laddove le vittime siano costituito da un gran numero di individui, opportuno prevedere, ove opportuno, la loro rappresentanza congiunta da parte di uno legale o di una associazione professionale. Le vittime e le loro famiglie dovrebbero avere il diritto ad un servizio gratuito di interpretariato per le lingue che non capiscono, a prescindere dal loro ruolo nel procedimento.72 41. Quando le vittime o il parente prossimo risiedono in uno Stato diverso da quello in cui sono processati i presunti colpevoli, lo Stato che processa deve prevedere efficacemente la possibilit di partecipazione a distanza. Anche lo Stato in cui risiede la vittima pu avere obblighi in tal senso.

67 UNODC, The Criminal Justice Response to Support Victims of Acts of Terrorism (New York, 2011), paras. 130145. 68 Ibid. 69 Ibid., paras. 52-53 70 Cfr. la relazione del Simposio del Segretario Generale sulla sostegno alle vittime del terrorismo, tenutasi a New York nel settembre 2008, disponibile su http://www.un.org/terrorism/pdfs/UN 20Supporting 20on% 20di% 20Victims 20Terrorism.pdf%. 71 Vedi, Decisione quadro del Consiglio dell'Unione europea del 15 marzo 2001 relativa alla posizione della vittima nel procedimento penale (2001/220/GAI), art. 4, par. 1 e 2 (a) - (c) e art. 6. 72 Per le legislazioni e le prassi nazionali, si veda UNODC, The Criminal Justice Response to Support Victims of Acts of Terrorism (New York, 2011), paras. 146-226.

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42. Al fine di evitare la vittimizzazione secondaria, gli Stati devono garantire una procedura di giustizia penale premurosa delle vittime. Nei casi in cui le vittime del terrorismo abbiano dato informazioni alle autorit o sono chiamati a fornire testimonianza durante un procedimento penale, i loro diritti alla vita, alla sicurezza fisica e la riservatezza pu essere in pericolo.73 Gli Stati devono "organizzare i propri procedimenti penali in modo che tali interessi non siano ingiustificatamente in pericolo,"74 fatta salva la necessit di istituire misure di salvaguardia per garantire che le misure di protezione siano compatibili con i diritti dell'imputato diritto ad un processo equo e pubblico come dall'articolo 14 del Convenzione.75 Gli Stati dovrebbero pertanto garantire che ci siano i mezzi per tutelare gli informatori e i testimoni attraverso l'adozione di apposite misure di protezione. Tali misure non sono solo una parte degli obblighi positivi dello Stato nei confronti del testimone, sono anche indispensabili per incoraggiare i testimoni a farsi avanti in primis. 43. I procedimenti penali, comprese le eventuali procedure ordinarie di ricorso, devono essere condotti con ragionevole celerit, come previsto dall'articolo 14 del Convenzione. Non solo questo garantisce il diritto dell'imputato ad un processo entro un termine ragionevole, evita anche un prolungata agonia per l'incertezza alla vittima o ai parenti prossimi. 44. Qualora, a seguito di un'inchiesta su un atto di terrorismo, un procedimento penale non venga avviato, l'autorit deve motivare la sua decisione.76 Gli Stati dovrebbero permettere alle vittime di contestare tale decisione dinanzi ad un tribunale indipendente o un tribunale di altra autorit comparabile.77 45. Il diritto delle vittime del terrorismo alla privacy e al rispetto per la loro vita familiare devono essere protetti contro le intrusioni ingiustificate. In alcune circostanze, le vittime e le loro famiglie potrebbero dover essere protetti contro l'esposizione ai media.78 Informazioni mediche e altre personali potrebbero anche avere bisogno di essere protette dalla divulgazione al pubblico, nel corso del procedimento penale.79

C. Il diritto delle vittime del terrorismo a formare organizzazioni rappresentative


46. Organizzazioni non governative sono state fondate in una serie di paesi con lo scopo di promuovere gli interessi delle vittime del terrorismo.80 Tali organizzazioni svolgono un ruolo vitale nel garantire che i bisogni delle vittime siano adeguatamente compresi e comunicati. Devono essere applauditi per il loro impegno nel sostenere la causa della vittima, contribuendo a personalizzare e trasmettere le tragedie umane che il terrorismo infligge.

73 ECHR, Doorson v. The Netherlands, no. 20524/92. 74 Corte d'Appelo di Inghilterra e Galles A and others v. Lord Saville of Newdigate [2002] 1 WLR 1249; anche House of Lords del Regno Unito in Re Officer L [2007] 1 WLR 2135. 75 ECHR, Van Mechelen v. The Netherlands, nos. 21363/93, 21364/93, 21427/93, 22056/93, paras. 56-65. 76 Corte di divisione di Inghilterra e Galles, R v. DPP ex parte Manning and Melbourne [2000] 3 WLR 463. 77 Si veda: Rianne Letschert, Ines Staiger and Antony Pemberton (eds.) (nota precedente 11), Tilburg Declaration, recommendation V.3. 78 Per le legislazioni e le prassi nazionali, si veda: UNODC (fnota precedente 73), paras. 235-291. 79 ECHR, Z v. Finland, no. 22009/93; Craxi (No. 2) v. Italy, no. 25337/94. 80 Si veda per esempio: Global Survivors Network (http://www.globalsn.net); European Network of Associations of Victims of Terrorism (www.europeanvictims.net/).

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47. Le organizzazioni che rappresentano vittime del terrorismo godono dei diritti alla libert di associazione e di espressione ai sensi degli articoli 19 e 22 della Convenzione, compreso il diritto di articolare critiche alle autorit pubbliche. Qualsiasi ingerenza di uno Stato nel libero esercizio di tali diritti (compresi i requisiti per la registrazione ufficiale) deve essere prescritta dalla legge, giustificare un legittimo interesse pubblico, ed avere un ambito strettamente misurato.81 Tali organizzazioni dovrebbero avere libero accesso a un tribunale indipendente e imparziale o a un tribunale con il potere di ribaltare la restrizione. 48. Gli Stati devono anche garantire i diritti delle organizzazioni che rappresentano le vittime del terrorismo dalle interferenza illecita da parte di attori non statali.82 Se necessario, tali organizzazioni devono beneficiare di misure efficaci di protezione contro il rischio di rappresaglie da parte degli autori di atti di terrorismo, o dei loro sostenitori, cos come contro qualsiasi tentativo per intimidirle o farle tacere, da qualsiasi parte giunga.

D. Responsabilit degli Stati di fornire riparazione alle vittime del terrorismo


49. Il principio della responsabilit dello Stato al centro del diritto al risarcimento. Gi nel 1927, la Corte Permanente di Giustizia Internazionale ha affermato che qualsiasi atto od omissione da un pubblico ufficiale, qualificandosi come un atto illegale ai sensi del diritto internazionale pubblico, d luogo a responsabilit internazionale, e impone allo Stato un corrispondente obbligo alla riparazione del diritto internazionale. 83 50. L'emergere dei diritti umani nel diritto internazionale ha alterato il tradizionale concetto di responsabilit dello Stato. Il diritto internazionale dei diritti umani regola i rapporti tra gli Stati e gli esseri umani sotto la loro giurisdizione, rendendo gli individui il soggetto del diritto internazionale, e beneficiari diretti dei diritti umani giuridicamente vincolanti. I commentari ufficiali sugli articoli sulla Responsabilit degli Stati per Atti Internazionalmente Illeciti, adottato dalla Commissione di Diritto Internazionale nel 2001, osservano che in relazione ad una violazione di un trattato sui diritti umani, l'individuo deve essere considerato come il beneficiario finale dei relativi diritti.84 Tale obbligo, che esiste come questione di diritto internazionale pubblico, si riflette in specifiche disposizioni "equa soddisfazione" dei principali trattati internazionali e regionali sui diritti umani. 51. I principi fondamentali e le linee-guida delle Nazioni Unite sul diritto al risarcimento e alla riparazione per le vittime di violazioni gravi del diritto internazionale dei diritti umani e di violazioni gravi del diritto umanitario internazionale stabiliscono che la riparazione completa ed efficace deve includere, a seconda dei casi, la restituzione, la compensazione, la riabilitazione, la soddisfazione e le garanzie di non ripetizione.85

81 Human Rights Committee, Commento generale n. 34 (2011), par. 34. 82 Nel contesto della libert di riunione, si veda CEDU, Plattform "rtze fr das Leben", v Austria, no. 10126/82, par. 32. 83 Si veda: Permanent Court of International Justice, Factory at Chorzw (Germany v. Poland), 26 July 1927, p. 21. 84 A/56/10, chap. IV, sect. E, subsect. 1. 85 General Assembly resolution.60/147, annex, paras. 18-23; see also IACtHR, Loayza-Tamayo v. Peru, judgement of 27 November 1998, para. 85.

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Restituzione consiste nell'adozione di misure atte a ristabilire la situazione della vittima prima della violazione. Restituzione dello status quo ante, tuttavia, raramente possibile nel contesto attuale, in quanto atti di terrorismo, per loro stessa natura, hanno spesso conseguenze irreversibili. Risarcimento o indennit, una forma specifica di riparazione atta a fornire equa soddisfazione (premio monetario per il danno patrimoniale e non patrimoniale derivante dalla violazione, insieme con i costi per spese legali e, ragionevolmente sostenute, di altro tipo ). Le misure di riabilitazione comprendono assistenza medica e psicologica, cos come altri servizi sociali. Gli atti di terrorismo lasciano tracce profonde sui sopravvissuti cos come sui parenti di coloro che sono morti, sui testimoni oculari e i membri dei servizi di soccorso intervenuti. La Soddisfazione una forma non-finanziaria di riparazione che comprende, tra l'altro, la pieno e pubblica verifica dei fatti, e l'accettazione formale di ogni responsabilit dello Stato. La soddisfazione pu svolgere un ruolo importante nel raggiungimento di riparazione nei casi in cui funzionari pubblici hanno causato o contribuito a una morte attraverso atti colposi od omissioni. Le garanzie di non ripetizione o non recidiva comporta l'obbligo di indagine per adottare ogni misura ragionevole atta ad identificare i guasti del sistema e gli errori umani, e l'obbligo di riformare le leggi e le prassi amministrative che possono aver causato, o contribuito alla possibilit che possa essere commesso, un atto di terrorismo. 52. Nei casi in cui un pubblico ufficiale, direttamente o indirettamente responsabile di una violazione del diritto alla vita o all'integrit fisica, per entrambi i principi, positivo o negativo, d'obbligo al rispetto dei relativi diritti, la posizione semplice. Per i principi ortodossi di responsabilit dello Stato, lo Stato tenuto a risarcire alla vittima in una o pi delle forme individuate nel paragrafo precedente, opportunamente adeguate alle circostanze. 53. Il Relatore Speciale ritiene che lo stesso principio dobba applicarsi a tutte le vittime del terrorismo o i loro parenti pi prossimi, senza distinzione. Come sottolineato nei paragrafi 11 e seguenti pi sopra, deve ora essere riconosciuto che un decesso o delle lesioni gravi derivanti da un atto di terrorismo equivalgono ad un'interferenza con i diritti alla vita e / o alla sicurezza fisica, siano o meno gli atti o le omissioni di una pubblico ufficiale ad aver causato o contribuito alla morte. Di conseguenza, il Relatore Speciale esorta gli Stati ad accettare volontariamente un obbligo internazionale vincolante per fornire riparazione alle vittime di tutti gli atti di terrorismo avvenuti nel loro territorio in cui una persona fisica sia stata uccisa o abbia subito gravi danni fisici o psicologici, a prescindere dalla nazionalit dell'autore o della vittima, e quindi a colmare le lacune esistenti nella protezione.

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54. Ci sono valide ragioni di principio a favore del riconoscimento, che gli Stati dovrebbero ora accettare, di un obbligo speciale verso le vittime del terrorismo. E' insito nella natura del terrorismo che comporta l'uso o la minaccia dell'uso della forza diretta a influenzare uno Stato o un gruppo di Stati o un'organizzazione internazionale.86 Il Relatore Speciale concorda con la descrizione, presentata dall'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC), delle vittime del terrorismo come esseri umani che hanno fatto un sacrificio involontario "per conto dello Stato."87 C' quasi sempre una diretta o indiretta motivazione connessione (per quanto sbagliata) tra gli atti di terrorismo e le politiche di uno Stato. Un omicidio terroristico quindi differente da un omicidio puramente privato. 55. Ci sono altre ragioni pratiche per adottare l'approccio raccomandato nella presente relazione. Dove gli astanti o gli ostaggi vengano uccisi nel corso di operazioni di antiterrorismo, pu essere impossibile determinare se gli atti di un pubblico ufficiale siano stati casuali o colpevole. Allo stesso modo, la determinazione della responsabilit dello Stato per una presunta omessione nelle fasi operative per evitare un atto di terrorismo pu essere irto di difficolt probatorie. Se l'approccio sostenuto dal Relatore Speciale avr seguito, gli Stati avranno l'obbligo di fornire la riparazione senza imporre un onere supplementare alle vittime o ai loro parenti prossimi per dimostrare in via definitiva che i funzionari pubblici hanno commesso l'errore. 56. Forse il punto fondamentale che l'autore diretto di un atto terroristico improbabile che sia mai in grado di risarcire le vittime. Gli autori di solito sono condannati a un lungo periodo di reclusione (se non sono stati uccisi o hanno eluso la cattura). Un approccio incentrato sulle vittime non pu dipendere, per offrire riparazione alla morte o a lesioni gravi, da un indigente, da un individuale deceduto o irreperibile. 57. Molti Stati hanno volontariamente accettato un obbligo di diritto internazionale per stabilire regimi volti a fornire un risarcimento, finanziato dallo Stato, alle vittime di tutti i reati di violenza cui sia seguita la morte o gravi lesioni fisiche o psicologiche.88 Tali regimi gi prevedono il pagamento di un risarcimento finanziato dallo Stato per le vittime umane del terrorismo. Il Relatore Speciale raccomanda che tutti gli Stati ora accettino l'obbligo di istituire un tale regime per le vittime del terrorismo. Nel contesto della giustizia transizionale, i pi ampi programmi di riparazione sono stati creati per fornire ulteriori forme di risarcimento a violazioni gravi e sistematiche dei diritti umani commessi in situazioni di conflitto.89 Il Relatore Speciale ritiene che tali regimi forniscano un modello appropriato per offrire piena riparazione alle vittime del terrorismo, in particolare dove questo abbia provocato un gran numero di vittime agendo su vasta scala o con ripetuti atti terroristici. Diversi Stati hanno adottato un modello per risarcire le vittime del terrorismo che ricorda da vicino sistemi di compensazione esistenti per le vittime militari e civili di guerra. Tali programmi sono studiati appositamente per soddisfare le esigenze delle vittime e progettati in modo da incoraggiare la loro partecipazione.90

86 Si veda: A/HRC/16/51, para. 28, practice 7, para. 2. 87 UNODC, The Criminal Justice Response to Support Victims of Acts of Terrorism (New York, 2011). 88 Si veda: Consiglio d'Europa, Comitato dei Ministri, Linee guida sulla protezione delle vittime di atti terroristici, si veda anche Convenzione europea relativa al risarcimento delle vittime di reati violenti (1983), art. 3, che impone l'obbligo agli Stati di risarcire le vittime di reati violenti causando seri danni fisici o morte, dove stato commesso il reato nel territorio dello Stato interessato, a prescindere dalla nazionalit della vittima. La convenzione entrata in vigore il 1 febbraio 1988 al 30 aprile 2012, 25 Stati europei hanno ratificato la convenzione ed attuate le sue disposizioni. 89 Si veda Rianne Letschert, Ines Staiger and Anthony Pemberton (eds.) (nota precedente 11), pp. 254-259. 90 UNODC, The Criminal Justice Response (see footnote 87 above), para. 68; for national practice and legislation, see paras. 306-372.

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58. Mentre la responsabilit primaria per il risarcimento alle vittime del terrorismo si fonda sullo Stato, le persone a carico delle vittime decedute a volte possono vantare una polizza assicurativa sulla vita. Tuttavia, tali richieste sono stati spesso rifiutate ai sensi delle clausole di esclusione presenti nelle polizze per i decessi causati da un atto di terrorismo. Gli Stati dovrebbero prendere attivamente in considerazione se legiferare per vietare la vendita o la commercializzazione di polizze assicurative sulla vita che contengono tale esclusione.91 59. Nel rapporto sulla sua missione in Turchia, il titolare del precedente mandato ha elogiato la legge sul risarcimento alle vittime del terrorismo (A/HRC/4/26/Add.2, par. 40, 44, 92 (a) e (b)). Durante la sua visita negli Stati Uniti, ha sottolineato l'importanza di affrontare la situazione delle vittime del terrorismo, con una compensazione adeguata e accesso alle cure sanitarie e di riabilitazione (A/HRC/6/17/Add.3, cpv. 43), e durante la sua visita in Per, ha accolto il piano di riparazioni stabilito ai sensi della legge n 28.592 (A/HRC/16/51/Add.3, cpv. 7). 60. Il Relatore Speciale raccomanda la normativa recentemente adottata in Spagna come modello per il riconoscimento dei diritti delle vittime del terrorismo in un quadro normativo unico. Ai sensi della Legge N. 29/2011 sul riconoscimento e la protezione integrale delle vittime di atti di terrorismo, la Spagna ha adottato uno schema unificato che definisce il supporto, l'assistenza e la protezione di cui hanno diritto le vittime del terrorismo. La legge riconosce espressamente tutte le vittime del terrorismo come esseri vittime di violazioni dei diritti umani, a prescindere dalla questioni di responsabilit dello Stato. 61. Il riconoscimento contemporaneo che gli atti di terrorismo comportano gravi violazioni dei diritti umani; il dovere dello Stato di proteggere e garantire il diritto alla vita, il crescente consenso internazionale a favore di un approccio incentrato sulle vittime, l'assenza di qualsiasi fonte alternativa di indennizzo o riparazione, e l'inesorabile collegamento tra la motivazione sbagliata del terrorista e le politiche dello Stato che l'obiettivo finale dei terroristi, tutto questo insieme fornisce una solida giustificazione per il riconoscimento di un obbligo per lo Stato al risarcimento e la riparazione alle vittime di tutti gli atti di terrorismo che si verificano sui loro territori, senza imporre alle vittime l'onere aggiunto di provare la responsabilit dello Stato.92 62. Il titolare del mandato precedente ha identificato un obbligo per gli Stati a fornire alle vittime del terrorismo "assistenza legale, medica, psicologica e alle altre necessarie per il loro reinserimento sociale" (A/HRC/16/51, para. 25). Il Relatore Speciale adotta questa raccomandazione. Per promuovere un'azione rapida ed efficace a livello delle Nazioni Unite, le raccomandazioni contenute nella presente relazione sono limitate agli obblighi degli Stati nei confronti delle persone fisiche che hanno subito la morte o gravi lesioni o ai loro parenti prossimi. La distribuzione delle responsabilit finanziarie per compensare gli interessi puramente commerciali delle persone giuridiche e le modalit di risarcimento per danni alle cose solleva questioni complesse di politica sociale e di assicurazione in cui le prassi nazionali variano notevolmente. A queste differenze non dovrebbe essere consentito di ostruire o ritardare un'efficace azione internazionale per proteggere le vittime umane del terrorismo attraverso l'adozione di un regime normativo unico che dichiari e tuteli i loro diritti. Inoltre, nel riconoscimento dello status speciale delle vittime del terrorismo, il Relatore Speciale raccomanda agli Stati di stabilire programmi di riparazione che siano indipendenti dagli eventuali rimedi disponibili per le presunte violazioni dei diritti delle persone indagate o accusate di coinvolgimento in atti di terrorismo.
91 Si veda : Consiglio d'Europa, Comitato dei Ministri Linee guida per la protezione delle vittime di atti terroristici, anche Rianne Letschert e Antony Pemberton, "Affrontare i bisogni delle vittime del terrorismo nella regione OSCE," Sicurezza e Diritti Umani, vol. 19, No. 4, novembre 2008, pp 298-310. 92 UNODC, The Criminal Justice Response (si veda nota prec. 90 ), para. 293.

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IV. Conclusioni e raccomandazioni


A. Conclusioni
63. Il Relatore Speciale ritiene che le vittime del terrorismo condividano alcune caratteristiche comuni che le distinguono dalle vittime di altri reati di violenza. Tali caratteristiche comuni chiedono il riconoscimento internazionale attraverso un quadro normativo specifico sviluppato sotto l'egida delle Nazioni Unite. 64. Il Relatore Speciale ritiene che infliggere intenzionalmente violenza letale o potenzialmente letale da parte di attori non statali nel corso di un atto di terrorismo, in tutti i casi in cui risulti la morte o gravi lesioni fisici o psicologici, come una grave violazione dei diritti umani della vittima, a prescindere dalla questione della diretta o indiretta responsabilit dello Stato. Egli osserva, tuttavia, che l'accettazione di questo principio non sia essenziale per l'accettazione delle raccomandazioni formulate nella relazione. 65. Le seguenti persone devono essere considerati come vittime del terrorismo: (a) le persone fisiche che sono stati uccise o hanno subito gravi lesioni fisiche o psicologiche attraverso la commissione di un atto di terrorismo (vittime dirette), (b) il parente pi prossimo o a carico di una vittima diretta (vittime secondarie), (c) le persone innocenti che sono stati uccisi o che hanno subito gravi ferite indirettamente imputabili a un atto di terrorismo (vittime indirette) e (d) le potenziali future vittime del terrorismo.

B. Raccomandazioni
66. Il Relatore Speciale raccomanda che gli Stati adottino una efficace azione internazionale per proteggere le vittime umane del terrorismo attraverso l'adozione di uno specifico quadro normativo che dichiari e tuteli i loro diritti. La comunit internazionale, agendo sotto l'egida delle Nazioni Unite, dovrebbero quindi adottare un iter per giungere a sancire i diritti umani di cui alla presente relazione e i corrispondenti obblighi degli Stati con uno specifico strumento internazionale. 67. In attesa dell'adozione di un tale strumento, gli Stati dovrebbero rivedere la loro legislazione nazionale, procedure e prassi, e mettere in pratica tutte le modifiche necessarie per portarli in linea con i seguenti principi quadro per la protezione dei diritti umani delle vittime del terrorismo: (a) L'obbligo dello Stato di proteggere e garantire il diritto alla vita comprende la dovere di adottare le misure appropriate per salvaguardare la vita degli individui sotto la sua giurisdizione. Di conseguenza, (i) lo Stato ha il dovere, dal diritto internazionale, di mettere in atto disposizioni efficaci di diritto penale per dissuadere l'istigazione, la preparazione e la commissione di reati di terrorismo, sostenute dai mezzi delle forze dell'ordine per la prevenzione, soppressione e sanzione delle violazioni; (ii) i funzionari pubblici pertinenti si trovano nel dovere positivo di adoperarsi per adottare le misure preventive qualora sappiano, o siano tenuti a sapere, dell'esistenza, a tempo d'uopo, di un rischio reale e immediato per la vita di una precisa persona fisica o di un gruppo di individui, e ci dobbiamo aspettare che non si 19

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corra il rischio che questi non riescano a adottare le misure per via delle loro competenze giuridiche e delle risorse disponibili, e per conformit con obblighi internazionali dello Stato, che sono ragionevolmente presi in considerazione. Gli individui sospettati di essere coinvolti nella incitamento, nella preparazione, nell'istigazione o nella commissione di atti di terrorismo dovrebbe essere debitamente indagati e, se del caso, processati, condannati e puniti, secondo le norme ordinarie di diritto e procedura penale, oppure estradato per affrontare il processo in un'altra giurisdizione. Ci implica una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale civile, indipendente e imparziale. Gli Stati hanno l'obbligo di fornire assistenza giudiziaria nelle indagini e nei processi per i reati di terrorismo e di cooperare, nella misura in cui ritengono ragionevole, nello scambio di informazioni con altri Stati. Questi doveri, tuttavia, hanno effetto subordinatamente all'obbligo a priori di tutti gli Stati di rifiutare tale assistenza, laddove questa comporterebbe la commissione, la complicit, o qualsiasi forma di assistenza diretta o indiretta, con un atto internazionalmente illecito, compresa qualsiasi la violazione del diritto internazionale in materia di diritti umani. Lo Stato ha l'obbligo di condurre un'indagine efficace ufficiale ogni qualvolta degli individui siano stati uccisi o gravemente feriti come risultato diretto o indiretto di un atto di terrorismo, al fine di dare certezza alle responsabilit e imparare lezioni per il futuro. Le caratteristiche principali di tale indagine sono che (i) le autorit devono agire ex officio, (ii) l'indagine deve sempre iniziare immediatamente ed essere effettuato con una ragionevole celerit; (iii) le autorit devono assicurare che la vittima o il suo / la sua parente prossimo siano pienamente informati dello stato di avanzamento delle indagini, e siano dotati di un'adeguata opportunit di partecipare al processo, (iv) gli investigatori devono essere realmente imparziali; (v) l'indagine deve essere in grado di condurre alla identificazione, alla responsabilit e, se del caso, la punizione dei responsabili per qualsiasi atto o omissione che abbia causato, o contribuito, alla morte o a gravi lesioni fisiche o psichiche di una vittima del terrorismo, ivi compreso qualsiasi funzionario pubblico coinvolto negli eventi, (vi) ci deve essere un elemento sufficiente di controllo pubblico delle indagini e dei loro risultati per garantire le responsabilit, (vii) le autorit devono aver preso tutte le misure ragionevoli per dare certezza alle prove rilevanti e (viii) qualsiasi conclusione deve essere basata su una completa, obiettiva e imparziale analisi di tutti gli elementi pertinenti, compreso un esame delle azioni stesse delle autorit. Dove sia posta in discussione della responsabilit di Stati, le autorit investigative devono essere indipendenti da quelli eventualmente coinvolte. Tenendo debito conto delle differenze tra i sistemi nazionali, il Relatore Speciale raccomanda fortemente che gli Stati, che attualmente non forniscono alcuna possibilit per la vittima del terrorismo o il suo / la sua parente pi prossimo di svolgere un ruolo attivo nel procedimento penale (se non come testimoni del fatto), prendano in seria e urgente considerazione l'attuazione di un sistema per la partecipazione efficace della vittima. La vittima o la famiglia della vittima deve in ogni caso essere fornito dela le informazioni necessarie per esercitare i diritti che possono avere nel diritto interno di partecipare ai procedimenti giudiziari. A questo proposito, (i) gli Stati membri dovrebbero creare un servizio di supporto per aiutare la vittima nel processo, (ii) l'aiuti o l'assistenza legale devono essere accordati in modo tale da garantire che le vittime possano partecipare in modo efficace; (iii) 20

opportuno prevedere, se del caso, la presentazione legale congiunta; (iv) le vittime e le loro famiglie devono godere del diritto gratuito al servizio di interpretariato. (f) Quando si decide di non avviare un procedimento penale. il pubblico ministero competente dovrebbe motivare la sua decisione, e gli Stati devono fornire alle vittime del terrorismo la possibilit di impugnare la decisione dinanzi ad un organo giurisdizionale indipendente, o da altra autorit comparabile. (g) Nei casi in cui le vittime del terrorismo abbiano dato informazioni alle autorit, o siano chiamati a fornire la loro testimonianza durante un procedimento penale, i loro diritti alla vita, alla sicurezza fisica e alla privacy devono essere completamente protetti, fatte salve le garanzie che le misure di protezione adottate siano compatibili con il diritto dell'imputato diritto ad un processo equo e pubblico ai sensi dell'articolo 14 della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici. (h) Il procedimento penale, comprese la scadenza dei termino per qualsiasi procedura d'impugnazione ordinaria, dovrebbe essere condotta con ragionevole celerit. (i) Il diritto delle vittime del terrorismo alla privacy e al rispetto della loro vita familiare devono essere protetti contro le intrusioni ingiustificate da parte dei media. I dati personali devono essere protetti contro l'indebita diffusione al pubblico nel corso del procedimento giudiziario. (j) Le vittime del terrorismo hanno il diritto di costituire organizzazioni di rappresentanza i cui diritti alla libert di associazione e di espressione devono essere pienamente garantite. Qualora qualsiasi restrizione sia imposta, tali organizzazioni devono avere libero accesso a un tribunale indipendente e imparziale o a un tribunale con il potere di ribaltare la restrizione. Inoltre, gli Stati hanno l'obbligo positivo di garantire i diritti di tali organizzazioni nei confronti di rappresaglie o di altre forme di illecita interferenza da parte di attori non Statali. (k) Quando un funzionario pubblico direttamente o indirettamente responsabile della violazione del diritto alla vita nel contesto di un atto, o minacciato atto, di terrorismo, lo Stato gi vincolato, come materia di diritto internazionale, a risarcire al vittima. (l) Il Relatore Speciale esorta tutti gli Stati a riconoscere un obbligo internazionale (gi riconosciuto da molti Stati) a fornire risarcimento qualora risultino morte o lesioni gravi da un atto di terrorismo commesso sul loro territorio. La riparazione completa ed efficace deve includere, a seconda dei casi, la restituzione, la compensazione, la riabilitazione, la soddisfazione e le garanzie di non ripetizione. Sistemi di riparazione dovrebbe prevedere una compensazione finanziaria e un programma di riabilitazione medica e sociale. (m) Gli Stati dovrebbero prendere attivamente in considerazione se legiferare per vietare la vendita o la commercializzazione di polizze assicurazione sulla vita che contengono clausole d'esclusione per le morti derivanti da atti di terrorismo. (n) Il Relatore Speciale esorta gli Stati coinvolti in conflitti irrisolti in cui sono designati uno o pi soggetti in conflitto come un'organizzazione terroristica, e dove gli atti di violenza sono commessi contro la popolazione civile, a fare un maggiore uso degli strumenti delle Nazioni Unite per la prevenzione dei conflitti, la negoziazione, la mediazione, la conciliazione, il mantenimento della pace e la costruzione della pace.

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68. Il Relatore Speciale raccomanda che il Counter-Terrorism Implementation Task Force (CTITF) commissioni ricerche empiriche in la questione se e in quale misura l'esclusione economica, sociale, politica ed educativa debbano essere riconosciuti dall'Assemblea Generale come condizioni che favoriscono la diffusione del terrorismo, al fine di poter valutare tali problemi come parte di un sistema strategia integrato di lotta al terrorismo. 69. Questa relazione dovrebbe essere portato all'attenzione dell'Assemblea Generale ai fini della sua imminente revisione del United Nations Global CounterTerrorism Strategy il 28 e 29 giugno 2012.

(trad. it. L. Guglielminetti)

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