Sei sulla pagina 1di 116

musulmane

che ho conosciuto
di Rosaria Zanetel

prefazione E da trentanni che frequento donne musulmane, come

familiari come amiche, come conoscenti. Ho sentito il bisogno di analizzare un po pi a fondo il rapporto che ho avuto con alcune di loro, quelle che, per qualche motivo, hanno rappresentato delle tappe importanti nel mio percorso di vita fianco a fianco con il mondo islamico: da ci nata questa raccolta di personaggi femminili musulmani. Chi legge potr forse trarre delle conclusioni, delle certezze, io non ci sono mai riuscita, probabilmente perch non stata la ragione a farmi avvicinare al mondo islamico, ma il sentimento, che confonde sempre le idee. Infatti, ho sposato un mio ex compagno di universit, siriano musulmano, e da quel momento ho dovuto spartire il mio cuore e la mia mente tra il mio mondo e il suo. Di certo posso dire che si riesce a convivere solo con chi ti rispetta, ti stima e ti permette di essere diverso. Quando il testo lo richiede, ho aggiunto delle note esplicative sia di costume, che di religione islamica, per come mi apparsa nel vissuto di queste mie compagne di vita. Rosaria Zanetel
Rosaria Zanetel

nata in provincia di Trento, vive a Padova. Laureata in Giurisprudenza allUniversit di Padova, ha seguito poi un corso di quattro anni di Lingua e letteratura araba alla facolt di lingue di Padova. Ha fondato con il marito, Gihad Katrib, medico, laureato a Padova, una piccola casa editrice specializzata in testi di lingua araba , cinese , ungherese. E' artefice di una collana sugli storici istituti scolastici padovani (Liceo Tito Livio, Istituto Calvi, Universit di Padova). Utimamente ha pubblicato tre romanzi.

a me stessa

e alla fatica di stare nel mezzo

Padova Hana Huda Nuha Venezia Suher Rhada

GIORDANE EGIZIANE

Non ricordo in che occasione conobbi quelle che per me poi furono per sempre le ragazze giordane; probabilmente mi erano state presentate da qualche amica comune. Studiavano farmacia presso lUniversit di Padova e venivano da Amman, ma solo Hana era di origine giordana; Huda era Palestinese, la sua famiglia proveniva da Gerusalemme e risiedeva ad Amman dal 1955, mentre i genitori di Nuha erano originari delle montagne del Caucaso ed abitavano in Giordania da circa 30anni. Le tre ragazze vivevano in un miniappartamento nella zona degli Istituti Universitari, al primo piano di un piccolo condominio. Al secondo piano, esattamente sopra di loro, vigilavano come sentinelle i loro tre fratelli. Per la verit si trattava di due fratelli di Hana, Nabil ed Hani, e di un fratello di Huda, Riad, ma come le tre donne venivano chiamate le sorelle, cos i tre giovani uomini erano per noi amici: i fratelli.

Anche loro erano studenti in farmacia. Andavo spesso a trovare le ragazze giordane. Di solito mi offrivano del t con la menta, preparato con una lentezza che lo rendeva molto saporito. La teiera era un bricco di ferro smaltato di blu; quando lacqua bolliva aggiungevano le foglie di t, la menta, talvolta anche qualche altro aroma che non chiedevo nemmeno cosa fosse (ho sempre una particolare disattenzione per le cose annesse al cibo: potrebbero avvelenarmi senza che io me ne accorga!) e poi coprivano il bricco con una pezza di stoffa pesante, perch la macerazione avvenisse con calore costante. Quando, dopo lunga e paziente attesa, ritenevano che il t fosse pronto una di loro, di solito Huda, lo versava in piccoli bicchieri decorati con dei disegni dorati, sollevando il bricco in alto, in modo che lo zampillo, cadendo nel bicchiere, faceva un rumore leggero, simile allo scrosciare di una cascatella. Sento ancora quel borbottio e quell'intenso profumo di menta che invadeva il piccolo appartamento: era il momento pi bello del nostro stare insieme. Cos definisco, a distanza, il rapporto che per anni mi un a quelle tre ragazze, rapporto che non divenne mai una amicizia, fu solo una buona conoscenza, che si rivel utile per tutte.

Io dopo la laurea in Giurisprudenza e quattro anni di studio dellarabo alla facolt di lingue, stavo preparando il mio primo lavoro inerente la lingua araba, un tascabile di frasi e conversazioni italiano arabo, perci mi aiut molto il contatto con le tre ragazze, per luso della lingua e per conoscere meglio lambiente arabo musulmano. Da parte loro, io ero lunica persona italiana che frequentavano assiduamente e spesso ricorrevano a me per capire dei testi di studio un po complicati ed anche per fare da trait d'union con lambiente che le circondava, in cui non si inserirono mai. Le tre ragazze erano molto diverse fisicamente: Hana era piuttosto bassa e grossa, con un vitino strettissimo. La pelle del viso era pallida e delicata e gli occhi azzurri facevano un bel contrasto con i lunghi capelli neri che lei legava quasi sempre sulla nuca. Aveva una cura maniacale per le sue piccole diafane mani che tendeva a non usare mai. Lei diceva che non avevano nemmeno la forza di svitare la macchinetta per il caff, io pensavo che fosse una scusa per non far nulla. Era la pi giovane e la pi coccolata sia dalle due amiche, che la consideravano fragile di carattere e dunque bisognosa di protezione, che dai fratelli, che lei vessava senza alcun riguardo. Io lho sempre ritenuta molto viziata e cercavo di non farmi mai coinvolgere in queste sue nevrosi piagnucolose. Huda era fisicamente un tipo medio, se

cos si pu dire: n alta n bassa, n bella n brutta, n mora n bionda. A differenza di Hana aveva un carattere generoso, forse perch aveva molti fratelli pi giovani e dunque sapeva pensare anche agli altri. Nuha era diversa dalle altre due: alta, esile e bionda, probabilmente per la sua origine caucasica. Definire il suo carattere forte, sarebbe riduttivo. Unestate venne con me per alcuni giorni in montagna, a Siror di Primiero, nell'appartamentino che era di mia nonna e che ora frequentiamo per le vacanze e per le riunioni familiari. Una notte si scaten una specie di uragano: lampi che illuminavano le montagne come dei potenti flash da discoteca, tuoni che scuotevano la casa dalle fondamenta, scrosci di pioggia che avevano gi gonfiato il torrente, che ringhiava come stesse gi piombando nella stanza dove dormivamo; ma quello che mi aveva atterrita era il vento cos turbinoso che la vallata sembrava dovesse scomparire, risucchiata in un vortice. Nuha accese la luce del suo comodino, si sedette sul letto, si accomod sul capo il fazzoletto bianco che usava per la preghiera e, imperturbabile, cominci a leggere il Corano. Io, tanto per far due chiacchiere ed allentare la tensione, ero terrorizzata, mai avevo visto un tale finimondo, le chiesi cosa stesse leggendo. Rispose serafica che stava leggendo dei versetti che descrivevano esattamente come le montagne finiranno per scomparire nel giorno del giudizio e

cos dicendo guard fuori dalla finestra le Dolomiti incombenti ed illuminate da lampi infernali. La trovai spietata; lei disse che io non ero religiosa e dunque non sapevo dominare la paura. La discussione non and oltre, e, per mia fortuna, nemmeno luragano. Le tre ragazze erano musulmane sunnite (NOTA 9) e devo ammettere che la fede e la pratica religiosa le aiut molto negli anni che trascorsero qui a Padova, dando loro forza e fiducia in s stesse. Di certo per il buon esito di un esame contribuiva molto in persone della loro religiosit il partire da casa dopo aver passato dei momenti in preghiera: mi sembravano dei guerrieri che partivano per la battaglia. Sicure e fiduciose che tutto sarebbe andato bene perch Dio era con loro. Se poi lesame andava male, di nuovo il momento della preghiera dava loro la forza di reagire senza eccessive disperazioni. Io dicevo: Beate voi, che avete sempre Dio per ogni evenienza! questa era una delle mie famose frasi che le indispettiva in quanto trovavano che ero irrispettosa verso Dio. Mi guardavano con un lungo sospiro e scuotevano la testa. Ero una irrecuperabile, ma questo stesso atteggiamento lo riscontro anche nelle amiche cattoliche molto praticanti e io purtroppo, Dio mi perdoni, spesso le provocavo tanto per indispettirle.

Una volta per la discussione si accese particolarmente, fino a diventare litigio, in quanto una mia uscita era stata davvero presa dal verso sbagliato. Avevamo appena saputo che un figlio di una nostra amica era morto e commentando la tragedia io dissi che certe volte succedono delle cose nella vita che non hanno una spiegazione plausibile, sono cos incomprensibili, da farci ribellare contro il destino ingiusto. Il mio era un discorso banale, uno sfogo senza nessuna valenza religiosa, ma loro interpretarono la parola destino come sinonimo di Dio, ne dedussero che consideravo Dio ingiusto, cosa che per loro, in quanto musulmane, equivaleva ad aver bestemmiato. Usarono proprio la parola bestemmia, in quanto avevo negato un precetto della fede islamica (NOTA 5). Forse fu questo che mi offese, perch anchio, pur nella mia flebile fede, ho dei precisi limiti e il rispetto di Dio vale per me come per loro. Glielo dissi in tono veramente seccato e sferzante: le invitai prima di tutto a studiare un po meglio litaliano per poter cogliere lesatto significato dei vocaboli e a piantarla di giudicare tutti attraverso la loro ottica monovalente, sempre sospettose e presupponenti come fossero le uniche depositarie del senso del sacro. Conclusi dicendo che in presenza di un evento cos tragico non era una disquisizione teologica che mi sarei aspettata da loro, ma, visto la loro religiosit, unumana condivi-

sione del dolore. Stettero un po in silenzio e dopo un po Nuha, che era sempre la portavoce nei momenti importanti (non per niente il suo nome significa saggezza) (NOTA 27), mi disse Scusa, hai ragione. Detto da loro era il massimo dellammissione di colpa, in quanto, intransigenti qualerano, non avrebbero potuto fingere condiscendenza tanto per quieto vivere. Era la prima volta che mi vedevano infuriata su un argomento religioso ed ebbi limpressione che questo mio atteggiamento fosse piaciuto pi che quella mia solita aria distaccata o scherzosa al riguardo. Nel frattempo Huda si era messa a preparare il nostro famoso t, di cui avevamo davvero bisogno tutte e quattro e io cercai un posticino dove stendermi un po per rilassarmi. Trovar posto per sedersi in quel caos perenne fu sempre unimpresa: il loro minuscolo appartamento era come uno scatolone pieno delle cose pi disparate, si continuava a spostare le cose da una parte allaltra (libri, vestiti, scarpe, foto, ricordi di casa, vestiti, borsoni, borsette, valigie, giornali, profumi, creme, medicine..) tutto era sparso intorno senza nessun ordine logico. Solo un angolo che fu sempre sgombro e tirato a lucido: era quello destinato alla preghiera, con un bel tappeto sempre steso,

rivolto a sud est, in direzione della Mecca (NOTA 14), sul quale a turno pregavano cinque volte al giorno (NOTA 12). Spesso tornavano apposta a casa per non mancare questo appuntamento. Anche se era stata adibita a Moschea (NOTA 11) una piccola sala vicino allUniversit, loro preferivano pregare a casa. Disponevano con molta cura sul capo un gran fazzoletto bianco di cotone, abbassato sulla fronte e chiuso sotto il mento in modo da coprire quasi completamente le guance ed indossavano una larga gonna anchessa bianca; si mettevano ritte in piedi, con le spalle erette e le mani congiunte e poi cominciavano a flettersi con movimento solenne e lento. Le prime volte che ero presente mentre una di loro pregava, cercavo di parlare sottovoce per non disturbarla, ma mi accorsi che la loro concentrazione nel momento della preghiera era perfetta: a parte i momenti di incomprensione, provocati spesso dal mio carattere dispettoso, le ho molto ammirate per questa intensit di sentimento religioso ed valsa la pena conoscerle e frequentarle cos a lungo. Furono davvero dei begli esempi di donne determinate nelle loro credenze e profondamente corrette.

Finita la preghiera spesso leggevano anche qualche brano dei Detti del Profeta (NOTA 7), dai quali traevano spunto per approfondimenti ulteriori. Io una volta dissi che questa lettura per cos dire aggiuntiva forse poteva essere definita il know how , in quanto si imparava meglio il come fare per essere dei buoni mussulmani. Come sempre, accolsero la battuta malvolentieri e mi fecero capire che anche su questo non faceva loro piacere che usassi un tono scherzoso. Cercai di imparare la lezione e col tempo ricorsi, quando ero con loro, ad una certa autocensura, vista la mia propensione alla dissacrazione ed alla ironia. Penso che fu questa loro incapacit di sorridere di tutto che mi imped di considerarle, anche dopo tanti anni, delle amiche, cosa invece che mi successe con altre donne musulmane. Il loro interlocutore ideale per i discorsi di tema di Islam era mio marito, anche lui musulmano sunnita e molto religioso. Citavano a memoria interi capitoli del Corano senza sbagliare una virgola, si appellavano alle interpretazioni canoniche (NOTE 8) sciorinando date e scuole; sorgevano spesso interminabili e per me noiosissime diatribe specialmente sul modo di interpretare i versetti che riguardavano le donne nellIslam (NOTA 22).

Nuha era la pi ferrata, non recedeva mai dalle sue posizioni ed aveva una cultura religiosa molto approfondita. Tutto questo discutere mi convinse a credere che per dei mussulmani davvero vitale lapprofondimento della lettura del Corano: un lungo lavoro di ricerca individuale, che va avanti tutta la vita, una specie di ascesa per gradi. I fratelli non erano cos religiosi, io dicevo che la loro preghiera era la generosa disponibilit che dimostravano nel servire le tre sorelle, ma queste mie macchinose interpretazioni non convincevano e non interessavano nessuno. Il loro essere donne di cui andavano fierissime dava loro facolt di farsi servire dagli uomini della famiglia e dunque nessuna generosit, ma dovere. Come su molte cose anche su questo argomento non si poteva scherzare. Ogni tanto una di loro prendeva il manico della scopa e toc toc lo batteva sul soffitto che corrispondeva al pavimento del miniappartamento dei fratelli. Dopo un po uno di loro compariva e veniva spedito per commissioni, o doveva aiutare in qualche lavoro in casa. Nessuno dei fratelli si ribell mai, anzi, erano sempre disponibili e prendevano molto sul serio il loro ruolo di protettori-servitori. Mai uno sbuffo, mai un gesto di stizza: mi sembrava che avessero verso le sorelle pi che affetto fraterno, del

rispetto, della riverenza, come si ha verso esseri superiori. Molto spesso le ragazze ospitavano per lunghi periodi qualche amica, ed anche le ospiti assurgevano automaticamente al rango di sorelle ed i fratelli dovevano intensificare la loro presenza attiva. Un anno fu la volta di una bellissima ragazza egiziana: Suher, che doveva seguire un corso allUniversit. Quando la vidi rimasi impressionata dalla sua bellezza. Era anche molto appariscente nel vestire, gonne strette e abbastanza corte o jeans e magliette aderenti. Era molto diversa in questo dalle tre ragazze, che avevano adottato un abbigliamento che noto spesso nelle donne mussulmane che non vogliono usare il solito cappotto lungo che copre completamente la figura, ma optano per un modo di vestire per cos dire normale, ma elaborato secondo linsegnamento del Corano, che consiglia alle donne di non esibire la loro femminilit.(NOTA 23) E poi lasciato alla discrezione di ognuna linterpretazione e lapplicazione dellinsegnamento. Naturalmente spesso prendono il sopravvento usi locali o familiari e tradizioni di origini diverse, ma nella maggioranza dei casi la scelta lasciata alla donna. Lo stesso vale naturalmente per luso del coprirsi o

meno il capo. Rientra tutto in quel criterio di modestia (un po come le suore per la religione cristiana cattolica) consigliato alla donna mussulmana dal Corano. Le tre ragazze dunque avevano elaborato un loro abbigliamento misto: gonne un po larghe e lunghe sotto al ginocchio, calzoni non molto aderenti con casacche dello stesso colore, giacche sagomate ma non troppo. Insomma passavamo pomeriggi interi per negozi a cercar di combinare colori e stili, in quanto erano ambiziosissime, stavano molto attente che un capo dellabbigliamento non contrastasse con laltro. Il punto dolente era il fazzoletto per la testa, che doveva contenere nei colori le esatte gradazioni dei vestiti, inoltre raramente indossavano le stesse cose per due stagioni di seguito, per cui era tutto un comprare. La cosa mi divertiva parecchio naturalmente, visto che anchio giro volentieri per negozi e questo era un aspetto della nostra lunga conoscenza che ci vedeva daccordo e felici. Tornando a Suher, quando vidi la sua aggressiva bellezza, pensai che per i fratelli sarebbe stato imbarazzante questa convivenza, che dur tutto un inverno. Niente di tutto questo: il fatto di essere una donna araba e amica delle sorelle stendeva attorno a lei un velo angelicato, era assorbita nel nucleo della grande fa-

miglia.(NOTA 23) La permanenza di Suher presso le tre ragazze rallegr molto lambiente, in quanto a lei piaceva moltissimo la musica, di qualsiasi genere, non solo araba. Perci lappartamentino, di solito silenzioso, era sempre rallegrato dai ritmi pi diversi. Era anche molto esperta in danza del ventre, che lei interpretava con una naturalezza e leggerezza che non ho mai visto in nessunaltra ballerina, neanche nelle pi brave professioniste. La danza le era stata insegnata ancora bambina da una zia famosa in tutto lEgitto per la sua bravura. Probabilmente la zia le aveva trasmesso non solo la tecnica giusta, ma anche la predisposizione naturale. La povera Suher spese molto tempo per insegnare anche a noi le misteriose evoluzioni, con pochissima soddisfazione. Le tre ragazze la assecondavano e tanto per accontentarla si dimenavano un po senza nessuna partecipazione, e io, che pur amo molto la musica ed il ballo, non sono mai riuscita a captare il filo conduttore sul quale muovermi e sono rimasta sempre dura come un bastone. La musica fu la cosa che ci un molto: lei mi dette il merito di averle fatto apprezzare un po di pi la musica classica (lei conosceva solo quella operistica) ed io attraverso lei capii la melodia araba, che fino ad allora aveva trovato noiosa.

Come le tre ragazze anche Suher, musulmana sunnita (NOTA 9), era molto religiosa e dunque il posto riservato alla preghiera era sempre pi affollato! Nessuna di loro and mai nella piccola moschea (NOTA 11) aperta in una saletta nei pressi dellUniversit. Mi spiegarono che secondo il Profeta tutta la terra una Moschea e dunque si pu pregare dovunque. Un giorno mio marito ed io accompagnammo a Venezia Suher per incontrare una sua sorella, che stava facendo un viaggio in Europa con il marito, un uomo daffari Kuwaitiano. Arrivammo vicino a piazza San Marco verso sera, era Luglio, e lei ci aspettava davanti al suo albergo. Era proprio come mi ero aspettata fosse una sorella di Suher: pi scura della sorella, bellissima e molto elegante, con un tubino di lino color panna, ed appoggiata sulle spalle una piccola giacchina in tinta appena pi chiara. Fu cordialissima e mi abbracci con affetto, in quanto Suher le aveva parlato a lungo di me.Marhaban le dissi , kaifa haluki? A Rhada (questo era il suo nome) fece molto piacere che parlassi un po di arabo, la consider una cortesia , disse proprio Ahlan ua sahlan, anti latifah giddan ( benvenuta, sei molto gentile a parlare larabo!. Ero la prima europea. tra quelle che aveva conosciuto e che avevano sposato degli arabi, che cono-

sceva un po la sacra lingua del Corano (NOTA 6): le sembr cos strano che si ripromise di raccontarlo subito alle amiche al suo ritorno in Kuwait. Ci fece salire in stanza e sia lei che la sorella si coprirono il capo con il fazzoletto, infilarono la lunga gonna bianca e fecero la preghiera del tramonto (NOTA 12). Siccome era arrivata da Milano il giorno prima, ci mostr gli acquisti fatti in via Montenapoleone e dintorni.non si era proprio fatta mancare niente, come si dice! Era stata anche a Roma la settimana prima e sarebbe partita per Parigi il giorno dopo. Capii che i suoi viaggi erano costellati di compere, non mi raccont nulla che attinesse alle bellezze artistiche delle citt visitate. Questo non me la fece stimare di meno. Molte donne arabe musulmane hanno questo atteggiamento, dipende sicuramente da una diversa cultura. Il fatto che statue e ritratti non rientrano nella tradizione artistica islamica (NOTA 6) ha di certo influito anche sui gusti artistici di molti musulmani. Ne parlai con Suher e Rhada, che mi dettero ragione. Intanto era arrivata lora di uscire e Rhada si ritocc il trucco; vidi che accanto ai prodotti delle marche pi famose aveva una piccola bottiglietta di ottone, dalla quale svit il coperchio, che era come un bastoncino nero e se lo pass allinterno degli occhi, nella parte sotto. Il bastoncino era coperto da una finissima

polvere nera, il kohol (NOTA 28), di cui era pieno il piccolo contenitore. Mi volle far provare questo trucco per gli occhi e, visto che mi stava bene, mi regal sia la polvere che il piccolo contenitore. Ancora oggi, ogni mattina, stendendomi con il fine bastoncino il kohol negli occhi mi viene in mente Rhada ed il pomeriggio veneziano trascorso assieme a lei e a Suher. Verso sera, ci avviammo verso un ristorante, dove ci stavano aspettando mio marito ed il suo, che era vestito nella foggia araba, con una gallabiah (vestito arabo per uomo) bianchissima. Si chiamava Nabil ed aveva un colorito molto scuro; i lineamenti del viso erano, come capita a molti Arabi del golfo persico, quasi perfetti, con baffi e barba cos in ordine, da sembrare finti. A proposito della barba, siccome io, rivolgendomi verso mio marito, anche lui barbuto e baffuto gli avevo fatto notare la perfezione del taglio di Nabil, questultimo, intuendo le mie parole, mi disse ridendo, parlando un perfetto inglese: Seguo gli insegnamenti del profeta che consiglia di radersi i baffi seguendo il limite del labbro superiore, senza scendervi sopra, per motivi di igiene e di pettinare spesso la barba, quasi come fosse un massaggio benefico per la circolazione sanguigna. Ad ogni modo riconosco che il barbiere veneziano del mio albergo un artista, come tutti gli Italiani! Era proprio entusiasta di questo suo primo viaggio in Italia: pas-

s tutta la cena a raccontarci di come tutto gli era sembrato eccezionale, proprio come lo aveva immaginato fin da bambino e naturalmente Venezia era lapoteosi di queste meraviglie. A questo proposito mi ricordai di quando, alcune estati prima, avevamo avuto ospite uno zio di mio marito, che veniva in Europa per la prima volta. Il giorno dopo il suo arrivo, lo portammo a Venezia: quando vide tutta quella folla rumorosa assiepata nelle calli in quellafa irrespirabile, i canali pieni di unacqua non molto limpida e piuttosto sporchi tra alghe e bottiglie di plastica, i palazzi che a suo dire erano cadenti e vecchi, sbott deluso: Ho fatto tanta strada per trovarmi alla fine in una citt araba. La settimana dopo mio marito lo port a Milano: in mezzo a tutto quel cemento, finalmente lo zio si sent in Europa. Tornando a Nabil e Rhada ed alla nostra bella serata veneziana, dopo una breve passeggiata, eravamo andati a cena in un ristorante vicino al loro albergo. Ad un certo punto della interminabile serata, mi ero accorta che i camerieri (stanchissimi nellafa estiva veneziana, che di notte diventa insopportabile) stavano sgombrando tutto con foga, sbattendo seggiole e accatastando tavoli con gran rumore per farci capire che era lora di andarcene, ma Nabil, ignaro, si stava sperticando ad elencare la giovia-

lit italiana, la simpatia e non si decideva pi a finire di mangiare. A un certo momento, sento che il cameriere, credendoci tutti stranieri, sibila rivolto a Nabil: Magna moro che se tardi e se ora de andare a casa!. Solo a Venezia unuscita del genere pu risultare non offensiva, con quel Moro di antica reminiscenza shakespeariana, per mi sentii naturalmente in imbarazzo, dal momento che anche Suher capiva benissimo il dialetto veneto. Lei si gir verso il cameriere ridendo e gli disse nel suo buon italiano: Ci scusi, poteva dircelo che volevate chiudere, senza scomodare Shakespeare. Tradusse al cognato ed alla sorella la frase, anche loro risero, e andandosene diedero al cameriere una mancia cos lauta da sembrare quasi offensiva. Quando Suher se ne and, in primavera, la sua assenza si not molto: lappartamentino delle tre ragazze ripiomb nel silenzio e nellausterit.

Padova Um Ali Um Kamal

SIRIANE

Vidi Um Ali la prima volta quando scese dal tax che dalla stazione la lasci davanti a casa mia alle quattro di mattina, dopo un viaggio in treno di tre giorni da una citt nel Sud della Siria fino a Padova, assieme al marito ed ad un figlio di sette anni circa. Mi sembr una donna anziana, infagottata in una lunga e larga gonna, col capo coperto da un fazzoletto scuro; per, quando sollev tra le braccia il ragazzino che dormiva, il suo gesto fu rapido e vigoroso. Scesi le scale per andarle incontro e mi protesi verso di lei per aiutarla a sorreggere il bambino: alz verso di me due occhi azzurri ed ironici che, squadrando la mia esile figura e il mio viso pallido per la nottata spesa ad aspettare questi ospiti tanto attesi, mi fecero capire che sarebbe stato pi naturale se fosse stata lei a sollevare anche me con laltro braccio. Entr in casa come se ci avesse abitato da sempre, mise a letto il ra-

gazzino, diede le direttive al marito su come disporre gli innumerevoli bagagli, lav i vestiti usati in treno ed infine si rinfresc con un bagno lungo e profumato e poi mi comparve davanti sorridente e piena di vita. Il viso era bello rubicondo, la pelle chiara, gli occhi azzurri, come avevo notato dal primo ironico sguardo e i capelli erano di media lunghezza, ricci e neri; poteva avere al massimo 45 anni. Indossava una specie di camicia da notte molto sontuosa, fiorita ed ampia e quando le chiesi, ricorrendo alla scarna terminologia in arabo che mi ero preparata, se fosse tabanah (stanca) mi rispose con unespressione stupita e divertita : La, limadha tabanah? (no, perch stanca?); da quel momento in poi si convinse del tutto e per sempre che aveva davanti a s lessere pi fragile del mondo. Come si poteva pensare che uno fosse stanco dopo tre giorni di viaggio in treno, mica era venuta a piedi! A quel punto arriv suo figlio, studente universitario a Padova, la ragione del suo lungo viaggio, il primo della lunga schiera di figli che avrebbero poi studiato allestero, costringendola a peregrinare per tutto il mondo per poterli vedere. Non appena le comparve davanti, il suo umore cambi, si afflosci su una poltrona, iniziando un pianto interminabile, quel pianto che le sentii fare poi tante tante volte, una specie di nenia che le usciva dalla

bocca mentre il corpo dondolava avanti ed indietro, come se volesse lenire con le dolci lacrime quella ferita sul cuore che la lontananza del figlio le apriva di continuo. Come sempre sarebbe successo, pose fine alle lacrime solo quando il figlio affettuosamente la preg di smetterla, altrimenti si poteva pensare che non fosse felice di vederlo. Cess subito di piangere, nel giro di un secondo e cominci a parlare tranquillamente. Questa sua caratteristica di passare rapidamente da un sentimento allaltro mi lasciava stupita e ci volle del tempo per abituarmi, in quanto le prime volte scambiavo il suo mutamento di umore cos repentino per superficialit, come se facesse la commedia. Capii frequentandola che rispecchiava una sua interiorit molto ricca, fatta di tanti sentimenti che lei spontaneamente esternava senza ritegno e pudore. Quella notte inizi dunque tutta entusiasta il resoconto della cronaca dalla Siria, che voleva dire parlare ore e ore di quello che era successo, durante lassenza del figlio, a quella immensa famiglia. Dopo un minuto che parlava, guardando ironicamente i miei occhi ormai socchiusi che mascheravano finto interesse, anche perch nulla capivo, ma per dovere di ospitalit volevo restare fino alle ultime forze, mi fece capire che potevo andare a letto, perch le sembravo stanchissima:Iallah iallah (NOTA

17) mi disse Va pure a letto, anti tabanah giddan (tu sei molto stanca), con quellatteggiamento gi protettivo nei miei riguardi, che sarebbe diventato usuale in lei negli anni successivi. La mattina dopo la trovai in cucina che si dava da fare per nulla frastornata dal nuovo ambiente, ma spedita ed energica come fosse nella sua casa in Siria. Sabbahl cheir (buon giorno), mi disse e aggiunse ciao, gi entusiasta di usare il famoso saluto italiano! Sulla tavola erano esposti come per una mostra culinaria tanti assaggini portati dalla Siria: melanzanine ripiene sottolio, formaggini teneri, pepi vari in polvere ed in grani, una salsa marroncina (tahina
NOTA)

spalmabile come il burro, varie erbe

secche, t, della specie di grano spezzettato (il famoso bur-rhol NOTA 25 che avrei poi apprezzato in varie pietanze) , una pila di pane arabo, dei biscotti secchi larghi e piatti dal profumo inten-sissimo, insomma una delizia, una goduria per persone normali, ma uno spettacolo orripilante per una inappetente come me, specialmente la mattina, a stomaco vuoto! Su tutto ci troneggiava la cosa pi assurda (per me maestra di bagaglio superleggero!) che avessi potuto vedere: una grande anguria, perfettamente tondeggiante, di colore verde scuro, luci-

dissima. Il mio primo pensiero fu: sono pazzi, ma quanto pesa? Era stata acquistata ad Istambul nel lasso di tempo necessario al cambio di treni (tra Oriente ed Occidente) ed il padre in treno aveva inciso con un temperino nella scorza verde il nome del figlio, con tutte le volute ed i ghirigori che la scrittura araba permette di elaborare. Capii in quel momento, dalla pesantezza per me incredibile di quel trofeo, quanto invece per quei due genitori nulla era stato pesante in quel viaggio, nessuna stanchezza avrebbe potuto scalfire la forza che dava loro la gioia di rivedere il figlio. Quando questi arriv, verso met mattina, la madre gli aveva imbandito un pranzo impressionante (per la sottoscritta): tabbulah, lahm bi senih, hommos , kubbah (NOTA 25), tutte pietanze eccellenti, che avrei imparato a conoscere ed apprezzare col tempo, tanto che ora ritengo la cucina sirolibanese la migliore del mondo a mio gusto, ma quella mattina ero davvero troppo stanca per dedicarmi alla buona tavola. Capii che la mia indifferenza a qualsiasi cibo avrebbe solo rovinato latmosfera, anche perch con quella donna cos acuta ed intuitiva non avrei potuto fingere entusiasmi inesistenti. E dunque le chiesi scusa ed inventai un impegno improvviso: lei mi salut allegra, esplicitamente contenta che me ne andassi, lasciandola sola con ladoratissimo figlio. Non mi offesi per questo atteggiamento, co-

me lei non si offese della mia inventata scusa: ognuna di noi due aveva capito che avevamo regole di comportamento diverse, ma la sostanza ci era piaciuta. Nei giorni successivi, se cera il figlio Um Ali non mi guardava assolutamente, diventavo quasi inesistente, mentre quando eravamo sole cercava continuamente di comunicare con me, in quanto era per natura cordiale e curiosa delle novit, non aveva nessuna preclusione verso il nuovo ambiente. Mi raccont la sua vita, di cui andava molto fiera. Il suo vero nome era Aminah, ma il nome da usarsi con lei era Um Ali (NOTA 26), madre di Ali, il nome del suo primo figlio maschio, che lei portava quasi come un titolo onorifico. Lei esisteva solo in quanto Um Ali. Si era sposata a sedici anni ed aveva avuto quattordici figli, di cui quattro morti molto piccoli. Recitava come una poesia lelenco dei nomi dei figli, anche di quelli morti, cogliendo e sottolineando per ognuno un lato della loro personalit che li avrebbe caratterizzati per tutta la vita. La sua intelligenza e la sua acutezza rendevano ogni racconto allegro e spiritoso, perch sapeva cogliere il lato ironico delle vicende umane, cos per ogni esponente della loro grande famiglia, che non comprendeva solo i figli naturalmente, ma anche schiere, anzi, eserciti come dicevo io, di parenti, lei mi metteva

in risalto una caratteristica, un particolare che me li rendeva vivi in un baleno. Conobbi molti di loro in un viaggio in Libano, dove cera anche lei con me e tra noi si era composto un tale codice di riferimento, che per ognuno avevamo un aggettivo, una parola che ce li rendeva riconoscibili e riscontrai che erano proprio cos, come me li aveva tratteggiati lei. Era molto espansiva, sempre se la presenza del figlio non la fagocitava nella sua scia, ed anche con i miei amici, che arrivavano a trovarmi in quella settimana in cui rimase ospite in casa mia, era spigliata e per nulla intimorita. In casa vestiva con degli abiti larghi a fiori, un po lunghi, che indossava sopra a dei pantaloni-pigiama, per stare pi comoda, diceva lei. Sul capo portava quasi sempre un foulard colorato, che le lasciava scoperta la fronte ed una parte dei capelli. Solo quando cucinava legava il fazzoletto dietro le orecchie e lo faceva scendere sulla fronte. Invece per uscire indossava un cappotto nero che la faceva sembrare pi vecchia e le dava un certo tono solenne. Aveva capito subito che in Italia lapparenza molto importante e per non far sfigurare il figlio, prima di uscire voleva sottoporsi allesame Lali come diceva lei: mi compariva davanti e chiedeva Quaies? (bene?) Io le sistemavo un po il fazzoletto, stu-

diavo che il vestito non pendesse sotto il cappotto e poi la rassicuravo: Quaies, quaies, Um Ali, anti giamlah ua anq, ciao Bene bene Um Ali, sei proprio bella e elegante, ciao . Ciao ciao, mi rispondeva sbrigativamente, con un sorriso autoironico; comprendeva che il mio complimento era di cortesia, ma lo accettava volentieri, faceva parte della vacanza. In effetti questo suo primo viaggio in Italia rappresent sempre per lei un periodo da ricordare con gioia: godeva per la prima volta anche lei del privilegio della spensieratezza che non aveva mai conosciuto, essendosi sposata cos giovane ed essendo diventata madre ancora adolescente. Quel suo ruolo di madre non la abbandonava mai: molte volte durante il giorno si immalinconiva e cominciava a piangere con quella nenia lamentosa, pensando ai figli che aveva lasciato in Siria. Certo che di Um Ali ricordo specialmente le risate, gli sguardi ironici ed acuti, ma ricordo anche tanto le sue lacrime. Io non ho avuto figli e non ho mai capito questo suo vivere in pena continua per la loro lontananza, ma le dicevo sempre che le lauree dei suoi figli, prese intorno per il mondo le erano dovute ad honorem, in quanto le erano costate davvero tanto in dolore. Quando ripart ci abbracciammo come due amiche.

DellItalia le era piaciuto tutto e tutti ed anche lei era piaciuta molto ai miei familiari ed agli amici che venivano a trovarmi, ci mi faceva presagire che il nostro rapporto si sarebbe facilmente consolidato in futuro. Purtroppo le cose non furono cos semplici. Lanno successivo il figlio si laure e ci sposammo. A questo proposito vorrei aprire una parentesi, relativa al mio matrimonio. Fu celebrato in due tempi: la cerimonia musulmana si svolse in casa, un amico islamico particolarmente religioso ebbe il ruolo di celebrante e lesse davanti a me, al futuro marito ed ad un testimone, che mi rappresentava, le formule tratte dal Corano attinenti listituto del matrimonio: un contratto, con il quale si d vita ad una unione valida da un punto di vista islamico, regolata dai dettami del Corano in tema di matrimonio (NOTA 22). Il giorno stesso, di pomeriggio, segu il matrimonio concordatario, fatto in Chiesa naturalmente, con la duplice validit, sia religiosa cristiana cattolica, che civile secondo i dettami della legge Italiana. Mi sono soffermata su questi dettagli, che sembreranno ovvi, perch mi accorgo spesso che queste semplici precisazioni non sono chiare a tutti, mentre io sono dellopinione che quando ci si avventura in unioni per cos dire miste meglio essere consapevoli di tutte le conseguenze che ne derive-

ranno. Cos la pens anche una carissima amica, una suora Comboniana, laureatasi con me in Giurisprudenza allUniversit di Padova. Suor Filomena, cos si chiama, vive in Africa in una zona con forte presenza musulmana e dunque conosce bene lIslam, anche nelle sue applicazioni pratiche. Quando seppe del mio imminente matrimonio, ne fu felice, anche perch era molto amica del mio futuro marito e si stimavano reciprocamente. Mi telefon e mi disse: Ti mando un volumetto edito da una universit africana sul diritto islamico. Leggilo bene, mi disse ridendo, specialmente per ci che riguarda matrimonio ed eredit!. Lo scorsi attentamente, e compresi molte cose, sulle quali mi soffermo qui solo in modo sommario. Al momento della celebrazione del matrimonio musulmano (NOTA 22), la donna riceve dal futuro marito una dote, pi o meno ricca a seconda della condizione economica del futuro coniuge e della sua famiglia. Questo perch, nel caso di morte del coniuge, la donna da un punto di vista ereditario poco tutelata, specialmente se non ha figli maschi e dunque si cautela con questo versamento anticipato, che rimane sempre di sua propriet. La dote pu consistere oltre che in una somma in denaro, anche in gioielli, ecco perch le donne musulmane possiedono per tradizione ricchi monili doro: fanno parte del loro capitale personale, la loro si-

curezza economica per il futuro. C da dire che ancora adesso vige luso che la famiglia dorigine obbligata, nel caso una donna rimanga vedova o divorzi o venga ripudiata, a provvedere al suo mantenimento, per cui, in teoria, le donne musulmane hanno per tutta la vita chi deve prendersi cura di loro. E per la nostra mentalit di donne occidentali una situazione inconcepibile e capii il perch lamica suor Filomena mi aveva pi o meno spiritosamente inviato il volumetto. La rassicurai: Niente gioielli, niente ingenti capitali, solo una veretta doro, per ben tre bei tomi veglieranno sul mio matrimonio: il Corano, il Vangelo ed il codice civile italiano ... con tutto ci, speriamo bene Tornando a quellestate che segu il mio matrimonio, mio marito invit nuovamente i genitori, spiegando che, siccome non abitava pi in una stanza da studente, ma in un bel appartamento, poteva ospitarli a casa sua. Naturalmente, per non creare scompigli da lontano, aveva annunciato la laurea, ma non il matrimonio, contando di parlargliene a voce, certo che non ci sarebbe stato nessun problema, visti i buoni rapporti stabilitisi tra me e Um Ali lanno precedente. Spesso infatti nelle famiglie arabe il buon successo di un matrimonio dipende dallappoggio che le madri danno allunione, sono le donne infatti i capofamiglia per questo

tipo di questioni (NOTA 23). La cosa non mi meraviglia: questinverno venuta a trovarmi un amica indiana, laureata in medicina a Padova dove vissuta molti anni anche dopo la laurea. Filomena, questo il suo nome, era molto in ansia e preoccupata e non vedeva lora di tornare a casa, abita nel Sud dellIndia, nello stato del Kerala, perch nei prossimi mesi doveva darsi da fare a trovare una degna moglie per il figlio anchesso medico. I requisiti che lei pretendeva per la ragazza erano i seguenti: laurea in medicina, specializzazione in odontoiatria, religione naturalmente cristiana cattolica da varie generazioni, stato di nascita Kerala, et tra i 24 ed i 26 anni. La settimana scorsa Filomena mi ha mandato soddisfattissima lannuncio di matrimonio del figlio con la dottoressa Latha. Sono certa che sar un matrimonio senza scossoni! Tornando alla seconda visita di Um Ali in Italia, essa inizi in modo ben diverso dalla prima. Quando entr in casa del figlio e vide che cero anchio, la gentile e fragile ragazza che laveva ospitata lanno prima, e cap che non ero pi una semplice amica, ma la moglie del figlio, il suo primo istinto fu di uscire da quella porta, riprendere il treno e tornarsene a casa sua. A fatica la convinsero ad entrare almeno

in casa, chiudendosi tutti in soggiorno (questa volta con i genitori erano arrivati due figli, non uno). Li sentii discutere per ore e ore. Un disastro, perch, come mi spieg dopo mio marito, la madre aveva disposto che il figlio sposasse una cugina, aveva in pratica organizzato tutto per il matrimonio ed era stata sul punto di portarla gi in Italia. Di ci era partecipe naturalmente tutta la famiglia, famiglia in senso lato, il che voleva dire qualche centinaio di persone. I giorni successivi furono davvero terribili, sia per me che per lei. Il fatto di esserci conosciute lanno prima e la reciproca stima e simpatia che si era stabilita tra di noi, rese ancora pi difficile lo scontro. Perch di scontro si tratt. Optammo entrambe per un atteggiamento torvo, una lotta silenziosa, mai alzammo la voce, ma mai ci guardammo in viso in quei giorni. La posta in gioco era alta: al di l del fatto che non ero io la moglie designata (nel qual caso si sarebbe trattato solo di un allargamento della grande famiglia), si trattava chiaramente di due modi diversi di concepire la sovranit familiare: per me, la mia famiglia eravamo io e mio marito e quella era casa nostra, invece chiaramente per la mentalit dei suoi familiari (e la madre ne era portavoce silenziosa) quella casa era la casa del figlio e dunque casa loro . Avrei potuto scegliere un atteggiamento di distacco, come mi

consigliava mio marito, sorvolando civilmente su molte cose, intanto si trattava di due settimane e poi ... ognuno a casa sua, nel vero senso della parola, ma proprio la confidenza che avevo stabilito con Um Ali nel primo incontro mi rendeva impossibile questo atteggiamento. Radicalizzai la situazione (sbagliando) e cominciammo a farci i dispetti, sempre in silenzio e rispettose formalmente. Mi meravigliai che anche lei, cos istintiva e spontanea nel primo incontro, sapesse servirsi cos sapientemente dellipocrisia, ma era intelligente ed aveva capito che quel mio comportamento gentilissimo sapeva mascherare molte cose e lo aveva sapientemente fatto suo, pur non rientrando assolutamente nel suo modo usuale di comportarsi.Era chiaro che la stupida battaglia avrebbe avuto come teatro di azione le mura domestiche, dove una di noi due avrebbe dovuto cedere il comando allaltra. La mattina dopo io ebbi la mia pri-ma sconfitta, naturalmente sul campo che meno mi si addice: la cucina. Inutilmente io mi ero alzata allalba per far capire che comandavo io e che dunque nessuno doveva manovrare i miei fornelli: la trovai gi l, minestrone di lenticchie sul fuoco, ver-dure sparpagliate sul tavolo pronte per elaborati manicarettiPensare che quel suo atteggiamento spigliato ed intraprendente lanno prima non mi aveva dato fastidio, anzi mi era piaciuto, mi era sembrato una

forma cortese di aiutarmi ed alleggerire la mia ospitalit, ma questanno io, resa ottusa dai miei tormenti, lo in-terpretavo naturalmente come unarma di guerra, una vera dimo-strazione di forza; insomma, agendo in quel modo nel cuore pul-sante della casa (la cucina), mi diceva implicitamente, e neanche tanto: Vattene da questa casa, che qui comando io . Del resto per lei la casa del figlio era casa sua, mentre naturalmente per me quella era la mia bella nuova casetta di mogliettina appena sposata. La battaglia era tutta giocata a suon di faccende domestiche: se arrivavano amici io offrivo il caff, lei offriva il t, gli amici gentilmente bevevano entrambe le bevande, ignari di essere in un campo di battaglia. Se suonavano alla porta, io mi precipitavo ad aprire e le facevo capire con una gelida occhiata che lei non poteva accogliere chi mi veniva a trovare, in quanto venivano a trovare me, in casa mia: pensare che lanno prima ero stata io ad insegnarle le parole da dire al citofono e le forme pi cortesi per accogliere gli ospiti. Tutte queste schermaglie avvenivano nel silenzio assoluto: io non assaggiai per giorni i suoi cibi arabi e provocatoriamente ogni giorno cucinavo spaghetti al pomodoro. I quattro uomini si sorbivano caff, t, cibi arabi, cibi italiani, incapaci di scegliere tra le due padrone incattivite. Insomma tra piccoli e grandi dispetti , senza mai parlare, senza mai litigare, ci stavamo av-

viando ad una rottura molto pericolosa anche per il mio neonato matrimonio. Solo adesso, a distanza di anni riesco a parlare di quel periodo con un tono leggero, cogliendo il lato assurdo della situazione, ma realmente soffrimmo moltissimo tutti, in quanto comprendevamo che si era proposto in questa piccola ed insulsa lotta familiare lo scontro naturale tra due mondi molto diversi e non sarebbe bastato il reciproco affetto a sistemare le cose. Dopo una settimana di questa atmosfera, per nostra fortuna e come spesso capita nella vita, tutto questo groviglio, questa accozzaglia di cattiveria senza senso, si dissolse nel nulla, come una bolla di sapone, per merito di un piccolo provvidenziale evento. Avevo notato che spesso in quei giorni lei estraeva dalla scollatura la foto della nipote promessa sposa del figlio, la baciava e le parlava sottovoce, lamentosamente. Una mattina suonarono alla porta e lei, sempre per la lotta di prevaricazione, si lanci verso la porta di ingresso per aprire da padrona di casa, quale doveva dimostrare di essere. Dimentic cos la foto sul tavolino del soggiorno. In un baleno me ne impossessai e guardai finalmente in faccia la rivale. Mi aspettavo sinceramente di vedere una bella moracciona truccata, invece vidi un visetto da ragazzina, con uno sguardo piuttosto malinconico. Mi calarono le forze e ripre-

si a ragionare. Mi resi conto di che si trattava. Intuii da quello sguardo quante speranze, quanti discorsi, quanti progetti quella ragazzina di un ambiente cos diverso dal mio aveva fatto con la zia per questo matrimonio. Invece che strappare la foto, come mi ero barbaramente ripromessa, andai da Um Ali, le battei sulla spalla, e ci guardammo negli occhi. Ci salv il fatto che nel profondo del nostro sguardo non cercammo affetto, piet, comprensione, insomma buoni sentimenti che in quel momento non sarebbero serviti a niente, ma cercammo di recuperare la reciproca capacit di ragionare, quel lampo di ironia che ci fece cogliere allunisono lassurdo della situazione. Eravamo l come due stupide, lei a correre alla porta per arrivare prima, dimenticando di nascondere il suo tesoro ed io pronta a far vendetta strappando la foto di una ragazzina ignara di tutto. Insomma ci venne da ridere e ridemmo. Anzi, sorridemmo amaramente e basta. Senza tante spiegazioni, che preferimmo lasciare allintuizione. Da quel momento la vita familiare si mosse guidata dalla ragione: ognuna di noi faceva le cose che le venivano pi familiari, senza prevaricazioni inutili, insomma una convivenza civile e affettuosa. A lei piaceva cucinare e cucinava, io pi che altro i giorni successivi stavo molto seduta a mangiare quello che lei cucinava, perch questa lotta imbecille mi aveva fatto perdere qualche chilo preziosissimo per la mia magrezza. Riprendemmo

le nostre chiacchierate, mi spieg bene il fatto della nipote promessa sposa, che venne poi destinata ad una altro cugino. Vidi Ilham (questo era il suo nome) a Barcellona, in Spagna, alcuni anni dopo, sposata con un cugino medico. Mi ero aspettata del rancore da parte sua verso di me, per quel primo mancato matrimonio, invece inaspettatamente era molto felice della seconda scelta, in quanto questo suo cugino divenuto mio marito era secondo lei troppo religioso e dunque a suo dire la avevo salvata da una vita alquanto rigorosa. Mah, anche con lei risolvemmo la faccenda con una bella risata ed un brindisi: Ilham con una fresca birra, io con un t allaraba. Era proprio una degna nipote di Um Ali. Tornando ad Um Ali ed alla nostra sorda battaglia per un potere mai spartito, la tempesta in cui ci eravamo trovate in quella prima settimana, lasci una traccia indelebile. Avevamo capito entrambe che tra di noi ci sarebbero state sempre delle enormi differenze di ambiente, di mentalit e di abitudini. Capimmo che non saremmo mai state uguali, che le nostre radici erano troppo diverse. Non analizzammo mai queste cose assieme, le demmo come acquisite, punti fermi indelebili, e ci attenemmo ai fatti: quello che a lei interessava era che io volessi bene a suo figlio, unico reale oggetto del suo affetto, appurato ci, lei avrebbe vo-

luto bene anche a me. Ma il volersi bene era solo un aspetto del nostro rapporto, e, come ho detto, da parte sua era consequenziale al fatto che volevo bene a suo figlio. Quello che ci leg per sempre fu un accordo caratteriale, un vedere le cose allo stesso modo, molto legato al senso dellironia, allinteresse per le cose nuovo, al piacere di conoscere persone, passando le ore in lunghe chiacchierate. Adesso che il sereno era tornato tra quelle mura domestiche dallincerta connotazione, (rimase sempre irrisolto il dilemma se si trattava di una casa araba o italiana, dilemma che fu sempre frutto di scherzose battute per tutta la vita. Io dicevo che di certo era araba per il cibo, ed italiana per il caff), ognuno riprese la sua vita normale. La cosa pi importante per me fu recuperare i chili persi ed in questo mi furono di aiuto i buoni manicaretti arabi, che Um Ali sfornava ogni giorno con grande entusiasmo. Quando non cucinava, Um Ali stava spesso distesa sul letto o sul divano del soggiorno, intonando delle nenie che modulava su tre quattro note basse, sottovoce. Notavo che ogni tanto si fermava e poi riprendeva dopo alcuni minuti, come se stesse componendo qualcosa. Mi spieg che con questa lunga nenia intendeva raccontare la storia della famiglia, cos il figlio poteva regi-

strarla su audiocassetta, risentendola quando voleva. Mi sembr unottima idea. Un pomeriggio notai che la modulazione era diversa, continuava senza interruzioni e aveva un che di solenne. Le chiesi di che si trattava questa volta, ma mi fece cenno che non voleva interrompere. Dopo alcuni minuti mi raggiunse in studio, dove io ascoltavo la mia musica con le cuffie ben piazzate nelle orecchie e mi disse che prima non mi aveva risposto, perch stava pregando. Bel modo di pregare le dissi sdraiata comodamente, mi sa che mi faccio musulmana anchio!. La battuta la divert molto. E stata una delle poche donne arabe mussulmane con cui ho potuto scherzare su argomenti attinenti alla religione, anzi, direi che fu lunica, e anche questo fatto me la fece stimare tanto, perch il saper sorridere di tutto indice per me di grande libert di pensiero . Mi spieg che, siccome aveva male alle ginocchia quel pomeriggio, si era tranquillamente distesa sul letto, recitando a memoria dei versetti del Corano. Del resto, concluse, Allah u akbar, Dio grande e vede le tue intenzioni, in piedi o sdraiata. Devo dire che Um Ali stata lunica donna musulmana, tra quelle che ho conosciuto, ad avere una visione di Dio molto simile alla mia, come di qualcuno con cui puoi anche fare una chiacchierata un po informale, qualcuno a cui rivolgerti con

confidenza, perch ti conosce e ti vuol bene al di l di tutto. Unestate Um Ali arriv a Padova con una sua conoscente, Um Kamal, madre di un amico che abita a Padova, anche lui laureato nella nostra Universit, che si era sposato quellanno e voleva presentare la moglie alla famiglia e dunque aveva invitato la madre per qualche settimana. Andammo io e lui a prenderle allaeroporto, per accogliere la nuova arrivata con . prudenza, preparandola piano piano allincontro con la nuora. Um Kamal era una donnona alta ed imponente, vestita rigorosamente alla musulmana: un cappotto grigio la copriva fino alla caviglia ed il fazzoletto, anchesso grigio, era ben calato sulla fronte. Mi salut con un Assalamu aleikum. Uaaleikumssalam (NOTA 18) risposi. Rimase molto meravigliata del fatto che io avessi risposto al saluto musulmano in arabo ed in modo appropriato; guard mia suocera con fare interrogativo. A questultima non sembr vero di mostrarsi fiera di questa nuora italiana e si gir verso lamica come per rassicurarla, Vedi, te lavevo detto che le italiane sono come noi!. Durante il viaggio in macchina fino a Padova, la nuova arrivata stette quasi in silenzio, parl poco anche con il figlio, guardandolo ogni tanto con aria seria e triste. Sgranava di continuo tra le dita una bel rosario (NOTA 9) sussurrando sottovoce, come e-

straniata da tutti noi. Um Ali, sempre premurosa, cercava di rassicurare lamica, cos preoccupata per lincontro con la moglie straniera del figlio, parlando della nostra esperienza di suocera e nuora. Continuava a girarsi verso di me, eravamo sedute tutte e tre in macchina dietro, per chiedere conferma a ci che diceva. Io mi limitavo a dire Naam, naam (s, s..) senza capire molto, e davo dei colpetti rassicuranti sulla spalla di Um Kamal, Iallah iallah (NOTA) dicevo Kullu quaies (tutto bene). Dentro di me pensavo: altro che quaies, saranno problemi grossi. Mi sentivo un po in colpa verso Ilaria, la moglie di Kamal, in quanto mi era sembrato di aver fatto un po la parte della prima della classe con quel mio parlare in arabo e con quello sbandieramento di armonia familiare fatto da Um Ali. Anche Kamal, di solito allegrissimo e sbeffeggiante su tutto e su tutti, era serio, preoccupato, immaginavo che stesse anche lui pensando alla moglie, a come sarebbe stata la convivenza con questa suocera, cos diversa da come lei se laspettava. Ilaria, laureata come me in Giurisprudenza, era naturalmente del tutto ignara sia di lingua araba, che tanto pi di religione musulmana, come la maggioranza delle nostre amiche sposate con arabi.

Questo di certo non ha impedito e non impedisce loro di andare molto daccordo sia con i mariti, che con i familiari arabi, anzi. Certe volte questa loro per cos dire ignoranza le ha messe al riparo da quegli scontri diretti che invece io ho sempre avuto ed ho tuttora. Per la maggioranza di loro vige giustamente il criterio: Paese che vai, usanze che trovi ed anche i familiari dei mariti, pi o meno, quando arrivano in Italia, adottano educatamente questo criterio. Solo io ho cercato e cerco di mescolare usanze, approfondire rapporti allapparenza impossibili, creare microcosmi molto diversificati e questo complica le cose! Vedendo Um Kamal e la sua rigorosit musulmana, ebbi dei presagi di tempesta. Infatti alcuni giorni dopo mi telefon Ilaria molto turbata. La convivenza con la suocera era complicatissima. Quando arrivavano persone estranee, Um Kamal si ritirava in camera sua, uscendo solo se si trattava di donne o, eccezionalmente, di qualche amico del figlio che lei gi conosceva. Naturalmente prima per si vestiva con rigore musulmano, facendosi aspettare a lungo. Cos Kamal cominci ad invitare solo poche persone scelte a piacimento della madre. Per quanto riguardava il cibo, ogni ingrediente doveva obbedire ai canoni musulmani: niente alcool, niente maiale e solo carne di animali sgozzati.(NOTA 20) Ilaria

mi disse che aveva tentato di convincere Kamal ad andare a mangiar fuori, per risolvere tutte queste complicazioni, ma la suocera non amava stare in pubblico e dunque lavevano fatto una volta, ma era stato un disastro, tra la suocera immusonita ed il marito innervosito. Altra cosa che faceva inviperire Ilaria era che, mentre con lei il marito non andava mai e poi mai a far spese, con la mamma era tutto un andar per negozi. Uscivano mattina e pomeriggio indaffaratissimi a far compere. Quando poi era in casa, la suocera passava la maggior parte del tempo a chiacchierare fitto fitto con il figlio, naturalmente piangendo spesso. A parte ci, lunica sua occupazione era pregare e se non pregava, sgranava il rosario e piangeva. Inoltre, sempre secondo Ilaria, sul pi bello della notte, la sentiva alzarsi, andare in bagno con grandi lavacri (NOTA12) , come disse Ilaria, e poi la udiva pregare (NOTA 12) in soggiorno. Ma la cosa che le dava pi fastidio non era tanto il comporta-mento della suocera, tanto prima o poi se ne sarebbe andata, ma quello del marito. Secondo lei era cambiato, era completamente rimbecillito, ma Ilaria si espresse in modo pi colorito. Aveva perfino chiesto delle preziose ferie in pi, che si erano tenuti per un viaggio rilassante da fare assieme dopo la partenza della suocera, per poter andar dietro a quelle che Ilaria

chiamava le fisime di sua madre. Kamal, che non era mai stato particolar-mente religioso, aveva cominciato a fare anche lui la preghiera assieme alla madre e pretendeva che sparissero dal frigorifero i cibi infetti, inoltre cominci a dire alla moglie che fin che cera la madre sarebbe stato meglio che lei indossasse delle gon-ne un po pi lunghe, o, meglio ancora, dei calzoni, in quanto la suocera era scandalizzata del suo abbigliamento sconveniente. Il grave era che non chiedeva questo per quieto vivere, tanto per rabbonire la madre, cosa che a Ilaria sarebbe forse sembrato ac-cettabile, no, sembrava quasi convinto lui stesso che una buona moglie cos avrebbe dovuto essere. Provai anchio a parlare con lui, ma lo sentii freddo, un po offeso della mia presa di posizio-ne a favore di Ilaria. Sembrava plagiato dalla madre. Andammo tutti a trovarla una sera e se, sentendo parlare Ilaria al telefono, avevo finito per odiare Um Kamal, vedendola mi fece una pena immensa. Il cappotto le pioveva addosso come se avesse perso dieci chili, la pelle attorno agli occhi era di color rosso sangue per il gran piangere, non disse niente per tutta la sera. Anche mia suocera stette molto zitta, memore come me delle nostre sofferenze del primo anno di matrimonio. Solo mio marito parl a lungo con Um Kamal, probabilmente cercando di spiegare questo matrimonio del figlio con una straniera secondo unottica musulmana (NOTA 22),

essendo lui molto religioso. Lei ascol-tava ed assentiva, sempre per seria e triste. Ilaria, da persona educata e gentile qual, diede alla serata un tono di grande cortesia e portando il dolce in tavola lo mise davanti alla suocera, dicendo che era in onore di Um Kamal. Vidi che la povera donna trov in questa palese cortesia un riconoscimento del suo ruolo di fronte a noi ed accenn un piccolissimo sorriso. Capii che per tutti e tre si trattava di aspettare con calma il giorno della partenza, senza pretendere niente di pi. Per fortuna loro, il giorno arriv abbastanza in fretta. Questa volta andammo tutti assieme, con due macchine, a riportare le due suocere allaeroporto. Um Kamal non torn pi in Italia e dopo pochi giorni dalla sua partenza, Kamal torn ad essere il marito affettuoso e lamico allegro di sempre. Ogni due, tre anni lui e Ilaria fanno un breve viaggio in Siria a trovare la famiglia e tutto procede nel migliore dei modi: ognuno a casa sua.

Invece Um Ali per molti anni venne quasi ogni estate a Padova,

sempre felicissima di rivedere oltre che il figlio, prima di tutto ed innanzitutto, anche me, i miei familiari ed i molti amici italiani, che la aspettavano per i suoi manicaretti indimenticabili. Adesso altri figli studiavano allestero, perci doveva davvero dividersi tra uno e laltro viaggiando molto spesso specialmente in aereo. Il suo mezzo preferito rimase per sempre il treno, anche se ormai non lo prendeva pi, ma sempre ricordava quel lungo viaggio da Aleppo fino a Padova. Forse laereo non le dava il senso della distanza, diceva che era rapido, che non si vedeva niente di interessante, solo nuvole ed aeroporti. Invece in quei tre giorni di treno le era passato davanti il mondo, e poi quel passaggio da Oriente a Occidente avendo Istambul come frontiera dei due mondi laveva molto affascinata, specialmente la prima volta. Mentre dopo, in aereo, anche quando arrivava in America lei diceva che non si accorgeva nemmeno di aver lasciato la Siria: gli aeroporti erano tutti uguali, una volta arrivati, si saliva su una macchina, raggiungendo in poche ore da casa sua la casa del figlio di turno, casa in cui riprendeva a cucinare, a chiacchierare, a bere t, insomma come lei diceva : il mondo tutto uguale. Solo in Italia conobbe persone estranee al suo nucleo familiare. Forse questo dipese dal rapporto di amicizia che si era stabilito

con me e me ne fu molto grata. Ognuno della famiglia che veniva dalla Siria a trovarmi conosceva lItalia, Padova, i miei familiari ed amici come se ci fosse gi stato: era Um Ali che ogni giorno ricordava e raccontava episodi dei suoi soggiorni presso di noi. Quando la sentivo al telefono mi pregava di salutare tutti e li elencava nome per nome, senza sbagliare mai, senza dimenticare nessuno, dimostrando, oltre che memoria, una grandezza danimo che non le fece mai scordare la simpatia ricevuta, il calore e la generosit di tante persone.

Padova Salua CURDA IRACHENA Atidal GIORDANA Rimah IRANIANA Sonia Fatima ITALIANA Rubah LIBANESE

Conoscevamo Farid da diversi anni. Era uno studente in medicina di origine curda; la sua famiglia viveva in Iraq, a Baghdad. Aveva una vera e propria passione per larte culinaria e si animava molto davanti ad una buona pietanza, a qualsiasi cucina appartenesse. Lho visto commuoversi davanti ad un bel piatto di spaghetti cotti al punto giusto e conditi con un buon rag, come davanti ad un maqlubah
(NOTA 25)

fumante. Lamore per la

buona tavola traspariva anche dal suo aspetto, imponente e colossale; la prima volta che lo vidi rimasi impressionata dalle sue mani: non ne avevo mai viste di cos grandi e grosse. Il viso gioviale e sempre allegro era invece piuttosto infantile e questo contrasto gli dava unaria di ragazzone cresciuto troppo in fretta. Unestate rimase in Iraq pi del solito e quando torn port con s una giovane moglie: Salua, una sua cugina. Prima di partire,

ci aveva annunciato che quellanno si sarebbe sposato, in quanto il legame con questa cugina era gi stato concordato dalla famiglia da diversi anni, mancava solo la celebrazione del matrimonio. Molto gentilmente, dopo neanche una settimana dal loro arrivo, ci invit a cena nel suo piccolissimo appartamento da studente, che aveva ripulito e lucidato prima di partire allinizio dellestate, per renderlo il pi accogliente possibile, in vista dellarrivo della giovane moglie. Quando arrivammo ci venne ad aprire, ci fece sedere a tavola, dove aveva imbandito lui stesso un vero e proprio pranzo di nozze, fatto di piatti arabi e curdi. Dopo alcuni minuti comparve Salua: era talmente intimidita che io non riuscii a vederla in faccia, in quanto teneva la testa abbassata. Indossava un abito di foggia araba, di colore blu chiaro come il fazzoletto che le copriva il capo. Mi diede la mano in modo cos esitante, che io cercai di non guardarla molto, perch capii che era davvero imbarazzata. Farid le parlava quasi timoroso, con gran rispetto, porgendole ogni pietanza come fosse anche lei unospite. Tra di loro parlavano curdo (NOTA 30) una lingua che non avevo mai sentito e che mi sembr molto dolce, anche perch Farid sembrava quasi sussurrare quando si rivolgeva alla giovane moglie. Lei invece gli parlava con una voce sicura, decisa e mi sembrava che gli desse degli ordini. Mio marito le chiese qualcosa della

Siria, dove lei era vissuta da bambina, prima di trasferirsi a Baghdad e lei prese subito a ricordare con grande entusiasmo quel periodo della sua vita. La guardai finalmente in faccia e vidi che non era n bella n brutta, piuttosto pallida, con degli occhi grandi e neri. Di bello aveva il sorriso, che era, per cos dire, totale, luminoso. Quel giorno ci limitammo a salutarci di nuovo alla fine della cena, senza che nessuna di noi due avesse forzato la reciproca conoscenza. Farid ci invit nuovamente dopo solo quindici giorni. Questa volta venne ad aprire lei e ci fece sedere usando gi un po di parole in italiano. Indossava una gonna di jersey nera, lunga, ed una camicetta bianca. Il foulard era bianco a pois neri. Farid era affaccendatissimo in cucina, ambiente cos piccolo, che se entrava lui non poteva entrare nessun altro. Lei si limit a decorare i piatti di portata con delle foglioline di menta, degli spicchi di pomodoro e di peperoni rossi e verdi, dei cetriolini e dei rapanelli rossi. Distese lhomsieh (NOTA 25) su una specie di vassoio e lo mise in tavola proprio davanti a me: notai con stupore che col prezzemolo tagliato molto fine aveva scritto sulla pietanza il mio nome in arabo. Mi sembr una forma di cortesia davvero simpatica e la ringraziai in arabo. Lei si sedette vicino a me questa volta e mi spieg che aveva cominciato a studiare italiano da so-

la e dunque voleva chiedermi il mio parere sui testi scelti. Era proprio intelligente Salua, ed inoltre le sue radici curde le avevano impresso un carattere forte e volitivo, che le rese possibile affrontare questa vita in Italia con grande coraggio. Farid cercava di starle abbastanza vicino, specialmente i primi tempi, ma doveva seguire le lezioni allUniversit e dunque lei era sola gran parte delle giornate. Io mi abituai a passare a prenderla una volta alla settimana, di solito il pomeriggio in cui andavo a trovare tre ragazze giordane, cos lei si sentiva meno sola. Lo studio dellitaliano le permise ben presto di diventare pi sicura di s; cominci ad uscire da sola, a muoversi in citt senza pi aver bisogno n di me, n del marito. Fu lei poi che aiut molte ragazze arabe ad ambientarsi a Padova. Sosteneva, da donna intelligente qual'era, che il primo passo per potersi realmente trovare bene qui era imparare litaliano: non tutte lo fanno. Se vengono per motivi di studio ovviamente s, ma se vengono in quanto mogli di qualche studente o di qualche arabo che lavora qui, si accontentano di imparare solo quelle poche parole necessarie a fare la spesa e basta. Per il resto continuano a seguire sia la radio che la televisione in lingua araba e frequentando solo persone del Paese di provenienza, o almeno dellarea medio orientale, collegandosi quotidianamente via skype con i parenti in patria.

Lei divenne una specie di referente per molte donne arabe: la sua padronanza della lingua italiana le permise di rendersi utile in molte occasioni. Ho apprezzato molto questa sua disponibilit che non sempre venne ben ricompensata, ma faceva parte del carattere sia suo che di Farid aiutare gli amici. Lei mi spieg spesso che il far del bene agli altri faceva parte anche del suo senso religioso. Era musulmana sunnita (NOTA 9) ed era molto praticante. Raramente mancava lappuntamento con una delle preghiere quotidiane (NOTA 12) e, se si trovava a casa mia, mi chiedeva il permesso di ritirarsi in una stanza, dove io avevo preparato il tappettino per la preghiera e la lasciavo stare tranquilla. Se cerano altre persone mie ospiti non gradiva molto che dessi pubblicit a questo suo momento, era unintesa tra di noi che ad un certo punto lei si alzasse ed andasse verso la mia camera. Faceva parte della riservatezza di cui circondava il suo mondo e le sue abitudini, non fidandosi mai fino in fondo di come esse potevano venire accolte e capite ... qui da voi, come mi diceva e mi dice sempre. Con te unaltra cosa mi dice tuttora tu sei diversa e quel diversa suona in bocca sua come un grandissimo complimento. Abbiamo discusso spesso sul perch di questo suo atteggiamento, che io non ho mai approvato, ma lei non ha mai cambiato opinione su quel qui da voi. Pur a-

mando molto lItalia, sempre leggermente distaccata, sempre al di l di un sottile velo: il velo di Salua lo chiamo, invisibile, ma impenetrabile come una lastra di cristallo. I primi anni della nostra conoscenza discutevamo molto su queste nostre reciproche posizioni, mentre Farid per fortuna nostra, imbandiva manicaretti Per alimentare queste cervellotiche, come ci chiamava lui. Per chiarire le nostre reciproche posizioni in materia di integrazione, comprensione ed accettazione, pi che le infinite discussioni, serv molto un episodio incredibile che capit a me e Salua dopo alcuni anni che ci frequentavamo. Una sua amica libanese aveva partorito e cos andammo in clinica a trovare lei ed il bambino. Quando arrivammo la stanza era gi strapiena di loro amici ed amiche, tanto che io dissi che forse era meglio star un po distanti dal neonato, per non infastidirlo, tutti addosso a quel modo. Una delle loro amiche arabe, Atidal, si gir ed in modo molto sarcastico disse: Lunica che pu dar fastidio al bambino qui sei tu, che non sei come noi. Non ebbi nemmeno il tempo di capire il senso (se un senso cera) di questa uscita cos ottusa, che vidi Salua scagliarsi verso la magnunah(pazza) (come poi la chiamammo tutti noi amici), dandole una grande le-

zione di civilt e svergognandola in modo per me indimenticabile. Non capii molto del discorso, ma sentii che Salua citava versetti del Corano, Maometto, Dio, sciorinando verit inconfutabili sulluguaglianza di tutti gli esseri umani. Devo dire che nessuno dei presenti solidalizz con questa imbecille, nemmeno il marito, e che lepisodio fece poi il giro di tutte le persone che conoscevo non trovando di certo consensi. Perfino il piccolo bambino sembr dissentire mettendosi ad urlare infastidito! Da parte sua Salua, persona molto intransigente qualera, non dimentic pi questa brutta faccenda come diceva lei, e quellamica non entr pi in casa sua. Quando Farid si laure e cominci a guadagnare, si trasferirono in un appartamento un po pi grande, cosicch ci si trovava pi spesso a mangiare da loro, visto che la passione di Farid per la cucina non era mai diminuita, anzi. Anche per la festa che conclude il periodo del Ramadan (NOTA 13) il pi delle volte ci si radunava tutti in casa loro. Salua, con il suo senso delleleganza, apparecchiava la tavola in modo superbo, usando delle tovaglie molto ricamate e preziose, su cui disponeva le pietanze con gran senso del colore, come fossero su

una tavolozza. Cos sia il palato che lo sguardo erano accontentati, ed anche ludito, perch mio marito portava gran quantit di musica araba, sua passione mai sopita, e cos tutto sprofondava in una atmosfera davvero baghdadiana, come dicevo io. Un anno la festa fu un po diversa: quando entrammo in casa, mi accorsi che le donne venivano convogliate verso la sala da pranzo, gli uomini verso la cucina. La cosa mi stup, e Salua mi spieg che Rimah, una amica iraniana sciita (NOTA 10) che non avevo conosciuto prima dallora, era abituata a casa sua a separare gli uomini dalle donne, se non erano della stessa famiglia. Va bene, dissi , certo che per mi sarei aspettata che noi donne stessimo in cucina e gli uomini in sala da pranzo. Sei proprio europea, mi disse Salua vuoi che noi donne stiamo scomode sulle seggiole della cucina e gli uomini in salotto? Siamo donne, mi disse, dobbiamo essere trattate da signore!! E da signore ci trattarono: Farid, aiutato dagli amici, cucinava ed imbandiva i piatti, che poi passava lui stesso alla moglie stando nellingresso dellappartamento, in modo da non vedere le donne in soggiorno e Salua li portava in sala da pranzo. Ad un certo momento mancava un cucchiaio ed io soprapensiero mi avviai verso la cucina per prenderlo: arrivata davanti alla porta socchiusa, dietro alla quale si sentivano le risate dei maschi, esitai un momento. Mi ricordai quando allasilo una volta

la suora vedendomi giocare con i maschietti mi disse: Vergognati, non devi stare con i bambini, sei una bambina. Aprii la porta della cucina e ci fu un certo imbarazzo, sciolto in una risata di Farid, che mi lev dallimpaccio dicendo: Meno male che ci sei tu, cos io lavoro di meno a servire queste donne!

Un giorno trovai a casa di Salua una nuova amica, che lei mi present con il nome di Fatima. La aveva conosciuta in quanto i loro figli frequentavano la stessa scuola. La signora aveva circa trentanni, alta, un po grossa e vestita alla musulmana con molto rigore: lungo cappotto nero, guanti neri e fazzoletto in testa nero, calato basso sulla fronte. Le dissi Assalamualeikum (NOTA 18), lei rispose: Uaaleikumssalam e poi cominci a parlarmi speditamente in italiano, lasciandomi molto stupita. Era infatti italianissima, nata in un paesino vicino a Modena ed infatti mi accorsi che aveva nel parlare la simpatica cadenza emiliana romagnola. Mi raccont che era diventata musulmana dopo aver conosciuto uno studente siriano di Aleppo, che poi aveva sposato e con cui viveva qui in Italia, dove lui, dopo la laurea in ingegneria, aveva acquistato un negozio di tappeti orientali. In origine, per cos dire, si chiamava Sonia, aveva fatto il liceo classico ed alcuni anni di Lettere allUniversit, dove aveva co-

nosciuto quello che poi divenne suo marito, fatto che diede alla sua vita una svolta completamente diversa da quella che si era programmata, anche perch lei non era per nulla avventurosa di temperamento e si era figurata di passare la sua esistenza come insegnante in qualche scuola possibilmente molto vicina alla casa della sua famiglia a cui era tuttora affezionatissima! Quando la conobbi, era sposata gi da undici anni ed aveva quattro figli, due maschi e due femmine, dai dieci anni in gi. Rimasi molto meravigliata in quanto era la prima donna italiana musulmana che conoscevo e glielo dissi naturalmente, chiedendole come era arrivata a farsi musulmana, in quanto io, sempre per la mia tiepida fede e la scarsa propensione agli approfondimenti religiosi, penso che solo una particolare tendenza alla ricerca spirituale pu portare a questo passo. In effetti lei mi conferm che era sempre stata molto interessata a qualsiasi argomento religioso ed era stata una cristiana molto osservante. Quando conobbe il suo attuale marito, anche lui religioso, sent che per far funzionare la loro unione affettiva lei aveva bisogno di avere con lui anche una intesa nella fede. Troppa importanza aveva per lei laspetto religioso dellesistenza e la sua pratica quotidiana, per non condividerlo anche nella forma con la persona con cui voleva passare tutta la sua vita. Avrebbe potuto an-

che cercare di convincere il ragazzo a farsi cristiano, lei mi disse, ma nel frattempo lei si era data anima e corpo allo studio della lingua araba, indispensabile per entrare nel cuore (cos lei mi disse) del Cur'an karim (NOTA 17), e dopo alcuni anni era come scivolata da una dottrina allaltra senza traumi. Mi piacque molto per la concretezza con cui mi descrisse la sua conversione, senza esprimere giudizi, senza pretendere certezze assolute. La sua vita era stata guidata cos da Dio, anzi da Allah, come mi disse lei, e lei aveva accettato. Mi fece anche unosservazione a cui io penso spessissimo. E vero che per lIslam possibile per un musulmano sposare una cristiana (NOTA 22) e la stessa cosa per il cristianesimo: si tratta anche per il diritto ca-nonico di una disparitas cultus che richiede una dispensa, ma, una volta ottenutala dalle autorit religiose competenti, nulla osta, come si dice. Per Che famiglia nasce dallunione?, mi fece osservare Sonia, anzi Fatima, cristiana ? Allora i figli devono esser battezzati. Musulmana? Allora i figli non devono di certo essere battezzati. Insomma, nella concretezza della convivenza, lo scoglio per Sonia Fatima, desiderosa di creare una famiglia religiosa, sarebbe stato insormontabile. Io trovai largomentazione impeccabile ed apprezzai la sua scelta. Purtroppo lei and a vivere lontano da Padova ed anche

Salua la perse ben presto di vista, ma spesso io faccio riferimento alla sua esperienza quando parlo di matrimoni misti tra cristiani e musulmani. Matrimoni possibili in teoria, ma che richiedono da parte di chi li fa una consapevolezza e degli approfondimenti a priori, non tanto per i due coniugi, ma per il figli che nasceranno da queste unioni, che sono dei microcosmi molto complicati, non basta lamore per risolvere i problemi che di certo nasceranno. Come al solito, bisogna che siano ben chiare le reciproche posizioni fin dallinizio per far funzionare il delicato equilibrio. Tornando alle belle serate trascorse da Farid e Salua, di solito latmosfera era molto conviviale e raramente ci si accalorava troppo, anche perch lottima cucina di Farid predisponeva al buon umore ed allallegria: di solito dopo cena gli uomini giocavano a carte e noi donne chiacchieravamo. Una sera per fui io ad intestardirmi con una loro amica musulmana libanese, Rubah , in relazione ad uno dei pochi argomenti su cui non posso transigere: la divisione tra potere politico e potere religioso. Per me lo Stato deve essere assolutamente laico, retto sulla base di una Costituzione che ne regola le norme per lordinamento politico, economico e sociale: Questa , conclu-

si, la mia fede incrollabile . Rubah invece sosteneva che lo Stato ideale pu essere governato dalla sharah (NOTA 8) Cosa serve che luomo si affatichi a fare ex novo delle leggi diceva quando Dio ha gi preordinato tutto nella stesura del Corano?. Lascio immaginare a chi legge quanto si possa accalorarsi su questi argomenti se non si daccordo. Per fortuna Rubah era di indole gentile e portata ad una dialettica pacifica e ci ci permise di affrontare questa discussione con tranquillit. Certo che dal suo punto di vista di fede assoluta nella perfezione del Corano e del suo contenuto era impossibile non credere che lunica societ immaginabile fosse quella organizzata secondo i dettami coranici. Ma, come le feci notare, questo uno stato teocratico e dunque parte gi da una ingiustizia di fondo, in quanto implicita una discriminazione tra chi di una religione, quella che comanda, e chi non lo e dunque esisterebbero sempre dei cittadini privilegiati rispetto agli altri. Lei mi rispose che il Corano prevede una particolare tassa per i cittadini non musulmani, che in tal modo acquistano pieni diritti. E poi, lei disse: Tutti coloro che si sottomettono alla volont di Dio sono, anche senza saperlo, musulmani e dunque cittadini di prima categoria. E con gli agnostici, come la mettiamo? dissi io. A quel punto capimmo tutte due che non avremmo mai trovato nemmeno un minimo accordo su questo argomento e preferim-

mo parlare daltro anche per non rovinare la bella serata ai padroni di casa che erano davvero molto meravigliati nel vedermi cos coinvolta ed accalorata. Il pi stupito era Fard, che cercava di rabbonirmi con tutti i manicaretti possibili, ma niente da fare. Ancora adesso, quelle poche volte che ci troviamo, dato che sono andati a vivere in unaltra citt, Fard mi accoglie dicendo: Sta tranquilla, pensa a mangiare, che non puoi permetterti di perdere le forze in discussioni, lasciale fare alle ciccione!

Kuwait City Strasburgo Fatimah GIORDANA Nur e sua figlia Yasmine SIRIANE ASSIRE

Per alcuni anni un mio cognato, professore universitario, insegn in Kuwait, perci un inverno andammo a trovare lui, la moglie, una tedesca di Freiburg, e le due figlie, proprio nel periodo di Natale. La sera della vigilia invitarono un bel gruppo di amici, perloppi colleghi dellUniversit: i vistosi addobbi natalizi che adornavano la casa, il sottofondo musicale di cori in tedesco e il pi grande albero di Natale che abbia mai visto in vita mia, erano riusciti a ricreare la magica atmosfera di una serata natalizia nella Foresta Nera. Mancava solo una bella nevicata. Chiudemmo le tende della porta finestra da cui si scorgeva la torre rotante che domina Kuwait city e fingemmo che fuori ci fossero i pini imbiancati di neve! Gli amici erano in maggioranza musulmani sunniti, sciiti, alcuni anche ismaeliti (NOTA 10) e provenivano da vari Paesi arabi, gli altri erano cristiani, sia europei che americani. Data la serata, il discorso si avvi sul tema religioso; pi che altro ognuno parlava di s, del suo modo di essere osservante o meno nella sua

fede. Si fecero anche molti discorsi sulle uguaglianze e diseguaglianze tra le nostre due religioni per cos dire sorelle, visto lunico Dio che ci unisce o che dovrebbe unirci. A questo proposito Fatimah, una signora giordana musulmana, intervenne asserendo che per il Corano non assolutamente accettabile una suddivisione tra le religioni monoteistiche, in quanto tutte rientrano nella fede islamica, nel momento in cui riconoscono lunicit di Dio e del suo messaggio. Fatimah aggiunse che dunque nemmeno la nascita di sette nellambito di queste suddivisoni possibile e che il Corano su tale concetto chiaro e perentorio. A conferma di questa sua asserzione cit con precisione i versetti del Corano in cui i profeti No, Abramo, Mos, Ges e Maometto affermano di essere Musulmani. Naturalmente si dette il via ad una accaloratissima disquisizione teologica tra gli amici cristiani e quelli musulmani, che non avrebbe pi avuto fine se mia cognata, con lastuto tempismo di una brava padrona di casa, non avesse portato in tavola il grande panettone che io avevo portato fresco fresco dallItalia, che non mise daccordo tutti, ma di certo riport il buonumore. Molte delle musulmane presenti palesavano la loro religione anche nel modo di vestire, vario come al solito nella interpretazione, lasciata al libero arbitrio di ognuna.

Tra queste avevo gi incontrato anni prima Nur, una professoressa di ingegneria, laureata a Mosca, dove aveva conosciuto suo marito, un insegnante russo di fisica. Lei era siriana, di famiglia assira (NOTA 29), come sempre specificava: era molto fiera di questa sua origine e quando lavevo conosciuta me ne aveva parlato a lungo; ogni volta che la rivedevo mi sottolineava ridendo il fatto che era cos bella ed intelligente perch era assira oltre che siriana!. Era anche molto fiera della sua fede nellIslam , e ,dato il tema della serata, le chiesi cosa significasse per lei essere musulmana, dal momento che mai palesava la sua fede, n con labbigliamento, n con riferimenti al Corano, come spesso fanno i musulmani.: Sfruttare tutte le potenzialit sia fisiche che intellettive datemi da Allah, mi rispose questo significa per me essere una buona musulmana: ogni azione, ogni pensiero della mia esistenza terrena sono una manifestazione della onnipotenza di Allah, senza il quale luomo non pu nulla. Nelle sue parole, pi che in altre definizioni, forse pi dotte, che sentii varie volte nella mia vita, trovai lessenza, a mio parere, di Dio per un musulmano (NOTA 1) e mi era piaciuto molto il modo sintetico con cui Nur si era espressa, da vero ingegnere! Rividi Nur lo scorso anno, in quanto ci invit al matrimonio di una delle sue tre figlie, Yasmine, anche lei laureata in ingegneria

e docente allUniversit di Strasbourg, dove tutta la famiglia si trasferita da alcuni anni. Si sposava con un collega francese, cristiano cattolico. La cerimonia fu duplice: quella musulmana si tenne in casa, con uno zio materno come testimone della sposa e come celebrante un amico musulmano, seguita da un rinfresco tra i familiari e gli amici pi stretti. Quella cristiana cattolica fu pi solenne: si svolse in una bella chiesa gotica, dotata di un antico organo la cui trionfale e maestosa melodia, amplificata dalla perfetta acustica delle svettanti volte gotiche, port i nostri spiriti, di qualsiasi religione fossimo, molto vicini a Dio, come sussurrai a Nur, che in chiesa mi aveva voluta accanto. Lei mi rispose molto decisa che la musica non pu avvicinare a Dio, lo pu fare la lettura modulata dei versetti del Corano, non di certo una melodia profana. A me vennero in mente i canti gregoriani e le domeniche da bambina quando mio padre suonava lorgano in chiesa e sospirai amaramente. E sempre motivo di tristezza per me non trovare punti di contatto, di questo parlai con Nur durante il pranzo che segu la cerimonia religiosa e lei convenne che le differenze spesso risaltano pi in certe piccole cose, che non nei grandi concetti.

Beirut Giamilah Nadia

LIBANESI

Unestate, anni fa, un uomo daffari libanese, amico di mio suocero, venne ad Abano Terme, per un periodo di cura, ed una sera ci invit molto gentilmente a cena nellalbergo in cui soggiornava. Era una signore molto anziano, Mohammad, che ci ricevette calorosamente, e abbracciando mio marito commosso, ricord che lultima volta che laveva visto era un bambino ed ora Schukran lillah (NOTA 17) aveva la soddisfazione di ritrovarlo qui in Italia, maturo professionista. Dopo un po ci raggiunse sua moglie, una signora abbastanza giovane rispetto a lui, molto elegante; si chiamava Giamlah ed era di Baalbek, in Libano e, come molti Libanesi, si esprimeva con un perfetto francese, lingua che io non conosco, ma che mi sforzai di capire, rispondendo in inglese, che lei comprendeva nello stesso modo in cui capivo io il francese! Era molto spiritosa e la divert questa mistura di linguaggi con cui ci parlavamo, passando dal francese, all'italiano, all'arabo in un piacevole caos da ... torre di Babele.

Aveva due figli abbastanza grandi, che frequentavano lUniversit in Francia, mentre lei viveva in Libano. Mi parl molto di questi suoi ragazzi, felice perch, come succedeva due volte allanno, stavano andando proprio a trovarli in Francia. Quando ci salutammo, alla fine della serata, Mohammad ci diede il suo biglietto da visita con lindirizzo, sperando di rivederci presto. Anni dopo ci recammo in viaggio in Libano ed, arrivati a Beirut, telefonammo a Mohammad, che ci dette appuntamento per la sera dopo. Venne a prenderci in albergo, sempre cordialissimo, e ci port a casa sua per meglio dire: in una delle sue due case (NOTA 22). Infatti la padrona di casa che venne ad aprirci non era Giamlah, ma era una signora anziana, molto compita, vestita perfettamente alla musulmana, con un bel vestito di velluto verde scuro, tutto ricamato con un filo dargento. Nadia, cos si chiamava, sapendo che mio marito era il figlio del vecchio amico di Mohammad, fu molto cordiale e ci volle ospitare per cena, avendo invitato per loccasione anche i suoi tre figli, con le loro famiglie. Alla fine della serata, accompagnandoci in albergo, Mohammad,

un po' imbarazzato a dire il vero, mi spieg con tutta semplicit che Giamlah era la seconda moglie e che avrebbe avuto piacere di ospitarci da lei, ma in quel periodo era andata a Baalbek a trovare la sua famiglia con i due figli ormai tornati dalla Francia, dove si erano laureati. Passando ci mostr la villa in cui, per met della settimana, vive con Giamlah, mentre il resto della settimana la trascorre con la prima moglie.

Abu Dhabi (Emirati Arabi) Fauzah PALESTINESE LIBANESE Sausan Nagiat le due figlie Zanab la mamma Fairz Fadlah Isamahan le tre sorelle

Lo scorso inverno andai a trovare Abd el Karim, un mio cognato, che lavora negli Emirati Arabi. La moglie, laureata in Farmacia presso lUniversit di Damasco, Palestinese, ma vissuta molti anni in Libano e poi si trasferita con tutta la famiglia negli Emirati Arabi, ad Abu Dhabi. Lho conosciuta anni fa, quando Abd el Karim stette un certo periodo presso di noi per un corso dopo-laurea: almeno una volta alla settimana, il Venerd pomeriggio, squillava il telefono; era tale Fauzah, che, con una voce gentile e dolce, mi chiedeva di poter parlare con il mio giovane cognato. Io gli chiedevo chi fosse questa Fauzah e lui sosteneva che era una amica conosciuta allUniversit di Damasco e si seccava moltissimo quando gli facevo notare che una semplice amica non ti telefona da cos lontano ogni Venerd tanto per salutarti. Capii dopo, parlando

con Fauzah, che lui davvero la considerava solo una buona amica, mentre lei ne era innamorata fin da quando erano studenti. Insomma Fauzah, tra lettere, biglietti e telefonate, riusc a completare la conquista (non per niente il suo nome significa vittoriosa! (NOTA 27)), iniziata ai tempi dellUniversit, tanto che dopo alcuni anni si sposarono e per il viaggio di nozze vennero ospiti da noi per una settimana. Era proprio come me lero aspettata: molto esile, piuttosto alta, il viso lungo e pallido, con zigomi accentuati e dei grandi occhi neri piuttosto malinconici. Mi salut con Assalamu eleikum (NOTA 18) e mi abbracci con grande calore, spiegandomi ridendo che mi considerava sua complice nella dura conquista di questo suo marito, per quelle telefonate del Venerd pomeriggio, che io le ero sembrata accogliere molto giovialmente. Ci trovammo subito simpatiche reciprocamente: innanzitutto, e ne convenimmo, per la nostra magrezza, difficile da riscontrare in altre donne, tutti gli altri motivi li scoprimmo col tempo. Fauzieh musulmana sunnita (NOTA 9) e fin da quel primo incontro mi accorsi che ogni suo discorso era tutto un intercalare di riferimenti a Dio: inshalla, allamdulillah, schukran lillah, allahuakbar, iallah (NOTA 17). Le feci notare che per me cristiana cattolica tutto questo scomodare Dio era irrispettoso: Se ti dico di trovarti alle cinque

davanti al supermercato, non puoi dirmi Inshallah le dicevo dimmi: s, e basta, senza far dipendere anche questo piccolo evento addirittura da Dio. No, perch sempre Dio che guida le mie azioni, grandi o piccole, tutto dipende dalla sua volont: questa la sua perenne risposta. Con nessuno ho polemizzato e polemizzo come con Fauzah. Lei dice che questo un segno che ci vogliamo bene e che ci stimiamo; credo anchio che sia cos, perch di norma tendo a sfuggire gli scontri frontali, specialmente quando penso che potrebbero portare a fratture; quando mi trovo danti a dei muri di incomprensione, preferisco aggirare lostacolo ed arrivare ad unintesa per altre vie; per questa mia caratteristica mio padre mi definiva bizentineggiante e mia suocera badauieh ( beduina). Fauzah si accorta subito di questa tecnica, e mi provoca apposta. Moltissimi sono gli argomenti che ci trovarono e ci trovano tuttora in perfetto ... disaccordo: musica (io non riesco a vivere senza, lei la considera una riempitivo per anime vuote); cinema (il mio passatempo preferito; lei lo ignora, considerandolo una perdita di tempo prezioso); viaggi ( questo il mio ordine di gradimento: America, Inghilterra, Paesi arabi; lei, al di fuori dei Paesi arabi solo lItalia, specialmente e soprattutto Venezia); let-

ture (io: in passato abbastanza, adesso poche e mai di speculazione religiosa; lei letture religiose, specialmente il Corano ed i Detti del Profeta (NOTA 7 )); hobbies (io: cinema, TV, viaggi, chiacchiere con gli amici; lei: camminate chilometriche di buon passo con il marito e le figlie; chiacchierate con i pochissimi amici ). Ecco: lunico punto di contatto tra di noi il piacere del colloquio, lo scambio di opinioni contrastanti con persone che stimi. Le nostre dispute hanno per dovuto subire una pausa di alcuni anni, in quanto lei e Abd el Karim hanno avuto due bambine e perci le loro visite si sono un po diradate in questi ultimi tempi. E dunque, quando questinverno decisi di andare io a trovarli nella bella Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, sapevo che le serate sarebbero trascorse in discussioni accalorate per recuperare il tempo perso, sorseggiando di certo innumerevoli tazze di caff espresso, che loro, amando molto lItalia, bevono a litri, preferendolo al t. Dopo la tregua dei primi convenevoli, la polemica scoppi gi la prima sera, in quanto io dissi che per fortuna in aereo avevo visto un bel film ambientato in Cornovaglia, cos avevo un po allentato la tensione che il terrore del volare mi provoca sempre. Fauzah sbott subito Ecco mi disse, chi non ha fede, deve

attaccarsi a queste stupidaggini: se dovevi morire in aereo, cosa ti serviva pensare alla Cornovaglia? Non ti dava pi forza pensare a Dio e alla sua presenza accanto a te in ogni luogo? Altro che vedere film! . Alzai gli occhi al cielo costernata e rassegnata, sbuffando con quel poco di fiato che qualsiasi viaggio aereo mi lascia in corpo: la mia espressione doveva essere stata cos eloquente e la mia faccia cos stanca e pallida, che le bambine scoppiarono a ridere e la pi grande, Sausan, disse rivolta alla mamma: Meno male che mi hai detto che oggi arrivava la cognata con cui vai pi daccordoimmagina se non andavate daccordo. Mi concesse una tregua fin alla mattina dopo: aveva preso una bella settimana di ferie, mi disse scherzosamente minacciosa, per parlare con me e dunque, mi raccomand abbracciandomi: Dormi bene, che voglio unavversaria lucida!. Non dimenticare che sono la cognata maggiore, pretendo rispetto (NOTA 23) le risposi solennemente. La mattina dopo mio cognato lavorava e dunque andammo noi quattro da sole fino alla costa sulla parte esterna degli Emirati, quella che si affaccia sulla parte alta dellOceano Indiano. Il viaggio dur tre ore circa ed il panorama era davvero sbalorditivo per me, anche se, siccome io ho sempre sostenuto con Fauziah che nulla mi soddisfa di pi di un paesaggio metropolitano

tra alti palazzi e traffico, non volevo darle soddisfazione ammettendo che tutto era per me incantevole, anche perch nuovo, con quelle montagne nere e brulle che si stagliavano nel cielo terso, svettando allimprovviso dal deserto. Allah u akbar (Dio grande le dissi, quando, dopo alcune ore, arrivammo sulle rive dellOceano, e non ero ironica Fu una giornata indimenticabile e eravamo cos rilassate e contente tutte e quattro, che non riuscivamo proprio a trovare argomenti per polemizzare! Per fortuna anche le bambine erano di temperamento tranquillo e non ci tediarono neanche un minuto con piagnistei. Stettero il pi del tempo vicino a noi probabilmente incuriosite dalla presenza di questa zia europea di cui la mamma aveva parlato tanto. Notai che anche loro, come la madre, usano molto intercalare il loro discorso con espressioni musulmane: Coran el karim, Allahu akbar ... Sausan e Nagit hanno rispettivamente dodici e nove anni e sono iscritte ad una scuola francese libanese, dunque padroneggiano con la stessa scioltezza la lingua araba come quella francese, mentre come seconda lingua straniera stanno studiando linglese. Hanno deciso che la loro prossima lingua sar litaliano; mi commossero con questo interesse e amore per lItalia e la sua cultura, amore di certo trasmesso loro dai genitori. La loro scuola prevede lo studio di uno strumento musicale ed entrambe

hanno scelto il pianoforte, per cui durante il giorno ora una ora laltra si impegnavano in interminabili esercizi: chiudendo gli occhi mi sembrava di essere a casa mia da bambina, in un paese del Trentino, quando io e le mie due sorelle ci esercitavamo per ore su quegli stessi testi che ora vedevo sul leggio delle due ragazzine, pieni di scale lunghissime, per la mano destra, quella sinistra, a due mani. Ricordo quanta fatica ci costavano certi complicati accordi, anche perch quando si bambini le dita sono ancora corte e i tasti del pianoforte sembrano cos distanti tra di loro! Anche Nagit, che ha solo nove anni, ogni tanto cercava di allungare il pollice ed il mignolo borbottando indispettita in quanto non raggiungeva le note giuste, per n lei n la sorella lasciavano mai lesercizio incompiuto, con una caparbiet presa di certo dalla loro madre, come feci notare a Fauzah ridendo. Certo che sentirle gi suonare a quattro mani delle sonate di Schumann mi piacque davvero tanto e contribu a farmi sentire ancora di pi a casa. Vicino allabitazione dei miei cognati c una piccola Moschea, che scandisce il tempo del giorno con la voce del muezzim, che dal minareto invita alla preghiera (NOTA 11): notai che appena iniziava il salmodiare, le ragazzine smettevano subito di suonare, attendevano con le mani in grembo, compunte, fino alla fine e poi riprendevano i loro esercizi al pianoforte. Mi spiegarono

che sembrava loro irrispettoso sovrastare con la musica profana la melodia dei versetti coranici. Nagit ancora troppo piccola per impegnarsi anche nelle diverse pratiche religiose, ma Sausan, che ha dodici anni, prega gi cinque volte al giorno: si infila una lunga gonna bianca, dispone con cura sul capo il fazzoletto ugualmente bianco che fa arrivare fin sulla fronte e poi, se la madre a casa, preferisce pregare con lei, altrimenti va nella sua stanza da sola. Questanno ha anche ottemperato allobbligo del digiuno durante il mese del Ramadan (NOTA 13) , non saltando neanche un giorno. Rimase molto meravigliata dei miei complimenti per tutto questo, mi disse che quello che lei sta facendo niente in confronto a quello che Dio fa per lei. Mi fece questa affermazione senza nessuna enfasi, guardandomi un po stupita che io, adulta, non sapessi questo. Osservai quel visetto cos serio mentre mi esprimeva questa grande verit e chinai gli occhi, timorosa che vi leggesse lombra del dubbio, che non intendo assolutamente comunicarle. Alcune sere dopo il mio arrivo, venne a trovarci la mamma di Fauzah, Zainab, una signora palestinese, trasferitasi qui ad Abu Dhabi trentanni fa con il marito e cinque figli: quattro femmine ed un maschio. Purtroppo il padre di Fauzah morto da un anno e mi molto spiaciuto non poterlo conoscere, in quanto lei me

ne ha parlato sempre con grande affetto; ha sofferto moltissimo per questa morte e mi ero decisa ad andare a trovarli anche per starle vicina in quel momento di dolore. Sapevo che anche la madre era ancora naturalmente affranta per la perdita del marito e, dopo aver risposto al suo Assalamualeikum (NOTA 18), la abbracciai cercando di farle sentire col gesto, pi che con inutili parole, che le ero accanto col cuore. Zainab era abbastanza imponente, molto pi alta di Fauziah, ed era molto elegante: indossava un lungo vestito allaraba di velluto nero con ricami dargento ripetuti anche sul bordo del fazzoletto che le incorniciava il volto; notai che li stessi fregi erano riportati sia sulla borsetta, che sulle scarpe di pelle nera. Lespressione del viso era austera ed anche quando parlava non sorrideva mai, questo non voleva dire che non fosse gentile, anzi, si interess di me e della mia famiglia, dimostrandomi per lennesima volta come Fauzah parli spesso di me e della mia vita. Anche lei, come la figlia, intercalava molte espressioni musulmane nel discorso, e nominava spesso Dio: le raccontai lappunto che avevo mosso alla figlia su questo scomodare Dio anche in cose di poco conto e lei si meravigli tantissimo di questo mio atteggiamento, anzi, pi che meravigliarsi si scandalizz, come se io non riconoscessi a Dio la sua onnipotenza e onnipresenza nella vita delluomo: Vedi mi disse se ti guar-

di intorno tu vedi qui sei persone, fa conto che il settimo Dio, che sempre presente. Proprio in quel momento mio cognato stava entrando in soggiorno con un gran vassoio esclamando Ecco qui sei caff espressi italiani. Ebbi un momento di esitazione e feci fatica a non dirgli : Ne manca uno. Mi trattenni per rispetto dellanziana signora, anche se ebbi limpressione che Fauzah intuisse la blasfema battuta, in quanto mi pass accanto dandomi un colpetto su una spalla che non mi sembr molto affettuoso! In quel momento arriv una delle famose sorelle di Fauzah, dico famose perch lei me ne aveva parlato tanto ed ero curiosissima di conoscerle. Questa, Fairz, la pi giovane, avr circa trentanni, architetto e lavora in uno studio di arredamento per interni in Dubai: ci comparve davanti con addosso una tuta sportiva di marca, scarpe da tennis di marca, marsupio di marca, perfino la fascetta di spugna che le stringeva la fronte era di marca. Piomb in soggiorno ridendo, girando attorno attorno di buon passo, hop hop, dicendo che non voleva perdere il ritmo del suo footing serale. Quando mi vide esclam: Allamdulillah, ti conosco finalmente, Fauzah mi ha parlato di te per anni! Come stai buon giorno bello elegante mi piace va bene quanto costa arrivederci Mi volle sciorinare subito il suo frasario di italiano che, come mi

spieg, aveva imparato dai numerosi fornitori italiani che frequentano il suo studio e che, pur esprimendosi naturalmente in inglese, ogni tanto, su sua richiesta, le insegnano qualche parola di italiano. Fairz una vera amante dellItalia: per il suo lavoro deve scegliere le suppellettili pi adatte per ogni casa che arreda e, a suo dire, nessuno sa armonizzare linee e colori come gli Italiani. Mi fece molto piacere questo suo entusiasmo e le raccomandai di venire presto di persona a respirare questarmonia specialmente in Toscana ed in Umbria, che lei conosce di fama per aver studiato arte allUniversit di Damasco. Sempre con quel suo piglio superattivo, si precipit in camera della sorella per fare la preghiera della sera (NOTA 12): Adesso che il fisico a posto, metto a posto lo spirito, mi disse ridendo, mentre la madre scrollava il capo guardando questa figlia cos supermoderna, come mi disse. Dopo una mezzoretta arriv anche la seconda sorella: Fadlah, una signora pacata, di circa quarantanni, vestita come la madre alla musulmana in modo rigoroso, ma meno sontuosamente. Anche lei fu felice di conoscermi, e, rivolgendosi a Fauzah disse che ero proprio magra come pensava, Avr la taglia extra extra small disse ridendo. Capii dopo il perch di questo suo interesse alle taglie; infatti da un anno si inventata una lavoro: ha organizzato un piccolo laboratorio di sartoria specia-

lizzato in vestiti per donne musulmane che vogliano essere moderne rispettando i canoni dettati dal Corano. Si per cos dire specializzata soprattutto in vestiti per adolescenti: completi pantalone dalle tinte allegre, con bottoni a forma di fiori o animali; jeans non troppo aderenti, ma sfrangiati allultima moda, con giubbottini uguali; gonne lunghe dai colori sgargianti o con dei disegni di alberi o paesaggi, motivi ripresi in qualche particolare anche sulle camicette o le giacche da abbinare. Sausan e Nagit sono le sue modelle preferite: avevo notato infatti che larmadio delle ragazzine pieno di abiti molto allegri e fatti su misura. Ormai mi mancava di conoscere solo una sorella di Fauzah e chiesi se ci avrebbe raggiunto anche lei quella sera. Vidi che la madre si rattrist e mi spieg che Ismahn, la sorella mancante, che dentista, era partita la settimana prima per lAustralia, desiderosa di scoprire quel nuovo mondo. La mamma mi spieg che tutte quattro le sue figlie non mancano di spirito avventuroso e sospirando disse: Assomigliano al loro padre, che non aveva paura di niente, ad ogni modo, schukran lillah, Dio con loro da qualsiasi parte del mondo si trovino. Alcune sere dopo, la madre di Fauzah ci invit a cena a casa sua, una grande villa ad un piano, tutta circondata da alte mura

che proteggono lampio giardino dalla sabbia che, nelle giornate di vento, si infila dappertutto. Linterno molto signorile, con grandi divani piuttosto sfarzosi e mobili bianchi, lucidi, con i profili dorati. Notai che anche qui, come in casa di Fauzah non cerano ritratti alle pareti, in rispetto al divieto nellIslam di esporre immagini di esseri viventi (NOTA 6): sopra al divano del soggiorno faceva bella mostra una grande veduta delle colline del Libano con in primo piano un grande albero di cedro. La tavola era cos ben imbandita con tante di quelle prelibate pietanze gi in bella mostra, che come al solito quando vedo troppe cibarie, mi sentii venir male, pensando a come avrei fatto ad assaggiare tutto, vista la mia inguaribile inappetenza. Mio cognato mi venne in aiuto dicendo che avrebbe mangiato per duee dunque mi sedetti a tavola rincuorata. Fadlah era gi arrivata con il marito ed il figlio, un ragazzino di dieci anni: sfoggiava un completo pantalone fatto da lei, di un bel colore prugna, per il quale le feci i miei complimenti. Fairz arriv con mezzora di ritardo, come al solito, sottoline la madre: era molto elegante, con una gonna stretta nera, non molto corta ed una giacca di pelle verde scuro indossata su una camicetta bianca con un gran collo. Naturalmente prima di venire a tavola si assent per la preghiera e poi arriv dicendo rivolta a

me: Scusi ciao buena sera segnora bella Buona sera signorina bella risposi sottolineando bene le vocali e cominciammo a mangiare. Non sto a dire la bont di quella cena, chi conosce la cucina siro-libanese mi capir di certo. Alla fine, volendo esprimere i miei complimenti alla gentile ospite, che si era davvero data tanto da fare per me, le dissi abbracciandola: Tabachna giaies!. Vidi che tutti mi guardarono un po imbarazzati, finch mio cognato non sbott a ridere, in quanto si rese conto dellequivoco in cui ero caduta: loro in famiglia usano questespressione che vuol dire la nostra cuoca buona a niente per prendere affettuosamente in giro o la madre o una delle sorelle che cucinano ed io, avendola sempre udita, credevo invece volesse dire La nostra cuoca eccellente. Per merito di questo sbaglio, vidi per la prima volta la madre di Fauzah ridere proprio di gusto e quando la sento al telefono non dice sono Zainab, dice sono Tabachna giaies. Da un anno mi collego via computer con Abd el Karim e Fauzah alcune volte durante la settimana, cos possiamo chiacchierare abbastanza a lungo, perci quando ci salutammo allaeroporto dissi a Fauzah: Ci sentiamo di certo via msn messenger Venerd prossimo esattamente alle 7.30 di sera Inschallah mi rispose ridendo, mentre gi si chiudevano dietro a me le

porte scorrevoli.

Hind

IRACHENA

Bruxelles Amal Leen le due figlie

Alcuni anni fa in Agosto andammo a trovare un fratello di mio marito che medico in Belgio, vicino a Bruxelles. Come al solito la riunione aveva richiamato parecchi dei familiari ed io ero proprio felice che questanno toccasse ad una delle mie cognate e non a me la pesante ospitalit. Spesso di sera venivano a trovarci degli amici arabi e cos conobbi una coppia di Iracheni, che vivono da parecchio in Europa, con due figlie. La signora si chiama Hind e nellaspetto esteriore molto moderna, appassionata di nuoto e di ogni sport come dimostra la sua figura atletica; anche le figlie seguono lesempio materno e tutte e tre comparivano il pi delle volte in tenuta sportivissima. Il marito, anche lui medico come mio cognato, invece di aspetto gracile, sempre premurosissimo con tutti, ma specialmente con le sue tre donne, che adora letteralmente. Hind insegna matematica e mi sembrava che non scendesse mai dalla cattedra, nel senso che la sua razionalit nellaffrontare

qualsiasi problema era quasi pedante: trasformava tutto in unequazione. Per fortuna venuta alcune volte in Italia proprio vicino a Padova, ad Abano Terme, per le cure con i fanghi, perci con me parlava pi che altro di Venezia, delle serate allArena di Verona, insomma di cose non troppo impegnative e che non potessero dar adito a discussioni. Una sera non so a che proposito le dissi: Sai, io sono come te, una religiosa un po superficiale: credo in Dio, ma non approfondisco troppo la ricerca e la pratica religiosa . Mi guard molto seria e mi sembr offesa. Da cosa deduci che non sono religiosa? mi chiese con quei suoi occhi gelidi. Capii che mi ero infilata in una via lunga e noiosa infatti cominci a spiegarmi punto per punto come ottemperava a tutti i comandi del suo essere musulmana (NOTA 4). Unaltra persona mi avrebbe raccontato tutto ci in modo interessante, ma la sua pedanteria rendeva il discorso di una noia mortale. Cercai di pensare ad altro, annuendo di tanto in tanto. La mia attenzione fu per risvegliata quando mi disse: Da quanto poco religiosa sono (sottolineando per lennesima volta la mia infelice espressione ) sono appena tornata dal pellegrinaggio alla Mecca. La cosa mi incurios, in quanto non ho mai conosciuto nessun hagi (NOTA 4) e le chiesi di raccontarmi come si svolse questo suo viaggio. Trov da ridire sul termine viaggio: Per prima cosa ti prego di non chiamarlo viaggio

puntualizz si tratta di un pellegrinaggio, nel senso che fin da quando parti da casa lintenzione quella di ottemperare a uno dei cinque precetti religiosi (NOTA 4), non di andare in viaggio. Mi ripromisi di non dire pi una parola, visto il carattere cos puntiglioso di Hind e cos mi godetti la descrizione davvero interessante senza pi interrompere. Era partita con il marito esattamente una settimana prima della grande festa (NOTA 15), in modo da trovarsi alla Mecca nel periodo giusto per compiere non una semplice visita , ma il vero hag, il vero pellegrinaggio che qualsiasi musulmano avrebbe lobbligo di compiere almeno una volta nella vita, se ne ha i mezzi, e dopo il quale definito hagi. Hind mi fece notare che spesso si vedono nei paesi musulmani sulla facciata delle case delle pitture che rappresentano un susseguirsi di scene di viaggio, sulle quali campeggia la scritta Hagi: significa che chi vi abita ha compiuto il pellegrinaggio alla Mecca e attraverso questi disegni che ne illustrano le varie tappe lo rende noto a chi passa. Hind, una volta arrivata alla Mecca, si separ dal marito, andando a vivere con le altre pellegrine provenienti da tutte le parti del mondo nelle strutture apprestate per loccasione, iniziando il pe-

riodo di ihram, uno stato di purificazione interiore manifestato anche esteriormente indossando dei teli bianchi, unico capo di abbigliamento permesso. I riti della cerimonia durano 7 giorni ed iniziano nella moschea della Mecca (NOTA 14) con la preghiera del mezzogiorno. Il secondo giorno i pellegrini si avviano verso la pianura di Arafa, fermandosi a Min per una sosta e la recita della preghiera del mezzogiorno; il terzo giorno, ad Arafa, si compie il rito culminante del pellegrinaggio: i fedeli si ammassano dal primo pomeriggio fino al tramonto del sole in una grande pianura ai piedi del cosiddetto Monte della Misericordia, vestiti nei bianchi teli uguali per tutti, senza distinzione alcuna, e si rivolgono a Dio con lwuquf (eccoci a te o Dio). Appena tramontato il sole i pellegrini si avviano verso unaltra localit dove la mattina dopo, prima dellalba del quarto giorno, si invoca ancora Dio, affrettandosi nuovamente verso Min, dove si deve arrivare prima del sorgere del sole: questo il Giorno del Sacrificio (NOTA 15), e qui a Min si compiono particolari riti, che Hind mi descrisse dettagliatamente, ma a me rimasto impresso, avendolo anche visto in un documentario, quello del lancio di sette sassi verso un gran mucchio di pietre ammassate, mentre si invoca il nome di Dio, come se il lancio avesse come bersaglio il malefico potere del diavolo.

Il pellegrinaggio si conclude con il ritorno alla Mecca, compiendo un giro attorno alla Kabah (NOTA 14). I tre giorni successivi sono lasciati ad una meditazione meno compulsiva e rilassata. Fui grata ad Hind per la chiarezza davvero matematica con cui mi descrisse il pellegrinaggio; lei convenne con il marito che la stanchezza massacrante insita in questo rito collettivo pu essere superata solo se si sorretti dallentusiasmo della fede, in quanto, ripensando a quei giorni cos pieni di emozioni, a quella convivenza forzata con persone tanto diverse, a quello sforzo fisico di andare di corsa da un posto allaltro, si rendevano conto loro stessi che solo uno stato di grazia pu permettere di affrontare e superare questa prova.

Certo che tu, con tutto il tuo footing quotidiano dissi io un po maligna eri gi ben allenata. Di certo io non ho n il fisico, n la fede per una simile impresa. Tu non sei musulmana mi rispose raggelante Hind e dunque non porti nemmeno il problema di superare limpresa e sottoline il termine impresa con acredine in quanto la zona del pellegrinaggio severamente interdetta ai non islamici.

Per fortuna Amal, la maggiore delle due figlie, ha ereditato dalla madre solo il fisico atletico, non il carattere scorbutico e alla mia obiezione sul fatto che questa interdizione mi sembrava segno di chiusura mentale verso i non musulmani, intervenne lei con un tono pi gentile, dandomi una spiegazione che trovai logica. Detta in soldoni: sarebbe come se un non cristiano si accostasse alla comunione, in quanto non solo il pellegrinaggio, ma anche i luoghi sono parte del rito sacro. Intervenne anche Leen, laltra figlia, che spiritosamente concluse: Domani mattina vieni anche tu con noi tre a fare una bella corsa, quella aperta a tutti per fortuna!.

fine

NOTE

NOTA 1

Islam (dal verbo arabo aslama: sottomettersi)


E una delle tre religioni monoteistiche, assieme allebraismo ed al cristianesimo, con cui ha in comune: la dottrina di un creatore unico che regola lintero universo; lattesa alla fine della vita terrena di un giudizio universale con un inferno ed un paradiso; il manifestarsi di questo unico creatore attraverso una rivelazione.

Per il Musulmano (da muslim: colui che si sottomette alla volont di Allah (Dio)) lIslam non ha una data di inizio, eterno (surah II VERSETTO 128, 132; surah III VERS.19, 52, 67, 83, 85.) Dio (Allah) esiste, onnipresente, onnipotente, unico. Negare la sua unicit lunico peccato che Dio non perdona (surah IV VERSETTO 48,116) Dio ha creato luomo e gli esseri invisibili (in arabo ginn) solo per essere adorato da loro e dunque il tempo speso dal fedele nella preghiera il pi gradito a Dio.

NOTA 2

profeti dell'islam

: uomini prescelti da Dio per far conoscere le sue leggi. Alcuni di loro sono No, Sbramo, Mos, Ges e ultimo Maometto, sigillo dei profeti.

NOTA 3

Maometto Mohammad

Profeta dellIslam

Nel 612d.c, quando era alla Mecca, allet di circa 40anni, ricevette da Dio, tramite larcangelo Gabriele e durante un periodo di 20 anni, la rivelazione del Corano, che fu trascritta da scrivani testimoni, in quanto Maometto non sapeva n leggere n scrivere. Nel 622 si trasferisce dalla Mecca alla Medina, due citt dellodierna Arabia Saudita; lavvenimento noto con il termine di Egira (dal verbo arabo hagiara migrare) e segna lanno 1 per il conteggio del calendario musulmano. Sulla base di questo conteggio ora siamo nel 1422.

NOTA 4

5 cardini dellIslam
1 2 Dio unico e Maometto il suo profeta Unico destinatario della preghiera Dio La zakt (carit) che si deve fare annualmente un comando religioso

NOTA 5

6 precetti della fede islamica


Credere: 1 nellunicit di Dio 2 negli angeli 3 nei libri sacri 4 nei profeti 5 nellal di l 6 nel destino, nel bene e nel male

NOTA 6

Corano
il Libro sacro dei musulmani, rivelato a Maometto da Dio nellarco di 20anni per tramite dellarcangelo Gabriele, trascritto da scrivani testimoni su ossa piatte, foglie di palma ecc. Per il credente Il Libro il pi grande miracolo divino e regola i rapporti uomo-Dio e uomo-uomo in ogni tempo ed in ogni luogo (surah IV VERSETTO 81). Strutturalmente costituito da 6.236 versetti, detti iah (miracolo), divisi in 114 capitoli (sur) scritti in prosa rimata.

La surah si chiama makkiah se i versetti che la compongono sono stati rivelati alla Mecca, madaniah se a Medina. Qualche surah mista. Ogni surah prende il nome da un vocabolo o una parola che la caratterizza. (per.es: surah al fatihah: sura di apertura, surah di Miriam.) La lingua del Corano larabo classico, considerata ancora come il modello di riferimento pi alto: il primo grande libro della letteratura musulmana. Per il fedele islamico obbligatorio luso della lingua araba anche per la preghiera. Lortodossia islamica proibirebbe la traduzione del Corano in lingue straniere, considerando lunica lingua possibile larabo, la lingua sacra del paradiso. Dio stesso promette di salvaguardare lintegrit del Corano fino alla fine dei tempi (surah XV VERSETTO 9). La prima traduzione europea risale al 1150 circa.I pi antichi esemplari del Corano si presentano in lunghe strisce di papiro o pergamena arrotolate, poi, verso il X sec. fu adottata la forma di libro.Il divieto nellIslam di riprodurre la figura umana ha fatto s che si usasse la lingua araba come elemento decorativo, sviluppandone tutte le potenzialit grafiche, insite nella sua struttura molto dinamica, cosicch sia i testi sacri che le Moschee sono riccamente e sontuosamente ricoperte delle scritte arabe riproducenti versetti del Corano. La capacit di ogni lettera araba di stendersi in ogni direzione, sia verticale, che orizzontale, allinfinito, vista come un simbolo dellinfinita grandezza di Dio, perci esiste un aspetto religioso nella grafica araba. Le stesse elaborate decorazioni sono state usate come motivo ornamentale di tutta larte islamica, sia religiosa che laica. La preziosit e larmonia di questa grafica decorativa ha fatto s che venisse ripresa, probabilmente senza conoscerne il messaggio religioso, da scuole pittoriche occidentali, come il Gotico

Internazionale (LAdorazione de Magi GENTILE 1370 1427 FIRENZE-UFFIZI).

DA

FABRIANO

NOTA 7

sunnah

linsieme delle leggi divine:

1 sunnatu allah: le leggi racchiuse nel Corano, che costituiscono i fondamenti intoccabili della fede islamica; 2 sunnatu rrasul: sono gli hadith, leggi di comportamento tratte dagli scritti riguardanti la vita del profeta Maometto, raccolte in molti volumi da studiosi islamici; il profeta infatti un esempio per tutti i fedeli da seguire come modello di vita. La sunnatu rrasul non pu essere in contrasto con la sunnatu allah

NOTA 8

sharah

linsieme delle leggi formulate e raccolte con un approfondito e lungo lavoro di interpretazione dagli studiosi islamici sulla base dello studio della sunnatu allah e della sunnatu rrasul. I primi dotti giureconsulti islamici furono contemporanei al Profeta, convissero con lui, vedendolo agire e dunque si valsero nellinterpretazione dellosservazione concreta del modo di comportarsi del Profeta davanti ai fatti concreti della sua vita. Le generazioni immediatamente successive continuarono questa analisi, tenendo conto che la vera e propria stesura della sharah avvenuta per i sunniti solo fino al X secolo, dopo di che il lavoro dei giureconsulti islamici (detti mufti, ulema, mull

ecc) pi che altro di interpretazione e di adattamento alla sharah gi codificata ai casi pratici della vita sia dellindividuo singolo, che della comunit islamica. Ogni governo musulmano istituisce dei muft ufficiali, a cui vengono sottoposti i casi pratici da esaminare e da giudicare in base alla sharah, giudizio che si conclude con la proclamazione di un parere giuridico (detto fatu) Questo grande insieme di regole morali giuridiche dettagliatissime, codificate da generazioni di giuristi, fa s che la legge coraranica regoli direttamente non solo la vita religiosa, ma anche la vita socio-politica del credente e della comunit.

NOTA 9

sunniti
sciiti.

nellIslam esistono due grandi suddivisioni : sunniti,

Sono sunniti circa il 90% dei musulmani. Per i sunniti (da sunnahv.sopra) lautorit suprema a cui far riferimento e da cui trarre insegnamenti in materia religiosa la sunnatu allah e la sunnatu rrasul Capo della comunit limm, detto anche califfo; ha la funzione di esecutore della legge coranica, non ha una autorit legislativa, ha solo il compito di organizzare la vita sociale e religiosa della comunit musulmana in base alla sharah (v.sopra). Si dice imam anche chi dirige la preghiera comunitaria. Chiunque pu essere imam in questo senso, ma in pratica ogni Moschea ha dei dipendenti che svolgono a turno questa funzione.

NOTA 10

sciiti (da sci a fazione): anche per gli sciiti come per i sunniti lautorit suprema in materia religiosa la sunnatu allah e la sunnatu rrasul e dunque non ci sono differenze sostanziali nei principi fondamentali della fede. A differenza dei sunniti che non riconoscono nessun erede di Maometto nella sua funzione dottrinaria, ritengono che il Profeta alla sua morte abbia designato come successore, non solo come capo materiale della comunit ed esecutore pratico della sua legge, ma anche religioso-spirituale, suo cugino Ali, marito della figlia Fatima. Da Ali la successione si evolve fino ad un dodicesimo imam, che scompare nell874: limam nascosto, che apparir alla fine dei tempi.

NOTA 11

moschea masgid

(dal verbo arabo sagiada : prostrarsi)

E il luogo in cui si riunisce la comunit musulmana, non solo per pregare, ma anche per stare assieme. Viene detta infatti anche giamea, dal verbo arabo giamaa (riunire). Pu essere adibito a moschea qualsiasi spazio, anche se di solito le moschee si presentano come costruzioni pi o meno maestose, accanto alle quali si erge una specie di torre - campanile, il minareto (manara: faro), dal quale il muadhin (o muezzin) richiama dallalto i fedeli esortandoli alla preghiera 5

volte al giorno. Allinterno della moschea il mihrab, una nicchia preziosamente istoriata, spesso con fregi dorati, che riproducono scritte dei versetti del Corano, segnala la direzione della Mecca, verso la quale deve rivolgersi il fedele pregando.

NOTA 12

Preghiera musulmana
Si svolge in 5 momenti del giorno: lalba, il mezzogiorno, il pomeriggio, il tramonto, la sera A propria discrezione il fedele pu aggiungere delle preghiere, secondo la sua esigenza: quelle notturne sono particolarmente gradite a Dio. Prima di ogni preghiera il fedele deve porsi in stato di purezza fisica, con abluzioni che seguono un rituale ben preciso. Deve poi rivolgersi in direzione della Mecca (NOTA) ed esprimere lintenzione di cominciare la preghiera. Si inizia la preghiera vera e propria con la frase: Allahu akbar (Dio il pi grande), seguita dalla prima surah del Corano e da altre allocuzioni coraniche, inframmezzate sempre dalla invocazione Allahu akbar. (Dio il pi grande) La preghiera pu essere fatta da soli oppure nella Moschea assieme alla comunit dei fedeli, dove preferibile farla di venerd, giorno di festa per il musulmani, quando la preghiera diretta dallimam, che nelloccasione pronuncia un discorso inerente a temi religiosi ed esortazioni ad un comportamento consono alla fede

NOTA 13

ramadan
E' il mese dedicato al digiuno, durante il quale ogni giorno dallalba al tramonto il musulmano si astiene da cibo, bevanda, contatto sessuale. Dato che il computo del calendario musulmano basato sul mese lunare, il ramadan inizia al tramonto del sole, quando compare in cielo la falce della luna nuova. Non facile questa osservazione e spesso linizio del ramadan diverso nelle varie localit, anche solo per la presenza delle nuvole che non permettono ai testimoni oculari di vedere la luna. Per il musulmano un periodo molto intenso spiritualmente, dedicato alla meditazione ed alla preghiera e questo stato di grazia predispone ad un atteggiamento di riflessione durante tutta la giornata. La rivelazione del Corano a Maometto inizi in una notte detta del destino(Lailatul qadr), notte che cade negli ultimi dieci giorni del ramadan. Durante questo periodo i musulmani vegliano, scrutando il cielo alla scoperta di qualche segno che riveli la sacralit di questa notte, quando si pu chiedere a Dio tutto ci che si vuole, certi di essere esauditi. Sono esclusi dallobbligo del ramadan i minorenni, gli incapaci di intendere e volere, le donne mestruate, in gravidanza e durante lallattamento, i malati, gli anziani. Chi impossibilitato per motivi contingenti ad ottemperare allobbligo, pu recuperare i giorni persi o elargire unelemosina ai poveri.Alla fine della giornata di solito unatmosfera di festa aleggia sia nelle case che fuori: i cibi sono pi curati e gustosi e si esce fino a notte inoltrata.La fine del mese salutata con la piccola festa (ad lftr): tutti si recano da amici e parenti per lo scambio degli auguri, tra pranzi ed allegria. Ai bambini, vestiti di nuovo, di solito si danno mancette sostanziose per lacquisto di dolcetti e piccoli doni.

NOTA 14

Mecca
Citt dellArabia Saudita, dove si trova la celebre moschea, allinterno della quale si erge la Kaabah, edificio cubico, posto al centro del cortile della moschea. Nel lato orientale della Kaabah e murata la pietra nera, che potrebbe essere un meteorite; allinterno la costruzione del tutto vuota; mentre allesterno ricoperta da un velo nero, su cui vengono poste delle scritte tratte dal Corano che ogni anno vengono rinnovate. La Kaabah considerata il centro fisico dellIslam e nella sua direzione deve rivolgersi il fedele quando prega in qualsiasi parte del mondo si trovi. Questo fa s che solo attorno alla KAABAH i fedeli musulmani pregano anche uno di fronte allaltro, invece in tutto il resto del mondo sono sempre posti uno accanto allaltro o uno dietro laltro.

NOTA 15

feste musulmane
1 ad lftr la piccola festa, alla fine del mese del Ramadan

2 adlad-h la grande festa, detta festa del sacrificio, cade nel periodo del pellegrinaggi alla Mecca

NOTA 16

Calendario musulmano
Lanno 1 nel 622dc, anno dellEgira, quando Maometto migra dalla Mecca a Medina. Il computo della datazione non fatto sulla base del mese solare, come nel calendario gregoriano, ma sulla base del mese lunare, che pi breve di quello solare e dunque lanno musulmano di 354 giorni. Questo spiega perch il mese del Ramadan e la Festa del pellgrinaggio si spostino ogni anno, rispetto alla datazione basata sul mese solare. Per la datazione musulmana siamo nel 1422.

NOTA 17

espressioni religiose musulmane


bismillah nel nome di Dio

allhamdu lillah sia gloria a Dio schukran lillah grazie a Dio allahu akbar Dio il pi grande

Curan el karim Il Corano

generoso iallah iallah forza, forza, in nome di Dio!

NOTA 18

saluti religiosi musulmani


assalmu aalikum la pace sia con voi ua alikum ssalam risposta al saluto precedente

NOTA 19

Rosario misbahah, subhah


una corona di 33 palline, spesso di materiale prezioso, che serve per recitare i 99 attributi di Dio, sgranando le sferette per tre volte con le dita.

NOTA 20

Cibi proibiti
-

nellalimentazione di un musulmano

carne di maiale sempre alcool non solo nelle bevande, ma anche se presente anche in minima parte negli alimenti carne di qualsiasi animale non sgozzato

NOTA 21

gente del libro:


NOTA 22

per il Corano sono gli ebrei ed i cristiani

matrimonio musulmano
Per lIslam prevista la possibilit che un musulmano sposi un appartenente alla gente del libro (ebrea o cristiana); questo non possibile per la donna musulmana. E un contratto vero e proprio, che viene stipulato davanti a due testimoni tra il futuro marito e il rappresentante legale della futura moglie, previo il consenso di questultima. Spesso si richiede la presenza di un giudice civile. Luomo pu sposare quattro mogli. Questuso molto raro: la prima moglie deve dare il consenso per il secondo matrimonio e cos via; inoltre le mogli devono essere trattate in modo perfettamente uguale anche dal punto di vista economico. Nel contratto di matrimonio previsto che il marito disponga una dote in favore della moglie: essa descritta molto dettagliatamente per iscritto nel contratto di matrimonio e pu consistere in una somma di denaro, altri beni mobili, molto spesso gioielli. Lentit della dote deve essere concordata dalle famiglie degli sposi prima della celebrazione delle nozze. Pu essere considerata una specie di garanzia economica per il futuro, in quanto la moglie, nel caso di morte del coniuge, da un punto di vista ereditario poco tutelata, specialmente se non ha figli maschi e dunque si cautela con questo versamento anticipato, che rimane sempre di sua propriet.

C da dire che ancora adesso gli uomini della famiglia dorigine sono obbligati, nel caso una donna rimanga vedova o divorzi o venga ripudiata, a provvedere al suo mantenimento, per cui, in teoria, le donne musulmane hanno per tutta la vita chi deve prendersi cura di loro. Per quanto riguarda il rapporto tra i coniugi durante il matrimonio, per il Corano la donna deve trattare il marito con la gentilezza che lui usa con lei, considerando per luomo sempre un gradino pi in alto. Scioglimento del matrimonio: -per morte di uno dei coniugi -per divorzio -pagamento di una somma di denaro al marito, una specie di riscatto da parte della moglie, per annullare il vincolo matrimoniale -ripudio della moglie da parte del marito -dichiarazione di nullit da parte di un giudice

NOTA 23

la donna nellIslam
La societ pre-islamica era profondamente antifemminista e dunque lIslam ha avuto una funzione positiva, al suo nascere, sulla condizione della donna, anche per lesempio del profeta Maometto che nella sua vita ha sempre espresso molto rispetto

ed ammirazione verso le donne e la loro saggezza. Nel Corano (surah IV VERSETTO 36) si legge: agli uomini sar data una porzione adeguata ai loro meriti ed anche alle donne sar data una porzione adeguata ai loro meriti, e (sura II): .che le donne si comportino con i loro mariti come questi si comportano con loro, per devono considerali su un gradino superiore. Una delle donne pi celebrate nel Corano Miryam (Maria, madre di Ges), che Dio ha prescelto e resa pura ( sura III VERSETTO 37); i Giudei che non credono nella sua verginit (sura IV VERSETTO 155) vengono per questo criticati duramente. La caratteristica di Miryam pi ammirata dal punto di vista islamico la sua fiduciosa e totale sottomissione alla volont di Dio, che , per il musulmano, lessenza stessa della fede. La tradizione vuole che abbia partorito sotto una albero di datteri, frutto che viene in memoria di ci dato alle partorienti come primo alimento dopo le fatiche del parto. Altre figure di grande rilevanza anche simboliche sono le mogli di Maometto, definite tutte madri dei credenti.Una posizione di rilievo viene data a Kadigiah : la prima moglie, una vedova, commerciante molto ricca, che aiut Maometto anche economicamente, oltre che moralmente, essendo dotata di un carattere forte e volitivo. Fu accanto al profeta con coraggio, sostenendolo nei primi momenti della sua missione, con un ruolo di grande importanza. Per quanto riguarda la posizione della donna nell'Islam, il fatto che esso sia esteso in una vastissima area, che comprende zone di cos diversa formazione storico-culturale, si riflette anche nel modo in cui la donna musulmana vive la sua religiosit. Un esempio il modo di vestire in pubblico: per il Corano la donna pu mostrare solo il viso, le mani ed i piedi; tutte le altre elaborate vesti con cui nei vari paesi islamici si presenta la donna musulmana sono residui di usi locali, specialmente labitu-

dine di coprire il volto, entrato nellIslam per influenze cristianooccidentali. Di solito il ruolo della donna nella societ musulmana molto valutato allinterno del nucleo familiare, in cui lautorit suprema per tutte quelle decisioni che concernono la vita della famiglia, dalleducare i figli, che dipendono completamente dalla madre, al regolare tutti quei complicati rapporti di parentela che le donne sanno gestire con fine arte diplomatica. Il concetto di famiglia molto allargato e si estende ai gradi pi lontani della parentela. La struttura della famiglia dal punto di vista del potere autoritario a piramide: a capo il padre e la madre, poi i figli maschi dal maggiore al minore, infine le sorelle dalla maggiore alla minore. Con il matrimonio la donna entra a far parte della famiglia del marito occupandone la sua stessa posizione gerarchica; il rispetto formale di questa usanza acquista molta importanza nei rapporti familiari e pu avere anche dei risvolti economici molto importanti: di solito la gerarchia accettata con tacito accordo e in certe famiglie ancora abbastanza presente. Finch dura il matrimonio, la donna mantiene allinterno della famiglia acquisita, il diritto di essere protetta affettivamente e mantenuta economicamente dai familiari maschi; una volta che il vincolo matrimoniale si spezza questobbligo di protezione ritorna alla famiglia di origine, nel cui nucleo la donna pu tornare sicura di trovare rifugio e mantenimento economico. Per quanto riguarda la attuale partecipazione della donna musulmana alla vita sociale, In linea di massima nulla osta da un punto di vista strettamente religioso, pi che altro essa dipende da vari fattori: geopolitici, familiari, culturali ed economici, perci difficile dare un giudizio generalizzato.

NOTA 24

saluti arabi pi frequenti


-

marhaban sabbahl cheir masl cheir tisbah ala cheir ilalliqa

ciao buon giorno buona sera buona notte arrivederci

NOTA 25

piatti tipici arabi


hmmos salsa che accompagna molte pietanze, costituita da ceci lessati macinati,aglio, olio, prezzemolo e tahina (salsa di sesamo) maqlubah pasticcio di melanzane, riso, pinoli, carne macinata. Significa letteralmente rovesciata, in quanto si serve capovolto lahm bi seniah piatto di carne macinata, cotta in forno con sugo di pomodoro, peperoni, cipolle, patate, peperoncino lahm bi agn sono pizzette con carne macinata, origano, cipolla schrba bi des passato di lenticchie servito con cipolla tagliata fine e fritta a parte kubbah polpette di grano tritato (bur-rhol) ripiene di carne macinata, pinoli, cipolle tabbulah insalata mista con gli ingredienti tritati finemente,

mischiati al bur-rhol e condita con olio, limone abbondante btersch melanzane arrostite in forno, servite con sopra un sugo fatto di aglio, sugo di pomodoro, yogourt e carne macinata

NOTA 26

nomi arabi
Spesso non solo in famiglia, ma anche nella cerchia delle conoscenze, una persona viene chiamata facendo riferimento al nome del primogenito maschio: Abu Ali significa padre di Ali; Um Ali : madre di Ali. Il primogenito a sua volta si chiama Abu seguito dal nome del padre, che sar dato al primo figlio maschio che lui stesso avrTornando allesempio precedente, se il padre di Ali si chiama Rhias, Ali si chiamer Abu Rhias, e suo figlio si chiamer nuovamente Abu Ali come il nonno.Tutti i nomi maschili che iniziano con abd ul significano servo di.. seguito da un aggettivo che si riferisce a Dio: es.: abd ul Karim: servo del Generoso, abd ul Aziz: servo del GloriosoA proposito dei nomi arabi, la traslitterazione delle lettere arabe nei caratteri dellalfabeto latino crea molti problemi. Finora la trascrizione stata lasciata per lo pi alla iniziativa del singolo e dipende molto dalla lingua europea maggiormente in uso nel Paese di origine o dalla lingua del nuovo Paese di residenza, per cui, per fare un esempio, un nome arabo trascritto in Italia: Gihad, in Inghilterra potrebbe essere trascritto: Jehad, in Francia: Jihad. Questo vale per qualsiasi persona proveniente da Paesi di

lingua araba (o in cui si usa la scrittura araba) non solo per i musulmani, perch se di un cristiano si pu tradurre in caratteri latini il nome di battesimo, resta per sempre il problema per il cognome, perch un problema di trascrizione non di traduzione, in quanto lalfabeto arabo naturalmente completamente diverso dallalfabeto in caratteri latini e dunque si pone la necessit di un codice grafico che preveda per ogni lettera araba una lettera latina e, cosa questa di importanza fondamentale, che questa chiave di lettura sia la stessa a livello internazionale.

NOTA 27

alcuni nomi femminili musulmani


Hana Nuha Huda Suher Rhada Aminah Ilham Salua Atidal Rimah felicit saggezza illuminata alba bella tranquilla ispirazione spensierata moderatrice lancia Nur luce Yasmine gelsomino Fauziah vittoriosa Sausan fiore profumato Nagit salvezza Zainab albero verde Fairuz pietra preziosa Fadilah Hind dono attraente Ismahan dolcezza

Fatimah svezzata Rubah bella collina

Amal Leen

speranza gentile

Nag-ua Halimah Nadhrah

confidenza paziente simile

Ften Giamlah Salmah

meravigliosa bella sana

Schahrah famosa

Nadia essere lontana

NOTA 28

Kohol

polvere nera ottenuta pestando finissimamente una pietra nera che si trova in particolari zone desertiche e che si stende allinterno della palpebra inferiore con effetti oltre che estetici anche curativi

NOTA 29

Civilt Assira

civilt antichissima della parte settentrionale della Me-sopotamia. Assieme a quella babilonese fu erede della cultura degli Accadi, cos da abbracciare in ununica denominazione (assiro-babilonese) tutta la civilt sviluppatasi nella Mesopotamia dalla met del III millennio fino alla conquista persiana del 539ac. Esistono ancora delle piccole colonie di discendenti di tale storica civilt, fieri delle antiche origini.

NOTA 30

Lingua curda

lingua iranica del gruppo nord occidentale, parlata dalla popolazione curda. E divisa in molti dialetti e serve come mezzo di espressione ad una letteratura orale, accan-

to alla quale esiste anche una letteratura scritta, in caratteri arabi o latini, come per la lingua turca.

Indice

Padova Hana, Huda e Nuha, giordane Venezia Suher e Rhada, egiziane pag 4 Padova Um Ali e Um Kamal, siriane Barcellona Ilham, siriana pag 22 Padova Salua curda irachena, Atidal giordana, Rimah iraniana, Sonia Fatima italiana, Rubah libanese pag 50 Kuwait City - Strasburgo Fatimah giordana, Nur e Yasmine siriane assire pag 65 Beirut Giamilah e Nadia libanesi pag 69

Abu Dhabi (Emirati arabi) Fauziah, Sausan, Nagiat, Zainab, Fairz, Fadilah, Ismahan, palestinesi libanesi pag 72 - Bruxelles Hind, Amal e Leen irachene pag 85 - Note 1 2 3 4 5 Islam Profeti dellIslam Maometto Mohammad I 5 cardini dellIslam I 6 precetti della fede islamica pag 92 pag 92 pag 93 pag 93 pag 94 pag 94 pag 96

6 Corano 7 Sunnah

8 Scharah 9 Sunniti 10 Sciiti 11 Moschea 12 Preghiera musulmana 13 Ramadan 14 Mecca 15 Feste musulmane 16 Calendario musulmano 17 Espressioni religiose musulmane 18 Saluti religiosi musulmani 19 Rosario Misbahah 20 Cibi proibiti per lIslam 21 Gente del Libro 22 Matrimonio musulmano 23 La donna nellIslam 24 Saluti arabi pi frequenti 25 Piatti tipici arabi 26 Nomi arabi 27 Alcuni nomi femminili musulmani

pag 96 pag 97 pag 98 pag 98 pag 99 pag 100 pag 101 pag 101 pag 102 pag 102 pag 103 pag 103 pag 103 pag 104 pag 104 pag 105 pag 108 pag 108 pag 109 pag 110

28 Kohol 29 Civilt assira 30 Lingua curda

pag 111 pag 111 pag 111

ELENCO DELLE OPERE DELLO STESSO EDITORE

PARLIAMO LARABO MANUALE DI VOCABOLI E CONVERSAZIONITALIANO ARABO con 2 CD PARLIAMO LARABO GRAMMATICA

con 6 CD

manuale e Grammatica sono connessi metodologicamente


LE PAROLE DI ORIGINE ARABA NELLA LINGUA ITALIANA PARLIAMO IL CINESE

con 2 CD

manuale di conversazioni italiano cinese, cenni di grammatica cinese, note culturali e di costume, dizionario italiano cinese
PARLIAMO LUNGHERESE

con 2 CD

manuale di conversazioni italiano ungherese, cenni di grammatica ungherese, note culturali e di costume, dizionario italiano ungherese, ungherese italiano
IL SALE il grande amico del nostro organismo

moderna analisi di saggezze della medicina islamica

ORIENTE OCCIDENTE A TAVOLA INSIEME

7 cene salutari per amici: raccolta di ricette lette in una audiocassetta


MUSSULMANE CHE HO CONOSCIUTO

trenta ritratti di donne mussulmane. In allegato trenta note cartelle di religione islamica
PADOVA MOLTO A SUD DI TRENTO

riflessioni sul nord e il sud del mondo CARO GIORGINO ... BACI, LA ZIA LILLI Tenerezze in sfere d'acciaio

Potrebbero piacerti anche