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un racconto di Marco Orlando Carlo e Roberto non avevano niente in comune. Erano due personalit completamente diverse: luno solare ed estroverso, laltro cupo e solitario. Abitavano in citt molto lontane tra loro e durante lanno non si sentivano quasi mai. Eppure erano amici da sempre, luno lo specchio dellaltro e, ogni anno, sentivano il bisogno di specchiarsi. Sincontravano destate, al mare, sempre nella stessa birreria in riva alla spiaggia, sempre il terzo giovedi di luglio. Si sedevano allo stesso tavolino nellangolo della veranda esterna, sempre alla stessa ora della sera, e ogni volta nellidentica posizione: Carlo con le spalle al mare e Roberto davanti a lui. Ogni anno riprendevano il discorso da dove lavevano lasciato lanno precedente. Aspettavano che la ragazza si avvicinasse al loro tavolo per prendere le ordinazioni: naturalmente, ogni volta era una diversa. Carlo indicava Roberto e le diceva: Per lui una Menabrea. E Roberto rispondeva: E per lui una Becks. Molto fredda, per. Attendevano che la ragazza scrivesse sul taccuino e se ne andasse. Poi si scambiavano un sorriso complice e riprendevano il discorso. Quellanno inizi Carlo. Allora avete deciso di lasciarvi, tu e Paola?, chiese allamico. S Carlo, questa volta sul serio, gli rispose Roberto. E aggiunse: Ma non so proprio come fare dal minuto dopo. In che senso dal minuto dopo? Temi di sentirne la mancanza? Vedi, gli rispose Roberto, come per il mare. Non ti seguo. Carlo, lo sai che dietro di te c il mare? Certo che lo so, Rob. Non lo vedo, ma ne sento lodore e il rumore. Rimasero qualche secondo in silenzio, ascoltando piccole onde arrivare sulla spiaggia e sciabordare sui pali di legno della veranda. Sai amico, quando ero piccolo e i miei mi portavano qua, riprese Roberto. S che lo so, forse stata una di quelle volte che ci siamo conosciuti, chiss quanti anni fa, lo interruppe Carlo. La ragazza torn con le birre e le appoggi in silenzio. Poi allung lo scontrino al centro del tavolo ed entrambi misero mano alla tasca. Si guardarono come per cercare di ricordare a chi toccasse pagare. Il pi veloce fu Carlo: No, caro, tocca a me. Laltranno avevamo scommesso che se io fossi riuscito a digerire la faccenda di Claudia, avrei pagato le birre. E lhai digerita?, gli chiese Roberto levando la mano dalla tasca. Ne parliamo lanno prossimo, ma ora lascia fare. Pag e la ragazza si allontan, in silenzio comera arrivata. Allora, riprese Carlo, mi stavi dicendo del mare e di quando eri piccolo. Scera questo gioco, che facevo da bambino. Ogni volta che venivo qua credevo che il mare si mettesse in moto esattamente nel momento in cui arrivavo io. Carlo aggrott le sopracciglia e si port la Becks alle labbra. Era davvero molto fredda. Insomma, prosegu Roberto, pensavo che tutta la macchina del mare fosse l solo per me. Le onde che arrivano e poi si ritirano lasciando la schiuma, la sabbia che si bagna e poi si asciuga, gli ombrelloni che si aprono e a fine giornata si chiudono. Da piccolo pensavo che poi, quando me ne andavo, tutto si fermasse perch era solo per me. E perch pensavi una cosa cos stupida?, gli chiese Carlo. Perch avevo otto anni. Ma poi hai smesso. Diciamo che ho iniziato a pensare ad altro, rispose Roberto, ma questa cosa del mare mi sempre rimasta l sul gozzo: qualche volta avrei voluto avere il teletrasporto, per fargli una sorpresa.

A chi, scusa. Al mare?, Carlo iniziava a preoccuparsi per la salute del suo amico, ma non lo diede a vedere. Avrebbe aspettato di finire la birra, prima di valutare se Roberto era andato del tutto fuori di testa oppure no. Lamico alz la sua Menabrea e ne bevve un sorso. Poi si pul la bocca col dorso dellaltra mano e prosegu: Certo, una sorpresa al mare. Avrei voluto arrivarci davanti allimprovviso, senza che lui lo sapesse prima, in modo da vedere se tutto quello spettacolo era davvero soltanto per me oppure no. Ma ogni volta il viaggio era troppo lungo, e con landar degli anni capii che lui avrebbe sempre avuto tutto il tempo per fregarmi. Cio rimettere in moto la sua macchina con calma, cosicch quando io fossi arrivato davanti a lui tutto sarebbe stato come la volta prima. Lavanti-e-indietro delle onde sulla battigia, le conchiglie che affiorano dalla sabbia bagnata, gli ombrelloni che si aprono e si chiudono. Ben presto capii che sarebbe sempre stato lui, a fregarmi. E mai io a fregare lui. Quindi te ne sei fatto una ragione, a un certo punto, gli disse Carlo. Non gli era ben chiaro se stava cercando di rassicurare lamico, oppure se stesso. Eh b, s. A un certo punto ho capito, rispose Roberto. Con un secondo sorso fin la sua Menabrea e la pos sul tavolo con un gesto deciso, liberatorio. Per non lo trovo giusto, capisci Carlo? Capisco S, lo so che capisci. Non trovo giusto che, appena uno si gira dallaltra parte, il mare continui ad esistere. Bisognerebbe proprio che le cose belle fossero uniche, che esistessero solo per s, o almeno che ci fosse qualcosa che sai essere solo per te. Qualcosa di unico, irripetibile, che poi dopo non c pi, che smette di lanciare riflessi dargento allalba, che smette di riscaldare il corpo come quando ti lasci seppellire dalla sabbia, che smette di illuminare gli occhi come fa il sole quando sei immerso dentro quello spettacolo. Come quando ti senti al centro delluniverso, e invece appena ti giri dallaltra parte capisci che luniverso gira senza di te. Capisci che la macchina funziona anche quando non la vedi, funziona uguale, e da un minuto dopo che tu te ne sei andato, lei funzioner per qualcun altro. Ehi, Rob, stai parlando per caso di Paola?, gli chiese Carlo. Sto parlando del mare, Carlo, gli rispose Roberto alzandosi. Sto parlando delle onde, della schiuma, del sole e degli ombrelloni. Che si aprono e si chiudono come niente fosse, ogni fottuto giorno e ti fregano sempre, e mai una volta che riesca tu, a fregarli. Quellanno fin cos. Si abbracciarono, come sempre da quel sempre che era la loro vita. Si guardarono negli occhi e, senza dire altro, si salutarono sapendo che tra un anno si sarebbero ritrovati di nuovo l. Unaltra ragazza avrebbe preso le ordinazioni, e il loro discorso sarebbe proseguito da dove lo lasciarono quella sera. Mentre si allontanavano dalla birreria, dietro di loro, unonda piccola arriv sulla battigia. Poi si ritrasse lasciando un velo di schiuma. Sotto la sabbia bagnata, una conchiglia fu colpita da un raggio della luna di luglio. E brill, per un momento solo, come se fosse dargento. Anzi, come se fosse di cristallo. Limpido, trasparente, solido e fragile insieme.
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