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Sotto la gragnuola di insulti rivolti da Beppe Grillo allindirizzo del corteo di salme che avrebbe celebrato la Resistenza, forse

e il caso di citare a nostra volta: Cari amici, allontanarsi il pi possibile da ogni manifestazione politica stato il pi terribile risultato di un'opera di diseducazione ventennale, che riuscita a inchiodare in molti di noi dei pregiudizi, fondamentale quello della sporcizia della politica.: sono le parole di Giacomo Ulivi, anni 19, fucilato il 10 novembre 1944, ricordate da Giorgio Napolitano in occasione del 25 aprile. Sono parole che lasciano il segno, e che merito del Presidente della Repubblica avere riproposto in un momento cos delicato per il nostro Paese, per la sua classe politica e per i partiti. Sono parole necessarie: non per assolvere i partiti politici dalle loro responsabilit, che ci sono tutte, ma al contrario perch se le assumano nuovamente, cos come seppero assumersele in momenti ancora pi difficili di quelli che stiamo attraversando. Parole che contengono anche la risposta alla domanda che dalle colonne de Il Fatto ha formulato Antonio Di Pietro. Piccato dal richiamo del Presidente, che invitava a non dare ascolto ai demagoghi di turno, spaventato forse al pensiero che gli stia per toccare in sorte di passare il turno al demagogo pi demagogo di lui, ossia a Grillo, il leader dellIdv si chiesto se fosse antipolitica il referendum sullacqua o la proposta di abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, cio le campagne in cui ha voluto impegnare il suo partito. E mentre se lo chiedeva con finta ingenuit, non trovava di meglio che denunciare come supremo pericolo per il paese non la demagogia, il populismo o lantipolitica, bens i partiti, i veri traditori della Resistenza che andrebbero cacciati a calci nel sedere. Vale a dire: metto l due proposte, ma i voti me li conquisto dando loro il preciso mandato di coltivare il pregiudizio sulla sporcizia della politica. Come del resto Grillo, con il quale Di Pietro deve sentirsi in corsa. Anche Grillo ha le sue brave proposte: luscita dalleuro, ad esempio. E anche lui le butta l tra un insulto e laltro, con lintenzione precisa di delegittimare la classe politica tutta quanta, indiscriminatamente, immaginando persino, non chiaro se per ignoranza o per disprezzo, che i partigiani prenderebbero oggi la mitraglia contro il Parlamento eletto, che lui giudica, con fine sapienza giuridica, peggio di quello fascista. Ma cacciamoli pure, i partiti: cosa ci dovremmo mettere al loro posto? Rifiutarli in quanto tali - si chiede il Presidente - dove mai pu portare? O Di Pietro e Grillo immaginano di governare il paese a colpi di manette, referendum popolari e scomuniche a mezzo blog? Nel discorso di Napolitano, non cera solo una sottolineatura forte e convinta, a norma di Costituzione, del ruolo decisivo dei partiti, ma anche linvito pressante a fare le riforme, nella consapevolezza della dimensione europea dei problemi che abbiamo dinanzi. Ma per il comico genovese basta uscire dalleuro, et voil. Per il resto, quel che gli interessa alimentare lillusione che se potessimo liberarci della classe politica saremmo tutti pi ricchi, sani e belli, quando invece non solo non ci ritroveremmo affatto pi ricchi, ma di sicuro sarebbe impoverita larticolazione sociale, politica e istituzionale del Paese, con grave nocumento per la sua tenuta democratica. Napolitano sta provando da qualche mese a indicare la via, spronando partiti e parti sociali a cercare insieme le soluzioni per riprendere la strada della crescita: non solo economica, si vorrebbe aggiungere, ma anche civile. E mentre prova cos a favorire un rinnovato clima di fiducia e di leale collaborazione, Di Pietro e Grillo si danno di gomito e cercano di aizzare sentimenti contrari. Tanto il Presidente invita a abbandonare le campagne contro i partiti in quanto tali, tanto i due grandi moralizzatori le conducono e le cavalcano. Che allora qualcuno spieghi loro perlomeno questo: che del metodo democratico richiesto dalla Costituzione perch i partiti concorrino a determinare la politica nazionale, nei loro personalissimi movimenti e partiti c, chiss perch, poca, pochissima traccia. Di sicuro meno di quanta ce ne sia nei partiti che tanto disprezzano.

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