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Tecnologia e igiene del lavoro La prevenzione linsieme di azioni finalizzate ad evitare eventi negativi.Il presupposto il riconoscimento del rischio.

o.Il rischio lesposizione a situazioni che possono essere pericolose.Il pericolo la circostante o la persona che pu arrecare danno.Il rischio aumenta quando lesposizione si prolunga nel tempo.Rischio=intensitxdurataxil contrario dellesposizione.Un tecnico della prevenzione deve individuare i pericoli,lintensit,la durata e le azioni per prevenirle.Il pericolo una variabile che c o non c.Il pericolo si divide in 4 categorie:lieve,medio,grave e molto grave.Linfortunio la probabilit che ci si ferisca a causa di un incidente.Lincidente un fatto che improvvisamente e non intenzionalmente interrompe il procedere regolare di unazione.Per esserci un infortunio deve esserci unincidente.Se ci sono incidenti non detto che c un infortunio.Il modo di esposizione e il moto in cui vengono svolte le varie azioni lavorative.Il rischio pu anche essere trascurabile perch uguale al rischio soggetta la popolazione.I rischi si dividono in strutturali e biomedici.Quelli strutturali sono legati alla struttura dove si lavoro,apparecchiature,impianti ectI rischi biomedici sono quelli che possono provocare lesioni o malattie.Il rischio fisico (o energetico) dovuto allenergia quale il calore,lelettricit,rumore ectIl rischio chimico dovuto a prodotti chimici.I rischi di ergonomia sono legati allinterazione tra gli individui e la tecnologia.Un altro rischio importante quello dellorganizzazione del lavoro.Tre concetti importanti da imparare sono:malattia professionale,lavoro correlata,e la modifica profili salute. Per malattia professionale si intende una malattia contratta in ambiente lavorativo per l'azione nociva di un fattore di rischio di natura fisica, chimica e biologica presente nell'ambiente di lavoro o determinata dalla lavorazione stessa che il lavoratore svolge.La malattia lavoro-correlata una patologia provocata da un'agente presente nell'ambito lavorativo che abbia contribuito nel corso del tempo, mesi o anni, al manifestarsi della patologia.La modifica dei profili di salute.La malattia professionale assistita dallInail mentre la malattia lavoro-correlata dalla previdenza.

E definito Rischio strutturale la probabilit di danno alla salute ed al benessere connessa con: 1. 2. 3. 4. 5. 6. La sicurezza statica delle strutture Le caratteristiche dei corredi strutturali Le dotazioni essenziali delle strutture (impianti) Le dotazioni accessorie delle strutture (apparecchiature e macchinari) Limpatto ambientale delle strutture statiche e delle attivit in esse espletate (la destinazione duso) La regolarit dei procedimenti di verifica e manutenzione

PARAMETRI DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO STRUTTURALE : Agibilit: Congruenza dei parametri che garantiscono la stabilit statica delle strutture edificate Fruibilit: Congruenza dei parametri a corredo che consentono luso delle strutture edificate, condizionando la destinazione di esse ABITABILITA Strutture destinate a civili abitazioni DESTINABILITA Strutture destinate a residenzialit diverse o a produttivit Competono, altres, alla valutazione del rischio strutturale: 1. Lesame della documentazione prodromica alledificazione delle strutture (certificazioni tecniche e autorizzative, dimpatto ambientale) Lesame delle certificazioni relative agli impianti Lesame della documentazione relativa allo stato di manutenzione delle strutture statiche e degli impianti Lesame della documentazione relativa alla manutenzione delle apparecchiature e dei macchinari Lesame delle documentazioni relative alle modifiche strutturali, degli impianti, dei corredi.

2. 3. 4. 5.

Il rischio strutturale statico riferito essenzialmente alle strutture fisse ed ai corredi stabili di esse.

In pratica, si tratta di valutare le strutture edili e i corredi di esse, che, fatte salve le eventuali modifiche, sono stabili. Il rischio strutturale statico riferito essenzialmente alle strutture fisse ed ai corredi stabili di esse. In pratica, si tratta di valutare le strutture edili e i corredi di esse, che, fatte salve le eventuali modifiche, sono stabili

Nel vasto panorama delle norme nelle materie della sicurezza e della salute negli ambienti di lavoro, aspetti specificamente riferiti al rischio strutturale sono presenti nei: 1. 2. 3. 4. 5. D.P.R. 547/55 Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro D.P.R. 303/56 Norme generali per ligiene degli ambienti di lavoro e di vita D.M. 12/09/58 e D.M. 10/08/84 Registro degli infortuni sul lavoro D.P.R. 524/82, D.M. 30/11/93, D. leg.vo 493/96 (adeguamento alla Direttiva CEE 92/58) Segnaletica di sicurezza sui posti di lavoro D. leg.vo 19/12/94 Modifiche alla disciplina sanzionatoria in materia di lavoro

Principali indicazioni dei D.P.R. 547/55 e 303/56 nel merito delle caratteristiche strutturali degli edifici destinati ad accogliere le attivit produttive Materiali di costruzione (sicurezza, grado di confinamento) Finestrature (numero e orientamento) Ricambi daria Accessi e uscite Sviluppi verticali e orizzontali Utilizzabilit di semipiani e interrati Definizione degli spazi minimi per la residenzialit e per le differenti attivit (superfici e cubature) Definizioni delle condizioni di sicurezza degli spazi primari e di servizio (ingombri, illuminamento, presenza di pericoli meccanici e/o energetici) Servizi igienici e presidi per un adeguato mantenimento igienico STABILITA STATICA ED AGIBILITA DEGLE EDIFICI : Rischio strutturale connesso con la funzione portante->tipologia e eventuali danni Rischio strutturale connesso con gli elementi non portanti->disposizione non congrua e eventuali danni Rischio indotto da elementi esterni->minaccia alla stabilit-agibilit Rischio geotecnico->stato del terreno e delle fondazioni Al rischio strutturale e non,e al rischio interno e esterno viene dato un punteggio da 1 a 3. Un punteggio minore o uguale a 4 ledificio agibile,da 5 a 8 Edificio temporaneamente non agibile, ma agibile con provvedimenti di pronto intervento,da 9 a 10 Edificio parzialmente non agibile, da rivedere con provvedimenti,da 9 a 10 Edificio temporaneamente non agibile, da rivedere con provvedimenti,12 Edificio non agibile,3 rischio esterno Edificio non agibile sino a rimozione rischio esterno. ELEMENTI DI VALUTAZIONE DEL DANNO STRUTTURALE : 1. 2. Stato fessurativo Lesioni su strutture verticali

3. 4. 5. 6. 7. 8.

Alterazioni di perpendicolarit degli orizzontamenti Forte permeabilit di tetti e lastrici di copertura Imbibizione di pareti e strutture portanti Imbibizione delle fondazioni Polle e pozze dacqua nelle sottofondazioni Subsidenza dei piani fondali

Stato fissurativo: Presenza di discontinuit nelle pareti portanti in muratura (mura di sostegno dei solai), tali da determinare un possibile allontanamento delle trabeazioni di sostegno dei solai stessi Si configura un rischio statico quando: 1. 2. Le discontinuit hanno andamento diagonale, consentendo di misurare una distanza orizzontale tra linizio e la fine della lesione Le discontinuit determinano un effettivo allontanamento degli elementi costitutivi delle pareti portanti (blocchi in tufo, mattoni o agglomerati cementizi) Alle discontinuit nelle pareti portanti corrispondono fissurazioni nelle strutture orizzontali (solai).

3.

Lesioni delle strutture portanti: Presenza di discontinuit verticali nelle costruzioni a pilastri portanti Si configura un rischio statico quando: 1. 2. 3. Le discontinuit interessano lintera dimensione verticale del pilastro Le discontinuit interessano pilastri contigui, anche se non estese a tutto lo sviluppo verticale Alle discontinuit nelle pareti portanti corrispondono fissurazioni nelle strutture orizzontali (solai).

ALTERAZIONI DELLA PERPENDICOLARITA DEGLI ORIZZONTAMENTI: Presenza di perdita dellangolazione a 90 tra i solai e le pareti portanti o i pilastri Una condizione di rischio pu essere altres determinata dalla presenza di: 1. 2. 3. 4. Slivellamenti localizzati nei solai, concavi o a gradino (infrazione o interruzione di uno o pi elementi di sostegno) Modifiche dellangolazione in zone limitate (perdita di sostegno di uno o pi elementi) Perdita dellelasticit dei solai in legno (ammalloramento delle travi di sostegno) Comparsa di vibrazioni nei solai con travi si sostegno in ferro o cemento armato

Permeabilit delle coperture Una condizione di rischio pu essere determinata da: 1. Interruzioni nella continuit nei lastrici di copertura o nei tetti (spesso conseguente alle fissurazioni orizzontali o alla perdita dellorizzontamento)

2. 3.

Usura dei materiali impermeabilizzanti (condizione maggiormente prevalente) Inadeguatezza dei materiali impermeabilizzanti

Inibizione delle pareti: Una condizione di rischio pu essere determinata da: 1. 2. 3. 4. Colaggio dai solai di copertura e dai canali di gronda Discontinuit nelle condotte di scarico delle acque dai solai (condotte pluviali) Discontinuit nelle condotte delle acque dimpianto (condotte idriche, circuiti di riscaldamento) Imbibizione capillare dal sottosuolo (condizione pi subdola e pericolosa)

Inibizione delle fondazioni: Una condizione di rischio pu essere determinata da: 1. 2. Imbibizione capillare per allocazione su piani di materiali bibuli e poco coerenti Perdite dacqua da condotte allocate in profondit (condotte idriche o fognarie)

In genere, queste condizioni sono rese evidenti dalla presenza di polle dacqua nelle sottofondazioni.

Subsidenza: La subsidenza consiste nella diminuzione volumetrica degli strati sottostanti le fondazioni, cui possono conseguire: Labbassamento dellintero piano fondale, con conseguente caduta verticale della struttura edificata Lo slivellamento del piano fondale, con conseguente inclinazione della struttura edificata Cause: 1. 2. Asportazione non controllata di materiali solidi da zone vicine alle fondazioni Spostamento di materiali solidi per brusca variazione energetica (es. passaggio imprevisto di masse dacqua)

ELEMENTI STRUTTURALI NECESSARI ALLA FRUZIONE DELLE STRUTTURE EDIFICATE ED ALLA SICUREZZA 1. 2. 3. 4. Vie daccesso e uscita Scale Vie di transito Vani dingresso daria e luce

Elementi accessori delle strutture: 1. 2. 3. Porte Infissi Impianti

4.

Pavimentazioni e piani di calpestio

Vie duscite demergenza Il D.M. 10Ogni luogo di lavoro deve disporre di vie duscita alternative agli ingressi (fanno eccezione i locali di piccola dimensione) a. b. Le vie duscita devono essere indipendenti e distribuite lungo lo spazio, in modo da consentire rapidi allontanamenti dalle emergenze Le distanze delle vie duscita dalle zone praticate devono essere proporzionate allintensit dei rischi emergenziali (incendio soprattutto) e tarate proprio sul rischio incendio (da un minimo di 15 m negli ambienti ad alto rischio ad un massimo di 45 m in ambienti a basso rischio) Le vie duscita devono sempre condurre a luoghi sicuri Devono essere evitati al massimo i percorsi unidirezionali duscita Le vie duscita devono essere adeguate in numero e dimensioni al numero di occupanti lambiente Le vie duscita e gli spazi daccesso devono essere protetti e liberi da ingombri

c. d. e. f.

marzo 1998, allallegato III, ha stabilito i criteri minimi di dotazione e fruibilit delle vie duscita nei luoghi di lavoro

Il numero di vie duscita deve essere > 1 quando: 1. 2. 3. Lambiente affollato (> 50 persone, anche se occasionalmente) La distanza tra le zone occupate e lunica via duscita supera i valori indicati in precedenza Nellambiente sono ipotizzabili alti rischi dincendio o daltra emergenza

La larghezza delle vie duscita deve essere sufficiente a garantire un passaggio comodo, evitando lintasamento. La dimensione ottimale della larghezza desunta dalla formula: L in metri = A/50 x 0.60 Dove A = affollamento 50 = valore di riferimento 0.60 = valore di transito per persona Il rispetto delle indicazioni normative deve essere particolarmente rigoroso: A. B. C. D. Negli ambienti destinati ad accogliere utenze esterne e/o visitatori, oltre che lavoratori stanziali Negli ambienti destinati a stanzialit di tipo alberghiero Negli ambienti che accolgono utenze deboli: bambini, anziani, donne gravide, ammalati, portatori di handicap sensoriali o motori Negli ambienti ad alto rischio dincendio per luso di prodotti infiammabili o esplosivi

Scale: Le scale per laccesso ai piani sovrastanti o sottostanti quello terreno devono: Avere andamento regolare ed omogeneo per tutto lo sviluppo

Contenere un numero di rampe per piano tale da consentire uninclinazione di un grave rigido (per es., una lettiga) non superiore a 15 Avere una pedata da 1,5 a 2 volte la lunghezza media di un piede adulto Essere dotate di pavimentazione antisdrucciolo sulle pedate, eventualmente posizionate sullo spigolo Avere alzate regolari, non alte per evitare affaticamento e perdita di equilibrio Avere una larghezza di almeno 1,2 metri Essere dotate di parapetto daltezza non < a 80 cm dal lato della tromba Essere dotate di corrimano su entrambi i lati (nelle scale di ambienti frequentati da bambini, opportuno prevedere lallocazione di pi corrimano a differenti altezze) Essere dotate di fonti dilluminazione, naturale e/o artificiale, sufficienti ed efficienti (illuminamento di almeno 20 lux sul piano di pedata)

Vie di transito I percorsi orizzontali devono: 1. 2. Avere andamento quanto pi possibile continuo Ridurre al minimo le variazioni di livello

Le variazioni di direzione, se non evitabili, devono essere segnalate Le variazioni di livello devono essere colmate con gradini di alzata contenuta, opportunamente segnalati, affiancati da piani inclinati per i portatori di handicap Le vie di transito devono godere di illuminazione adeguata, naturale artificiale o mista, corrispondente ad almeno 20 lux di illuminamento nei percorsi liberi, da innalzare a 50 in quelli con ingombri, a 100 se gli ingombri sono pericolosi E necessario che gli ostacoli siano evidenziati da proprie segnalazioni (sorgenti luminose e/o superfici catarifrangenti)

Vani di aereazione e illuminazione: Il D.P.R. 303 del 1956 ha regolato i numeri e le dimensioni dei vani daerazione (art. 9) e dilluminazione (art.10)

Vani di aereazione: Negli insediamenti produttivi di nuova costruzione, la superficie totale dei vani aeranti non deve essere inferiore ad 1/8 di quella utile del pavimento, intendendo per superficie utile quella di pedata, anche se disposta su piani differenti (per esempio, la superficie totale di ambienti soppalcati). Nel calcolo delle superfici aeranti, devono essere computate finestre, porte e portoni ad apertura verso lesterno. Lallocazione ad altezza uomo non un requisito indispensabile, purch, nei casi di collocazione ad altezze superiori, siano presenti sistemi dapertura azionabili ad altezza uomo (sistemi meccanici ad aste telescopiche, aperture elettriche azionabili con pulsantiere). La presenza di aperture a vasistas modifica i termini del calcolo, giacch la superficie utile di ciascunapertura ridotta alla met di quella del vano, sempre che il battente formi un angolo dapertura con il piano verticale di almeno 30 goniometrici. In deroga a questimposizione rigida, si possono adottare i rapporti di superfici indicati nella tabella di seguito riportata, che considera anche la variabile altezza dei locali.

Solo nei casi di comprovata impossibilit tecnica alla realizzazione di superfici aeranti proporzionate, la normativa consente di fare ricorso ad impianti di ventilazione forzata o di condizionamento. Unanaloga deroga pu essere concessa nei casi di locali, ai quali sia richiesto un totale isolamento dallesterno per differenti ragioni, quali la sicurezza rispetto a fonti dinquinamento esterno (camere sterili, per esempio), o la sicurezza antifurto (caveau di banche e camere di sicurezza). Nelle strutture edilizie gi esistenti, la superficie aerante pu corrispondere a valori ridotti, mai inferiori al 50% di quelli riportati in tabella, ma sempre implementati da sistemi di ventilazione artificiale.

Vani dilluminazione: I rapporti tra le superfici illuminanti e quelle utili sono gli stessi di quelli gi riportati per laerazione.0 Nel calcolo delle superfici illuminanti bisogna considerare solo quelle dotate di totale diafania, che la propriet di lasciarsi attraversare dalla luce senza determinare apprezzabili abbattimenti dintensit (vetri o altri materiali trasparenti). Negli ambienti di lavoro, possono essere utilizzati altri tipi di schermature dei vani illuminanti, per esigenze di sicurezza, resistenza meccanica, protezione da visione esterna (vetri retinati, stampati o pneumatici, plexiglas pluristrato, policarbonati bollosi) Nel caso duso di schermature traslucide, al fine di garantire una corretta illuminazione bisogna adeguare il rapporto tra le superfici illuminanti e quelle utili in funzione della percentuale dabbattimento dellintensit luminosa rispetto al vetro piano diafano di pari spessore. Porte daccesso: A battenti (unico o doppi), con obbligo di apertura verso linterno, con larghezza minima di 80 cm se a battente unico, di 60 cm a battente se a battenti doppi Negli ambienti di lavoro sono sconsigliate (ma non vietate) le porte a battenti con ritorno elastico, le porte girevoli, le serrande verticali (purch tenute aperte nelle ore di lavoro e afflusso) Le eventuali porte esterne, di sicurezza (porte blindate, cancelli) o di estetica (porte vetrate), ad apertura esterna, devono garantire il non ingombro delle piattaforme daccesso (la soluzione ottimale costituita dai tipi a fisarmonica) Porte duscita e/o fuga: Porte a battenti, ad apertura verso lesterno, a spinta o tramite barre antipanico, di facile individuazione, segnalate, tenute libere da ingombri, sempre in efficienza

Infissi: Le caratteristiche degli infissi, necessarie ad una buona fruibilit degli ambienti, variano in funzione della destinazione degli ambienti stessi TIPOLOGIA 1. A battenti indicati per gli ambienti di residenzialit abitativa e omologabile e per ambienti di ufficio. Il tipo a battenti multipli sovrapposti il pi idoneo a garantire i ricambi daria. A saliscendi poco pratici, possono garantire adeguati ricambi daria, ma creano spesso zone dombra A Vasistas di maggiore utilit negli ambienti di lavoro industriale e negli ospedali, garantiscono bene i ricambi daria, ma possono determinare irregolarit dilluminamento

2. 3.

Esigenze: Buon isolamento Possibilit dopacamento regolabile Facile manovrabilit

Pavimenti: Esigenze 1. 2. 3. 4. 5. 6. Orizzontali e complanari Antisdrucciolo Facilmente lavabili Non porosi Non riflettenti Non assorbenti la luce

Verifiche a) b) c) d) Natura Regolarit Stato di manutenzione Stato di igienizzazione e pulizia

Altezza e cubatura: Il D.P.R. 303 del 1956, allarticolo 6, disciplina le altezze minime dei luoghi di lavoro. I criteri adoperati per la fissazione dei limiti sono improntati al numero di lavoratori occupanti ciascun ambiente ed alle caratteristiche delle attivit svolte in essi, con particolare riferimento alla presenza di rischi derivati da agenti chimici, direttamente manipolati o reflui da processi di trasformazione. Laltezza minima imposta per un numero di occupanti da 5 in su di 3 metri. Un analogo limite imposto nei casi di lavori industriali esponenti a rischi chimici (art. 33 del citato D.P.R.) I locali destinati ad attivit terziarie, commerciali o industriali non previste nellarticolo 33 possono derogare dal limite di 3 m, essendo sufficiente unaltezza di m 2,70. Il limite pu essere ridotto sino a m 2,40 in spogliatoi e servizi igienici. Lo sviluppo volumetrico negli ambienti di lavoro deve consentire ai lavoratori di fruire di uno spazio adeguato nelle tre dimensioni. In linea generale, raccomandata una cubatura lorda non inferiore a 3 mc per lavoratore. Bench sia non specificamente previsto dalle norme in vigore, per motivi di sicurezza antinfortunistica e di tutela della salute, soprattutto nelle lavorazioni con esposizione ad agenti chimici, consigliabile considerare il volume utile al netto dagli ingombri di macchinari e arredi.

Servizi igienici: Larticolo 39 del D.P.R. 303 ha imposto lobbligo della creazione di servizi igienici nei posti di lavoro, in numero e con caratteristiche adeguate. Sintende per servizio igienico una struttura separata dallambiente di lavoro, ma ad esso prossima, ben confinata per il rispetto della privacy, costituita da un box accogliente un WC e da un locale antibagno, nel quale deve essere disponibile un lavabo ad acqua corrente. Il locale WC deve essere aerato naturalmente o munito di un sistema daspirazione forzata, in grado di garantire ricambi daria pari a 6 volumi/ora se in espulsione continua, o 12 volumi/ora se in aspirazione temporizzata, con azionamento collegato allimpianto dilluminazione. I requisiti obbligatori dei servizi igienici nei posti di lavoro e in tutti gli ambienti aperti alla fruizione pubblica, sono: 1. la separazione per sesso

2. la disponibilit di servizi adeguati ai portatori di handicap (D.P.R. 384 del 1978, Regolamento dattuazione dellart. 27 della Legge 118 del 30 marzo 1971).

In rapporto con il numero di lavoratori, vigono le seguenti parametrazioni del numero minimo di servizi: < a 3 lavoratori 1 servizio 4-10 lavoratori 2 servizi 11- 40 lavoratori 3 servizi Ogni incremento di almeno 30 lavoratori deve prevedere la dotazione di un servizio aggiuntivo.

Docce: La messa a disposizione di docce resa obbligatoria da esigenze di salubrit solo nelle lavorazioni che compromettono ligiene personale (per esempio, la raccolta dei rifiuti) o espongono ad agenti chimici imbrattanti (per esempio, lavori di lubrificazione, di scavo). La presenza, il numero e le caratteristiche degli impianti doccia sono regolati dallarticolo 37 del D.P.R. 303.

Spogliatoi: Negli insediamenti produttivi, nei quali richiesto luso obbligato di abiti di lavoro, larticolo 40 del D.P.R. 303/56 sancisce lobbligo della dotazione di locali adibiti a spogliatoio. Lobbligatoriet scaturisce dallesigenza di tutelare, assieme con la salute, la decenza e di salvaguardare la sfera privata dei lavoratori. I locali spogliatoi devono essere separati dallambiente di lavoro, ma devono essere ad essi collegati direttamente, senza passaggi esterni o, nei casi in cui questo non sia realizzabile, mediante passaggi protetti. Al fine di garantire la riservatezza, gli spogliatoi devono avere unestensione in superficie sufficiente a non creare sovraffollamento e disagio soggettivo Essi devono essere dotati di armadietti per la conservazione degli indumenti propri di ciascun lavoratore, di panche o sedie per facilitare le operazioni di vestimento e svestimento, di lavabi mensole e specchiere per rendere attuabili le fondamentali operazioni di decoro estetico. Laerazione e lilluminazione devono essere preferenzialmente naturali, con un rapporto ottimo tra vani aeranti e illuminanti e superficie utile calpestabile pari ad almeno 1/12. Sono, tuttavia, consentite deroghe alle immissioni naturali, purch siano resi disponibili sufficienti sistemi di ventilazione e aspirazione forzata e dilluminazione artificiale. I locali spogliatoi devono essere assoggettati a regolari attivit di pulizia ordinaria, con periodici interventi di sanificazione.

Corredi tecnici degli ambienti di vita e lavoro: 1. 2. 3. 4. 5. Forniture idriche Vie di deflusso dei liquami e delle acque Forniture energetiche Elevatori Eventuali impianti accessori (aeratori, climatizzatori e ventilatori a pale)

Forniture idriche:

Il requisito essenziale per consentire labitabilit (edifici ad uso privato) o la fruibilit per usi lavorativi e/o daccoglienza di utenze (edifici di lavoro o pubblici, quali ospedali e scuole) rappresentato dalla disponibilit di acqua corrente (non necessariamente potabile) Le caratteristiche dellacqua corrente devono essere: Organolettiche assenza di odori sgradevoli, accettabile trasparenza Chimiche assenza di sostanze con azione caustica, irritante, sensibilizzante Di durezza contenuti in metalli pesanti e alcalino terrosi non inficianti lazione emulsionante di saponi a medio potere tensioattivo Microbiologiche cariche batteriche e fungine > limiti di utilizzabilit dellacqua per usi esterni Nelle industrie ed in altri tipi dinsediamento lavorativo possibile disporre di acqua corrente ad usi differenziati: Uso industriale acqua utilizzabile solo nei cicli di lavorazione (per es., acqua di raffreddamento) e di detersione dei luoghi Uso civile acqua utilizzabile per la detersione dei lavoratori. Anche nelle civili abitazioni e in ambienti pubblici e/o di lavoro con specifiche funzioni, possibile avere la compresenza di acque correnti diverse, civili e potabili. In questo caso, sempre necessario: 1. 2. che vi sia una separazione tra i differenti erogatori che vi siano chiare indicazioni circa le destinazioni duso delle acque

Sistemi di reflusso di liquami e acque nere: Labitabilit o la fruibilit di strutture edilizie richiedono la presenza di sistemi di convogliamento dei liquami e delle acque nere, che consentano lallontanamento controllato di essi . Lallontanamento pu essere realizzato attraverso: 1. 2. Il raccordo al sistema fognario dellarea di allocazione La presenza di fosse biologiche, di dimensione adeguata, non collocate entro gli spazi direttamente annessi a quelli primari (per es., nei cortili)

Le condotte di convogliamento devono essere sottoposte a regolari programmi di: a) b) c) Manutenzione strutturale Disostruzione Disinfestazione da ratti ed altri ospiti indesiderati (condotte orizzontali e pozzetti)

Impianti di riscaldamento: I sistemi di riscaldamento si differenziano in funzione delle variabili climatiche modificate: Piastre radianti a I.R. innalzano la temperatura radiante e radiante media Piastre radianti innalzano la temperatura dellaria secca Termoconvettori modificano la temperatura dellaria secca e di quella naturalmente ventilata Criteri di definizione quantitativa, distribuzione e funzionamento degli impianti di riscaldamento 1. Rapporto tra le cubature e le rese convettive

2. 3.

Distribuzione atta ed evitare la sussistenza di sbalzi termici Regolabilit delle rese e dei funzionamenti per il raggiungimento ed il mantenimento delle temperature operative

Impianti elettrici: Oltre a quelle tecniche, la caratteristica essenziale degli impianti elettrici negli ambienti di vita e di lavoro costituita dalla sicurezza di essi rispetto allaccadimento di incidenti e di conseguenti infortuni, dovuti a: 1. 2. Pericoli fisici situazioni di insufficiente o inesistente protezione Pericoli da imperizia umana assunzione di comportamenti non idonei, generatori di infortuni

La sicurezza degli insediamenti produttivi: La messa in sicurezza degli ambienti di lavoro ed il mantenimento di essa scaturiscono dalla successione e dallinterazione di differenti momenti, i cui contenuti, progettuali ed operativi sono di natura tecnica, ma sui quali un complesso corpo normativo esercita funzioni dindirizzo e controllo. Nella prassi procedurale si distinguono: 1. 2. 3. i collaudi le manutenzioni la qualit delle prestazioni

Collaudi: I collaudi sono costituiti dallassieme delle verifiche tecniche, finalizzate alla valutazione dellefficienza delle opere e degli impianti realizzati, che consentono di individuare le omissioni, le incongruit ed i punti critici di un sistema. Gli esiti dei collaudi consistono in certificazioni idoneative, necessarie allabilitazione alluso di opere e impianti. Lesito positivo del collaudo ha valore non solo sul piano prestazionale, giacch costituisce lelemento essenziale allutilizzabilit dellopera, ma anche su quello economico, essendo un indicatore immediato del valore di un investimento. 1a. statico verifiche e prove tecniche di rispondenza delle opere tecniche alle prescrizioni progettuali e di contratto, ai sensi dellarticolo 7 della Legge n 1086 del 5.11.1971 1b. degli impianti eseguiti ai sensi della Legge n 46 del 5.03.1990 e dei D.P.R. n 447 del 6.12.1991 (art. 1) e n 392 del 18.04.1994. 1c. di macchinari e attrezzature verifiche e prove tecniche daffidabilit delle macchine e delle attrezzature, previste nei differenti articoli del D.P.R. 547 del 27.04.1955, ripresi ed ampliati dal D.P.R. n 459 del 24.07.1996 Regolamento dattuazione delle Direttive 89/392 CEE, 91/368, 93/44 e 93/68 concernenti il riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relativi alle macchine Impianti soggetti a obbligo di collaudo: 1. impianti di produzione, trasporto, distribuzione ed utilizzazione dellenergia elettrica allinterno delle strutture edificate e degli spazi perimetrali, a valle dei punti di allaccio alla rete del distributore-fornitore dellenergia impianti radiotelevisivi ed elettronici, le antenne, gli amplificatori di segnale, i trasmettitori e gli impianti di captazione delle scariche atmosferiche (parafulmini) impianti di riscaldamento e climatizzazione, alimentati a gas, combustibili solidi e liquidi impianti idrosanitari e quelli di trasporto, trattamento, accumulo dacqua allinterno delle strutture edificate e degli spazi perimetrali, a valle dei punti di allaccio alla rete del distributore-fornitore del bene impianti di trasporto e utilizzazione di gas, aeriforme o liquido, allinterno delle strutture edificate e degli spazi perimetrali, a valle dei punti di allaccio alla rete del distributore-fornitore del bene

2.

3. 4.

5.

6.

impianti di sollevamento e trasporto orizzontale di persone o cose (ascensori, montacarichi, scale mobili, carrucole ad azionamento elettrico o pneumatico, nastri trasportatori) impianti di protezione antincendio

7.

Macchinari assoggettati ad obbligo di collaudo: 1. 2. ingranaggi (art. 59) ingranaggi, ruote e segmenti dentati devono essere ingabbiate o protette da schermi ricoprenti organi di comando (art. 76) ogni macchina deve disporre di leve o pulsanti davvio ed arresto ben visibili, facilmente raggiungibili ed azionabili segnali di preavviso di funzionamento (art. 80) le macchine, soprattutto quelle a struttura complessa e a conduzione multipla, devono recare un dispositivo di segnalazione acustica dinizio funzionamento blocchi di fermo (art. 82) le macchine per il cui funzionamento richiesta la periodica introduzione delle mani e, in ogni modo, uno spostamento del corpo del lavoratore allinterno dello spazio di funzionamento devono essere provviste di blocchi di fermo protezioni da trucioli e schegge (art. 109) le macchine produttrici di trucioli di lavorazione devono essere provviste di schermi di protezione apparecchiature di sollevamento, spostamento, impilatura e immagazzinamento di pezzi i sistemi per leffettuazione delle operazioni devono garantire la stabilit del mezzo e del carico (art. 169), limbracatura del carico (art. 181), lergonomia del posto di lavoro e la buona visione (art. 182) Manutenzioni: Le manutenzioni sono costituite dallassieme dei procedimenti diretti ad evitare laccadimento danomalie di funzionamento, a mantenere elevati standard di qualit e resa, a contenere i costi di eventuali interruzioni e danni. Tipi di manutenzioni: Manutenzione ad evento Messa in atto di interventi manutentivi e riparativi in seguito alla segnalazione di unanomali, di malfunzionamento, di un blocco parziale o totale. La resa in termini economici scarsa, per il sopravvenuto blocco parziale o totale, cos come scarsa lefficacia in termini di sicurezza del processo. Manutenzione preventiva Esercitata a intervalli regolari, stabiliti in funzione di un periodismo basato su stime teoriche del deterioramento di strutture, macchinari e attrezzature ( detta anche calendariale). Bench consenta di evitare i blocchi indesiderati della agibilit della produzione e delle attivit in genere, finisce con lessere onerosa in termini di costi gestionali per il verificarsi di interventi manutentivi sovrabbondanti e per la previsione di periodiche interruzioni di attivit. Manutenzione predittiva E la forma maggiormente efficace nei termini del rapporto costi-benefici e della sicurezza. Essendo fondata su misure e analisi continue delle strutture, dei corredi, del funzionamento di macchinari e attrezzature, la manutenzione predittiva consente di individuare con adeguata attendibilit i momenti e i punti di criticit, consentendo la realizzazione di interventi manutentivi temporalmente e contenutisticamente mirati. La manutenzione delle macchine sancita dal D.P.R. n 459 del 24.07.1996, noto come Direttiva Macchine. Relativamente alle manutenzioni dei macchinari, il citato D.P.R., al capo 1.6.1. sancisce lobbligo che Gli elementi delle macchine automatizzate che devono essere sostituiti frequentemente, soprattutto in seguito ad un cambiamento della fabbricazione o quando sono sensibili agli effetti dell'usura o soggetti a deterioramento in seguito ad un incidente, devono essere facilmente smontabili e rimontabili in condizioni di sicurezza. L'accesso a questi elementi deve consentire di svolgere questi compiti con i mezzi tecnici necessari (attrezzi, strumenti di misura, ecc.) secondo il metodo operativo definito dal costruttore. 3. La qualit delle prestazioni La qualit delle prestazioni di un insediamento produttivo di qualsiasi genere non un requisito intrinseco della sicurezza, ma costituisce un valido indicatore indiretto di essa.

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E, infatti, poco probabile che un sistema, che eroga servizi o immette sul mercato prodotti dalta qualit e affidabilit, nel quale il rapporto efficacia-efficienza egualmente alto, sia carente sul versante della sicurezza. A differenza delle certificazioni autorizzative , quelle di qualit non sono regolate da norme di legge, ma scaturiscono da standard di qualit elaborati da un organismo non governativo con sede a Ginevra, lInternational Organization for Standardization, cui aderiscono 14 Nazioni. Le norme elaborate dallISO specificano quali requisiti devono essere posseduti dal sistema di gestione della qualit di unorganizzazione che intenda dimostrare la capacit di fornire con regolarit prodotti che ottemperino ai requisiti dei clienti e che desideri accrescere la soddisfazione dei clienti. I requisiti, di cui deve essere dotato un sistema di gestione della qualit per lottenimento della certificazione ISO, sono connessi con il tipo e le peculiarit di ciascun settore, produttivo commerciale o derogazione di servizi (si pensi, per esempio, agli standard di certificazione di qualit dei Servizi dassistenza sanitaria). Attualmente sono in vigore le Norme ISO 2000, definite in Europa come EN 2000 e in Italia come UNI-EN (la sigla UNI identifica lEnte dUnificazione italiano). Norme UNI EN ISO 9000 1/2/3 elencano gli standard sui quali devono essere fondati i Sistemi di gestione della Qualit Norma UNI EN ISO 9004-1 contiene le linee guida sugli elementi di Qualit nellorganizzazione e nel governo del sistema aziendale Norme UNI EN ISO 9001/2/3 proposizione dei modelli di verifica dei Sistemi di Qualit, finalizzati a consentire ai fruitori delle prestazioni aziendali leffettiva misura delloperativit del Sistema.

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