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CATECHESI 22.X.

10 INTRODUZIONE Questa sera faremo solo unintroduzione anche pi breve rispetto alle altre catechesi proprio perch voi possiate in qualche misura avere degli strumenti per iniziare esperienza. Per dire cos una catechesi vorrei partire da un insegnamento di Arsenio, Padre del Deserto. Si dice che Arsenio avesse chiesto: Che cosa devo fare per salvarmi? e una voce gli venne dal cielo e gli disse ((ve le dico nella forma latina che anche pi facilmente memorizzabile) Fuge, tace, quiesce. In realt ci che sorprende in questo detto lesigenza di tre atteggiamenti, di tre comportamenti che sono estremamente necessari allesercizio spirituale, sono addirittura secondo me essenziali per avere una vita spirituale, per darsi una vita interiore. Certo, vanno decodificati, vanno soprattutto compresi oggi nella nostra situazione e con le nostre categorie antropologiche, ma questo semplicemente fare la lettura intelligente di qualunque cosa che sia stata scritta in un altro tempo e in questo caso in un tempo antico. Dunque queste tre esigenze sono: la prima fuge. Certo, la si pu leggere come prendi la fuga dal mondo, (come potrebbe un pap o una mamma?) cos stata letta soprattutto in ambiente monastico, ma in realt questa istanza soprattutto unistanza che significa prendi la distanza. Forse nel linguaggio neotestamentario, quello che viene usato dai Vangeli e di cui soggetto Ges il verbo allontanarsi. Voi sapete che pi volte nel Vangelo si dice Ges si allontan, normalmente viene tradotto nel nostro Vangelo Ges si ritir, nella dizione della Cei. E un primo movimento che secondo me molto importante, decisivo, cio si tratta di allontanarsi da dove normalmente si vive per intraprendere un cammino, e nellantropologia delluomo voi sapete che molto importante il cambiare ambiente; tipico delluomo, non fanno cos gli animali che normalmente hanno un ambiente unico in cui loro stanno, ma proprio dellantropologia umana questa capacit di dover entrare in altri spazi, in altri ambienti. Si potrebbe dire che allinterno della Bibbia questo verbo espresso con il verbo uscire, il verbo dellesodo. Ora non da intendersi con scappare.

Parrocchia delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa - Brescia CATECHESI 2010.11

In ogni caso voi vedete si tratta di fare un movimento con cui si prende le distanze da ci che si vive abitualmente, normalmente, dal luogo e di conseguenza da ci che si opera, ci che si fa, ci che normalmente caratterizza la nostra vita. Noi uomini abbiamo bisogno assolutamente di questo. La nostra consapevolezza, dicono gli psicologi, aumenta nella misura in cui noi sappiamo pigliare delle distanze. Chi non sa pigliare le distanze manca normalmente di consapevolezza, rischia di avere una coscienza non profonda. La distanza dalle cose, ambiente, distanza dalla famiglia, distanza dai rapporti in realt ci d la possibilit della coscienza, la possibilit del leggerci, la possibilit di avere verso di noi un atteggiamento pi autentico, pi vero. Sapete tutti cosa voleva dire un tempo per la gente andar via di casa. Lesperienza di unuscita, alla fin fine in qualche misura si ripete luscita dal grembo della madre, e quindi pigliare la distanza e pigliare non solo unautonomia ma arrivare a questa maggior soggettivit. Noi abbiamo bisogno proprio di questa distanza da dove siamo, da ci che facciamo, operiamo, dal nostro lavoro e da ci che costituisce lambiente normale dei nostri rapporti. E talmente importante che anche nellavventura nella vicenda amorosa guai se non ci fossero dei momenti di distanza luno dallaltro. Non saprebbero esattamente che cos il loro rapporto, non avrebbero il senso di misurare il desiderio che uno ha dellaltro. E unesperienza fondamentale. Dicono anche gli psicologi che chi non sa pigliare le distanze da dov, da ci che fa e da quelli con cui vive soggetto a una forma di miopia, cio non riesce poi a rendersi conto della dimensione pi larga, pi universale pi lontana, rischia di essere soffocato nel suo ambiente, nel suo lavoro, nei suoi rapporti. Allora molto importante questo movimento, a tutti i livelli. Ceric uno scrittore che ha girato il mondo facendo viaggi e alcuni suoi libri sono veramente dei capolavori; il pi famoso questo in Patagonia. Un uomo che ha passato la vita girando, facendo il reporter dei viaggi ma con una notevole intelligenza, un notevole senso degli incontri che lui faceva in questa sua forma di viaggiare che certamente appassionante, ma lui diceva appunto che era molto importante questo suo cambiare ambiente e lui diceva che quando si trovava a vivere in una certa condizione poi le cose pi vere le scriveva dopo, non nel giornale, nel giorno in cui stava in un ambiente, ma

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quando, presa la distanza, aveva la capacit di misurare e riflettere su ci che era il suo viaggio. Ecco, io credo che nella nostra vita necessario questo e credo che sia una delle cose pi ardue allinterno della vita cristiana, avere la possibilit di uscire dalla vostra vita anche per poche ore, di pigliare le distanze una grande occasione, proprio per una maggior consapevolezza di chi siete, di cosa fate e dei rapporti che abitualmente avete. La seconda parola che viene detta a Arsenio tace. E molto pi facile da esser compresa, una dimensione di silenzio da assumere, e, guardate, la materialit del silenzio di per s unesperienza molto forte. Stare ore e ore senza parlare, soprattutto per la nostra vita, non facile. Ecco questa loccasione invece per avere spazi di silenzio in cui la materialit del silenzio vi deve portare a un discernimento tra le parole e la Parola soprattutto, perch il silenzio soprattutto questo: un prepararsi allascolto, ma soprattutto un discernimento della Parola di Dio e le parole. Un esercizio non facile. Non so se vi mai capitato di provare a fare una settimana in un eremo in silenzio completo, senza dover neanche pregare con gli altri e quindi pregate silenziosamente, e una delle cose che succede che dopo sette giorni si fa fatica a ripigliare a parlare e si ha la sensazione che tutto quello che si vuole dire lo si deve dire pensandoci di pi, con maggior discernimento. Ecco, questo il silenzio degli esercizi. Benedetto XVI il 5 ottobre ha fatto un incontro e ha parlato del silenzio: un testo molto bello su come si deve fare silenzio per avere un discernimento della Parola di Dio; sia nella Parola di Dio ascoltata, sia nella Parola di Dio proclamata, predicata. E un testo bellissimo, una perla. Ma il silenzio proprio questo. Lo proviamo nellAdorazione. E poi la terza espressione che noi troviamo in Arsenio quiesce, cio trova la pace, persegui la pace e questa forse loperazione pi difficile. Da un lato certamente necessario per trovare la pace prendere le distanze da ci che facciamo, da dove viviamo, dai rapporti con gli altri e certamente necessario fare silenzio, ma poi a volte neanche queste due condizioni bastano ed unoperazione molto difficile. Credo che lesperienza la facciamo tutti oggi, che una delle fatiche pi grandi che facciamo nella nostra vita questa incapacit di trovare pace. Siamo un po tutti malati o di ansia o di angoscia o di depressione
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(attenzione quando riconosciuta come vera e prorpia malattia ha le sue terapie e dei rimedi medici e scientifici); scegliete la variante ma E giustamente voi sapete che i sociologi dicono che la nostra una societ depressa. E depressa davvero con tutte le patologie che la depressione porta in s, ma che poi personalmente in noi, al di l di quello che pu apparire sugli orizzonti sociali, significa per molti ansia, per molti angoscia e per molti quasi una vita astenica, mancante di motivazione. Perseguire la pace combattere questa situazione ed sempre pi difficile, perch questa una malattia davvero che coglie soprattutto le persone che sono entrate nellanzianit; questo uno dei problemi pi grandi quando si arriva verso i sessantanni, perch avere la pace, conservarla dentro, difficile; difficile per varie ragioni con ogni probabilit dovute anche a una forma di astenia che viene con lanzianit, con la vecchiaia, per cui si insinuano pi facilmente ansie, preoccupazioni, angosce, addirittura sensi di colpa; ognuno ha le sue storie e sa leggere, ma anche qui molto importante che noi abbiamo questa capacit di perseguire la pace, di darci la pace, il che significa proprio esercitarci a combattere quelli che sono i pensieri, a combattere le forme ossessive delle varie presenze che dentro noi sono poi la causa di ansia di angoscia o di situazioni depressive. Ecco, vedete, dicendovi queste tre cose in qualche misura siamo gi entrati in quella che la lotta spirituale. Riprenderemo questi elementi in maniera diversa, ma servono alle catechesi, servono alla vita spirituale, servono al combattimento spirituale. E questanno io ho pensato di svolgere queste riflessioni per due ragioni. La prima perch la vita lotta, ogni istante. Si lotta sul lavoro, in casa, luogo dellarmonia, ma dentro di noi, e la seconda ragione perch su questo tema c un grande silenzio nella vita ecclesiale. Non lo si insegna pi il combattimento, non pi uno dei temi non dico della catechesi, ne dellomelia. E un tema evaso, diventato quasi incomprensibile, mentre invece secondo me uno dei temi pi importanti, pi decisivi. Tra laltro vi confesso che io sono convinto che anche questa dilatazione o questa crescita della depressione sia dovuta anche a questo: lincapacit ormai che abbiamo di contrastare dei pensieri, di esserne signori e padroni e quindi noi siamo pi preda ormai dei pensieri. Voi sapete che la depressione sempre una forma in cui dei pensieri ossessivamente si ripresentano alla nostra mente. Il primo segno
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della depressione che noi abbiamo dei pensieri che si insinuano in noi, non riusciamo assolutamente a fermarli, diventano come una presenza; ci distraiamo un momento, ma sentendo quasi di fondo nel nostro animo, nella nostra mente una cosa che ci disturba, ci ferisce e ci fa male, e poi appaiono subito dimprovviso come finisce la distrazione, magari dovuta al lavoro, dovuta a un colloquio, dovuta a qualcosa che per un momento ci ha scosso. Il meccanismo della depressione un meccanismo ossessivo, ma, vedete, noi non siamo pi capaci a combattere questi pensieri, di qualunque tipo sono, come non sappiamo combattere eventualmente i pensieri che vedremo, quelli che sono i classici pensieri da combattere nel combattimento, nella lotta spirituale, ma noi non sappiamoTanto vero che noi siamo una societ che ricorre facilmente ai farmaci, ormai la cosa pi sempliceanche nei giovani vivono ormai con questa formula di questo antidepressivo che addirittura negli Stati Uniti viene distribuito gi nelle scuole elementarima son tantissimi i ragazzi che lo prendono anche da noi a partire dalla scuola media in poi. E una cosa molto normale, viene ormai venduto e dato molto facilmente, ma questo significativo: il primo ricorso di fronte a qualsiasi difficolt il farmaco perch non si ha pi la capacit di una lotta, di un combattimento, di una presa su quelli che sono vedete, il mondo antico cristiano sulla traccia gi della filosofia greca li ha chiamati loghismoi, vengono da logos, parola che stata tradotta sempre con pensieri: gli otto pensieri di Evagrio. Se li conosciamo e ne scopriamo lorigine ci possiamo emancipare e riappropriare della vita. Ecco, chiamiamoli otto suggestioni, chiamiamole suggestioni pi in generale, chiamiamole pulsioni, ma sono sempre cose che si insinuano in noi, e che sempre di pi in qualche misura ci alienano, ci rendono schiavi, anche quando sono pensieri che non sono di per s peccaminosi, ma il vero problema se noi siamo capaci a lottare o no. Ecco, siccome un tema evaso io ho voluto proporlo come catechesi di questo anno, anche perch vedo il male operare in me e anche delle volte in mezzo a noi: il Vescovo scrive che siano una cosa sola e tutto rema contro. Il nostro cammino sar dunque segnato innanzitutto dalla lotta spirituale, la tentazione: cercheremo di cogliere, e sar la parte forse pi direttamente biblica, nel senso che terremo dei testi sotto, la tentazione fondamentale di ogni uomo cos come ci descritta in Gen 3, le tentazioni nel deserto di Israele, le tentazioni di Cristo per poi arrivare
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alle passioni madre, quelle che Freud ha saputo discernere molto bene come libido e che sono per i Padri della Chiesa le tre passioni madre, cos le chiamavano, per poi arrivare anche alla distinzione tradizionale degli otto loghismoi, degli otto peccati capitali, che per lOccidente sapete che sono sette, ma solo perch Gregorio Magno non ne sentiva uno: da Papa lui non aveva lottava tentazione e lha tralasciato, ma noi che non siamo Papi faremo gli otto peccati capitali come li ha letti Evagrio e Cassiano in tutta la tradizione. Io seguir anche abbastanza linsegnamento tradizionale, quindi Evagrio, Giovanni Cassiano, poi certamente troverete eco del Combattimento cristiano di Agostino, il Manuale del soldato di Erasmo da Rotterdam, il Combattimento spirituale di Scupoli. Scupoli un autore 1530-1610 ma ha avuto il coraggio di scrivere in quel momento il Combattimento spirituale, che ha avuto molta importanza - pochi lo sanno - perch stato tradotto da Nicodemo Lagiorita alla fine del XVII sec. in Greco, quindi si sparso per lortodossia un libro che ritenuto addirittura un libro alla pari di quelli dei Padri della Chiesa, lautore occidentale pi conosciuto; e poi Teofene il Recluso alla fine del XIX sec lha tradotto in Russo e quindi tutta lortodossia anche russa alla vigilia della rivoluzione aveva questo Combattimento spirituale di Scupoli come uno dei libri pi importanti allinterno della vita spirituale, un po quello che era da noi lImitazione di Cristo, per intenderci. Nelle generazioni passate si dava lImitazione di Cristo a 12-13 anni come il libro assolutamente da seguire, ma a 16-17, se uno si mostrava un po pi interessato, veniva consigliato il Combattimento spirituale di Scupoli. Certamente tutto questo cammino lo faremo con la centralit e il primato della Parola di Dio. Saranno sempre le pagine bibliche che ci illumineranno in questo tragitto in cui vogliamo davvero imparare come nasce la tentazione, come combattiamo la tentazione, come vinciamo le tentazioni. Voi sapete che Paolo amava definire la vita Cristiana come una grande lotta, sovente usa addirittura il linguaggio militare della lotta, parla delle armi spirituali che il cristiano deve avere, e certamente in una lettura se voi volete ascetica, ma nel senso di aschesis, esercizio, molto importante tenere conto che la vita cristiana questo e che noi dobbiamo combattere fino alla fine, come dice Paolo a Timoteo, secondo le regole, se vogliamo poi ricevere la corona di gloria, il premio per questa nostra vita vissuta il pi possibile, con tutta la nostra fragilit e debolezza, ma
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secondo la volont del Signore. La Parola di Dio veramente quella che diventa larma spirituale e, lo vedremo, tutti i Padri hanno sempre detto, e lo vedremo perch lesempio viene da Ges, che la tentazione si respinge con la stessa Parola di Dio. Ges non ha usato altro; certo, ci sono anche altri mezzi, per la Parola di Dio ha questa capacit di essere non solo luce ai nostri passi ma di essere la vera arma del combattimento spirituale attraverso la quale noi possiamo confondere il demonio, possiamo vincerlo, possiamo respingerlo. Vi leggo su questa lotta spirituale un bel testo di Martyrios che un padre siriano del VII sec. Scriveva questo padre: La lotta

interiore, il combattimento per fare fronte ai pensieri e la guerra contro le pulsioni non sono forse tanto duri quanto le guerre esteriori contro i persecutori e le torture fisiche? A me pare che siano ancora pi duri, come vero che Satana pi crudele e malvagio degli uomini malvagi. Finch c respiro nelle nostre narici non cessiamo dunque di combattere, non lasciamoci abbattere n mettere in fuga, ma perseveriamo nella lotta contro Satana fino alla morte, per ricevere dal Signore la corona della vittoria nel giorno della ricompensa.
E mi piace soprattutto ricordarvi unaltra espressione sulla lotta spirituale, e spero che nessuno di voi si scandalizzi, ma che del grande Rimbaud. Rimbaud, il poeta maledetto, questuomo che ha consumato la vita in una chiaroveggenza straordinaria, lui arrivato a scrivere in Una stagione allinferno il suo capolavoro, dopo il quale, sapete, non ha scritto pi nulla ed morto ventenne. La lotta spirituale pi dura di tutte le guerre che si fanno gli uomini ecco, questa davvero la lotta, per noi cristiani abbiamo la grazia sempre preveniente cio questo amore del Signore gratuito che ci viene incontro e che una vera forza dello Spirito Santo, che rende possibile in noi ci che noi da soli non riusciremmo a fare. Noi a volte non pigliamo sul serio la lotta spirituale. Pensate solo quanta letteratura in questi ultimi secoli o quanto larte si cimentata in maniera non sempre intelligente sulle passioni di SantAntonio. Avete presente, da Geronimo Bosch a tutti gli altri, SantAntonio nel deserto in questa cella in cui lui si murato per combattere il diavolo e poi tutti gli animali che hanno invaso la cella. Noi, nella nostra totale incapacit a capire, abbiamo fatto di SantAntonio il protettore degli animali. Per cui
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addirittura, poverino, viene chiamato, almeno nel nord, SantAntonio del maialino, per distinguerlo dallaltro di Padova. In realt vedete anche l la totale incomprensione. Gli animali che entrano nella cella di SantAntonio attenzione una grande metafora, non pensate che SantAntonio abbia avuto davvero quegli animali che entravano- gli animali che entrano nella sua descrizione nella cella son quelli che accompagnavano il carro di Afrodite. Il carro di Afrodite, il carro di Venere, la dea insomma ricca di tentazioni, la quale si presentava insieme con quegli stessi animali su quel carro, quindi dietro a quegli animali decodificando ci sono le tentazioni, ci sono le libido c in sostanza quella che in qualche misura per noi sempre una possibilit o di alienazione, di idolatria o di comunione. Ecco io vi devo dire che ho cercato in questi anni di capire le tentazioni e ne parleremo volta per volta, ma le tentazioni io le leggo - e spero che non vi sembri strano, poi vi mostrer il perch - le leggo come tutte le possibilit che noi abbiamo coi rapporti. Noi uomini accendiamo rapporti, accendiamo la comunicazione. Ovunque noi originiamo un rapporto, una comunicazione noi possiamo o scegliere lidolatria, essere praticamente sedotti e alienati, o possiamo fare un cammino di comunione, e gli otto loghismoi di Evagrio secondo me sono otto rapporti: rapporto con il proprio corpo, rapporto con la sessualit, rapporto con lo spazio, rapporto con le cose, rapporto con il tempo, rapporto con Dio, ma in realt se uno va a fondo e legge antropologicamente davvero che cosa sono le pulsioni vede che nascono laddove noi siamo chiamati ad avere rapporti, comunicazione, relazione. E cos fin dallinizio. Allora iniziamo il vero itinerario sul combattimento spirituale, la lotta spirituale, fermandoci innanzitutto sulla tentazione. Cercheremo di mettere a fuoco la tentazione che noi uomini subiamo, che noi uomini viviamo, attraverso la quale noi finiamo per scegliere il male e non il bene. Io devo dire che sono sempre pi convinto di una idea che attraversa tutta la Scrittura dallAntico al Nuovo Testamento, unidea fondamentale e che viene ripresa soprattutto in quattro luoghi biblici io ve li do allinizio anche se poi li commenteremo volta per volta ma credo che sia fondamentale per capire tutto il discorso sulla tentazione e sulla lotta spirituale. Il primo testo il Capitolo 3 della Genesi, la tentazione dellumanit.
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Il secondo testo, che racconta la tentazione di Ges cos come ci raccontata dai Vangeli sinottici, certamente con delle varianti che metteremo a fuoco, ma essenzialmente almeno Matteo e Luca hanno una stessa declinazione della tentazione. Il terzo testo Fil 2, 6-11, dove in quellinno che tutti conoscete tracciato lanti-Adamo per eccellenza. C effettivamente un anti-tipo rispetto a Gen 3. Adamo, per diventare come Dio, ha steso la mano per prendere il frutto proibito, Ges invece che aveva luguaglianza con Dio, la forma di Dio, ha rinunciato a questo privilegio per diventare uomo, per diventare servo fino alla morte, la morte in croce, stendendo le braccia sulla croce. E poi il quarto testo, che estremamente importante perch ci che Genesi vede come antropologico, ci che i Vangeli vedono come cristologico e Paolo pure in una lettura sintetica della vicenda di Cristo, viene detto invece per i Cristiani. Anche su questo testo ci fermeremo; siccome forse meno conosciuto degli altri questo ve lo leggo. 1 Gv 2, 1516: Non amate n il mondo, n le cose del mondo! Se uno ama il mondo, lamore del Padre non in lui; attenzione qui perch tutto quello che mondano, la concupiscenza della carne, la pretesa degli occhi e larroganza della vita, non vengono dal Padre, ma sono mondane dove vedete c una triplice declinazione, esattamente un rimando a Gen 3, ma di conseguenza anche un rimando alle tentazioni dei sinottici.

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