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Cesare Zavattini. Opere Lettere. Una, cento, mille lettere. [111] Carta 59 A Valentino Bompiani.

Roma, 30 giugno 1943 Caro Valentino, rispondo subito alla tua lettera rimprovero. Dolce, ma rimprovero. giusto. Cio devo considerare le cose con calma e invece mi accendo come un ragazzo e temo di essere perfino sconveniente cos? E s che in questi giorni sto leggendo i colloqui dell Exkermann con Goethe. Anzi sono stato a letto un giorno e mezzo per finirmi tutto il primo libro. Che natura distante dalla mia, quanto ho da imparare ancora e in che spaventosa presunzione sono vissuto. Stamattina poi mi ha dato il buongiorno la traduzione del Battello ebro fatto da Dal Fabbro. Non avevo mai letto una riga di Rimbaud. Insomma io non so con quale coraggio certi nostri scrittori abbiano scritto conoscendo sin dall infanzia questi monumenti. Dico certi autori, perch al contrario i buoni autori traggono dai migliori esatto incitamento a scrivere. Io spero che quest ultima lettura abbia una duratura influenza sopra di me. Non amo Goethe, cos d istinto, anche perch non conosco altro di lui e ora attaccher le esperienze del Meister [1] ma alcuni punti universali del carattere, delle esigenze del carattere nell arte, li ha chiariti con una forza musicale meravigliosa. Puoi immaginare che cosa stato per me il suo inno alla obbiettivit, io che non riesco a restare fermo un minuto con l occhio su niente, io che ho sempre creduto di avere tutto in me. Pensa che la mia seconda lettera a Goffredo riguarda soprattutto i fatti, cio la fatica, la lotta di uno soggesttivo con i fatti. Direi che a un certo punto si leggono i libri, si scelgono, per una volont superiore. A meno che la cosa non stia cos: che quando sei maturo in ogni libro trovi ci che ti conviene. Torniamo a Tot: si tratta di correggere la copertina, e altre cose tipografiche (la carta malinconica) non il formato, sul quale eravamo d accordissimo. Si pu forse togliere dalla copertina quel romanzo per ragazzi , che la sovraccarica? Circa quel paio errori di grammatica e di sintassi che ho trovato, faccio a tempo a rimediare per la seconda edizione? Dimmelo senza complimenti. [...] In subordine ti dico che vorrei fare per te quell antologia di pittura di cui ti parlai per le scuole. Ho le idee chiare. Sarebbe un grande successo ed l et giusta. Potrei associarmi Bardi e Virgilio Guzzi, in tre faremmo una cosa perfetta. Pittura moderna, ottocento-novecento, come ci sono le antologie della prosa e della poesia moderne. Deve essere fatta in modo che sia buona per molti anni di scuola, un libro da consultare sia da un giovanetto che da un giovanotto, in modo che la pittura entri nelle scuole come fatto costante come la parola. Io sto attraversando una crisi come pittore. Non ridere. Da quando ho vinto il premio e ho il contratto sono guai. Vorrei avere la forza di rimandare il contratto perch mi divertido molto di pi a regalarli i miei quadri, ma fa resistenza quella vanit che mi fece andare a Venezia. Se penso a chi pittore, secondo Goethe, dovrei spararmi al pensiero di aver avuto il coraggio di lasciare andare il mio nome nei giornali. Ma che mescolanza di intelligenza e ottusit, di sublimit e di infimit siamo e io in particolare. In questi giorni ho i miei ragazzi che stanno poco bene. Para sia colpa del pane perch lass c olio ma non c farina. Specialmente la pi piccola mi d preoccupazioni per il suo orecchio che le dolora ancora un tanto malgrado l operazione che sai. Spero che i tuoi stiano bene. Ti abbraccio.

[129] Carta 68 A Pietro Maria Bardi. Roma, 14 gennaio 1946 Caro Bardi, ore 21 Il giorno 11 lle ore 10,45 spaccate Fiorella diceva s a Raffaele Piperno in Campidoglio. Gli sposi erano felici e credo di non sbagliare dicendoti che si amano. Lo sposo ha 34 anni, ricco, appartiene a una famiglia di ebrei borghesi che non si occupano di pittura. Il viaggio di nozze aveva per meta immediata Bologna onde poter assistere alla partita di calcio RomaBologna. Vedi che giovinezza e che felicit. Fiorella era bellissima e sfolgorava con la sua spilla regalo del marito e con il braccialetto regalo del pap. Piperno ha detto precisamente cos: suo padre (cio tu) mi sempre piaciuto. [...] Alla sera di sabato hanno telefonato da Perugia, prima tappa, che erano felici. C erano molti bei regali e non voglio farti ridere dicendoti che il mio regalo era il pi grande di tutti. Tutti i regali d argento, fra cui uno bellissimo della Palma Bucarelli. Ma il mio era il pi grande di tutti perch non era d argento e cio un quadro di Giovanni Omiccioli, quela partita di calcio che forse tu ricordi. Me la sono cavata a nuon mercato, dirai, e ho accompagnato il quadro con tre parole spiegando che davo un quadro perch la pittua piace molto a me, piace molto a Bardi, e piacer molto era il mio augurio ai prossimi sposi. Monotti l ho sorpreso nella camera dei regali che cercava di spiegare a un folto gruppo di inviati i valori di quel quadro. Questo Monotti davvero provvidenziale.

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