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Schema riassuntivo
3. La maggior chiarezza e distinzione offerta dallo spirito che non dalle cose materiali: esempio del pezzo di cera
Sono spinto a credere che le cose corporee si conoscano meglio di quelle spirituali; in realt pi facile la conoscenza di me come cosa pensante. Lo dimostra lesempio del pezzo di cera: anche se esso cambia forma e si scioglie continuo a chiamarlo cera. Non mi baso sulle sue caratteristiche fisiche per dire questo (infatti la cera sciolta ha delle caratteristiche fisiche molto diverse dalla cera solida); mi baso invece sullidea o concetto della cera che c nella mia mente. Quindi lidea o concetto, ovvero ci che appartiene al pensiero o spirito, si conosce pi chiaramente e distintamente delle cose materiali.
E possibile che tutte le Idee che giudico avventizie (cio le Idee delle cose esteriori) siano prodotte da me, cio siano fattizie. Non so ancora se ci siano in me Idee innate.
4. Principio di Causalit
In ogni causa efficiente deve esserci almeno altrettanta realt o perfezione quanta nelleffetto
Da questo principio, che intuitivamente vero, si deduce che: a) Una cosa che ha una certa realt formale, cio una certa perfezione, deve essere prodotta da una causa che contenga formalmente o eminentemente quella stessa realt o perfezione. Ad esempio, un animale, che un essere vivente dotato di sensibilit e di movimento, deve essere prodotto da una causa che contenga formalmente (= in atto) le perfezioni dellanimale, cio da una causa che possegga ugualmente lessere, il vivere, il sentire e la capacit di muoversi (quindi, da un altro animale).Oppure, lo stesso animale potrebbe essere prodotto da una causa che contenga eminentemente, cio in maniera pi eccellente, le perfezioni dell'animale, quindi abbia lessere, il vivere, il sentire e la capacit di muoversi ad un grado pi elevato di quanto non siano nellanimale. impossibile tuttavia che lanimale sia prodotto da una causa che abbia meno realt, meno perfezione di esso, cio da una causa che non contenga formalmente (= in atto) tutte le perfezioni dellanimale (come, ad esempio, da un vegetale, che non possiede la capacit di muoversi). Applichiamo questo principio alle Idee. La realt formale di una qualsiasi Idea consiste nellessere semplicemente un modo del pensiero, cio nellessere pensiero. Qual la causa di questa realt formale? Per il principio di causalit deve essere una causa che contenga formalmente e eminentemente la realt formale dellIdea (= essere pensiero). La causa delle mie Idee pu quindi essere semplicemente il mio stesso pensiero.
In definitiva, se i consideriamo le Idee unicamente dal punto di vista della loro realt formale, cio come semplici pensieri, nulla mi dimostra che esista qualcosaltro al di fuori di me, del mio pensiero, come causa delle mie Idee. Ma le Idee, in quanto rappresentano qualcosa, posseggono anche una realt oggettiva. In base al principio di causalit si pu quindi affermare che: b) La realt oggettiva di unIdea deve essere prodotta da una causa nella quale sia contenuta quella stessa realt, non soltanto oggettivamente, ma formalmente o eminentemente. In altre parole, se io ho unIdea con una certa realt oggettiva, cio unIdea che ha un certo contenuto, unIdea di qualcosa, questo contenuto dellIdea (= realt oggettiva) deve essere stato prodotto da una causa che possegga in atto, cio formalmente (o eminentemente) ci che lIdea rappresenta. Questa causa avr quindi formalmente (= in atto) almeno tanta realt, tanta perfezione, quanta ne ha la cosa rappresentata dallIdea (= realt oggettiva). In definitiva, se noi consideriamo le nostre Idee solamente dal punto di vista della loro realt formale (cio come semplici pensieri), esse risultano tutte uguali, non ce n una pi o meno perfetta di unaltra: sono tutti pensieri e quindi la loro causa semplicemente il nostro pensiero. Ma se consideriamo le nostre Idee dal punto di vista del loro contenuto (= realt oggettiva) vediamo immediatamente che ci sono Idee pi o meno perfette (ad es. lIdea di un animale possiede pi realt oggettiva, pi perfezione, di quella di una pietra; lIdea di una qualche sostanza possiede pi realt dellIdea di un colore o di un sapore che la sostanza pu avere [questi sono infatti meri accidenti] ). Ora, dato che pi unIdea perfetta (cio ha una maggiore realt oggettiva) pi la sua causa deve contenere in atto (cio formalmente) tale perfezione, ne deduco che se io trover in me qualche Idea la cui realt oggettiva cos grande da essere certo che tale realt non pu essere contenuta in me n formalmente n eminentemente, allora chiaro che io non potr essere stato la causa di tale Idea: dovr quindi esistere qualche altra cosa fuori di me che ha causato questa Idea e che possiede formalmente o eminentemente tutta quella realt o perfezione che contenuta oggettivamente nella mia Idea. Analizzo quindi tutte le mie Idee per vedere se la loro realt oggettiva pu essere sempre contenuta in me formalmente o eminentemente.
Conclusione: Dio esiste, ha causato la mia esistenza allinizio e continua a conservarmi nellessere in ogni istante di tempo.
2. La causa dellerrore
Lerrore si d solo nel giudizio (= soggetto + predicato), quando io, con la volont, affermo o nego qualcosa di sbagliato riguardo a certe Idee che sono nel mio intelletto. Alla formazione dellerrore concorrono quindi sia lintelletto che la volont. a) Lintelletto la facolt di conoscere; contiene tutte le mie Idee. necessariamente finito, perch non posso avere Idee di tutto, cio non posso conoscere tutto. Dio mi ha dato un intelletto limitato, in quanto sono un essere imperfetto, ma non c alcun errore nellintelletto. b) La volont la facolt di scegliere, ovvero la libert darbitrio. Sperimento che Dio mi ha dato una volont infinita, cio assolutamente libera, in quanto non c oggetto alla quale la mia volont non si possa estendere (= sento di essere libero di volere qualsiasi cosa). Poich la volont infinitamente pi estesa dellintelletto essa pu fare le sue scelte (affermare o negare, fare o non fare, ricercare o fuggire) sia rispetto alle idee che lintelletto presenta in modo chiaro e distinto sia rispetto a quelle idee che non hanno chiarezza e distinzione sufficienti. Lerrore nasce proprio in questultimo caso, cio quando la volont, estendendosi al di l dei limiti dellintelletto (o meglio, al di l delle Idee chiare e distinte che sono nellintelletto) afferma o nega Idee che lintelletto non percepisce chiaramente. Si chiama libert di indifferenza la libert della volont quando essa si trova al di l dei limiti dellintelletto; in Libert di questo caso la volont del tutto indifferente rispetto a indifferenza VOLONT motivi opposti, cio non determinata dallintelletto a scegliere il vero e ripudiare il falso. Questo il grado pi basso della libert. Intelletto Si chiama libert di ragione la libert della volont quando essa determinata dalle idee chiare e distinte Libert di dellintelletto, e quindi comprende pienamente il vero e lo ragione afferma. Questo il grado massimo della libert.
Quinta Meditazione DELLESSENZA DELLE COSE MATERIALI E, NUOVAMENTE, DI DIO E DELLA SUA ESISTENZA
1. Realt delle essenze
Non affronto ancora il problema dellesistenza delle cose materiali, ma mi chiedo solamente se di esse ho almeno qualche Idea che sia chiara e distinta. Delle cose materiali ho molte Idee confuse ma una almeno chiara e distinta: lIdea di estensione, cio lIdea che i corpi si estendono secondo la lunghezza, la larghezza e la profondit (N.B. estensione e spazio coincidono secondo Cartesio). Questestensione chiaramente pensata come quantit continua, cio come quantit spazialmente divisibile allinfinito (N.B. non esistono atomi indivisibili, tutto lo spazio, che estensione, si pu dividere allinfinito). Ugualmente chiare e distinte sono in me le Idee delle propriet di questa estensione: Propriet dellestensione: grandezza figura posizione movimento A queste propriet sono connesse quelle di: durata
Queste Idee sono la base della matematica e della geometria e ad esse sono collegate tutte le altre Idee delle verit matematico-geometriche. Tali Idee non possono essere un puro nulla n una mia finzione arbitraria in quanto concepisco chiaramente e distintamente che ciascuna di queste Idee necessaria, cio ha una essenza immutabile (es. lIdea di una figura geometrica non pu essere concepita in modo diverso). Poich so che Dio esiste e che la veracit divina mi garantisce che tutto ci che penso chiaramente e distintamente vero, ne concludo che le Idee matematico-geometriche sono vere e reali come essenze. In tal modo ho superato lipotesi del Genio maligno, che avrebbe potuto ingannarmi anche sulle verit matematico-geometriche, cio su quelle verit che concepivo con la massima chiarezza e distinzione: i concetti matematico-geometrici sono delle realt come essenze, cio hanno unessenza vera, reale ed immutabile.
Ora, lattributo pensiero e lattributo estensione sono attributi essenziali, cio ciascuno di essi costituisce lessenza di una diversa sostanza: La sostanza che possiede lattributo essenziale del pensiero la RES COGITANS, cio lo spirito o anima La sostanza che possiede lattributo essenziale dellestensione la RES EXTENSA, cio la materia o corpo (non so ancora se questultima sostanza esista ma so che necessariamente separata dalla prima) La res cogitans e la res extensa sono quindi due sostanze realmente separate e totalmente differenti (dualismo metafisico).
Non pu essere in me perch io sono soltanto una cosa che pensa e questa facolt attiva che produce le Idee delle cose materiali non presuppone affatto il mio pensiero in quanto tali Idee mi si presentano senza il mio consenso, anzi spesso anche contro la mia volont. Deve quindi essere in una sostanza diversa da me tale sostanza, in quanto causa delle Idee, deve contenere formalmente o eminentemente la realt oggettiva di queste Idee, cio la realt che queste Idee rappresentano (vedi il principio di causalit nella Terza Meditazione). Quindi tale sostanza pu essere: a) Dio, che, essendo sostanza sommamente perfetta, pu contenere eminentemente tutta la realt che le Idee dei corpi rappresentano, cio tutta la loro realt oggettiva. Oppure pu essere: b) La res extensa, cio i corpi stessi. I corpi contengono infatti formalmente ci che le Idee dei corpi mi rappresentano; in altre parole, un determinato corpo formalmente, cio in atto, quella stessa realt che la sua Idea mi rappresenta (= realt oggettiva).
Ma se questa sostanza che produce le Idee dei corpi fosse Dio, ci sarebbe in contrasto con la veracit divina perch Dio mi ha dato una forte propensione a credere che questa sostanza che produce le Idee dei corpi sia la res extensa, cio siano i corpi stessi. Se non fossero i corpi a produrre in me queste Idee ma Dio stesso, allora Dio mi ingannerebbe; ma Dio non ingannatore, quindi: bisogna ammettere che esiste una sostanza estesa, che i corpi esistono e sono la causa delle Idee che ho di loro. La res extensa, tuttavia, non possiede tutte le qualit che noi percepiamo di essa ma solo quegli attributi che intendiamo chiaramente e distintamente, cio lestensione e le sue propriet (grandezza, figura, posizione, movimento, durata). Le altre propriet, come il colore, lodore, il sapore, il suono, ecc., non esistono come tali nella realt corporea (non ne ho infatti unIdea chiara e distinta) ma corrispondono in questa realt a qualcosa che noi non conosciamo. Da ci la distinzione, gi operata da Galilei, tra qualit oggettive (= propriet quantitative) e qualit soggettive (= propriet qualitative) dei corpi: a) Le qualit oggettive o propriet quantitative dei corpi sono lestensione e le sue propriet, cio tutte quelle caratteristiche della sostanza estesa che posso cogliere col solo pensiero. b) Le qualit soggettive o propriet qualitative dei corpi sono le propriet come il colore, il sapore, lodore, il suono, ecc., cio tutte quelle caratteristiche della sostanza estesa che le attribuisco a causa della sensazione o percezione sensibile.