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AFFOLLAMENTO NELLE "PIAZZE" DEI SOCIAL FORUM TANTI PERSONAGGI IN CERCA DI UN AUTORE CHE NON TROVERANNO MAI Mai

come in questo periodo mi capitato di assistere allo sviluppo di comportamenti diffusi, orientati al paradosso e alla fiction, di una massa sempre pi importante di persone. Persone che vivono ormai pi proiettate e motivate a vedersi rappresentate, in una qualunque formula espressiva che a vivere la comune e concreta quotidianit. Gli ultimi 5-10 anni hanno rappresentato il punto definitivo di concretizzazione e di rappresentazione di quella sfera esistenziale, appartenente agli individui e comune ad ognuno di noi che la nostra

immagine pubblica. La tecnologia ha formalizzato l'entrata nella vita pubblica e rappresentata, di una massa sempre pi cospicua e via via planetaria, in poche parole: di centinaia di milioni di persone che si sono concretizzate su Internet e pi specificatamente in quelli che tutti ormai definiscono i Social Forum. Le cosiddette "sfera pubblica" e "sfera privata", sono da sempre state due mondi ben distinti ed enucleabili tra loro, prerogativa "esclusiva" di una ristretta cerchia di persone. Solo una ristretta lite mondiale pu avere il privilegio di essere conosciuta (chi per un motivo chi per un altro) ed apprezzata da vastissime masse di "cittadini mondiali". Essere conosciuti da tanti ed essere

immediatamente riconoscibili, se si cammina per strada, stato ed ancora un privilegio di pochi. Anche questo, tuttavia, potrebbe divenire un baluardo destinato a cadere o ad indebolirsi, nel corso dei prossimi anni. La politica, con il consueto ritardo che la contraddistingue, si accorta del potenziale divulgativo dei Social Forum ed ha tentato - e sta tentando - di utilizzare questi strumenti come sistemi di reclutamento del consenso. Ogni politico, piccolo o grande che sia, ha oggi il suo profilo su Facebook, Twitter ed altri e da li ci inondano con le medesime amenit che ci propinano da altre piattaforme comunicative (giornali, radio, Tv), non capendo, fino in fondo che nei social forum, persone come loro tendono a

perdere visibilit o credibilit, mentre persone anonime e sconosciute acquistano visibilit e credibilit, in quanto avendo la possibilit di porsi in diretto confronto con i politici, magari confutando le loro tesi e finendo per ricevere consenso, riflesso, da coloro che assistono al confronto. I social forum servono a ridistribuire la presenza, la visibilit, portando all'attenzione dell'immensa comunit planetaria una grande mole di pensieri, immagini, parole, sentimenti, ispirazioni. Servono a far emergere la creativit occultata, il talento invisibile, disperso in ogni dove ed in ogni disciplina tematica di cui si nutre l'uomo, servono a divulgare la qualit oggettiva nel fare. Serve ad ognuno per far vedere il quanto di buono

c' in ognuno di noi. Serve a mostrare il bello, perch il brutto, di solito, tutti lo sappiamo nascondere bene. Facebook, Twitter ecc. sono il megafono planetario con cui ci presentiamo all'umanit, nella nostra individualit. Il mezzo ed il modo con cui tante voci, ineluttabilmente sconosciute e inascoltate, cercano di levarsi ed emergere dal vocio indistinto di milioni di sconosciuti. Da un mondo in cui il vociare indistinto di miliardi di persone rappresentano un brusio di fondo sovrastato dalle voci di pochi solisti che dominano la scena dell'esistenza pubblica. I social forum vengono percepiti il corto il circuito, la corsia preferenziale, di neo istituzione, per diventare protagonisti,

anche se solo in piccolo, di un qualcosa. Diventare visibili, pensare di esserci nel grande palcoscenico dell'immagine pubblica, dove tutti, indistintamente, pensiamo si possa valere di pi' che non nella propria anonima individualit privata. Siamo ormai giunti al punto di percepire, come di rilevante valenza, il fatto che "non siamo nulla" se anche gli altri non si accorgono di noi. "Non siamo nulla" se anche gli altri non mettono a fuoco nitidamente i contorni del nostro esistere, come entit apprezzabili, per qualche verso ed in una qualche misura. La percezione di due vite separate, quella della nostra intimit e solitudine privata dell'individuo in se - in cui il nostro io quasi se stesso al 95% della propria possibilit ed individualit nuda e quella

della nostra proiezione pubblica, della nostra immagine, sparata nel bel mezzo degl'inestricabili grovigli della vita degli altri. Questi nuovi mezzi di comunicazione e di trasmissione, della nostra immagine, del nostro pensiero strutturato, della nostra espressione comunitaria, del nostro voler apparire "riveduti e corretti" al netto dei nostri difetti e al massimo dei nostri presunti pregi e qualit, sta divenendo la nuova piattaforma esistenziale, parallela a tante altre piattaforme esistenziali, ove proiettiamo ulteriori punti di vista preferenziali, dal quale approcciare il nostro modo di essere, il dispiegarsi, in divenire, del nostro modulo esistenziale, con cui ci presentiamo e relazioniamo con l'universo-mondo.

La parola d'ordine ormai la seguente : "ESSERCI" e cio "essere li", in quel posto dove tutti sono, o tutti vanno, per poter sbirciare se stessi e gli altri. Quel mondo elettronico, fatto di impulsi elettronici, in cui andiamo a coniugare e ad intersecare, gli impulsi elettrici delle nostre sinapsi nervose, con cui il nostro cervello ci rappresenta e rappresenta gli altri. Lo smisurato palcoscenico in cui c'e' un "posticino" per tutti, un momento di dimensionatissima celebrit per ognuno di noi. Proprio li, in quella location virtuale ma esistenziale, "corriamo il rischio" che qualcuno ci ascolti. Qualcuno che apprezzi le nostre qualit, il nostro saper raccontare storie, le impressioni di un momento, le nostre

verit aforismatiche, il nostro pensiero complesso, i nostri momenti di poesia o d'introspezione. Non ci piace pi delegare ad altri la nostra presenza o il nostro pensiero, vogliamo esserci in prima persona perch pensiamo che i nostri diritti, alla presenza pubblica, siano uguali a quelli di coloro che gi ci sono, in quel mondo, avendo seguito altri canali e altri versi d'intrusione. Inoltre, ormai c'e' chiaro che non certo per il merito o per le qualit che si finisce per vivere una vita pubblica che sia percepita come migliore della nostra esistenza privata. Ci concretizziamo e svaniamo, nelle rappresentazioni mediatiche, in una nubecola di impulsi e segnali elettrici ed in quei corto circuiti perdiamo molta della nostra autenticit, trasformandoci in

mediocri interpreti di piccole fiction. Ancora peggio, ogni giorno di pi, perdiamo la nostra capacit di rappresentarci e di essere protagonisti normali, ma reali, nella vita concreta ed epidermica di tutti i giorni. L'unica piattaforma esistenziale in cui vale realmente la pena ed il piacere di esserci e di raccontarsi.

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