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CARTESIO Ren Descartes, latinizzato in CARTESIUS, nacque in Francia nel 1596, dove studi in un collegio gesuitico, per poi

frequentare luniversit di Poitiers, dove consegu la licenza in diritto. Presso il collegio gesuitico di La Flche ricevette una solida formazione filosofica e scientifica, accostandosi in particolare ai principi della filosofia Scolastica ed aristotelica e della logica sillogistica, secondo cui per esporre la verit necessario seguire un metodo indiretto, ma rimane profondamente insoddisfatto. Cartesio in quegli anni si accost anche allo studio della matematica, ma rimase comunque insoddisfatto: egli percepiva che anche la matematica, pur seguendo un procedimento lineare, non era per sorretta da un chiaro INDIRIZZO METODOLGICO, che permettesse di controllare e mettere in ordine le idee esistenti e quindi GUIDARE ALLA RICERCA DELLA VERITA. Cartesio sente lesigenza di creare un NUOVO METODO, che sia fondamento di un NUOVO tipo di SAPERE, che si contrapponga al sapere tradizionale, basato sulla filosofia aristotelica. Cartesio avverte due pericoli lungo il suo cammino: il rischio di disperdersi in osservazioni particolari e la possibilit di cadere nello scetticismo. Il filosofo per desidera fondare una nuova filosofia, capace di giustificare la comune fiducia che veniva riposta nella RAGIONE, una filosofia che desse alla ragione una base metafisica, creando un METODO UNIVERSALE, applicabile a tutti i campi del sapere. LE REGOLE DEL METODO Cartesio vuole innanzitutto offrire regole certe e facili, che, correttamente applicate, portino ad una conoscenza vera della totalit del reale. Tali regole sono esposte in due opere del grande filosofo: Regole per la guida dellintelletto, opera incompiuta in cui le regole proposte sono 21, e Discorso sul metodo, opera fondamentale in cui le regole sono ridotte a 4. Tali quattro regole certe e facili, applicabili da chiunque, rendono impossibile confondere il falso con il vero. Presupposto indispensabile una bona mans, una buona ragione, comune a tutti. La buona ragione, seguendo le quattro regole, giunge alla conoscenza della verit. Vediamo quali sono le quattro regole enunciate da Cartesio: 1) REGOLA DELLEVIDENZA: consiste nella CHIAREZZA e nella DISTINZIONE. Le idee evidenti sono quelle chiare e distinte. Lintelletto coglie levidenza attraverso un ATTO INTUITIVO, non tramite una dimostrazione. Levidenza si AUTOFONDA, perch alla base non ha una argomentazione, ma una corrispondenza tra mente ed idee. 2) REGOLA DELLANALISI: consiste nella scomposizione in parti semplici del concetto complesso. Tale scomposizione si ottiene applicando il metodo analitico. Una volta scomposto il complesso nel semplice si pu applicare lintuizione che poi porta allevidenza. Il metodo analitico permette anche di separare il vero dal falso, quando essi sono mescolati tra loro. 3) REGOLA DELLA SINTESI: consiste nel compiere il commino inverso a quello compiuto con lanalisi, ovvero occorre ricomporre gli elementi semplici che costituivano il complesso. Occorre compiere un ATTO DEDUTTIVO, ricomponendo lordine seguendo una catena di ragionamenti, 1

che partendo da elementi assoluti permettono di arrivare ad elementi relativi. 4) REGOLA DEL CONTROLLO: consiste nelleffettuare un controllo dei procedimenti di semplificazione e sintesi eseguiti in precedenza, per essere certi di non aver commesso errori. Secondo Cartesio per essere certi di essere giunti alla conoscenza del vero, necessario controllare tutti i singoli passaggi, controllare sia la completezza dellanalisi, sia la correttezza della sintesi (ENUMERAZIONE). Secondo Cartesio queste regole sono alla base del sapere, perch permettono di giungere al vero senza commettere errori. Esse vanno applicate in tutti i campi, seguendo le due operazioni proposte dalle regole: prima si esegue un movimento di semplificazione, ed a seguire un movimento di rigorosa concatenazione. Tali operazioni sono tipiche della GEOMETRIA. Questo nuovo metodo introdotto da Cartesio si distacca completamente dalla filosofia tradizionale: luniversale e lastrazione vengono sostituite con le nature semplici e lintuizione. La filosofia tradizionale puntava sulle essenze, ossia sulluniversale ricavato con lastrazione. Cartesio vuole invece scomporre i complessi in semplici e quindi mettere in atto un processo intuitivo. Gli elementi semplici possono essere facilmente intuiti e poi essi debbono essere collegati tra loro con legami a loro volta intuiti. IL DUBBIO METODICO Cartesio ha dunque proposto un nuovo metodo, che deve essere UNIVERSALE, ossia applicabile ad ogni campo, e FECONDO, ossia adatto a consentire il progredire umano. Tale metodo deve per essere giustificato, uscendo dallambito della matematica. Cartesio si pone due questioni: 1) La matematica si sempre attenuta a queste regole, ma chi garantisce che esse siano estendibili anche al di fuori dellambito matematico, cio che esse siano modello del sapere universale? 2) Esiste una verit non matematica che abbia in s i caratteri di chiarezza e distinzione e che, non subendo lazione corrosiva del dubbio, possa giustificare tali regole, ponendosi cos alla base di un nuovo edificio del sapere? Per rispondere a queste domande Cartesio applica le sue regole al sapere tradizionale, per vedere se esso contenga qualche verit che pu sottrarsi ad un ragionevole dubbio. Condizione necessaria per compiere tale verifica laffermazione che non lecito accettare come vero qualsiasi principio che sia inquinato dal dubbio. Seguendo queste premesse vengono esaminati i principi del sapere tradizionale: se cadono i principi le conseguenze non potranno pi reggere. Cartesio si serve di un DUBBIO METODICO, che differente da un DUBBIO SCETTICO. Il dubbio metodico un dubbio RADICALE, perch mette in discussione tutto. Cartesio per non vuole mettere in dubbio tutto senza offrire nulla in cambio: egli considera il dubbio metodico come un passaggio obbligato, ma provvisorio, che poi porta alla certezza della verit.

COGITO ERGO SUM Dopo aver messo in dubbio tutto, Cartesio comprende che per dubitare di tutto necessario pensare. Ma per pensare necessario esistere. Quindi la proposizione PENSO DUNQUE SONO la sola VERITA ASSOLUTA, una verit che nessuno scettico pu mettere in dubbio. Cartesio decise quindi che questo fosse il primo principio su cui basare la sua filosofia. Tale verit, bench formulata attraverso un sillogismo, non deriva da un ragionamento, ma deriva da un ATTO INTUITIVO, grazie al quale percepisco la mia esistenza in quanto essere pensante. Luomo RES COGITANS, SOSTANZA PENSANTE, PENSIERO IN ATTO, senza frattura tra essere e pensiero. Questo il primo principio teoretico della filosofia cartesiana. DOTTRINA DELLA CONOSCENZA La scoperta di questa verit port Cartesio alla sicurezza che CHIAREZZA e DISTINZIONE fossero regole fondate del suo metodo per giungere alla conoscenza. Partendo da tali regole tutte le altre verit dovranno essere caratterizzate da certezza e distinzione. Da quel momento in poi lattivit conoscitiva, pi che preoccuparsi di dare un fondamento metafisico alle sue conquiste, dovr occuparsi di ricercare chiarezza e distinzione in ogni realt esaminata. Ogni verit sar accolta solo se presenter caratteristiche di chiarezza e distinzione. Con Cartesio la filosofia non pi scienza dellessere, ma DOTTRINA DELLA CONOSCENZA. IL COGITO IN CARTESIO E IN S.AGOSTINO Diverso peso ha il cogito in Cartesio e in Agostino. In un passo rivolto agli scettici Agostino parla del dubbio e dice: se dubito, per poter dubitare allora esisto. Se sono certo di pensare, tale certezza mi rimanda allessere e lessere mi rimanda a Dio. Agostino parla del dubbio come forma di pensiero, utilizzando tale considerazione per dimostrare il primato dellessere. Cartesio invece parte dal dubbio per scoprire di essere una realt pensante e provare quindi la validit del proprio metodo. ESISTENZA DI DIO LIo, in quanto essere pensante, il luogo di una molteplicit di IDEE (atti mentali di cui si ha una percezione immediata), che la filosofia deve vagliare. Cartesio in merito alle idee si pone tre domande: 1) Quali altre idee presentano la stessa chiarezza e distinzione del cogito? 2) Come si pu affermare lesistenza del mondo esterno uscendo dallambito della conoscenza, che alla base del sapere? 3) Le idee, che come forme mentali sono indubitabili, perch ne ho immediata percezione, quando rappresentano realt diverse da me, sono realt oggettiva o sono pure funzioni mentali? Prima di trovare delle risposte a tali quesiti, Cartesio suddivide le idee in tre gruppi: 1) IDEE INNATE: idee nate insieme alla mia coscienza

2) IDEE AVVENTIZIE: idee che vengono dallesterno e riguardano cose del tutto diverse da me 3) IDEE FATTIZIE: idee costruite da me stesso Se per le idee fattizie, che essendo da noi arbitrariamente costruite possono essere considerate illusorie, non necessario provare la veridicit, per le idee innate ed per quelle avventizie invece loggettivit va provata. Cartesio per provare in modo definitivo loggettivit delle facolt conoscitive delluomo affronta e risolve il problema dellesistenza e del ruolo di Dio. LIDEA DI DIO innata, ed lidea che rappresenta la PERFEZIONE SUPREMA. Essa soggettiva e oggettiva contemporaneamente. Cartesio porta diverse argomentazioni per giustificare lesistenza di Dio: 1) PRIMO ARGOMENTO: esistendo un rapporto tra causa ed effetto, perch leffetto una conseguenza della causa, allora se nelluomo presente lidea di perfezione suprema (effetto) tale idea da cosa essa deriva (causa)? Tale idea non pu essere ricavata dalluomo da s stesso, perch luomo un essere imperfetto, e neppure dalla natura che inferiore, ma deve derivare da una realt davvero perfetta, che Dio. 2) SECONDO ARGOMENTO: se luomo avesse creato da s lidea di perfezione e si fosse poi autoprodotto, si sarebbe generato con tutte le perfezioni che si trovano nellidea di Dio. Ma ci contraddetto dalla realt e quindi dimostra che chi ha creato luomo un essere diverso dalluomo stesso, Dio. 3) TERZO ARGOMENTO: PROVA ONTOLOGICA (deriva da Anselmo) lesistenza parte integrante dellessenza, per cui non possibile avere lidea (essenza) di Dio senza contemporaneamente ammetterne lesistenza. Se Dio contiene tutte le perfezioni che luomo in grado di percepire, assurdo pensare che sia privo dellesistenza. RUOLO DI DIO Cartesio afferma che lidea di Dio ci permea profondamente come il sigillo dellartigiano impresso sulla sua opera e con questa affermazione difende anche la POSITIVITA DELLA REALTA UMANA. Le capacit conoscitive delluomo non possono essere ingannevoli, perch altrimenti Dio stesso che ne creatore, sarebbe responsabile di questo inganno. Quindi luomo in grado di conoscere il mondo e le leggi immutabili della natura, perch le sue capacit conoscitive gli derivano da Dio e non lo possono ingannare. Questa teoria favorevole anche allevoluzione del pensiero scientifico, poich la garanzia che le facolt conoscitive umane derivano da Dio, spronano luomo a conoscere il mondo e le sue leggi immutabili. Cartesio pur riponendo fiducia nella ragione umana, riconosce per che il suo campo dazione limitato al mondo sensibile. Luomo con la sua intelligenza non pu giungere alla conoscenza degli imperscrutabili disegni di Dio, ma deve limitarsi alla conoscenza del mondo e delle sue leggi, che pur essendo contingenti, sono immutabili. LERRORE UMANO Bench luomo derivi da Dio, egli compie errori. Perch luomo compie errori? Lerrore si verifica quando luomo formula un GIUDIZIO, perch nel formulare un 4

giudizio entrano in gioco sia lINTELLETTO, sia la VOLONTA. Lintelletto che segue il metodo, non erra, ma se esso sottoposto ad una pressione da parte della volont, il giudizio che si forma pu essere errato. E quindi un cattivo uso del libero arbitrio che porta luomo a sbagliare. IL MONDO SENSIBILE Dopo le considerazioni fatte in precedenza Cartesio vuole dimostrare lesistenza oggettiva del mondo corporeo. Per dimostrare lesistenza del mondo corporeo luomo deve ricorre alla FACOLTA DI IMMAGINARE E DI SENTIRE, che ben distinta dallintelletto. Grazie a questa facolt luomo pu conoscere le entit materiali o corporee senza ingannarsi. Anche qui vale il ragionamento fatto in precedenza rispetto alla ragione umana: se immaginazione e sensibilit, che rappresentano laggancio al mondo materiale, fossero ingannatrici, dovrei concludere che anche Dio che le ha create nelluomo, fosse ingannatore. Ma ci falso, quindi tali facolt vanno considerate una guida attendibile per giungere alla conoscenza. In questo caso per necessario operare una distinzione tra tutte le cose che giungono alla coscienza dal mondo esterno e sono colte dai sensi. Tra queste necessario selezionare quelle che appaiono chiare e distinte, perch solo per quelle ho la certezza che siano reali. Tra tutte le cose che mi giungono dal mondo esterno attraverso le facolt sensibili, riesco a concepire come chiara e distinta solo lESTENSIONE. Lestensione quindi la sola PROPRIETA ESSENZIALE del mondo materiale. Cartesio quindi distingue tra: 1) RES COGITAS il mondo spirituale 2) RES EXTENSA il mondo materiale Tutte le altre propriet, come il colore, il sapore, il peso o il suono, vanno considerate secondarie, perch di esse non possibile avere unidea chiara e distinta, essendo solo risposte del nostro sistema nervoso agli stimoli del mondo esterno, ma non essendo valutabili attraverso il metodo cartesiano. Cartesio ha una visione del mondo di tipo MECCANICISTICO, luniverso per lui una grande macchina, i cui elementi essenziali sono SPAZIO e MOVIMENTO. Il filosofo opera una grande semplificazione della natura, perch in tal modo la ragione, facendo riferimento ad un unico modello, riesce a conoscere e dominare il mondo. Cartesio divide la realt in due versanti nettamente distinti, che sono la res cogitans e la res extensa, senza la possibilit di realt intermedie. Anche il corpo umano e gli organismi animali sono delle macchine e quindi funzionano in base principi meccanici; ci che viene definito vita, la diffusione di particelle che, veicolate dal sangue e portate dal cuore al cervello, giungono in tutto il corpo e presiedono alle funzioni vitali dellorganismo. ANIMA E CORPO NELLUOMO Il ragionamento di Cartesio ha difficolt ad essere applicato sulluomo, nel quale le due sostanze si trovano insieme. Ma il filosofo trova una spiegazione anche in questo caso. Nelluomo lANIMA, che non collegata al principio vitale, INTELLEGIBILE, INESTESA, IMMATERIALE; al contrario il CORPO ESTESO e MATERIALE. Sono quindi due realt che non hanno nulla in comune, ma c una continua interferenza tra le due. Cartesio spiega questo rapporto dicendo che lanima ha sede nella GHIANDOLA PINEALE, collocata al centro del cervello, e che 5

questa ha rapporto con tutte le arteriole che irrorano la massa cerebrale. Il sangue poi dal cervello si distribuisce a tutto il corpo. Ci comporta larrivo di messaggi dellanima al corpo e viceversa, con conseguente reciproca interferenza.

JOHN LOCKE John Locke nasce nel 1632 in Inghilterra. Studia alluniversit di Oxford, dove si laureer. Si trasfer poi a Londra, dove divenne segretario di Lord Ashley Cooper, cancelliere dInghilterra, che lo port ad occuparsi attivamente di politica. Cooper le avviciner alle idee liberali e con lui sar costretto a rifugiarsi in Olanda per ragioni politiche. Tornato a Londra, Locke si dedicher allattivit letteraria dove scriver opere importanti: Epistola sulla tolleranza, Saggio sullintelletto umano, Due trattati sul governo civile. Locke considerato il fondatore dellEMPIRISMO CRITICO, che sar poi componente essenziale anche in Hobbes. Il capolavoro di Locke il SAGGIO SULLINTELLETTO UMANO, in cui il filosofo si occupa dellintelletto umano, delle sue capacit, funzioni e limiti. Lopera si apre con una lettera indirizzata al lettore, in cui si racconta lantefatto. Il filosofo racconta di una serata di riflessione riguardo ai limiti della conoscenza, a ci che luomo pu conoscere e in quale modo. Da l il filosofo decide di iniziare una ricerca sui limiti e le possibilit della conoscenza umana (tale argomento verr poi ripreso da Kant). Lapproccio al problema puramente descrittivo, perch Locke si chiede in che cosa consiste la conoscenza, senza per analizzare laspetto metafisico. Il filosofo vuole definire i limiti entro i quali lintelletto umano pu e deve muoversi e quali sono i confini che non deve valicare. Per esprimere questo concetto Locke fa uso di una metafora, quella del marinaio che deve sapere quanto lunga la fune che conci vuole scandagliare le profondit delloceano. LIDEA COME CONTENUTO DEL PENSIERO UMANO Il termine idea, che noi oggi usiamo comunemente nellaccezione che Cartesio e Locke hanno consacrato, ha avuto nel tempo significati diversi. Il concetto di idea nasce con Platone, che la considera essere e non pensiero, prosegue con Aristotele e attraverso numerosi passaggi (Medioplatonici, Neoplatonici, Padri della Chiesa e Scolastici) giunge sino a Cartesio. Per Cartesio lidea lOGGETTO DELLINTELLETTO, quindi il CONTENUTO DEL PENSIERO UMANO. Tale concetto ripreso e riaffermato da Locke. Laccordo tra i due pensatori per viene meno a proposito delle IDEE INNATE, che per Cartesio sono presenti nelluomo sin dalla nascita, mentre Locke nega ogni forma di innatismo, cercando di dimostrare che le idee derivano sempre e solo dallesperienza (EMPIRISMO LOCKIANO). Secondo Locke la mente delluomo alla nascita un foglio bianco, come dimostrato dal fatto che ci sono persone prive di idee, come i bambini e i pazzi, che non posseggono le idee innate di Dio e di perfezione. Per Locke nellacquisizione di idee vale un PRINCIPIO EMPIRISTICO, per cui le idee sono frutto della personale esperienza. Secondo Locke lanima alla nascita tabula rasa e in essa solo lesperienza inscrive i contenuti. 6

Se lintelletto non contiene idee innate, si potrebbe per supporre che fosse in grado di crearle. Anche tale ipotesi assolutamente esclusa da Locke. Il nostro intelletto pu combinare in modo vario le idee che riceve, ma non pu darsi da s le idee, n pu distruggerle. Quindi tutto il materiale della conoscenza deriva dallESPERIENZA, che pu essere ESTERNA, da cui derivano le idee semplici di sensazione (estensione, movimento, ecc.) o INTERNA, da cui derivano le idee semplici di riflessione ( piacere, dolore, ecc.) LA DOTTRINA LOCKIANA DELLE IDEE Locke fa una classificazione delle idee e distingue tra: DI SENSAZIONE IDEE SEMPLICI

DI RIFLESSIONE DI MODI IDEE COMPLESSE DI RELAZIONI DI SOSTANZE Le idee semplici sono il MATERIALE PRIMO della conoscenza. Noi sperimentiamo oggetti esterni (idee semplici di sensazione) e operazioni interne dello spirito (idee semplici di riflessione). Esse sono definite semplici perch relative ad un solo oggetto. Nei confronti di tali idee lintelletto passivo. Le idee complesse richiedono per formarsi dellazione dellintelletto, che in questo caso attivo. Lintelletto pu combinare tra loro le idee semplici, ma pu anche separare alcune idee dalle altre per formare IDEE GENERALI, attraverso un processo di ASTRAZIONE. Le idee complesse rappresentano solo s stesse e non corrispondono da un oggetto. Le idee complesse sono di tre tipi: 1) DI MODI idee che esprimono il modo di essere delle cose (spazio, numero durata,ecc.) 2) DI RELAZIONI idee che nascono dalla comparazione delle idee fra loro fatta dallintelletto (idea di casualit di causa: lidea di causa nasce quando viene creato un collegamento tra due idee, di cui una si presenta in conseguenza del sorgere dellaltra) 3) DI SOSTANZA idea che nasce dal fatto che alcune idee semplici vanno sempre unite insieme, per cui esiste un sostrato in cui sussistono. CRITICA DELLIDEA DI SOSTANZA Riguardo alla sostanza va fatta unulteriore precisazione. Locke non nega lesistenza di sostanze, ma ne nega la conoscibilit. Secondo Locke la sostanza inconoscibile, in quanto non ci possibile avere idee chiare e distinte riguardo ad 7

essa. Locke mette in discussione anche la distinzione cartesiana di res cogitans e res extensa perch egli afferma che noi non conosciamo n cosa sia la materia, n cosa sia il pensiero. Locke dice che noi non possiamo sapere se Dio ha aggiunto alla materia unaltra sostanza in grado di pensare, ossia se Dio ha dato ad un sistema materiale la facolt di pensare. Noi non possiamo sapere in che cosa consiste il pensiero. CRITICA DELLIDEA DI ESSENZA Secondo Locke va fatta una distinzione tra essenza nominale ed essenza reale, poich lessenza reale lessere stesso di una cosa, ed per luomo qualcosa di non conoscibile, mentre lessenza nominale linsieme delle qualit che una cosa deve avere per essere definita con un certo nome (ad es. un metallo pu essere chiamato oro solo se ha un certo colore, peso, temperatura di fusione; linsieme di quelle qualit detta essenza nominale) solo in alcuni casi le due essenze coincidono, come nel caso delle figure geometriche; in generale la distinzione tra le due netta. NOMINALISMO LOCKIANO Per Locke il PROCESSO ASTRATTIVO una PARZIALIZZAZIONE DI IDEE COMPLESSE, mentre per la metafisica classica era una progressiva SMATERIALIZZAZIONE MENTALE, che attraverso leliminazione del particolare permette di giungere al concetto generale. Il processo astrattivo per Locke connesso allessenza nominale, poich il generale e luniversalenon appartengono allessenza reale, ma sono concetti astratti creati dallintelletto. Con tale affermazione Locke riprende e riafferma il NOMINALISMO, di cui Hobbes sar un grande esponente. Di seguito diamo la definizione di nominalismo: Il nominalismo si pu definire come la posizione filosofica che sostiene che i concetti astratti, i termini di portata generale e quelli che in filosofia sono chiamati universali non posseggono una loro propria esistenza, ma esistono solo come nomi. LA CONOSCENZA Se le idee sono il materiale della conoscenza, la conoscenza vera e propria la percezione della CONCORDANZA o della DISCORDANZA fra le nostre idee. Conoscere collegare le idee tra loro e formulare un giudizio. Locke ci parla di tre forme di conoscenza o GRADI DI CERTEZZA DEL CONOSCERE, che sono i seguenti: 1) PER INTUIZIONE: conoscenza per evidenza immediata (ad esempio certezza della nostra esistenza). La pi chiara e certa. 2) PER DIMOSTRAZIONE: conoscenza per il ragionare, quindi mediante lintervento di altre idee concatenate logicamente (ad es. lesistenza di Dio) 3) PER SENSAZIONE: conoscenza dellesistenza delle cose esterne. La meno chiara e meno certa. Facciamo una precisazione riguardo alla conoscenza per sensazione. Le idee semplici sono acquisite dallesterno: loggetto materiale induce una sensazione, 8

che determina la formazione di una idea semplice. Noi siamo certi dellesistenza delloggetto fin tanto che esso produce in noi una sensazione. Tale certezza cessa al cessare della sensazione. Tale certezza, pur non essendo assoluta, comunque sufficiente agli scopi della vita. LA PROBABILITA Al di sotto dei tre gradi di certezza c il GIUDIZIO DI PROBABILITA, in cui laccordo tra le idee non percepito da me direttamente, ma solo supposto. Ci sono diverse forme di probabilit fondate su: 1) ESPERIENZE PRECEDENTI 2) TESTIMONIANZE DI ALTRI 3) ANALOGIE Un discorso a parte merita la CONOSCENZA PER FEDE, che si basa su una testimonianza eccezionale, la testimonianza di Dio. Locke attribuisce alla fede la massima dignit. Pur non avendo affermato che Dio esiste, Locke definisce la verit che viene da Dio rivelazione e fede laccoglimento di tale verit. Locke scriver unopera intitolata Ragionevolezza del Cristianesimo nella quale non negher la componente soprannaturale presente in tale religione. DOTTRINE MORALI E POLITICHE Locke scrive due trattati di argomento politico (Trattati sul governo)e in particolare sulla costituzione dello stato civile, venendo anche in contrasto con lopinione di Hobbes. Anche Locke parte dal pensiero giusnaturalista, affermando che lo stato di natura una condizione di pace e felicit relativa per luomo, in cui inizialmente sussiste un equilibrio tra bisogni e mezzi con i quali soddisfare tali bisogni. Con il tempo per tale equilibrio si spezza e il quadro di pace originaria si altera, perch nello stato naturale manca unautorit che faccia rispettare il diritto naturale, non esiste nessuna garanzia della tutela effettiva del diritto. Ogni uomo in tali condizioni tende a difendersi da s, con conseguente perdita della pace. Per risolvere questa situazione necessario uscire dallo stato di natura e dar vita, attraverso un patto sociale, allo Stato, che ha il compito di difendere gli individui che lo compongono. Creando la societ civile i cittadini rinunciano al diritto di difendersi da soli, ma non rinunciano al diritto alla vita, alla libert e alla propriet. Anzi compito dello Stato proprio quello di difendere tali diritti inalienabili dei cittadini. Lo Stato per Locke quindi non ha potere assoluto, ma limitato alla funzione di difesa dei diritti dei cittadini, per cui si parla di COSTITUZIONALIMO LIBERALE. Alla base della societ civili secondo Locke ci sono due patti: 1) PATTO SOCIETATIS patto che gli uomini stipulano tra loro e d origine alla societ. 2) PATTO SUBIECTIONIS patto che gli uomini stipulano con il sovrano e determina il reciproco rispetto di clausole accettate da entrambi i contraenti il contratto stesso. Cos come i sudditi sono tenuti al rispetto delle regole, anche il sovrano soggetto al controllo da parte del popolo e in caso di non rispetto dal contratto viene deposto. I cittadini mantengono il diritto di ribellarsi al potere centrale, quando questo operi contrariamente 9

alle finalit per cui stato creato. Si parla di STATO DI DIRITTO proprio perch la sa finalit quella di difendere i diritti inalienabili dei cittadini.

GIUSNATURALISMO Con il termine giusnaturalismo si intendono in generale quelle dottrine filosofico-giuridiche che affermano lesistenza di un DIRITTO NATURALE, cio di una serie di norme di comportamento dedotte dalla natura e conducibili alluomo. Tale corrente filosofica nasce nel 1600 con il pensiero del giurista e filosofo olandese UGO GROZIO, e termineranno nel 1800 con il filosofo tedesco FRIEDRICH HEGEL. Il giusnaturalismo sostiene che il diritto naturale antecedente al DIRITTO POSITIVO, rappresentato dalle leggi emanate dalluomo. Le leggi positive debbono essere formulate sulla base del diritto naturale, perch una legge antitetica a questi principi illegittima. Anche la nascita dello stato e della societ viene collegata al diritto naturale e si basa sullIPOTESI CONTRATTUALISTICA: lo stato deriva dalla tendenza che ha luomo ad istituire con i suoi simili una forma di comunit politica, pacifica e concorde. Lo stato quindi un organismo artificiale, che nasce in virt di un contratto tra gli uomini. Tale concezione dello stato verr sostituita, nel 1800, con la una concezione di tipo ORGANICISTICO dello stato, per la quale lo stato un organismo naturale, non basato su convenzioni. Anche la posizione dellindividuo nella societ diversa nei due casi: nellipotesi contrattualistica lindividuo viene prima dello stato; in quella organicistica lindividuo s stesso solo allinterno dello stato. Hegel giunger alla concezione dello STATO ETICO, ossia di stato come espressione di massima eticit. Il modello politico del giusnaturalismo, si fonda su due principi: 1) STATO DI NATURA: la condizione originaria delluomo, che precede listituzione di una convivenza organizzata. Lo stato di natura in realt una condizione ipotetica, in cui luomo si trova prima della creazione delle leggi e dello stato. I filosofi giusnaturalisti descrivono le caratteristiche di fondo delluomo e si domandano perch luomo abbia ad un certo punto abbandonato tale condizione per passare ad una societ organizzata. (Ciascun filosofo ha la sua opinione rispetto a tale stato: Hobbes considera lo stato naturale uno stato di guerra tra tutti; Locke d invece un giudizio positivi; infine Rousseau lo considera una condizione ottimale, in cui possono predominare istinto e sentimenti umani) 2) CONTRATTO SOCIALE: condizione in cui gli uomini hanno deciso di darsi unorganizzazione sociale per rapportarsi tra loro. Nello stato di natura luomo gode di diritti fondamentali, quali il diritto alla vita, alla libert, alla propriet. Il passaggio dallo stato di natura alla vita associata, attraverso un contratto, spiegato in modo diverso dai diversi filosofi: 1) OPINIONE DI HOBBES: gli uomini abbandonano lo stato naturale perch in esso era impossibile vivere. Lo stato naturale una condizione pessima, che rende impossibile la sopravvivenza. Gli uomini per garantirsi la pace, decidono quindi di cedere, per via contrattuale, i propri diritti al sovrano, il 10

quale ha il compito di esercitarli nel nome di tutti. H. teorizza quindi lo stato assoluto, che chiama GRANDE LEVIATANO. 2) OPINIONE DI LOCKE: gli uomini decidono di dal vita allo stato per tutelare i propri diritti naturali e non per rinunziarvi. Teorizza lo STATO COSTITUZIONALE. 3) OPINIONE ROUSSEAU: lo stato di natura una condizione felice, ma con lavvento della propriet privata la situazione si corrompe, per cui sorge lesigenza di creare una nuova societ che, sulla base di un contratto stipulato tra gli uomini, tuteli luguaglianza degli individui. R. il teorico della DEMOCRAZIA TOTALITARIA, in cui si realizza il dominio della maggioranza. THOMAS HOBBES Thomas Hobbes, filosofo inglese, autore di numerose opere, tra cui LEVIATANO, scritta sia in inglese che in latino, d una sua spiegazione sulle origini dello stato, partendo da alcune considerazioni sulluomo. Secondo Hobbes luomo un essere egoista, mosso nellagire dallistinto di conservazione, per cui nessun uomo legato spontaneamente agli altri uomini (homo homini lupus). Per Hobbes non esiste una giustizia naturale, ma esiste invece una giustizia che nasce da una convenzione stabilita dagli uomini, che cercano in questo modo di garantirsi una pacifica convivenza. Essendo luomo un essere egoista, egli tende ad acquisire tutto ci che utile alla sua autoconservazione, tutto ci che gli permette di ottenere il massimo di piacere e benessere. Necessariamente gli uomini vengono in conflitto tra loro, perch il desiderio delluno si scontra con quello dellaltro. Dove non c legge, ognuno legge per s stesso. Mancando i concetti di giustizia ed ingiustizia, viene a prevalere la forza, per cui chi pi forte impone agli altri le proprie esigenze. Manca anche il concetto di propriet privata, per cui ciascuno si appropria delle cose in ragione della propria forza sugli altri. In questa situazione luomo rischia di perdere il bene primario che la vita, essendo sempre esposto al pericolo di una morte violenta. Da questa condizione luomo esce facendo leva su due elementi fondamentali: 1) lISTINTO di evitare la guerra e continuare a procurarsi ci che necessita alla sopravvivenza. 2) la RAGIONE che permette di capire che per sopravvivere occorre accettare una limitazione alle proprie inclinazioni e allansia di possesso. La ragione per H. un EGOISMO CONSAPEVOLE. Date queste premesse Hobbes afferma che per la formazione di uno stato sociale sono necessari due atti fondamentali: 1) rinuncia da parte delluomo di ogni diritto originario, mantenendo solo una libert limitata. 2) stipula di un contratto di ognuno con tutti , in base al quale tutti gli uomini rinunciano allesercizio dei propri diritti, perch tutti i diritti sono trasferiti nello stato, che una realt sovrapersonale: lesercizio dei diritti passa nelle mani di un singolo (il monarca) o di unassemblea, che garantisce a tutti libert e sicurezza. Il potere dello stato tale, perch esso detiene in tal modo il monopolio della forza. 11

Il contratto che gli uomini debbono stipulare tra loro per creare lo stato definito da Hobbes PACTUM UNIONIS. Con esso gli uomini trasferiscono i propri diritti allo stato, assoggettandosi quindi ad esso. Il sovrano resta fuori dal patto, perch egli non deve essere parte in causa del patto stesso, deve essere SUPER PARTES, per garantire la pace nella societ. Il sovrano ha quindi potere assoluto, non per diritto divino, ma in virt del PATTO SOCIALE stipulato tra gli uomini. IL GRANDE LEVIATANO Nella Bibbia, nel libro di Giobbe, si descrive un mostro invincibile il LEVIATANO, che ha laspetto di un coccodrillo. Hobbes usa tale termine per indicare lo Stato, che il filosofo indica anche con il termine Dio mortale a cui gli uomini debbono la pace e la difesa della vita. Lo Stato assoluto quindi per met mostro e per met dio mortale.

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