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Il Mondo in questione

La sociologia un insieme di problemi, di forme dindagine, di teorie, di concetti che rispondono gli uni con gli altri condividendo il fine di promuovere e rinnovare costantemente lautocomprensione della societ. La sociologia unificata dalla sua tradizione, un elemento accomuna pi o meno tutti gli autori che si riconoscono in questa tradizione una forma specifica di curiosit che ci dice che il mondo sociale non scontato. Nel tentativo di rispondere a domande come queste i sociologi hanno elaborato strategie creando modelli, tra i pi famosi : Marx, Durkheim, Simmel e Weber.

Capitolo 1. Le origini del pensiero sociologico


La sociologia una costruzione mentale del mondo moderno, e linizio della modernit coincide con 2 grandi rivoluzioni: A) La rivoluzione industriale: rivoluzione essenzialmente economica (Inghilterra seconda met del 1700). Parlare di rivoluzione industriale, significa alludere, allavvio del processo di industrializzazione. DallInghilterra il nuovo modo di riprodurre(il modo industriale, o come dir Marx, il modo capitalistico di produzione) si diffuse rapidamente nel continente e da qui nel resto del mondo. Lindustria un sistema di produzione che utilizza insieme al lavoro degli uomini ,macchine. Da qui in poi, le societ sono capaci di accrescere il proprio prodotto, cio di svilupparsi economicamente. B) La rivoluzione francese: Rivoluzione essenzialmente politica (Francia sul finire del 1700). Ha come effetti quello di squalificare una visione statica del mondo sociale,la rivoluzione francese,infatti, di fatto il momento culminante di un insieme di processi che conducono alla delegittimazione del potere feudale. La visione politica della societ che ne deriv afferma in linea di principio il fatto che tutti gli uomini godono di uguali diritti, e in quanto cittadini di uno stato hanno il diritto di partecipare al governo attraverso lelezione di propri rappresentanti. Lidea che tutti gli uomini godano di uguali diritti unidea opposta al mondo feudale, unidea moderna. Questa rivoluzione, inoltre, svincola il destino dellindividuo in base alla sua nascita (tratto caratteristico della cultura occidentale modera). Queste rivoluzioni segnano un mutamento radicale, unaccelerazione della storia. Il desiderio di studiare le forme della vita sociale nasce dalla percezione del mutamento:si comincia a studiare la societ quando essa non pu pi essere data per scontata e pone cos il problema di comprendere le ragioni e le direzioni di questo mutamento. Un altro processo fondamentale per comprendere lepoca moderna e nel suo contesto il sorgere della sociologia lo sviluppo del concetto di scienza: lesperienza sistematica, lesperimento sono la via maestra per conoscere. Per quanto anche altri fattori siano entrati in gioco, quindi, soprattutto dalla congiunzione della percezione del mutamento sociale e dallidea moderna di scienza che ha origine il pensiero sociologico. La sociologia ha insomma le sue radici nel confronto con un mondo umano che non appare pi vincolato e garantito dalla tradizione:in poche parole con un mondo che non pu pi essere considerato ovvio. Se i processi di sviluppo dellindustria e i mutamenti politici innescati dalla rivoluzione francese forniscono gli elementi del contesto in cui la sociologia chiamata a svolgere le proprie funzioni, sul piano propriamente culturale le origini della sociologia non sono comprensibili senza riferirsi allilluminismo. Lilluminismo un movimento culturale che segna intensamente il XVIII secolo e che ebbe un ruolo fondamentale nella critica dellordine feudale svolgendo tale critica nel nome della ragione. Il mondo umano di fronte allo sguardo degli illuministi, appare come un mondo essenzialmente storico e questa storia ha una direzione: il progresso. Lidea che il mondo naturale sia osservabile e descrivibile razionalmente alla base dellidea di scienza, lilluminismo che trasferisce questa idea dal campo degli oggetti fisici a quello degli oggetti sociali, cio a quello degli uomini e del vivere collettivo. La societ appare come una sorta di natura, ma una natura che si dota delle proprie leggi e che dunque pu conoscerle e una volta conosciutole , trasformarle secondo ragione. In questi strati matura lidea che il governo della nazione non sia cosa propria del sovrano ma sia

propriamente cosa pubblica , cio di tutti e di nessuno in particolare. Il primo ad utilizzare il termine sociologia stato Comte intorno alla met dell800, ma la nascita di una parola non coincide sistematicamente con la nascita di ci che designa. La decisione di quale ritenere il primo sociologo, una volta che si sia stabilito che il punto non semplicemente scoprire il primo che ha usato la parola, ha quindi sempre dei margini di arbitrio. Io opterei per Montesquieu, infatti, scrisse 2 libri particolarmente degni di nota: 1. Le lettere persiane (1721) :romanzo epistolare. In questo romanzo lautore finge di pubblicare alcune lettere che il principe persiano invia agli eunuchi e alle mogli del suo serraglio, insieme ad altre che riceve. Dapprima il lettore messo a confronto con un mondo che gli appare assai esotico, tutto concorre a stupire e a divertire. Ma poi il principe persiano,che in viaggio,arriva in Europa, e comincia a descriverla nelle lettere. Ovviamente stupito dei costumi europei almeno quanto il lettore francese stupito dei suoi. Cos il lettore che scorre le pagine si trova spaesato:vede la propria nazione con gli occhi di uno straniero e in qualche modo portato a vederne la relativit, non pu pi dare per scontato la propria realt abituale. Dapprima incredulo si trova cos a vedere come esotico il proprio mondo, a chiedersi quanto normale in fondo esso sia. Qui si annuncia ci che essenziale al pensiero sociologico:la constatazione della differenza e della relativit dei mondi sociali, unita al desiderio di scoprirne le cause. La curiosit sociologica inizia insomma con uno sguardo straniante:esotici insomma lo siamo tutti , dipende dalla prospettiva. 2. Lo spirito delle leggi (1748): in questo libro Montesquieu avvia un discorso comparativo, basato sullosservazione, a proposito delle leggi che governano gli uomini in diverse societ Il punto osservare la variet delle istituzioni umane e provarsi a spiegarla. Lilluminismo un movimento sviluppatosi soprattutto nella cultura francese . Un altro movimento culturale decisivo nelle origini della sociologia lempirismo che si sviluppa specialmente in Inghilterra e in Scozia nel XVIII secolo. Il credo degli empiristi losservazione: la realt umana si risolve in un sistema di credenze, di abitudini, di gusti e di regoli morali dove non v pi spazio per lautorit della religione, ne per alcuna certezza stabilita. Lanalisi disincantata sostituisce i dogmi. Lempirismo non condivide con lilluminismo la stessa fede nella capacit della ragione di venire a capo tutta la realt ma condivide lo stesso atteggiamento critico nei confronti di ogni dogma. Il mondo sociale il prodotto dell attivit degli uomini che corrisponde al risultato dellinterazione di tutti. Questo pensiero particolarmente associato al nome di Smith. La sua idea fondamentale che la ricchezza di una nazione sia correlata alla sua capacit di produrre, e che questa a sua volta dipenda dal grado raggiunto dalla divisione del lavoro. La divisione del lavoro un processo che, comportando la specializzazione di ciascuno in una determinata attivit, accresce le capacit produttive della collettivit. Pi aumenta la divisione del lavoro, tuttavia, pi aumenta anche la dipendenza di ciascuno rispetto agli altri membri della societ. Come realizzare quindi questi scambi? Attraverso il mercato che listituzione sociale che regola tutto ci attraverso i meccanismi della domanda e dellofferta e la conseguente definizione dei prezzi di ciascun bene che questi meccanismi comportano. Questa concezione di Smith alla base degli sviluppi delleconomia politica classica. La sua rilevanza per la sociologia sta nella messa in evidenza del carattere fondamentale della divisione del lavoro nella vita sociale e nellindividualizzazione di una istituzione il mercato la cui funzione quella di garantire lautoregolazione della societ al di l delle intenzioni e della volont dei singoli.

Capitolo 2. Sociologia e positivismo


La sociologia ha inizio intorno alla met del 1800; nasce sullo sfondo di un mondo che muta in modo travolgente a causa della produzione industriale, che porta con s nuove forme di conflitti sociali. E un periodo di pace, ma con sanguinose rivoluzioni interne agli stati. Culturalmente il positivismo il tono dominante del secolo, con un atteggiamento fortemente scientista, prevalentemente laico ed orientato al progresso. Comte e Saint-Simon Saint Simon segna il passaggio dalle istanze emancipative dellilluminismo a quelle tecnocratiche del positivismo; secondo lui la societ che andava prendendo forma sulle rovine del mondo feudale era una societ fondata sulla produzione industriale e sul sapere ad essa collegato. Comte, che era suo segretario personale, fu il primo ad utilizzare il termine sociologia. Secondo lui la conoscenza umana, cos come la storia delluomo, si svolge in 3 stadi la cui successione , secondo Comte, una legge naturale: 1. nello stadio teologico luomo cerca la spiegazione dei fenomeni attraverso il ricorso a nozioni prima magiche, poi religiose 2. in quello metafisico le spiegazioni sono ricercate mediante la speculazione filosofica 3. nello stadio positivo, infine, la conoscenza si delinea come sapere scientifico, basato sulla ricerca di fatti. Secondo Comte la sociologia una fisica sociale, una scienza modellata sui tratti delle scienze naturali, intesa a rilevare fatti e riconoscere leggi. Alexis de Tocqueville Fu un grande osservatore dellepoca tra fine 1700 e inizio 1800. E interessato alla novit rappresentata dalla democrazia che gli appare come un processo storico ineluttabile che tende alluguaglianza delle opportunit, ma che ha come costi il declino del concetto di onore, una diffusa mediocrit e un eccessivo individualismo. Herbert Spencer S. pensa alla societ come ad una specie di organismo; la storia la traccia di un cammino evolutivo nel corso del quale gli uomini adatterebbero le forme della loro convivenza a quelle dellambiente, passando da forme di organizzazione semplici a forme via via pi complesse. Il suo era un credo individualista della sopravvivenza del pi adatto (si parla di darwinismo sociale)

Capitolo 3. Karl Marx


Marx nacque a Trevini, in Germania (1818-1883), dopo aver studiato filosofia esord come giornalista. Dopo la chiusura del giornale si trasfer a Parigi dove conobbe Engels. Espulso da Parigi per la sua attivit intellettuale e politica ripar a Bruxelles, dove instaur rapporti con alcune associazioni operaie e scrisse Il Manifesto di fondazione del partito comunista. Dopo i moti rivoluzionari del 1848 si trasfer a Londra dove visse in estrema miseria e dove mor nel 1883. Lopera principale di Marx Il Capitale. Allinizio della sua vita intellettuale Marx essenzialmente un filosofo ( Hegeliano ),ma il proseguimento della sua opera inteso come il superamento della filosofia, infatti, Engels dir di se e di Marx : i filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta per di cambiarlo. Marx non fu un sociologo, ma la sua opera ha influenzato profondamente la sociologia. Marx fu testimone attentissimo e partecipe dei conflitti sociali contemporanei; il suo principale oggetto di riflessione il movimento generale della societ sorta con la rivoluzione industriale, e riteneva che il cuore dellanalisi di tale movimento stesse nella critica delleconomia politica. Le origini filosofiche del pensiero di Marx e la concezione materialistica della storia Nella sua formazione filosofica Marx dipende da Hegel, e ne riprende i concetti di: 1) dialettica quale movimento del pensiero o della realt che attraverso la negazione di una precedente affermazione, conduce ad una sintesi che il superamento di entrambe; 2) superamento cio portare ad un livello superiore ( in tedesco Aufhebung, che significa : conservare, far scomparire e portare ad un livello superiore); 3) alienazione per Marx il lavoro umano alienato quando il soggetto che produce non ha il possesso del proprio lavoro; se ne deve riappropriare attraverso unazione pratica. Il materialismo storico un modo di pensare che parte dallanalisi delle condizioni materiali degli uomini, cos come sono storicamente determinate. Quando Marx traccia un abbozzo della storia dellumanit ( Ideologia tedesca ) la storia la storia dei modi in cui gli uomini si sono organizzati insieme per produrre. In questa storia la divisione del lavoro, secondo Marx, sempre stata inuguale. I modi in cui viene diviso il lavoro, la propriet e le tecniche di produzione sono la struttura della societ, che determina tutto il resto che sovrastruttura. La morale, le istituzioni, la religione, la stessa filosofia per Marx sono sovrastrutturali, quindi la produzione di idee intrecciata con le condizioni materiali di vita. Concetto fondamentale per Marx quello di ideologia quale insieme di proposizioni che rappresentano il mondo in modo parzialmente falsificato, per cui vengono occultate le contraddizioni e nascosti i conflitti, immobilizzando cos la storia. Essa la forma tipica del pensiero delle classi dominanti che hanno interesse a tenere in vita la forma sociale esistente. Anche i dominati possono condividere lideologia dei dominatori, in questo caso Marx parla di falsa coscienza. La critica delleconomia politica e il concetto di modo di produzione capitalistico. Indagare il modo capitalistico di produzione e i rapporti di produzione e di scambio che gli corrispondono. La critica alleconomia politica risponde dunque a questa indagine. Prima per bisogna capire cosa sintende per modo capitalistico di produzione, per Marx un insieme storicamente determinato di mezzi per la produzione (materie, strumenti, tecniche) e rapporti di produzione (rapporti tra gli uomini riguardo al produrre). Il modo di produzione dominante in una societ corrisponde alla struttura di quella societ. La rivoluzione industriale ha prodotto un modo di produzione capitalistico, la cui caratteristica quella di essere fondato sul capitale. Il capitale lavoro accumulato che serve come mezzo per una nuova produzione allinterno di una certa situazione di rapporti sociali, ed ha le seguenti caratteristiche: 1) si tratta di rapporti in cui entrano in relazione capitalisti (proprietari dei mezzi di produzione) e proletari (dispongono esclusivamente della loro forza lavoro) 2) il loro rapporto mediato dal denaro; i lavoratori sono pagati con un salario che corrisponde ad una quota del loro tempo, che essi vendono, per il resto del tempo sono uomini liberi 3) i beni economici prodotti sono merci, ciascuna delle quali possiede un valore duso (diverso per ogni tipo di merce: vestiti per vestirsi..) e un valore di scambio (il prezzo) 4) il lavoro accumulato si presenta come capitale quando viene utilizzato nella produzione , assieme al lavoro dei salariati, per ottenere un profitto da parte del capitalista.

Il capitalista possiede allinizio un certo ammontare di denaro (D) che investe acquistando delle merci (M) (materie prime, strumenti, forza-lavoro). Facendo lavorare i lavoratori, ottiene nuove merci che, vendute sul mercato, si tramutano in un ammontare del denaro (D) superiore a quello disponibile allinizio. Da dove nasce la differenza fra (D) e (D)? Per Marx la merce ha un valore duso e un valore di scambio, anche la forza lavoro una merce ( di tipo particolare ), ed ha un valore duso che consiste nella capacit di produrre valore, il capitalista la paga per al suo valore di scambio, cio i beni necessari alla sussistenza e alla riproduzione fisica della forza-lavoro, ma nulla di pi. Il lavoro delloperaio produce pi del valore di scambio della sua forza lavorativa, in particolare egli produce merci il cui valore di scambio pari a quello del suo salario, pi merci per un valore pari al valore delle materie prime e degli strumenti consumati durante il lavoro e poi anche una parte in pi che costituisce il plusvalore. Il plusvalore ha dunque origine da un pluslavoro che diventa il profitto del capitalista che nasce quindi dallo sfruttamento delloperaio. Nellappropriazione de plusvalore da parte del capitalista sta la simmetrica alienazione delloperaio, quindi, il capitale ( lavoro accumulato ) non altro che lo sfruttamento. La nozione di classe Per Marx una classe innanzitutto un insieme di individui che si trovano nella medesima posizione allinterno dei rapporti di produzione tipici di un modo di produzione dato. Ogni societ caratterizzata dalla presenza di classi che sviluppano interessi diversi ed entrano in conflitto per la definizione del potere. Allinterno del modo di produzione capitalistico, Marx individua 2 classi: 1) la borghesia composta dai capitalisti, il cui interesse quello di sfruttare il pi liberamente possibile la forza lavoro degli operai 2) il proletariato composto dai lavoratori salariati il cui interesse di liberarsi dallo sfruttamento. Tali interessi sono ovviamente antagonisti, per cui ci sono delle lotte in cui gli operai diventano sempre pi consapevoli dei propri interessi; il passaggio da una classe in s ad una classe per s, cio la classe operaia acquisisce una propria coscienza di classe. La nuova definizione di classe dunque: un soggetto collettivo capace di intraprendere azioni congruenti con i propri interessi. La teoria marxiana del mutamento Secondo Marx in ogni formazione sociale si generano delle contraddizioni tra le forze produttive e i rapporti di produzione, che portano verso il suo superamento. Cos sar per il capitalismo perch se vero che il capitalismo stesso un potente generatore di mutamenti non potr che implodere sotto i colpi della continua ricerca di ricchezza di alcuni a scapito di tutti. Di fronte a queste contraddizioni la classe operaia si pu organizzare rivoluzionando i rapporti sociali esistenti, creando una societ senza pi classi e senza propriet privata, una societ fondata sulluguaglianza e la giustizia. Il capitalismo dunque ha generato una forza produttiva della societ senza precedenti, ma ha generato anche contraddizioni: la contraddizione principale quella della classe operaia che cresce entro il capitalismo ma che si pone come antagonista al capitalismo in quanto tale. La risoluzione a tale contraddizione possibile solo attraverso ad un altra forma di rapporti sociali che elimini lo sfruttamento. Il comunismo per Marx tale forma. Una societ comunista una societ nella quale i produttori, liberamente associati,si approprieranno collettivamente del frutto del proprio lavoro. Individuo e societ Marx non definisce mai la societ in astratto, parla piuttosto di diverse societ caratterizzate da differenti strutture. Per lui fondamentale parlare delluomo come essere sociale. Lessere umano non esiste se non in societ. Lindividuo isolato per Marx pensabile solo in certe condizioni storiche. Luomo sociale, la sua stessa coscienza prodotta dallinterazione sociale ( es. il linguaggio ).Solo davanti alle leggi del mercato diventa possibile immaginare gli uomini come esseri isolati. E appunto questimmaginazione che fonda leconomia politica, e con essa lideologia borghese. Osservazioni Anche se la rivoluzione preconizzata da Marx non mai avvenuta nei paesi industrializzati, la sua forza stata dare ad una visione utopica unanalisi scientifica, dando, di fatto, una bandiera in cui credere e lottare. Secondo la maggior parte degli economisti del xx secolo il difetto della teoria di Marx nel valore. Infatti, se il valore non nasce dal lavoro incorporato nella merce il concetto dello sfruttamento scompare. Dal punto di vista della storia, invece, Marx non consider le classi intermedie, non consider la coscienza di classe ( nessuno voleva pi fare rivoluzioni ) e la sua teoria sociologica carente nei rapporti tra struttura e coscienza).

Capitolo 4. Emile Durkheim


Gli anni tra il 1890 e il 1910 sono quelli della prima istituzionalizzazione della sociologia in quanto disciplina accademica. A differenza di Marx, che non si sentiva un sociologo, lui hai il chiaro intento di fondare la sociologia. In tale programma si ricollega ai progetti di Comte e Spencer. Fu il primo a fondare una rivista dedicata alla sociologia ( Lanne sociologique ), e ha esercitato uninfluenza profondissima sulla sociologia del Novecento e su diverse altre scienze. Le sue pi importanti opere sono : la divisione del lavoro sociale, le regole del metodo sociologico, il suicidio e le forme elementari della vita religiosa. Il problema di fondo del pensiero di Durkheim quello della coesione di una societ e della sua riproduzione nel tempo : che cosa tiene insieme una societ? la morale. Il sentimento morale ci che unisce ciascuno dei membri di un insieme sociale alla societ stessa. Realizzandosi in una solidariet dei membri esso consente la vita comune, una societ , quindi, un ordine morale. La societ ci che precede e rende possibile ogni contratto. Morale, norme e fatti sociali La morale un insieme di valori e di credenze che si esprimono in norme alle quali ciascun individuo vincolato dallesterno (es. da una sanzione) e dallinterno (es. spinta interna a rispettarle). Lappartenenza ad una morale comune ci che fonda la solidariet che lega fra loro i membri di una societ. Le norme morali simpongono nella societ come credenze religiose (non a caso si usa sempre lesempio dei 10 comandamenti ). Dal punto di vista della sociologia le norme sono fatti sociali, ossia modi di agire, di pensare e di sentire esterni allindividuo eppure dotati di un potere di coercizione in virt del quale si impongono su di lui. Il loro substrato la societ ed esistono nella misura in cui esistono gli uomini, ma contemporaneamente hanno una sorta di esistenza indipendente che sovrasta la volont di ciascuno. Essi sono lespressione della vita della societ e nascono dallinterazione degli uomini tra loro ( es. il linguaggio un fatto sociale perch reazione collettiva). Un approccio funzionalista Attraverso i fatti sociali la societ parla ai suoi membri, essa pi della somma degli individui che la compongono, ununit di livello superiore che si esprime in fatti sociali, cos come il corpo di un uomo non la semplice somma dei suoi organi. La sociologia quindi una scienza che studia linsieme dei fatti sociali. La metafora organicista si sforza di spiegare ogni elemento riconoscendo le funzioni che svolge nella societ, cio ne da una spiegazione funzionalista che, secondo Durkheim deve venir dopo che siano stati studiati i nessi causali. Un esempio tipico del modo di pensare di Durkheim rappresentato da suo trattato sulla Devianza. La devianza un termine sociologico che intende lesistenza di comportamenti che si discostano dalla norma: devianza in questo senso il crimine, ma devianza anche qualunque comportamento che sia percepito come anormale ( es. labbigliamento). In generale possiamo affermare che la devianza ha 2 funzioni: rinsaldare la coscienza collettiva, nel momento in cui il crimine viene punito; provocare un momento di sperimentazionedella societ rispetto a nuove norme.

Societ semplici e societ complesse Per D. non esiste tanto la societ in generale, ma esistono diversi tipi di societ. In la divisione del lavoro sociale parla di: 1) societ semplici basate su una bassa divisione del lavoro e caratterizzate da una solidariet meccanica cio dove gli individui sono dipendenti gli uni dagli altri; la coscienza collettiva tende a ricoprire le coscienze individuali; 2) societ complesse (nazioni moderne) fondate su unampia e articolata divisione del lavoro caratterizzate da una solidariet organica che stabilisce legami tra individui molto diversi che per devono cooperare tra loro per linteresse sociale da cui dipendono. Questo porta allindividualizzazione delle coscienze e al fatto che la tenuta delle norme sociali pi problematica e pi necessaria in quanto la coesione della societ va mantenuta appositamente, infatti c un forte rischio di anomia ( assenza di norma morali condivise, ovvero, una deficienza nella capacit della societ di vincolare a s i suoi membri ).

Come si nota, a differenza di Marx che reputava i conflitti di classi come motore di dialettica della storia, per D. essi sono patologie. La cura allanomia il corporativismo, che consiste nello sviluppo di associazioni intermedie tra i singoli e la societ basate sullassociazione professionale. Tuttavia, la vera risposta ai problemi posti dal rischio dellanomia consiste in un potenziamento dei processi educativi. La ricerca sul suicidio D. usa il suicidio, o meglio il tasso di suicidi per dimostrare la veridicit della sua impostazione sociologica fondata sulla coesione sociale. D. mostra, infatti, che il numero complessivo di suicidi presenti in una societ sempre in relazione con il grado di integrazione sociale che la societ medesima consente. D. confuta tesi che legano il fenomeno del suicidio a dati quali i fattori climatici, la diffusione della pazzia, lereditariet o il consumo di alcolici. D. distingue 3 tipi di suicidio: 1. egoistico correlato allinfluenza del protestantesimo. D. nota che il tasso di suicidi tra protestanti sempre maggiore di quello delle altre confessioni; ne desume che, essendo il protestantesimo una confessione che tende a sviluppare un forte ego nelle persone (lasciandole sole di fronte alla propria coscienza), ne enfatizza la libert, ma anche la solitudine di fronte alle proprie scelte di fondo; 2. anomico correlato a periodi di grande incertezza economica, sia in negativo come in positivo, rispetto ai destini delle persone, ai valori fondamentali cui riferirsi, a ci che possono aspettarsi normalmente dalla vita; 3. altruistico espressione di una fortissima coesione sociale, ad esempio il sacrificio della vita per la patria. In tutti questi casi il suicidio spiegabile in riferimento allo stato di coesione e integrazione del singolo allinterno di un sistema morale. Critiche alla ricerca del suicidio D. non ha tenuto conto: 1. del modo in cui i dati sono costruiti alla fonte; 2. della possibile cooperazione di altri fattori nel provocare un fenomeno (il tipo di residenza); 3. di possibili motivazioni soggettive dellatto. La sociologia delle religioni Per Durkheim le societ moderne tendono ad essere sempre pi secolarizzate. La secolarizzazione il processo di progressiva perdita di rilevanza che le istituzioni, le pratiche e le credenze religiose attraversano nella modernit. Essa dovuta principalmente alla sempre maggiore importanza attribuita alla scienza e allemancipazione della sfera politica e civile dai dettami religiosi. Nella modernit c un generale processo di differenziazione sociale che tra laltro comporta che le pratiche religiose tendono a diventare un fatto privato. Per Durkheim lo sviluppo originario delle norme morali si ha nella sfera religiosa. Le sue tesi riguardo le religioni: 1. 2. 3. 4. elemento fondamentale della vita religiosa la distinzione tra sacro e profano; la vita religiosa si esprime in credenze e riti. funzione principale delle credenze religiose fondare e preservare gli ideali collettivi di una societ; la potenza trascendente della societ stessa, infatti, attraverso la religione gli uomini adorano la forza del loro stesso cooperare.

La religione il sistema di simboli mediante i quali la societ prende consapevolezza di s. Ogni societ si fonda su delle credenze, ma come nascono queste credenze? Per Durkheim vi sono momenti della vita collettiva in cui gli uomini sviluppano unenergia e una passione che li rendono capaci di proiettare fuori di s delle credenze cui attribuire il carattere di rivelazioni di una potenza superiore. I fondamenti di una sociologia della conoscenza Secondo Durkheim gli strumenti cognitivi delluomo organizzano lesperienza, ma essi non sono universali e naturali, sono bens sociali:vengono trasmessi attraverso la cultura. Quindi i modi in cui conosciamo il mondo hanno origine sociale.

Osservazioni Nella cultura francese Durkheim e i durkhemiani non erano i soli a proporre un programma di una scienza positiva, ma nessuno ebbe uninfluenza paragonabile alla loro. I motivi sono molti : la posizione che assunse nel sistema universitario; la compattezza e la ricchezza del progetto; la straordinariet dei suoi collaboratori.

La fecondit del pensiero di Durkheim sta nella capacit di individuare il sociale come un oggetto sui generis, irriducibile allanalisi del comportamento e delle intenzioni dei singoli.

Capitolo 5. Georg Simmel


Introduzione Il periodo che va dalla met dellottocento fino alla prima guerra mondiale ha comportato in europa dei mutamenti economici, politici e sociali di enorme rilevanza: industrializzazione; nuovi mezzi di comunicazione e reti ferroviarie; le citt e le fabbriche vengono illuminate grazie a condutture di gas prima e elettricit dopo; migliora ligiene e la sanit; lurbanizzazione; politicamente si sviluppano regimi parlamentari con estensioni al voto; i conquistatori si spostano in Africa, Asia e Oceania ( imperialismo ).

Modernit ( probabilmente coniato da Baudelaire ) = epoca del nuovo, il nome che ha assunto la costellazione economica politica e sociale del mondo occidentale alla fine dell800: il termine in cui si esprime lautocoscienza di unepoca che riconosce di essere dominata dal mutamento e di essere radicalmente diversa da ogni altra formazione sociale del passato. La cultura europea visse la seconda met dellottocento ed il primo decennio del novecento in un clima di enorme euforia dettata da una sensazione di sviluppo senza precedenti. La parola civilt divenne sinonimo di europa e occidente ( la guerra del 1915-18 rappresenter, infatti, un trauma ). La sociologia tedesca elabor precocemente unacuta consapevolezza del carattere problematico ed intrinsecamente ambivalente della modernit in quanto tale. Friedrich Nietzsche Critico nei confronti della civilt occidentale, ha al centro del suo pensiero la nozione di volont intesa come energia vitale primigenia, tensione allaffermazione della vita in se stessa senza freni di sorta. La critica alla civilt occidentale relativa al mascheramento che essa compie di tale volont primigenia. A fondamento della morale N. pone la denuncia dellipocrisia e lindividuazione del risentimento. Riconoscere che non esista un fondamento trascendente ai valori cui gli uomini si ispirano, corrisponde ad unimmensa assunzione di responsabilit di affermare i valori solo sulla base della volont e della capacit di crearli. Luomo che si assumer questa responsabilit non ancora nato ed loltreuomo (o superuomo, bermensch). Ferdinand Tnnies Nella Germania di fine 800 in piena espansione economica, T. una delle voci che criticarono la modernit e il capitalismo e di nostalgia per le forme sociali preesistenti. Il suo posto nel pensiero sociologico legato soprattutto alla distinzione che egli fa tra Gemeindschaft (comunit) e Gesellschaft (societ), distinzione che divenne unacquisizione per la terminologia sociologica a lui successiva. 1) Comunit una forma associativa fondata su una sorta di fusione spontanea delle volont; un gruppo stabile nello spazio e nel tempo, in cui gli individui hanno rapporti personali; le norme sono statiche, vi chiusura verso lesterno;azioni e comportamenti sono orientati sulla base di tradizioni fortemente radicate; la partecipazione basata sui sentimenti; i ruoli sono chiaramente definiti. 2) Societ una forma di associazioni pi vasta, con rapporti impersonali mediati dalladesioni razionale a regole statuite, dalla subordinazione alle istituzioni e dalluso di mezzi astratti di scambio (denaro). Nella distinzione tra comunit e societ ,T. sottolinea limportanza della presenza del denaro come mezzo per gli scambi economici : la diffusione del denaro tipica della societ e solo allinterno di una economia regolata dal denaro possibile lo sviluppo della logica del profitto che per T. deprecabile. Georg Simmel (1858 1919) Simmel non scrisse solo di sociologia, ma anche e soprattutto di filosofia e di estetica. La variet dei suoi scritti ha reso tuttavia difficile la ricezione del suo pensiero, a volte accusato di eclettismo e superficialit. Lui stesso in un testo autobiografico scrisse : So che morir senza eredi spirituali. La mia eredit

assomiglia al denaro contante diviso tra eredi, ognuno investir in modo conforme alla sua natura senza interessarsi della sua origine. La sua sociologia ha al centro linterazione sociale. La sociologia lo sguardo di uno straniero perpetuo: di qualcuno che pur vivendo nel mondo ha la capacit di non appartenervi ma interamente, e di guardarlo ogni volta come se fosse la prima. Uno sguardo dotato di una curiosit straordinaria. Societ e sociologia nel pensiero di Simmel Simmel si dedic con passione al progetto di fondare la sociologia come branca autonoma del sapere. Per farlo necessario stabilire quale sia loggetto di tale sapere, che per Simmel la societ, quale oggetto di pensiero che emerge quando si considera da una certa distanza un insieme di individui che stanno fra loro in relazioni di reciprocit (= agiscono gli uni sugli altri). Il concetto di reciprocit, centrale nel pensiero di Simmel una concezione della realt come rete di relazioni di influenza reciproca tra una pluralit di elementi. Questo implica che al concetto di causa venga sostituito quello di corrispondenza, influenza scambievole tra diversi ordini di fenomeni. Quindi loggetto della sociologia sono le varie forme di relazioni di influenza reciproca che esistono tra gli uomini. Altro caposaldo del pensiero di Simmel il concetto di sociazione, ossia il processo attraverso cui una forma di azioni reciproche si consolida nel tempo; quindi la societ intesa come il risultato di una certa sedimentazione nel tempo di forme di azione reciproca. Dunque, per Simmel, la sociologia una scienza formale: si occupa di descrivere le forme che le relazioni di reciprocit assumono in situazioni e in tempi differenti, solidificandosi nelle grandi istituzioni, o rimanendo effimere nelle relazioni fuggevoli. Le forme e la vita La nozione di forma ha un ruolo molto complesso: Simmel si concentra a volte sulla forma delle relazioni e dei processi sociali a prescindere dai contenuti, altre volte la forma intesa come ci che rimane costante nonostante la variabilit degli eventi, in tali casi difficile separare la forma dai contenuti. Per Simmel le forme vengono scavalcate dalla vita che sia un flusso incessante, ma anche una produzione di forme in cui questo fluire si fissa. Le forme sono quindi espressioni di vita, ma anche necessariamente una sua riduzione. Ogni pensiero da forma al mondo secondo una prospettiva, ma esistono infinite prospettive. Metropoli, denaro e intellettualizzazione della vita S. descrive la modernit intendendone contemporaneamente anche la crisi: principio della modernit il mutamento in se stesso. Le forme cui si adegua la personalit nellepoca della modernit coincidono, per Simmel, con lesperienza metropolitana. Qui c anzitutto una intellettualizzazione delle coscienze: il tipo metropolitane reagisce essenzialmente con lintelletto ( ragione) che lorgano della psiche meno profondo e meno sensibile, che ben si adegua ai rapidissimi mutamenti delle metropoli, diversamente dal sentimento che necessita di tempi pi lunghi. Lintelletto prescinde dalle differenze qualitative delle cose e rifugge giudizi di valore. Tale atteggiamento tipico anche delleconomia monetaria che riduce tutto in termini di valore monetario, appiattendo la dimensione della qualit dei beni che vengono quindi valutati in base al corrispettivo in denaro. Lo sviluppo delle metropoli, lintellettualizzazione della vita e la diffusione del denaro si combinano nel generare unesperienza peculiare della modernit: producono un sistema di relazioni sociali contraddistinte da un alto grado di anonimit. Daltro canto si sviluppano caratteristiche quali la puntualit, la libert e individualizzazione del singolo (grazie alla concentrazione e differenziazione sociale che nelle metropoli massima). La libert per, non coincide con un sentimento di benessere. Simmel nota poi come la societ moderna disponga di un sapere che sovrasta le capacit e possibilit di elaborazione del singolo individuo, per cui un ulteriore nodo di ambivalenza della modernit, sta nella dissonanza tra cultura oggettivata e cultura soggettiva del singolo individuo. Ancora a proposito di individuo Ancora: tra individuo e societ ci sono delle tensioni, in quanto lappartenenza alla societ costringe lindividuo in leggi e regole che non sono da lui stabilite e questo pu andare contro il fine dellindividuo che quello di realizzare se stesso e di realizzare degli obiettivi da lui stabiliti. Tale dissidio si realizza solo nellepoca moderna, in cui emerge un orientamento etico per cui la libert personale assunta a massimo valore, per cui il compito etico di ciascuno consiste nellesprimere e realizzare la propria unicit. Tale unicit a fondamento della differenza tra gli uomini che definisce cos la nozione di individuo.

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Individualismo qualitativo o della differenza quella cultura che esprime tale nozione di individuo. La moda Tale individualismo si riduce spesso ad una parodia di se stesso: il tentativo di costruirsi una personalit tende a volte a svuotarsi di senso, riducendosi a mera collezione di segni esteriori. Simmel registra lambivalenza dei processi che si manifestano; ad esempio nella moda si esprime perfettamente la compenetrazione in un unico fenomeno di 2 spinte contraddittorie: la distinzione e limitazione. La moda esprime ad un tempo autonomia (in quanto caratteristica distintiva di un determinato gruppo distinto da altri), ma anche appartenenza (a tale gruppo); inoltre la moda inserita in un processo senza fine in quanto, nel momento della sua massima diffusione perde il suo significato originario di differenziazione e quindi viene soppiantata da una nuova moda!

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Capitolo 6. Max Weber


Weber probabilmente lo studioso che ha pi influenzato la sociologia del xx secolo. Weber una personalit complessa, un elemento importante costituito dallesaurimento nervoso che lo costrinse ad abbandonare ogni attivit intellettuale tra il 1897 e il 1901. La vastit della cultura di Weber fu enorme: nella storia del pensiero sociologico rivaleggiato solo da Marx. Non a caso, gran parte del pensiero di Weber non comprensibile se non con uno sforzo teso a riprendere i problemi formulati da Marx sulla genesi e le caratteristiche del modo di produzione capitalistico, e a proporne soluzioni teoriche parzialmente differenti. Volendo schematizzare il pensiero di Weber potremmo dire che si occupato essenzialmente di 3 questioni: - il problema del metodo delle scienze sociali e dei rapporti tra sapere scientifico e giudizi di valore. - il problema della genesi, della specificit e del destino della civilt occidentale moderna. - il problema di una definizione sistematica e coerente dei concetti della sociologia. La sociologia come scienza comprendente Per Weber la sociologia una scienza il cui primo obiettivo di comprendere lagire sociale ( verstehen ), intenderne il senso, i significati che unazione ha per chi la compie (prima pagina de Economia e societ). La differenza tra scienze della natura e scienze umane che queste ultime hanno per oggetto lagire dotato di significato che necessita di comprensione. Dato che la sociologia una scienza orientata alla generalit, essa intende studiare le azioni sociali degli uomini in quello che queste hanno di ricorrente, di tipico, quindi astrae dalle infinite azioni degli individui, certe caratteristiche comuni e produce tipologie di fenomeni, ossia dei tipi ideali. La spiegazione causale viene in un secondo momento. Per Weber non mai rintracciabile una spiegazione causale completamente esaustiva dei fenomeni umani, per cui compito della sociologia di cercare le condizioni che sono sempre presenti quando tali fenomeni si manifestano, con la convinzione che non si pu mai esser certi di aver esaurito la ricerca di tali condizioni. Per questo Weber preferisce parlare, pi che di cause, di condizioni o influenze o di insiemi di fattori. Il concetto di idealtipo e i fondamenti dellagire sociale Loggetto della sociologia dunque lagire sociale, ossia un agire orientato allatteggiamento di altri; non tutti i tipi di azione sono dunque sociali. Lagire sociale pu essere di diversi tipi che Weber chiama idealtipi o tipi ideali che sono delle sintesi, delle astrazioni cui utile ricorrere per ridurre linfinita variet di fenomeni sociali ad un insieme fruibile di categorie. Hanno cio il significato di puro concetto ideale, a cui la realt deve essere commisurata e comparata. In tutta lopera di Weber compare il concetto di tipo ideale, in 3 diverse specie: 1) ad un primo livello ci sono le formazioni storiche colte nella loro individualit come il capitalismo occidentale. 2) ad un secondo livello - leggermente pi astratto - compaiono tipi di fenomeni che si possono presentare in formazioni storiche diverse come la burocrazia o il potere (carismatico, tradizionale, legal-razionale )0 3) ad un terzo livello - ancora pi astratto - si hanno tipi di azione sociale generalissimi che sono un tentativo di rendere interpretabile e confrontabile lagire in un numero elevatissimo di casi. A questultimo livello corrispondono, per Weber, 4 tipi diversi di agire sociale: 1) lagire razionale rispetto allo scopo, per cui il soggetto ha una chiara visione del suo obiettivo e la sua azione serve a conseguirlo, usando risorse e strumenti a disposizione secondo un calcolo; 2) agire razionale rispetto al valore, per cui il senso dellagire risiede nel valore in se dellagire stesso. Tale agire comprensibile in riferimento ad un valore che rilevante per il soggetto a prescindere dalle conseguenze che lazione pu comportare; 3) agire affettivo, dettato dalle emozioni o dai sentimenti di chi agisce; 4) agire tradizionale, dettato da unabitudine acquisita. Secondo Weber, nel mondo moderno, si assiste ad un crescente predominio dellagire razionale rispetto allo scopo ed a ci corrisponde lo sviluppo di un processo di razionalizzazione.

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Il concetto di capitalismo Per quanto riguarda la sua organizzazione economica, la societ occidentale moderna ha come perno il capitalismo. La definizione di Weber di capitalismo parte da quella di agire economico di tipo capitalistico, per cui i soggetti agiscono al fine di conseguire un guadagno, in modo formalmente pacifico, sfruttando abilmente le congiunture dello scambio. Altra caratteristica peculiare del capitalismo occidentale moderno lorganizzazione razionale del lavoro formalmente libero cio luso di lavoratori salariati formalmente liberi per lo svolgimento delle attivit dimpresa. Rispetto a Marx, in Weber assente il tema dello sfruttamento, in quanto Weber lo considera una critica morale e non parte della definizione scientifica di capitalismo; inoltre in Marx non c il riferimento al carattere razionale dellagire capitalistico. Per Weber tale carattere riferito al tipo ideale agire razionale rispetto allo scopo, cio alla razionalit formale del calcolo economico che vi alla base e allorganizzazione razionale del lavoro. Weber richiama inoltre lattenzione su alcuni fattori che sono stati necessari perch il capitalismo occidentale moderno potesse svilupparsi: - la disponibilit di lavoro formalmente libero; - lo sviluppo di mercati aperti; - la separazione tra famiglia e impresa (ossia tra sfera domestica e sfera del lavoro); - lo sviluppo di un diritto formalmente statuito, con norme stabili. Per Weber, la combinazione di tali fattori si prodotta solo nelloccidente moderno. Lo spirito del capitalismo e le sue origini nelletica protestante Ci che caratterizza soprattutto il capitalismo occidentale moderno una mentalit specifica che Weber chiama spirito, cio unenfasi sullimportanza del lavoro e sullimportanza di reinvestire nellimpresa i proventi delle attivit economiche. Per Weber il principale fattore che ha determinato il sorgere del capitalismo stata la peculiare attitudine razionalistica che caratterizza la civilt moderna. Nel saggio Letica protestante e lo spirito del capitalismo, Weber si sforza di definire le origini di questa disposizione che secondo lui vanno cercate nelle forme religiose, in particolare nel protestantesimo. Alcune caratteristiche della dottrina protestante ( e in particolare quella calvinista) secondo Weber hanno fondamentale importanza nella nascita del capitalismo. Anzitutto lenfasi che il protestantesimo pone sulla vita mondana, per cui si instaura il concetto di Beruf che significa contemporaneamente professione e vocazione, per cui i compiti profani ed in particolare professionali di ciascuno acquisiscono un carattere sacro. Poi lassoluta imperscrutabilit del volere divino e la sua totale indipendenza dalle azioni degli uomini, per cui luomo non pu nulla per influenzare ci che solo la Grazia pu concedere. E ancora alla dottrina calvinista estranea la credenza del perdono dei peccati. Questo ha delle conseguenze psicologiche sul credente che cerca di scrutare ogni segno che gli riveli il suo destino; la condotta di vita scrupolosamente metodica: da un lato luomo rispetta il volere di Dio compiendo con successo il proprio dovere professionale / vocazione, dallaltro fugge ogni piacere mondano nel timore di scoprire la tentazione in tali piaceri, ossia il segno del proprio essere dannato. Compimento del proprio Beruf, fuga da ogni tentazione rinunciando ad ogni godimento mondano, proprio tale atteggiamento profondamente affine a quanto richiesto dallo spirito del capitalismo, almeno ai suoi inizi: si tratta di dedicarsi nel modo pi razionale e sistematico possibile alla propria professione economica e nel contempo rinunciare ad utilizzare i guadagni per goderne, bens reinvestirli per la crescita della propria produzione. Lo sviluppo del capitalismo tende a perdere, nel suo corso, i propri fondamenti culturali legati alletica protestante, infatti la situazione che essa produce, dice Weber, paradossale: favorisce la produzione di ricchezza, ma la ricchezza, una volta prodotta, gioca contro gli impulsi religiosi originari, favorendo proprio ci che questi chiamavano tentazione. Quindi, una volta avviato, il capitalismo non ha pi bisogno dellaiuto delletica. Weber esprime la perplessit di fronte al carattere contraddittorio del capitalismo che sembra distruggere proprio le forze che lhanno fatto nascere, ma non critico perch la sua sociologia avalutativa. Lavalutativit delle scienze sociali I valori sono orientamenti culturali di fondo che orientano le nostre condotte. In particolare i valori esprimono degli atteggiamenti morali.

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Ma per capire Weber a riguardo necessario distinguere tra riferimento ad un valore e giudizio di valore. Il riferimento ad un valore il soggettivo riferirsi nella propria condotta a certi valori. Il giudizio di valore unaffermazione che dichiara bene o male riguardo a certi fenomeni.

Lo scienziato sociale non pu fare a meno di riferirsi ai valori, da un lato perch i valori sono parte del senso che i soggetti danno al loro agire, dallaltro perch gli scienziati stessi sono uomini situati in un contesto storico e sociale permeato di valori in base ai quali essi non possono fare a meno di esprimere giudizi. Ci che garantisce loggettivit dal lavoro dello scienziato sociale che, nel corso della ricerca, egli si sforzi di essere consapevole dei propri orientamenti soggettivi ed eviti di emettere giudizi di valore rispetto ai fenomeni che studia. Loggettivit frutto di tale disciplina che si chiama avalutativit. Alcune categorie della sociologia weberiana La relazione sociale si ha quando, essendovi pi attori sociali, il senso dellazione di ciascuno si riferisce allatteggiamento dellaltro, in un modo tale che le azioni sono reciprocamente orientate tra loro. Individui posti in relazione costante fra loro possono costituire: - comunit quando la relazione si basa sul sentimento di una comune appartenenza; - societ (o associazione) quando la relazione si basa su una convergenza di interessi. Comunit e societ sono per Weber dei tipi ideali di relazioni sociali, forme di agire sociale in cui laccento posto sullintegrazione dei membri del gruppo. Esistono per anche relazioni sociali di tipo opposto: la lotta un tipo di relazione sociale in cui ciascun attore mira alla sopraffazione dellaltro. Weber ne osserva la presenza ricorrente nel mondo umano. Il conflitto per lui una dimensione sempre inerente alle possibilit umane dellagire. Infine, le relazioni sociali possono essere aperte se la partecipazione allagire sociale reciproco possibile a chiunque, e chiuse se esiste un ordinamento che limita laccesso solo a chi possiede determinati requisiti. Una relazione sociale chiusa costituisce un raggruppamento sociale (Verband) quando esistono una forma di governo ed eventualmente un apparato amministrativo alle sue dipendenze. Un raggruppamento politico un gruppo sociale definito attraverso loccupazione di un territorio, la nozione di continuit nel tempo e se presente la possibilit di minacciare luso della forza fisica per imporre il rispetto delle regole. In particolare lo Stato un tipo di raggruppamento politico che dispone del monopolio della violenza legittima su un determinato territorio. Le forme di legittimazione del potere Weber distingue tra potenza (Macht) quale qualsiasi possibilit di far valere la propria volont, e potere (Herrschaft) quale la possibilit che un comando possa ottenere obbedienza presso certe persone. Chi subisce la potenza si vede costretto a seguire la volont altrui, nel caso del potere, qualcuno obbedisce ad un comando in quanto ritiene legittimo il potere che ha emanato tale comando. Weber distingue 3 tipi di legittimazione del potere: 1) legittimazione di carattere tradizionale quando poggia sulla credenza nel carattere sacro di tradizioni ritenute valide da sempre 2) legittimazione di tipo carismatico quando poggia sulla dedizione al carattere sacro, alla forza eroica o al valore esemplare di una persona e degli ordinamenti rivelati o creati da essa. Il potere che si basa sulla legittimazione di tipo carismatico ha grandi possibilit di produrre mutamenti. 3) legittimazione di carattere razional-legale quando poggia sulla credenza nella legalit di ordinamenti statuiti; in tal caso lobbedienza prestata alle leggi che sono impersonali e derivano la loro legittimit dal fatto di essere razionalmente statuite, cio prodotte in modo razionale sulla base di una discussione formalmente pacifica. Questa la forma di legittimazione del potere pi tipica delle societ moderne. La burocrazia Ad ogni forma di potere legittimo corrispondono forme tipiche. La burocrazia la forma tipica di apparato amministrativo connessa al potere razional-legale. In rapporto allo Stato moderno, essa consiste in un apparato di individui espressamente organizzato per espletare compiti amministrativi; tali individui sono detti funzionari ed espletano le loro funzioni amministrative in base a procedure standardizzate obbedendo ad unautorit impersonale.

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La burocrazia nello Stato moderno si fonda sui seguenti principi: esistenza si servizi e competenze rigorosamente definiti gerarchia delle funzioni separazione tra la funzione e luomo che la svolge (= la carica non di propriet del funzionario) reclutamento dei funzionari sulla base del possesso di una formazione e sulla base di esami retribuzione del funzionario mediante un salario pagato dallo Stato

In quanto sistema di amministrazione, la burocrazia pi efficiente di altri sistemi, quando si tratti di amministrare societ ampie e complesse. Daltro canto, in quanto basata sulla spersonalizzazione, presenta lo svantaggio di favorire la deresponsabilizzazione dei singoli funzionari; inoltre, in quanto basata su procedure standardizzate, sfavorisce linnovazione; e ancora i corpi amministrativi burocratizzati possono sviluppare interessi particolaristici. Per cui il controllo dei corpi amministrativi burocratici uno dei problemi fondamentali del funzionamento delle democrazie contemporanee. La stratificazione sociale La stratificazione sociale il modo in cui in una societ gli individui e i raggruppamenti di individui sono differenziati e ordinati gerarchicamente. Per Weber in ogni societ coesistono diversi ordinamenti che corrispondono a diversi punti di vista da cui la societ pu essere considerata. Allinterno dei diversi ordinamenti la stratificazione si presenta secondo criteri differenti; in particolare esistono: 1) un ordinamento economico dal cui punto di vista la nozione di classe centrale e per Weber un insieme di individui che condivide analoghe possibilit di procurarsi beni economici ed hanno simili interessi economici. 2) un ordinamento culturale allinterno del quale la stratificazione si esprime nella nozione di ceto quale insieme di individui che condividono un certo status socialmente riconosciuto 3) la stratificazione politica si realizza nelle forme degli apparati politici e amministrativi di un gruppo sociale. Razionalizzazione e disincanto del mondo La sintesi pi alta del pensiero di Weber contenuta nella conferenza dal titolo La scienza come professione. Qui il processo di razionalizzazione inteso come lelemento essenziale della vita moderna e corrisponde alla conquista di una specifica efficienza e produttivit delle procedure che sono applicate per dominare tecnicamente i diversi aspetti dellesistenza. Corrisponde anche alla crescente fiducia nel fatto che tutte le cose possono, in linea di principio, essere dominate dalla ragione. Questo comporta un disincanto dal mondo per cui vengono progressivamente espulse spiegazioni e comportamenti di tipo magico o religioso. Il soggetto moderno promuove lo sviluppo delle capacit tecniche ma anche un disincanto e un atteggiamento esclusivamente strumentale verso la natura. Qui sta il paradosso della modernit: lidea che la ragione possa in linea di principio dominare ogni cosa e essa stessa una fiducia non giustificata razionalmente. Inoltre la scienza non dice e non pu dire se sia giusto o sbagliato dominare tecnicamente il mondo. C quindi una scissione tra razionalit e valori che, per Weber, comporta lindividuazione della responsabilit personale come fondamento delletica. Osservazioni Qualsiasi etichetta si voglia dare a Weber risulterebbe riduttiva per limportanza che ha avuto sulla sociologia del novecento. Il lessico, il carisma nella politica con la conseguente trasformazione delluomo politico in professionista della politica, lanalisi della burocrazia, la stratificazione etc

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Capitolo 7. Le origini della sociologia americana


Gli autori della prima grande scuola sociologica americana, la Scuola di Chicago, si dedicarono ai problemi dellimmigrazione, dei conflitti interetnici, della disgregazione sociale e della devianza. Dipese molto dalla sociologia britannica e soprattutto dalla figura di Spencer e dal suo evoluzionismo. La scuola di Chicago Fu il primo dipartimento specificamente dedicato agli studi sociologici, gli autori che maggiormente contribuirono al suo sviluppo furono Thomas e Park. Thomas, con Il Contadino polacco, diede inizio a quelli che poi saranno chiamati i metodi qualitativi della ricerca sociologica; Thomas ritiene che la sociologia non possa fare a meno di tener conto del significato che gli attori attribuiscono al proprio comportamento e alle situazioni in cui si trovano. Park fece s che si formasse una scuola vera e propria, con un gruppo di insegnanti e di ricercatori uniti dalluso dei metodi di ricerca comuni ed in stretta collaborazione tra loro. La Scuola di Chicago caratterizzata da una fortissima propensione alla ricerca empirica, per cui la sociologia esce dalle aule delluniversit e cammina per le strade. Chicago il laboratorio di ricerca, per questo lapproccio della Scuola di Chicago detto ecologico, sia nel senso che concepisce il comportamento dei gruppi nello spazio urbano sulla base di un modello naturalistico, sia nel senso che presta particolare attenzione ai contesti fisici entro cui si esplicano i comportamenti. La citt La nozione chiave per intendere lessenza della citt moderna quella di mobilit. Nella terminologia della Scuola di Chicago si tratta di una parola dai significati ampi: sia lo spostamento geografico o sociale, sia la vivacit spirituale che consegue a stimoli numerosi e vari. La citt frutto della mobilit. Ci produce s un maggiore sviluppo delle facolt intellettuali, ma anche una maggiore disorganizzazione. La disorganizzazione endemica nei processi di mutamento, ma preannuncia una nuova organizzazione. Lo stabilizzarsi della disorganizzazione, spiegato da Park come unincapacit dellambiente sociale di fornire agli individui risorse per soddisfare efficacemente i propri bisogni. Altro concetto chiave della Scuola di Chicago quello di distanza sociale cio il sentimento dei membri di un gruppo di essere distinti ed estranei ai membri di n altro gruppo. Tale distanza si esprime anche nelloccupazione di territori differenti. Questo sta alla base della teoria delle aree naturali cio le aree geografiche in cui la popolazione di una citt tende a distribuirsi. Secondo la Scuola di Chicago, ogni citt moderna tende a svilupparsi secondo uno schema generale, espandendosi radialmente dal centro dove risiede il quartiere commerciale; intorno al centro c unarea di transizione occupata da piccole imprese commerciali e piccole industrie; uscendo ancora si incontra unarea abitata dagli operai dellindustria sfuggiti dallarea di deterioramento, ma a che vogliono abitare vicini al luogo di lavoro; oltre vi la zona residenziale con edifici di lusso e quartieri privilegiati chiusi. Oltre i confini della citt vi la zona dei lavoratori pendolari, costituita da aree suburbane o citt satellite. Questo modello risente dellesperienza americana, ma valida lidea che lo spazio di ogni citt tenda a suddividersi in aree socialmente e funzionalmente differenti, cos come quella secondo cui le diverse zone possono essere occupate successivamente da gruppi diversi. Georg H. Mead Mead fu filosofo e psicologo i cui concetti vennero incorporati nellimpostazione teorica dominante della Scuola di Chicago, il suo volume pi celebre Mente, s e societ. stato chiamato padre dellinterazionismo simbolico in quanto lidea dellinterazione fondamentale nel suo pensiero. Lelemento delle sue ricerche che ha pi influenzato la sociologia quello che riguarda la formazione del s. Il s inteso da Mead come qualcosa che emerge e si realizza nel corso dellinterazione sociale. Il s il soggetto umano che diventa oggetto della sua stessa attivit autoriflessiva (s in inglese si dice self, particella pronominale che esprime la possibilit di riferirsi a se stessi). Tale attivit specifica dellessere umano che lunico animale capace di guardare a se stesso. Altra caratteristica peculiare dellessere umano anche il linguaggio, quale insieme strutturato di segni ai quali assegnato per convenzione un significato condiviso da pi soggetti. Per riflettere su se stesso, luomo tematizza un me, ossia si guarda come dal di fuori. Riflettendo, cio, si sdoppia in un soggetto io che compie lazione di riflettere e un complemento oggetto me su cui si esercita lazione di riflettere. Io e me sono i 2 poli del s. Riflettendo, quindi, come se mi guardassi dal punto di vista di un altro, mi descrivo e mi nomino e per farlo devo fare uso del linguaggio, attraverso le categorie, i concetti e le parole che ho imparato per descrivere gli altri e con cui gli altri descrivono me.

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La condizione per cui emerga un s , quindi, ce il soggetto condivida un linguaggio con altri, essa di conseguenza una condizione sociale. Per Mead, quindi, lindividuo sociale nella misura in cui ha un s, la cui forma resa possibile dal suo condividere la partecipazione ad un linguaggio. La socializzazione il processo attraverso cui ciascuno di noi si confronta dapprima con il me che emerge nei discorsi degli altri e interiorizza tale me come una descrizione di s. Tale descrizione non mai totalmente adeguata n terminata, per cui lio conserva la possibilit di distanziarsene.

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Capitolo 8. La sociologia in Italia agli inizi del secolo


In Italia la sociologia comincia a svilupparsi negli ultimi decenni dell800 dalla duplice matrice delle inchieste sociali e del pensiero positivista. Nel 1896 venne fondata la prima rivista italiana di sociologia, mentre negli anni venti la sociologia sub una battuta darresto, tuttavia gli anni a cavallo del secolo sono quelli in cui dalla cultura italiana emergono le opere di alcuni autori che sono unanimemente considerati dei classici del pensiero sociologico. Vilfredo Pareto (1848-1923) Pareto fu dapprima un economista; leconomia si occupa di azioni logiche, ma la vita degli uomini ricca di azioni che non sono affatto logiche: dominata da passioni,sentimenti , abitudini, paure La sociologia, per Pareto, la scienza che deve spiegare ci che leconomia non riesce ad afferrare, paradossalmente deve dare una spiegazione logica a ci che logico proprio non . Lidea pi nota di Pareto quella dei residui e delle derivazioni. Per Pareto i residui sono fondamentali per luomo, rappresentano ci che rimane una volta che si sia scomposto il comportamento delluomo nelle sue componenti elementari. Pareto ne riconosce di diversi tipi, dal bisogno di manifestare i sentimenti, alla socialit, alla sessualit, ecc. Essi rappresentano il fondamento non-logico del comportamento, ossia sotto ogni comportamento umano si cela la spinta pi o meno forte di un qualche residuo. Gli uomini tendono tuttavia ad auto ingannarsi per cui producono spiegazioni pseudorazionali ai comportamenti. Pareto chiama tali giustificazioni derivazioni, ossia un sistema di rappresentazioni mentali che nasconde gli impulsi fondamentali e cerca di legittimare il comportamento in termini che appaiano logici. Le teorie delle lite lite in sociologia un termine utilizzato per indicare un gruppo in grado di esercitare un controllo o uninfluenza sulla societ nel suo insieme. Il pensiero sociologico italiano a sviluppato, nei primi anni del secolo, una riflessione sui caratteri e sul ruolo sociale delle lite. La teoria sulle lite sostanzialmente una critica al funzionamento reale della democrazia, la forma concreta che la democrazia ha assunto negli stati moderni la democrazia rappresentativa, per cui il popolo governa tramite dei rappresentanti che elegge periodicamente. Gli elitisti sostengono che, nei fatti, sono sempre le minoranze a governare, infatti una minoranza organizzata, la quale agisce coordinatamente, trionfa sempre sopra una maggioranza disorganizzata. Mosca, uno degli autori di questa teoria, sostiene che un certo pluralismo dei poteri il caposaldo di un sistema politico liberale. Il problema delineare come si producano le lite. Per gli elitisti, le esse sono costituite da coloro che sono pi atti a governare, essi mettono inoltre in evidenza come sia necessario che le societ mettano ai posti di comando, non solo individui atti a governare, ma individui i cui interessi siano pi consoni a sviluppare il benessere della societ intera. La legge di ferro delloligarchia di Michels, sostiene che ogni organizzazione complessa (come un partito politico) tende a sviluppare al suo interno unoligarchia di funzionari i cui interessi non corrispondono a quelli di coloro che essi dovrebbero rappresentare, paradossalmente potrebbero essere molto pi simili agli interessi degli oligarchi di unorganizzazioni antagonista.

Il fascismo Il termine massa, anche se usato con una valenza pi positiva rispetto a quello di folla, conserva dei connotati altrettanto problematici: rimanda allidea di un insieme di persone confuso e indifferenziato, dove i singoli appaiono privi di legami comunitari e in fondo anche di capacit di giudizio. In questi termini si parler di societ di massa nel tentativo di rendere conto dellemergere del fascismo e del nazionalsocialismo. Il fascismo in Italia, dopo un breve periodo di convivenza con le istituzioni parlamentari, diede luogo ad un regime che abrog la democrazia, mise fuori legge i partiti di opposizione, viet la libert di stampa e di associazione e concentr il potere legislativo nelle mani dellesecutivo, ossia la gerarchia del partito fascista, costituendosi come una dittatura. Le dittature moderne si basano s sulla violenza, ma anche sul consenso popolare, che viene ricercato soprattutto attraverso linstaurazione di un rapporto privilegiato tra il leader e le masse. Si tratta di un rapporto emotivo che presuppone la disponibilit degli individui a proiettare sul leader una forte carica emotiva. Tale disponibilit mette in gioco il concetto di massa, in quanto il leader, proponendosi ai suoi sottoposti come referente unico, richiede loro una rinuncia allindividualit e al valore dei propri legami con gli altri, ma questo corrisponde esattamente alla loro riduzione a membri di una massa. Il fascismo presuppo no la massa e contemporaneamente la riproduce.

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Unostilit congiunta ai principi liberali e al socialismo, luso sistematico della violenza nei confronti delle opposizioni, lappello del leader alle masse in nome di una rigenerazione nazionale sono elementi che accomunano varie esperienze europee nel periodo che va dalla prima alla seconda guerra mondiale, in cui partiti di stampo fascista sono stati attivi in vari Paesi dEuropa quali Austria, Ungheria, Spagna e naturalmente Germania. Antonio Gramsci Nonostante Gramsci non fosse un sociologo, la sua opera internazionalmente considerata come una delle pi significative nella storia della sociologia. Oltre alla rielaborazione del marxismo in chiave antidogmatica e anti-deterministica, a Gramsci si fa risalire la definizione di alcuni concetti oggi particolarmente usati come fordismo, egemonia e societ civile. Nelle mani di Gramsci il fordismo diventa una nozione utile a descrivere gli sviluppi del capitalismo riguardanti due aspetti dellorganizzazione del lavoro: la razionalizzazione del lavoro nelle catene di montaggio e laumento del livello dei salari finalizzato ad assicurare un mercato per i beni prodotti. Per Gramsci questo ha delle conseguenze rilevanti: il processo lavorativo controllato pi strettamente e la classe operaia viene a partecipare, almeno in parte, al benessere che lo sviluppo delle forze produttive consente; in questo modo, per, nello stesso momento in cui il controllo delle coscienze si fa pi capillare, la disposizione rivoluzionaria della classe operaia viene attenuata. In questo modo le classi dominanti riescono a diffondere allinterno di tutta la societ una cultura congruente con i propri valori ed i propri interessi. Gramsci definisce tale capacit egemonia. Nella societ capitalistica, le classi dominanti esercitano il proprio potere egemonizzando gli atteggiamenti delle classi subalterne, cio imponendo i propri valori e le proprie logiche come elementi della cultura diffusa. Diventa cos necessario sviluppare una coscienza di classe per cui le avanguardie operaie siano in grado di proporre una cultura complessiva alternativa a quella del capitalismo. La lotta sul terreno della cultura diventa cruciale. Tale lotta si dispiega nella societ civile che, per Gramsci, composta da chiese, scuole sindacati, associazioni di imprenditori e associazioni culturali; linsieme delle organizzazioni cui lindividuo partecipa in quanto cittadino. Attraverso queste istituzioni le classi dominanti esercitano la propria egemonia sullintera societ, ma in queste stesse istituzioni che tale egemonia pu essere rovesciata. Quella di Gramsci una sociologia dellazione cio una sociologia nella quale riconosciuto un ruolo cruciale al soggetto storico. Gramsci ha praticato unanalisi della realt sociale estremamente accurata.

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Capitolo 9. Vienna e dintorni


Introduzione Non azzardato affermare che il pensiero del 900 in buona parte non ha fatto altro che continuare a pensare i problemi che la cultura viennese ha posto allinizio del secolo. La cultura europea nella seconda met dell800 aveva vissuto in uneuforia dettata dalla sensazione di un progresso materiale e sociale inarrestabile. La prima guerra mondiale fa s che nel cuore della civilt si scopra la barbarie; cominciava ad essere difficile vedere solo i lati positivi della modernit e soprattutto essere sicuri di qualche cosa. Tutta la cultura europea stava cambiando, si stava trasformando il senso stesso della realt. Per quanto riguarda la filosofia e le scienze sociali, questa trasformazione vera particolarmente nei paesi di lingua tedesca e Vienna ne la capitale per eccellenza. Qui si concentrano alcune delle esperienze pi significative del tempo e vi si elaborano alcune delle teorie che influenzeranno pi durevolmente il secolo. La trasformazione in corso avviene nel segno della scoperta della molteplicit delle prospettive possibili a proposito di ogni fenomeno per cui non pi possibile essere certi di una prospettiva soltanto. Quella che viene meno la certezza del nesso tra le parole e le cose: labitudine che le legava svela la sua arbitrariet. Non pi quindi plausibile lidea di definire la realt in modo univoco. Questa trasformazione investe sia il mondo delle scienze naturali, ma anche quello delle scienze storicosociali, dove la evidente relativit delle concezioni del mondo presenti nelle varie epoche e nelle diverse culture costringe a porsi il problema del relativismo. A ci si aggiunge anche la crescente consapevolezza che lessere umano non trasparente a se stesso. Ci si chiede con quali categorie sia possibile comprendere il comportamento delluomo e in quali forme proporsi il problema della gestione di societ che non possono pi affidarsi al potere vincolante di tradizioni date per certe. Sigmund Freud e la nascita della psicoanalisi Freud il creatore della psicoanalisi. Egli svilupp un corpus di teorie molto articolato e molte delle sue opere illuminano aspetti fondamentali della vita sociale. Alcuni concetti fondamentali delle sue teorie: Freud formul lipotesi che lapparato psichico di ciascuno di noi ha la facolt di rimuovere gli affetti e gli eventi che costituiscono un trauma. Ci che rimosso non scompare, ma rimane in una memoria che sfugge alla consapevolezza della coscienza. Questo processo, che si chiama rimozione, caratteristico anche dellumanit nel suo complesso che non dimentica mai definitivamente le fasi precedenti che ha attraversato. Ci che viene rimosso ed difficile da affrontare il desiderio, ossia lespressione dellenergia pulsionale che si agita in noi, primo fra tutti il desiderio sessuale che Freud intende come linsieme delle pulsioni erotiche che spingono ciascuno di noi verso delle mete attraverso il cui raggiungimento sono appagate le pulsioni. Oltre le pulsioni erotiche ci sono quelle distruttive o di morte. Entrambe comportano aspetti di violenza e aggressivit: il mondo delle pulsioni infatti non sa distinguere tra bene e male, lespressione della tendenza degli organismi a soddisfare se stessi ed essenzialmente in contrasto con le esigenze morali necessarie alla vita sociale. Da questo contrasto tra pulsioni e morale, nasce il disagio di civilt. Da un lato lo sviluppo della civilt comporta una coercizione relativa al controllo e alla negazione degli impulsi istintivi, dallaltro questi impulsi rimangono latenti e minacciano costantemente di riemergere. La parziale sospensione delle norme morali che la guerra produce, fa riemergere i fantasmi di una umanit primitiva, mai definitivamente scomparsi. Ci che pi caratterizza la psicoanalisi la nozione di inconscio. Essa si configura nel pensiero di Freud come un luogo al cui interno vanno collocati i pensieri e i sentimenti rimossi, ma anche i meccanismi stessi di rimozione e infine anche le pulsioni stesse. Freud propose un modello di tripartizione dellapparato psichico in 3 istanze in relazione dinamica tra loro: lEs, lIo e il Super-io. LEs consiste nellinsieme delle pulsioni che mirano alla propria soddisfazione, indifferenti tanto alle condizioni della realt esterna, quanto ad ogni morale; LIo corrisponde alla coscienza che pensa e riflette, presiede allesperienza del mondo, alla consapevolezza e allapprendimento; Il Super-io listanza delle norme morali, che rappresenta linteriorizzazione in ciascuno di noi delle regole e dei valori dellautorit sociale. Il cuore delle argomentazioni di Freud sta nella negazione dellidea che sia possibile intendere gli uomini solo come esseri razionali; la ragione ha una parte molto modesta e alquanto precaria nelle vicende degli uomini. Poich molto difficile comprendere i motivi reali del nostro agire, luomo tende ad auto ingannarsi; ci che possibile fare potenziare i processi dellIo. Il pensiero di Freud si consolid come una delle principali acquisizioni del pensiero del 900 ed un

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elemento imprescindibile della costellazione culturale della modernit. Lidea di soggetto, da qui in avanti, sar lidea di un campo di forze, di una pluralit di tensioni. Nella sociologia i primi autori a servirsene furono i membri della scuola di Francoforte e in America Parson. Ludwig Wittgenstein (1889-1951) e la filosofia del linguaggio Wittgenstein scrisse un trattato di logica, il cui progetto quello di fornire un impianto logico al linguaggio per cui sia possibile individuare e successivamente escludere tutte le proposizioni che sono prive di significato accertabile. Tale progetto presuppone la possibilit di una corrispondenza univoca tra ogni espressione linguistica e il suo referente nella realt. Proprio questo presupposto entra in crisi nel pensiero di Wittgenstein successivo a tale trattato: nel pensiero ordinario infatti le parole hanno significati diversi, che dipendono dal contesto in cui di volta in volta sono utilizzati. Nella lingua corrente il significato delle parole definito dal loro uso in situazione e in cerchie sociali concrete. Il significato delle parole fa sempre in riferimento al gioco linguistico in cui ci si trova e comprenderle richiede di conoscere le regole che ne governano luso allinterno del gioco in cui ci troviamo. Queste sono regole pratiche, cos come il linguaggio stesso una pratica intrecciata con tutte le altre attivit in cui siamo immersi. Linsieme di tutte le attivit in cui un individuo immerso come membro di una determinata societ una forma di vita di cui il linguaggio parte indissolubile. Utilizzare il gioco linguistico vuol dire che quando parliamo seguiamo delle regole che permettono il gioco; le regole possono anche venire sospese e soprattutto gli altri possono giocare altri giochi. Cos, anche allinterno di una stessa comunit linguistica, le parole stesse possono essere usate in giochi non solo diversi, ma anche relativamente impermeabili uno allaltro. Per le scienze sociali, le conseguenze sono essenzialmente due: - il linguaggio assume un ruolo di primo piano nella societ; il linguaggio il mezzo attraverso cui gli uomini esprimono la loro forma di vita, ma, allo stesso tempo, anche quello attraverso cui la interpretano. Gli scienziati sociali non possono prescindere da questa interpretazione, descrivere un mondo sociale significa allora descrivere ci che le persone interpretano come il proprio mondo. Questa rivalutazione del ruolo del linguaggio si combiner con altre correnti di pensiero dando luogo ad una vera e propria svolta linguistica nelle scienze sociali. - diventa assai problematico confrontare diverse culture in quanto non scontato che gli stessi concetti che hanno senso allinterno di una cultura siano adeguati a comprenderne unaltra. Gli esiti di questo possono essere due: da un lato un relativismo radicale secondo cui ogni gioco linguistico incomparabile con un altro, dallaltro pu essere visto come un invito a rivendicare la pari dignit di ogni gioco linguistico e di ogni cultura. Il problema tuttaltro che semplice e ci si chiede se sia possibile definire dei concetti universali, tali cio da poter essere applicati in ogni contesto nelle scienze sociali. Mannheim (1893-1947) e il problema del relativismo Il posto di Mannheim nella storia della sociologia soprattutto legato alla sua formulazione di una sociologia della conoscenza. Tale termine era gi presente con il significato di unanalisi dei rapporti che sussistono tra i vari tipi di conoscenza e i fattori sociali che determinano la situazione esistenziale degli uomini. Mannheim sistematizza tale analisi. Per lui il problema cruciale consiste nel relativismo; il suo primo oggetto di riflessione la compresenza in una medesima societ di visioni politiche concorrenti fra loro. Al concetto marxiano di ideologia (=descrizione del mondo, da parte delle classi dominanti, fatta in modo da occultarne le contraddizioni in modo da legittimare i privilegi acquisiti), Mannheim affianca quello di utopia cio la visione del mondo tipica di coloro che non riescono a scorgere nella realt se non gli elementi che vogliono negare e cercano quindi di rovesciare i rapporti esistenti. Come lideologia, anche lutopia una parziale deformazione della realt. Mannheim propone poi un allargamento del concetto di ideologia per intendere che ogni individuo, in quanto appartenente ad un determinato gruppo sociale, tende a concepire la realt secondo un punto di vista che esprime gli interessi, la cultura, la sensibilit e le peculiari capacit di tale gruppo. Il modo in cui ciascuno di noi vede la realt dunque connesso alla nostra situazione esistenziale. Da qui Mannheim esprime la proposta teorica del relazionismo, ossia la relazione originaria che lega ogni prodotto della cultura allesistenza concreta e determinata in cui posto ciascun soggetto. La verit non viene negata, ma diventa un limite cui si pu solo tendere, avvicinandosi tanto pi quanto si in grado di prendere atto delle diverse prospettive esistenti e di controllare le tendenze ideologizzanti che sono presenti in ciascuno di noi. Secondo Mannheim fondamentale il ruolo degli intellettuali quale gruppo relativamente svincolato dalle appartenenze sociali, con un orientamento e una formazione avalutativi.

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Nel campo della lotta politica, lidea della verit come limite favorisce il sospetto nei confronti di ogni affermazione dogmatica. Con la sociologia della conoscenza, la sociologia si avvia a diventare una scienza autoriflessiva.

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Capitolo 10. La scuola di Francoforte


Introduzione La scuola di Francoforte nasce nel 1923 grazie ad un finanziamento privato, con lintento iniziale di promuovere un rinnovamento della ricerca sociale marxista, rendendo conto delle trasformazioni del capitalismo e delle contraddizioni che ci emergevano. Del marxismo i sociologi di Francoforte rivalutarono le origini nel pensiero hegeliano, integrandovi vari elementi della psicoanalisi di Freud; ne deriv una teoria critica della societ. La teoria critica diventa uno dei principali riferimenti intellettuali per tutti coloro che non intendono riconoscere al marxismo sovietico la statuto di unico rappresentante di unalternativa al capitalismo, ma che non si riconoscono nemmeno nelle tendenze dominanti della cultura del tempo. Le origini marxiste Adorno. Nella societ che emerge dal capitalismo, il fine dellesistenza degli uomini diventa il produrre. La vita degli uomini un appendice dalla produzione, invece che il suo fine. Fino agli anni 30 la scuola si interroga sul perch rimangano latenti le possibilit rivoluzionarie che il capitalismo invece dovrebbe innescare. Questo necessita un rinnovamento della teoria marxista. Data la radicalit dello stravolgimento della condizione delluomo operata dal capitalismo, altrettanto radicale dovr esserne labolizione: la rivoluzione prevista da Marx dovr essere una rivoluzione totale. La critica della Scuola di Francoforte intende essere un richiamo costante alle possibilit di emancipazione. Lintegrazione della psicoanalisi e le ricerche sulla famiglia e sulla personalit La Scuola di Francoforte sente la necessit di integrare la teoria marxista con una teoria capace di rendere conto dei meccanismi psichici per cui possibile che rimangano latenti le tensioni sociali che la situazione economica spingerebbe al conflitto. La Scuola di Francoforte usa il pensiero di Freud per spiegare i processi di socializzazione dellindividuo, per cui la famiglia cerniera che collega la struttura sociale con la coscienza del singolo. Allepoca del tardo capitalismo, la famiglia tende a favorire la genesi di persone dotate di un carattere autoritario per cui luomo reprime i suoi impulsi libidici e scarica aggressivamente sugli altri la propria frustrazione, si affida irrazionalmente allautorit di leader che promettono di soddisfarne i bisogni. La Scuola di Francoforte mette a punto anche il concetto di capro espiatorio per cui le colpe per i disagi vissuti vengono scaricate sui gruppi minoritari e impotenti; evitando lanalisi razionale delle situazioni, luomo evita di mettere in discussione il sistema in cui vive e si affida totalmente ai leader. Sono questi meccanismi inconsci ma tuttaltro che inerti. La critica della razionalizzazione I membri della Scuola di Francoforte ricomprendono il processo di razionalizzazione descritto da Weber come un processo di pervertimento della ragione, una riduzione della ragione ad intelletto. I membri della Scuola di Francoforte, se da un lato ammettono allilluminismo laver reso la ragione strumento per opporre principi di libert, uguaglianza e tolleranza ai privilegi del feudalismo, dallaltro criticano il fatto che lilluminismo nega cittadinanza a tutto ci che trascende la possibilit di una spiegazione razionale e si esprime in una logica di dominio sulla natura. Questo aspetto della critica corrisponde ad una certa rivalutazione del pensiero magico e religioso che ammette che non tutto dominabile con la ragione. Altro aspetto della critica allilluminismo il riconoscimento di un nesso inestricabile tra la ragione e la logica del dominio. Cio la ragione comprende il mondo solo al prezzo di trasformarlo in un oggetto di dominio. Negli anni trenta e seguenti alla Scuola di Francoforte sembra che ogni progetto razionale sul mondo sia condannato o quantomeno avere dei costi altissimi. In questa visione rientra anche lesperienza dellOlocausto: il mondo sociale moderno tende ad allontanare da s la barbarie, ma in realt la amministra solo pi efficacemente. Non si nega con ci ogni valore alla ragione, lilluminismo va accompagnato da una critica permanente che ne mostri lunilateralit. Punti di forza di tale approccio sono: - il confronto con le possibilit che ogni concetto esprime, piuttosto che con ci che esiste, - la memoria dei crimini che accompagnano il progresso, ma soprattutto del sogno di riconciliazione con la natura. Per quanto il processo di razionalizzazione si sia insinuato fin dentro le nostre coscienze, rimane il ricordo del desiderio della felicit che resiste alla razionalizzazione e alladattamento. Lindustria culturale Lindustria culturale, che nel capitalismo moderno corrisponde allamministrazione dello svago, per la

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Scuola di Francoforte una parodia, in quanto alla fine dello svago il lavoratore si ritrova sempre nella medesima routine produttiva. Secondo la Scuola di Francoforte lindustria culturale che porta s la cultura alle masse, nasconde uno svuotamento della nozione stessa di cultura (=la cultura non pi luogo di elaborazione del senso e veicolo ideale di aspirazioni ideali che trascendono lordine dato, bens luogo di intrattenimento e meccanismo di promozione delladattamento allordine sociale esistente) e un progetto di manipolazione. La comunicazione di massa del resto analoga alla produzione di massa: i prodotti standardizzati, le merci si somigliano nella misura in cui si equivalgono in termini di denaro. Lo stesso i prodotti della cultura si uniformano allo scopo si sostenere ladattamento al sistema sociale e di sostenere il mercato invitando al consumo. Cos anche la cultura si riduce a merce e perde il suo significato. Crisi dellesperienza e semicultura Per Benjamin la possibilit di riproduzione dellarte, le toglie laura di unicit e paradossalmente proprio nel tempo della riproducibilit i concetti di autenticit e originalit diventano straordinariamente diffusi. Egli parla di crisi dellesperienza nella modernit. A causa dellintellettualizzazione della vita (di stampo Simmeliano), le impressioni penetrano sempre meno in profondit nellesperienza. Le condizioni della vita moderna ci costringono a padroneggiare le impressioni intellettualmente, ma a non lasciarle entrare nel profondo, per cui non possono pi essere elaborate dalla memoria. La sterilizzazione delle impressioni corrisponde allincapacit di percepirsi come dotati di una continuit interiore: i materiali della nostra esistenza rimangono frammenti, elementi slegati di un vissuto che non riesce a farsi storia. Anche nelle attivit produttive, la parcellizzazione del lavoro rende il lavoratore non pi esperto, ma gli insegna labilit a trasformarsi in automa. Ancora, nella cultura in generale, la crisi dellesperienza corrisponde alla preferenza per le informazioni rispetto alla narrazione di storie: se la vita un susseguirsi slegato di stimoli, difficile porsi di fronte ad essa come a qualcosa con una trama da narrare. Siamo per cui al corrente di una serie di frammenti incomponibili tra loro. Adorno parler di semicultura cio della cultura degradata a patrimonio di informazioni. La semicultura una cultura che ha perso le sue funzioni fondamentali di illuminare lesperienza, sostenere gli uomini nel rendersi conto di ci che vivono, nel chiedersi e darsi il senso del proprio posto nel mondo. Osservazioni I membri della Scuola di Francoforte diffidavano di ogni branca istituzionalizzata del sapere e anche della sociologia stessa. La scienza sociale cui pensano un tipo di ricerca che da un lato rifiuta di considerare fatti isolati, bens inseriti in un contesto storico, dallaltro considera ogni suo oggetto per la carica di possibilit di cui segno. Questa scienza intrisa di etica, nonostante il continuo riferimento a Weber. La separazione della scienza dalletica corrisponde ad una scissione tra ragione e valori, sui essi non intendono sottostare, ad una negazione della responsabilit che il pensare comporta. Alcune critiche alla Scuola di Francoforte: - atteggiamento elitario e soggettivismo ; - incapacit di attribuire alcun ruolo alla lotta politica organizzata; - eccessivo potere attribuito allindustria della cultura e alle comunicazioni di massa

Queste critiche non scalfiscono il nocciolo del loro discorso che consiste nellesplicitazione delle tendenze esistenti e in una opposizione a tali tendenze. Jrgen Habermas Dopo un primo periodo in cui si dedic allo studio della nascita dellopinione pubblica nella societ borghese e del suo successivo impoverimento nella societ di massa, Habermas si dedica ad alcuni temi quali lidea che la modernit sia un progetto incompiuto e quella dellimportanza cruciale della sfera della comunicazione. Habermas ritiene che gli uomini siano sempre legati gli uni agli altri dalla ricerca di una comprensione reciproca che si realizza mediante la lingua. Questo lo conduce ad una critica del riduzionismo di Marx:la societ non pu essere analizzata basandosi solo sulla dimensione del lavoro, bisogna considerare anche le pratiche dellinterazione mediante il linguaggio. Nella Teoria dellagire comunicativo Habermas associa al lavoro la razionalit strumentale che si evolve accumulando saperi di tipo tecnico e strategico; associa invece allinterazione sociale la razionalit comunicativa che si evolve attraverso lemancipazione progressiva dai vincoli che impediscono la comunicazione libera, autoconsapevole e responsabile tra gli uomini. La contraddizione pi tipica della societ moderna consiste nel fatto che essa ha prodotto le condizioni per

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lo sviluppo delle forme dellagire orientato alla comprensione reciproca ad un livello mai prima intravisto, ma nel contempo ha bloccato queste potenzialit tramite unestensione straordinaria delle forme dellagire strumentale. Norbert Elias Elias non appartiene alla Scuola di Francoforte. Ispirandosi a Weber, Rimmel e Freud, intende ricostruire i processi che hanno portato alla peculiare configurazione sociale costituita dal mondo moderno, in Processo di civilizzazione. Il nucleo fondamentale del pensiero di Elias riguarda i rapporti tra civilizzazione e violenza. Dopo la progressiva pacificazione della vita sociale, la violenza, estromessa dalla vita esteriore, viene interiorizzata. Per conformarsi agli standard di una vita civilizzata, gli individui devono imparare a controllare i propri impulsi come mai prima. Si tratta di un processo con molte facce: da un lato siamo capaci di identificarci molto pi chiaramente con gli altri, dallaltro tendiamo ad allontanare dalla coscienza molti dei tratti pi naturali della nostra esistenza. La morte stessa socialmente rimossa. Da un lato la vita si allunga, dallaltro i moribondi vengono lasciati soli nel momento in cui esserlo pi penoso. La societ moderna abbandona il singolo che si trova a dover gestire la crisi di senso che accompagna la nostra mortalit. Il pensiero di Elias sulla modernit ne registra lambivalenza. Elias inoltre un sociologo che non concepisce la sociologia separata dalla storia.

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Capitolo 11. La sociologia americana negli anni dello struttural-funzionalismo


La sociologia americana dopo Chicago Negli anni 20 e 30 la sociologia americana stata caratterizzata dallimpronta della scuola di Chicago. Fra il 1930-60 la figura dominante quella di Parson. Talcott Parsons (1902-1979) Lapproccio di Parson chiamato struttural-funzionalista (si propone di individuare la struttura di fondo della societ e comprenderla mostrando le funzioni che le sue parti assolvono), ma forse pi adeguato chiamarlo sistemico in quanto il concetto si sistema cruciale. P. vuole integrare le prospettive di Durkheim e di Weber. Azione sociale e sistema Per Parson latto lunit elementare di cui si occupa la sociologia. Un atto richiede degli elementi immancabili: 1) un attore che compie latto; 2) un fine (cio una situazione futura verso cui orientata lazione), 3) una situazione (in cui ha inizio latto, diversa da quella verso cui esso tende. La situazione dipende da 2 elementi:
quelli nei confronti dei quali lattore ha possibilit di controllo ( condizioni ) quelli sui quali non ce lha (mezzi)

4) un orientamento normativo (si ha nella scelta dei mezzi alternativi per il raggiungimento del fine). Limportanza delle definizioni di Parson sta nel tentativo di rendere conto della relativa libert di scelta che lattore ha nei confronti della situazione in cui immerso e nellaccentuazione del peso che hanno le norme nel vincolare e governare lazione. Le norme sono il nesso che lega la personalit di ciascuno allinsieme sociale di cui parte. Parson distingue tra personalit, sistema sociale e cultura: perch un sistema sociale funzioni adeguatamente, necessario che i suoi membri siano dotati di personalit che hanno fatto propri i valori e le norme di una cultura comune. Nei sistemi sociali esistono dei sottosistemi che svolgono quelle funzioni che ogni sistema deve svolgere: il sottosistema economico svolge la funzione di adattamento allambiente; il sottosistema politico quello di definire gli obiettivi; la famiglia e la scuola garantiscono la trasmissione e la conservazione dei modelli di organizzazione; il sottosistema giuridico e la religione si occupano di integrare le varie parti di cui composto il sistema e del controllo dei suoi membri. Gli individui sono dotati di personalit che permettono loro di ricoprire dei ruoli (insiemi di modelli di comportamento orientati allespletamento di una funzione). Il sistema sociale un sistema di ruoli. Esercitando il proprio ruolo conformemente alle norme, ciascun individuo entra in relazione con gli altri e contribuisce alla riproduzione dellintero sistema. Famiglia e socializzazione Parson ritiene fondamentale che ogni individuo abbia interiorizzato le norme. Il processo di interiorizzazione di norme e valori, coincide con la socializzazione che si realizza prioritariamente nella prima infanzia, in seno alla famiglia. Funzione primaria della famiglia dunque il contributo alla socializzazione dei suoi figli. I processi evolutivi di differenziazione e specializzazione nel tempo hanno fatto s che la famiglia abbia acquisito il compito di socializzare i bambini e stabilizzare gli adulti; la famiglia tende oggi a presentarsi come famiglia nucleare, a separare i suoi membri dal resto della parentela e risiedere in unabitazione differente. Al suo interno le funzioni dei genitori si differenziano: moglie/mamma casalinga, marito/pap bread-winner; i 2 ruoli in questione sono complementari; i 2 genitori cooperano alla socializzazione dei figli attraverso lesempio che forniscono loro. Secondo Parson e Bales, questa descrizione di famiglia adeguata alla famiglia americana contemporanea, ma siccome la societ americana considerata una delle pi evolute al mondo, tale descrizione intesa valida per la famiglia moderna in quanto tale. Alcune categorie analitiche Norme: modelli di condotta; chi non vi si adegua sottoposto a sanzioni. Valori: ci a cui si ispirano le norme; atteggiamenti culturali di fondo, orientamenti diffusi che contribuiscono a dare significato allesistenza. Ruoli: insiemi di comportamenti regolati da norme, attraverso cui lindividuo interagisce con gli altri. Ciascun individuo svolge una pluralit di ruoli; linsieme di tali ruoli principali, conferisce lo status allindividuo., ossia la posizione che egli occupa nella societ. Istituzioni sono sottounit del sistema sociale che implicano pi ruoli interagenti tra loro.

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Socializzazione il processo con cui un individuo interiorizza i valori e le norme, diventando capace via via di svolgere i ruoli che le istituzioni gli richiederanno e di accedere cos al proprio status. Le variabili strutturali ( pattern variables ) sono parametri in base ai quali possibile distinguere societ e culture diverse; sono scelte binarie di fondo riscontrabili analiticamente sotto ogni forma di sistema di azione. Esse sono: particolarismo (ci che si fa per una particolare persona non lo si fa necessariamente per unaltra) universalismo (la medesima regola deve valere per tutti); diffusione (lazione orientata verso diversi aspetti della propria e altrui personalit) specificit (lazione orientata verso un singolo aspetto della propria e altrui personalit) iscrizione (importanza relativa che attribuiamo ai tratti che caratterizzano per nascita la persona) acquisizione (importanza relativa che attribuiamo a ci che la persona stata o capace di realizzare) affettivit (sistemi dazioni nei quali vi gratificazione affettiva dei partecipanti) neutralit affettiva (sistemi dazioni nei quali non vi gratificazione affettiva dei partecipanti) gli attori possono essere orientati verso interessi collettivi (es. medico) interessi privati (es. imprenditore)

Riconoscere i modi in cui gli individui si dispongono per lo pi rispetto a questi atteggiamenti permette secondo Parson di descrivere i caratteri fondamentali di un sistema sociale. Ad es. le societ moderne privilegerebbero tipi di azioni orientati in senso universalistico e ispirati al principio dellacquisizione, mentre societ tradizionali tenderebbero a presentare di norma tipi di azione particolaristici e sarebbero orientati a prendere in considerazione soprattutto gli elementi ascrittivi di ogni persona. Lanalisi funzionale di Robert K. Merton M. propone la strada delle teorie a medio raggiocio serie di concetti legati tra loro ma che non pretendono di essere universali, limitandosi ad illuminare ricerche parziali e contribuendo a costruire dei ponti tra diverse ricerche. Il concetto di funzione centrale nellimpianto concettuale di M. che sostiene unanalisi funzionale. M. critica il funzionalismo quale teoria onnicomprensiva; per M. il mondo sociale conflittuale e non si pu decidere cos funzionale e cosa no per tutti. Inoltre per M. non necessariamente tutti gli elementi di un sistema sociale hanno una funzione; in ultimo, M. distingue tra funzioni manifeste e funzioni latenti di ogni fenomeno, differenza fondamentale che M. spiega facendo riferimento alla nozione di consumo vistoso: acquistare qualcosa per mostrare di essere in grado di consumare beni costosi, non la stessa cosa di acquistarla semplicemente perch utile a soddisfare un bisogno la seconda funzione manifesta, mentre la prima latente, non solo non appare immediatamente allo sguardo, ma pu non essere percepita neanche dagli attori coinvolti. Gli uomini, ma anche le istituzioni possono non essere consapevoli degli scopi che stanno perseguendo e le funzioni latenti possono arrivare addirittura essere opposte a quelle manifeste. In ogni caso il quadro molto pi complesso di quanto non sia in grado di vedere il funzionalismo semplice. Alcuni dei contributi di Merton M. fa propri alcuni concetti gi proposti e li amplia. Uno di questi il concetto di deprivazione relativa; per M. ogni individuo si rapporta almeno a 2 gruppi: il gruppo di appartenenza di cui fa parte nella vita e il gruppo di riferimento a cui aspira e ai cui valori fa riferimento idealmente. Se il gruppo di riferimento possiede opportunit e suggerisce bisogni che lindividuo non pu soddisfare nel gruppo in cui vive, egli si sente frustrato, a prescindere da quanto stia bene o male. Molte delle rivendicazioni presenti nella societ contemporanea non sono comprensibili senza tale nozione. Altro concetto approfondito da M. quello di devianza; egli osserva che si pu essere devianti rispetto gli scopi oppure rispetto ai mezzi che si utilizzano per raggiungere tali scopi; si pu essere innovatori ossia devianti non rispetto agli scopi ma rispetto ai mezzi, ritualisti ossia devianti rispetto agli scopi, ma non ai mezzi, rinunciatari ossia devianti rispetto sia a scopi che mezzi e ribelli ossia devianti rispetto sia a scopi che mezzi e lottare per instaurare nuovi scopi e mezzi. M. riprende il concetto di anomia. Per M. lanomia descrive una situazione in cui vi una disgiunzione tra gli scopi dellesistenza che la cultura propone e le concrete possibilit di raggiungerli attraverso comportamenti normali. Per una sociologia della scienza M. pu essere considerato liniziatore di un ramo della sociologia detto sociologia della scienza, il cui oggetto sono le reciproche relazioni tra la scienza e la sottostante struttura sociale. Per M. stata trascurato leffetto della societ sulla scienza, non il viceversa. La societ pone delle domande alla scienza i cui temi di studio sono definiti dagli interessi del mondo

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circostante, non solo: lidea basilare della scienza (che la verit qualcosa di accertabile razionalmente mediante losservazione sistematica e lesperimento) nasce non da lei stessa, ma dalla cultura sottostante. La scienza stessa nasce da unidea della cultura che ne rende plausibile e legittima lesistenza. M. si interessa alle tensioni che possono manifestarsi tra la logica propria della comunit scientifica (che si basa su procedure caratteristiche, ma si fonda su n ethos specifico) e il resto della societ. Scopo della sociologia della scienza verificare: il tipo di richieste che i vari gruppi rivolgono agli scienziati, la forma e il peso delle committenze, le influenze politiche, lorganizzazione interna della comunit scientifica,le modalit di reclutamento degli scienziati, la strutturazione delle carriere ecc..

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Capitolo 12. Le teorie della vita quotidiana


Il panorama globale Alfred Schutz e la sociologia fenomenologica Il senso comune Un commento Peter Berger e Thomas Luckmann Letnometodologia Linterazionismo simbolico e la teoria delletichettamento Erving Goffman Le teorie della vita quotidiana: alcune osservazioni Homans e la teoria dello scambio La scuola di Palo Alto Societ e comunicazione

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