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Il sogno del Villaggio dei Ding

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ISBN 978-88-7452-319-1 Titolo originale: Ding Shuang Meng Yan Lianke 2005 2011 nottetempo srl nottetempo, via Zanardelli 34 - 00186 Roma Progetto grafico: Dario e Fabio Zannier Copertina: Dario Zannier Immagine di copertina: Henry Gan/GettyImages In IV di copertina foto di Yan Lianke: Philippe Picquier www.edizioninottetempo.it nottetempo@edizioninottetempo.it

Yan Lianke Il sogno del Villaggio dei Ding


Traduzione di Lucia Regola

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Il sogno del coppiere Ho visto in sogno una vite, da cui spuntavano tre tralci. Mi parve che i tralci germogliassero, fiorissero e infine si coprissero di grap poli maturi. Spremetti luva nella coppa del faraone, che tenevo in mano, e gliela porsi. Il sogno del panettiere Ho sognato di portare sulla testa tre ceste di pane bianco. Nella cesta pi alta cera ogni sorta di vivande cotte al forno per il fara one, ma gli uccelli venivano a beccarle sul mio capo. Il sogno del faraone Era sulla riva del fiume, quando sette belle vacche grasse usciro no dallacqua e si misero a brucare nella giuncaia. Poi altre sette vacche, brutte e magre, uscirono dal fiume e divorarono le vacche grasse. Il faraone si svegli. Riaddormentatosi, sogn di nuovo: vide sette spighe, floride e rigogliose, spuntare su ununica pianta di grano. Poi apparvero altre sette spighe, fragili e sottili e sferzate dal vento dellest, che inghiottirono le spighe forti e rigogliose. dal Libro della Genesi

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Capitolo 1

1 Era il crepuscolo di un giorno di fine autunno. Nella luce del sole al tramonto la pianura del Henan orientale pareva essersi trasformata in una distesa di sangue. Il rosso del tramonto autunnale copriva cielo e terra. La stagione era inoltrata e faceva un freddo pungente, cos per le strade del Villaggio dei Ding non cera anima viva. I cani si erano rintanati nelle loro cucce. Le galline se ne stavano appollaiate sui trespoli. Anche le mucche si erano da un pezzo sdraiate al calduccio delle stalle. Il Villaggio dei Ding era immerso in un silenzio assoluto, palpabile. Era ancora vivo, ma sembrava morto. E in quella quiete, in quel profondo autunno, in quel crepuscolo, il villaggio era come appassito, anche le persone erano come appassite. Inaridite. Anche la vita si era inaridita, come un cadavere sepolto nella terra. La vita assomigliava a un cadavere. Lerba della pianura era secca. Gli alberi della pianura, secchi. Le dune di sabbia e i campi coltivati, dopo londata rosso sangue, parevano anchessi rinsecchiti.
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Tutte le note al testo sono a cura della traduttrice.

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La gente del villaggio se ne stava rintanata in casa, nessuno usciva pi. Quando il nonno Ding Shuiyang torn dalla citt, il crepuscolo si era gi disteso sulla pianura. Lautobus con cui era giunto da Weixian laveva lasciato sul bordo della strada come il vento dautunno lascia per terra una foglia morta, prima di proseguire verso la lontana Dongjing. La strada che conduceva al Villaggio dei Ding era stata cementata dieci anni prima, allepoca in cui tutti gli abitanti si vendevano il sangue. Il nonno se ne rest l sul bordo della strada a guardare il villaggio che si stendeva davanti ai suoi occhi, finch una folata di vento non scosse la sua mente intorpidita dal viaggio. Lungo tutto il tragitto non era riuscito a districarsi dal groviglio di pensieri che lo avviluppava. Ma ora cominciava a capire, per la prima volta da quando era partito dal villaggio in autobus per recarsi in citt a sentire tutti quegli interminabili e confusi discorsi dei funzionari locali e ripartire poi alla volta di casa, ora finalmente intravedeva una luce, come se un raggio di sole si levasse in un cielo limpido. Si rendeva conto che le nubi portano con s la pioggia. Che lautunno porta il freddo. Si rendeva conto che quelli che dieci anni prima avevano venduto il sangue adesso erano destinati ad ammalarsi di febbre. E di febbre sarebbero morti, se ne sarebbero andati come le foglie che dautunno cadono a terra volteggiando.

La febbre se ne stava acquattata nel sangue. Il nonno se ne stava acquattato nei suoi sogni. La febbre amava il sangue e il nonno amava i sogni. Il nonno sognava ogni notte. Da tre giorni continuava a fare lo stesso sogno. Le citt di Weixian e di Dongjing, dove lui era stato, era no attraversate da una rete sotterranea di canali, come una tela di ragno, e in ognuno di quei canali scorreva sangue. Dalle crepe delle giunture mal collegate e dai gomiti delle tubature il sangue zampillava come fosse acqua e schizza va verso il cielo, per ricadere poi come una pioggia rosso scuro, spandendo intorno un odore pungente che irritava il naso. Su tutta la pianura, il nonno vedeva lacqua dei pozzi e dei fiumi, diventata ormai sangue maleodorante, brillare di riflessi rossi. Nelle citt e nelle campagne i dottori pian gevano disperati di fronte allavanzare della malattia, ma al Villaggio dei Ding un medico, seduto tutti i giorni in strada, rideva. Sotto il sole dorato, nel villaggio muto dove tutti se ne stavano rintanati nelle loro case dietro le porte sbarrate, si vedeva solo quel dottore sulla quarantina. Indossava un camice immacolato, posava a terra la borsa delle medicine e poi, poi si sedeva sulla strada ai piedi del vecchio albero di sofora e rideva. Sedeva su un sasso ai piedi della sofo ra e rideva. Rideva a crepapelle. Rumorosamente. La risata sfavillava emettendo un bagliore dorato e, proprio come il vento dautunno che sferza senza posa il villaggio, scuoteva le foglie ingiallite che cadevano a terra luna dopo laltra. Dopo essersi risvegliato da quel sogno, il nonno era stato convocato dalle autorit provinciali per partecipare a
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una riunione. Avevano chiamato lui perch il Villaggio dei Ding non aveva pi un capo. E fu proprio al ritorno da questa riunione che il nonno cap tutta una serie di cose. Primo, seppe che la febbre non si chiamava affatto febbre, il suo nome scientifico era AIDS; secondo, quelli che allepoca avevano venduto il sangue e nel giro di dieci o quindici giorni avevano avuto la febbre, adesso dovevano necessariamente aver contratto lAIDS; terzo, quando uno era malato di AIDS, allinizio presentava sintomi identici a quelli di cui aveva sofferto otto, dieci anni prima, cio febbre e raffreddore che scomparivano con un semplice antipiretico, ma nel volgere di sei mesi, in certi casi anche solo di quattro o cinque, la malattia esplodeva. Ti sentivi completamente spossato, il corpo ti si riempiva di pustole e la lingua di ulcere, lorganismo cominciava a rinsecchire, come prosciugato. Andavi avanti a penare cos per cinque o sei mesi, a volte otto, molto difficilmente riuscivi a campare un anno intero e poi, poi morivi. Morivi come le foglie che dautunno cadono a terra vol teggiando. La luce si spegneva e tu non eri pi di questo mondo. La quarta cosa che al nonno apparve con chiarezza fu che, negli ultimi due anni, ogni mese al Villaggio dei Ding era morto qualcuno. Quasi nessuna famiglia era stata risparmiata. Una dopo laltra, erano morte pi di quaranta persone. Fuori del villaggio le tombe stavano allineate in file compatte come covoni di grano nei campi. Ad alcuni dei malati era stata diagnosticata unepatite, ad altri la tubercolosi, ma cerano anche quelli che avevano fegato
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e polmoni sani eppure non riuscivano pi a inghiottire neanche un boccone. Nel giro di un paio di settimane, si riducevano in modo tale da sembrare legna secca; avevano uno sbocco di sangue tanto da riempire magari mezza bacinella e morivano. Morivano come le foglie che dau tunno cadono a terra volteggiando. La luce si spegneva e non erano pi di questo mondo. A quellepoca la gente diceva che il tale o la tale aveva avuto una malattia dello stomaco, del fegato o dei polmoni, mentre in realt si trattava sempre della febbre. DellAIDS. La quinta cosa che cap fu che in origine di febbre si ammalavano soltanto gli stranieri, i cittadini e i depravati, ma che ora si era diffusa in tutta la Cina, anche nelle campagne, anche fra gente dalla condotta irreprensibile. Il contagio si era propagato rapidamente, come un nugolo di locuste sui campi, che in un batter docchio si infittisce fino a oscurare il sole. Sesto, chi prendeva questa malattia era condannato, non cera denaro che potesse curarla. Era il nuovo male incurabile che si era abbattuto sullumanit. Settimo, per la verit questo era solo linizio, il picco si sarebbe verificato solo lanno dopo o quello dopo ancora. Allora la morte di una persona non sarebbe stata diversa da quella di un passero, di una falena o di una formica, mentre per ora quando un uomo moriva era come se morisse un cane e, a questo mondo, i cani sono molto pi degni di considerazione di un passero o di una falena. Ottavo, io, sepolto dietro il muro della scuola dove il nonno aveva la sua stanza, avevo appena compiuto dodici anni e finito la quinta, quando ero morto. Ero morto per aver mangiato
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un pomodoro, lavevo raccolto per strada al villaggio ed ero morto. Avvelenato. Sei mesi prima ci erano morte avvelenate le galline e il mese dopo era morto il maiale che la mia mamma allevava, perch aveva mangiato una rapa che qualcuno gli aveva lanciato per strada. E alla fine era toccato a me, morire per un pomodoro avvelenato. Qualcuno laveva appoggiato su un sasso lungo la strada che percorrevo tornando da scuola. Appena mandato gi mi sembr che mi tagliassero le budella con una forbice, riuscii a fare solo pochi passi e caddi a terra. Mio padre arriv di corsa e mi port a casa in braccio, mi mise sul letto e l morii sputando schiuma bianca. Ero morto, ma non di febbre, cio di AIDS. Ero morto per il gran commercio di sangue a cui mio padre si era dedicato dieci anni prima. Comprare e vendere sangue. Ero morto perch lui era diventato il pi grande trafficante di sangue di una decina di villaggi nei dintorni, fra cui il Villaggio dei Ding, il Villaggio dei Salici, il Villaggio delle Acque Gialle e il Villaggio del Secondo Li. Il re del sangue. Il giorno che morii, mio padre non pianse. Mi si sedette accanto a fumare una sigaretta, poi si diresse insieme a mio zio verso il centro del villaggio. I due si piantarono allincrocio, uno con in mano una vanga appuntita, laltro con un grosso coltello scintillante, a gridare e maledire a squarciagola. Venite fuori, bastardi! grid lo zio. Troppo facile avvelenare la gente di nascosto, venite fuori che Ding Liang vi aspetta per farvi la pelle! Mio padre url, appoggiandosi alla vanga affilata: Cre14

pate di invidia a vedere che io, Ding Hui, sono ricco ma non mi sono ammalato, eh? Siete gelosi, vero? Io me ne fotto di voi e dei vostri antenati fino allottava generazione, mi avete avvelenato le galline, poi il maiale, e alla fine avete avuto il coraggio di avvelenare mio figlio! E fra urla e insulti, andarono avanti cos da mezzogiorno fino a notte, senza che nessuno osasse farsi avanti per rispondere. Alla fine mi seppellirono. Mi seppellirono e basta. Dato che avevo solo dodici anni e non ero ancora un adulto, secondo la tradizione non potevo essere sepolto nella tomba dei miei antenati, cos il nonno si prese in braccio il mio corpicino e and a seppellirlo dietro alla stanza della scuola elementare del villaggio dove lui dormiva. Nella piccola bara bianca mise il sussidiario, il quaderno dei compiti e la matita. Il nonno aveva studiato. Era lui che a scuola suonava la campanella. Aveva sempre avuto una passione per la letteratura e la gente del villaggio lo chiamava maestro Ding. Per questo nella mia bara mise anche un libro di racconti unantologia di racconti. E poi diversi volumi di fiabe e leggende e due dizionari. E poi, poi mio nonno non ebbe altro da fare, se non attardarsi a pensare davanti alla mia tomba: la gente del villaggio sarebbe stata capace di avvelenare qualcun altro della famiglia? Avrebbe avvelenato anche la sua nipotina, la mia sorellina Yingzi? O forse il nipotino che gli rimaneva, Xiaojun, figlio di mio zio? Allora gli venne in mente di
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chiedere a mio padre e a mio zio di andare a prosternarsi davanti a ogni casa del villaggio per supplicare i compaesani di non avvelenare pi nessuno, per lamor di Dio. Di non lasciare la famiglia Ding senza eredi. Ma un altro pensiero gli venne: che siccome anche mio zio aveva preso la febbre, come punizione per la compravendita di sangue che mio padre aveva intrapreso, non era necessario che andasse a prosternarsi davanti alla gente del Villaggio dei Ding. Sarebbe bastato che ci andasse mio padre. Nove. Come nona cosa il nonno cap che nel giro di un anno o due la febbre sarebbe esplosa sulla pianura. Sarebbe esplosa come unalluvione nel Villaggio dei Ding, nel Villaggio dei Salici, nel Villaggio delle Acque Gialle, nel Villaggio del Secondo Li e in decine di altri villaggi, li avrebbe inondati come fa il Fiume Giallo quando rompe gli argini. Allora la morte di un uomo avrebbe contato come la morte di una formica, come la morte di una foglia che si stacca dallalbero e cade. La luce si spegne e non si pi di questo mondo, come una foglia che cade a terra volteggiando. Sarebbero morti quasi tutti e il Villaggio dei Ding sarebbe stato cancellato dalla faccia della terra. Gli abitanti del Villaggio dei Ding, come le foglie di un vecchio albero, sarebbero prima appassiti, poi ingialliti e infine ca duti a terra con un fruscio, spinti chiss dove da una raffica di vento. La gente del villaggio spinta chiss dove da una raffica di vento. Ultimo punto, dieci. Il punto dieci era che quelli del governo provinciale volevano al pi presto radunare e isolare
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tutti i malati, perch il contagio non si estendesse a coloro che non avevano venduto il sangue. Maestro Ding, gli avevano detto, allepoca in cui si vendeva il sangue, vostro figlio maggiore era il re, quindi oggi tocca a voi darvi un po da fare, assumetevi il compito di convocare i malati del Villaggio dei Ding e portarli a vivere nella scuola. Quelle parole avevano fatto sprofondare il nonno in un lungo silenzio, insinuandogli nel cuore propositi inesprimibili, che non lo avevano pi abbandonato. Al pensiero che io ero morto e che mio padre era stato il re del sangue di tutta la pianura, il nonno aveva cominciato a rimuginare lintenzione di mandare mio padre a prosternarsi in ogni casa. E una volta finito di discolparsi, sarebbe dovuto morire: che si gettasse nel pozzo, o si avvelenasse, o si impiccasse. Sarebbe dovuto morire subito. Subito, e davanti a tutta la gente del villaggio. Lidea di ordinare a mio padre di andare a prosternarsi davanti a tutto il villaggio e poi di morire lo riempiva di spavento. Eppure, con lo spavento nel cuore, si incammin verso il villaggio. Verso casa nostra. Ci sarebbe andato davvero. Sarebbe andato a dire a mio padre di prosternarsi e poi di morire. 2 Al villaggio la situazione era tragica. In questo piccolo paese di nemmeno ottocento anime, di neanche duecento
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famiglie, in meno di due anni erano morte oltre quaranta persone. Facendo due conti, nellanno appena passato al Villaggio dei Ding era morta una persona ogni dieci o quindici giorni, pi o meno tre persone al mese. Ma la stagione delle morti era appena cominciata: lanno successivo i morti sarebbero stati numerosi come i cereali in autunno. Le tombe fitte come i covoni di grano in estate. Sarebbero morti adulti di cinquantanni cos come bambini di tre o quattro. Di norma, prima che la malattia si manifestasse, veniva la febbre per una decina di giorni, ecco perch la malattia era stata chiamata la febbre. La malattia avanzava a passi da gigante, gi stringeva alla gola il Villaggio dei Ding. Le morti si susseguivano, i pianti risuonavano ininterrotti. I falegnami che fabbricavano le bare avevano gi dovuto tre o quattro volte comprarsi asce e seghe nuove. La morte, come una notte senza stelle, avvolgeva inesorabile il Villaggio dei Ding e tutti i villaggi dei dintorni. Le notizie che ogni giorno percorrevano le strade del villaggio erano sempre ugualmente fosche: qualcuno aveva avuto un attacco di febbre, o qualcuno era morto durante la notte. Oppure era capitato che, dopo che in qualche famiglia era morto un uomo, la moglie decidesse di andarsene e risposarsi in un villaggio di montagna lontano lontano, lasciando per sempre la maledetta pianura dove infuriava la malattia. I giorni passavano in un tormento senza fine. Ogni giorno la morte vagava di porta in porta, svolazzando qua e l come una zanzara, fermandosi in qualche casa a introdurvi
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la malattia cosicch nellarco di pochi mesi qualcuno sarebbe morto nel suo letto. I morti aumentavano: a ovest una famiglia piangeva un suo caro per un giorno intero prima di trovare il denaro necessario per acquistare una bara di legno nero per la sepoltura; a est unaltra famiglia sedeva a vegliare il cadavere, magari senza lacrime ma sospirando tristemente, e poi lo seppelliva. Gli alberi di paulonia del villaggio, che solitamente servivano a costruire le bare, erano stati tutti quanti abbattuti. Due dei tre falegnami erano esausti e soffrivano di mal di schiena, a furia di costruire bare tutto il santo giorno. E Wang, che ritagliava fiori di carta per i funerali, a forza di maneggiare forbici e coltello per confezionare corone mortuarie si era ritrovato le mani piene di vesciche; poi le vesciche erano scoppiate e si erano asciugate, lasciandogli una quantit di calli giallastri. Allombra della morte gli uomini si erano impigriti. Con la morte in agguato dietro alle porte, chi aveva ancora voglia di coltivare i campi, di uscire di casa per andare a lavorare e a guadagnare soldi? Si restava chiusi in casa, porte e finestre sbarrate, per paura che la febbre trovasse uno spiraglio per intrufolarsi. A dire il vero, la si aspettava, la febbre. Si aspettava e si stava in guardia, giorno dopo giorno. Qualcuno diceva che il governo avrebbe mandato lesercito con grandi camion a prelevare tutti i malati e li avrebbe portati nel deserto del Gansu per seppellirli vivi, come si faceva una volta, secondo la tradizione, durante le epidemie di peste. Tutti sapevano bene che era solo una
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diceria senza fondamento, eppure nel profondo del cuore ci credevano. E cos, aspettando e vegliando in casa, porte e finestre sbarrate, il tempo passava e alla fine la malattia arrivava, portandosi via la gente. Man mano che i morti aumentavano, anche il villaggio cominciava a morire. La terra rimaneva incolta, nessuno la zappava. I campi erano secchi, nessuno li irrigava. In certe famiglie, quando moriva qualcuno, si continuava a mangiare, ma senza pi lavare ciotole e tegami. Un pasto dopo laltro, cucinando nei tegami non lavati e mangiando nelle stesse ciotole e con gli stessi bastoncini non lavati. Un tale non si vedeva in giro per una quindicina di giorni, i compaesani lo credevano morto e nessuno si preoccupava di chiedere che fine avesse fatto. Credevano che fosse morto anche lui. Ma ecco che un giorno andavi al pozzo a prendere lacqua e lo incontravi, era venuto a prendere lacqua anche lui. Vi veniva un colpo a tutti e due, e restavate l a guardarvi inebetiti. Poi gli chiedevi: Santo cielo, sei ancora vivo? E laltro: Ho avuto mal di testa per qualche giorno, pensavo di aver preso la febbre, invece no. Scoppiavate in una risata liberatoria e vi sfioravate le spalle cedendovi il posto sul basamento del pozzo, tu che ti allontanavi con i tuoi secchi pieni in equilibrio sul bilanciere, lui che doveva ancora riempire i suoi di acqua. Questa era la situazione al Villaggio dei Ding.
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Questa era la vita e questa la malattia con il suo infinito tormento. Arrivando allentrata del villaggio dalla strada provinciale, il nonno scorse Ma Xianglin che, da quando era al mondo, adorava cantare e recitare le ballate popolari della regione, e che adesso era malato. Era seduto nel sole del crepuscolo sotto la gronda della sua casa e cantava accompagnandosi con il suo zhuiqin1, che ormai da qualche anno non suonava pi e che aveva la vernice tutta scrostata. La casa di mattoni e tegole rosse se lera costruita vendendo il sangue. E adesso eccolo l, a suonare lo zhuiqin e a cantare con quella sua voce ruvida: Sorge il sole dal mare e tramonta dietro la montagna Tristezza un giorno, un giorno felicit; A vendere il grano qualche soldo si guadagna Abbondanza un giorno, un giorno scarsit. A prima vista non si sarebbe detto che era malato. Ma il nonno riusc a scorgere il colore della morte sul suo viso: un riflesso livido, che si dispiegava sul viso avvizzito in una rete di rughe sottili, e poi un mucchio di bolle pustolose, rossastre e ammuffite, come fagioli lasciati seccare al sole e tutti raggrinziti. Nel vedere il nonno, pos lo strumento e abbozz un sorriso smorto. Negli occhi aveva uno sguardo come di uomo affamato, nella voce gli era rimasta una
Strumento a due corde simile a un liuto, tipico del Henan. tradizionalmente usato per accompagnare il zhuizi, una forma di ballata popolare che mescola canto e recitazione in versi. 21
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traccia delle canzoni che aveva cantato: Maestro Ding, sei stato in citt per una riunione? Mio nonno lo guard: Xianglin come sei dimagrito! Ma no che non sono dimagrito, rispose lui, mi mangio due panini al vapore a ogni pasto Le autorit dicono che da questa malattia si pu guarire? Mio nonno rest un istante pensieroso: S Dicono che presto sar disponibile una nuova medicina. Uniniezione e si guarir. Il viso delluomo si distese: Quando arriver la nuova medicina? Fra non molto. Fra non molto cio fra quanto? Fra non molto cio nel giro di pochi giorni. Pochi giorni cio quanti giorni? Uno di questi giorni torner in citt a chiedere, rispose il nonno. Detto questo, mio nonno continu per la sua strada. Imboccato un vicolo, not che tutte, ma proprio tutte le porte delle case che si affacciavano sui due lati della strada erano bordate da stendardi bianchi, vecchi e nuovi, tanto che gli parve di avanzare in mezzo alla neve. Prosegu il suo cammino e vide che sul portone della casa di certi parenti, dove era morto di febbre un figlio di neanche trentanni, gli stendardi bianchi recavano la scritta: Ci ha lasciato, la casa vuota in un autunno infinito; la luce si spenta e il sole tramontato. Poi cera la casa di un certo Li, dove era morta la giovane nuora, che aveva portato con s la febbre dalla sua casa di ragazza e laveva attaccata al
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marito e passata al bambino che le era nato; nella speranza che la salute del piccolo potesse migliorare, sullo stendardo avevano scritto: La luna se n andata lasciando la casa al buio, le stelle sono poche in cielo, ma il sole torner a spuntare domani. Sulla porta della casa seguente cerano solo le due strisce di carta bianca, nessuno vi aveva tracciato sopra alcun carattere con linchiostro nero. Il nonno non riusciva a capire perch mai avessero appeso i due fogli bianchi senza farci scrivere sopra nulla, allora si avvicin per guardare da vicino e toccare, e cos si accorse che sotto i fogli cerano altre due coppie di stendardi: evidentemente in quella casa la febbre si era portata via almeno tre persone e i famigliari, forse per paura o forse per stanchezza, lultima volta si erano limitati a esporre solo i fogli bianchi, senza pi scritte. Il nonno se ne stava l impalato a fissare quella porta, quando ud Ma Xianglin alle sue spalle che lo raggiungeva gridando: Maestro Ding, bisogna festeggiare larrivo della nuova medicina, perch non raduni un bel po di gente a scuola mentre io faccio un concerto? Canter come meglio potr La gente soffocher, a stare sempre a casa. Il nonno si volt a guardarlo. Ma Xianglin prosegu, avvicinandosi di qualche passo: La scuola il posto ideale per farci un concerto, se tu la chiamerai, la gente verr. Quellanno che tu li spronasti a vendere il sangue, al villaggio tutti quanti ti seguirono, tutti vennero da tuo figlio maggiore Ding Hui a vendergli il loro sangue. Usava un solo batuffolo di cotone per tamponare il braccio di tre persone ma lasciamo perdere,
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anchio ho sempre venduto il sangue a lui, pure se usava lo stesso cotone molte volte. Lho sempre venduto a lui lho venduto a lui e ora quando lo incontro per strada fa quasi fatica a rivolgermi il saluto ma adesso lasciamo perdere, sono cose passate. Vorrei solo che tu riunissi a scuola la gente del villaggio e mi lasciassi cantare per loro. Maestro Ding, continu, non parliamo pi di quello che stato. Vorrei tanto poter cantare alcune arie tradizionali del nostro Henan, lasciami cantare intanto che aspettiamo la nuova medicina, altrimenti andr a finire che loppressione che ho nel cuore mi schiaccer, se non canto mi sa che morir prima che arrivi la medicina. Ma Xianglin tacque e rest immobile a qualche passo da mio nonno, fissandolo come un affamato che implori qualcosa da mangiare, come un assetato che supplichi un goccio dacqua. Il nonno lo guard, poi, levando lo sguardo al di sopra delle sue spalle, vide diverse persone in piedi dietro di lui: erano Li Sanren, Zhao Xiuqin e Zhao Dequan. Tutti compaesani malati. E tutti avevano dipinta sul viso, negli occhi, la stessa espressione interrogativa. Il nonno sapeva che tutti volevano fargli le stesse domande riguardo alla nuova medicina. Allora esclam a gran voce: La nuova medicina sta per arrivare! Xianglin, quand che pensi di poter fare il tuo concerto? Il viso di Ma Xianglin si illumin allistante: Mi sa che per stasera non ce la facciamo, canter domani sera, la gente sar cos contenta che vorr sentirmi cantare tutte le sere!

3 Congedatosi da Ma Xianglin, il nonno, come era sua intenzione, si diresse verso casa nostra. Casa nostra si trovava nella strada nuova allestremit meridionale del villaggio. Era una strada davvero nuova, tutta fiancheggiata da case nuove, costruite dopo che al villaggio era sopraggiunta la prosperit. Quando una famiglia cominciava a veder arrivare un po di soldi, si faceva subito costruire una nuova casa a due piani, secondo le direttive ufficiali, e naturalmente nella strada nuova. A due piani, circondata da un mu2 di terra e chiusa su tre lati da un muro di cinta, la parte superiore coperta di piastrelle di ceramica bianca e il muro di cinta di mattoni rossi. In tutte le stagioni dellanno le piastrelle emanavano un odore bianco e i mattoni un odore rosso. I due odori si mescolavano insieme e diventavano una cosa bianca e rossa, un impasto di zolfo e metallo. Lodore di zolfo delle piastrelle nuove e dei nuovi mattoni impregnava tutta quanta la strada. Impregnava ogni istante di ogni giorno dellanno. Impregnava il mondo intero. La mia casa sorgeva in mezzo a questodore di zolfo, che giorno e notte bruciava il naso, infiammava gli occhi e irritava le orecchie, eppure aveva sulla gente unincredibile forza di attrazione. Al villaggio un sacco di gente viveva in mezzo a questodore e molti sognavano di andarci a vivere, per questo si erano venduti il sangue.
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Unit di misura di superficie, corrispondente a 0,0667 ettari. 25

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Per questo si erano presi la febbre. Nella strada nuova abitavano pi di venti famiglie, in ciascuna delle quali cera un membro che allepoca aveva fatto commercio di sangue. I trafficanti di sangue avevano guadagnato un sacco di soldi e si erano costruiti la casa nella strada nuova. Erano andati a vivere l e cos era nata la strada nuova. A quel tempo mio padre era stato il primo a occuparsi della compravendita di sangue e anche quello che aveva il giro pi grosso di tutti: il re del sangue. Perci la mia casa se ne stava proprio a met della strada e non era di due piani, ma di tre. La legge prevedeva che ogni famiglia potesse costruire un edificio di due piani, ma casa mia di piani ne aveva tre. Se qualcun altro avesse osato aggiungere un piano alledificio, il governo sarebbe intervenuto immediatamente, ma quando lo facemmo noi nessuno disse nulla. Non che avesse avuto tre piani fin dallinizio. Quando le altre famiglie abitavano ancora in capanne di paglia e mattoni cotti al sole, mio padre tir su un piano di veri mattoni e vere tegole. Quando gli altri cominciarono a usare mattoni e tegole, mio padre si procur il necessario per aggiungere un piano. Quando gli altri costruirono il secondo piano, mio padre alz ancora ledificio e i piani diventarono tre. Quando qualcun altro prov ad alzare di un piano o a costruire direttamente una casa di tre piani, intervennero le autorit dicendo che il modello abitativo distrettuale prevedeva edifici di due piani, non certo di tre. Casa mia era di tre piani e tre fa uno in pi rispetto a chi ne ha solo due.
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Nel cortile della mia casa, che era in stile occidentale, cera per una cosa che stonava: avevamo il porcile e il pollaio, e sotto il cornicione anche una piccionaia. Mentre la costruivano, mio padre si era ispirato in tutto e per tutto alle case in stile occidentale di Dongjing3: per terra aveva voluto pavimenti di piastrelle bianche e rosa, in cortile aveva fatto mettere mattonelle di cemento di un metro di lato. Aveva sostituito la latrina allaperto, dove intere generazioni avevano fatto i loro bisogni accovacciate, con un bagno in casa fornito di tazza, ma n mio padre n mia madre, per quanto a lungo restassero seduti l sopra, ce la facevano a scaricarsi, cos non rest che far scavare una latrina di tipo tradizionale allaperto, dietro la casa. Nel bagno di casa cera anche una lavatrice, ma mia madre preferiva lavare i panni a mano, portandosi una bacinella in cortile. Cos la tazza del water divent un semplice elemento decorativo. Anche la lavatrice. E il frigorifero, e il congelatore. Elementi decorativi. La sala da pranzo e il tavolo da pranzo. Tutti elementi decorativi. Quando mio nonno arriv a casa mia, avevano chiuso il portone e stavano cenando in cortile. Pane bianco al vaUno dei nomi con cui era conosciuta lattuale citt di Kaifeng durante la dinastia Song, quando fu capitale dellimpero. Kaifeng stata fino al 1954 capitale della provincia del Henan adesso la capitale Zhengzhou e rimane ancor oggi il principale centro culturale della provincia. 27
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pore, minestra di riso, vermicelli stufati con rape e cavolo. Le foglie del cavolo erano cos condite di peperoncino che sembravano cosparse dei frammenti di un cartoncino rosso di Capodanno. Mio padre e mia madre sedevano su bassi sgabelli attorno al tavolino dove veniva sempre servita la cena, in mezzo al cortile. Mio nonno buss al portone e la mia sorellina and ad aprire. Subito la mamma porse al nonno una ciotola di minestra e gli offr uno sgabello, ma prima di toccare cibo, con i bastoncini in mano, mio nonno fiss mio padre dritto negli occhi, trafiggendolo con uno sguardo gelido come se si trovasse davanti a un estraneo. Mio padre gli restitu lo stesso sguardo gelido, come se anche lui si trovasse davanti a un estraneo. Alla fine disse: Mangia, padre. Il nonno rispose: Figlio, ci ho pensato a lungo, bisogna che ti dica una cosa. Non c niente da dire, mangia. Se non ti parlo, non ce la far a mangiare e neanche a dormire. Mio padre pos sul tavolo la ciotola che teneva in mano, pos i bastoncini accanto alla ciotola e lanci unocchiata a mio nonno: Parla. Oggi sono andato a una riunione in citt, fece il nonno. Ti avranno detto che la febbre lAIDS, e che lAIDS il flagello dei nostri tempi. Non vero? lo interruppe mio padre. Mangia, su. Non cera bisogno che me lo dicessi perch lo sapevo gi. Al villaggio lo sanno i due terzi degli abitanti, sono solo i malati a non saperlo, o magari lo sanno anche loro ma fanno finta di non saperlo.
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Pronunciate queste parole, mio padre lanci al nonno unaltra occhiata fredda e sprezzante, come un alunno che guardi con degnazione il professore che gli ha sottoposto un compito per lui troppo facile. Alla fine riprese in mano la ciotola e i bastoncini e ricominci a mangiare come se niente fosse. Mio nonno, che tutti chiamavano maestro, per la verit aveva passato tutta la vita a suonare la campanella della scuola e questo era il suo compito ancora oggi che aveva passato la sessantina. A volte gli era capitato di sostituire i maestri assenti per malattia o con un permesso, e allora aveva insegnato ai bambini qualche carattere fondamentale, come sopra, centro, sotto, destra e sinistra, scrivendoli grandi grandi sulla lavagna. Aveva insegnato anche a mio padre, ma questultimo adesso non gli portava pi il rispetto di una volta, com dovuto a un maestro. La mancanza di rispetto traspariva chiaramente dagli occhi di mio padre e il nonno, vedendolo riprendere in mano la sua ciotola e mangiare come se niente fosse, pos piano sul tavolo anche la sua, di ciotola, e alla fine disse: Figlio, non ti dico di darti la morte davanti a tutto il villaggio, ma di andare a prosternarti davanti a tutti, questo s, necessario. E perch mai? fece mio padre, guardandolo fisso. Hai fatto commercio di sangue. Tutti in questa strada hanno comprato e venduto il sangue. Hanno imparato tutti da te. E nessuno di loro ha guadagnato quanto te.
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Mio padre pos di nuovo la ciotola, con violenza stavolta, tanto che la minestra trabocc e si vers sul tavolo; butt i bastoncini sul tavolo, e questi rotolarono e caddero per terra. Padre, esclam guardando fisso il nonno, se ti azzardi a tirare fuori unaltra volta questa storia di andare a prosternarmi davanti a tutti i compaesani, non sarai pi mio padre e togliti dalla testa che io ti sostenga nella tua vecchiaia e mi occupi del tuo funerale. Il nonno non fece una piega e, stringendo in mano i bastoncini, disse piano: Se tuo padre a chiedertelo, lo puoi fare? Tuo padre ti chiede di andare a inginocchiarti e inchinarti in ogni casa del villaggio, e tu non accetti? Vattene, grid mio padre, se dici ancora una parola, davvero non sei pi mio padre. Hui, replic il nonno, solo un inchino, questione di un inchino e la faccenda chiusa. Vattene via, da oggi in poi non sei pi mio padre. Non sei pi mio padre, anche se quando morirai ti accompagner lo stesso al cimitero. Il nonno rest immobile per qualche istante, poi pos delicatamente i bastoncini accanto alla ciotola, si alz in piedi e disse: Nel villaggio sono morte pi di quaranta persone, un inchino per famiglia, poco pi di quaranta inchini in tutto, ma per te troppa fatica, vero? Troppa fatica, eh? Pareva che questa domanda fosse costata troppa fatica anche a lui, che sembrava esausto. Lanci unocchiata a mia madre, poi abbass lo sguardo sul viso di Yingzi, dicendo: Yingzi, domani vieni a scuola, ti far
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lezione il nonno, dato che i maestri non vengono pi. Da oggi faremo sempre lezione insieme. Detto questo, si diresse verso il portone. Usc, senza che n il pap n la mamma lo accompagnassero. Se ne and lentamente, la schiena curva e la testa china, lento come una vecchia capra stanca dopo una giornata di cammino.

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Capitolo 2

1 Diciamo qualcosa del Villaggio dei Ding. Il villaggio, che si trova a sud della strada che collega Dongjing a Weixian, ha tre vie in tutto, una che lo attraversa da est a ovest e una da nord a sud. Poi si aggiunta la terza. Senza la strada nuova, il villaggio avrebbe la forma di una croce perfetta, ora ha la forma di una croce che poggia su una linea. Uscito dalla strada nuova, il nonno sost brevemente a casa di mio zio prima di fare ritorno, tutto avvilito, alla scuola. Questa si trovava a meno di un chilometro di distanza dallestremit meridionale del villaggio e una volta era stata un tempio dedicato al dio Guan. La scuola era stata annessa al tempio diventandone unala, mentre nella sala centrale era custodita la statua del dio. Ci erano venute a bruciare lincenso generazioni di contadini che speravano di arricchirsi, ma poi una decina di anni prima si era presentata lopportunit di fare soldi vendendo il sangue e il tempio era stato dimenticato. Invece di affidarsi al dio Guan, ci si affid al sangue. E grazie al sangue fu possibile costruire la nuova scuola. Il nonno ci and ad abitare non appena fu finita. La scuola fu edificata sul terreno incolto e pianeggiante
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del tempio, di circa dieci mu, nel punto pi alto del lato orientale. Era circondata da un muro di mattoni rossi e provvista di grandi finestre; su ogni porta una targhetta in legno indicava la classe: prima classe sezione I, seconda classe sezione I e cos via fino alla quinta. Nel cortile avevano installato i pannelli per la pallacanestro e sopra il cancello dentrata era stata appesa uninsegna in legno con la scritta Scuola elementare del Villaggio dei Ding: ecco fatta la scuola. Oltre al nonno cerano due insegnanti, uno di matematica e uno di cinese, entrambi giovani venuti da fuori, che appena sentito che al villaggio cera la febbre smisero di venire a insegnare. Non vollero proprio pi venire. Neanche morti. Cos a scuola era rimasto soltanto mio nonno a sorvegliare porte, finestre, vetri, tavoli, sedie e lavagne, a sorvegliare i giorni amari della febbre che si propagava nel villaggio e in tutta la pianura. Anche la scuola era impregnata dellodore di zolfo dei mattoni e delle tegole nuove. E in quella notte di tardo autunno lodore era ancora pi intenso che nella strada nuova del villaggio. Ogni volta che il nonno lo sentiva, il peso che aveva sul cuore si sollevava e tante cose gli venivano in mente. Ora che il sole era ormai tramontato, la quiete della notte inondava la pianura e sommergeva la scuola come un mare sconfinato, come una nebbia immensa. Il nonno sedeva sotto il canestro in mezzo al cortile, con lo sguardo rivolto verso il cielo, lasciandosi carezzare dal vento autunnale. Sentiva una certa fame, poich in tutta la giornata
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aveva mangiato una sola volta, a Weixian. La fame gli annebbiava un po la mente e gli dava la sensazione di una corda che gli avvolgesse la testa, una corda sottile, una leggera fitta a ogni strattone. Un brivido gli scosse le spalle. Quel brivido gli fece tornare in mente i fatti di quella primavera. Che gli si dispiegarono davanti agli occhi come un tappeto derba verde: nitidi, limpidi come la luce della luna. Il nonno li rivide, i fatti di quella primavera, limpidi dinanzi a s. Il vento soffi scuotendo le foglie degli alberi, che toccandosi stormirono. Il ricordo di quella primavera giunse con il fruscio delle foglie. Al villaggio era arrivato il direttore dellUfficio Istruzione portando con s due funzionari distrettuali per lanciare la campagna per la vendita del sangue. La primavera era al culmine e il villaggio si godeva il tepore della nuova stagione, le strade erano piene del profumo dei fiori. In mezzo a quel profumo il direttore dellUfficio Istruzione era andato a cercare il capovillaggio Li Sanren dicendogli che le autorit desideravano che tutta la popolazione partecipasse alla vendita del sangue. Li Sanren era rimasto a bocca spalancata per lo stupore, poi aveva esclamato: Santo cielo, vendere il sangue! Laveva esclamato a bocca aperta: Ma santo cielo! Volete che la gente si metta a vendere il proprio sangue? Non aveva organizzato nessuna riunione per mobilitare la gente del Villaggio dei Ding, cos tre giorni dopo il direttore era tornato e gli aveva ordinato nuovamente di
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lanciare la campagna della vendita di sangue, ma lui non aveva risposto, se ne era rimasto accovacciato a terra a fumarsi una sigaretta. Un paio di settimane dopo cera stata una nuova visita del direttore dellUfficio Istruzione. Era andato a cercare Li Sanren, ma stavolta non per chiedergli di organizzare la campagna per la vendita del sangue al Villaggio dei Ding. Non gli aveva chiesto pi nulla, laveva semplicemente sollevato dalla carica di capovillaggio. Sollevato dalla carica, dopo quarantanni che svolgeva la funzione di capovillaggio. Fu convocata una riunione per annunciare ufficialmente la revoca del titolo, e basta. A quella notizia, Li Sanren era rimasto a bocca aperta anche stavolta, incapace di pronunciare una sola parola per un bel po. Durante la riunione, il direttore dellUfficio Istruzione aveva lanciato personalmente la campagna per la vendita del sangue, parlando a lungo davanti allassemblea del villaggio. Aveva parlato e parlato, spiegando limportanza di sviluppare la produzione di plasma per contribuire allo sforzo di arricchire il popolo e rafforzare la nazione e, finito il discorso, aveva gridato, guardando fisso i compaesani riuniti in assemblea: Avete sentito quello che ho detto o no? Voi, gente, sto parlando a voi, vi chiedo di dire qualcosa! Non sar che avete dimenticato a casa le orecchie? A quel grido le galline erano volate via lontano schiamazzando terrorizzate, mentre per lo spavento un cane che dormicchiava ai piedi del suo padrone si era alzato
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sulle zampe e si era messo ad abbaiare furioso verso il direttore, al che il padrone, impaurito pure lui, gli aveva tirato un violento calcio in pancia sgridandolo: Ehi, ehi! Ma lo sai a chi stai abbaiando, lo sai? Alla fine, il cane era scappato via guaendo. Alla fine, il direttore dellUfficio Istruzione aveva gettato sul tavolo il documento che teneva in mano e si era rimesso a sedere scoraggiato. Dopo un po era andato a scuola a cercare mio nonno. Mio nonno non era un vero maestro, ma la gente lo considerava cos: il maestro pi anziano. Da piccolo aveva imparato a leggere il Classico dei tre caratteri e sapeva recitare a memoria il Libro dei cognomi; aveva anche studiato il Calendario perpetuo, che gli consentiva di calcolare loroscopo combinando la data di nascita con gli Otto Caratteri. Dopo la Liberazione, quando il governo aveva invitato ogni villaggio a organizzare corsi per sradicare lanalfabetismo, da noi era stata aperta una scuola elementare nel tempio del dio Guan a sud del villaggio e mio nonno era andato a insegnare l. Prima aveva insegnato ai suoi allievi a leggere il Libro dei cognomi, poi aveva cominciato a fargli scrivere per terra con un bastoncino il Classico dei tre caratteri, finch le autorit non avevano inviato un vero e proprio maestro. I bambini del Villaggio dei Salici, del Villaggio delle Acque Gialle e del Villaggio del Secondo Li erano stati tutti raccolti nel tempio del dio Guan del nostro villaggio, dove il maestro aveva cominciato a insegnare loro i primi caratteri, come sopra e sotto, destra
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e sinistra, e poi: Il nostro paese la Repubblica Popolare Cinese, Pechino la sua capitale e: Uno stormo di oche selvatiche vola verso sud. Mio nonno non insegnava pi, ma era rimasto a scuola come tuttofare. Suonava la campanella e faceva la guardia perch nessuno portasse via niente dal tempio. In questoccupazione aveva passato decine di anni. I maestri ricevevano uno stipendio, mentre come compenso per i suoi servizi il nonno era autorizzato a prelevare il contenuto solido e liquido delle latrine, che utilizzava come concime sui suoi campi. E cos erano passati gli anni, uno dopo laltro. Un anno dopo laltro, erano passate decine di anni. Al villaggio tutti lo chiamavano maestro e anche se la scuola non gli corrispondeva alcuno stipendio, quando uno dei veri insegnanti era assente, quando cera bisogno di un supplente, allora era lui a fare lezione. Il nonno non era un vero maestro, ma era considerato tale. Quando il direttore dellUfficio Istruzione era andato a cercarlo, mio nonno stava spazzando il cortile della scuola. Nelludire che il direttore voleva parlare con lui, si era fatto tutto rosso in viso, aveva posato la ramazza che teneva in mano e si era precipitato verso il cancello della scuola. Arrivando tutto trafelato e vedendo il direttore dellUfficio Istruzione in piedi allentrata della scuola, aveva sentito il viso tingersi del colore di un paesaggio autunnale. Direttore, aveva detto, direttore, venite a sedervi nella mia stanza.
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Non ho tempo di sedermi, aveva replicato il direttore, maestro Ding, tutti gli uffici, tutti i comitati del distretto si stanno mobilitando per convincere la gente a vendere il sangue, allUfficio Istruzione stato assegnato il compito di lanciare la campagna in cinquanta villaggi, ma qui al Villaggio dei Ding finora le mie parole hanno fatto un buco nellacqua. Vendere il sangue?! aveva esclamato mio nonno. Tu sei tenuto in grande considerazione e rispettato da tutti, e ora che il villaggio non ha pi un dirigente responsabile non puoi certo tirarti indietro. Cielo, chiedere alla gente di vendersi il sangue? LUfficio Istruzione, aveva continuato il direttore, deve organizzare centri di raccolta del sangue in cinquanta villaggi, tu sei lunico su cui poter contare qui al Villaggio dei Ding. Il nonno aveva replicato: Ma santo cielo, convincere la gente a vendere il sangue! E il direttore: Maestro Ding, sei un uomo istruito, come fai a non capire che il nostro sangue come una sorgente, pi ne vendiamo e pi ne produciamo? Lo sconforto dipinto sul viso del nonno, rimasto l in piedi come pietrificato, sembrava la desolazione dellinverno sulla pianura. Il direttore dellUfficio Istruzione aveva proseguito: Maestro Ding, qui a scuola il tuo lavoro suonare la campanella e fare da custode ma, pur non essendo insegnante, la scuola ti ha ripetutamente conferito il titolo di insegnante modello e io ho sempre dato la mia approvazione. Lo38

norificenza ti ha procurato ogni volta un certificato di merito e un premio in denaro, e se oggi io, direttore dellUfficio Istruzione, vengo da te ad affidarti un piccolo incarico e tu ti rifiuti di svolgerlo, devo pensare che mi disprezzi? In piedi davanti al cancello della scuola, mio nonno non aveva aperto bocca. Non aveva aperto bocca, ma si era messo a pensare allassegnazione del titolo di insegnante modello, che aveva luogo ogni anno: concorrevano anche il maestro di matematica e quello di cinese, ma non vincevano mai, alla fine era sempre lui a essere candidato al titolo e a partire per il capoluogo, dove la proposta veniva ratificata e lui veniva ufficialmente nominato insegnante modello. In citt gli venivano consegnati il certificato di merito e il premio; i soldi non erano molti, appena sufficienti a comprarci due sacchi di concime, ma quei bei diplomi rossi fiammanti li teneva tutti appesi nella sua stanza. Gli altri uffici, aveva detto il direttore, non hanno fatto in tempo a cominciare la mobilitazione che gi nei villaggi si erano formati settanta, ottanta centri di raccolta del sangue. Io non sono arrivato neanche a cinquanta, anzi neanche a quaranta, come far a mantenere il posto? Il nonno non aveva proferito parola. Gli alunni della scuola si erano tutti precipitati alle finestre per guardare fuori, parevano una pila di cocomeri ammassati dietro i vetri. Anche i due maestri che non erano mai riusciti a diventare insegnanti modello stavano osservando la scena con unaria di disapprovazione in viso; avrebbero voluto andare a parlare con il direttore, ma lui non li conosceva.
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Il direttore conosceva solo mio nonno. Il direttore aveva detto: Maestro Ding, non ti sto chiedendo chiss cosa. Vorrei solo che tu spiegassi alla gente del villaggio che vendere il sangue un fatto normale, perch in realt il sangue come una sorgente, pi acqua se ne toglie e pi ne sgorga. Poche parole, tutto qua. Non vuoi fare questo favore al direttore dellUfficio Istruzione? Vedr cosa posso fare, aveva mormorato alla fine mio nonno. Bene, saranno sufficienti poche parole. Al suono della campana la gente era stata nuovamente convocata al centro del villaggio, dove il direttore aveva lasciato la parola al nonno perch spiegasse lidentit fra il sangue e la sorgente, da cui sgorga tanta pi acqua quanta pi se ne toglie. Il nonno, in piedi sotto la sofora al centro del villaggio, aveva lasciato vagare a lungo lo sguardo sulla folla dei compaesani, neri come corvi, poi si era rivolto a loro con poche parole: Ci siete tutti, venite con me fuori dal villaggio sulla riva del fiume. Tutti lo avevano seguito fuori dal villaggio, verso est, fino al fiume. La riva era asciutta perch, nonostante fosse il culmine della primavera e avesse piovuto, il Villaggio dei Ding sorgeva sullantico letto del Fiume Giallo. Era l da pi di mille anni. Tutti i villaggi della zona sorgevano sullantico letto del fiume ed erano l da centinaia di anni, forse anche da pi di mille. Sulla riva sabbiosa, sebbene asciutta, era per caduta tutta la pioggia della primavera.
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Il nonno, che aveva portato con s una vanga, era avanzato sulla spiaggia seguito dal direttore e dai due funzionari distrettuali. Dietro di loro venivano tutti i compaesani. Giunto sulla riva, aveva raccolto un pugno di sabbia umida e laveva lavorata fra le mani, poi aveva cominciato a scavare in profondit nella sabbia finch non aveva trovato lacqua, che era risalita riempiendo la buca fino a met. Aveva preso a raccogliere e versare fuori lacqua con una tazza tutta ammaccata che veniva chiss da dove; una tazza dopo laltra, aveva svuotato completamente la buca ma, dopo pochi istanti, lacqua era sgorgata nuovamente e risalita allo stesso livello. La buca non si svuotava, lacqua sgorgava sempre di pi. Mio nonno gett la tazza sulla riva, si sfreg le mani e lanci unocchiata alla gente del villaggio: Avete visto? aveva domandato a gran voce. Il nostro sangue uguale, pi se ne toglie e pi ne sgorga. Non si esaurisce, pi se ne toglie e pi ne sgorga. Finito di parlare, aveva spostato lo sguardo sul direttore dellUfficio Istruzione e gli aveva detto: A scuola aspettano che suoni la campanella, se non la suono, i bambini non sanno che finita la lezione. Al direttore non importava che i bambini sapessero o no che era finita la lezione, aveva guardato il nonno, poi la folla dei compaesani e infine aveva gridato: Avete capito? Cos come lacqua non si esaurisce, il sangue che si vende non finisce mai. Il sangue uguale a questa sorgente dacqua, un fatto scientifico.
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Alla fine aveva tirato un calcio alla tazza che giaceva sulla sabbia, lanciandola lontano: Sta a voi decidere se volete diventare ricchi o restare poveri, se incamminarvi lungo la grande strada dorata che vi porter a una vita migliore o se imboccare il sentiero accidentato della miseria Voi del Villaggio dei Ding siete i pi poveri dellintero distretto, poveri al punto di non sapere che rumore fanno due monetine che sbattono luna contro laltra Tornate alle vostre case e pensateci bene, se volete la ricchezza o preferite la povert. Tornate alle vostre case e pensateci bene, aveva detto il direttore. Pensateci bene. Poi aveva aggiunto: Negli altri distretti dove vendono il sangue in quantit, i villaggi sono pieni di case nuove una dietro laltra, ma qui da voi nel Villaggio dei Ding si vedono ancora soltanto file di capanne di paglia, anche se ormai sono passati decenni dalla Liberazione, decenni di dirigenza del Partito Comunista, decenni di socialismo. A queste parole, se ne era andato. Anche il nonno se ne era andato. Gli abitanti del Villaggio dei Ding si erano sparpagliati ed erano tornati a casa. Diventare ricchi o restare poveri dipendeva solo da loro. Nella luce del crepuscolo, la riva sabbiosa dellantico letto del fiume era diventata una distesa cupa e desolata. Il sole che tramontava tingeva la sabbia di rosso scuro, quasi marrone, il colore del sangue che scorre. Dai campi lontani veniva il profumo del grano giovane e fluttuava sulla spiaggia.
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Fluttuava come unonda invisibile. Mio padre non se ne era andato. Non aveva lasciato la spiaggia, n la buca scavata dal nonno. Era rimasto in piedi accanto alla buca, a guardare e guardare, poi si era abbassato e con le mani a coppa aveva raccolto un po dacqua, laveva bevuta, si era lavato le mani e aveva sorriso. Aveva tuffato una mano nella buca e ricominciato a scavare, finch non era zampillato fuori un vigoroso getto dacqua che gorgogliando era traboccato dalla buca e aveva tracciato un piccolo solco sulla sabbia asciutta. Lacqua scorreva via in un rivoletto sottile come un bastoncino. Si allontanava in un rigagnolo dello spessore di un ramo di salice. Mio padre aveva sorriso. A quel tempo aveva ventitr anni. 2 Il nonno and a dormire che era passata la mezzanotte. Si addorment. Fece un sogno. Nel sogno gli riapparve la storia della vendita di sangue, portata dal vento della notte, e lui pot ripercorrere con estrema chiarezza lintero processo della malattia. Lintero processo della vendita del sangue. Lintero processo in tutti i particolari. Tante cose gli risultarono evidenti, cos come evidente che occorre seminare in primavera per raccogliere in autunno e occorre seminare fagioli se si vogliono raccogliere fagioli. La stanza dove dormiva si trovava a lato dellentrata
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principale della scuola, in un piccolo edificio di mattoni rossi e dal tetto piatto. Nella camera cerano un letto e un tavolo, nella stanza pi esterna un fornello e un tavolino con ciotole, bastoncini, piatti e pentole. Il nonno era abituato da tanto tempo a tenere in perfetto ordine quelle due stanze: ogni sera, prima di dormire, spostava il tavolino della stanza pi esterna contro il muro, disponeva per bene le stoviglie sul tagliere, infilava il secchio dellacqua potabile sotto il fornello; nella camera, sistemava in mezzo al tavolo la pila di vecchi libri e quaderni dei compiti che aveva trovato in giro, in un angolino del tavolo la mezza scatola di gessi che aveva raccolto. Nelle due stanze niente era in disordine, tutto accuratamente sistemato al proprio posto. Allo stesso modo, nei sogni che il nonno faceva tutto era al proprio posto, fino al momento del risveglio, quando riapriva gli occhi al levar del sole, e nella mente gli scorrevano immagini perfettamente chiare, il grano era grano e i fagioli erano fagioli e lui dei sogni non dimenticava neanche una frase, neanche un particolare. Il nonno riordinava le sue stanze ogni sera prima di andare a letto. Anche i suoi sogni erano chiari e precisi come il compito di un bravo scolaro. E cos nel sogno rivide nitida, chiarissima, la storia della vendita del sangue cos come si era svolta in quellanno ormai lontano. Il primo punto di raccolta di sangue era stato installato con gran frastuono allentrata del villaggio. Era stata pian
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tata una tenda verde scuro che brillava nel sole come un bel cavolo appena colto e portava ben chiara la dicitura Centro di Raccolta del Sangue dellOspedale Distrettuale, scritta in grandi caratteri rossi sul fondo bianco di uninsegna in legno piantata allentrata della tenda, ma per un giorno in tero nessuno si era presentato a vendere il sangue. Non si era visto nessuno nemmeno il giorno dopo. Il terzo giorno, era arrivato di nuovo il direttore dellUfficio Istruzione, ave va cercato mio nonno e si era fermato a scambiare qualche parola con lui davanti al cancello della scuola senza scendere dalla sua jeep. Maestro Ding, gli aveva detto, i dirigenti distrettuali mi vogliono sollevare dallincarico, dimmi un po tu cosa devo fare qui al Villaggio dei Ding con questa storia del sangue. Non voglio darti problemi, maestro Ding, aveva conti nuato, domani mander due camion per portare la gente del villaggio a far visita al distretto di Caixian, che un mo dello di sviluppo economico per tutta la provincia. La sola cosa che devi fare mandare una persona per famiglia. Aveva aggiunto che ogni partecipante alla gita a Caixian avrebbe avuto diritto a un sussidio giornaliero di dieci yuan e che lungo la strada, passando per la capitale, ci sarebbe stata anche lopportunit di fermarsi a vedere la torre com memorativa del 7 febbraio4 e visitare i grandi magazzini Sol Levante. Mi dispiace dirtelo, maestro, aveva detto alla fine, ma
La torre, eretta a Zhengzhou nel 1971, celebra lo sciopero dei ferrovieri che fu represso nel sangue il 7 febbraio 1923 dal signore della guerra Wu Peifu. 45
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se non mi aiuti a organizzare la gente del villaggio per la gita, non la suonerai pi la tua campanella e la scuola ele mentare del Villaggio dei Ding non avr pi bisogno dei tuoi servizi. Poi il direttore era ripartito con la sua jeep verso altri vil laggi. Nella pianura sconfinata, il rombo del motore della jeep era pi garbato di quello dei trattori. Mio nonno era ri masto dritto sul cancello della scuola a contemplare il fumo che usciva dal tubo di scappamento, pallido in volto. Sapeva che Caixian si trovava in una zona poverissima e non riusci va a capire come si fosse potuto trasformare in un modello di sviluppo e di agiatezza. Il direttore Gao era venuto e riparti to come il vento e lui non aveva potuto far altro che passare di casa in casa a informare e motivare la gente perch lindo mani un membro di ogni famiglia si presentasse allentrata del villaggio ad aspettare i camion mandati dalle autorit distrettuali per la gita. Si era sentito chiedere: Ma davvero ogni partecipante ri cever un sussidio giornaliero di dieci yuan? Come no? aveva risposto. Lha detto il direttore Gao. Ma davvero, avevano chiesto, al ritorno si andr a visi tare la capitale provinciale? Lha detto il direttore Gao, come potete pensare che non mantenga la promessa? E cos, la gente era stata accuratamente preparata in previsione della vendita del sangue, proprio come in primavera si concimano i campi per rendere possibile il raccolto autunnale. Mentre rivedeva in sogno la storia della gita a
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Caixian, mio nonno sospir profondamente, si rigir nel suo letto e due lacrime spuntarono nei suoi occhi. Il distretto di Caixian distava pi di centocinquanta chi lometri da Weixian. I compaesani, alzatisi presto per sali re sui camion, erano arrivati a destinazione che era quasi mezzogiorno. La meta del viaggio era un borgo chiamato Shangyang in qualche angolo sperduto del distretto di Caixian, comunque, appena varcato il confine del distretto, era stato come se i camion avessero spiccato il volo verso il paradiso. Chi si sarebbe mai immaginato di vedere solo case in stile occidentale allineate lungo le strade dei villaggi, tutte a due piani, con tegole e mattoni rossi, tutte perfetta mente schierate e distanziate le une dalle altre come se fos sero disegnate sulla carta. Davanti a ogni porta cerano fio ri, in ogni cortile piante sempreverdi. Le strade erano tutte quante cementate e tutte le case tenevano appesa, sul muro accanto alla porta dentrata, una targa quadrata con intarsi rossi su fondo giallo. Su alcune di queste targhe facevano bella mostra di s cinque stelle luminose a cinque punte, su altre quattro. Non cera neanche bisogno di chiedere: cinque stelle rappresentavano le famiglie modello nella vendita del sangue, quattro stelle le famiglie che ne avevano venduto notevoli quantit e tre stelle ovviamente i normali venditori senza particolari meriti. Il direttore Gao aveva guidato personalmente la gita del la gente del Villaggio dei Ding a Shangyang. I visitatori erano stati invitati a entrare nelle case per vedere con i propri occhi la prosperit degli abitanti. Non si sarebbero
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mai aspettati che a Shangyang la vita fosse proprio come in citt, perfino i vicoli avevano nomi soavi come via della Luce, via della Grande Armonia, via del Sole, via della Felicit. Ben sistemata sulla porta di ogni casa cera una placca con il numero civico. I recinti per i maiali e i pollai che una volta si trovavano davanti alle case o nei cortili erano stati tutti raggruppati fuori dal villaggio e circondati da un basso muro di cinta, anchesso di mattoni rossi. In tutte le case, i frigoriferi si trovavano immancabilmente a sinistra della porta dentrata, i televisori su mobiletti rossi di fronte ai divani. Le lavatrici erano state sistemate nei bagni, che si trovavano generalmente accanto alle cucine. I serramenti di porte e finestre erano tutti in alluminio. Cas sapanche, armadi e mobili componibili erano tutti laccati di rosso con decorazioni floreali gialle. Sui letti erano stese trapunte di seta e morbide coperte di lana, tutte le camere profumavano in modo delizioso. Il direttore Gao procedeva davanti a tutti. Mio padre lo seguiva da vicino. Dietro di loro venivano i compaesani. Per la strada avevano incontrato alcune donne del posto che chiacchieravano fra loro allegramente, ciascuna con in mano borse piene di carne e di verdure fresche. Qualcuno aveva chiesto loro se fossero andate a fare la spesa e loro: Ma quale spesa? avevano risposto. Siamo state alla sede del co mitato del villaggio a prendere le provviste che ci spettano. Le donne avevano spiegato che ogni famiglia poteva anda re ogni giorno al comitato del villaggio a prendere quello di cui aveva bisogno per preparare da mangiare: se uno aveva
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voglia di spinaci prendeva spinaci dal banco della verdura, se a uno serviva laglio si prendeva laglio e se uno vole va mangiare carne andava a prendersi la carne. Se invece voleva il pesce, bastava andare a pescarselo nella vasca di allevamento. La gente del Villaggio dei Ding era rimasta a guardare totalmente incredula, la maschera del dubbio pesantemente calata sul volto. Mio padre aveva domandato se era tutto vero, aggiungendo che secondo lui non era possibile; allora le donne avevano gettato unocchiata gelida ai visitatori, poi a lui, prima di rientrare a casa per preparare il pranzo. Offe se dalla sua domanda, non avevano voluto trattenersi oltre a discutere, ma anche dopo aver ripreso la strada di casa si erano voltate indietro per fulminarlo con uno sguardo pieno di sdegno. E cos mio padre era rimasto l inebetito, in piedi sulla strada linda e ordinata del villaggio di Shangyang, finch non aveva scorto unaltra donna sulla trentina che passava di l con una borsa di pesce e verdure in mano. Allora si era affrettato a sbarrarle il passo, chiedendole: Ehi, ma davvero questo pesce e queste verdure ve li assegnano gratis? La giovane donna gli aveva rivolto uno sguardo perplesso. Dove li prendete i soldi, aveva chiesto nuovamente mio padre, per comprare tutti i giorni pesce e carne? Lei si era rimboccata la manica fino al gomito, scoprendo lincavo del braccio tutto costellato di segni di punture che parevano semi di sesamo, poi, lanciandogli unocchiata di traverso, gli aveva domandato: Ma come, venite a visitare Shangyang e non sapete che il nostro paese un modello di
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raccolta del sangue per tutto il distretto, per tutta la provin cia? Non sapete che qui ogni famiglia vende il sangue? Mio padre aveva osservato a lungo e attentamente quelle punture simili a semi di sesamo, lo sguardo fisso e in silenzio, poi, emettendo un profondo sospiro come per sottolineare il proprio stupore, aveva chiesto: Fanno male le punture? La donna aveva risposto scoppiando a ridere: Nei gior ni di pioggia prudono un po, come se ti punzecchiassero le formiche. Ma a vendere il sangue tutti i giorni, aveva continuato mio padre, non vi gira la testa? La donna laveva guardato con un certo stupore: Mica si pu vendere tutti i giorni, e neanche ogni quindici giorni! Per se si smette ci si sente gonfi in tutto il corpo e indi sposti, come una donna che ha i seni pieni di latte ma non allatta. Lui non aveva chiesto altro. Laveva lasciata rientrare a casa con il suo pesce e la sua verdura, al numero 25 di via della Luce. La gente del Villaggio dei Ding si era poi divisa in piccoli gruppi e sparpagliata per le vie di Shangyang, a vedere le case a pi piani con giardino che fiancheggiavano le strade, i porcili e i pollai fuori dellabitato, la scuola materna alli nizio del paese con il tetto verde coperto di tegole rosse, la scuola elementare allaltra estremit, cos tirata a lucido che non si vedeva nemmeno un granello di polvere. Avevano potuto vedere tutto quello che avevano voluto e fare tutte le domande che erano venute loro in mente. Che quello fos se o no il villaggio modello del distretto, della prefettura e
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perfino dellintera provincia, una cosa era certa: grazie alla vendita del sangue, l la vita scorreva dolce come in paradi so. Il centro di raccolta del sangue gestito dalle autorit della prefettura e del distretto sorgeva al crocevia principale del villaggio e pareva proprio un ospedale, con la croce rossa che sovrastava lentrata e i dottori che entravano e uscivano in continuazione. Tutti i giorni bisognava prelevare e analizza re il sangue, determinare il gruppo sanguigno e raccogliere il plasma in grandi flaconi da cinque litri che venivano steri lizzati, sigillati e spediti a destinazione. Mio padre era andato a vedere lospedale, poi, insieme ad alcuni giovani compaesani, aveva imboccato la via pi larga del villaggio, che sfoggiava il nome di via del Villaggio del Benessere, e a met della strada aveva visto un circolo ricrea tivo. Il locale era affollato da giovani e meno giovani che avevano laria di scoppiare di salute e un gran buonumore addosso; giocavano a poker o a scacchi, guardavano la televi sione sgranocchiando semi di girasole, leggevano, giocavano a pingpong come solo la gente di citt e gli studenti sanno fare. La primavera era inoltrata e gi si sentiva nellaria un accenno di estate, con il caldo che dilagava sulla pianura, eppure loro anzich andare a lavorare nei campi se ne stava no a divertirsi al circolo, ma avevano la fronte imperlata di sudore proprio come i contadini che arano la terra. Quando il gioco di carte o la partita di scacchi arrivava al punto cul minante, si rimboccavano le maniche della camicia gridando e infervorandosi e scoprendo cos le braccia piene dei segni delle punture, che somigliavano a tanti semi di sesamo rosso scuro, proprio come quelli della donna incontrata per strada.
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Dopo aver guardato un po la scena, mio padre e i compae sani che lo accompagnavano erano usciti dal centro ricreati vo e si erano fermati in mezzo alla strada di cemento, ampia e liscia, a lasciarsi inondare dalla luce del sole, a godersi il tepore primaverile e lintenso profumo di fiori che aleggia va in tutta Shangyang. Uno dopo laltro si erano rimbocca ti le maniche della camicia fino al gomito, denudando gli avambracci e allungandoli sotto il sole. Tutte quelle braccia sembravano tante carote messe in esposizione sulla strada. Lodore di pelle che ne usciva, crudo e penetrante, si spande va nellaria come se un fiume melmoso, dallacqua torbida e cupa, fosse improvvisamente sgorgato e fluisse sulla strada pulita. Guardandosi le braccia lisce avevano esclamato: Cazzo, ma non siamo anche noi uomini come loro? Poi, picchiettandosi gli incavi delle braccia, privi della pi piccola cicatrice: Ma che cazzo! Vendiamo anche noi! Ven diamo anche a costo di morire! Si erano messi a pizzicarsi le vene delle braccia finch la pelle non era diventata blu in certi punti e rossa in altri, come un pezzo di carne di maiale striata di grasso. Porca puttana, il sangue delle nostre braccia vale oro! 3 Al Villaggio dei Ding era partita la vendita del sangue. Era partita come un accesso di delirio, come un boato im provviso. Nellarco di una notte, in un villaggio di poche centinaia di anime, erano sorti dal nulla oltre dieci centri di raccol
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ta del sangue: il centro dellospedale distrettuale, dellin fermeria rurale, dellamministrazione rurale, della polizia, del Partito, del Comitato di Propaganda, dellambulatorio veterinario, dellUfficio Istruzione, del Dipartimento del Commercio, dellesercito, della Croce Rossa, della stazione di inseminazione del bestiame impossibile contarli tut ti. Bastava piantare per terra uninsegna di legno, scriverci sopra qualche carattere, trovare un paio di infermiere e un contabile e il centro di raccolta del sangue era belle pronto. Le banche del sangue sorgevano ovunque: allentrata del villaggio, a un crocicchio, in una stanza libera a casa di qual cuno, o magari in una stalla non pi utilizzata: si dava una spazzata per terra, si prendeva una vecchia porta da usare come base dappoggio per aghi, tubi e bottiglie dalcol, le si dava una lavata e la si poggiava sulla mangiatoia, si appen deva a una trave il flacone per raccogliere il sangue preleva to ed era fatta, si poteva cominciare a comprare e vendere sangue. Dappertutto nel paese si vedevano tubi di plastica, con dentro il sangue che scorreva, penzolare come piante ram picanti, e flaconi di plasma appesi qua e l come grappoli duva nera. Dappertutto batuffoli di cotone bagnati di disin fettante e aghi usati ingombravano le strade. Dappertutto cerano aghi, tubi, flaconi di vetro rotti. Dappertutto erano appese bottiglie o appoggiati secchi di sangue con letichetta gruppo 0, gruppo A, gruppo B, gruppo AB. Il terre no era tutto macchiato di gocce di sangue e di schizzi rossi di plasma, laria era costantemente impregnata dellodore greve del sangue. E le nuove foglie verdi spuntate sui rami
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degli alberi di mogano, sugli olmi e le paulonie nella stagio ne primaverile, a furia di respirare ogni giorno laroma rosso scuro del sangue, avevano cominciato a tingersi leggermen te di rosso. Le tenere e sottili foglie della sofora, nate da poco, che di solito in quella stagione la luce del sole dorava leggermente, facendo rilucere il verde scuro delle venature, quellanno avevano assunto una nuova tinta rosa, mentre le venature erano diventate viola. Il centro di raccolta dellam bulatorio veterinario si trovava allestremit occidentale del villaggio sotto una sofora e, con tutto il sangue che avevano assorbito, le foglie gialle dellalbero nel giro di breve tem po erano inaspettatamente diventate rosse come quelle del cachi in autunno e anche parecchio pi grandi e pi spesse degli altri anni. Tutti i giorni i cani del villaggio, attirati dallodore del sangue, si avvicinavano ai centri di raccolta, dove, dopo es sersi presi qualche calcio da qualcuno, riuscivano ad afferra re con i denti un batuffolo di cotone imbevuto di sangue, poi si nascondevano a divorarselo in santa pace. I dottori e gli infermieri, con i loro grandi camici bian chi, avevano un gran daffare al Villaggio dei Ding e non si fermavano mai, andavano e venivano sudando copiosa mente, come i venditori alle fiere paesane. A tutti dicevano di tenere premuto per cinque minuti il batuffolo di cotone sul punto in cui era stato fatto il prelievo: Tieni premuto cinque minuti. E questa frase, questo tieni premuto cinque minuti che usciva in continuazione dalla bocca dei dottori e degli infermieri era diventato il ritornello che scandiva i giorni e le ore al Villaggio dei Ding.
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Siccome dopo ogni prelievo i dottori consigliavano di bere un po dacqua zuccherata, tutti i negozi del distretto erano rimasti a corto di zucchero ed era stato necessario andare a rifornirsi in altre zone della provincia. E siccome dopo ogni prelievo i dottori prescrivevano due o tre giorni di riposo, tutte le strade e i vicoli del villaggio che erano ben esposti al sole si erano riempiti di letti di le gno o di bamb, e letti cerano anche nei cortili e sugli usci. Siccome, poi, i dottori avevano dato il permesso anche agli abitanti dei villaggi vicini di venire a vendere il loro sangue al Villaggio dei Ding, per le strade cera sempre un fiume ininterrotto di persone, un corteo senza fine di forestieri. Un paio di famiglie ne avevano approfittato per aprire ristoranti lungo le vie pi frequentate, altri avevano aperto negozi specializzati nella vendita di sale, zucchero e ricostituenti. Il Villaggio dei Ding prosperava. Il Villaggio dei Ding era in fermento. In un batter docchio il Villaggio dei Ding era diventato il centro di raccolta modello del distretto di Weixian. Il diret tore dellUfficio Istruzione Gao quellanno aveva venduto la sua jeep per comprarsi unautomobile ultimo modello nuova di zecca. Era venuto a inaugurarla proprio al Villaggio dei Ding, aveva fatto un giro, dato unocchiata qua e l, fatto domande su come procedeva la raccolta in ogni banca del sangue. Alla fine era stato a casa nostra a mangiare due cio tole di spaghetti alle uova e allerba gattaia e aveva fatto anche un salto alla scuola elementare, dove aveva stretto la mano al nonno dicendogli una cosa che lo aveva lasciato di
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stucco: Maestro Ding, aveva detto, tu sei il salvatore del Villaggio dei Ding. Tu sei la stella che ha guidato il Villaggio dei Ding dalla povert alla ricchezza. 4 La prosperit del Villaggio dei Ding fu di breve durata, ben presto sorsero dei problemi. Il fermento del Villaggio dei Ding fu di breve durata, ben presto arriv una doccia fredda. Fu allora che, al momento opportuno, mio padre fece la sua comparsa sulla scena. La vendita del sangue al Villaggio dei Ding era regolata da precisi criteri: et, gruppo sanguigno, condizioni di salute e via discorrendo. Tutti gli abitanti dai diciotto ai cinquantanni avevano ricevuto una tessera per la vendita del sangue, un cartoncino giallo chiaro di cinque centimetri per sette, dove erano riportati il nome, let, il gruppo sanguigno e le pi importanti malattie di cui ognuno aveva sofferto nel corso della propria vita; sul retro era tracciata una tabella in cui venivano registrate la data e la quantit di ogni prelievo. In base ai dati forniti dalla tessera, cerano persone che erano autorizzate a vendere solo una volta ogni tre mesi, mentre altre potevano vendere ogni due mesi. Fortunatamente, la maggior parte della gente poteva vendere il sangue una volta al mese. Poi cera anche chi, grazie alla giovane et, poteva venderne un flacone ben due volte al mese: erano quelli tra i diciotto e i venticinque anni, perch a loro il sangue si rinnovava pi velocemente.
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E cos i centri di raccolta erano stati costretti a diventare mobili: questo mese al Villaggio dei Ding, il prossimo al Villaggio dei Salici, o al Villaggio delle Acque Gialle, o al Villaggio del Secondo Li. E cos non era pi tanto comodo vendere il sangue al Villaggio dei Ding, non si poteva pi stendere il braccio tutte le volte che si voleva, farsi attaccare il flacone alla cintura dei pantaloni e intanto, mentre il contenitore si riempiva, bere e mangiare a saziet aspettando di intascarsi i soldi. La gente del villaggio non poteva pi, come prima, allungare la strada di casa di ritorno dai campi per fare un salto al centro di raccolta e vendersi un flacone di sangue, guardare in controluce la banconota da cento yuan per assicurarsi che non fosse falsa, aprire il volto in un sorriso vedendo leffigie dellillustre personaggio raffigurato sul biglietto un sorriso luminoso come lo sfolgorio del flacone di sangue sotto il sole. E cos un giorno, allimprovviso, mio padre torn dalla citt con in spalla un sacco pieno di aghi, tubi, cotone idrofilo e flaconi di vetro per il sangue. Giunto a casa, pos tutto sul letto, si precipit nel porcile a prendere una tavola su cui tracci la scritta Banca del sangue della famiglia Ding e infine and a mettersi sotto la sofora al centro del villaggio. L raccolse una pietra da terra e la batt contro la campana, gridando con tutto il fiato che aveva in corpo per richiamare la gente del villaggio: Tutti quelli che vogliono vendere il sangue vengano da me. Gli altri pagano ottanta yuan per un flacone, io, Ding Hui, ve ne do ottantacinque a flacone!
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Aveva appena finito di gridare che davvero un sacco di gente usc di casa per venire da noi, accalcandosi fuori della nostra porta. Un sacco di gente si accalcava fuori della nostra porta. Il centro di raccolta della famiglia Ding era nato quel giorno, verso lora di pranzo. Sei mesi pi tardi, al Villaggio dei Ding era sorta unaltra decina abbondante di centri di raccolta privati. Raccoglievano il sangue ma non sapendo dove venderlo lo davano tutti a mio padre, che lo metteva insieme e lo rivendeva a un prezzo pi alto a quelli del furgone di raccolta che si fermavano sul bordo della strada nel cuore della notte. Questa storia della vendita del sangue aveva fatto uscire di senno il Villaggio dei Ding. Aveva fatto uscire di senno tutta quanta la pianura. Dieci anni dopo, la febbre era caduta sul villaggio come una pioggia fitta e ostinata, quelli che avevano venduto il sangue si ammalavano. Dapprima, quando un uomo moriva era come se morisse un cane, poi fu come se morisse una formica. Morivano come le foglie che dautunno cadono a terra volteggiando. La luce si spegneva e loro non erano pi di questo mondo.

Capitolo 3

1 Allalba del giorno seguente unalba dautunno il sole che si lev a oriente sulla pianura tinse cielo e terra di rosso sangue. Il rosso si allargava man mano che lalba avanzava. Di buon mattino, mio nonno cominci il suo giro casa per casa a informare tutti che la sera ci sarebbe stato il concerto di Ma Xianglin alla scuola elementare. Presentandosi sulluscio delle case invitava tutti ad andare ad ascoltare le ballate con queste parole: Ehi, stasera venite a scuola a sentire Ma Xianglin. C una nuova medicina che cura la febbre, non restate chiusi in casa senza fare niente. Davvero c una nuova medicina? gli chiedevano. Mio nonno rideva: tutta la vita che faccio il maestro e non ho mai detto una bugia. Poi apriva unaltra porta: Ehi, non state sempre in casa ad angosciarvi, stasera venite a scuola a sentire i canti popolari. Chi canta? Ma Xianglin? E chi volete che sia? rispondeva lui. Le sue condizioni si sono molto aggravate, cantare alcune ballate lo rallegrer, se stasera non avete niente da fare venite a sentirlo, chiss che con la felicit che gli dar il canto non ce la faccia a resistere fino allarrivo del nuovo farmaco.
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Gli chiedevano: Davvero c una nuova medicina? Mio nonno rispondeva: Faccio il maestro da una vita e non ho ancora detto nemmeno una bugia. Luna dopo laltra, il nonno inform tutte le famiglie del paese. Nellimboccare la strada nuova per trasmettere anche l il messaggio, incontr mio padre, mia madre e Yingzi che camminavano verso casa sulla strada cementata. Mia madre teneva in mano una borsa di verdura. Tornavano certamente dallorto, dove erano stati di buonora a raccoglierla. Nel vedere il nonno, rimasero immobili in mezzo alla strada, stupefatti come se non si fossero mai aspettati di incontrarlo. Anche il nonno rimase l impalato in mezzo alla strada, con un sorriso tirato sulle labbra, poi si rivolse alla nipotina: Yingzi, vieni a scuola a sentire un concerto stasera, sar pi divertente che restare a casa a guardare la televisione. Mia madre, senza lasciare alla bambina il tempo di rispondere, la prese per un braccio e la spinse dentro casa. Entr in casa anche lei passando accanto al nonno come una furia. Per strada rimasero solo mio padre e mio nonno. Padre e figlio non accennavano a muoversi. Il sole che pioveva sulle loro teste illuminava i volti di entrambi, indurendone i lineamenti. Lodore di cemento della strada e lodore dei mattoni e delle tegole avevano una fragranza dautunno, a cui si mescolava il profumo delicato della terra fresca che un soffio leggero di vento freddo proveniente dallaperta campagna portava con s. Alzando lo sguardo oltre
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le case, mio nonno scorse in lontananza Wang Baoshan, il marito di Zhao Xiuqin, che arava il suo campo. Da quando la moglie si era ammalata, anche coltivare la terra aveva perso senso per lui e il suo campo era rimasto incolto. Ma ora, nel sentire che una nuova medicina avrebbe potuto curare la febbre, si era messo ad arare anche se la stagione dei lavori agricoli era ormai passata. Diceva che, dissodandola, la terra avrebbe conservato la sua umidit. Diceva che, se faceva in tempo, avrebbe seminato qualche cavolo. Che se anche non ci avesse piantato niente e niente fosse cresciuto, laratura avrebbe comunque impedito al terreno ammorbidito di inaridirsi. Cos si era messo ad arare. Arava la terra. Mio nonno rest un attimo a guardarlo in lontananza, poi volse nuovamente lo sguardo verso mio padre e gli disse sorridendo: Stasera vieni anche tu al concerto di Ma Xianglin! A fare che? fece mio padre. E il nonno: Ci viene tutto il villaggio. Puoi cogliere loccasione per salire sul palco a prosternarti davanti a tutti, cos baster una volta sola. Un inchino, un solo inchino e non se ne parli pi. Sei diventato completamente matto, eh? ribatt mio padre guardandolo fisso. Non c nessuno in tutto il villaggio che mi abbia chiesto di fare una cosa del genere, devi proprio essere tu a chiedermelo? Scrutando molto attentamente mio padre, che pareva aver incollata sul volto lespressione di cupo furore di un
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dio guardiano5, il nonno lo apostrof sbuffando con aria sprezzante: Hui, credi che non lo sappia che quando toglievi il sangue alla gente usavi lo stesso batuffolo di cotone per tre persone e lo stesso ago per chiss quante di pi? Mio padre rispose con odio: Senti, se tu non fossi mio padre ti prenderei sul serio a schiaffi. E con questo se ne and per dove se ne era andata mia madre, quasi sfiorando il nonno nel passargli accanto. Il nonno si volt per gridargli dietro: Hui non ti chiedo di inginocchiarti e prosternarti, ma che ne dici di pronunciare almeno qualche frase di scusa davanti a tutti i compaesani? Mio padre non si volt nemmeno, ignorando le parole del nonno. Allora questultimo fece qualche passo verso di lui per chiedergli: Neanche una frase di scusa hai intenzione di pronunciare, vero? Mio padre stava gi spingendo il portone di casa. Entrando in cortile, si gir per gridare in direzione del nonno: Presto non avrai pi bisogno di sopportarmi, entro la fine dellanno mi trasferir con la mia famiglia lontano dal Villaggio dei Ding e dopo dimenticati pure di questo figlio! Dette queste parole, volt le spalle al nonno e sgusci nel cortile, tirandosi dietro il portone, che si richiuse con un gran tonfo. Il nonno rimase l come un palo piantato nella strada.
Gli di guardiani, dallaspetto feroce, avevano la funzione di tenere lontani gli spiriti malvagi dalle case dei contadini. 62
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Hui grid, in questo modo non farai una bella fine, lo sai? 2 Quella sera allo spuntare della luna il concerto cominci. Canto e recitazione di ballate popolari della regione. Fecero uscire un filo elettrico da una delle aule, fissarono al pannello della pallacanestro due grosse lampadine da cento watt e il cortile fu tutto illuminato. Per fare il palco, ammonticchiarono per terra diverse file di mattoni e ci poggiarono sopra due porte, su questa base sistemarono un alto sgabello perch Ma Xianglin potesse sedersi e, davanti a questo, uno sgabello pi basso con sopra un bollitore e una teiera. Basta, il palcoscenico era fatto. Davanti al palco sedevano molti compaesani, malati e sani. Dopo cena, avevano preso la strada che dal villaggio portava alla scuola per godersi la serata di divertimento. Davanti al palco sedevano molti spettatori. Una folla nera come la pece. Pi di duecento, forse quasi trecento. Due o trecento persone nere come la pece. I malati davanti e i sani dietro. Una folla nera come la pece. Si era verso la fine dellautunno e il freddo della notte aveva gi chiuso nella sua morsa il distretto e la provincia, tutta la pianura del Henan orientale. Il gelo si faceva gi sentire al Villaggio dei Ding, al Villaggio dei Salici, al Villaggio delle Acque Gialle, al Villaggio del Secondo Li e in tutti i villaggi confinanti. Fra gli spettatori venuti a sentire il concerto di Ma Xianglin, alcuni indossavano gi giacche imbottite,
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altri le tenevano appoggiate sulle spalle. Pi di tutti, i malati temevano di prendere freddo e farsi venire un raffreddore, perch loro di raffreddore potevano anche morire, in paese era gi successo, e non solo una volta o due, non solo a una o due persone. Perci tutti indossavano giacche imbottite o almeno le usavano per coprirsi le spalle, come se fosse gi inverno. Cera una gran folla, seduta l nel campo di pallacanestro. Sedevano scomposti e chiacchieravano e ridevano sguaiati. Parlavano della nuova medicina, che ti faceva passare la febbre con una sola iniezione, e a questo pensiero i volti si illuminavano. Sui volti spuntava un po di consolazione. Come unala di cicala, li sfiorava un sorriso. La luna era ormai alta nel cielo dietro la scuola e Ma Xianglin se ne stava gi seduto sullo sgabello che gli avevano preparato sul palco, con un colore di morte, un riflesso livido in viso. Al villaggio tutti sapevano che la sua malattia era giunta alla fase critica, non sarebbe rimasto in vita a lungo, se entro dieci o quindici giorni la nuova medicina non fosse arrivata lui se ne sarebbe dovuto andare, lasciando questo mondo per sempre. Sarebbe morto. Ma se lavessero fatto cantare l tutte le sere, lui ne avrebbe avuto il cuore sollevato e forse ce lavrebbe fatta a resistere ancora una settimana o due, magari addirittura uno o due mesi. Ecco perch bisognava fargli cantare le sue ballate e perch tutti erano venuti ad ascoltarlo. Mio nonno usc dalla sua stanza e si fece avanti verso il pubblico con in mano un thermos di acqua calda e due
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tazze, gridando in direzione della platea: Chi vuole acqua? Poi chiese ad alcuni anziani: Un po dacqua? Dato che nessuno voleva bere, pos il thermos e le tazze su un angolo del palcoscenico ed esclam a gran voce, rivolto al cantastorie destinato a morte imminente: Su, comincia! La luna sorta. Il concerto ebbe inizio. S, ebbe inizio. Era appena iniziato, che a Ma Xianglin accadde qualcosa di straordinario. Si mise a provare il suo strumento. Per quanto fosse accordato, volle comunque provarlo l, sul palco, mentre aspettava di cominciare. In questo non cera nulla di strano. Capelli bianchi, pustole verdastre, labbra nere: tutti riconoscevano i segni premonitori della morte imminente. Ma non appena ebbe cominciato a pizzicare le corde e a cantare, il suo volto prese colore. Si tinse di un rosa sempre pi intenso. Quando, sorridendo ai compaesani, cominci a suonare tutto raggiante, il suo viso divenne roseo come quello di un giovanotto il giorno delle nozze e perfino le pustole verdastre si tinsero di rosa, risplendendo al chiarore della lampada come tanti piccoli lumicini. I capelli rimanevano secchi e grigi, ma il sangue affluito alle labbra prima nere gettava un riverbero rosso perfino sul capo. Il cantastorie scuoteva la testa con gli occhi socchiusi, senza vedere nessuno, come se a sentirlo non ci fosse anima viva. La mano sinistra correva sulle corde andando su e gi lungo il manico, ora lenta ora veloce; la mano destra muoveva larchetto avanti e indietro, ora lenta ora veloce. Il suono dello strumento era simile allac65

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qua che scorre su un terreno sabbioso, unacqua chiara e rinfrescante ma come intiepidita da un velo di raucedine. Il fluire argentino si stagliava a sua volta sul fioco gorgoglio. Scuotendo a pi riprese la testa, annunci: Prima canter un prologo. Si schiar la voce e attacc a cantare La ballata del figlio che se ne va, che tutti al villaggio conoscevano: Il figlio sta partendo per un posto lontano La madre lo accompagna alluscita del villaggio In tono noncurante si congeda da lui Ma ogni suo consiglio pesa una tonnellata. Diceva la madre nel recitativo: Figlio mio Lontano da casa tutto diverso Ricorda di vestirti quando fa freddo Di mangiare quando avrai fame Quando vedrai un vecchio chiamalo nonno Quando vedrai una vecchia chiamala nonna La zia chiamala madre La donna in et chiamala zia La giovane chiamala sorella Il ragazzo chiamalo fratello Quandebbe finito, cant arie che esaltavano le gesta di Mu Guiying e di Cheng Yaojin e ballate tratte da I Gene rali della Famiglia Yang, I Tre Cavalieri Erranti e i Cinque
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Giusti e Gli Otto Giovani Valorosi 6. Nel vederlo cantare e recitare sul palcoscenico con tutto quellardore, i compaesani si ricordarono che non era mai riuscito a mandare a memoria il libro con i testi delle opere e che quando studiava canto e imparava ad accompagnarsi con lo zhuiqin, la cosa che temeva pi di ogni altra era proprio quel grosso volume di liriche. Adorava cantare ma aveva il terrore di dover imparare le parole e quando suonava e cantava finiva sempre per introdurre qualche variazione, tanto che il maestro alla fine aveva rinunciato a insegnargli. Perci in tutta la vita non aveva mai dato un vero e proprio concerto in pubblico, aveva sempre e solo cantato e suonato per se stesso nellintimit della sua casa. E nemmeno stasera che si esibiva su un palco davanti a due o trecento persone riusciva a ricordarsi i testi delle ballate. Cos cantava i pezzi che ricordava. E i pezzi che ricordava erano quelli che meglio di tutti racchiudevano la quintessenza dellopera. I pezzi che Ma Xianglin ricordava erano tutti belli. Tutti quelli che cantava erano belli. Cos, quello che cant quella sera fu il fior fiore dellopera, la sua pi intima sostanza, da cui scaturiva un aroma pi inebriante del vino vecchio. Lo ripeto, era la prima volta in vita sua che si esibiva davanti ai compaesani, su un palcoscenico. Era stato mio
Mu Guiying la leggendaria giovane che divenne generale dellesercito imperiale durante la dinastia Song; Cheng Yaojin fu il mercante di sale che capeggi una rivolta contadina al tempo della dinastia Sui. La famiglia Yang fu una celebre stirpe di generali sotto la dinastia Song, le cui imprese hanno ispirato numerosi romanzi e opere teatrali. Gli ultimi due sono romanzi picareschi risalenti alla fine della dinastia Qing e ambientati in epoche precedenti. 67
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nonno a organizzare il concerto ora che la sua malattia si era aggravata ed era logico che lui ci si impegnasse e dedicasse con tutto se stesso. La schiena dritta, la testa rivolta verso lalto, gli occhi socchiusi che non vedevano nessuno; la mano sinistra che saliva e scendeva lungo il manico dello strumento, la mano destra che teneva larchetto e lo faceva scivolare sulle corde. La voce vero era leggermente roca, ma quellasprezza era come il sale che si aggiunge alla zuppa di ossi per esaltarne il sapore e renderla pi profumata. Le espressioni dialettali che gli uscivano di bocca, la gente del villaggio le capiva tutte; le storie e i personaggi delle opere, gli anziani del paese li conoscevano tutti, e poi le figure di Mu Guiying, Cheng Yaojin e Yang Liulang comparivano ogni anno nelle stampe dellAnno Nuovo. Le loro avventure erano familiari come se fossero cose accadute ieri a qualcuno del paese e, quando si conosce la storia, sentirla raccontare in musica sulle note di una bella aria come assaporare un piatto delizioso. Quanto ai pi giovani, ai ragazzi, ai bambini, anche se non conoscevano tutti i particolari e gli intrecci delle storie, erano per incantati dalla concentrazione e dallimmedesimazione del cantastorie. Erano incantati. Ma Xianglin aveva la fronte imperlata di sudore e il viso gi segnato dallannuncio della morte era soffuso di unintensa luce rossa; quando scuoteva il capo, le gocce di sudore che dalla fronte gli erano rotolate fin sul mento sprizzavano via e andavano a cadere come perle sul palco. Le mani si muovevano, la testa ondeggiava e anche i piedi tenevano il ritmo battendo sul legno della porta che faceva da palcoscenico. Il battito
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del piede sul legno di salice della porta ricordava il toc toc martellante dei monaci che segnano il tempo picchiando sul pesce di legno nei templi. Quando arrivava al punto culminante della storia, per esempio al momento in cui Yang Liulang stava per morire, il suo piede destro si sollevava e ricadeva con tale forza da trasformare il palco in un tamburo. Proprio come se fosse seduto su un tamburo. La musica e la voce di Ma Xianglin riempivano il cortile della scuola. Non si sentiva nessun altro rumore. Non volava una mosca. In cielo la luna e le stelle erano bianche come il latte. Un biancore di latte che si spandeva sulla pianura come acqua chiara. Nei campi gi spuntava il verde chiaro delle nuove piante di grano e il sussurro dei germogli che crescevano pareva una nuvola di piume duccello che cade dal cielo. Cera anche, nella luce della luna di quella notte autunnale, il profumo bianco e avvizzito dellerba con le radici ormai secche, quellerba che infestava i campi che nessuno credeva valesse pi la pena di coltivare. E non lontano cera lodore di sabbia asciutta dellantico letto del Fiume Giallo, quellodore che sprigiona lacqua quando scorre sulla sabbia bruciata dal sole. Suoni e rumori giungevano insieme fino al cortile della scuola e si fondevano, riempivano laria, trasformandosi in una nuova e incantevole quiete. A essi si mescolava il canto di Ma Xianglin, portando la sua speciale nota di profumo. Cantava scuotendo la testa, cantava con tutto se stesso come se fosse lultima volta, senza neppure accorgersi che la voce gli si faceva sempre pi roca. Anche i compaesani
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ascoltavano con la massima concentrazione, come rapiti. E non ascoltavano soltanto: guardavano, guardavano il fervore e lentusiasmo di Ma Xianglin che cantava come se fosse lultima volta, dimenticando di essere come lui malati di febbre e di essere condannati a morire, se non oggi, domani o dopodomani. Tutti erano contagiati dalla sua esaltazione. Dimentichi. Dimentichi di tutto. Vuoti di ricordi. Vuoti del pi piccolo ricordo. Eccetto il canto di Ma Xianglin, il suono del suo strumento e il battito del suo piede sul palco, non cera nessun altro rumore nel cortile della scuola. Nessun altro rumore. Una quiete irreale. Una quiete di morte. Ma il silenzio, il silenzio assoluto in cui erano immerse quelle due o trecento persone come se fossero una sola, il silenzio che il cortile offriva al cantastorie fu di colpo interrotto. Accadde mentre Ma Xianglin cantava: Brandendo la spada Xue Rengui part verso occidente, percorse ottanta leghe cavalcando tre giorni e tre notti, i suoi uomini stanchi, i destrieri sfiniti attraversarono villaggi e citt, ma giunsero infine alla meta e sconfissero il possente esercito dei nemici. Dapprima si ud un mormorio, poi delle voci. Qualcuno si volt a guardare. Poi, chiss perch, si girarono tutti quanti. Gli sguardi erano puntati verso quelle voci, quan70

do improvvisamente Zhao Xiuqin e suo marito Wang Baoshan si alzarono in piedi in mezzo alla folla degli spettatori chiamando forte: Maestro Ding maestro Ding! La voce del cantante si spense, strozzata in un fischio stridulo. Mio nonno, seduto in prima fila, si alz: Che succede? Zhao Xiuqin disse a gran voce rivolta al nonno: Ma insomma, c o non c questa medicina che guarisce dalla febbre? Non prendermi in giro davanti a tutto il villaggio. Allora mio nonno rispose: Ho insegnato tutta la vita, mi avete mai sentito mentire ai compaesani? Ma qui dietro tuo figlio maggiore Ding Hui dice che lui non lha mai e poi mai sentita questa storia della nuova medicina che fa passare la febbre, si fece avanti Wang Baoshan, chiedendo spiegazioni al nonno, poi si volt verso la fila di dietro. Le teste di tutti si girarono simultaneamente allindietro. E tutti poterono vedere mio padre Ding Hui seduto in ultima fila con la mia sorellina Yingzi accanto a s. Nessuno si sarebbe mai aspettato di vederlo al concerto. Invece aveva voluto partecipare al divertimento. Era venuto a sentire il concerto per paura della solitudine. E mentre assisteva al concerto aveva pensato bene di dire che la medicina che curava la febbre non esisteva. Le sue parole avevano scatenato un vespaio. Un cataclisma. Tutti gli abitanti del Villaggio dei Ding si erano voltati a guardarlo, come se sperassero di scorgergli in viso, di cavargli di bocca la medicina che faceva passare la febbre.
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Ma Xianglin non cantava pi. Se ne stava in piedi sul palco a osservare quello che succedeva l sotto. L sotto, il silenzio della fredda notte autunnale, un silenzio greve, come quello che subentra dopo unesplosione di dinamite, teneva tutti gli abitanti del villaggio con il fiato sospeso, quasi temessero che un solo respiro potesse scatenare unaltra deflagrazione. Tutti fissavano il nonno, il nonno, poi guardavano padre e figlio aspettando lesplosione, lesplosione e la pioggia di conseguenze che sarebbe caduta su tutti. Mio padre rivolse la parola al nonno, era pur sempre suo figlio e doveva parlargli. Tenendosi a distanza dalla folla degli spettatori, esclam: Padre, perch inganni in questo modo la gente del villaggio? Sei in grado oppure no di procurare la medicina per la febbre? Tutti gli sguardi si concentrarono su mio nonno. Lui non profer parola. Rest per qualche istante dovera, impassibile, poi fece spaziare lo sguardo sulla folla dei compaesani e si diresse verso mio padre passando accanto alle file degli spettatori. Si diresse verso suo figlio. Lentamente. Pareva volesse sottrarsi agli sguardi della gente, passare inosservato. Cammin fin dietro lultima fila e si ferm a un passo da mio padre, il volto livido e violaceo e i denti che mordevano con odio il labbro inferiore. Pos uno sguardo gelido su mio padre suo figlio con gli occhi che sembravano volergli schizzare fuori dalle orbite. Sotto la luce gialla, i suoi occhi erano tutti rossi. Guard mio padre senza parlare, stringendo inconsciamente i pugni sudati. Nemmeno mio padre parl: fissava il nonno con une72

spressione che pareva dire voglio vedere cosa mi vuoi fare. Uno di fronte allaltro, padre e figlio si studiavano: da entrambe le parti, sguardi freddi, duri, quello del giovane forse appena mitigato da un accenno di cedevolezza. Andarono avanti a fissarsi cos con tutto il villaggio che fissava loro due. Tutto il cortile della scuola era attanagliato da quella fitta foresta di sguardi, che lo avviluppava come quando la sabbia sollevata dal vento offusca il cielo sopra la pianura. Mio nonno e mio padre si guardavano in silenzio, implacabili. Con gli occhi torvi, si guardavano e si guardavano, il nonno con i pugni sudati e la bocca contratta in una smorfia da una mano invisibile. Poi, allimprovviso, la stessa mano gli spalanc la bocca: Ah! Ah! grid, e il nonno si avvent sul figlio e gli afferr la gola con entrambe le mani. Ah! Mio padre cadde a terra e il nonno sopra di lui gli stringeva la gola. Nessuno avrebbe mai immaginato che il nonno potesse avventarsi sul figlio e serrargli la gola. Eppure non lasciava la presa, mio nonno, e continuava a stringere i denti. Come fai a sapere che la nuova medicina non esiste? Come fai a saperlo? grid. E poi: Sono stato io a farti vendere il sangue! Sono stato io a farti vendere il sangue! Mentre gridava, i suoi pollici premevano con sempre maggior forza. Mio padre era stato preso alla sprovvista dallassalto del nonno e adesso giaceva a terra, supino, la testa girata da un lato, con il nonno a cavalcioni su di lui che gli stringeva la gola come per soffocarlo davve73

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ro; a un tratto parve cedere sotto quella morsa, gli occhi sembrarono uscirgli dalle orbite, le gambe furono scosse da violenti scatti, ripetutamente, finch pian piano si acquiet. Le mani con cui aveva cercato di allontanare da s il nonno spingendogliele contro il petto ricaddero a terra impotenti. Tutto era successo molto velocemente, come un temporale che si scateni in un cielo fino a poco prima sereno. Come lo scoppio di un temporale in un cielo che era sembrato senza nuvole, lassalto del nonno e il suo tentativo di strangolare il figlio erano partiti rombando e tuonando. Irresistibili. Ma in fin dei conti mio nonno era il padre di mio padre, sangue del suo sangue; mio padre era il figlio di mio nonno, sangue del suo sangue, una cosa simile, semplicemente, non poteva accadere fra loro. Tutto qua. Eppure, semplicemente, stava succedendo. L vicino la mia sorellina Yingzi piangeva, piangeva e gridava: Pap, pap! Nonno, nonno! Gli altri erano attoniti. Stavano l a guardare, muti e impietriti dallo stupore. Tutti in cerchio attorno ai due contendenti, immobili, sbalorditi. In silenzio, come se stessero osservando due tori che stavano per incornarsi, o assistendo a un combattimento di galli, in attesa di vedere chi sarebbe uscito vincitore dalla lotta. In attesa di vedere mio padre morire strangolato dal nonno. Ma la mia sorellina continuava a piangere e a strillare: Nonno, nonno! Pap, pap! A quel grido, le mani che stringevano la gola di mio pa74

dre improvvisamente si fermarono e allentarono un po la presa. Come se il nonno avesse ricevuto un colpo violento sulla nuca, allentarono un po la presa. Poi la stretta si sciolse. Era successo tutto molto in fretta, come un temporale improvviso. Il nonno, come destandosi da un sogno, si alz. Circondato dalla folla dei compaesani, rest istupidito a guardare mio padre che giaceva per terra nella luce gialla. Potevi approfittare del concerto per prosternarti davanti a tutto il villaggio e ti sei rifiutato. Potevi approfittare del concerto per prosternarti davanti a tutto il villaggio e ti sei rifiutato, borbott cos piano che nessuno riusc a capire le sue parole. Mio padre rimase sdraiato per terra un bel po. Poi, con un profondo sospiro, si mise lentamente a sedere e nel fare ci il suo viso pallidissimo si fece paonazzo. Tutto paonazzo, come se con sforzo sovrumano avesse appena scalato uno scosceso pendio e, arrivato in cima esausto, si fosse seduto a riprendere fiato. Si sbotton il colletto della camicia per riuscire a respirare, poi si abbass sul petto la pesante maglia grigia a girocollo che in autunno portava sotto i vestiti, per far entrare laria, scoprendo i due segni rossi che le dita del nonno gli avevano lasciato sul collo. Lasci scorrere due lacrime che gli erano spuntate agli angoli degli occhi. Non parlava, non riusciva a parlare. Un sibilo asmatico gli usc dalla gola. Mio padre continu a boccheggiare per un pezzo, poi si alz in piedi e fulmin il nonno con unocchiata gelida,
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piena di odio. Allimprovviso, diede uno schiaffo in pieno viso alla mia sorellina: Io non volevo farti venire, rugg, ma tu hai insistito, cos impari, cos impari! Dopo un altro sguardo gelido e carico dodio in direzione di mio nonno, dopo aver lanciato unocchiata di traverso alla gente del villaggio che era rimasta a guardare mentre il vecchio lo strozzava lo strozzava e nessuno dei compaesani aveva cercato di trattenerlo , mio padre se ne and trascinandosi dietro la mia sorellina in lacrime. Se ne and con la sua bambina. S, se ne and. Alla luce della lampada, mio nonno segu con gli occhi il figlio che si dirigeva lento verso il cancello della scuola e non distolse lo sguardo finch la sua ombra non si confuse con loscurit circostante. Allora si gir. Aveva il volto grondante di sudore. A passi lenti torn sul palco, fermandosi davanti a Ma Xianglin pietrificato dallo stupore e ai compaesani, ugualmente sbalorditi. Abbracci tutti con lo sguardo, poi dun tratto cadde in ginocchio, con un gran tonfo sul legno del palco, e grid: Io, Ding Shuiyang, mi inginocchio davanti a voi. A sessantanni, mi inginocchio davanti a tutti e lo faccio al posto di mio figlio maggiore Ding Hui. Vi prego di considerare le disgrazie toccate alla mia famiglia, dato che anche mio figlio minore Ding Liang malato e che mio nipote di appena dodici anni stato avvelenato, e vi imploro oggi di dimenticare che la febbre ha colpito il villaggio perch mio figlio maggiore ha fatto commercio del vostro sangue.
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Sul palco, mio nonno tacque e si prostern davanti a tutto il villaggio. Io, Ding Shuiyang, mi inginocchio e mi prosterno dinanzi a tutti voi per chiedervi di non odiare pi la mia famiglia. Disse, prosternandosi nuovamente: Io, Ding Shuiyang, chiedo perdono a tutti, fui io allinizio a dirvi che il sangue pi si vende e pi si rinnova, come una sorgente. Il nonno si prostern per la terza volta: E c ancora una cosa, disse, fui io a organizzare per conto delle autorit la visita al distretto di Caixian, dopo la quale tutti cominciarono a vendere il sangue e a contrarre la malattia che oggi ci affligge. La prima volta che si era gettato a terra, qualcuno gli si era avvicinato per impedirglielo, dicendo: Non c bisogno, non c bisogno. Ma il nonno era riuscito a divincolarsi da chi cercava di rialzarlo, si era prosternato tre volte e aveva detto quello che doveva dire, come se avesse dovuto tenere fede a un voto. Solo allora si rialz e, come un maestro che scruta la sua classe di alunni, guard gli spettatori riuniti davanti al palcoscenico che, in piedi o seduti, gli tenevano tutti gli occhi inchiodati addosso. Come un maestro che annuncia linizio delle lezioni, proclam: A partire da domani il Villaggio dei Ding, rimasto senza un capo per tutti questi anni, potr fare affidamento su di me, Ding Shuiyang. Tutti quelli che sono stati colpiti dalla febbre potranno venire ad abitare nella scuola. Avranno da mangiare e da dormire nella scuola. Andr personalmente al capoluogo per chie77

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dere alle autorit che ci forniscano tutto il necessario. Alla scuola, potrete parlare con me per qualsiasi problema. Se mancher in qualcosa, io, Ding Shuiyang, vi autorizzo ad avvelenare mio figlio maggiore Ding Hui e il minore Ding Liang, i loro maiali, i loro polli e tutti quanti gli altri membri della famiglia. Voglio dirvi la verit, continu il nonno, su in citt nessuno mi ha detto che esiste una medicina capace di guarire la febbre. Invece mi hanno detto che questa malattia si chiama AIDS. una malattia contagiosa come la peste, incurabile nel nostro paese. Una malattia nuova e fatale, che conduce sicuramente alla morte. Restando chiusi in casa, si rischia di trasmetterla agli altri membri della famiglia, mentre venendo a vivere nella scuola non si corre questo rischio. E i famigliari sani possono restare a casa in tutta sicurezza. Guard la folla con laria di voler aggiungere qualcosa, ma mentre stava per aprire bocca ud improvvisamente un tonfo alle sue spalle, come se un grosso pezzo di legno fosse rotolato sul palcoscenico. Si volt e vide che Ma Xianglin era caduto dal suo sgabello e giaceva sul palco con la testa girata da un lato e la faccia bianca come la carta delle insegne funerarie. Lo zhuiqin era caduto al suo fianco, con le corde che continuavano a vibrare rumorosamente. Nel sentire il nonno annunciare che in realt la medicina non esisteva, era stramazzato al suolo come un sasso. Un sottile rivolo di sangue gli usciva da un angolo della bocca. Dal naso gli colavano altri due fili rossi, sottili.
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Il cortile della scuola fu invaso dallodore del sangue e della morte. 3 Era morto. Ma Xianglin era morto. Era morto sul palcoscenico, durante il suo concerto. Della sepoltura si occuparono sua moglie e mio nonno. Chiesero a un pittore uno che non sapeva nulla della malattia che aveva colpito il Villaggio dei Ding di dipingere per lui un quadro. Nel quadro Ma Xianglin era rappresentato nellatto di cantare e recitare su un palcoscenico, felice e ispirato, davanti a un pubblico immenso. Una folla enorme di spettatori accalcata sotto il palco, venuta apposta per vederlo, per ascoltarlo cantare e suonare il suo strumento. Talmente numerosa che alcuni, non avendo trovato posto per sedersi, si erano arrampicati sui muri di cinta e sugli alberi del cortile. Un mare di gente. Una folla oceanica. E unaria di festa, con venditori ambulanti di patate arrosto, pere sciroppate, lecca-lecca e bastoncini di frutta candita. Un quadro pieno di vita e di gioia. Il dipinto fu arrotolato e posto nella bara accanto al corpo di Ma Xianglin; dallaltro lato misero lo zhuiqin che aveva tanto amato. E cos Ma Xianglin fu sepolto. S, fu sepolto.

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Capitolo 4

1 Dopo che Ma Xianglin fu sepolto, i malati arrivarono luno dopo laltro a stabilirsi nella scuola. Venne linverno e port con s il gelo e la neve. Una gran nevicata, grossi fiocchi che volteggiavano in cielo come piume doca. La neve cadde abbondante per una notte intera e rese tutto bianco. Il mondo intero bianco. La pianura sembrava un foglio di carta, soffice e crepitante al tempo stesso. Il villaggio sembrava disegnato sulla carta, con gli uomini, le galline, i maiali, i cani, i gatti, le anatre. E i muli e i cavalli. Linverno era arrivato. Con il freddo che faceva, quasi tutti quelli che al villaggio erano stati colpiti dalla febbre furono ben contenti di trasferirsi nella scuola, che divent ricovero per i malati. Prima tempio del dio Guan, poi scuola elementare e adesso ricovero per i malati. La legna e il carbone che fino a quel momento erano serviti a scaldare i bambini, ora scaldavano i malati. Fu proprio la prospettiva di poter stare al riparo dal freddo ad attirare i malati in gran numero. La malattia di Li Sanren era ormai entrata nella fase critica. A casa sua moglie non lo curava come lui avrebbe voluto cera da cucinare, assisterlo durante il sonno,
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preparare i decotti di erbe secondo la medicina tradizionale , cos un giorno capit a scuola e non volle pi andarsene. Chiese al nonno, con un sorriso che rischiar il suo volto del colore della morte: Maestro Ding, posso restare qui? E, detto fatto, Li Sanren port alla scuola tutto loccorrente per il letto. Meglio l che a casa: niente spifferi alle finestre e legna in abbondanza per scaldarsi. Quanto ai pasti, a volte mangiava insieme a mio nonno, altre si cucinava quello che gli pareva nella stanza al piano superiore. Linverno era arrivato. E con larrivo dellinverno, al villaggio mor una donna che non aveva mai venduto il sangue, ma si era ugualmente ammalata. Si chiamava Wu Xiangzhi e aveva appena compiuto trentanni; non ne aveva ancora ventidue quando era andata in sposa a Ding Yuejin. Timida e delicata, sveniva alla sola vista del sangue, perci dopo il suo arrivo al villaggio il marito, che lamava teneramente, non le aveva mai permesso di vendere il sangue e si era invece messo a vendere il suo in gran quantit. Eppure lui che aveva venduto il sangue era ancora vivo, mentre lei che non ne aveva mai venduta neanche una goccia aveva preso la febbre ed era morta. Anche la bambina che aveva allattato qualche anno prima aveva preso la febbre ed era morta, prima di lei. Era la prova che la malattia poteva trasmettersi in vari modi. Limpressione suscitata da questepisodio convinse ancora di pi la gente della necessit di isolare i contagiati dalle famiglie.
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La maggior parte dei malati venne dunque a vivere alla scuola. Venne anche mio zio. La zia lo accompagn al cancello della scuola e i due restarono per un po a guardarsi nella neve, finch lui disse: Vai adesso. Qui ci sono un sacco di malati, non vorrei che magari, invece di prendere la febbre da me, la prendessi da qualcun altro. La zia non si muoveva. I fiocchi di neve si posavano sulla sua testa. Vai a casa, ripet mio zio, qui non star male, c mio padre. Allora la zia se ne and. Aveva gi fatto un bel pezzo di strada quando lui, che seguiva con lo sguardo la sua figura sempre pi lontana nella neve, le grid: Non dimenticarmi Vieni a trovarmi tutti i giorni! La vide scuotere la testa, come per fargli capire che aveva sentito le sue parole. Ma non entr nella scuola, rimase l dovera e continu a guardarla allontanarsi. A guardarla imbambolato. A guardarla imbambolato come se non avesse dovuto rivederla mai pi. Mio zio amava sua moglie. E amava la vita. La malattia dello zio si era manifestata gi da diversi mesi. Il peggio era stato allinizio, ma adesso era passato. Adesso, anche se non aveva neanche la forza di sollevare un secchio dacqua, riusciva per di nuovo a mangiare un
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panino al vapore e mezza scodella di minestra. La febbre lo aveva colpito i primi giorni dellanno, allinizio aveva creduto che si trattasse del solito raffreddore, ma dopo tre mesi in cui le sue condizioni erano rimaste stabili, aveva cominciato a sentire prurito in tutto il corpo. Nel giro di una notte la faccia, laddome, le gambe gli si erano coperte di terribili piaghe. Il prurito era tale che gli veniva voglia di sbattere la testa contro il muro. Anche la gola aveva preso a dolergli in modo inspiegabile e si sentiva lo stomaco sottosopra, come se avesse dentro un fuoco, aveva fame ma non riusciva a mandare gi niente. Quando provava a mangiare un boccone veniva preso da violenti conati e lo vomitava subito. Fu allora che cap di avere la febbre. Per paura di contagiare la moglie e il figlioletto Xiaojun si spost dalla camera matrimoniale in unaltra stanza. Sono alla fine, disse alla moglie, prendi con te Xiaojun e vattene, trova qualcun altro e risposati, ma il pi lontano possibile, lascia per sempre questo maledetto posto! Invece a mio padre fece un discorso diverso: Fratello, gli disse, Song Tingting e Xiaojun sono andati a Weixian a fare lesame del sangue, non hanno la febbre, quando io sar morto devi assolutamente trovare il modo di trattenerli qui, non pu essere che dopo la mia morte lei si risposi perch la mia anima non avrebbe pace. Mio zio amava sua moglie. E amava la vita. Una volta, al pensiero di essere malato e condannato a morire presto, il viso gli si copr di lacrime.
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Perch piangi? gli domand mia zia. Non la mia morte che mi fa paura, ma il pensiero di lasciarti da sola mi insopportabile. Quando sar morto, trovati un altro marito e un padre per Xiaojun. Ma appena fatto questo discorso alla moglie, and a trovare mio nonno e gli disse: Padre, Tingting ti obbedisce. In tutto il mondo non ci sar mai nessuno capace di amarla pi di quanto la ami io, se si dovesse risposare nessun marito la tratterebbe bene come lho trattata io, perci toccher a te convincerla a restare qui e a non risposarsi mai. Mio nonno non gli promise nulla. Gli disse soltanto: Figlio mio, continua a vivere e lei non dovr risposarsi. Ci sono sempre eccezioni, continu, dicono che il cancro sia una malattia mortale eppure certa gente sopravvive anche per otto o dieci anni dopo la diagnosi. Evidentemente mio zio era ancora vivo proprio grazie a questa legge delle eccezioni. Ricominci a mangiarsi due piatti di pietanze e a bersi due bicchieri di liquore dopo ogni pasto. Ma una cosa lo faceva soffrire enormemente ed era il fatto che sua moglie la notte non si lasciava pi toccare da lui, anche se lui non aveva ancora trentanni, e lei solo ventotto. Non gli permetteva nemmeno di tenerle la mano. Allora mio zio cominci a pensare che forse non valeva la pena di impegnarsi a diventare leccezione e restare vivo. Avrebbe voluto parlarne a qualcuno, ma non sapeva da che parte cominciare. Mio zio amava sua moglie. E amava la vita.
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Per, mentre lui rimaneva inchiodato al cancello della scuola a contemplare in lontananza la moglie che se ne tornava al villaggio, lei dimentic di voltarsi a guardarlo. Continu a guardarla allontanarsi, senza piangere, ma mordendosi forte il labbro. Con i denti piantati nel labbro, diede un gran calcio a un sasso che si trovava l vicino a lui. Dimprovviso la scuola si era riempita di gente. Al posto dei bambini piccoli erano arrivati gli adulti. La maggior parte degli ospiti aveva fra i trenta e i quarantacinque anni. Maschi e femmine. Si erano divisi secondo le istruzioni impartite da mio nonno: gli uomini nelle aule del primo piano, le donne in quelle del pianoterra. Alcuni si erano portati il letto da casa, altri avevano trovato l in giro delle tavole, altri ancora avevano unito alcuni banchi e rimediato cos un posto per stendersi a dormire. Lacqua del rubinetto allinterno delledificio scorreva ininterrottamente, mentre in cortile era leco delle chiacchiere a risuonare in continuazione come un fiume senza fine. Le due stanze accanto al rubinetto, che ai tempi della scuola erano servite da deposito per impilarci banchi inservibili e sedie rotte, adesso erano diventate la cucina dove i malati si facevano da mangiare. Uno aveva appeso le sue pentole accanto alla porta, un altro aveva sistemato la sua spianata per impastare la farina sotto la finestra, insomma, in un batter docchio le due stanze erano state stipate al punto che per terra non cera pi nemmeno posto per appoggiare un piede.
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A forza di calpestarla, la neve bianca del cortile era diventata un pantano grigio. Nel sottoscala avevano trovato posto le stoviglie in terracotta e i sacchi di riso. Il nonno era tutto indaffarato a dare istruzioni su dove sistemare questo o quello. Aveva messo al sicuro tutte le cose necessarie allinsegnamento, come lavagne, gessi, libri e quaderni che i bambini avevano lasciato a scuola: tutto accatastato per bene e chiuso a chiave in una stanza. Aveva anche messo sotto chiave alcuni banchi e sedie nuovi. Non si tenevano pi lezioni per i bambini, ma la scuola aveva pur sempre una sua importanza, adesso serviva ai malati. Il nonno quindi si dava un gran daffare e il suo vecchio viso si copriva di gocce di sudore come se fosse un giovanotto, la sua schiena leggermente curva sembrava essersi raddrizzata. I capelli grigi erano sempre grigi, ma ora avevano una nuova lucentezza ed erano pi lisci, il grigio non era pi cos secco e spento. La sala riunioni fu ricavata nellaula della seconda classe, bast spostare tutti i banchi contro il muro e mettere al centro gli sgabelli. E proprio in questa stanza, durante una riunione, un malato che non si sentiva pi in grado di cucinare da solo avanz questa proposta: Ci resta poco da vivere. Invece di cucinare ognuno per conto suo, non sarebbe meglio mangiare tutti insieme? Tutti si misero a fare due conti: cucinando ognuno per s, i malati dovevano pagarsi la legna e il cibo, mentre se si fosse chiesto a ogni famiglia di portare il proprio con86

tributo di cibo in base al numero di malati, sarebbe stato possibile risparmiare entrambe le cose. Ancora pi importante era il fatto che le autorit distrettuali avevano promesso di offrire ai malati riso e farina nel caso avessero deciso di vivere tutti insieme. Mangiando a spese della collettivit ci si sarebbe potuto tenere in tasca qualche soldo e poi i malati non sarebbero stati costretti a cucinare ogni giorno, perch allora non mangiare tutti in compagnia? Mio nonno convoc tutti quanti nellaula delle riunioni. Lo consideravano loro maestro e, anche se l erano in parecchi a conoscere a stento qualche carattere, la maggior parte dei malati sapeva leggere e aveva imparato anche grazie a lui, perci tutti si sentivano ancora un po suoi alunni. Inoltre erano tutti adulti, ma il pi anziano era lui. Vivevano a scuola, quella stessa scuola di cui era sempre stato lui a occuparsi. Tutti erano malati al punto di non sapere con certezza se avrebbero visto levarsi il sole lindomani, solo il nonno non era malato, n temeva di venire contagiato. Fu quindi pi che naturale che fosse il nonno a occuparsi di loro. A diventare il loro capo. Tutti andarono quindi a sedersi nellaula, in ordine sparso. Cerano Ding Yuejin, Zhao Xiuqin, Ding Zhuangzi, Li Sanren, Zhao Dequan e tanti altri compaesani, diverse decine in tutto, chi in piedi e chi seduto. Per effetto di quella ressa di persone pigiate le une contro le altre, laula si era un po riscaldata e i visi dei malati sorridevano, contenti di trovarsi in compagnia. Tutti
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osservavano il nonno in silenzio, come scolari in attesa dellinizio della lezione. Il nonno, in piedi su una pedana improvvisata fatta di tre strati sovrapposti di mattoni, guard i malati come se fossero bravi scolari e disse: Seduti, tutti seduti. Quando furono tutti seduti, anche quelli che prima se ne stavano appoggiati al muro e ai davanzali delle finestre, si rivolse allassemblea con tono da oratore esperto: Prima di tutto voglio darvi la comunicazione pi sgradevole: ho passato la mia vita in questa scuola e posso considerarmi un mezzo maestro, perci tutti quelli che vengono a stabilirsi qui devono obbedirmi. Se c qualcuno che non daccordo, pregato di alzare la mano. Percorse lassemblea con un rapido sguardo. Alcuni malati sorridevano o cercavano di soffocare un risolino, proprio come fanno i bambini. Nessuno ha alzato la mano, continu, questo vuol dire che mi obbedirete. Dunque: per prima cosa, in attesa che arrivi il sussidio da parte delle autorit, ciascuno dovr contribuire a un fondo comune con una certa quantit di cibo, Ding Yuejin annoter su un registro la quantit di riso e farina consegnata da ciascuno, se uno versa un po di pi un mese, dovr mettere di meno il mese successivo e viceversa. Secondo, qui a scuola lacqua potabile non si paga, ma la bolletta della luce arriva tutti i mesi, quindi a una certa ora dovrete andare tutti a dormire e cercare di non sprecare elettricit, proprio come se foste a casa vostra. Terzo, cucinare sar compito delle donne, gli uomini si occuperanno dei lavori di manutenzione. Xiuqin orga88

nizzer i turni delle donne in cucina, potrete alternarvi ai fornelli ogni giorno o ogni due o tre giorni. Quelle che sono gravemente malate lavoreranno meno di quelle che lo sono in modo pi leggero. Quarto, io ho gi sessantanni e anche voi siete in condizioni tali da non sapere quanti giorni vi restano da vivere, ma dobbiamo pensare anche al futuro, quando noi saremo morti altri continueranno a vivere e i bambini un giorno torneranno a studiare in questa scuola. A partire da oggi voi abitate qui a scuola, non dovrete pi correre a casa per un nonnulla e dovrete fare attenzione a non procurarvi ferite per non sanguinare. Non potrete baciare le vostre mogli e i vostri figli per non rischiare di contagiare quelli che sono rimasti a casa. E vivendo qui a scuola, dovrete avere cura dei banchi, delle sedie, delle finestre. Non pensiate di poter usare senza riguardo quello che c qui perch tanto non casa vostra. Quinto, non siamo qui soltanto per evitare di diffondere il contagio fuori della scuola, ma anche per cercare di passare qualche giorno sereno, perci oltre a giocare a scacchi o guardare la televisione, se qualcuno ha voglia di fare qualcosa pu dirlo. Se uno ha voglia di mangiare qualcosa di particolare, pu dirlo. Potete fare o mangiare quello che volete. Insomma, siete venuti a vivere qui perch siete malati, ma nonostante la disgrazia che vi capitata, dovete cercare di vivere bene i vostri ultimi giorni. Terminato il suo discorso, il nonno, in piedi sulla pedana, volse lo sguardo alla finestra, da cui si intravedeva il cielo carico di neve. I fiocchi cadevano bianchi e grossi come i fiori del pero. In un batter docchio il pantano
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grigio e tutto pestato del cortile era tornato candido. Un biancore sconfinato. Dalla porta entr una folata daria fredda e pulita che si scontr con lodore impuro della malattia e fu come se un ruscello dacqua tersa si gettasse in un fiume melmoso. Il rimescolio produsse come uneco appena percepibile. Nel campo di pallacanestro in cortile cera un cane pezzato che aveva seguito il suo padrone. Era venuto a cercarlo. Guardava smarrito in direzione dellaula, tutto bianco di neve, come una pecora che non trova lovile. Mio nonno distolse gli occhi dalla finestra e pos nuovamente lo sguardo sui compaesani accalcati nellaula, sui loro volti lividi e ferrigni, poi concluse: Chi ha qualcosa da dire? Se nessuno ha altro da aggiungere possiamo cominciare a preparare da mangiare, oggi sar il nostro primo pasto tutti insieme, non importa chi cuciner, basta che sia buono! Potete prendere i pentoloni che si usavano per preparare da mangiare agli alunni degli altri villaggi e il fornello che si trova accanto al pannello della pallacanestro. Lassemblea si sciolse. Ridendo allegramente alcuni malati andarono verso la stufa che stava al centro dellaula, mentre altri si diressero verso le loro stanze a prepararsi il letto. Quando il nonno usc dallaula i fiocchi di neve gli colpirono il viso come tanti spruzzi dacqua. Ora soffiava il vento e la neve non volteggiava pi, ti veniva sbattuta rumorosamente in faccia come uno schiaffo. Il viso del nonno conservava ancora un po del tepore della stanza
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e un po del fervore con cui aveva esposto i punti del suo discorso: la neve che gli si scagliava contro si scioglieva allistante e gli colava lungo le guance come pioggia. Tutto era bianco. Un bianco indistinto. Un bianco che scricchiolava sotto i piedi. Mentre camminava sulla neve, il nonno fu raggiunto da mio zio che lo chiam: Padre! Quando il nonno si volt, lo zio gli chiese: Dormir anchio nella stanza grande insieme agli altri? No, tu puoi dormire con me, la mia stanza piccola e starai al caldo. Padre, perch hai incaricato Yuejin di tenere i conti? Ha fatto il contabile del villaggio. Potevi anche scegliere me. Che ti importa? Sono sempre tuo figlio, se lo facevo io potevi stare tranquillo. Sono tranquillo anche se lo fa lui. Lo zio rise: Be, in fondo uguale. Abbiamo tutti un piede nella fossa, nessuno cercher di imbrogliare. I due si diressero verso la piccola costruzione che sorgeva di fianco al cancello della scuola, parlando e pestando la neve. Ben presto si confusero con la neve. Con la terra innevata. 2 Qualche giorno dopo la neve si sciolse e la vita dei malati prese a scorrere pi felice che in paradiso. Quando era
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pronto da mangiare, il nonno chiamava a tavola con tutto il fiato che aveva in gola. Ciascuno con la sua gamella in mano, i malati sciamavano verso il basso edificio sul lato occidentale. Prendevano quanto volevano e potevano scegliere fra diverse pietanze: chi voleva carne o pesce, chi preferiva la cucina vegetariana, chi la voleva densa e chi brodosa. Finito di mangiare, facevano la fila alla fontana per sciacquare ognuno la sua gamella, poi la sistemavano ad asciugare su uno scolapiatti o la infilavano dentro appositi sacchi che dopo venivano appesi agli alberi o al sostegno del canestro in cortile. Dopodich tutti andavano verso il calderone dove bolliva il decotto di unerba medicinale che si riteneva potesse guarire dalla febbre e se ne riempivano una tazza. Quelli che avevano ricevuto da casa un panino cotto al vapore lo tiravano fuori per dividerlo con gli altri. Consumato il pasto e bevuta la medicina, non restava niente da fare, cos chi voleva riposare si stendeva al sole, chi ne aveva voglia andava a guardare la televisione, mentre altri si riunivano in quattro attorno a un tavolo per giocare a carte, cercavano un compagno per una partita a scacchi o si sistemavano in due in un posticino soleggiato e al riparo dal vento per sfidarsi con tutto limpegno del mondo a una mano di weiqi 7.
Antico gioco da tavolo in cui due giocatori si sfidano con pedine bianche e nere su una scacchiera di 361 caselle. Il gioco, strategicamente molto complesso, consiste nel catturare lavversario circondandolo con le proprie pedine e impedendogli di muoversi; vince chi riesce a occupare una porzione di scacchiera maggiore dellaltro. 92
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Non cerano preoccupazioni. Potevi passeggiare in giardino finch ne avevi voglia o andare a letto a farti una dormitina, nessuno te lo impediva o ti faceva domande. Eri libero come un soffione in un prato. Se ti veniva voglia di fare un salto a casa, potevi fare una visita al villaggio. Se ti veniva in mente il tuo raccolto, potevi andare a dare unocchiata ai campi. Per qualsiasi necessit, potevi mandare un messaggio a casa e i tuoi famigliari si sarebbero subito presentati a scuola. La vita dei malati scorreva ancora pi felice che in paradiso. Ma i giorni sereni non durarono che un paio di settimane. Dopo, fecero la loro comparsa i ladri. I ladri, che si intrufolarono nel cortile della scuola come topi. Prima spar mezzo sacco di riso dai locali adibiti a cucina, poi un sacco di fagioli di soia. Poi, una piccola scorta di denaro che Li Sanren teneva nascosta sotto il cuscino. E infine ci fu la faccenda di una giovane sposina venuta da un altro villaggio, una ragazza di nome Yang Lingling, poco pi che ventenne, che era di recente andata in moglie a un cugino di mio padre, un certo Ding Xiaoming. Suo suocero e mio nonno erano fratelli. Poco dopo il matrimonio si era ammalata. Qualche anno prima, al suo villaggio, aveva venduto il sangue, quindi non poteva incolpare nessuno se adesso aveva la febbre, era sempre triste e silenziosa e non sorrideva mai. Il giorno che aveva saputo della sua malattia, Ding Xiaoming laveva schiaffeggiata dicendole: Quando ci siamo conosciuti, io ti avevo chiesto se avevi
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per caso venduto il sangue e tu mi avevi assicurato di no! Adesso cosa mi dici? Lo schiaffo le aveva fatto gonfiare la faccia. E le aveva tolto il sorriso. Le aveva tolto anche la voglia di continuare a vivere. La famiglia del marito laveva portata a scuola perch stesse con gli altri malati. Dopo una settimana dal suo arrivo, disse che le era sparita la giacca imbottita di seta rossa che teneva appesa alla testiera del letto. Era stata al suo posto tutto il giorno e la sera, quando era andata a prenderla per mettersela, non laveva pi trovata. I ladri avevano invaso il cortile della scuola come topi, non si poteva far finta di niente. Prima del calare della notte mio nonno convoc i malati nellaula delle riunioni e ordin loro di sedersi, ma quasi tutti vollero restare in piedi. Allora esord, alzando la voce: Per tutti voi lora della morte vicina, eppure trovate ancora la voglia di rubare soldi, cibo e vestiti nuovi al vostro prossimo. Che ve ne fate dei soldi se avete ancora pochi giorni da vivere? Che ve ne fate del cibo se state per morire? Che ve ne fate dei vestiti se presto sarete ridotti in cenere? Ascoltatemi bene, continu, per prima cosa, da oggi nessuno potr tornare al villaggio per portarsi a casa la refurtiva; in secondo luogo, non ho intenzione di fare perquisizioni, saranno gli stessi autori dei furti a far saltare fuori quello che hanno sottratto. Rimetteranno il cibo in cucina, i soldi in mano a chi stato derubato e il vestito sul letto della sua proprietaria.
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La luce rosata del sole al tramonto penetrava dal cortile e inondava laula. Il vento sferzante dellinverno soffiava fin dentro la stanza e faceva volare la cenere del fornello in tutte le direzioni. Alle parole del nonno i malati si guardarono lun laltro come per scoprire chi fra di loro fosse il ladro, per scovarlo e farlo venire allo scoperto, ma le occhiate e gli sguardi indagatori non sortirono alcun effetto. Facciamo una perquisizione! grid mio zio. Un gruppo di giovani gli fece eco: S, una perquisizione! E a che scopo? esclam il nonno dallalto della sua pedana. Basta che stanotte chi ha rubato faccia ricomparire il maltolto. E se si vergogna a riconsegnarlo nelle mani o sul letto dei legittimi proprietari, potr sempre farlo trovare nel cortile. Mio nonno tacque e lasci che lassemblea si sciogliesse. Uscendo dalla stanza, gli uomini dicevano imprecando che i ladri erano davvero dei maledetti idioti, se ormai con un piede nella fossa si facevano ingolosire da mezzo sacco di riso o di fagioli. Mio zio si avvicin alla moglie del cugino: Lingling, perch non hai messo via per bene la giacca? E dove dovrei metterla se non sulla testiera del letto, quando non ce lho addosso? Ho un maglione di lana che non uso, lo vuoi? Non serve. Ho gi addosso due maglioni. La sera, come al solito, qualcuno si mise a guardare la televisione, altri a chiacchierare, mentre quelli che non si fidavano del decotto preparato nel pentolone comune met95

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tevano da s le erbe in infusione in cucina o nel dormitorio. Nelle aule e nelle stanze dellintero edificio, giorno e notte si facevano bollire pentole di erbe triturate e si buttavano via i fondi dei decotti, effondendo nella scuola, nel cortile e fin nella pianura il profumo amaro della medicina. Si sarebbe detto che la scuola elementare del Villaggio dei Ding fosse stata trasformata in unindustria farmaceutica. Bevuta la medicina, uno dopo laltro i malati andavano a letto. Sulla scuola cadeva allora un silenzio assoluto, proprio come quello che regnava nella pianura circostante. Restava solo il fischio del vento dinverno. Nella stanza del nonno, mio zio aveva spostato il tavolo carico di quaderni dei compiti da sotto la finestra e al suo posto vi aveva sistemato un letto per s, dato che avrebbe dovuto dormire insieme al nonno. Song Tingting era tornata al villaggio dei suoi genitori e il cuore dello zio era in subbuglio. Padre, domand, hai parlato con Tingting di quella cosa che ti avevo detto? Cosa? Che quando sar morto lei non dovr risposarsi. Dormi! Tacquero. Nellora fredda e tetra, loscurit pareva appiccicarsi alla stanza come qualcosa di denso e pesante e laria si spandeva come una colla. Era gi notte fonda, fonda come un pozzo senzacqua. Nel buio profondo e silenzioso, a mio zio parve di udire un rumore di passi in cortile. Tese le orecchie, poi si gir nel letto e chiese: Padre, secondo te chi il ladro?
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Attese la risposta del nonno, ma ci fu solo quel silenzio di pozzo prosciugato. Si rimise in ascolto di quei passi che gli era sembrato rompessero il silenzio. Chiam: Padre! Dormi? Nessuna risposta. Non udendo nessun suono provenire dal lato della stanza dove dormiva il padre, mio zio scese piano dal letto con lidea di uscire a dare unocchiata, magari avrebbe visto il ladro riportare in cortile gli oggetti rubati. Si vest senza fare alcun rumore. Proprio mentre stava per uscire, il nonno si gir nel letto chiedendogli: Dove vai? Non dormi? Ti ho chiesto dove vai. Oggi Tingting tornata a casa da sua madre, non riesco a dormire. Il nonno allora si mise a sedere sul letto: Figlio, come puoi essere cos stupido? Senti, voglio dirti le cose come stanno. Prima di sposare me Tingting era stata fidanzata con un altro, uno che vive nel suo stesso villaggio. Il nonno non trov nulla da ribattere. Rest a fissare suo figlio nel buio, come se questi non fosse che un palo annerito dal fumo. Dopo un po disse: Lhai bevuta oggi la medicina? Non c bisogno di ingannarmi, lo so che da questa malattia non si guarisce. Anche se fosse, bisognerebbe provarci. E perch? Se incurabile, incurabile e basta. La sola cosa che vorrei sarebbe trasmetterla a Tingting, cos non
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potrebbe pi risposarsi e io potrei morire tranquillo. La mostruosit di quelle parole sconcert il nonno, che rimase come stordito. Infilatasi la giacca imbottita, mio zio usc. Nellampio cortile la luce della luna si stendeva per terra come un sottile strato di ghiaccio, o una lastra di vetro. Quasi temendo di romperla, lo zio ci pos sopra un piede con estrema delicatezza, poi azzard un paio di passi e si ferm con lo sguardo rivolto alledificio a due piani che gli si stagliava davanti. Un tempo destinato ad alloggiare le classi, ora ospitava gruppi di sette o otto uomini o donne in una stessa aula, essendo diventato ricovero dei malati. E dei ladri. Diverse decine di persone, tutte addormentate. Si riusciva a percepire il rumore del loro sonno, un ronfare intermittente simile al gorgoglio dellacqua che scorre nelle tubature. Mio zio si stava dirigendo verso ledificio quando scorse una cosa nera nellombra, forse il sacco di riso restituito dal ladro. Allora si fece pi vicino. Quando fu accanto alla cosa nera, vide che era una persona. Era Yang Lingling, la moglie di suo cugino, venuta in sposa al villaggio solo sei mesi prima. Chi ? Io. Sei il cugino Ding Liang? Lingling, che ci fai qui nel cuore della notte? Voglio vedere chi quel ladro del vostro Villaggio dei Ding che mi ha rubato la giacca imbottita. Allora abbiamo avuto la stessa idea, esclam mio zio ridendo, anchio volevo vedere chi era stato a rubarti la giacca.
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Nel dire ci, and ad accovacciarsi per terra accanto a lei. Lingling si scost un poco. Sembravano due sacchi di riso appoggiati insieme contro il muro. La luna emanava un intenso chiarore che permetteva di scorgere, negli angoli remoti del cortile, lo scorrazzare di topi e gatti selvatici; nel silenzio si distingueva lo scalpiccio delle loro zampe sulla sabbia del campo da gioco. Lingling, non hai paura? Una volta avevo paura di tutto, anche quando vedevo qualcuno ammazzare una gallina mi tremavano le gambe, ma da quando ho venduto il sangue sono diventata coraggiosa e adesso che so di essere malata, non ho pi paura di niente. Perch hai venduto il sangue? Volevo comprarmi una boccetta di shampoo. Al villaggio cera una ragazza che aveva i capelli lisci come lacqua, volevo provare a usarlo anchio e lei mi ha detto che se lera comprato vendendo il sangue. Allora ci sono andata anchio, a vendere il sangue, e mi sono comprata lo shampoo. Quando Lingling ebbe finito il suo racconto, lo zio guard il cielo, che pareva un bacino di acqua blu scuro. Ho capito. E tu, perch lhai venduto? Mio fratello maggiore era il pi grosso trafficante di sangue del villaggio, vedendo che tutti venivano a cercarlo per vendergli il loro sangue ho cominciato anchio. Lingling si volt verso lo zio: Qui tutti dicono che tuo fratello un imbroglione, diceva alla gente che prelevava
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un flacone di sangue e invece era un flacone e mezzo. Mio zio sorrise e cambi discorso. Sorridendo a Lingling e dandole un colpetto con il gomito le disse: Visto che ti hanno rubato la giacca, perch non rubi anche tu qualcosa a qualcuno? Non voglio infangare il mio nome, rispose lei. Quando resta cos poco da vivere, chi se ne frega del nome? ribatt mio zio. Avrai pure avuto un buon nome, eppure questo non ha impedito a tuo marito Xiaoming, appena saputo che eri malata, di mollarti un gran ceffone, non vero? Vuol dire proprio che non ti voleva bene, altrimenti non ti avrebbe picchiata cos, tanto pi che eri malata. Se fossi stato al tuo posto, non gli avrei detto niente della malattia e glielavrei attaccata. Lingling guard lo zio con un certo stupore, quasi fosse un perfetto sconosciuto. Si scost leggermente da lui, come se fuggisse un ladro. Tu lhai attaccata a tua moglie? Prima o poi lo far. Mio zio sedeva sul cemento bagnato dallacqua che gocciolava dalla gronda, la schiena poggiata al muro e la testa rivolta verso il cielo. Il freddo del muro gli si era infilato sotto la giacca imbottita penetrandogli fin nelle ossa e cingendogli la spina dorsale, come se un rivolo dacqua gelata gli attraversasse il centro del corpo. Raddrizz in silenzio il collo, mentre le lacrime gli rigavano le guance. Lingling non aveva visto le lacrime, ma aveva colto nella sua voce un tremolio di pianto. Gli chiese, voltandosi a guardarlo: Provi odio per tua moglie?
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Lui rispose, asciugandosi le lacrime: Allinizio era dolce con me, ma quando mi sono ammalato cambiata. Lingling, so che riderai di me, continu, cercando i suoi occhi nel buio, ma te lo dico lo stesso: dopo che mi sono ammalato mia moglie non ha pi voluto che la toccassi. E pensare che non avevo neanche trentanni. Lingling chin il capo pi che pot, in silenzio, e rest muta per un bel pezzo. Lo zio non poteva vedere il suo viso rosso e accaldato. Quando finalmente il sangue le deflu dal viso e sent che le guance non le scottavano pi, lev il capo e gli lanci una rapida occhiata, dicendo piano con un filo di voce: Mi successa la stessa cosa, cugino Ding Liang. Nemmeno a me interessa se riderai di me, da quando ha saputo della malattia nemmeno Xiaoming mi ha pi toccata. Avevo ventiquattro anni, appena compiuti, ed ero sposata da pochi mesi. Alla fine si guardarono in viso. E si avvicinarono. La luna non era pi alta sopra la scuola, ma continuava a rischiarare il cortile. Un chiarore acquoso, come un sottile strato di ghiaccio, o una lastra di vetro. E in quel chiarore, seduti luno di fronte allaltra, riuscivano a vedersi distintamente. A mio zio il viso di Lingling sembr un frutto maturo, troppo maturo, gi picchiettato da piccole chiazze. Erano le ulcere che la malattia le aveva aperto sul viso, ma talvolta le macchie danno a un frutto una bellezza e una fragranza speciali. Cos lo zio contemplava Yang Lingling come se fosse un frutto maturo e screziato, respirando lodore che esso emanava e in cui al sentore
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della malattia si mescolava un profumo insopprimibile di ragazza innocente, simile a unacqua pura che mai nessuno aveva osato sporcare; un profumo di giovane sposina, simile a unacqua pura lasciata raffreddare dopo averla bollita. Lo zio toss per schiarirsi la gola e disse, raccogliendo tutto il suo coraggio: Lingling, voglio dirti una cosa. Che cosa? Porca puttana! sbott lui di punto in bianco. Sarebbe meglio che noi due trovassimo un modo per stare bene. In che senso? fece lei spaventata. Siamo tutti e due sposati e tutti e due moriremo presto, tanto vale decidere di stare bene insieme noi due, no? Stupefatta, Lingling guard lo zio come se lo vedesse per la prima volta. Era ormai notte fonda e il freddo si faceva pi intenso. Sulla faccia dello zio, illividita dal gelo, le pustole della malattia sembravano sassolini sprofondati in un terreno ghiacciato. Lingling fissava mio zio e lui fissava lei e al chiarore della luna i loro sguardi incrociati quasi facevano rumore come due cose che cozzano luna contro laltra. Alla fine, alla fine lei non riusc pi a sostenere lo sguardo di lui. Gli occhi dello zio parevano due buchi neri pronti a divorarla tutta intera. Cos lei chin nuovamente la testa. Cugino Ding Liang, tu dimentichi che Xiaoming figlio di tuo zio. Se lui ti trattasse bene, non mi verrebbero questi pen102

sieri, replic lui, ma Xiaoming non ti tratta bene. Ti ha pure picchiata. Anche se Song Tingting non buona con me, io non ho mai alzato le mani su di lei. Comunque siete sempre cugini. E che importanza pu avere la parentela, quando io e te stiamo per morire? Se si venisse a sapere ci spellerebbero vivi tutti e due! Facciano pure, tanto sia io che te siamo destinati a morire presto. Guarda che ne sarebbero davvero capaci. E allora? Tanto dobbiamo morire. Moriremo insieme. Lingling lev di nuovo il capo come per assicurarsi che mio zio fosse davvero prossimo alla morte come aveva detto. Ora il pallore di lui non risaltava come alla luce del giorno e il suo viso era solo una massa nera e indistinta nelloscurit indistinta che lo circondava. Eppure nel buio risuonava la sua voce e dalla bocca gli usciva una densa nuvola bianca di vapore caldo che andava a riscaldarle il viso. Quando morirai, vorrai essere sepolto insieme a me? chiese Lingling. Lo vorrei con tutto il cuore. Xiaoming mi ha detto che alla sua morte non vorr assolutamente essere sepolto insieme a me. Io non chiedo altro che di essere sepolto con te. Parlando cos, lo zio si avvicin a Lingling. Poi fece per abbracciarla. Ma prima di stringerla a s, le prese la mano. La abbracci con tutta la sua forza, come se avesse ritrovato un agnellino da tanto tempo smarrito,
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come per paura che lei potesse ricredersi e scappare via di nuovo. Anche lei gli cinse la vita con un braccio e si appoggi leggera contro il suo petto. Stava quasi per albeggiare e con lalba sarebbe tornata la luce di un nuovo giorno. A quellora, nella quiete della pianura, pareva quasi di udire il respiro della notte. A quellora, la neve ammonticchiata sulla terra fredda e umida gelava e si induriva con uno scricchiolio appena percepibile: era il rumore di innumerevoli granellini di ghiaccio che fluttuavano nellaria e andavano a urtare debolmente contro il muro delledificio, cadevano e si posavano crepitando lievemente su mio zio, su Lingling e sul terreno intorno a loro. Restarono abbracciati cos per un bel pezzo, senza parlare, poi si alzarono. Andarono in silenzio verso la stanza che si trovava accanto alla cucina. Accanto alla cucina cera una stanza che serviva da deposito per il cibo e gli oggetti personali dei malati. Andarono verso quella stanza in silenzio. L dentro faceva caldo. Entrando si sentirono avvolgere dal calore. In quel tepore ritrovarono gusto per la vita. 3 I raggi del sole scaldavano il Villaggio dei Ding. Durante la notte, con uno schianto assordante, si erano aperti ovunque i fiori. Per le strade, nei cortili, nei campi appena fuori del villaggio e, pi lontano, nellantico letto del Fiume Giallo, dappertutto erano chiassosamente sboc
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ciati tutti insieme i crisantemi, i fiori di pruno, le peonie, le rose, i gelsomini selvatici, le orchidee, e poi i denti di leone, i fiori della piantaggine e del pabbio che solitamen te crescono sui pendii scoscesi: azzurri, rossi, gialli, viola, rosa, bianchi, viola striati di rosso, rossi striati di verde, verdi striati di blu, blu con sfumature verdi, fiori dai nomi sconosciuti, fiori grandi come tazze, fiori piccoli come bot toni. Fiori di ogni forma e colore perfino sui muri delle porcilaie, sui cannicci dei pollai e sulle mangiatoie delle mucche. Inebrianti folate di profumo attraversavano im petuosamente il Villaggio dei Ding, che era come inondato da un fiume odoroso. Il nonno non riusciva a capacitarsi di come tutti quei fiori fossero potuti sbocciare nellarco di una sola notte. Attraversando perplesso il villaggio da est a ovest, vide tutti quanti, grandi e piccini, andare e venire indaffarati per le strade piene di fiori con il sorriso sulle labbra, chi portando in spalla con il bilanciere un paio di cesti coperti da stracci, chi trascinando sacchi legati con la corda allimboccatura. Perfino i bambini e le bambine di pochi anni stringevano fra le braccia pesanti fagotti pieni di chiss cosa. A chiedergli che cosa stessero facendo, dove fossero diretti tutti cos di corsa, non si degnavano nemme no di rispondere, ma continuavano a entrare e uscire fret tolosamente dalle loro case, correndo pi che camminando. Allora il nonno si mise a seguire quel flusso inarrestabile di gente che dalle strade fiorite si dirigeva verso lestremit occidentale del villaggio e l vide la distesa dei campi coper ta da un mare sconfinato di fiori completamente sbocciati. Lasciando spaziare lo sguardo in lontananza sulla vasta pia
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nura, vide limmenso mare di fiori sollevarsi e piegarsi nel vento e tingere meravigliosamente il cielo di rosa e di giallo pallido, mentre i compaesani, a gruppi di quattro o cinque, lavoravano nei loro campi. Gli uomini raspavano e scavava no sotto i fiori con il piccone e con la zappa, come quando si raccolgono le patate o le arachidi prima che arrivi linverno. Al limitare del villaggio mio nonno scorse Li Sanren, di so lito cos taciturno ma ora anche lui sorridente e tutto agitato come gli altri, con la fronte imperlata di sudore, che con il sedere per aria rivoltava la terra del suo campo e scavava e scavava, estraendo senza sosta gambi di fiori che scuoteva e poi buttava per terra accanto a s. Uno dopo laltro, tirava fuori i gambi dalla terra e quando ne ebbe raccolti una ven tina si accovacci insieme alla moglie e ai figli per metterli in due cesti. Dopo averli riempiti, li copr ciascuno con un lenzuolo e li appese al bilanciere, che si caric in spalla. Si avvi verso casa curvo sotto quel peso, barcollando come se dovesse cadere a ogni passo, ma riuscendo con grande sforzo a tenersi in equilibrio e ad avanzare per la sua strada. Li Sanren era stato capovillaggio. Di qualche anno pi giovane del nonno, aveva fatto il servizio militare a Hangzhou, paradiso del Sud, e in quella caserma circondata di filo spinato era entrato nel Partito e si era distinto per il suo valore. Ma proprio quando stavano per promuoverlo funzionario del Partito era stato colto da uno slancio di generosit e, mordendosi le dita fino a farle sanguinare, aveva scritto una lettera ai superiori. Una lettera destinata a segnare il corso della sua vita. Aveva
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scritto che era deciso a tornare al suo villaggio natale per trasformarlo e renderlo ricco come un villaggio del Sud. Cos aveva lasciato lesercito. Per fare il capovillaggio. Aveva ricoperto la carica per decenni. Di giorno e di notte, aveva diretto le attivit di concimazione, semina, irrigazione e mietitura. Quando le autorit ordinavano di dissodare la terra si dissodava, quando decidevano che bisognava piantare il cotone si distruggevano le giovani piante di grano per seminare il cotone. Ma dopo tutti quegli anni decine di anni che erano trascorse con la stessa rapidit con cui si susseguono i giorni , al villaggio tutto era rimasto identico a se stesso, se non per il fatto che la popolazione era aumentata di molto. Rispetto a prima, non cera nemmeno una casa con il tetto di tegole in pi, non un macchinario in pi, n una macina elettrica. E neanche un trattore. Il Villaggio dei Ding era rimasto pi povero del Villaggio dei Salici, del Villaggio delle Acque Gialle e del Villaggio del Secondo Li. Povero in canna. Un giorno un compaesano gli aveva sputato in faccia dicendogli: Li Sanren, non so come puoi avere la faccia tosta di continuare a fare il capovillaggio. Li Sanren, aveva aggiunto costui, sono anni e anni che sei capovillaggio e segretario del Partito e in tutto questo tempo non c stato un solo Capodanno in cui la mia famiglia abbia avuto un piatto di jiaozi 8 per togliersi la fame! Alla fine, in occasione della campagna per la vendita del
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Ravioli ripieni di carne e verdura. 107

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sangue, era stato deposto dalle sue funzioni. Alla fine era diventato estremamente silenzioso. Alla fine il suo viso si era fatto grigio come se qualcuno lavesse picchiato con la suola della scarpa. Alla fine, quando le autorit si erano rese conto che mio padre era diventato il re del sangue ed era un tipo sveglio, gli avevano proposto di fare lui il capovillaggio. Volevano che raccogliesse meno sangue per conto proprio, ma che creasse vari centri di raccolta al Villaggio dei Ding e dirigesse il lavoro di altri collettori di sangue. Lui ci aveva riflettuto parecchio, ma era giunto alla conclusione che, se anche altri si fossero messi a raccogliere il sangue, ce ne sarebbe stato meno per lui, quindi aveva declinato lofferta. Il villaggio non aveva pi un capo. Gi, non aveva pi un capo. Comunque, anche privi di un capo i compaesani avevano risposto allappello di vendere il sangue. Ma Li Sanren si rifiutava ostinatamente di vendere il suo. Preferiva piuttosto morire che decidersi a venderlo. Diceva che non era stato capovillaggio met della sua vita per convincere la gente a vendersi il sangue. Ma quando aveva cominciato a vedere le belle case che molti si erano costruiti grazie ai soldi guadagnati con la vendita del sangue, sua moglie laveva insultato in mezzo alla strada davanti a tutti: Li Sanren, non hai neanche il coraggio di vendere il tuo sangue, che uomo sei? Con la disgrazia di ritrovarsi te come capovillaggio, non c da meravigliarsi che in tutti questi anni il Villaggio dei Ding sia rimasto talmente povero che le donne non possono neanche permettersi di comprare un po di carta igienica quando hanno le loro
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cose. tutta colpa tua, e il fatto che sei un uomo senza coglioni, non hai neanche il coraggio di venderti un flacone di sangue! Che dico un flacone, neanche mezzo flacone ce la faresti a vendere, neanche una goccia! E se non hai le palle per fare questo, di un po, che razza di uomo sei? Per tutto il tempo, Li Sanren era rimasto accovacciato sulla soglia di casa con la sua ciotola di riso in mano, ingoiando le pesanti ingiurie della moglie. Ascoltando le sue pesantissime ingiurie. Al termine della sfuriata, senza dire una sola parola, aveva posato la ciotola sulla soglia e si era allontanato in silenzio. Tutti credevano che ne avesse avuto abbastanza delle offese della moglie, invece dopo un po era tornato a casa con un biglietto da cento yuan. Sua moglie aveva appena finito di lavare i piatti e stava preparando il pastone dei maiali. Li Sanren aveva una manica della camicia infilata sul braccio, laltra appoggiata sulla spalla. Con una mano si tastava lincavo del braccio nudo, leggermente pallido in viso e madido di sudore, un po per la debolezza e un po per leccitazione. Aveva posato il denaro su un angolo del fornello e guardando la moglie con gli occhi pieni di lacrime aveva detto: Porca puttana, anchio ho cominciato a vendere il sangue! Lei aveva immediatamente smesso le sue faccende e si era girata a guardare la sua faccia smorta: Hai fatto bene, adesso s che sei un uomo, aveva commentato con un sorriso. Proprio bene, adesso s che sei un uomo! Poi gli aveva chiesto: Hai voglia di bere un po di acqua zuccherata?
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No, aveva risposto lui con il pianto nella voce, ho passato tutta la vita a fare la rivoluzione, e adesso eccomi qui anchio a vendere il sangue. Cos aveva cominciato. Allinizio vendeva una volta al mese, poi ogni venti giorni e alla fine ogni dieci giorni. Gli ultimi tempi, quando lasciava passare qualche giorno di troppo senza vendere il sangue, aveva la sensazione che le vene gli si gonfiassero fino a scoppiare e che il sangue premesse per uscire, pronto a sprizzare fuori per conto suo se non si decidevano a estrarglielo. A quel tempo cera un sacco di gente che vendeva il sangue e un sacco di gente che lo comprava. Molti andavano a comprarlo direttamente nelle case della gente, portandosi dietro lattrezzatura necessaria. Ti passavano davanti alla porta di casa in cerca di sangue proprio come passano i rigattieri in cerca di metalli vecchi e scarpe rotte. Non dovevi neanche muoverti di casa, te ne stavi tranquillo ad aspettare il grido: Compro sangue! Chi vuole vendere? Come il grido degli ambulanti che ti danno aghi da ricamo in cambio di capelli o verdura in cambio di stracci. Poteva capitarti, quando eri tutto intento a zappare e rivoltare la terra, di sentire il grido di un trafficante di sangue in piedi al limitare del campo: Ehi, volete vendere? Qualcuno dai campi rispondeva a gran voce: Vattene! Lho appena venduto Ma quello non se ne andava. Bello questo grano che hai seminato, riattaccava, le pianticelle stanno maturando che una meraviglia.
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Lo sai quanto concime ho dovuto buttarci? ribatteva quello nel campo, non riuscendo a nascondere la sua contentezza. A questo punto il mercante di sangue si accovacciava al bordo del campo, accarezzando le pianticelle di grano con aria ammirata: Non saprei, ma so per certo che il concime lhai comprato con i soldi guadagnati grazie al sangue che hai venduto. Un flacone di sangue vale due sacchi di concime e un sacco ti basta per concimare tutto questo pezzo di terra e darti un buon raccolto. E laltro: Comunque lessenziale coltivare la terra, ce ne sono tanti che da quando hanno cominciato a vendere il sangue non la lavorano pi, pensano che non ce ne sia pi bisogno. Sar anche vero che il sangue non si esaurisce, ma la vita di un uomo non arriva a cento anni e anche ammesso di vivere cento anni non si pu mica vendere il sangue fino a cento anni, mentre la terra s che si pu coltivarla per cento anni, anche per mille. E anche dopo cento o mille anni continua a dare lo stesso raccolto, non verrai a dirmi che un uomo pu andare avanti a vendersi il sangue cento o mille anni? La conversazione prendeva il via. Quello che zappava usciva dal campo e si metteva a discutere con il trafficante forestiero, originario di chiss dove, poi a chiacchierare del pi e del meno. E chiacchierando e discutendo tutto infervorato, a un certo punto si rimboccava una manica dicendo: Dai, te ne vendo ancora un flacone, visto che abbiamo fatto amicizia! E gli vendeva un altro flacone di sangue.
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E laltro si comprava un altro flacone di sangue. I due si separavano come vecchi amici. In nome dellamicizia il mercante di sangue sarebbe tornato presto a piantargli lago nella vena. Li Sanren era nel suo campo a lavorare. Stava dissodando la terra in un angolo del campo in cui non arrivava laratro. Da quando aveva cominciato a vendere il sangue due o tre volte al mese, la sua faccia era diventata gialla e lucida come se ci avessero steso sopra uno strato di cera. Un tempo, quando era capovillaggio, maneggiava un piccone come se fosse stato leggero quanto una zappa, mentre adesso pareva che sollevasse un rullo di pietra. Finito di raccogliere il grano, occorreva fare la semina dautunno. Occorreva seminare il mais. La semina dautunno non era come quella destate, se si anticipava di un giorno si poteva raccogliere anche quattro o cinque giorni prima degli altri. Quattro o cinque giorni di anticipo volevano dire portarsi avanti con la stagione e magari schivare un bel po di pioggia e di vento. Entro due giorni Li Sanren doveva aver finito di seminare tutto il mais. Doveva dissodare la terra anche negli angoli in cui laratro non arrivava. Bench fosse ormai autunno, faceva ancora caldo come in piena estate; lasciando vagare lo sguardo sulla pianura, si aveva limpressione che tutta quellimmensa distesa piatta stesse bruciando sotto il sole. Li Sanren lavorava con il viso grondante di sudore come se fosse sotto la pioggia, a torso e piedi nudi. Aveva la schiena talmente bagnata che pareva appena uscito dallacqua. Sulle braccia nude risal112

tavano i segni delle punture, grandi come semi di sesamo, arrossati dal contatto con il sudore e un po gonfi. Prudevano come le bollicine prodotte dal morso di una zanzara. Non aveva pi neanche un briciolo di forza. Lanno prima aveva arato tutto quel pezzo di campo in mezza giornata, ma adesso, dopo sei mesi che vendeva il sangue, in due giorni era riuscito solo a dissodarne la met, eppure sia lui che il campo erano sempre gli stessi. Era arrivato a met del suo lavoro quando ormai si avvicinava lora di pranzo e dalle cucine del Villaggio dei Ding cominciavano a levarsi nuvole di fumo simili a lembi di seta bianca che fluttuavano nel cielo. A quellepoca mia nonna era morta da tre mesi. Aveva inavvertitamente messo un piede nel catino di sangue del gruppo A che stava sul pavimento di casa e ne era rimasta completamente inzuppata. Alla vista di tutto quel sangue, mia nonna era caduta a terra per lo spavento e il suo cuore si era messo a correre come un matto. Era andato avanti a palpitare cos per qualche giorno, finch non laveva uccisa, allora s che si era fermato. Quando la nonna era morta mio padre, mio zio e tutti gli altri avevano promesso fra le lacrime di rinunciare per sempre al commercio di sangue, non lavrebbero pi n comprato n venduto. Ma in capo a tre mesi, mio padre aveva ricominciato, con laiuto dello zio. Mio padre e mio zio stavano tornando da qualche remoto villaggio. A quel tempo, andavano a comprare la loro merce nei posti pi fuori mano, lontani dalla strada provinciale; noleggiavano un triciclo a motore e rientravano a casa carichi di flaconi e sacche di sangue. Era la stagione
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dei lavori agricoli. La gente era impegnata nei campi e non aveva tempo per recarsi nei centri di raccolta a vendere il sangue, ma mio padre, in base allaccordo che aveva stipulato, era tenuto a consegnarne una certa quantit al furgone che ogni sera passava a ritirarlo. Cos era costretto ad andare personalmente a chiederlo ai compaesani che lavoravano nei campi. Era costretto a chiamare i compaesani dai margini dei campi. Mio padre e mio zio, rientrando da uno dei loro giri, avevano visto Li Sanren che arava la terra del suo campo. Lo zio aveva fermato il triciclo sul ciglio della strada e si era messo a gridare: Ehi! Vuoi vendere? Li Sanren aveva alzato la testa e laveva fulminato con lo sguardo, senza proferire parola, poi si era rimesso a lavorare. Allora? aveva ruggito mio zio. Vuoi vendere o no? A quel punto Li Sanren era sbottato con rabbia: Certo che voi Ding volete proprio far morire tutto il villaggio a furia di cavare sangue alla gente! Mio zio, che a quellepoca aveva appena compiuto diciotto anni, aveva imprecato sottovoce: Che razza di coglione sei, veniamo a portarti i soldi fino nel tuo campo e tu non li vuoi Ed era rimasto l dovera, ad aspettare mio padre. Questi, che lo seguiva da vicino, lo aveva raggiunto e, dopo essersi fermato per qualche istante anche lui l in piedi al confine del fondo di propriet della famiglia Li a guardare Li Sanren che lavorava, si era addentrato verso il centro
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del campo. Era avanzato con cautela sulla terra appena smossa, come se avesse dovuto calpestare una distesa di cotone, con i piedi che a ogni passo sprofondavano nelle zolle soffici sollevando un caldo e avvolgente aroma di sabbia. Giunto davanti a Li Sanren, non lo aveva chiamato con il solito ehi!, ma si era rivolto a lui rispettosamente: Buongiorno, capovillaggio. Li Sanren lo aveva guardato come inebetito. Il piccone gli era rimasto sospeso a mezzaria. Erano quasi due anni che nessuno lo chiamava pi a quel modo. Capovillaggio aveva ripetuto mio padre. Li Sanren, in silenzio, aveva messo gi lattrezzo. Capovillaggio, aveva proseguito mio padre, qualche giorno fa sono stato nel capoluogo per partecipare a una riunione, uno scambio di esperienze fra tutti i collettori di sangue del distretto. I funzionari distrettuali e i capi dei vari dipartimenti ci hanno tutti criticati, noi del Villaggio dei Ding, perch dicono che vendiamo poco sangue. Ci rimproverano il fatto di non avere un responsabile che diriga le attivit, mi volevano nominare capovillaggio. Mio padre aveva fatto una pausa e aveva sbirciato il viso di Li Sanren. Anche Li Sanren lo aveva guardato dritto negli occhi. Naturalmente io non ho accettato, aveva aggiunto, ho detto al capo del distretto e al direttore dellUfficio Istruzione, che responsabile del programma per debellare la povert e diffondere il benessere anche nel nostro villaggio, che qui al Villaggio dei Ding la sola persona in
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grado di assumersi questa responsabilit quella che ha ricoperto la carica di capovillaggio per tanti anni. Li Sanren aveva fissato mio padre con gli occhi sbarrati. Non mi importa niente se tu sei della famiglia Li e io della famiglia Ding, la sola cosa che io, Ding Hui, ho ben chiara che tu sei il solo ad avere dedicato tutta la vita al Villaggio dei Ding. Nessuno allinfuori di te, aveva dichiarato mio padre, potrebbe lontanamente immaginare di assumere la carica di capovillaggio. Chi oserebbe prendere il tuo posto, aveva chiesto ancora, finch sei vivo tu? Senza lasciargli il tempo di rispondere, mio padre si era allontanato. Dalla terra lavorata di fresco si sprigionavano ventate di freschezza che dai piedi gli risalivano lungo tutto il corpo. Cavallette e ranocchie saltavano fuori dalle zolle andandogli a cadere sul dorso del piede e lui le lanciava via calciando e scrollando le gambe, mentre proseguiva lentamente il suo cammino. Proprio quando stava per uscire dal campo, aveva sentito Li Sanren urlargli dietro: Ding Hui! Voglio essere generoso, vieni qui che te ne vendo un flacone! Mi sembri un po giallo in faccia, aveva esclamato mio padre, forse sarebbe meglio lasciar passare qualche giorno prima di vendere. Con tutto quello che ho passato in vita mia, aveva ribattuto lui, non avr mica paura di venderti qualche goccia di sangue? Non avr mica paura di un po di sangue, porca puttana, se la mia patria che me lo chiede!
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E cos Li Sanren si era disteso sotto una sofora al confine del suo campo, la testa appoggiata sul manico del piccone. Mio padre aveva appeso la sacca a un ramo dellalbero e mio zio gli aveva infilato lago nella vena. Il sangue aveva cominciato a scorrere nel tubo di plastica grosso come un bastoncino e a riempire la sacca. In teoria una sacca come quella aveva una capacit di 500 cc, ma in pratica ne poteva contenere anche 600, e se la si tirava e distendeva, dandole dei colpetti mentre vi penetrava il sangue, poteva arrivare a contenerne anche 700 cc. Durante il prelievo mio padre si era dunque messo a picchiettare la sacca, dicendo che cos il sangue non rischiava di coagularsi, e intanto parlava a Li Sanren: A parte te non c davvero nessuno che possa fare il capovillaggio. Mi sono stancato, aveva replicato laltro, lho fatto per tutta la vita. Ma se non hai ancora cinquantanni! let migliore. Se dovessi decidere di riprendere, avrei sicuramente bisogno del tuo aiuto, Ding Hui! Ho gi esposto chiaramente il mio pensiero alle autorit distrettuali, lunico caso in cui potrei accettare lincarico sarebbe sotto la tua guida, altrimenti possono anche ammazzarmi ma non accetter. Quanto ne hai prelevato? Stai tranquillo, aveva risposto mio zio, abbiamo quasi finito. La sacca era piena. Gonfia e tirata come una borsa dellacqua calda.
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Ondeggiava nel vento appena la si sfiorava. Nella campagna brulla e sconfinata si spandeva lodore dolciastro del sangue, simile allaroma di tenere giuggiole appena colte e fatte bollire in acqua. Estratto lago dallincavo del braccio e staccata la sacca dal ramo, mio padre aveva dato a Li Sanren i cento yuan che gli spettavano come compenso. Nel prenderli, questi aveva domandato: Ti devo qualcosa? Il prezzo del sangue si abbassato, adesso una sacca la pagano ottanta yuan. Allora devo restituirtene venti. Mio padre si era affrettato a fermargli la mano dicendo: Capovillaggio, zio Sanren, allora vuoi offendermi! Per dieci o venti yuan, lascia perdere, tanto non li vorrei neanche se fossero cinquanta! Imbarazzato, lui aveva rimesso via i soldi. Mentre stavano per andarsene, mio padre e mio zio si erano accorti che era diventato pallidissimo e che grosse gocce di sudore gli rotolavano gi per le guance come una fitta pioggia su una faccia di cera. Quando aveva provato ad alzarsi per tornare al suo campo, dopo soli tre passi aveva barcollato e si era accovacciato appoggiandosi al piccone. Ding Hui aveva gridato, mi sento svenire, mi gira tutto! Te lavevo detto di non farlo, ma tu hai insistito. Ora ti solleviamo le gambe per far circolare il sangue, daccordo? Distenditi. Mio padre e mio zio lo avevano fatto sdraiare al margine del campo e insieme gli avevano alzato le gambe in modo
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che, piedi in alto e testa in gi, il sangue potesse fluire verso il basso. Credendo poi di aumentare lafflusso di sangue alla testa, si erano anche messi a scuotergli leggermente le gambe, proprio come si fa con le gambe dei pantaloni appena lavati, che si scrollano per far scendere lacqua verso la cintura. Dopo qualche istante, gli avevano riabbassato le gambe: Va un po meglio? Li Sanren si era alzato lentamente da terra, aveva fatto un paio di passi e si era girato: Molto meglio, aveva detto ridendo, con tutto quello che ho passato in vita mia, non avr mica paura di un po di sangue? Mio padre e mio zio erano ripartiti a bordo del loro triciclo. Sostenendosi con il piccone, Li Sanren si era avviato verso il centro del campo per riprendere il suo lavoro. Vedendolo traballare a ogni passo, mio padre e mio zio avevano avuto limpressione che potesse cadere per terra da un momento allaltro, ma lui non era caduto. Giunto in mezzo al campo, si era voltato ancora una volta e aveva gridato: Ding Hui! Se un giorno dovessi tornare a fare il capovillaggio, tu saresti certamente il mio vice! Mio padre e mio zio si erano girati anche loro e lavevano guardato ridendo, poi erano rientrati al villaggio. Giunti alle prime case del paese, sui pendii soleggiati ma riparati dal vento, avevano visto diverse persone sdraiate per terra con i piedi in alto e la testa in gi in attesa che il sangue scendesse al cervello, come se si fossero sentiti male dopo aver venduto il sangue. Altri se ne stavano distesi su tavole
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inclinate con le estremit appoggiate a sgabelli di diversa altezza, nei cortili delle loro case, mentre i pi giovani, pi agili, facevano la verticale reggendosi con i piedi al muro per irrigare il cervello velocemente, come dicevano loro. Evidentemente, mentre erano andati a comprare sangue in un altro villaggio, doveva essere venuto un compratore da fuori; questa scoperta li aveva riempiti di disappunto. E mentre mio padre non aveva aperto bocca, mio zio aveva imprecato: Vaffanculo! Ma vaffanculo! Chiss a chi si riferiva in particolare. Li Sanren aveva quasi cinquantanni quando aveva cominciato a vendere il sangue. Una volta cominciato, non ce laveva pi fatta a fermarsi. Non riusciva a vedere la fine di quella storia. Ora ne aveva quasi sessanta ed era malato. La febbre lo aveva colpito in modo pi pesante degli altri, al punto che non aveva nemmeno pi la forza di parlare. Ma ormai cominciava a vedere la fine della storia. La fine era che, dopo aver aspettato un sacco di tempo che lo reintegrassero nelle sue funzioni, in tutti quegli anni il villaggio era rimasto senza una guida, e a nessuno veniva neppure in mente di nominare un nuovo capovillaggio. Li Sanren era vecchio. Non aveva ancora sessantanni ma ne dimostrava settanta. Probabilmente se ne sarebbe andato nel giro di qualche mese.
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La malattia era gi entrata nella fase acuta, a vederlo camminare si aveva limpressione che qualcuno gli avesse legato due grosse pietre ai piedi. Sua moglie gli aveva detto: Li Sanren, gli altri malati se ne vanno a vivere nella scuola, perch l la vita pi facile e comoda, tu invece sei ancora qui a casa ad aspettare che sia io a occuparmi di te. Allora si era trasferito anche lui a scuola, per vivere insieme agli altri malati. Per non parlava mai, passava le giornate a passeggiare lentamente nel cortile e a guardarsi intorno. La sera si arrampicava con grande sforzo sul suo letto nellangolo della stanza, come se ogni giorno fosse lultimo della sua vita. Ma oggi, oggi cera un sole accecante. Il Villaggio dei Ding era tutto pieno di fiori appena sbocciati e ovunque si diffondeva il profumo dei fiori freschi. La gente raspava e scavava in quel mare di fiori, si caricava in spalla o sul bilanciere quello che aveva raccolto e andava e veniva tutta trafelata, col fiato corto e in silenzio, il viso madido di sudore ma illuminato dal sorriso. Al limitare del villaggio mio nonno vide Li Sanren che, seppur malato, por tava appesi al bilanciere in equilibrio sulle spalle due cesti di bamb, entrambi coperti con lenzuola e pieni di qualcosa di pesante che li trascinava verso il basso. A ogni passo, i cesti e il bilanciere scricchiolavano rumorosamente. Era gravemen te malato, non gli restava molto da vivere eppure avanzava sotto il suo pesante carico con il viso radioso. Quando arriv davanti a mio nonno, questi si affrett ad andargli incontro chiedendogli: Sanren, che cosa porti l dentro? Ma anche lui, come tutti gli altri, si limit a sorridere sen za rispondere. Spost il peso da una spalla allaltra e prose
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gu per la sua strada oltrepassando il nonno. La strada verso casa. Lo seguiva di corsa il nipotino di cinque o sei anni, stringendo contro il petto un fagotto avvolto in una veste con dentro chiss cosa. Il bambino correva e lo chiamava: Nonno, nonno! Quando fu allaltezza di mio nonno, il piccolo inciamp in una pianta di gelsomino che spuntava in mezzo alla strada. Il fagotto che teneva fra le braccia precipit fragorosamente a terra, spargendo intorno il suo contenuto con un allegro rumore metallico. Attirato dal rumore, il nonno guard e rest di sasso. Istupidito. Non credeva ai suoi occhi: dal fa gotto erano saltati fuori scintillanti lingotti e verghe doro e una quantit di pepite grosse come noccioline. Ecco cosera che cresceva sotto la distesa di fiori che copriva la pianura: oro! Nel vedere tutte le sue noccioline doro che gli erano sfuggite di mano e rotolavano per terra, il nipotino di Li Sanren scoppi a piangere. Mio nonno stava per avvicinarsi e aiutarlo a rimettersi in piedi, ma proprio mentre allungava la mano si svegli. Li Sanren lo stava chiamando. 4 Era stato Li Sanren a svegliarlo. Nella confusione del dormiveglia mio nonno vide Li Sanren che si avvicinava a passi felpati, restava un istante indeciso accanto al suo letto e lo chiamava timidamente: Fratello Shuiyang! A quella voce mio nonno si svegli. E destandosi si accorse che la mano che aveva allungato per aiutare il ni122

potino di Li Sanren a rialzarsi era ancora stesa fuori della trapunta e rivide lo sconfinato mare di fiori che copriva la pianura, il Villaggio dei Ding, i campi e lantico letto del Fiume Giallo, sfavillante e multicolore, e rivide i mattoni doro, le tegole doro, i lingotti e le verghe e le pepite, e i grani doro Il nonno non aveva aperto subito gli occhi, per contemplare ancora una volta lo spettacolo dei fiori freschi spuntati sopra la terra e delloro sbocciato nel ventre della terra. Si gir piano nel letto, ma mentre cercava di trattenere la sua visione, ud Li Sanren chiamarlo di nuovo: Fratello Shuiyang! Allora gli sorrise e pens di dirgli: Fratello Sanren, ti stavo proprio sognando, ma le parole gli morirono in gola perch si accorse che Li Sanren era pallidissimo, come se dovesse comunicargli una questione di vita o di morte. Si mise svelto a sedere sul letto dicendo: Sanren, cosa ti succede? Porca puttana, fece Li Sanren con voce rauca e alterata, questi qua non si fermano veramente davanti a niente, ne hanno di fegato questi maledetti ladri! Cosaltro hanno rubato? chiese il nonno a bruciapelo. E laltro fuori di s: Stanotte non hanno restituito niente, e oggi hanno rubato a me. Cosa ti hanno rubato? Si sono portati via lultima cosa che avrebbero dovuto rubare, fu la risposta, non meno stizzosa della prima. Il nonno si spazient: Ma insomma cosa ti hanno portato via?
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Sanren, soggiunse alzandosi dal letto e cominciando a vestirsi, quando eri capovillaggio eri la chiarezza in persona in tutto quello che dicevi e facevi, com che adesso dici le cose a met? Li Sanren guard il nonno in faccia e dopo un attimo di esitazione spieg: Fratello Shuiyang, voglio dirti la verit: il sigillo ufficiale del comitato del villaggio lho sempre tenuto io. Anche in questi dieci anni in cui non c stato n un segretario di Partito n un capovillaggio, il sigillo me lo tenevo addosso, insieme a un po di soldi, e di notte lo mettevo sotto il cuscino, ma stamattina svegliandomi ho visto che il sigillo e i soldi erano spariti. Dei soldi non mi importa, continu, ma il sigillo non doveva perdersi. Bisogna ritrovarlo a tutti i costi, in dieci anni non me lo sono mai tolto di dosso ed ecco che stamattina non cera pi! Si era fatto giorno e la luce del sole entrava dalla finestra e dalla porta rischiarando la stanza. Mio zio non era ancora rientrato. Scorgendo il letto vuoto, gli occhi del nonno si rabbuiarono come se vi fosse calata sopra una fitta nebbia, poi tornarono a Li Sanren, alla sua figura ormai sparuta come uno scheletro e alla sua espressione sconsolata. Quanto ti hanno rubato? chiese. Non mi importa dei soldi, bisogna ritrovare il sigillo. Ma insomma quantera? La risposta fu ancora la stessa: Non mi importa dei soldi, bisogna solo ritrovare il sigillo. Mio nonno fiss a lungo Li Sanren, come se lo vedesse per la prima volta. Gli sembrava di scorgere una persona
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del tutto nuova, uno neanche mai incontrato in vita sua. Alla fine gli domand: Sanren, come facciamo a trovarlo? Ci vuole una perquisizione, rispose laltro freddamente. Fratello Shuiyang, hai fatto il maestro tutta la vita e hai insegnato ai bambini che non bisogna rubare e adesso che hai riunito qui tutti i malati lasci che ti rubino sotto il naso? Il nonno usc dalla sua stanza. A oriente un immenso fiume doro era gi dilagato sopra lorizzonte, come una distesa di fiori completamente sbocciati che sommergesse cielo e terra, pezzo dopo pezzo, campo dopo campo. Fiori cos fittamente ammassati luno addosso allaltro da formare montagne. Lo scintillio dei fiori si riversava sulla scuola e la scuola si dissolveva in quella luce. I malati che dormivano nelle aule delledificio non si erano ancora alzati. Era pieno inverno e non cera niente di meglio che starsene rannicchiati sotto le coperte. Su un ramo della paulonia in cortile cantava una gazza. Il canto della gazza di buon auspicio: si dice che annunci un evento gioioso. Quindi doveva essersi verificato qualcosa di bello alla scuola. Qualcosa di bello fra i malati. Il nonno stacc da un ramo dellalbero la bacchetta del gong che fungeva da strumento di richiamo nella scuola e cominci a battere il segnale di adunata: Dong dong! Dong dong! Il ritmo dei colpi era quello dellurgenza. Gong e bacchetta non erano stati usati da tempo, perci erano tutti coperti di ruggine; al primo rintocco si sparse per terra una pioggia di frantumi rossastri. Da quando a scuola non cerano pi alunni, il gong era diventato un
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mero ornamento. Stesso destino era toccato al palo di ferro dipinto conficcato in una base di cemento che si alzava in mezzo al cortile rivolto verso oriente e che un tempo serviva per issarvi la bandiera ogni mattina allinizio delle lezioni, secondo il regolamento. Ma ora anchesso era diventato un mero ornamento. Se ne stava ritto l solo per bellezza. Per adesso il gong si era rimesso a suonare: Dong dong! Dong dong! con una raffica di colpi tanto fitta da sembrare una scarica di fucile. Qualcuno, gettatosi sulle spalle la giacca imbottita, si affacci alla finestra del primo piano chiedendo a gran voce: Che succede? Li Sanren, con il tono di voce imperioso di quandera capovillaggio, grid verso la finestra: Scendete tutti! Scendete tutti per una riunione urgente! Qualcun altro domand: Avete trovato il ladro? Scendete tutti e saprete chi il ladro! rispose lui urlando con tutto il fiato che aveva in gola. Tutti uscirono dalledificio, in fila, qualcuno sfregandosi gli occhi e qualcuno abbottonandosi la giacca, e si radunarono fra lalbero di paulonia e il campo di pallacanestro. Mescolati alla folla cerano anche mio zio e Lingling. Nessuno aveva visto da dove fossero sbucati. Se ne stavano in piedi in mezzo a tutti gli altri, i vestiti in perfetto ordine e il viso che gli brillava tutto come se non fossero affatto malati. Si tenevano lontani luno dallaltra, confusi fra la gente, come se non fossero mai stati insieme. Il sole era ormai salito sopra lorizzonte. Uno
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squarcio improvviso e un nuovo giorno aveva inizio. E con esso sarebbe cominciata la caccia al ladro. Siete tutti malati, attacc mio nonno, oggi siete vivi ma non sapete se lo sarete ancora domani, eppure avete ancora voglia di rubare. Ancora rubare stanotte sono spariti dei soldi a Li Sanren. Li Sanren, che stava al suo fianco, lo interruppe a gran voce: I soldi non hanno importanza, il fatto che hanno rubato il sigillo del comitato del villaggio. rimasto nelle mie mani per dieci anni, e stanotte qualcuno me lha portato via. indispensabile fare una perquisizione, grid mio nonno, poi chiese: Chi si offre di accompagnare me e Li Sanren a cercare stanza per stanza? Abbass lo sguardo sulla folla, ma prima che potesse trovare una risposta negli occhi di qualcuno, salt su mio zio che esclam tutto eccitato: Io! Voglio fargliela vedere al delinquente che ha osato portare via la giacca di seta a Lingling, moglie di mio cugino! Il viso di Lingling arross come il cielo al levar del sole. Mio zio si era fatto avanti fra la folla come un eroe. Due altri malati si offrirono volontari e pot cominciare la perquisizione di tutte le stanze su entrambi i piani delledificio. Si trovarono due ladri. La prima a essere scoperta fu Zhao Xiuqin, quella stessa Zhao Xiuqin che cucinava per tutti. La sua malattia aveva ormai raggiunto uno stadio avanzato, perci la sua faccia era tutta coperta di pustole gonfie
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come piselli maturi. Invece il dorso delle mani e i polsi che spuntavano fuori dai vestiti erano zeppi di unaltra specie di foruncoli, di un colore rosso vivo come il sole che si alza sopra la pianura, uno attaccato allaltro e fastidiosissimi. Quando si seccavano, ne spuntavano subito di nuovi e siccome lei si grattava in continuazione per placare quel prurito insopportabile, si infettavano e suppuravano, rigandole le braccia di un liquido biancastro e puzzolente che lei cercava di nascondere. Era malata da sei mesi. In quelle condizioni e tutta ricoperta di pustole comera, normalmente sarebbe gi dovuta essere morta da un pezzo, eppure era ancora viva. Al suo posto un altro sarebbe gi morto, anche se conciato meno peggio di cos, eppure lei era ancora viva. Wang Baoshan, di dieci anni pi vecchio di lei, si era guadagnato i soldi necessari per sposarla vendendo il sangue e lei quei soldi li aveva regalati a suo fratello minore perch anche lui potesse prendere moglie. Poi aveva cominciato anche lei a vendere il sangue insieme al marito, per potergli restituire quello che lui le aveva offerto, ma dieci anni dopo Wang Baoshan era ancora in buona salute, mentre lei era stata contagiata. Sei mesi prima, quando la malattia si era manifestata, aveva passato giorni e giorni seduta in cortile a battere con forza i piedi per terra, piangendo e gridando: Non giusto! Non giusto! Quando Wang Baoshan aveva cercato di rialzarla, lei gli aveva graffiato a sangue il viso, insultandolo: tutta colpa tua, bastardo! Ed era rimasta per terra a piangere e a imprecare, facen128

do volare la polvere tuttintorno a furia di pestare i piedi. Ma dopo qualche giorno aveva smesso. Non aveva pianto n imprecato pi. Era tornata come sempre a cucinare, a dare da mangiare alle galline, a porgere a Wang Baoshan la sua scodella fumante. Adesso per non cucinava pi per suo marito, ma per tutti i malati del villaggio. E ora aveva anche cominciato a rubare ai malati. Zhao Xiuqin dormiva in un angolo dellaula della prima classe, al pianoterra. Mio nonno, Li Sanren e quelli che li accompagnavano avevano cominciato la perquisizione dal pianoterra, frugando in ogni stanza, mettendo sottosopra i letti, disfacendo fagotti e aprendo scatoloni di vestiti. Quando arrivarono al letto di Zhao Xiuqin, lei non cera, era andata ai fornelli ancor prima che facesse giorno. Cucinava, lavava i piatti, lavorava dallalba al tramonto con zelo instancabile, sempre pronta ad accontentare tutti preparando i piatti che le chiedevano. Nessuno laveva mai sentita lamentarsi. Al momento della perquisizione non cera perch stava preparando la colazione. Mio nonno sollev la trapunta e Li Sanren tir su il cuscino accorgendosi che pesava come piombo. Allora lo scucirono a unestremit e videro che era pieno di riso dun bianco smagliante. I malati del Villaggio dei Ding videro il riso dun bianco smagliante. Sul viso di tutti si dipinse lo stupore. Chi si sarebbe mai immaginato che proprio la donna che cucinava per loro avesse rubato il cibo? Mandarono qualcuno in cucina a chiamarla. Nel frattempo, al piano di sopra, mio zio ave129

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va snidato un altro ladro dal suo letto. Anche in questo caso, un tipo assolutamente insospettabile: Zhao Dequan, che in vita sua non aveva mai alzato la voce con nessuno. Zhao Dequan, che aveva gi superato il traguardo del mezzo secolo di vita. Quando tutti erano usciti per partecipare alladunata, lui non cera voluto andare, dicendo che da qualche giorno si sentiva tremendamente debole, che temeva gli restassero solo pochi giorni da vivere e non aveva pi nemmeno la forza di camminare, e che quindi voleva restare a letto. Al primo piano lultimo letto a essere perquisito fu il suo. Zhao Dequan se ne stava coricato sul letto e il sole che entrava dalla finestra gli illuminava il viso tracciandovi dei riflessi rosati, il viso di un cadavere rischiarato dal sole. Tutti sapevano che non era necessario perquisire Zhao Dequan. Aveva coltivato onestamente la terra per tutta la vita, e quando aveva venduto o comprato qualcosa non si era mai preso la briga di guardare la bilancia e di calcolare quanto resto dovesse dare o ricevere di preciso. Perfino quando, una decina di anni prima, il villaggio era stato travolto dalla frenesia della vendita del sangue, lui aveva venduto il suo senza mai chiedere quanto gli spettasse. Accettava quello che volevano dargli e si lasciava prelevare tutto il sangue che volevano. Quanto te ne tolgo? gli domandava mio padre. E lui: Togline finch mi vedi diventare giallo in faccia. Mio padre andava a cercare la sacca pi grossa che aveva e cominciava a prelevargli il sangue pronto a riempirla tutta, decidendosi a togliere lago solo quando gli vedeva la faccia cambiare colore e il sudore imperlargli la fronte.
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Quando era ora di pagarlo, Zhao Dequan aveva sempre laria di aver ricevuto un paio di yuan in pi di quello che era giusto. Prendendo i soldi e guardando mio padre, diceva: Ah, Ding Hui, fra tutti i collettori di sangue, tu sei sempre il pi generoso con me! E quando voleva vendere il sangue si rivolgeva sempre a mio padre. Come avrebbe mai potuto immaginare mio zio che era stato lui a rubare la giacca imbottita di Lingling? Chi si sarebbe mai aspettato che lui potesse rubare la giacca di una sposina? Dalla finestra il sole inondava la stanza, illuminando il suo viso cadaverico e facendo risaltare il biancore degli occhi. Il biancore degli occhi di un pesce morto. Quando la squadra incaricata della perquisizione si avvicin al suo letto, sul viso gli comparve unespressione di invidia per quei compaesani malati come lui che per potevano ancora andarsene in giro. Invidia perch avrebbero continuato a vivere anche dopo la sua morte. Linvidia gli fece spuntare le lacrime agli occhi ed emettere un lunghissimo sospiro. Gli altri provarono a sollevargli un po il morale con uno scherzo: Prima si muore, prima si comincia una nuova vita, senza lontanamente pensare che potesse essere lui il ladro che aveva rubato la giacca di seta di una sposina. Erano gi passati oltre il suo letto e si stavano preparando a scendere al piano di sotto per continuare lispezione, quando, giunti alla porta della stanza, mio zio chiss perch si volt indietro. Va a sapere che cosa fu che gli fece nascere un sospetto. Va a sapere cosa lo fece girare
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di scatto, tornare a passi svelti al letto di Zhao Dequan e sollevare la trapunta ai piedi del malato. Sotto la trapunta vide un fagotto, lo apr e ci trov dentro la giacca di seta rossa di Lingling. La giacca di seta era rossa come il sole appena sorto. Come il sole appena sorto. Zhao Xiuqin fu mandata a chiamare in cucina. Zhao Dequan fu portato di sotto. Due Zhao. Avevano coperto di vergogna tutti i Zhao della terra. In cortile gi si sentivano il calore del sole, che penetrava ovunque dardeggiando come fuoco, e il fresco profumo dellaperta campagna. Dallalto colava gi come pioggia il cinguettio degli uccelli. Diverse decine di malati aspettavano che Zhao Xiuqin uscisse dalla cucina, con laria di aver sempre saputo che era una ladra. Il pensiero che stessero compiendo uningiustizia non li sfiorava minimamente, anzi erano tutti convinti che fosse lei ad avere compiuto una grande ingiustizia nei confronti del Villaggio dei Ding. Sparpagliati in piccoli gruppi attorno allalbero di paulonia sul quale era appeso il gong, aspettavano di vederla uscire dalla cucina a testa bassa e con la faccia rossa per la vergogna. Ma lei, per nulla turbata e con la bocca piegata in una smorfia di indignazione, avanz verso di loro guardandoli dritto negli occhi e pulendosi le mani sporche di farina sul grembiule, come infastidita per essere stata disturbata durante il suo lavoro. Sul suo viso non cera traccia di stupore o di colpa, piuttosto lespressione risoluta di chi si prepara ad affrontare
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il nemico senza il minimo tentennamento. Ritto davanti allalbero, mio nonno guard prima il cuscino pieno di riso ai suoi piedi, poi Zhao Xiuqin che gli stava di fronte, dicendo: Xiuqin, sei stata tu a prendere il riso dalla cucina? No di certo, come fate a dirlo? fu la risposta. In passato si erano sentite voci riguardo a furti di cereali e verdure che tu avresti compiuto nei campi degli altri, prosegu il nonno, ma adesso, rubare il riso e la farina a gente che sta per morire! Cos dicendo, lanci unaltra rapida occhiata per terra, dove era stato messo il cuscino pieno di riso. Zhao Xiuqin segu il suo sguardo e vide il riso bianco e brillante, trasal e si gett di slancio sul suo cuscino stringendoselo al petto come una madre che voglia proteggere il suo bambino. Accovacciata per terra davanti al nonno, prese a battere furiosamente i piedi nella polvere e a lamentarsi: Siete andati a frugare nelle mie cose nelle mie cose! Ingrati che non siete altro, frugare senza dirmi niente! E dire che siete malati di AIDS, continu gridando e piangendo, malati ma senza cuore, per mettere le mani nel mio letto senza neanche avvisarmi! Chi me lo fa fare di stare qui a servirvi? Molto meglio tornarmene a casa mia a prendermi cura del mio Wang Baoshan, dei vecchi e dei bambini che ho lasciato l! Tutte le mattine mi alzo presto per prepararvi da mangiare e voi, quando siete belli pieni, mettete gi la scodella e ve ne andate. Ma chi me lo fa fare di lavare tutti i piatti, di andare al pozzo a prendere lacqua per tutti, tanti come siete, lacqua per cucinare e
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lacqua da bere, che poi tocca sempre a me far bollire? E per vedere che non sapete neanche tenerla da conto, per di pi, dato che ne sprecate mezza bacinella per lavare una tazza! Se siete malati voi lo sono anchio, se voi non avete tanto da vivere neanchio camper fino alla fine dellanno, siamo tutti condannati, perch dovrei stare qui a occuparmi di voi? Per quel po di cibo che mi date tutti i mesi? Se non fossi malata e andassi a cucinare a casa di qualcuno, oltre al cibo mi darebbero anche diverse centinaia di yuan al mese e qui, vi ho chiesto qualcosa, io? Vi ho mai chiesto un centesimo? Dite tutti che faccio da mangiare bene, che vi leccate i baffi con quello che vi preparo, ma chi me lo fa fare di stare qui a cucinarvi tutte quelle squisitezze? Chi me lo fa fare di stare qui a servirvi? Non ho diritto neanche a un sacco di riso? Parlava e gridava, gridava e parlava. Ma non si poteva dire che piangesse davvero, perch non versava nemmeno una lacrima. La voce le vibrava per lo sdegno di chi sa di aver subito un grave torto. Quando ebbe finito, si pass la mano sul viso e sugli occhi senza lacrime, come se il pianto si fosse gi asciugato da s, e guard fisso i compaesani. A casa avete bisogno di questo riso? domand il nonno. Zhao Xiuqin rispose guardandolo dritto in viso: A casa ci manca tutto, il riso, la legna e perfino lerba. Allora, se ne hai davvero bisogno, prendilo! tuon il nonno. E che me ne faccio? Non voglio il vostro riso, voglio quello che ho guadagnato.
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Mio nonno rest senza parole. Non sapeva cosa rispondere. Tutti erano ammutoliti. Sentivano, adesso, di essere stati loro a commettere uningiustizia nei confronti di Zhao Xiuqin, non viceversa. Fu a questo punto che mio zio e alcuni altri uomini portarono gi Zhao Dequan. Lui non aveva laria baldanzosa e sfrontata di Zhao Xiuqin. Pur essendo un uomo, non aveva quellaria baldanzosa e sfrontata che aveva sfoggiato lei. Con la faccia pallidissima e la fronte imperlata di sudore nonostante il freddo che faceva, scese in cortile con laria di uno che viene accompagnato al patibolo. Avanzava a piccoli passi, lentamente, come pronto a indietreggiare a ogni momento. Arrivato di sotto, alz la testa per guardare i compaesani riuniti in mezzo al cortile, disse qualcosa a mio zio che gli andava dietro e, ottenuta una risposta, si volt nuovamente, cosicch tutti poterono vedere la sua faccia, da pallida che era, trascolorare di colpo. La gravit della malattia gli si leggeva chiaramente in viso, si capiva che era arrivato al limite estremo della sua esistenza. Magro come un ramo rinsecchito, ballava nei vestiti che un tempo gli erano andati bene e che adesso facevano leffetto di tubi troppo grandi dentro cui lavessero infilato per sbaglio; giacca e pantaloni svolazzavano avanti e indietro frusciando. Se le sue ossa erano rami, la pelle era il fogliame che li ricopriva. Camminava fluttuando leggero come un fantasma, non pi come una persona in carne e ossa. Fu in queste condizioni che giunse davanti alla folla dei compaesani e nellarrivare chin la testa pi che
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pot, come uno studente pizzicato a copiare il compito di un compagno. Fitte gocce di sudore gli imperlavano la fronte nonostante il freddo e il suo viso, ora pallido ora giallognolo, trascolorava allimprovviso. Tutti gli sguardi si spostarono da Zhao Xiuqin alla sua persona. Nessuno poteva credere che fosse stato lui a rubare la giacca di Lingling. Nemmeno Lingling riusciva a credere che fosse stato lui. Guard Zhao Dequan, poi guard lo zio. Mio zio le porse la sua giacca di seta, dicendo: Lho trovata sotto la trapunta ai piedi del suo letto. E gliela restitu sotto gli occhi di Zhao Dequan. Lui si accasci piano, chinando la testa fino a toccare la terra, quasi che invece della giacca gli avessero strappato via la pelle dal viso. Divent giallo come la cera. I suoi occhi da pesce morto si fissavano immobili la punta dei piedi, mentre si raggomitolava tutto come un cane che si aspetti di essere bastonato. Dequan, sei stato veramente tu a rubare quella giacca? chiese il nonno. Zhao Dequan non rispose, facendosi ancora pi piccolo. Insomma, lhai rubata tu o no? Zhao Dequan non rispose, n cambi posizione. Se non sei stato tu devi dirlo! Zhao Dequan alz il capo e guard di sottecchi il nonno, ma non rispose nemmeno stavolta e rest l per terra tutto rattrappito e come morto, muto come un pozzo senzacqua. Zhao Dequan, si intromise mio zio, sono stato io a
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trovare la giacca sotto la tua trapunta, dimmi: ti sto forse accusando ingiustamente? Zhao Dequan abbass ancora di pi la testa e non disse nulla. Il nonno gett unocchiata severa a mio zio e lo apostrof: Figlio, non ti sembra di parlare troppo? Mio zio tacque e rest anche lui muto come un pozzo senzacqua, profondo e nero come la pece. Il sole era ormai alto nel cielo e il denso fiume doro che si era staccato dallorizzonte aveva compiuto un enorme balzo allins, trafiggendo con la sua luce ogni angolo della scuola. In piedi nel sole, i malati erano tutti in silenzio e tutti guardavano ora mio nonno ora Zhao Dequan, aspettando di vedere come sarebbe andata a finire. Zhao Dequan, disse infine il nonno, i tuoi figli hanno raggiunto let di sposarsi e tu ti perdi a rubare la giacca di una sposina. A queste parole, il sudore che bagnava la fronte di Zhao Dequan gocciol a terra. Era pieno inverno, ma il sudore gocciol a terra. Tutti tacevano. A un tratto, nel silenzio che avvolgeva gli abitanti del Villaggio dei Ding, Zhao Xiuqin si rialz e si diresse verso la cucina stringendosi al petto il suo cuscino pieno di riso. Dove vai? chiese il nonno. Ho le pentole sul fuoco, rispose lei voltandosi, se le cose bruciano cosa mangiate? Li Sanren ne approfitt per chiedere a sua volta: Xiuqin, hai preso tu il sigillo del comitato del villaggio? Sai che gran tesoro! fece lei in tono sgarbato.
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Li Sanren rimase di stucco, riflett un istante e si accovacci accanto a Zhao Dequan, chiedendogli dolcemente: Fratello Dequan, abbiamo tutti e due passato i cinquanta, se hai preso tu il sigillo che tenevo sotto il cuscino, per favore rendimelo! Zhao Dequan scosse la testa con seriet. Davvero non lhai preso tu? Zhao Dequan fece nuovamente segno di no con il capo. Allora Li Sanren si alz in piedi avvilito. Per lagitazione anche la sua fronte si era coperta di sudore, come se fosse stato contagiato da Zhao Dequan. Guard gli astanti con aria implorante ed esclam a gran voce: Non mi interessa niente dei soldi, ma chi ha preso il sigillo del comitato del villaggio me lo deve restituire! Lho custodito con cura per decenni, a casa lo tenevo chiuso in un baule e quando uscivo me lo mettevo qui sul cuore. Ieri sera lavevo infilato sotto il cuscino insieme ai soldi e stamattina quando mi sono alzato non lho pi trovato. Dei soldi non mi interessa, url, ma dovete restituirmi il sigillo! La cosa fin l. Il clamore si spense. Nel giro di quattro o cinque giorni o gi di l, nella scuola torn una calma perfetta. Poi capit che un giorno Lingling andasse al gabinetto mentre cera gente che si godeva il sole in cortile. I gabinetti degli uomini erano sul lato orientale della scuola, quelli delle donne sul lato occidentale. Lingling si diresse verso ovest con addosso la sua giacca di seta ros138

sa, che attravers il cortile sfolgorando come una fiamma. I malati si crogiolavano al sole, che picchiava a perpendicolo sopra la scuola. Se ne stavano sdraiati a scaldarsi le ossa, a passare la giornata, a mitigare lasprezza di quel po di vita che rimaneva loro e ad alleviare il fardello della malattia e del destino. Zhao Dequan not Lingling che sfrecciava via con la sua giacca rossa, gett uno sguardo ai compagni che sonnecchiavano al sole e la segu verso il lato occidentale. Si mise ad aspettarla vicino alla porta dei gabinetti. Lingling usc. Si guardarono. Con aria sprezzante Lingling fece per allontanarsi, ma lui le sbarr la strada chiedendole dolcemente: Lingling, potresti vendermi la tua giacca di seta? Lespressione di Lingling si fece ancor pi sdegnosa. Sul viso di lui si disegn un sorriso sparuto, debole e un po rigido. Non mi importa se riderai di me, disse sorridendole, tanto so che non vivr abbastanza per vedere la fine dellinverno. Poi, fattosi serio, continu: Non mi importa se riderai di me, quando mi sposai promisi a mia moglie di regalarle una giacca imbottita di seta rossa, e nemmeno adesso che i miei figli sono in et di sposarsi e a me resta poco da vivere lei ha dimenticato la mia promessa. Prima di morire vorrei potergliene regalare una. Lingling si ferm solo un istante, poi gli volse le spalle senza dire una sola parola. Zhao Dequan la segu: Ti do cinquanta yuan, che ne dici?
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Lei continu per la sua strada. Cento, allora! Lingling era gi lontana, quando si gir per gridargli: Perch non vai a comprartela a Weixian? 5 Pass anche questa. A ben guardare, lintera faccenda era stata poco pi che una bagattella. Erano spariti un po di cibo e di soldi, un sigillo e una giacca imbottita e gli autori dei furti erano stati scoperti. Zhao Dequan aveva voluto regalare alla moglie una giacca di seta rossa prima di morire, secondo la promessa che le aveva fatto allepoca del loro matrimonio e che non era mai stato in grado di mantenere. Nemmeno adesso che erano i suoi figli a sposarsi e a cominciare la loro vita. Presto la febbre se lo sarebbe portato via e lui sarebbe rimasto per sempre in debito di una giacca di seta. Era stato questo pensiero a metterlo sulla cattiva strada. Zhao Xiuqin, invece, si era sentita defraudata dal fatto di non ricevere alcun compenso per il suo servizio alla collettivit e aveva pensato bene di rifarsi rubando un po di riso. Fu cos che furono introdotte nuove regole: da quel momento in poi Zhao Xiuqin sarebbe stata aiutata in cucina da altre due donne, ma mentre gli altri erano tenuti a versare una certa quantit di riso, farina e cereali ogni mese, loro non avrebbero dovuto contribuire in nessun modo, sarebbero state nutrite a spese della comunit. Inoltre, se qualcuno dei malati avesse ancora osato allungare le mani, sarebbe stato immediatamente rispedito a
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casa sua, a morire nel suo letto. Quanto a Zhao Dequan, gli fu semplicemente chiesto di restituire la giacca a Yang Lingling. Alla scuola nessuno poteva avere la certezza di essere ancora in vita lindomani, quindi non cerano grandi inquietudini per il futuro. Solo Li Sanren non riusciva a darsi pace per la scomparsa del sigillo del comitato del villaggio. Da un lato ripeteva senza sosta: Non si trova, non si trova, tanto il comitato del villaggio non esiste pi. Dallaltro continuava a frugare nei letti e a sbirciare nei fagotti dei vestiti degli altri malati, ispezionando perfino tutte le tane dei topi del primo piano, rimpiangendo di non poter aprire a una a una le cacche di topo che trovava in ogni tana. Comunque non lo ritrov. Ne soffriva molto e la pena che provava gli strappava improvvisi sospiri ovunque si trovasse. Lunghi, tristi sospiri, come se avesse il cuore oppresso da tutto il dolore del mondo. Una volta non lo si vide per un giorno intero. Non lo si vide sedersi al sole in cortile, n accanto alla finestra del primo piano a godersi il sole che entrava nella stanza. Rest tutto il tempo a letto. Non si alz n di notte n di mattina e a ora di pranzo era ancora rannicchiato sotto le coperte. Mio zio, che il nonno aveva mandato su a chiamarlo, entr nella stanza picchiando sulla sua ciotola smaltata e gridando: Zio Sanren, ora di pranzo! Non ottenendo risposta, aggiunse: Capovillaggio, non vuoi mangiare? Ma poich quello restava muto, mio zio si avvicin al
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letto e lo scosse. Fu come cercare di spostare una colonna di pietra. Mio zio sollev in fretta la coperta e vide che la faccia di Li Sanren era livida. Verde come un ortaggio guasto. Era morto. Morto da un pezzo. Forse era morto durante la notte, forse la sera prima. A lato del cuscino, cera una grossa macchia di sangue rappreso. Sangue nero, come una pozzanghera di fango scuro. Secco come nera terra indurita dal gelo. Se ne era andato prima di Zhao Dequan, pi malato di lui. Nonostante lo sbocco di sangue, la sua faccia non era particolarmente contratta: ci significava che non doveva aver sofferto in modo insopportabile prima di morire, forse aveva solo avuto un accesso di tosse, aveva sputato sangue ed era morto. Per sul viso aveva come unespressione di rimpianto e gli occhi e la bocca erano spalancati, come se prima della morte fosse stato sul punto di dire qualcosa a qualcuno, ma non ne avesse avuto il tempo. Attonito e pallidissimo al capezzale di Li Sanren, mio zio sent il cuore stringersi in una morsa fredda. Non fu un brivido di paura, a raggelarlo fu il pensiero che anche a lui, un giorno non molto lontano, sarebbe toccata la medesima sorte. Stringendo fra le mani aggranchite la sua ciotola smaltata e i suoi bastoncini, rimase qualche istante immobile, come paralizzato, poi piano piano prov a mettere un dito sotto il naso di Li Sanren: un soffio di vento freddo sfior la sua mano. Allora si raddrizz, corse ad aprire la finestra e si sporse, gridando ai malati che si radunavano per il pranzo: Ehi Li Sanren morto!
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Tutti alzarono lo sguardo verso di lui: Che dici? Li Sanren morto, gi freddo! ripet lo zio. Tutti si guardarono terrorizzati e, volgendo le spalle alla cucina, salirono al primo piano. Cinque o sei uomini provarono a passare un dito sotto il naso del morto, con il viso terreo per lo spavento. Arriv anche mio nonno, pure lui pallidissimo. Anche lui pass un dito sotto il naso di Li Sanren, poi, volgendo il suo viso pallidissimo verso gli altri, disse: Qualcuno deve andare ad avvisare la sua famiglia, dirle che preparino la bara e i vestiti funebri. Qualcuno rivolgendosi al nonno sugger: Prima mangiamo, poi andiamo a informarli, altrimenti il pranzo si raffredda. Dopo una breve riflessione, il nonno tir la coperta sul viso di Li Sanren e ordin ai malati di andare a mangiare. Durante il pranzo, nessuno accenn a Li Sanren morto sotto le sue coperte. Quelli che non sapevano mangiarono come al solito, quelli che sapevano mangiarono quasi come al solito. Non cera un filo di vento e la luce del sole, giungendo un po obliqua da dietro la cucina, riscaldava il cortile. Chi seduto per terra, chi in piedi, i malati mangiarono tranquillamente il pane al vapore, il pentolone di verdure che Zhao Xiuqin aveva preparato, la minestra di mais. Qualcuno sedeva sugli sgabelli portati fuori dalle aule, qualcuno se ne stava accovacciato sui talloni. Tutti mangiavano e bevevano rumorosamente, discutendo di questioni relative alla vita del villaggio, raccontando aneddoti pi o meno divertenti, gi sentiti mille volte.
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Tanto per imbastire una conversazione. Come se non fosse successo nulla. Lingling e mio zio mangiavano accovacciati per terra luno accanto allaltra. vero che il capovillaggio morto? domand Lingling. Macch! rispose lui guardandola in viso. Ha detto che non ha voglia di mangiare perch non si sente bene. Chi ha preso il suo sigillo deve restituirglielo e basta, fece Lingling, per togliergli il peso che ha sul cuore. Lo zio disse: Hai ritrovato la tua giacca, che ti interessa degli altri? Tutti tenevano la testa china sulla scodella per mangiare e la sollevavano per chiacchierare fra loro. Quandebbe finito il suo pasto, mio nonno disse, rivolto a Zhao Xiuqin e a tutti quanti: Li Sanren non vuole pi vivere qui fra noi, da oggi non occorre pi cucinare per lui. Tutti si guardarono allibiti, per nulla sicuri di avere capito il senso delle sue parole. Ma anche se non avevano capito cosa intendesse dire, non osarono chiedere spiegazioni. In un attimo si fece un tale silenzio fra i commensali che si poteva udire il loro respiro. Poi non si ud pi neppure quello. Allora si sent solo il fruscio delle ali degli uccelli portati dal vento sopra ledificio. Fu a questo punto che Ding Zuizui, seduto sulla soglia della cucina, si schiar la voce e annunci che avrebbe raccontato una storiella. Cera una volta, cominci, un tipo molto intelligente che lavorava come impiegato allo yamen9, cos intelligente
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Ufficio governativo nella Cina imperiale.

che riusciva a risolvere qualsiasi problema con la facilit con cui si beve un bicchiere dacqua. Un giorno il funzionario suo superiore, per metterlo alla prova, lo condusse alla periferia della citt. A un tratto vide uscire da un orto e venire verso di loro una ragazza. Va da lei, ordin allimpiegato, e parlale. Se riesci a convincerla a lasciarsi baciare sulla bocca, ti metter in mano il sigillo ufficiale per tre giorni; se invece non si lascia baciare, ti dar cinquanta bastonate, daccordo? Il tipo intelligente ci pens su e si diresse verso la ragazza vicino allorto, le disse qualcosa e lei di sua spontanea volont gli tese le labbra per farsi baciare sulla bocca. Il tipo intelligente ebbe il sigillo ufficiale per tre giorni. Riuscite a indovinare cosa aveva detto alla ragazza? chiese Ding Zuizui ai compaesani, che avevano smesso di mangiare per ascoltarlo. Fece scorrere lo sguardo sui commensali e per tenerli ancora un po sulle spine mangi diverse cucchiaiate di minestra prima di continuare. Be, il tipo intelligente aveva sbarrato la strada alla ragazza nei pressi dellorto dicendole: Ehi, attenta a quello che fai! Con che coraggio ti intrufoli nel mio orto a rubare il mio aglio? La ragazza aveva risposto: Guarda che io non ho fatto proprio niente, chi si sogna di rubare il tuo aglio? Sono pi che sicuro di averti vista rubarlo e infilartelo in bocca, come puoi negarlo? La ragazza aveva aperto la bocca davanti a lui dicendo: Vieni, vieni a vedere, lho mangiato? Guarda un po dentro la mia bocca! Lui aveva replicato: Lhai mandato gi e adesso ce lhai in pancia, come faccio a vederlo? Non vorrai mica che mi apra la pancia per fartelo vedere? No, non ce n bisogno, laglio
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ha un odore forte, fammi sentire la tua bocca e cos sapr. Allora la ragazza si era avvicinata a bocca aperta per fargli sentire lodore. Al funzionario non rest che consegnare il sigillo ufficiale al tipo intelligente, che si trov a comandare per tre giorni. Ding Zuizui raccont che in quei tre giorni il furbacchione fece venire in citt dai posti pi sperduti amici e parenti e costoro provarono lemozione di sedersi dietro le scrivanie dellufficio o approfittarono della situazione per fare buoni affari, con grande gioia di tutti. Ding Zuizui era andato a vivere nella scuola solo da qualche giorno. Quando aveva scoperto di essere malato, aveva detto a tutti a casa di aver intenzione di passare gli ultimi giorni della sua vita in paradiso; ridendo e chiacchierando si era fatto portare a scuola. Da quando cera lui, nelledificio risuonavano da mattina a sera le risa dei malati, che lui faceva divertire raccontando barzellette una dietro laltra. Quando mio nonno aveva comunicato ai presenti che Li Sanren non sarebbe pi vissuto fra loro e che sarebbe tornato a casa sua, tutti erano rimasti sconvolti. Ma dopo il racconto di Ding Zuizui, si erano ripresi dal loro turbamento e si era scatenata lilarit generale. Ridevano a bocca chiusa o rovesciando la testa allindietro. Ci fu anche uno che, a furia di ridere, rotol gi dallo sgabello, gettandosi addosso la minestra. 6 Due giorni dopo la morte di Li Sanren, quando giunse lora di metterlo nella bara, sua moglie and a cercare mio
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nonno e a occhi asciutti gli chiese perch mai quel diavolo di suo marito non chiudesse n bocca n occhi. Cera forse qualcosa che lo tormentava? Il nonno and a vedere Li Sanren, che in effetti stava disteso sotto il baldacchino mortuario con la bocca e gli occhi spalancati. Gli occhi, bianchi come i copricapi funerari che i parenti indossano in segno di lutto, sembravano addirittura pi grandi di quando era vivo. Il nonno rest assorto in silenzio per qualche istante, poi tutto solo lasci il villaggio senza dire dove fosse diretto. Qualche ora dopo torn con un nuovo sigillo su cui era inciso lemblema del comitato del villaggio. Un sigillo nuovo e rotondo. Aveva con s anche una scatola di pasta di inchiostro rosso. Per placare il dolore che Li Sanren aveva provato da vivo, il nonno mise entrambi nella bara: il sigillo nella mano destra del morto, la scatola di inchiostro nella mano sinistra. Sanren, disse poi rivolto allamico, a scuola ho trovato il tuo sigillo, non era stato rubato, era caduto dietro la testiera del letto. Poi accarezz dolcemente gli occhi di Li Sanren e le palpebre si chiusero, e la bocca si chiuse. Gli occhi e la bocca si chiusero. Ora, con la bocca e gli occhi chiusi, il volto del morto cambi espressione: anche se scarno, adesso era composto. Vi si leggeva la serenit di chi non ha pi rimpianti n desideri. Li Sanren era finalmente in pace.

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Capitolo 5

1 Voglio parlarvi un po della mia famiglia. E di mio padre. Voglio raccontarvi di quando mio nonno sogn di mio padre e della mia famiglia. Un sogno lungo, lungo come la fame. Mio padre aveva deciso di portare via la sua famiglia dal Villaggio dei Ding. Cera troppa desolazione al villaggio. Troppa desolazione. La vita vi languiva. La maggior parte dei malati si era trasferita nella scuola fuori dal villaggio e quelli che non lavevano fatto se ne stavano comunque rin tanati tutto il santo giorno nelle loro case. Le strade erano un mortorio, non si vedeva quasi nessuno in giro, non si sen tivano voci umane. Ormai, da un bel pezzo, quando moriva qualcuno non si appendevano nemmeno pi le insegne bian che ai lati delle porte. La morte era diventata un fatto troppo usuale perch ci si prendesse ancora la briga di preparare questi segni di lutto e di organizzare funerali solenni. Non si chiamavano pi n amici n parenti per le esequie. Un uomo moriva come si spegne una lampada, come dautunno una foglia si stacca dal ramo e cade a terra volteggiando. Nel villaggio regnava una quiete assoluta, un silenzio di tom ba. Diverse famiglie della strada nuova si erano trasferite a
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Weixian e una era addirittura andata a vivere a Dongjing. Erano partiti con gran clamore. Nel villaggio abbandonato, quei nuovi fabbricati con i tet ti di tegole non servivano pi. Partita la gente, le case restavano vuote. Il Villaggio dei Ding era desolato. Non cera pi vita. Da quella volta che il nonno aveva cercato di strangolarlo, mio padre aveva deciso di lasciare il Villaggio dei Ding. Ma facendo il conto dei soldi scopr che non sarebbero affatto bastati per trasferirsi a Weixian e tanto meno nella capitale Dongjing. La preoccupazione per la mancanza di soldi gli impediva di chiudere occhio di notte. Una volta, dopo unin tera nottata passata a girarsi e rigirarsi nel letto, si alz di buonora, si sofferm per alcuni attimi in cortile e poi usc. Attravers il villaggio fino al margine orientale dellabitato, dove si vedeva il sole spuntare sulla pianura. L, in aper ta campagna, gli giunse alle narici un odore aspro di erbe bollite e cap che doveva trattarsi del decotto che i malati della scuola si preparavano appena alzati dal letto. Insieme allodore di medicina, si alzava in cielo una nuvola di fumo. Scorgendola, mio padre sent un tuffo al cuore. Un guizzo improvviso del cuore, come se qualcuno glielo stesse strappando dal petto. Quel fumo denso nel cielo sopra la scuola, che gli pareva brillare di riflessi ora dargento ora doro, gli fece nascere un pensiero fulmineo: al villaggio era morta un sacco di gente e tanti altri malati di febbre stavano aspettando la morte. Le autorit dovevano ben dare qualcosa al villaggio. Dovevano fare qualcosa.
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Non si era mai sentito di un governo completamente in sensibile ai problemi del popolo. 2 Mio padre era venuto al mondo per compiere grandi cose. Per compiere grandi cose era nato al Villaggio dei Ding, nella nostra famiglia. Aveva cominciato con il gestire il san gue cio la vita delle persone, non soltanto nel Villaggio dei Ding, ma anche nei villaggi della zona distanti decine di chilometri. Dora in poi avrebbe gestito la loro morte: le bare e le tombe. Non avrebbe mai immaginato di trovarsi a gestire tante cose in vita sua, ma pens che valesse co munque la pena fare un tentativo. Tanto per saggiare le sue possibilit, si rec allUfficio governativo di Weixian, lungi dal prevedere che i suoi sforzi sarebbero stati coronati da un immediato successo. Come aprire la porta e vedere il sole inondare la stanza. Cos mio padre and a Weixian. Nel capoluogo, dove regnava una prosperit senza egua li, incontr il signor Gao. Costui non era pi il direttore dellUfficio Istruzione come un tempo, adesso era stato pro mosso al rango di vicegovernatore distrettuale. Era anche responsabile dellUnit di crisi per la lotta allAIDS. Parla rono a lungo, lui e mio padre, discussero di molte questioni. Il vicegovernatore Gao esclam: Sono morte decine di persone al Villaggio dei Ding, perch non sei venuto prima a cercarmi? Ding Hui, non sai quanto mi sta a cuore il vo stro villaggio? Tuo padre, il maestro Ding, ancora non lo sa quanto mi sta a cuore il vostro villaggio?
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Mio padre si volt a guardare il signor Gao. Ogni famiglia in cui ci sia un morto di AIDS, continu il vicegovernatore, ha diritto a ricevere una bara, non lo sapete voi del Villaggio dei Ding? Nessuno ve lha mai co municato? Fu una conversazione lunga, fra mio padre e il vicecapo distrettuale. Il signor Gao disse: Per i morti ormai non si pu fare pi niente, ma adesso, quando c un malato in punto di morte, sufficiente comunicarlo compilando un modulo e il gover no fornir gratuitamente una bara nera. Mio padre guard in faccia il vicecapo Gao. Ora tornatene pure a casa, concluse quello, ho voglia di assaggiare quellerba gattaia che coltivate al Villaggio dei Ding, la prossima volta che vieni portamene un po! 3 Il nonno sapeva che stava sognando, che tutto quello che vedeva era irreale, e avrebbe voluto svegliarsi, ma lo trattenevano la stranezza e il carattere insolito di quel mondo fantastico e lui fu costretto a entrare in quel grande spiazzo. Sullo spiazzo sorgeva una fabbrica di bare. Una fabbrica dove si costruivano bare. Non sapeva dove si trovasse. Il nonno sognava e sapeva di trovarsi in un sogno, ma non conosceva il luogo dove la sce na si stava svolgendo. Aveva attraversato una distesa deserta e pianeggiante, unampia pianura ondulata sullantico letto del Fiume Giallo ed era giunto a una depressione fra le dune di sabbia, una specie di ampio bacino. Un bacino di cui non
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riusciva a vedere i contorni. In quella pianura sconfinata, fra le dune che si sollevavano e ricadevano, il nonno aveva scor to la fabbrica di bare, circondata tuttintorno da filo spinato. Dentro il recinto, avevano ammucchiato un gran numero di bare nere gi finite. Era mezzogiorno in punto e il sole a perpendicolo sulla pianura diffondeva intorno i suoi fasci di raggi dorati, come una rete di innumerevoli fili doro stesa sul cielo. Attraverso il filo spinato tutto arrugginito, in lon tananza, sulla pianura e sullantico letto del Fiume Giallo si vedeva il sole riversarsi sulle dune con ondate di luce, simili a flutti di unincombente alluvione. Ritto sul vasto spiazzo pianeggiante davanti alla fabbri ca, il nonno vide centinaia, forse migliaia di bare nere tutte fittamente allineate su unarea cementata pi grande di un villaggio. Sul lato anteriore di ogni cassa di un nero lucente, illuminata dal sole di mezzogiorno, erano stati tracciati, con grosse pennellate doro dello spessore di un braccio, i carat teri tradizionalmente usati per esprimere compianto per il defunto. Le scritte dorate brillavano nel sole mandando ri flessi accecanti. Il nonno sapeva che quella fabbrica era stata espressamente fondata dal governo per i malati di febbre. Nellentrare vide, appesi ai due lati del cancello della fabbri ca, una coppia di grandi stendardi funebri che esprimevano luno lamore dei vivi per i trapassati, laltro laugurio di un viaggio sereno verso il paradiso. Proprio l accanto alle insegne, il nonno chiese al guardiano di che fabbrica si trat tasse e quello rispose: Una fabbrica di casse da morto. Chi la gestisce? domand mio nonno e quello rispose che era dellamministrazione del distretto. Chiese: Si pu entrare
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a vedere? Certo che si poteva, le visite erano consentite. Allora il nonno entr e vide le centinaia, le migliaia di bare dun nero brillante accatastate ovunque a coprire tutto il terreno, come un immenso lago nero su cui gli scintillanti caratteri dorati parevano guizzi di serpi e teste di pesci che agitavano la superficie dellacqua. Proseguendo il suo cammino, sent che gli veniva incon tro un rumore regolare di macchine, simile al frinire degli insetti nella quiete della notte; alz la testa e avanz lungo un cammino cementato che conduceva dietro a una duna di sabbia e l vide in lontananza due file di grandi capannoni da cui entravano e uscivano in continuazione e frettolosamente falegnami, intagliatori e decoratori. I falegnami erano oc cupati ad assemblare le tavole bianche che toglievano dalle macchine, gli intagliatori scolpivano sulla parte anteriore delle bare i caratteri del lutto, i decoratori si preoccupavano di portare le casse fuori dai capannoni e di sistemarle su un sostegno, dove le verniciavano con il pennello o la pistola. Quando la pittura era asciutta, altri dipingevano doro i ca ratteri incisi sulla parte anteriore. Alla fine del processo, le bare venivano classificate come A, B o C, a seconda della qualit. Nei reparti della fabbrica, dove falegnami e decoratori lavoravano alla catena di montaggio grondando di sudore, nessuno perse tempo a scambiare una sola parola con il non no; tutti si limitarono a lanciargli unocchiata prima di im mergersi nuovamente nel proprio lavoro. Mio nonno allora usc di l per dirigersi verso un altro capannone e lungo la strada incontr un uomo di mezza et che con il gesso scri
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veva le lettere A, B e C sulle bare. Anche per le casse da morto ci sono classi diverse? Logico! Come per il riso: c quello grosso e c quello fino, rispose luomo e se ne and lasciando il nonno perplesso. Mio nonno entr poi in un altro capannone fatto di le gno di pino poggiato su una struttura di acciaio. Anche l si producevano bare, ma lui si accorse subito che erano completamente diverse da quelle che aveva visto fino a quel momento. Ne stavano spostando una decina, gi finite: tre erano fatte di assi di paulonia di quattro centimetri di spes sore, mentre due erano di pino rosso ancora pi spesse. Sot toterra il pino rosso non viene attaccato dai vermi, sopporta lumidit e non marcisce: quanto di meglio si possa trovare nella pianura centrale. E poi, sulla parte anteriore di quelle bare di squisita fattura, intorno ai caratteri del lutto, erano state incise decorazioni di draghi e di fenici, mentre sui due lati erano state realizzate scene di anime che ascendevano al paradiso, e in paradiso schiere di beati che le accoglievano. Le decorazioni multicolori, arricchite da pennellate doro, facevano somigliare quelle casse da morto ai giardini di un palazzo. Inoltrandosi nel capannone, vide una bara ancora pi grande poggiata su due sostegni e attorno quattro inci sori che la decoravano su ogni lato, ciascuno per conto suo, con scene di anime che salivano al cielo, di immortali che venivano loro incontro e centinaia di uccelli che volavano verso il giardino delle fenici e il Paradiso Occidentale. Le immagini erano arricchite da vernici oro e argento, per dare unimpressione di lusso e splendore. Intanto, un altro inci sore stava decorando il coperchio appoggiato alla parete con
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scene di un banchetto celeste in cui i discendenti del defunto assistevano alle danze in onore del suo ritorno trionfale alla terra natale. Tutti i personaggi donne, vecchi e bambini erano intagliati con tale maestria da sembrare vivi. Le serve che danzavano per celebrare il ritorno del loro padrone era no tutte di indescrivibile grazia ed eleganza, come ancelle imperiali dellantica dinastia Tang. Gli artigiani eseguivano il loro compito con impegno e devozione smisurati, quasi che il frutto del loro lavoro fosse destinato a essere esposto in qualche museo, non messo sottoterra. Sorpreso da quanto si mostrava ai suoi occhi, mio nonno si avvicin agli intaglia tori e vide che la bara a cui quei cinque stavano lavorando era interamente di legno di cipresso e le tavole che la com ponevano erano tutte di un unico pezzo, nemmeno una era stata ricavata unendo due assi. Trattenendo il respiro e non osando aprire bocca, il nonno si mise davanti alla bara di cipresso a osservare gli artigiani che scolpivano draghi doro e fenici dargento, giardini pieni di corsi dacqua che scende vano da alte montagne, villaggi circondati da campi e catene montuose. Su uno dei fianchi della bara, invece, era rappre sentato un banchetto celeste in cui i commensali fumavano sigarette di marca Grande Cina, bevevano liquore Maotai, mangiavano pollo arrosto e pesce del Fiume Giallo. Cera chi giocava a carte, chi a mahjong, mentre un personaggio che pareva limperatore era circondato da serve e damigelle che gli facevano vento e lo massaggiavano. La cosa pi stra na di tutte era che lartigiano aveva inserito nel Paradiso Occidentale anche immagini di televisori, frigoriferi, lava trici e altri elettrodomestici che mio nonno non aveva mai
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visto e, accanto a tutti quegli apparecchi, un edificio in stile tradizionale con un tetto di tegole curve e linsegna Banca Popolare della Cina al di sopra dellentrata. Tutti gli inta gliatori lavoravano con la massima precisione e concentra zione, come se stessero modellando una statua del Buddha. Avevano la fronte coperta di fitte gocce di sudore e i bulbi degli occhi che parevano voler schizzare fuori dalle orbite, a furia di tenerli fissi sul lavoro. Avevano in mano scalpel li di ogni tipo: alcuni piatti, altri a mezzaluna, altri ancora curvi e appuntiti come le lamette che si usano per grattare via i calli dalla pianta del piede. Da quegli strumenti cade va una pioggia di trucioli bianchissimi e dorati di legno di cipresso che, ammassandosi in uno spesso strato per terra, formavano come un tappeto di grani di riso punteggiato di fiori. Dalle tavole e dai trucioli di cipresso si levava una fra granza di resina che riempiva il locale e si diffondeva anche allesterno. Il nonno si domandava a chi fosse destinata la bara, chi mai, fra i malati di febbre, potesse permettersi una simile sepoltura da imperatore; cos, approfittando del fatto che uno degli intagliatori stava andando ad affilare la lama, butt l: Bella davvero questa bara! Laltro lo guard e disse: la bara del drago. Dunque quella era la bara del drago. Volgendosi nuova mente verso il suo interlocutore, mio nonno chiese ancora: E quella di pino, quella che ha scolpita sul coperchio la sce na dellascensione in paradiso? Quella la bara dellunicorno. E quellaltra l davanti, in legno di paulonia, intagliata solo sul lato anteriore?
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Del re degli animali. Ah! fece il nonno. Per chi la bara del drago? Spazientito, lintagliatore alz lo sguardo verso il nonno, come per rimproverarlo di aver posto una domanda indiscre ta. Lui, mortificato, si sofferm ancora un po nel capannone dove si fabbricavano le bare del drago, dellunicorno e del re degli animali, poi usc e vide che il sole si era spostato, scendendo dalla sommit della duna e piegando verso oc cidente. Un vento freddo cominciava a insinuarsi nel po di tepore che il sole aveva regalato alla giornata autunnale. Le cataste di nere casse da morto segnate con le sigle A, B e C e disposte davanti alla fabbrica non assomigliavano pi a un lago nero, sembravano piuttosto un esercito. Proprio in quel momento qualcuno stava passando in mezzo alle bare, indicandone una, valutandone unaltra, come se volesse fare una scelta. A lato dellesercito nero era fermo un grande camion pie no di bare che parevano una montagna nera. Sulla sommit di quella montagna, alcuni operai stavano sistemando atten tamente le ultime bare scelte, mentre da terra un uomo dava loro istruzioni. Perch le bare non si urtassero o sfregassero le une contro le altre, quelli sul cassone del camion infilava no ai quattro lati e sul coperchio di ognuna stuoie e zerbini. Quello che da terra dirigeva le operazioni, con addosso una corta giacca blu dal colletto di finta pelliccia, gesticolava e parlava con una voce forte che a mio nonno suon familiare, pur in quel posto lontano da casa. Il nonno si volse a guardare. Altro che familiare!
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Luomo che dava istruzioni su come caricare il camion altri non era che mio padre. Il nonno, dopo un istante di stordimento, si incammin verso il figlio. Ma per quanto si sforzasse di affrettare il passo per allontanarsi dallesercito di bare e avvicinarsi al camion, quando finalmente lo rag giunse gli operai non soltanto avevano finito di caricarlo, ma avevano anche legato il carico con grosse funi. Il veicolo si mise in moto e si diresse verso il cancello lasciandosi dietro una densa nuvola di fumo. In un batter docchio gli uomini che avevano sistemato le bare erano saliti sul camion ed era no scomparsi insieme a mio padre. Il nonno, in piedi sul posto lasciato libero dal camion, guardava in lontananza gridando: Hui! Hui! Le grida lo svegliarono. Destandosi dal sogno, neanche a farlo apposta il nonno vide proprio mio padre in piedi accanto al letto, che gli sorrideva e lo chiamava piano. Gli raccont che era andato in citt, dove aveva incontrato il signor Gao, il vecchio direttore dellUfficio Istruzione e oggi vicegovernatore distrettuale e responsabile dellUnit di crisi per la lotta allAIDS. Gli raccont che il signor Gao gli mandava i suoi saluti e aveva promesso di regalare a ogni famiglia del Villaggio dei Ding due chili e mezzo di olio e una striscia di petardi perch tutti trascorressero un buon Capodanno. Stupefatto, il nonno si sedette sul letto ripensando al sogno della fabbrica di bare, con limpressione di stare per sprofondarvi nuovamente.

Capitolo 6

1 Arrivarono le feste di Capodanno. E proprio a Capodanno successe una cosa. Per le feste la gente andava a trovare i parenti e tra una visita e laltra si venne a sapere che in altri villaggi, quando qualcuno moriva di febbre, il governo forniva una cassa da morto nera e che da qualche parte non lontano dal capoluogo avevano costruito una fabbrica che produceva bare appositamente per i malati di febbre. Malati esattamente come loro, residenti nello stesso distretto: allora comera che quelli ricevevano bare da diverse centinaia di yuan mentre loro del Villaggio dei Ding avevano diritto solo a un fusto di olio da quattro soldi e a una striscia di petardi? Bisognava andare a chiederlo a mio padre. Non era stato lui ad assicurarsi il contributo delle autorit? Allora lui doveva sapere. E cos il giorno 16 del primo mese lunare, alla fine della Festa delle Lanterne, dopo colazione una delegazione di malati guidata da Zhao Xiuqin e Ding Yuejin si present a casa nostra per chiedere spiegazioni a mio padre. Lui era in cortile a vangare langolo di terra dove un tempo cerano stati il pollaio e il porcile: dopo che tutti gli animali erano stati avvelenati dai compaesani, gli era passata
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la voglia di allevarne altri, cos aveva buttato gi i muri e ora stava rivoltando la terra con lidea di piantarci lerba gattaia. Mucchi di mattoni rotti ingombravano il cortile. Il pezzo di terra che mio padre stava vangando era una melma nera. Una melma nera. L per tanti anni cerano stati i maiali e le galline, perci il terreno era grasso e nero, lideale per coltivarci lerba gattaia. Dalla terra saliva un puzzo di escrementi che era il miglior presagio di successo per chi si accingeva a coltivare un campo o un orto. Mio padre si era tolto la giacca e vangava nel bel mezzo di quellodore quando si sent chiamare dai malati assiepati fuori del cancello: perch cera gente che quando moriva riceveva una cassa da morto nera e loro invece avevano diritto solo a qualche chilo di olio di colza, anche se erano malati quanto gli altri? Mio padre lasci il suo lavoro e si avvicin al cancello: Se non ci fossi stato io a darmi da fare, disse, neanche lolio avreste avuto. E poi: C un villaggio che non arrivava a duecento persone, dove in meno di un anno ne sono morte cento, fate un po il confronto, noi qui al Villaggio dei Ding siamo stati fortunati, con che coraggio andiamo a litigarci le bare con quei poveretti? Rifer anche di un altro villaggio dove, su poco pi di cinquecento abitanti, trecento avevano la febbre: come si faceva a pretendere quello a cui altri avevano pi diritto? Nessuno seppe come replicare. Senza aggiungere altro, mio padre torn a vangare la sua terra.
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Linverno era quasi finito, presto sarebbe arrivata la primavera. Allora mio padre avrebbe seminato lerba gattaia, per due giorni avrebbe annaffiato il terreno e nel giro di una settimana avrebbe visto spuntare i primi germogli. Ancora un paio di settimane e le piantine, ormai completamente formate, avrebbero cominciato a diffondere in tutte le direzioni il loro aroma pungente: una fragranza colorata di azzurro e di verde tenero. Quando giunse il momento di seminare lerba, al villaggio ci fu un altro morto, uno che non aveva ancora trentanni. Siccome i suoi parenti non potevano permettersi una bara, dopo averne discusso a lungo ed essersi consultati con gli altri del paese, che si erano alquanto appassionati alla vicenda, vennero a chiederla a mio padre: Fratello Hui, lo pregarono, vai in citt a farti dare una bara. Ma ragionate, replic mio padre imbarazzato, pensate che se fosse possibile non lo farei? Non sono stato io a procurarvi lolio e i petardi? I parenti del morto se ne andarono. Lerba gattaia che mio padre aveva seminato crebbe fitta fitta e profum tutto il cortile. Arrivarono le farfalle, ma volarono subito via. Arrivarono le api, ma anchesse volarono subito via. Lodore forte e pungente dellerba gattaia non piaceva ad api e farfalle. Ad ogni modo, la primavera aveva fatto il suo ingresso nel nostro cortile.

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Capitolo 7

1 Cominci un nuovo anno. Pass la Festa delle Lanterne. Un giorno dopo laltro, pass anche il primo mese. I giorni trascorrevano uguali a se stessi, quando splendeva il sole laria si intiepidiva ma quando soffiava il vento faceva freddo, i malati facevano bollire il loro decotto e quando qualcuno moriva veniva seppellito. Dopo i funerali, a ognuno veniva da pensare che in fondo la scuola era il posto migliore di tutti. I malati stavano fra loro e ridendo e chiacchierando i giorni passavano allegramente. Tornati a casa per le feste di Capodanno, i malati si sentivano annegare nella solitudine, una solitudine che gravava nelle stanze e nei cortili, dove anche un disturbo da niente si ingigantiva fino a diventare un malanno grave. E il pensiero di dover morire tornava a spaventarli. Cos, tutti quanti non vedevano lora di ritornare a vivere a scuola insieme agli altri. Ma cera un ostacolo alla realizzazione del loro desiderio: per la faccenda delle bare, qualcuno dei compaesani aveva insultato mio padre, erano volate parole grosse, e adesso non se la sentivano di tornare a scuola da mio nonno. Dopo tutto, mio padre era pur sempre suo figlio, sangue del suo sangue.
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Quel mattino, dopo colazione, si stava un gran bene al sole che brillava alto nel cielo e riscaldava il villaggio come un fuocherello gentile. Zhao Dequan, Ding Yuejin, Jia Genzhu, Ding Zhuxi e Zhao Xiuqin se ne stavano tutti a godersi il sole al centro del villaggio. Anche mio zio e Lingling, in piedi un po discosti dal gruppo, si scaldavano al sole guardandosi negli occhi. Il loro era un amore rubato. Un amore di ladri. E nel bel mezzo di quegli sguardi furtivi, qualcuno chiese: Chi va a dire al maestro Ding che vogliamo tutti tornare a scuola? Mio zio sorrise e si gir verso i malati dicendo: Ci vado io! Tutti dissero che andava bene, andava bene che ci andasse lui. Guardando nuovamente la folla, mio zio domand: Chi viene con me? E senza dare a nessuno il tempo di rispondere, aggiunse: Lingling, vieni tu con me, daccordo? Lingling esitava, ma Zhao Xiuqin la esort gridando: Vai, Lingling! Non sei malata in modo grave e hai ancora forza nelle gambe! Mio zio e Lingling uscirono dunque dal villaggio dirigendosi verso la scuola elementare. Il cammino da percorrere non era lungo. Ai due lati della strada il grano gi spuntava nel tepore del sole invernale e un profumo di germogli verdi si spargeva intorno. Laria era trasparente e sotto il cielo limpido si scorgevano in lontananza, adagiati come ombre sulla pianura, il Villaggio dei Salici, il Villaggio delle Acque Gialle e il Villaggio
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del Secondo Li. Si erano appena lasciati alle spalle il Villaggio dei Ding, ma gi ai margini del villaggio non cera anima viva, se ne stavano tutti sullo spiazzo al centro del paese a godersi il sole. Mio zio e Lingling camminavano fianco a fianco. Lui le prese la mano, dopo aver lanciato unocchiata prima allindietro in direzione del villaggio, poi davanti a s. Spaventata, anche Lingling si guard alle spalle e poi davanti. Non c nessuno, la rassicur lui. Lingling gli sorrise: Ti sono mancata? E io, io ti sono mancato? No, rispose lei facendosi tutta seria in volto. Non ci credo. Non faccio che pensare alla mia malattia, ribatt lei, chiss quando morir. Lo zio osserv il suo viso e si accorse che, rispetto a prima di Capodanno, adesso sembrava molto pi rinsecchito e si era coperto del velo plumbeo che tradisce limminenza della morte, come uno straccio rosso annerito da un lungo ammollo in unacqua putrida. Prima la sua faccia era segnata solo qua e l da qualche rara pustola, mentre ora gliene erano spuntate un sacco sulla fronte, rosse e lucide e punteggiate di pus. Mio zio sollev la mano di Lingling e la rigir tra le sue, notando che, nonostante alcune nuove pustole sul dorso e sul polso, la pelle conservava ancora un po del fulgore della sua giovane et. Il fulgore di una giovane sposa di poco pi di ventanni. Non niente, comment, stai tranquilla.
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Te ne intendi? chiese lei. quasi un anno che sono malato, ormai ne so quanto un dottore, fece lui ridendo, fammi vedere come sono le pustole che hai sulla pancia. Lingling gli teneva gli occhi inchiodati in faccia. Lingling, sto diventando matto a forza di pensare a te. Mio zio disse queste parole distogliendo lo sguardo dal corpo di lei, poi cerc di trascinarla verso un campo a lato della strada. Chiss a chi apparteneva, quel campo, lavevano lasciato incolto e lerba vi era cresciuta alta fino al ginocchio. Sebbene avvizzita durante linverno, lerba era ancora alta fino al ginocchio e rigogliosa come nella passata stagione. Allodore di erba secca si mescolava una punta di muffa, che soverchiava il fresco profumo dei germogli verdi e riempiva i polmoni. Lingling non voleva in nessun modo seguirlo nel campo. Davvero non ti sono mancato? chiese mio zio. Certo che mi sei mancato. Mio zio allora la tir a s con forza. Non ha senso, disse Lingling , vivere non ha pi senso. Sar anche vero, disse lo zio trascinandola ancora pi forte, per un giorno in pi di vita sempre un giorno in pi di vita, e ha un suo senso. Se la tir dietro nel campo. Avanzarono sullerba secca luno davanti allaltra e si sedettero nellerba alta pestandola tutta. Si sdraiarono, e una grande superficie di erba si schiacci sotto i loro corpi.
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In mezzo a quel campo fecero lamore. Lo fecero con furore. Mio zio sembrava impazzito. E anche Lingling. Pazzi luno dellaltra. Dimenticarono la loro infermit, come non fossero mai stati malati. Nel sole che splendeva su di loro, mio zio vide le pustole sanguinanti sul corpo di Lingling e gli parvero scintillanti agate rosse. Aveva pustole sulla vita e sulla schiena, ma a lui sembrarono le luci che si vedono ai bordi delle strade in citt. Quando giunse al culmine delleccitazione, il viso di lei si accese e da grigio e avvizzito che era divenne rosso e luminoso, divenne come vetro su cui si rifletteva la luce del sole. In quel momento lo zio scopr che lei non era solo giovane, ma anche bella, con quegli occhi grandi dalle pupille umide e profonde e il naso dritto e sottile come un bastoncino. Abbandonato nellerba secca del campo che lo riparava dal vento, il suo corpo prima arido e riarso in pochi istanti era tornato radioso di giovinezza. Fresco e rorido di giovinezza. Nonostante le pustole. Anzi, era proprio la loro presenza a far risaltare con maggior forza la delicatezza della sua pelle, il cui candore faceva somigliare il suo corpo a un pezzo di nuvola bianca caduto dal cielo. Lo zio rivers in lei tutto il suo folle ardore e lei lo accolse, come in estate la giovane erba accoglie il calore del sole sulla pianura. Quando ebbero finito di dare sfogo alla loro follia, si trovarono tutti e due in un bagno di sudore. E piansero. Erano distesi luno accanto allaltra, in silenzio, con lo sguardo rivolto al cielo e gli occhi socchiusi contro il sole. Sarebbe bello se tu fossi mia moglie, disse lo zio.
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Non arriver alla fine di questanno, replic Lingling. Anche se non dovessi arrivare nemmeno alla fine di questo mese, io sarei pronto a sposarti, se tu lo volessi. E tua moglie Tingting? Lasciala perdere. Lingling si mise sedere e dopo un attimo di riflessione concluse: Non pensiamoci pi. Tanto siamo tutti e due condannati. Anche mio zio si sedette a pensare e anche a lui parve che non fosse il caso di fare certi discorsi. Cos si aiutarono ad alzarsi e abbozzarono un sorriso nel vedere quel pezzo di prato dove lerba era tutta schiacciata. Un sorriso appena accennato, a labbra serrate, prima di riprendere la strada della scuola. Il nonno stava riordinando le aule dove avevano dormito i malati. Con uno straccio stava cancellando la lavagna, dove qualcuno aveva disegnato con il gesso un cane, un maiale e una tartaruga, scrivendo il nome di un compaesano accanto a ciascun animale. Nel bel mezzo del suo lavoro, a un tratto scorse mio zio in piedi sulluscio che sorrideva e gli chiese: opera tua, questa? Vogliono tutti tornare a vivere a scuola, fece mio zio per tutta risposta. Bisogna che i bambini tornino qui a fare lezione. Se i grandi stanno per morire, a cosa serve che i bambini vadano a scuola? Anche quando i grandi saranno morti, i bambini dovranno continuare a vivere, sentenzi il nonno.
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Quando tutti i grandi saranno morti, chi allever i bambini? si intromise Lingling. Osservando il viso del nonno, improvvisamente i tratti del vecchio le erano sembrati familiari, come quelli del suocero che non aveva conosciuto. Suo suocero era morto presto. Di lui aveva visto solo la fotografia sullaltare ancestrale nella casa del marito quando si era sposata ed era venuta a vivere al Villaggio dei Ding, un volto sparuto su cui aleggiava unespressione di rimpianto per il mondo che aveva dovuto lasciare. Le era sembrato naturale sovrapporre il volto di mio nonno a quella fotografia e colmare in tal modo il vuoto lasciato dal suocero, mentre gli rivolgeva quella domanda. Continuando a guardarlo fisso, aggiunse: Zio pensateci, se i grandi vivono anche solo un giorno in pi, i bambini saranno orfani un giorno in meno, cio dovranno soffrire un giorno in meno. Mio nonno appese lo straccio al chiodo fissato sulla cornice della lavagna e battendo le mani per togliersi la polvere di gesso disse: Va bene, dite ai malati che possono venire. Mio zio e Lingling fecero dunque ritorno al villaggio a informare tutti quanti che erano riammessi nella scuola. Fuori del cancello si presero per mano. Quando giunsero al campo pieno di erba secca, si lanciarono unocchiata e senza dire una parola sprofondarono nellerba alta, guardandosi e tenendosi per mano. Si sedettero. Poi si sdraiarono. Il sole alto nel cielo splendeva sui loro corpi nudi.
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2 Per tornare a risiedere nella scuola, i malati dovevano prima fornire il loro contributo di cibo. Secondo il regolamento in vigore, ciascuno doveva contribuire ogni mese con un certo quantitativo di riso oppure di farina di grano o di mais. La raccolta delle singole quote aveva luogo al centro del villaggio, dove i malati portavano i loro sacchi di farina e di riso, oppure di soia o di fagioli rossi. Yuejin teneva la contabilit: pesava, toglieva quello che cera di troppo o pretendeva che si aggiungesse qualcosa quando la quantit era insufficiente, infine faceva versare i vari cereali e legumi nei sacchi comuni della scuola. Zhao Xiuqin, che si occupava della cucina e quindi non era tenuta a versare alcun contributo, chiudeva i sacchi man mano che si riempivano. Mentre chiudeva il sacco della farina, si accorse che cerano stati infilati dentro quattro mattoni. Un mattone poteva pesare circa due chili e mezzo, quindi quattro facevano una decina di chili. And allora a frugare in un altro sacco di farina e stavolta ci trov non mattoni, ma sassi grossi come tazze. Infil la mano nel sacco del riso: niente mattoni, niente pietre, ma pezzi di tegole di diversi chili. Butt in mezzo alla strada tutto quel ciarpame e i frammenti che cadevano luno sopra laltro fragorosamente finirono per formare una montagna bianca di farina. Una bella montagna. I sassi sembravano teste pelate di uomini, i mattoni e le tegole dolcetti quadrati e panini cotti al forno. La montagnola infarinata, presa tutta insieme, sar arrivata a pesare una cinquantina di chili. In tutto erano stati raccolti quattro sacchi e mezzo di fari169

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na bianca, due e mezzo di riso, oltre un sacco di fagioli e diversi sacchi di granturco, mentre linsieme di mattoni, tegole e sassi da solo faceva il peso di un sacco. La gente si assiep stupefatta attorno al cumulo di detriti, commentando amareggiata: Santo cielo, malati come sono hanno ancora voglia di imbrogliare il prossimo! Porca puttana, come si fa ad avere un piede nella fossa ed essere ancora cos disonesti? Zhao Xiuqin, agitando un mattone coperto di farina, grid a squarciagola: I colpevoli si facciano avanti, se hanno il coraggio! Ognuno deve versare venticinque chili di farina, quello che ha infilato nel sacco quattro mattoni si risparmiato dieci chili. Mascalzone! imprec. Lui da solo deve alla comunit dieci chili di farina, poi verranno a dire che sono io che non cucino abbastanza, che Zhao Xiuqin che si ruba il mangiare! Sempre gridando con tutto il fiato che aveva e sempre con il suo mattone in mano, che agitava in aria mentre si spostava da un sacco di farina allaltro, continu: Ehi, voi gente del Villaggio dei Ding, avete visto? Mi avete dato della ladra perch avevo preso un cipollotto da un orto sul ciglio della strada, o un mazzo di ravanelli per preparare un piatto diverso a mio marito e ai miei bambini, o un cetriolo per dissetarmi. Invece questi qua no che non sono ladri, vero? Questi che hanno il fegato di mettere quattro mattoni nel sacco della farina o sassi grossi cos nel sacco del riso! Zhao Xiuqin lanci il mattone che teneva in mano in direzione dei sacchi, poi and verso il mucchio di sassi
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bianchi di farina per raccoglierne uno, uno grosso come una ciotola. Prima di ammalarsi sarebbe riuscita a sollevarne parecchi in una volta sola, a quel tempo portava due cesti con il bilanciere, ma adesso quella febbre le aveva tolto tutte le forze e non riusc neanche a spostarlo, il sasso. Dovette provarci di nuovo e stavolta s che ce la fece ad alzarlo da terra con tutte due le braccia. Tenendoselo stretto contro il petto come fosse un bambino, avanz verso la folla gridando: Guardate! Quanto peser questo sasso, che non riesco neanche a portarlo? Mi piacerebbe sapere chi quel bastardo che lha fatto passare per farina, se ha il coraggio venga fuori a prenderselo, perch non se lo porta a casa e non lo mette in padella a cuocere? Lo lasci cadere a terra con un tonfo e ci mise sopra un piede. Con laltro piede a terra e le mani sui fianchi come un uomo, riattacc la sua invettiva: Mica cucinate riso a casa vostra, no? Sassi! Sassi tutti i giorni! Grandi e bambini mangiano vento e cagano schiuma, eh? E per onorare i vecchi a casa vostra gli offrite un bel piatto di sassi o di tegole, eh? Zhao Xiuqin inveiva andando avanti e indietro in mezzo alla folla, finch, stanca di quelle offese, si lasci cadere su un sacco. La raccolta dei contributi si era svolta subito dopo pranzo e a quellora il sole era nel punto pi alto, immobile sopra la pianura. Il suo calore avvolgeva il villaggio come una coperta. Linverno era ormai alla fine e stava arrivando la primavera. La gente aveva ancora addosso le giacche imbottite, o teneva i cappotti sulle spalle. I pi vecchi portavano ancora le loro pelli di pecora. Ma
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sui rami della sofora erano gi spuntati teneri germogli, dun colore verde chiaro e giallo e di una delicatezza traslucida, che li faceva assomigliare a gocce dacqua sospese nella luce del sole. Tutti, ma proprio tutti i compaesani erano usciti dalle loro case. La raccolta dei contributi era un evento di per s interessante, adesso poi che nei sacchi erano stati trovati pezzi di tegole e sassi, era ancora pi interessante; da un paio danni, da quando cio era arrivata la febbre, non si era visto niente di cos interessante. Ecco perch erano venuti tutti a vedere, giovani e vecchi, e tutti si accalcavano, facevano capannello attorno ai sacchi di cibo e maledicevano i disonesti. Guardavano Zhao Xiuqin che malediceva i disonesti. Jia Genzhu era malato da poco e aveva una gran voglia di trasferirsi nella scuola. Se si fosse trasferito, sua moglie non avrebbe pi dovuto occuparsi di lui e nascondersi in qualche angolino a piangere. E non avrebbe pi dovuto temere che lui potesse contagiare lei e i bambini. Per la raccolta del cibo, lui aveva portato il riso pi bianco e la farina pi fine e nel vedere che il contributo degli altri non era dello stesso livello si era sentito ingannato. Ora, poi, gli pareva di avere subito un torto ancora maggiore. Con gli occhi fissi sul mucchio di sassi esclam: Cazzo! Cazzo! Datemi indietro il mio riso e la mia farina, non ci vado pi in quella scuola! Dobbiamo comunque trattenerti cinque chili di farina, disse mio zio. E perch? chiese Genzhu sgranando gli occhi. Merda! Allora vorr dire che andr a vivere alla scuola, concluse Genzhu dopo averci pensato su.
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Intanto tutti i malati che avevano portato il loro contributo si erano avvicinati al mucchio di sassi e di tegole rotte e si erano messi a tastare qua e l brontolando. Il sole si avviava verso occidente e irradiava i suoi riflessi rossi sul villaggio. Si era alzato un vento ancora invernale, che sferzava la pianura proprio come fa il vento dinverno, e tutti si erano messi a pestare i piedi per terra e a sfregarsi le mani per riscaldarsi un po. Fu allora che arriv mio nonno. Era venuto, non vedendo arrivare nessuno a scuola. Informatosi su quanto era successo, guard gli astanti e, l in piedi accanto al cumulo di detriti, domand: Se non si trova lautore dellimbroglio non verrete pi a scuola? Certo che verremo! gli risposero tutti in coro. Chi ha voglia di restare a casa ad aspettare la morte? Allora andiamo! ordin. Ma nessuno si mosse. Se ne stavano tutti l immobili, gli occhi fissi sui sassi e le tegole ammucchiati per terra, come se ognuno si sentisse vittima dellingiustizia pi grande del mondo. E se anche non era lingiustizia pi grande del mondo, la sensazione generale era comunque quella di essere stati defraudati. Tutti inchiodati l doverano, in piedi o seduti, senza accennare a muoversi. Se non volete tornare a scuola, disse il nonno, tornatevene alle vostre case. Ancora silenzio. Be, se volete venire, allora andate a procurarvi un carretto per trasportare tutto il cibo a scuola.
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Chi seduto, chi in piedi, le mani infilate nelle maniche o in tasca, gli sguardi fissi negli occhi dei vicini, in silenzio, i malati non avevano alcuna intenzione di lasciare che la cosa finisse l. Non ne avevano alcuna intenzione, per questo pareva che avessero messo radici al centro del villaggio. Intanto in quellimmobilit il sole scendeva crepitando verso occidente, sprofondando come una palla di fuoco e gettando su di loro i suoi ultimi raggi e ancora un po del suo calore. Alla fine il nonno, vedendo che la folla non accennava a muoversi n ad aprire bocca, chiese a Ding Yuejin: Quanto pesa tutta questa roba? Pesiamola, sugger Yuejin. Zhao Xiuqin e Ding Yuejin riempirono vari cesti con i sassi, le tegole e i mattoni infarinati e li passarono a Yuejin perch li pesasse a uno a uno. Sommando il contenuto di ciascun cesto, si trov che il peso totale era di quarantotto chilogrammi. Il nonno chiese quante persone in tutto volevano andare a vivere nella scuola, suggerendo di distribuire in modo uguale lammanco e di riscuotere da ciascuno una quantit aggiuntiva di farina e cereali. Ma prima che potesse finire il suo discorso, Jia Genzhu si piazz davanti al nonno esclamando: Maestro Ding, potete anche ammazzarmi a bastonate ma io non ci sto, se non mi credete chiedete a Ding Yuejin: la mia farina e il mio riso erano i migliori. I chicchi di riso erano grossi e bianchi come i dentini da latte di un bambino, la farina fine come la schiuma che il fiume lascia sulla riva. Dopo di lui, anche Zhao Dequan volle dire la sua: accovacciato con il culo sui talloni accanto ai sacchi, borbott a
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fatica: Nemmeno nemmeno io dar pi niente. Tutti gli altri gli fecero eco. Mio nonno, dopo aver riflettuto un attimo in silenzio, si incammin verso lestremit orientale del villaggio, in direzione della strada nuova, lasciando i compaesani ad aspettarlo. Non sapendo cosa avesse intenzione di fare, gli altri restarono l in attesa, come si aspetta la pioggia dopo un periodo di siccit. Non pass molto tempo che fu di ritorno. Lo videro arrivare dalla strada nuova, nella luce del crepuscolo, accompagnato da mio padre che spingeva la bicicletta dove erano stati caricati due sacchi di farina. Padre e figlio camminavano in fila, mio padre davanti e il nonno dietro, avanzando nel silenzio del villaggio incontro agli sguardi stupefatti dei compaesani. Procedevano a passi lenti, ritmati dal tintinnio metallico della catena della bici che mio padre spingeva, simile a una canzone. Quando furono abbastanza vicini, tutti si accorsero che la farina sulla bicicletta era quella di qualit superiore che esce dal mulino di Stato. A casa nostra avevamo sempre mangiato farina di qualit superiore, proprio come la gente di citt. Mio padre davanti spingeva la bici, mio nonno lo seguiva dietro. Quando i due giunsero finalmente allincrocio e tutti poterono vederli in faccia, lespressione scontrosa e risentita che era rimasta incollata sul viso di mio padre durante tutto il tragitto, quellaria di disprezzo che sempre aveva per tutti gli abitanti del Villaggio dei Ding, lasci il posto a un largo sorriso, un sorriso radioso che scivol furtivo su Ding Yuejin, Jia Genzhu, Zhao Xiuqin e tutti quelli che erano venuti a casa nostra a pretendere le casse
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da morto. Sempre sorridendo, disse: Valeva la pena di sollevare tutto questo polverone per neanche cinquanta chili di farina, fra compaesani e per di pi malati? Con gli occhi fissi al mucchio di sassi bianchi di farina, scaric i suoi due sacchi e li pos accanto agli altri, poi picchiett sul portapacchi della sua bicicletta per far cadere la farina che lo aveva impolverato. Questi sono cinquanta chili, dichiar, tutta roba fine di quella che mangiano in citt, consideratela un omaggio da parte mia alla comunit. Detto questo, gir la bicicletta e aggiunse, stavolta in tono pi aspro: Ricordatevelo tutti: io Ding Hui non ho mai fatto male a una mosca qui al Villaggio dei Ding, siete stati voi a fare del male a me, e non viceversa. Se ne and senza aggiungere altro. Senza aggiungere altro. Fece qualche passo spingendo la bici, poi ci sal sopra e un attimo dopo era scomparso. La faccenda dunque si risolse in questo modo. Pian piano la gente del villaggio cominci a capire e si rese conto del male che aveva fatto a mio padre e alla famiglia Ding. Da allora, per parecchio tempo nessuno nutr pi malanimo nei suoi confronti. Quella sera la scuola riprese il suo solito aspetto. I malati tornarono a occupare le loro aule e mio zio torn a dormire nella stanza del nonno. Prima di addormentarsi, coricati nei loro letti al buio, si scambiarono qualche parola. Cazzo, siamo stati fregati, esord lo zio.
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Perch? chiese mio nonno. Ho messo soltanto un sasso nella farina, e mio fratello finisce per regalarne due sacchi! Il nonno si mise a sedere sul letto, guardando verso la finestra, dove dormiva lo zio, senza proferire parola. Padre, continu mio zio, hai idea di chi ci abbia infilato i mattoni? Secondo me stato Yuejin. Era lui che pesava, lui da solo, quindi per lui stato facile cacciarci dentro quattro mattoni, cio dieci chili di roba. E poi lanno scorso quando morta sua moglie aveva comprato dei mattoni per chiudere la tomba. Mentre diceva cos, fuori della finestra si sent come un colpo di tosse secco e breve, seguito da un rumore di passi che si allontanavano. Nelludirlo, mio zio concluse presto la conversazione con il nonno e, dicendo che aveva bisogno di andare al gabinetto, si vest e usc. 3 Una ventina di giorni dopo mio zio e Lingling furono chiusi dentro la stanza che serviva da magazzino per il riso e la farina. Quando mio nonno arriv, tutti i malati della scuola erano gi accalcati fuori della porta della stanza. La notte era rischiarata da una splendida luna, che stillava i suoi raggi acquosi sul cortile. Dalla folla dei malati che si accalcavano alla rinfusa davanti alla porta si levava ununica voce: aprire, aprire la porta e farli uscire. Ma la chiave non si trovava. Cera stato un trambusto generale fra i malati, che si erano tutti quanti vestiti e precipitati fuori ad assistere allavvenimento. A godersi lo spettacolo.
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Nessuno aveva voluto perdersi il divertimento pi grande del mondo, quello di vedere due amanti beccati nel bel mezzo del loro adulterio. Quando il frastuono di voci e di passi fuori della finestra si fu un po placato, mio zio da dentro grid: Siete tutti malati da morire, malati al punto di non sapere se domani sarete ancora vivi come lo siete oggi, perch tanta cattiveria verso me e Lingling? Zhao Xiuqin si stacc dal gruppo e and ad accendere la lampadina della cucina, attigua al magazzino, in modo che dalla porta aperta la luce potesse illuminare la serratura. Tutti allora videro che il catenaccio era nuovo, lo si capiva dallo smalto nero e brillante che lo ricopriva. O fratello Liang! proruppe Zhao Xiuqin. Non sono stata io a chiudere la porta! Avevo capito da un pezzo che fra te e Lingling cera qualcosa, ma non lho detto a nessuno, la mia bocca rimasta sbarrata come questa porta. Questo catenaccio nuovo di zecca lha portato qualcuno da casa, qualcuno che voleva sorprenderti insieme a Lingling! Dentro lo zio rest muto per un attimo, poi esclam stizzito: E adesso che ci hanno sorpresi insieme che cosa pensano di fare? Non ho pi paura neanche del plotone desecuzione, io! Tanti nelle mie condizioni sono gi morti e io mi considero fortunato anche solo per il fatto di essere ancora vivo, cosa volete che mi importi se hanno scoperto la nostra relazione? Fuori della porta nessuno ebbe il coraggio di replicare e cal un tale silenzio che non si sentiva volare una mosca. La sensazione generale era che fosse stato un errore rin178

chiudere mio zio e Lingling l dentro. Un grave errore. E che invece avessero fatto bene loro ad andare a fare lamore di nascosto in quella stanza, quasi che la loro relazione fosse giusta e legittima. Ding Maiquan, Wang Guizi, Jia Genzhu, Ding Yuejin, Zhao Xiuqin e altri compaesani se ne stavano l fuori della porta a guardarsi in faccia senza sapere cosa fare. Zhao Dequan, che era il pi anziano del gruppo, scrutando gli altri riuniti l nella luce che veniva dalla cucina, prov a intercedere per mio zio: Su, aprite la porta! li esort. Jia Genzhu lo guard: Ce lhai tu la chiave? Zhao Dequan, accovacciato sui talloni, non rispose n si mosse, immobile come un palo di legno conficcato nel terreno. Allora si fece avanti Ding Yuejin, che si avvicin alla porta, prese in mano il catenaccio per guardarlo e chiese, girandosi verso gli altri e gettando loro unocchiata storta: Chi ha messo il catenaccio alla porta? Cosa ve ne viene in tasca a spiattellare a destra e a sinistra la loro storia di corna, quando siamo tutti a un passo dalla morte? Lasciamoli vivere un giorno di felicit, loro che possono! Aprite la porta. Ding Liang mille volte meglio di suo fratello Ding Hui. Aprite questa porta! Anche Jia Genzhu si era avvicinato per vedere il catenaccio: Aprite la porta, disse voltandosi verso gli altri, Ding Liang e Lingling hanno poco pi di ventanni e hanno diritto a conservare il loro onore anche negli ultimi giorni che gli restano da vivere. Che nessuno vada a spifferare
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la faccenda al villaggio perch, se lo vengono a sapere le loro famiglie, saranno completamente disonorati. Tutti volevano avvicinarsi a guardare e tutti, dopo aver visto il catenaccio, si giravano verso gli altri dicendo che bisognava aprire, ma nessuno sapeva chi avesse chiuso la porta e chi avesse la chiave. Lingling, dentro la stanza, si era rannicchiata in un angolino e si era messa a piangere. I suoi singhiozzi varcavano i muri, simili al vento quando si intrufola ululando negli spifferi, e muovevano a compassione quelli che stavano fuori: aveva solo ventanni, era venuta in sposa al villaggio e non aveva fatto in tempo a godere di quel po di felicit che riservata a tutti allinizio del matrimonio perch i suoi giorni pi belli erano stati interrotti dalla scoperta della malattia. Chiss se aveva fatto in modo di sposarsi in fretta e furia sapendo gi di essere malata o se aveva scoperto solo dopo il matrimonio di essere stata contagiata, fatto sta che aveva portato la disgrazia nella famiglia del marito. Fatto sta che da quando era arrivata, la pace aveva abbandonato per sempre la casa che laveva accolta, lei laveva ridotta in frantumi come si riduce in frantumi una lastra di vetro. La vita era diventata un mucchio di vetri rotti. Lindifferenza e il disprezzo con cui la famiglia del marito laveva trattata, dunque, se li meritava tutti. Malata, aveva anche sedotto il marito di unaltra. Se Ding Xiaoming fosse venuto a saperlo sarebbe successo il finimondo. Tanto pi che luomo con cui lei lo tradiva era nientemeno che suo cugino Ding Liang e questa era una colpa davvero imperdonabile. Ormai era fatta, logico che piangesse tutte le sue lacrime.
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Dentro la stanza, il pianto straziante di Lingling era cresciuto di intensit e ci si era messo anche mio zio a fare rumore, sbatacchiando le serrature della porta e della finestra, finch tutta quella confusione non svegli il nonno, che usc fuori a vedere cosa succedeva. Nellarrivare, finalmente cap perch mio zio usciva sempre nel cuore della notte: non per andare a chiacchierare o giocare a scacchi nella stanza di qualche malato, come diceva, ma per incontrarsi con la sua amante Lingling e commettere adulterio. Il nonno si avvicin furibondo e il capannello dei malati si apr per lasciarlo passare e arrivare in fretta sul luogo del fatto. Tutti tacquero, curiosi di vedere come avrebbe affrontato la faccenda. Si ud mio zio gridare dallinterno: Padre! Vostro padre avrebbe dovuto strangolarvi da un pezzo, sia te che tuo fratello! sbott con rabbia davanti alla porta chiusa. Prima apri, poi parleremo, prov a dire lo zio. Il nonno si volt e, rivolgendosi a tutti, li preg di dargli la chiave. Ma nessuno apr bocca, i malati si guardavano lun laltro chiedendosi chi mai avesse preso la chiave. Anche Lingling aveva smesso di piangere, ora se ne stava quieta dietro la porta insieme allo zio aspettando solo che aprissero e la facessero uscire di l, viva o morta. La chiave non saltava fuori, n un indizio su chi potesse aver messo il catenaccio alla porta. Si era alzato un vento gelido ancora invernale, che si era infilato nel cortile varcando il muro di cinta come la piena di un fiume travolge gli argini. Lo si sentiva alitare sopra la pianura: un dolente mormorio. Un
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gemito pacato. E poi di tanto in tanto si udiva il verso di qualche insetto, sperduto nella notte dinverno, che gracchiava da qualche parte sullantico letto del Fiume Giallo o in un angolo remoto della pianura, rompendo il silenzio della notte con il suo insistente cri cri. Nella profonda quiete di quellora, lo si sentiva. Lo si sentiva distintamente. Datemi la chiave, ordin il nonno, o volete che prima mi inginocchi davanti a voi al posto di mio figlio e di Lingling? In fondo siamo tutti compaesani, tutti con pochi giorni di vita davanti. Dentro mio zio grid: Padre, rompi la serratura! Qualcuno and a cercare un sasso, un martello e un coltello da cucina per far saltare il catenaccio, ma proprio mentre si stava per dare inizio alloperazione, improvvisamente non ci fu pi alcun bisogno di rompere o di far saltare alcunch. Dal villaggio arriv di gran carriera Ding Xiaoming, il marito di Lingling. Il cugino di mio zio, nonch mio prozio Ding Xiaoming, arriv a scuola tutto trafelato. Lui non era malato, perch non aveva mai venduto il sangue quindi non aveva preso la febbre. Suo padre, che laveva venduto, era morto di febbre parecchi anni prima ma adesso le dolorose conseguenze della febbre non lo toccavano pi. Il mio prozio, che non era malato ed era nel fiore degli anni, entr a grandi passi dal cancello della scuola e corse dritto verso il gruppo dei malati. Qualcuno che stava al margine del gruppo esclam
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allimprovviso: Svelti, giratevi guardate se quello che arriva non sembra il marito di Lingling! Tutti insieme si voltarono a guardare. E tutti videro Ding Xiaoming precipitarsi verso di loro. Come una tigre o un leopardo che si avventa sulla preda. Alla luce della lampada, notarono quanto fosse pallido il viso del nonno. Bianco come il muro della scuola. Bisogna sapere che il padre di Xiaoming, pi giovane di due anni, era fratello di mio nonno, ma da quando era cominciata la vendita del sangue e mio padre si era costruito una casa a due piani e mio zio una casa con il tetto di tegole, mentre lui e i suoi avevano continuato a vivere in una capanna di terra dal tetto di paglia, i rapporti fra le due famiglie si erano allentati. Poi, dopo che il padre di Xiaoming era morto allimprovviso, sua madre un giorno si era piazzata in mezzo alla strada davanti alla casa coperta di tegole rosse di mio zio e indicando il tetto aveva inveito senza motivo: Altro che tegole, quel tetto il deposito di sangue di tutto il villaggio! E puntando il dito contro i muri bianchi della nostra casa a due piani aveva esclamato: Altro che piastrelle di ceramica, quei muri sono le ossa della gente! Queste parole erano giunte alle orecchie di mio padre e di mio zio e da allora le due famiglie si erano allontanate ancor di pi: ormai, capitava di incontrarsi solo davanti alle tombe quando si andava a onorare la memoria dei morti. Dopo che il flagello della malattia si era abbattuto sul paese e io ero stato avvelenato, la notizia della mia morte
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si era sparsa nel villaggio. Quando la madre di Xiaoming lo era venuta a sapere, le era scappato detto che quella disgrazia era una giusta punizione, proprio un castigo divino. Mia madre si era precipitata a casa di Ding Xiaoming a fare una scenata, dopodich i rapporti fra le due famiglie furono definitivamente troncati. Da quel giorno, quella che era stata ununica famiglia si era spaccata in due. Ma adesso, saputo dellillecita relazione intrecciata da mio zio e Lingling, Ding Xiaoming si rifaceva vivo. Irruppe nella scuola come una tigre, come un leopardo. I malati si scansarono per farlo passare. Si scansarono ancor prima che arrivasse. Al chiarore della luna non riuscirono a vedere distintamente lespressione del suo viso, ma quel che certo che lo sentirono sfrecciare in mezzo a loro come il vento. I loro, di volti, avevano assunto un riverbero terreo nella luce della lampada: non pi il colorito che la malattia lasciava sulla faccia dei morti, quellincarnato vizzo e cinereo disseminato di pustole infette, ma solo un pallore esangue. Il biancore di un foglio di carta lasciato in ammollo nellacqua e poi fatto asciugare al sole. Mio nonno stava immobile davanti alla porta. Gli altri erano l, immobili come lui. Cera silenzio, un silenzio irreale, non si sentiva pi nemmeno il frinire degli insetti lontano sulla pianura, svanito anchesso nel nulla. Tutti guardavano Ding Xiaoming che si lanciava, si scagliava verso il magazzino. Lo guardarono passare come il vento accanto a mio nonno. Come il vento che passa accanto a un albero rinsecchito.
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Nessuno, ma proprio nessuno, si sarebbe mai immaginato di vedere la chiave della stanza nella mano di Xiaoming. Invece, alla fine ce laveva lui. Ce laveva proprio lui la chiave. Giunto davanti alla porta, si ferm, la tir fuori e apr. Ma non riusc ad aprire subito, perch aveva infilato la chiave al contrario e non entrava, cos dovette girarla nellaltro verso. Poi apr. La serratura si apr con un colpo secco. Quando la porta si spalanc, fu come quando si solleva una ventata gelida nel bel mezzo della canicola estiva. Quando quello scontro fra caldo e freddo scatena unimprovvisa grandinata, che si rovescia picchiettando rumorosamente sulla terra. Dura solo un attimo: passata la tempesta, il tempo torna a essere quello di prima. Spalancata la porta, Xiaoming afferr la moglie per il polso. Sembrava che lei fosse rimasta ad aspettarlo sulluscio per tutto quel tempo. Usc trascinandosi dietro Lingling. Non era alto, ma massiccio e infuriato come un toro. Usc tenendola stretta per la spalla, come la tigre stringe lagnello fra i denti. Usc e Lingling, con il viso livido e i capelli abbandonati sulle spalle, lo seguiva come sollevata da terra, le gambe come sospese nellaria e i piedi che sfioravano appena il cemento del cortile. Xiaoming non diceva una parola. Livido in viso anche lui, non diceva una parola. Pass come un fulmine sfiorando il nonno che se ne stava l inchiodato davanti alla porta, poi in mezzo alla folla che si era aperta per fargli strada, pallido, pallidissimo. Quando gli pass
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accanto, mio nonno non apr bocca, ma si volt solamente a guardarlo correre via nella sua furia. Per poi mosse un passo, solo un passo, accennando a volerlo inseguire. Ma subito si ferm gridando: Xiaoming! Lui allora si ferm e si gir. Lingling gravemente malata, perdonala. Non rispose subito, n si ferm a lungo. Xiaoming, nella luce della lampada, gli lanci unocchiata sprezzante e poi sput per terra, sput davanti al nonno, grugn e sibil gelido: Faresti meglio a preoccuparti di tuo figlio! Poi si dilegu. Gir i tacchi e si dilegu. Trascinandosi dietro Lingling. A questo punto i malati riuniti in cortile Zhao Xiuqin, Ding Yuejin, Jia Genzhu, Zhao Dequan e parecchi altri, forse otto o dieci si sentirono delusi per comera andata a finire. Un dramma di quel tenore mica poteva concludersi tanto semplicemente, quindi, dopo aver seguito con lo sguardo Xiaoming che attraversava il cortile portandosi dietro Lingling, varcava il cancello e scompariva nella notte, rimasero tutti dove erano, come se non avessero ben capito cosera successo. Rimasero l dove erano. Con lo sguardo esterrefatto. Esterrefatti. L in piedi a ciondolare esterrefatti. La luna era scesa verso occidente. Il loro pensiero corse allora a mio zio. Venne loro in mente che in una storia di adulterio ci sono sempre due personaggi e, se la donna se ne era andata, rimaneva co186

munque luomo. Tutti si voltarono. Ed eccolo, mio zio: uscito chiss quando dalla stanza, se ne stava seduto sulla soglia con i vestiti perfettamente in ordine, perfino il colletto della giacca abbottonato a puntino, la testa china e i gomiti poggiati sulle ginocchia, le mani penzoloni fra le gambe, come un bambino che non abbia il coraggio di tornare a casa dopo aver combinato una marachella. Con quelle braccia abbandonate e quelle mani penzoloni, pareva proprio un bambino seduto a capo chino sulla soglia di casa, troppo impaurito per entrare, sebbene i morsi della fame comincino a farsi sentire. Con gli sguardi fissi su mio zio e mio nonno, i malati aspettavano di vedere il seguito del dramma. Mio nonno si mosse. Avanz verso lo zio e prima che qualcuno potesse aprire bocca gli sferr un violento calcio dicendo: Cosa aspetti a tornartene dentro? Non mi hai fatto vergognare abbastanza? Lo zio si alz e si diresse verso la stanza del nonno. Passando fra i malati, ebbe la sfrontatezza di abbozzare un sorriso. Un sorrisino stentato, impacciato, con il quale si rivolse ai presenti implorandoli: Ridete pure di me ridete pure di me ma per favore non dite niente a mia moglie. Presto morir, ma ho paura che mia moglie venga a sapere quello che ho fatto. Era gi lontano, quando si gir ancora una volta a gridare: Vi prego, non dite niente a mia moglie!

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Capitolo 8

1 Ding Yuejin e Jia Genzhu andarono a trovare mio nonno. Lo andarono a trovare per fargli una proposta inattesa. Come ogni giorno, il sole era sorto e, gi alto nel cielo, scaldava la pianura trionfando sullaria fredda di fine inverno e riversando il suo tepore sulla scuola. Nel cortile, i pioppi e gli alberi di paulonia si erano coperti di verde. La primavera era sospesa ai rami degli alberi come un velo di rugiada. Sui pioppi erano gi spuntate tenere infiorescenze lanose rosse e nere che pendevano nel vuoto; si sarebbe detto che solo ieri i rami fossero ancora spogli, come se la primavera fosse arrivata proprio la notte in cui era stata scoperta la relazione illecita fra mio zio e Lingling, portando con s le morbide spighe dei pioppi. Sui rami delle paulonie erano comparsi grappoli di campanule violette. Dagli alberi gi emanava una ventata di freschezza che si diffondeva fluttuando leggera nel cortile della scuola. Negli interstizi riempiti di terra fra i mattoni del muro di cinta della scuola erano spuntate tenere foglioline verdi striate di giallo e doro, quasi trasparenti, che gremivano gli spazi liberi e si allungavano verso il sole; il sole le trafiggeva facendone scintillare il verde traslucido come fossero luccicanti fogli doro immersi nellacqua. Silenziosa,
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la primavera era arrivata. E prima che altrove, aveva fatto capolino proprio nel cortile della scuola, perch quello era il luogo dove era sbocciato lamore rubato di mio zio e Lingling, portando un alito di freschezza nellatmosfera intrisa dinverno. Il sole era sorto da un pezzo ma tutti dormivano ancora, stanchi per lavventura della notte, mentre al villaggio quelli che non erano malati si erano alzati e avevano gi aperto le porte dei pollai e dei porcili, perch anche maiali e galline potessero cominciare una nuova giornata. I malati invece erano da poco sprofondati nel sonno quando si era fatto giorno. Nelle stanze si sentiva ancora russare. Quelli che erano soliti parlare nel sonno avevano fatto in tempo a pronunciare solo poche parole quando Ding Yuejin e Jia Genzhu si svegliarono. Dormivano nella stessa stanza, unaula del primo piano. Unaula del primo piano rivolta a est. Jia Genzhu dormiva sotto la finestra. I raggi del sole come acqua dorata attraverso la finestra si riversarono sulla sua coperta e poi strisciarono fin sul suo viso, finch il loro calore non lo dest. Spalanc gli occhi, rimase un attimo come sbigottito, poi si alz per dare unocchiata fuori della finestra. Solo unocchiata, perch subito si precipit a chiamare Ding Yuejin che dormiva nel letto di fronte; non lo chiam, per la verit, lo scosse bruscamente in silenzio finch questi sussult e si mise a sedere sul letto con lo sguardo assente. Lo stupore dur solo un istante, perch di l a poco a Yuejin venne in mente qualcosa e usc dalla stanza insieme a Genzhu. Scesi in cortile, si diressero difilato verso
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la stanzetta accanto allentrata della scuola dove dormiva mio nonno. Sbirciarono dalla finestra, poi andarono a bussare alla porta. Subito una voce alle loro spalle li interrog a sua volta. Dentro, mio zio dormiva come un sasso, ma proprio come un sasso. Evidentemente, i grossi guai passati lavevano sfiancato; la notte, rientrato nella stanza, si era addormentato subito dopo una breve discussione con il nonno. Padre e figlio si erano scambiati qualche parola incollerita, a voce bassa, dopodich lui si era addormentato. Il nonno aveva detto: Liang, non avrei mai creduto che potessi comportarti cos male e tenere in cos poco conto il tuo onore. Lo zio non aveva proferito parola. Ma lo sai, aveva proseguito mio nonno, che a comportarti in modo cos poco decoroso, infischiandotene fino a questo punto dellonore, finirai male? Non avrai una buona morte. E allora? aveva ribattuto lo zio. Tanto morir di febbre. Come farai a guardare in faccia Tingting? Prima di sposare me, Tingting aveva avuto un altro uomo e non si mai preoccupata di dirmi una parola di scusa. Non pensi a tuo figlio Xiaojun? Padre, ho sonno, io dormo. Riesci anche a dormire? Senza rispondere, mio zio si era messo a dormire. Se lo viene a sapere la madre di Tingting, cosa succeder?
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E come vuoi che faccia a saperlo? aveva fatto lo zio girandosi nel letto, gi mezzo addormentato e gi russando leggermente. Un attimo dopo dormiva profondamente. Il clamore suscitato dalla rivelazione delladulterio agli occhi di tutti laveva sfinito, come se avesse percorso una lunga strada. Si era addormentato velocemente. Il nonno non era riuscito a dormire. Odiava mio zio ed era preoccupato. Incapace di dormire, era rimasto seduto solo soletto sul suo letto ad ascoltare il respiro irregolare di mio zio, con una voglia incontenibile di alzarsi e andare a strangolarlo fra le lenzuola. Moriva dalla voglia di farlo, ma si sentiva completamente privo di forze, la sola cosa che poteva fare era starsene l sul letto, come intontito. L seduto, con ancora addosso i vestiti e la trapunta sulle spalle, lo sguardo perso nel vuoto. L seduto, con la testa frastornata da tanti pensieri eppure incapace di afferrarli. La testa aveva continuato a ronzargli fin verso mattina e alle prime luci dellalba era diventata un abisso ignoto e nebuloso. Un abisso senza fondo, confuso e nebuloso. Odiava mio zio, eppure non riusciva a odiarlo fino in fondo; lo compativa, eppure non riusciva a compatirlo del tutto. Quando il chiarore del giorno era entrato dalla finestra, con le palpebre pesanti ma gli occhi ancora incapaci di chiudersi, il nonno si era alzato e diretto verso la porta per uscire. Passando accanto al letto dove dormiva mio zio, aveva pensato di chinarsi e strangolarlo l su due piedi e difatti si era chinato, ma solo per raccogliere la coperta che era caduta gi dal letto e coprirgli le spalle nude. E sulle spalle dello zio aveva notato che erano spuntate quat191

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tro o cinque nuove pustole della febbre, rosse rosse, gonfie come piselli lasciati in ammollo nellacqua. In piedi accanto al letto, le aveva osservate attentamente prima di decidersi a uscire. Le aveva accarezzate, prima di uscire. Se nera andato a camminare nei campi attorno alla scuola. Mentre tornava, aveva visto Ding Yuejin e Jia Genzhu che bussavano alla sua porta. Si era avvicinato da dietro e aveva chiesto, con voce accorata: Yuejin, Genzhu, avete bisogno di qualcosa? A questo punto accadde qualcosa di imprevedibile. Imprevedibile come se il sole avesse cominciato a sorgere a occidente e coricarsi a oriente, come se nel giro di una notte si fosse innalzata unalta montagna in mezzo alla pianura. Come se nellantico letto del Fiume Giallo, prosciugato da cento e pi anni, avesse ricominciato a scorrere lacqua. Come se il grano di giugno fosse maturato alla fine dellinverno. Ding Yuejin, pronto a bussare nuovamente alla porta, rest con il pugno sospeso a mezzaria e si gir di scatto, mentre il suo compare faceva lo stesso. Alle loro spalle videro mio nonno, a meno di un metro, con una grande stanchezza dipinta sul viso e negli occhi una rete di striature rosse, fitte come i fili della tela di un ragno. I due si guardarono negli occhi, muti e immobili. Zio, non hai dormito stanotte? chiese Yuejin, abbozzando un sorriso. Non ho chiuso occhio, rispose il nonno con un sorriso amaro.
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Jia Genzhu allora guard lamico, gli fece un cenno con gli occhi e infine si rivolse al nonno: Maestro Ding, vorremmo parlarti. Dite, rispose lui. Genzhu indic con gli occhi il cancello: Andiamo l a parlare. Anche qui, se volete, fece il nonno. Non vogliamo svegliare Ding Liang, dichiar Yuejin. Tornarono quindi allinterno del cortile e si fermarono in un angolino fra il muro di cinta e la facciata laterale di unala delledificio, sotto gli spioventi del tetto. L restarono a guardarsi senza parlare, finch Genzhu, rivolgendosi a Ding Yuejin, non si decise a rompere il silenzio: Su, parla! No, meglio che parli tu, fece Yuejin per tutta risposta. Allora Genzhu alz lo sguardo sul viso del nonno e ve lo fece indugiare per un istante, si morse le labbra fino a farle quasi scomparire, vi pass sopra la punta della lingua e infine attacc: Maestro Ding, sia a me che a Yuejin non restano che pochi giorni da vivere, perci dopo aver molto riflettuto siamo arrivati alla conclusione che ci sono delle cose che non ti possiamo nascondere. Il nonno diede una sbirciata a entrambi. Siamo stati noi, disse Genzhu ridendo, a chiudere a chiave Ding Liang e Lingling nella stanza. Il nonno trascolor in viso. Pallidissimo, quasi livido, guardava quei due con lo sguardo smarrito. Smarrito in un deserto. Smarrito e terrorizzato come chi non riesce ad afferrare la presa e sta per precipitare a terra. Alla fine
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pos lo sguardo su Yuejin, aspettandosi di vederlo chinare il capo con aria colpevole, invece quello se ne stava l a testa alta, ostentando lo stesso sorriso che aveva visto poco prima sulle labbra di Genzhu. Lo stesso sorriso sfrontato che tante volte aveva visto sulle labbra di mio zio. Sorridevano entrambi, a bocca chiusa e senza dire una parola, con gli occhi fissi sul nonno come per decifrare qualcosa sul suo viso. Il nonno li guardava stupito. Fu ancora Genzhu a parlare: Questa la verit, e siamo stati sempre noi a far avere la chiave al marito di Lingling, dopo aver chiuso il catenaccio. Genzhu voleva mandare una chiave anche a Tingting, la moglie di Ding Liang, disse Yuejin, ma io glielho impedito. Genzhu guard Yuejin con la coda dellocchio e aggiunse: Mi sono fermato per rispetto al maestro Ding, che mi ha insegnato da bambino, non certo perch Ding Liang meriti qualcosa. Zio, disse Yuejin, c unaltra cosa di cui vorremmo parlarti. E Genzhu: Maestro Ding, sappiamo tutti e due che la cosa che pi ti spaventa il pensiero che Tingting venga a sapere del tradimento di Ding Liang. Uno alla volta, proseguirono il loro discorso: Per questo siamo venuti a discutere con te. Non poi niente di trascendentale. E a te non ne verr nessun danno, basta che accetti la nostra proposta.
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Una volta accettata, potrai vivere tranquillo. Il nonno li interruppe: E allora parlate, su! Genzhu, dai, diglielo tu. lo stesso, puoi parlare anche tu. Meglio se cominci tu. Allora parler io, tagli corto alla fine Genzhu, voltandosi verso mio nonno, per non ti arrabbiare, maestro Ding. Abbiamo esitato a venire a discutere con te proprio per paura che ti arrabbiassi, ma siamo convinti che capirai, per questo alla fine siamo venuti a cercarti. Se al tuo posto ci fosse stato qualcun altro, se per esempio fosse ancora vivo Li Sanren e ricoprisse ancora la doppia carica di capovillaggio e segretario del Partito, io e Yuejin avremmo messo subito in pratica le nostre decisioni, senza tante storie, e senza sicuramente andare prima a discuterne con lui. Mio nonno stava perdendo la pazienza: Insomma, volete decidervi a parlare o no? Si tratta della scuola, rispose infine Genzhu, dora in poi non dovrai pi occupartene. E nemmeno dei malati. Non dovrai occuparti pi di niente, ci penseremo io e Yuejin. Zio, parliamoci chiaro, interloqu Yuejin, bisogna che ci lasci mano libera: noi due dirigeremo la scuola e ci prenderemo cura dei malati, faremo da capovillaggio e da segretario del Partito e tu obbedirai a tutti i nostri ordini. Se ci obbedirai tu, nessuno dei malati oser disobbedirci. Mio nonno non riusc a trattenere la propria ilarit. Tutto qui quello che volevate dirmi? domand ridendo.
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Tutto qui, fece Genzhu con aria impassibile, devi riunire i malati e comunicare loro che a partire da oggi non ci sar aspetto della vita della scuola che esuli dal nostro controllo, inclusa la gestione dei contributi governativi. Abbiamo sentito dire che Ding Hui in possesso di un sigillo del comitato del villaggio, dovrai richiederglielo e consegnarlo nelle nostre mani, poich di noi due uno sar capovillaggio, e laltro segretario del Partito. Mio nonno li contemplava in silenzio. La sola cosa che devi fare dare lannuncio, insist Yuejin. E se rifiuti di prenderti questa responsabilit, aggiunse Genzhu, andremo a raccontare a Song Tingting tutto quello che ha combinato Ding Liang e allora puoi dire addio alla pace famigliare, sarete rovinati. Zio, volle precisare Yuejin, per te una fortuna che siamo noi ad assumerci il compito di occuparci dei malati e della vita del villaggio. Lo faremo meglio di te, rincar la dose Genzhu, questo poco ma sicuro. Sappiamo che tuo figlio maggiore Ding Hui ha venduto le bare fornite gratuitamente dalle autorit. Si dice anche che quando avr accumulato abbastanza soldi si trasferir con la famiglia, o nella capitale provinciale o in unaltra citt. Quanto al minore, Ding Liang, non solo ha una relazione illecita, ma per di pi con la moglie di suo cugino. Di un po: in queste condizioni, pensi di essere ancora adatto a dirigere la scuola e il villaggio? Zio, disse Yuejin, per il bene della tua famiglia che ti togliamo questa responsabilit.
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E se non sei daccordo, concluse Genzhu, andremo a raccontare a Tingting di come suo marito sia stato scoperto a fare lamore con Lingling e allora s che saranno dolori per te e per la tua famiglia, che ne uscir distrutta in breve tempo. I due si erano alternati con tempismo perfetto, come due attori in un numero di shuanghuang10, come un concerto di canto e recitazione di Ma Xianglin. Mio nonno non aveva potuto far altro che guardare e ascoltare. Il sole illuminava il suo viso, facendone risaltare il pallore, un pallore mortale, e le fitte gocce di sudore che lo imperlavano, come se fosse stato appena lavato. Dimprovviso, il nonno sembrava invecchiato, perfino i capelli grigi sembravano essersi imbiancati quasi del tutto. Con quella chioma che proiettava riflessi argentei, la testa del nonno l in piedi sotto gli spioventi del tetto pareva uno di quei palloncini che vendono in citt fatti per librarsi nel cielo e si sarebbe detto che, se non fosse stato per il collo che la teneva attaccata al corpo, sarebbe potuta volare via lontano e magari ricadere con violenza sul cancello della scuola. Mio nonno sembrava non riconoscere pi il compaesano Genzhu, il nipote Yuejin: li guardava entrambi come ai tempi in cui faceva lezione al posto di un maestro assente e gli capitava di fissare nel libro di testo due figure di cui non capiva il significato, o due problemi di matematica che non riusciva a risolvere. Cos li aveva guardati, con la bocca semiaperta
Forma di rappresentazione teatrale popolare interpretata da due attori, uno dei quali mima lo svolgersi degli eventi e laltro, nascosto dietro di lui, completa la narrazione cantando e recitando. 197
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dallinizio alla fine del loro discorso, senza mai muovere le labbra e senza batter ciglio. Stavano in silenzio, ora, un silenzio rotto solo dal cinguettio dei passeri sugli alberi di paulonia, che si rovesciava nel cortile come un violento scroscio di pioggia. I tre uomini si fissavano immobili nel pi assoluto silenzio, un silenzio di morte. Alla fine Jia Genzhu perse la pazienza per primo, toss come per togliersi un pizzicore dalla gola e disse: Maestro Ding, hai sentito quello che abbiamo detto? 2 Mio nonno fece lannuncio secondo le istruzioni di Genzhu e Yuejin. Lo fece allora di pranzo. Non fece lunghi discorsi, disse soltanto che era vecchio e che i suoi due figli Ding Hui e Ding Liang, con il loro comportamento immorale, lavevano disonorato. Quindi non si sentiva pi degno di dirigere la scuola, prendersi cura dei malati e tanto meno di gestire gli affari del villaggio. Meglio dunque lasciare lincarico a Genzhu e Yuejin, che dora in poi si sarebbero occupati di tutto. Disse che erano giovani ed entusiasti e non ancora gravemente malati, potevano benissimo assumersi quella responsabilit. Mentre parlava, i malati, che mangiavano accovacciati sulla soglia della cucina e del ripostiglio nel sole di mezzogiorno, ripensarono a quello che era successo la notte precedente fra mio zio e Lingling, convincendosi che in effetti
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il nonno non era pi in condizione di occuparsi di niente. Se non sapeva nemmeno far rigare dritto i propri figli, come poteva pensare di occuparsi dei problemi degli altri? Tutti cercarono con lo sguardo mio zio e lo videro che mangiava accovacciato per terra a est della cucina, sotto una grondaia, sul lato opposto del magazzino. Quando gli occhi di tutti si posarono su di lui, mio zio alz la testa e sostenne i loro sguardi con quel suo solito sorrisino impudente sulle labbra, come se in fondo non fosse successo nulla di cos grave. Come se il fatto che Jia Genzhu e Ding Yuejin fossero subentrati a suo padre nella direzione della scuola fosse per lui una cosa da niente. O il sorriso che gli aleggiava sulle labbra era finto, oppure significava che davvero non si rendeva conto dello scandalo che la scoperta della sua tresca aveva sollevato. Non si riusciva proprio a decifrarlo, quel sorriso. A un certo punto, dal gruppo dei commensali si lev una voce: Ding Liang, ti sei divertito ieri sera, eh? Uno che sta per morire, rispose lui, non si lascia scappare le occasioni di divertirsi, almeno finch pu! Jia Genzhu e Ding Yuejin, loro non avevano neanche notato il sorriso dello zio; avevano posato per terra la loro ciotola e si erano messi ad ascoltare il nonno. Terminato lannuncio, presero dal davanzale della finestra un cartellone rosso e lo attaccarono allalbero di paulonia di fronte alla cucina, spalmandoci sopra a mo di colla il riso rimasto nelle tazze, con la spazzola per lavare i piatti. Eseguirono tutta loperazione con grande seriet e senza dire una sola parola; quandebbero finito, tutti si avvicinarono e sul cartellone rosso lessero il seguente regolamento:
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1. Ogni mese ciascun malato dovr versare il proprio contributo di cereali per i pasti comuni secondo quanto stabilito; chi cercher di imbrogliare sulla quantit, che vada a fottere la sua bisnonna e che tutta la sua famiglia crepi di febbre. 2. Tutti i cereali, lolio e le medicine fornite dal governo saranno amministrati unicamente dalla scuola. Nessuno dovr fare la parte del leone e pretendere pi della propria razione; chi lo far, vada a fottere i suoi antenati e possano i suoi discendenti per sedici generazioni morire di febbre. 3. Le bare ottenute gratuitamente dalle autorit saranno distribuite da Jia Genzhu e Ding Yuejin; chi non si atterr alle loro istruzioni non solo non avr la bara, ma vedr otto generazioni dei suoi antenati e sedici generazioni dei suoi discendenti maledette dallintero villaggio. 4. Nessuno dovr appropriarsi indebitamente delle attrezzature della scuola a proprio vantaggio, quelli che vorranno utilizzarle dovranno prima ottenere lassenso di Jia Genzhu e Ding Yuejin. Chi oser mettere le mani sul materiale di propriet della scuola andr incontro a una brutta morte e la sua tomba sar aperta e saccheggiata. 5. Chiunque adoperi a proprio vantaggio beni appartenenti alla comunit, siano essi piccoli o grandi, dovr prima ottenere unautorizzazione scritta da Jia Genzhu e Ding Yuejin, corredata di sigillo ufficiale, senza il quale non avr alcun valore. Chi
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non segue questa procedura sia destinato a morte prematura insieme ai suoi genitori e possano i suoi figli morire in un incidente stradale. 6. Nessuno dei residenti nella scuola dovr intrattenere relazioni illecite o offendere la morale pubblica, se qualcuno verr scoperto in atteggiamenti indecenti verr immediatamente rispedito al villaggio, dove verr fatto sfilare per le strade con un grande cappello in testa e un cartello al collo su cui sar scritto il suo crimine, perch tutti lo vedano. Tutti i membri della sua famiglia avranno il volto e il corpo imbrattati di sangue infetto. 7. Coloro che non si atterranno alle norme suddette siano destinati a vedersi crollare il ponte sotto i piedi nellattraversare il fiume e siano tormentati da incubi di morte. La malattia si trasmetta ai membri della famiglia, a tutti i parenti e agli amici. Inoltre, linsubordinato sar immediatamente rimandato a casa sua ad attendere la morte e non potr trattenersi a scuola mezza giornata di pi. Chi ritarder la partenza, sia destinato ad aggravarsi di colpo. Tutti quanti lessero e ripeterono ad alta voce le sette regole del cartellone, ridendo e gongolando al pensiero delle maledizioni scagliate contro i trasgressori, e ritenendole ben scritte, appropriate e divertenti. Quindi tutti si voltarono verso Genzhu e Yuejin, i quali stavano mangiando accoccolati accanto al muro con unespressione dura e severa, scuri in volto come una nuvola nera. Finalmente tutti
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i problemi erano risolti. Ma, come conseguenza del nuovo regolamento, alla scuola e nel villaggio sarebbero successe molte cose strane. Il Villaggio dei Ding non sarebbe pi stato quello di prima. 3 Accadde un fatto di per s del tutto normale, cio un matrimonio nella famiglia di Jia Genzhu. Si sposava suo fratello minore Genbao, di ventidue anni, anche lui contagiato dalla febbre. I vicini e i compaesani, per, avevano garantito alla gente di fuori che il ragazzo era perfettamente sano, dato che era in grado di mangiare anche tre panini in un colpo solo, pi due piatti di pietanze e due ciotole di minestra. Alla fine si riusc a suscitare linteresse di una famiglia sana di un villaggio vicino, che acconsent a concedergli in sposa la figlia. Le nozze furono organizzate in quattro e quattrotto. Per far posto a tutti gli invitati al banchetto nuziale occorrevano dieci tavoli. Normalmente ogni famiglia per loccasione ne prestava uno ai genitori dello sposo, ma ormai la maggior parte dei tavoli era stata trasformata in casse da morto, cos quando si tratt di imbandire le tradizionali mense quadrate da otto commensali ciascuna per le nozze di Genbao, suo fratello gli diede il permesso di andare a prendere in prestito i banchi della scuola. Quando, in pieno giorno, Genbao and a caricare su un carretto a mano diversi banchi di scuola, mio nonno si mise al cancello a sbarrargli la strada, dicendo che nessu202

no poteva toccare quei banchi, se non i bambini per fare lezione. Anche a costo di farsi ammazzare di botte, non avrebbe mai permesso a nessuno di portarseli via. Sei banchi nuovi, dipinti di giallo, erano gi stati caricati sul carro, incastrati luno dentro laltro. Il nonno voleva salire sul carro a riprenderseli, mentre il giovane Genbao aveva tutta lintenzione di caricarne degli altri. Cominci una discussione che fece accorrere tutti i malati della scuola. Arrivarono anche Genzhu e Yuejin. Erano passati tre giorni da quando i due avevano assunto il comando della scuola e, durante quei tre giorni, non avevano mangiato un boccone di cibo n bevuto un sorso di medicina in pi rispetto agli altri. Inoltre, si erano recati due volte al capoluogo per chiedere assistenza alle autorit a nome del villaggio, ottenendo cinque chili di pasta, due chili e mezzo di fagioli e la riduzione di un terzo della tassa sul raccolto per ogni famiglia che avesse almeno un malato di febbre. Tra una cosa e laltra, era un bel guadagno per le famiglie interessate, che si vedevano aumentare la razione di cibo e diminuire la quantit di soldi da sborsare. E poi, in questo modo si evitavano almeno le solite discussioni che nascevano ogni anno con le autorit sulle quote da pagare. Proprio mentre cresceva la soddisfazione generale per la nuova gestione, mio nonno e Genbao si erano messi a litigare. Nessuno pu toccare i banchi della scuola, disse il nonno. Maestro Ding, rispose Genbao, lo sai che sono malato, no?
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E ti vuoi sposare pur essendo malato? Ma santo cielo, vuoi che resti scapolo tutta la vita? I malati che circondavano i due litiganti, vedendo che il nonno bloccava il cancello per non lasciar passare il carro carico di banchi, intervennero per tentare di convincerlo: Cosa vuoi che sia prendere a prestito qualche banco, tanto poi li restituir. Bisogna pur sposarsi per avere dei discendenti! Maestro Ding, ti stai vendicando di Genzhu che ti ha tolto la direzione della scuola? Mio nonno se ne stava piantato davanti al cancello senza rispondere. Un sole tiepido splendeva sulle loro teste, riscaldandoli, cosicch tutti si tolsero le vesti imbottite. Qualcuno indossava un vecchio maglione, qualcun altro una casacca nuova di velluto o soltanto una camicia di cotone, con la giacca imbottita appoggiata sulle spalle. Era una stagione in cui un solo indumento non bastava ma si moriva di caldo con addosso pi strati, la cosa migliore era stare in maniche di camicia e buttarsi qualcosa sulle spalle, cos non si aveva n troppo caldo n troppo freddo. Il nonno aveva addosso una camicia di velluto gialla, n nuova n vecchia, che sembrava tuttuno con il suo viso, anchesso giallo come cera e coperto di sudore. Il sudore brillava nel sole come rugiada stesa sulla campagna color ocra. Il nonno non si muoveva dal suo posto: nel bel mezzo del cancello di ferro, teneva le gambe divaricate che parevano due pali di legno conficcati nel terreno e stringeva con una mano lanta semiaperta, bloccando il passaggio con il suo corpo. Fissando la fol204

la dei malati che si era l riunita, disse: Io glieli lascio portare via, questi banchi, a patto che qualcuno possa garantirmi che suo figlio non verr a studiare in questa scuola dopo che lui sar morto. Nessuno fiat. C qualcuno che pu garantirmelo? grid il nonno. Nemmeno stavolta ottenne risposta. I malati erano come intorpiditi e aspettavano con espressione imbambolata di vedere come sarebbe andata a finire. Latmosfera si stava raggelando. Fu proprio in quel momento che comparve Genzhu. Venne avanti senza fretta, pallido in volto, cercando di frenare la collera che lo agitava. Attravers la folla dei malati e si ferm di fronte a mio nonno. Maestro Ding, disse freddamente e con voce soffocata, hai gi dimenticato quello che ci siamo detti tre giorni fa? Mio nonno lo guard di sottecchi e rispose, senza alzare la voce: Voglio solo continuare a fare il mio dovere di custode della scuola, quindi non permetto che si portino via i banchi. Benissimo, fece laltro, tu sei il custode della scuola, che per appartiene al Villaggio dei Ding. Certo. Mio nonno non poteva ovviamente negare che la scuola appartenesse al villaggio, ma ammettendolo offr un appiglio a Genzhu, che subito tir fuori dalla borsa un foglio e il sigillo del comitato del villaggio, si accovacci per terra stendendosi il foglio sulle ginocchia e, dopo essersi portato il sigillo alla bocca per alitarci su, lo impresse sulla carta bianca lasciandoci sopra un bel
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timbro scarlatto. Poi si alz e porse il foglio a mio nonno dicendo: Con questo lo lasci passare? Vedendo che il nonno non si era scostato di un millimetro dal cancello, si accovacci di nuovo, riapr il foglio sulle ginocchia e con una matita scarabocchi queste poche parole: Dopo attenta considerazione si autorizza Jia Genbao a prelevare dodici banchi della scuola. Sotto appose la sua firma, una bella firma vistosa proprio in mezzo al sigillo, e mise unaltra volta il foglio sotto il naso del nonno. Hai per caso qualcosaltro da obiettare? domand. Mio nonno sbirci con la coda dellocchio il foglio, il sigillo e quello che cera scritto, poi lanci a Jia Genbao unocchiata in cui si mescolavano biasimo e compassione, un po come si guarda un bambino bugiardo. Genzhu colse perfettamente il senso di quellocchiata, che non sfugg neppure ai malati radunati davanti allentrata, ma tutti pensavano che quel disprezzo non fosse meritato. Cera tanto di sigillo ufficiale, il nonno faceva male a intestardirsi. Prendere a prestito qualche banco non era poi la fine del mondo. Sul foglio cera scritto: Dopo attenta considerazione si autorizza, bisognava pur cedere. Non si poteva mica rovinare cos una festa di nozze. A questo punto mio zio usc dal gruppo per intercedere in favore della famiglia Jia: Padre, non sono mica nostri i banchi, di cosa ti preoccupi? Chiudi la bocca, lo rimbrott seccamente il nonno, se non fosse per te questo non sarebbe successo! Mio zio si zitt allistante e rientr nel gruppo sorridendo:
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Daccordo, daccordo, non sono affari miei, va bene cos? Si fece avanti Zhao Xiuqin: Maestro Ding, non puoi essere cos ottuso, sui banchi non c scritto il tuo nome. Zhao Xiuqin, cosa vuoi saperne tu, che non sei neanche capace di scriverlo, il tuo nome? Zhao Xiuqin rest con la bocca spalancata, senza sapere cosa rispondere. Ding Yuejin, che era dietro a tutti, si fece largo fra la folla dicendo: Zio, ho dato anchio il mio consenso a Genbao perch si porti via i banchi, apri il cancello e lascialo passare. E a me che me ne importa del tuo consenso? replic il nonno fissandolo come se volesse risucchiarlo nel fondo dei suoi occhi. Ding Yuejin non aveva paura del nonno e gli restitu la stessa fiera occhiata, prima di alzare la voce e apostrofarlo duramente: Ne abbiamo discusso io e Genzhu e insieme siamo giunti alla decisione di autorizzare Genbao a portare via i banchi. Mio nonno raddrizz il collo e alz gli occhi al cielo. Abbracci la folla dei malati con una rapida occhiata, senza degnare di uno sguardo n Jia Genzhu n Ding Yuejin, poi guardando nuovamente verso lalto dichiar: Per portare via questi banchi bisogner passare con il carro sopra al mio corpo. Si aggrapp con forza a entrambe le ante infilandosi nello spazio del varco come se volesse saldare il proprio corpo al ferro del cancello perch nessuno potesse mai pi
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strapparlo da l, n gli strattoni n le spinte n tantomeno le botte di Genzhu o di Yuejin. La situazione pareva senza via duscita, laria era tesa e gelida. Nessuno fiatava. Tutti guardavano Genzhu, Yuejin e mio nonno, chiedendosi come avrebbero fatto a rompere limpasse e come sarebbe andata a finire. Pian piano tutti cominciavano a capire che non si trattava pi soltanto del permesso di prendere in prestito i banchi e neanche del fatto che la relazione tra mio zio e Lingling era stata scoperta, ma che il nocciolo della questione era stabilire chi fosse responsabile della gestione della scuola. Della gestione della scuola e quindi anche dei banchi. Tutti stavano in silenzio. Un silenzio cupo come la notte. Un silenzio che faceva rabbrividire i malati anche sotto il sole di quellinizio di primavera. La mano di Jia Genzhu che stringeva il foglio con il timbro e lautorizzazione era scossa da un tremito, un tremito leggero. Il suo volto aveva un pallore di morte e le labbra, strette fra i denti, si erano ridotte a una riga sottile. Guardava il nonno come fosse un vecchio bue che poteva ancora mordere e tenere testa agli uomini. Un vecchio bue che non voleva morire. Ding Yuejin, al suo fianco, non era altrettanto livido, ma gli si leggevano in viso impotenza e umiliazione, come uno che si senta messo da parte. Poich mio nonno era pur sempre suo zio, bene o male era suo zio e anche quello che gli aveva insegnato a leggere, era il maestro, non poteva fargli del male. Cos guardava Genzhu, sperando che
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potesse trovare lui il modo di convincere mio nonno ad aprire il cancello e a lasciar andare via Genbao con i suoi banchi. Dopo tutto i banchi servivano a Genbao, che era suo fratello, quindi toccava a lui trovare una soluzione al problema. Genbao aveva ventidue anni e tutti sapevano che aveva la febbre, chiss poi come se lera presa, dato che non aveva mai venduto il sangue. Lintero villaggio aveva mantenuto il segreto perch lui potesse trovare una ragazza, ingannandola. Una ragazza di fuori, che non aveva ancora compiuto ventanni, bella e istruita, che aveva un diploma di scuola superiore e che aveva pure tentato lesame di ammissione alluniversit, non riuscendo a superarlo solo per qualche punto. Se ce lavesse fatta, non avrebbe dovuto ridursi a sposare Genbao, ma era andata cos e aveva dovuto piegarsi. Mamma, aveva provato a obiettare, tutti dicono che al Villaggio dei Ding non c una sola famiglia sana. Ma se mi hanno garantito tutti che questo Genbao non malato, aveva ribattuto la madre, di che hai paura? Ti ho fatto studiare per dieci anni e non sei neanche stata capace di entrare alluniversit! Ti ho messa al mondo, nutrita, cresciuta, mantenuta in tutto e per tutto fino ad adesso, non crederai di restarmi sul groppone finch muori? La ragazza era scoppiata a piangere. Ma aveva dovuto asciugarsi le lacrime e accettare di andare in sposa al Villaggio dei Ding. E in fretta e furia per di pi, perch Genbao voleva fare presto, quello che gli premeva era sposarsi per poter avere un figlio e assicurarsi la discendenza, della febbre non gli importava granch. Non
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vedeva lora di sposarsi e si dava da fare per completare i preparativi al pi presto. Ed ecco che quando tutto era pronto e mancava solo qualche tavolo per il banchetto nuziale, arrivava mio nonno a mettergli i bastoni fra le ruote. Chi se lo sarebbe mai aspettato? Impedendogli di prendere i banchi, rischiava di mandare a monte la sua festa di nozze. Piccolo e magrolino, Genbao aveva da poco scoperto di essere malato, quindi si sentiva fiacco e indebolito da una febbre ostinata che non si abbassava in nessun modo. E poi mio nonno era molto pi anziano, impensabile alzare una mano su di lui. Sconsolato, guardava il fratello maggiore, che gli aveva spiegato come ormai la responsabilit della scuola e dellintero villaggio fosse nelle sue mani. E allora perch non ne approfittava per sistemare il futuro della sua famiglia? Cera tanto da fare: adoperarsi perch il fratello minore potesse metter su famiglia, organizzare in anticipo i funerali dei genitori, costruire una buona volta la casa di diverse stanze con il tetto di tegole che avevano sognato di poter realizzare con i soldi della vendita del sangue. Cos, adesso che mio nonno si metteva di mezzo per non lasciargli prendere nemmeno quei pochi banchi, Genbao guardava il fratello maggiore con aria sconsolata, sperando di sentirgli dire qualcosa che potesse allontanare il vecchio dal cancello e lasciarlo finalmente andar via con i suoi tavoli per le nozze. Genbao guardava Genzhu con aria mezzo implorante e mezzo imbarazzata per lindecisione del fratello, finch lo sent parlare. Dun tratto sent Genzhu che gli ordinava
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in tono tranquillo: Genbao, riporta questi banchi dove li hai trovati. Genbao lo guard ancora pi perplesso. Obbedisci, riporta i banchi al loro posto. Dopo un istante di esitazione, il ragazzo fece dietrofront e ritorn verso ledificio tirandosi dietro il suo carretto carico di banchi, che mentre partiva scricchiol facendo cadere a terra una nuvola di polvere. I malati seguirono con lo sguardo il carretto che avanzava nel cortile, con unespressione di indescrivibile delusione dipinta sul volto. Non capivano perch Genzhu si fosse comportato in quel modo, non riuscivano a capacitarsi di quel brusco epilogo, di quelluscita di scena priva di una vera conclusione. Il sole era ormai alto nel cielo, proprio sopra le loro teste, e nel cortile si sentiva pi intenso il profumo della primavera. Dalla pianura giungeva lumida fragranza delle piante e dellerba che germogliavano, simile allodore dellacqua che si avverte stando seduti sulla riva di un fiume. Anche mio nonno non si sarebbe mai aspettato che la cosa finisse cos. Non avrebbe mai creduto che Genzhu potesse rivelarsi cos ragionevole e accomodante. Improvvisamente sent di essere stato ingiusto con Genzhu e di aver avuto torto a ostacolare le nozze di Genbao. Vedendo quel povero diavolo tutto pelle e ossa di Genbao scaricare i banchi sul lato opposto del cortile, disse a Genzhu: Vado io in giro a chiedere i tavoli per il banchetto di Genbao, non posso credere che in tutto il villaggio non ci sia proprio nessuno che non ha qualche tavolo da prestare. Non occorre, fece Genzhu in tono piatto, sorridendo
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freddamente. E sgusci fuori dal cancello sfiorando il nonno, che stava in piedi al suo fianco. Nel momento in cui gli pass accanto, il nonno not come i lineamenti della sua faccia livida si fossero irrigiditi, mentre le vene gli sporgevano dal collo, tese come tanti rametti verdi di salice. Pass dunque accanto al nonno, gelido, indifferente, sotto gli occhi di tutti i malati, e si incammin verso il villaggio. Andava a passo tranquillo, e sembrava un tronco senza rami messo l da qualcuno in mezzo alla pianura al principio della primavera. Con la primavera alle porte, sugli alberi spuntavano nuove gemme. Ma spuntavano gemme anche sulle cose degli uomini. 4 Ne capit una dietro laltra. Come anelli che si incastrano luno nellaltro fino a formare una catena ininterrotta. Poco dopo che Jia Genzhu era partito per il villaggio, dal villaggio arriv mia zia Song Tingting. Piomb sulla scuola come una folata di vento. Come una tromba daria. Veniva avanti con il viso giallo come la cera e gli angoli della bocca frementi, trascinando per mano il piccolo Xiaojun che, non riuscendo a tenere il passo, le trottava dietro disperatamente. I suoi passi di bambino che cercava di tenere dietro alla madre parevano colpi di tamburo sul terreno. Sulla pianura, il grano che cominciava a crescere ondeggiava verdeggiando nel sole, ma anche dove non cresceva
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niente, anche nei campi lasciati incolti, dalla terra spuntavano sprazzi di verde chiaro, e il verde faceva capolino ovunque, curioso di vedere il mondo. In lontananza si scorgevano contadini che zappavano i loro terreni o annaffiavano il grano: erano quelli del Villaggio delle Acque Gialle o del Villaggio del Secondo Li e loro non erano malati. Da lontano sembravano covoni di fieno lasciati ad asciugare sul terreno. A vedere mia zia che veniva avanti nel sole sulla strada grigia, quasi di corsa, trascinando per mano Xiaojun che arrancava dietro di lei, veniva da pensare che si sarebbe rivissuta la stessa identica scena della notte in cui Ding Xiaoming aveva tirato fuori Lingling dal magazzino, si poteva starne certi. Era mezzogiorno, il pranzo era pronto e non mancava molto allora di mangiare, ma quel giorno al Villaggio dei Ding pareva che n cucinare n mangiare importassero pi a nessuno. Le donne che si occupavano del pranzo avevano spento il fuoco e versato acqua fredda nelle pentole che bollivano. Le ciotole pronte per scodellarvi il cibo erano state rimesse a posto sulle mensole di legno. Nessuno sapeva cosa stesse per succedere, ma si sapeva che qualcosa sarebbe successo. Uomini e donne, grandi e piccini si accodarono a mia zia e la seguirono nella sua corsa precipitosa verso la scuola, sollevando un nuvolone di polvere quasi fossero un branco di cavalli lanciati al galoppo. Un uomo invece si era messo a strillare sulla soglia di casa: Non hai mai visto niente in vita tua? Vieni dentro e dammi da mangiare!
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E la moglie si stacc dalla folla e torn in casa. Una vecchia piantata in mezzo al villaggio predicava con voce stridula: Non vi bastano tutti quelli che sono morti di febbre? Volete anche tormentare la gente finch qualcuno non si impiccher per la disperazione? A quelle parole figli e nipoti si fermarono al margine del villaggio e non osarono pi proseguire per andare a vedere lo spettacolo. Ma ci furono anche donne che tolsero la ciotola di mano ai loro figli dicendo: Presto, andate a vedere cosa succede! Su, svelti, sbrigatevi se non volete perdervi lo spettacolo! I bambini allora si affrettarono a raggiungere la folla che si dirigeva verso la scuola. Al Villaggio dei Ding uno spettacolo cos non si vedeva da due anni. Da quando era arrivata la febbre non era pi capitata una scenata del genere e quella che si prospettava aveva tutta laria di essere pi interessante perfino del concerto di Ma Xianglin. Un dramma autentico, vivo, non recitato su un palcoscenico. Nel frattempo, a scuola era invece tornata la calma. Zhao Xiuqin e le due donne che aveva scelto per aiutarla erano in cucina a preparare il pranzo. Gli altri erano tornati nelle loro stanze. Nel cortile cera una quiete assoluta, simile alla desolazione che regna sulla campagna in inverno, quando mia zia fece irruzione con il suo bambino e quel codazzo di grandi e piccini che la seguiva zampettando rumorosamente. Quando spalanc il cancello
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di ferro, si ud un cigolio da far rabbrividire. A scuola il primo a sentirla arrivare fu mio nonno. Anzi, mio nonno e mio zio. Stavano questionando nella loro stanza su quello che era appena successo, discutendo se era stato giusto trattare Genbao a quel modo. Dopo tutto malato, diceva mio zio. E con che coraggio ha potuto ingannare una povera ragazza, essendo malato? A te che te ne importa? Non mica una del villaggio! Certo che sei proprio un farabutto! Questi erano i loro ragionamenti quando a scuola arriv la bufera. Il nonno and ad aprire la porta e sulla soglia si trov faccia a faccia con mia zia. Lei fuori, lui dentro, e alle sue spalle mio zio. Nellattimo in cui i loro sguardi si incontrarono, si immobilizzarono come quando due veicoli vanno a sbattere luno contro laltro sulla strada fuori del paese. Ammutolirono entrambi. Mio nonno guard Song Tingting e not che il suo viso, solitamente roseo e splendente, era diventato verde, come se fosse stato anchesso sfiorato dalle dita della primavera, allora cap immediatamente. Cap cosa stava per succedere. Anche mio zio cap, cap cosa stava per succedere. Da dietro le spalle di suo padre, lanci unocchiata alla moglie e facendosi piccolo piccolo si rifugi dentro la stanza. Allora mio nonno si volse verso linterno della camera e grid forte: Liang, vieni fuori! Vieni a inginocchiarti davanti a tua moglie!
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Da dentro lo zio non rispose. Non si mosse. Come se nella stanza non ci fosse anima viva. Il nonno grid di nuovo, stavolta con rabbia: Vieni fuori, buono a nulla, svergognato! Vieni a inginocchiarti davanti a Tingting! Mio zio non soltanto si guard bene dal mettere il naso fuori, ma chiuse addirittura la porta della stanza. Il nonno cominci a prendere a calci la porta di legno di salice, assestandole dei gran colpi e, non riuscendo ad aprirla, raccolse uno sgabello con lintenzione di sfondarla. Ma nel momento in cui lo prendeva in mano, la situazione cambi completamente, come se una piena sul punto di dilagare si ritirasse allimprovviso, o un tornado pronto a scatenarsi si fermasse come per magia. Allimprovviso, mia zia fece un passo verso il nonno, rest in silenzio per un istante, durante il quale il colore verdastro sul suo viso si attenu e i suoi lineamenti fino a poco prima sconvolti da una violenta collera si distesero. Quando fu quasi tornata alla normalit, con voce tranquilla esclam: Padre! Lasci correre lo sguardo alla porta sbarrata, uno sguardo tranquillo, si sistem dietro lorecchio i capelli che le erano caduti sulla fronte e, dimostrando una forza danimo che poche donne avrebbero potuto vantare al suo posto, ripet: Padre, inutile chiamarlo, tanto non risponder, si sa che non un uomo. Lo sgabello nella mano del nonno rest sospeso a mezzaria. Calma, mia zia continu: Va bene cos. In tutta la vita, non ho mai fatto niente di cui la vostra famiglia possa
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rimproverarmi. Posso divorziare e tornare a casa dei miei genitori, cos almeno non dovr pi preoccuparmi che la malattia possa contagiare me o Xiaojun. Piano piano mio nonno abbass il braccio, ma senza lasciare lo sgabello, che pareva attaccato ai suoi fianchi con una corda che glielo faceva penzolare fra le gambe. Tingting tacque e si inumid le labbra secche con la lingua. Il suo viso aveva ripreso il solito colorito roseo. Padre, io porto con me Xiaojun, quando ti verr voglia di vedere il tuo nipotino, potrai venire a casa dei miei genitori. Ma se Ding Liang avr il coraggio di farsi vedere da quelle parti, dir ai miei fratelli di spezzargli le gambe. Dette queste poche parole, mia zia se ne and. Senza lasciargli il tempo di replicare. Gir i tacchi e se ne and. 5 Jia Genzhu torn dal villaggio e si present davanti alla stanza di mio nonno insieme a Ding Yuejin. Venivano a cercare mio nonno Ding Shuiyang. Quando giunsero alla sua porta, Tingting era appena andata via ma la folla di curiosi che laveva seguita dal villaggio non si era ancora dispersa. Tornatevene tutti a casa vostra, ordin Genzhu, non vi siete divertiti abbastanza? Parlava proprio come unautorit, eppure la gente lo guardava con laria di non capire. Alle sue spalle cera Yuejin: ci pens lui a spiegare meglio il senso delle sue parole: Lo capite o no? Ormai di tutto quello che succede
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qui a scuola, grande o piccolo che sia, responsabile lui siamo responsabili io e lui. Una volta spiegato come stavano le cose alla gente venuta dal villaggio, entrarono nella stanza del nonno. Zio, attacc Yuejin sorridendo, siamo venuti a parlarti di unaltra questione. Genzhu, che non sorrideva, porse a mio nonno un foglio identico a quello sul quale poche ore prima lui aveva letto: Dopo attenta considerazione si autorizza, un foglio bianco a quadretti rossi. Nellangolo in basso a destra cera il timbro del comitato del villaggio e sopra il timbro cerano scritte tre frasi. Tre frasi che mettevano sottosopra cielo e terra: Dopo attenta considerazione si delibera di destituire Ding Shuiyang dalle sue funzioni di custode e di maestro supplente presso la scuola elementare del Villaggio dei Ding. A partire da oggi il compagno Ding Shuiyang non fa pi parte del personale della scuola. Non dovr pi intervenire nella gestione del materiale scolastico. Sul timbro si leggevano le firme di Ding Yuejin e di Jia Genzhu, una sopra laltra, seguite dalla data. Mio nonno prese il foglio e lo lesse in silenzio, incredulo, poi alz lo sguardo su Yuejin e Genzhu. Si chin nuovamente per rileggerlo e, mentre gli occhi scorrevano lo scritto, i muscoli del suo viso segnato dagli anni venivano scossi da uno spasmo nervoso. Per un istante pens di appallottolarlo e buttarlo in faccia a quei due, ma nel rialzare il capo ancora una volta vide alle loro spalle un gruppo di giovani malati. Cerano Jia Hongli, Jia Sangen, Ding San218

zi, Ding Xiaoyue: tutti intorno ai trentanni, tutti parenti pi o meno stretti degli altri due e tutti malati da poco. Fissavano il nonno con occhi gelidi, in silenzio, come se finalmente avessero stanato il comune nemico. Alcuni tenevano le braccia conserte sul petto, altri si appoggiavano allo stipite della porta, le labbra tese in un freddo sorriso. Volete proprio farmi fuori? Ding Shuiyang, fece Genzhu, non sei pi adatto a occuparti della scuola. Tuo figlio maggiore ha dissanguato il villaggio. Si venduto le bare destinate ai nostri malati, sappiamo che le sta vendendo negli altri villaggi. Il minore non si macchiato di colpe cos gravi, ma non che sia tanto meglio dellaltro malato, sposato, e si mette con la moglie di un altro proprio qui a scuola, e per di pi la moglie di suo cugino. La moglie di suo cugino, un famigliare stretto Ding Shuiyang, tu che hai fatto il maestro lo sai che questo si chiama incesto? Dimmelo un po tu, continu, ti sembra di avere ancora titolo per dirigere la scuola? E concluse dichiarando: A partire da oggi non sei pi maestro della scuola elementare del Villaggio dei Ding e non devi pi occuparti di faccende riguardanti la scuola, grandi o piccole che siano. Mio nonno non profer parola. In piedi in mezzo alla stanza, pareva improvvisamente spossato, come se lo avessero privato di ossa e muscoli e come se, tale e quale a un sacco vuoto, dovesse cadere a terra da un momento allaltro, l in mezzo alla stanza. Ma non cadde. Puntando
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i piedi con un grande sforzo, riusc a tenersi bene o male dritto. Era notte ormai. Una notte nera come la pece. Nella maggior parte dei dormitori le luci erano ancora accese, ma non nella stanza accanto al cancello. Dove unoscurit di morte pesava come un enorme macigno nero. Mio zio e mio nonno stavano nella stanza come schiacciati dentro un crepaccio di quella roccia. Il cielo sembrava gonfio di pioggia e il buio era impregnato di umidit viscosa. Il nonno, seduto, aveva la faccia e le mani grondanti di sudore. Mio zio, supino sul letto, guardava la notte, lasciandosi opprimere dalloscurit che gli gravava sul viso e gli toglieva il respiro. Si sentiva soffocare. Mio nonno disse: Liang, devi tornare a casa. Per fare che? chiese lo zio. Per vedere Tingting, per non lasciarla tornare davvero dai suoi. Mio zio ci pens su. E alla fine decise di tornare. Nonostante il buio, in cortile stavano ancora caricando i banchi sul carretto. Erano Jia Genzhu e suo fratello, aiutati da Jia Hongli e Jia Sangen. Forse cera anche Zhao Xiuqin a dare una mano. Non si distinguevano chiaramente i loro discorsi, probabilmente stavano parlando delle nozze. Si udivano anche scoppi di risa, che facevano leffetto della pioggia che si mescola alle acque torbide dellantico letto del Fiume Giallo. Davanti al cancello principale, mio zio rest un attimo
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in ascolto del vocio, delle risate e del tramestio dei banchi che venivano spostati e caricati sul carro. Toss, attese che il rumore si acquietasse e usc. Torn a casa. Arrivando davanti a casa e vedendo il catenaccio sul portone, una morsa gelida gli strinse il cuore. Si affrett a infilare una mano nella fessura tra il battente e lo stipite della porta, dove trov due chiavi. Gir una chiave nella serratura ed entr nel cortile, che attravers rapidamente. Apr la porta di casa e accese la luce. Guardandosi attorno, vide che era tutto come laveva lasciato, tranne che sulla fotografia della madre che campeggiava in mezzo allaltare ancestrale e sulle tavolette degli antenati si era depositato uno strato di polvere. Su uno sgabello accanto al muro erano poggiati i suoi vestiti, non lavati. Entr nella camera da letto e apr lanta dellarmadio: i vestiti di Tingting e di Xiaojun non cerano pi. Allung tutto agitato la mano verso un angolino dellarmadio dove tenevano i soldi e un libretto di risparmio rosso, dello stesso colore del mobile, tast e frug a lungo prima di ritirare la mano vuota e convincersi che Tingting se nera davvero andata e che la sua famiglia era distrutta per sempre. Pens alla sua morte imminente e gli occhi gli si riempirono di lacrime.

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Capitolo 9

1 E cos un po alla volta la mia famiglia era andata in pezzi, proprio come Jia Genzhu aveva predetto. Ma era successo prima del previsto. La distruzione della mia famiglia era arrivata a passi svelti, come la primavera che quellanno era in anticipo. La pianura si era gi coperta di verde. Le piantine di grano avevano messo fuori le loro testoline, che adesso si ergevano forti e dritte nei campi e crescevano rigogliose grazie allenergia accumulata durante linverno. In questinizio di primavera il grano spuntava ovunque, sugli appezzamenti fertili cos come sui terreni aridi e sabbiosi. Solo dopo una quindicina di giorni, o un mese, quando la primavera sarebbe giunta al culmine e la scarsa sostanza dei terreni pi poveri sarebbe stata tutta esaurita, sarebbe emersa con evidenza la diversa fecondit dei suoli e si sarebbero viste qua e l colture pi stentate e pi gialle di altre. Ma ora, al principio della primavera, era verde ovunque. Ai bordi delle strade, ai margini dei campi e sui terreni incolti dove non era stato seminato il grano, cresceva rigogliosa lerba. Spuntava e si diffondeva furiosamente, infestando ogni angolo abbandonato, e in mezzo ai suoi ciuffi verdi facevano capolino dondolando confusamente nel vento fiori rossi,
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bianchi, gialli o violetti, come su un tessuto stampato male: macchie verdi che scoloravano nel rosso, macchie rosse che si mescolavano al fondo verde dellerba; pennellate di giallo che spiccavano su un impasto indistinto di colori, tocchi incerti di verde che macchiavano scampoli di giallo brillante, in unaccozzaglia multicolore in cui ogni filo derba e ogni fiore si fondevano insieme a creare pazze forme indefinibili. Per non essere da meno, gli alberi che si innalzavano sulla pianura scuotevano le chiome come per accompagnare con il canto la loro voglia di crescere. Lantico letto del Fiume Giallo, vecchio di oltre mille anni e ormai nascosto sotto una coltre di terra sabbiosa, si snodava sulla pianura secondo un cammino tortuoso di ampiezza ineguale, allargandosi fino a oltre un chilometro quando disegnava le anse pi imponenti e riducendosi a poco pi di cento metri nei punti pi stretti. Procedeva cos per centinaia di chilometri, ma a dire il vero nessuno sapeva quanto fosse lungo, forse arrivava perfino al cielo. Per tutta la sua lunghezza, essendo pi basso della pianura di un metro o due ed essendo il colore grigio-giallognolo della sabbia prosciugata che lo ricopriva diverso da quello del terreno che attraversava, pareva una cicatrice scavata sulla faccia della terra, secca e avvizzita ma ancora ben visibile. Ma ora che era arrivata la primavera, anchesso era tutto invaso dallerba che vi cresceva rigogliosa e che aveva colorato lavvallamento dello stesso verde della pianura, rendendone impercettibile la profondit. Adesso la pianura era davvero ununica e sconfinata distesa tutta uguale. Ununica distesa verde. Il mondo intero era verde.
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Verdi il cielo e la terra. Verdi gli alberi. Verdi i campi coltivati. E verdi i villaggi. Tutto luniverso verdeggiava. La primavera aveva risvegliato anche la vitalit degli uomini. I malati, come guariti per incanto, erano tutti indaffarati a portarsi a casa il materiale scolastico che si era deciso di distribuire fra i residenti della scuola: tavoli, sedie, lavagne; bauli, brandine e supporti per bacinelle un tempo usati nei dormitori dei maestri; perfino tavole di legno, travi e puntoni provenienti chiss da dove. Mio zio era tornato al villaggio. Adesso viveva a casa sua. Sua moglie Song Tingting gli aveva mandato a dire dalla casa dei suoi genitori che non desiderava vederlo mai pi fino alla fine dei suoi giorni. Sarebbe stata disposta a rivederlo solo da morto. Alla sua morte sarebbe tornata al Villaggio dei Ding per vendere la casa e portare via i mobili. Cos a mio zio non era rimasto altro che rientrare al villaggio per fare la guardia alla casa; lei sarebbe tornata dopo la sua morte, a portare via i mobili e a vendere la casa. A scuola, mio nonno non si occupava pi di niente. Nessuno lo trattava pi da guardiano o da maestro, era come un qualsiasi altro vecchio del villaggio. I malati, gravi o meno gravi, sbrigavano tutte le loro faccende mangiare, preparare il decotto di erbe, organizzare i passatempi senza pi consultarlo. Nessuno pi lo rispettava. Abitava ancora nelle stanze accanto allentrata principale, ma
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quelli che passavano aspettavano un suo cenno del capo per rispondere al saluto allo stesso modo. Se qualcuno lo salutava per primo, lui si affrettava a chinare la testa a sua volta. Per il resto, non sapeva pi niente di quello che facevano o dicevano quelle diverse decine di malati nei loro dormitori, n che cosa combinassero i malati meno gravi. Era gi una fortuna che gli permettessero di continuare ad abitare nella scuola. Una volta chiese a un malato di poco pi di ventanni: Le nozze del fratello di Genzhu sono state celebrate, li hanno riportati o no i banchi della scuola? Che Genzhu e Genzhu? Quello il direttore Jia! Queste parole lasciarono mio nonno sbigottito e incapace di replicare. Vedendo il nonno che lo fissava perplesso, il giovane dalla faccia piena di pustole si ferm un attimo per aggiungere: Ma come, non lo sai? Zio Genzhu e zio Yuejin sono i nostri direttori. E ripart in direzione delledificio, lasciando il nonno al cancello, o forse ai margini del mondo. La sera prima, al crepuscolo, quando il giallo brillante del sole si colorava di rosa, Zhao Xiuqin si era presentata al cancello della scuola con un cesto di bamb sotto il braccio pieno di cavoli, vermicelli di soia, carote, carne, due pesci e una bottiglia di liquore. La carne era maiale di prima qualit, il liquore era acquavite di marca Song He, la migliore della regione, con un aroma cos speciale che si sentiva a chilometri di distanza anche a bottiglia chiusa. Vedendola varcare il cancello con tutto quel ben di Dio,
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il nonno laveva presa bonariamente in giro: Ehi, siamo diventati ricchi tutto dun colpo? per la cena del direttore Jia e del direttore Ding, aveva risposto Zhao Xiuqin sorridendo anche lei. Ma come, non per tutti? Il direttore Jia e il direttore Ding, aveva spiegato Zhao Xiuqin, ci hanno procurato un aiuto finanziario dal governo e tutti quanti per ringraziarli hanno voluto comprare un po di carne e una bottiglia di liquore solo per loro. Finalmente il nonno aveva capito che Genzhu non si chiamava pi Genzhu, adesso era il direttore Jia, responsabile della sezione locale dellUnit di crisi per la lotta allAIDS; Yuejin non si chiamava pi Yuejin, adesso era il direttore Ding e aveva la stessa responsabilit dellamico. Il nonno aveva capito che dentro il perimetro della scuola si era instaurato un nuovo mondo, vigeva un nuovo ordine. Niente era pi come prima e forse tutti i dirigenti, a partire dai capivillaggio e salendo sempre pi su fino al livello dei quadri di distretto, di prefettura e perfino di provincia, erano stati sostituiti. Luniverso era stato capovolto. Lui provava amarezza, si sentiva il cuore schiacciato in una morsa fredda e dolorosa, ma daltro canto vedeva che in fondo i malati passavano giorni sereni, questo non si poteva negare. Non era tenuto a ficcare il naso in cose che non lo riguardavano. Quella mattina, stanco di stare tutto il santo giorno con le mani in mano e annoiato a morte, usc dalla sua stanza, si sofferm un attimo allentrata e and a fare il giro del muro esterno della scuola.
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Costeggi tutto il muro di cinta come se stesse facendo il giro della sua propriet, affondando i piedi nel verde della primavera. Tornando in prossimit del cancello, vide i malati che uscivano dalla scuola e si allontanavano carichi e sudati: chi portava sulle spalle due tavoli, chi una lavagna, chi facendosi aiutare da qualcuno addirittura una grossa trave presa dalla finestra di unaula. Cera anche un gruppetto di uomini che caricava su un carretto a mano i vecchi letti dei maestri. Ogni viso splendeva di felicit. I malati trasportavano i materiali della scuola verso le loro case al villaggio con la stessa precipitazione con cui, nel sogno del nonno, si erano portati a casa loro raccolto sotto i fiori in mezzo ai campi. Tutti scappavano via come spiritati, arrancando sotto il peso che portavano sulle spalle, ma trovando ancora il fiato per scambiarsi qualche parola: Ehi, il tuo tavolo meglio del mio, le assi sono pi spesse. Per il tuo legno di olmo, vale molto pi del mio, che di paulonia! Quella branda di castagno? A me ne toccata una di mogano. Cos parlando, sciamavano fuori dal cancello aperto come unondata dacqua che erompe quando si aprono i diaframmi di una diga. Non riuscendo a capire cosa stesse succedendo, mio nonno si avvicin a passi svelti alla folla dei malati e, giunto al cancello, sbarr la strada a Jia Hongli, cugino di Genzhu, che, sebbene malato, portava sulle spalle tre banchi di scuola: Che state facendo? domand.
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Jia Hongli tir fuori la testa da sotto il suo alto carico, guard malamente il nonno e disse: Che stiamo facendo? Vai a chiederlo a tuo figlio maggiore Ding Hui cosa stiamo facendo! E se ne and. Se ne and tutto indignato portando sulle spalle i suoi tre banchi con laria con cui una capra infuriata, se ne fosse capace, si caricherebbe sul dorso una montagna erbosa. Per nulla illuminato su quello che stava succedendo dalla risposta di Jia Hongli, mio nonno rimase immobile allentrata finch non vide arrivare una lavagna con una vite conficcata in un angolo. Allora il nonno riconobbe la sua lavagna preferita, in legno di olmo, dalla superficie lucida e setosa, che faceva scivolare il gesso ma al tempo stesso lo assorbiva e tratteneva. Gli piaceva usare quella, quando gli capitava di dover sostituire un maestro assente. Per comodit, le aveva inchiodato allangolo inferiore destro una vite a cui era sempre appeso un cancellino, uno straccio ricavato dalla morbida garza che serve a cucinare i panini al vapore. Dove andava, adesso, la sua lavagna, sulle spalle di qualcuno che se la portava addosso come una chiocciola si trascina dietro il suo guscio? Il nonno si avvicin per sollevare la lavagna e vedere chi cera sotto. Da sotto la lavagna spunt fuori la testa di Zhao Dequan. Guard il nonno con un sorriso di scusa e disse con voce esitante: Maestro Ding Ah, sei tu, disse il nonno, a chi che devi fare lezione a casa?
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Zhao Dequan lanci al nonno unocchiata impaurita, si guard intorno e infine spieg: Non la volevo, ma ho dovuto prenderla, me lhanno assegnata il direttore Jia e il direttore Ding. Tutti hanno voluto qualcosa, io non potevo rifiutare e offendere tutti quanti, compresi i due direttori. Si guard ancora una volta alle spalle e, sicuro che in cortile non cera nessuno, continu in fretta: Maestro Ding, se ti d troppo dispiacere vedere portar via questa lavagna, nascondila pure nella tua stanza, basta che non dica che te lho data io. Il nonno accarezz la lavagna: Che ci farai? Una bara. Zhao Dequan alz la testa per guardare il nonno e gli sorrise: Tutti dicono, continu, che tuo figlio si venduto nei villaggi vicini le casse da morto che le autorit ci avevano assegnato. Adesso che Genzhu e Yuejin sono diventati direttori, hanno voluto risarcire tutti i malati fornendo il materiale perch ciascuno possa costruirsi una bara. Stordito e inerte come un pezzo di legno, il nonno guard Zhao Dequan e scorse, dietro il suo sorriso, il colore cinereo della morte; in effetti, pens, non gli restava molto da vivere ed era naturale che si preoccupasse di costruirsi la bara. Poi gli venne in mente che non vedeva mio padre da due mesi. Si ricord del sogno che aveva fatto tempo prima, in cui mio padre caricava le casse da morto su un camion, alla Fabbrica della Felicit, per andare a venderle nei villaggi della zona.

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2 La luna splendeva forte come il sole. Il sole era dolce e deli cato come la luna. Alla fine la primavera era arrivata e ovunque il grano, dopo aver messo fuori le prime spighe, aveva irrobustito gli steli. Sparpagliati qua e l cerano contadini che irrigavano i campi o li ripulivano dalle erbacce. Anche i malati non gravi, quelli che erano ancora in condizione di lavorare, si davano da fare in campagna. In tutti i villaggi il Villag gio dei Ding, il Villaggio delle Acque Gialle, il Villaggio del Secondo Li e anche in quelli pi lontani come Xiajiaji, Gu daokou, Laohekou e Mingwang si vedeva gente con la zap pa o il badile in spalla. Mio padre percorreva ogni villaggio, ogni borgo per vendere le sue casse da morto nere. Quando arrivava, sistemava un tavolo allentrata dellabitato, tirava fuori e vi disponeva sopra una dozzina di formulari recanti il timbro dellamministrazione distrettuale e informava la popolazione che ogni famiglia con almeno un malato di feb bre aveva il diritto di acquistare una bara a prezzo di costo. Bastava compilare uno di quei moduli indicando il proprio nome, let, la storia della malattia e la condizione di salute attuale; poi occorreva procurarsi lautorizzazione del comi tato del villaggio, apporre la propria firma e limpronta del pollice con linchiostro rosso per certificare di essere vera mente ammalati e tuttora in vita, ma con ogni probabilit prossimi alla morte. Questa semplice operazione consentiva di acquistare le bare al prezzo di duecento yuan, senza ecce zioni, contro un prezzo di mercato di quattro o cinquecento yuan.
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Tutti potevano approfittare della generosit dimostrata dal governo nei confronti della popolazione affetta dalla malattia. Ovunque mio padre veniva accolto nel migliore dei modi. In ogni villaggio la gente faceva la coda per incontrarlo. Solo ieri era a offrire i suoi servigi ai malati di Laohekou ed ecco lo oggi a Mingwang, che distava alcune decine di chilometri dal Villaggio dei Ding, sulla sponda orientale dellantico let to del Fiume Giallo. Qui la malattia era esplosa con viru lenza e cera un disperato bisogno di casse da morto, come di riso in periodo di carestia. Mio padre era uscito di casa di buonora per recarsi nel capoluogo a consegnare i moduli raccolti il giorno prima e subito si era rimesso in marcia ver so Mingwang, dove doveva consegnare unottantina di bare, che aveva caricato su due camion. Eccolo dunque arrivare a Mingwang verso mezzogiorno. Nel vedere i due camion carichi di bare avvicinarsi lun go la strada che costeggiava lantico letto del Fiume Giallo, tutta la gente impegnata a irrigare e ripulire i campi accorse al villaggio. Alto nel cielo il sole splendeva come un disco doro e il villaggio di Mingwang riluceva tutto nel sole. Le case a due piani con i tetti di tegole costruite grazie alla ven dita del sangue, colpite dai raggi del sole primaverile che si concentravano caldi e fiammeggianti sui vetri delle porte e delle finestre e sulle piastrelle candide di cui erano ricoperti i muri e le colonne, aumentavano limpressione di luce e di calore nellintero villaggio. I carichi di bare nere impilate sui due grossi camion fermi allentrata del villaggio parevano due nere catene di montagne. Lodore della vernice nera di
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cui erano rivestite le bare, quellodore intenso e pungente che aggrediva le narici e che una folata di vento mescolava a quello del legno bianco piallato di fresco, della colla gial la usata per tenere insieme le assi e dei chiodi piantati fra una tavola e laltra, si spargeva fino ai margini del villaggio riuscendo a sopraffare il profumo di primavera che si sprigio nava dalla campagna circostante. In un batter docchio ogni vicolo, ogni angolo del villaggio si era riempito dellodore delle nere casse da morto. Ormai mio padre non lavorava pi da solo. Aveva porta to con s alcuni giovani che lo aiutavano chi a compilare i moduli, chi a scaricare le bare dai camion, mentre lui se ne stava seduto a un altro tavolo a bersi un bicchiere dacqua e ad aspettare che chi aveva finito di riempire le carte venisse a riconsegnargliele e versare il dovuto. Lui contava scrupo losamente i soldi, li infilava in una borsa di pelle che teneva accanto a s e rilasciava una ricevuta con la quale chi aveva pagato poteva andare a ritirare la bara. Mingwang era diverso dal Villaggio dei Ding: era mol to pi ricco, per il suo benessere ricordava quel Villaggio di Shangyang, nel distretto di Caixian, che aveva costituito la meta dellescursione edificante organizzata dalle autorit al tempo della campagna per la vendita del sangue. La po polazione era pi numerosa, cos come la percentuale dei malati, e non cera praticamente famiglia che non contasse almeno un membro colpito dal contagio, ma non era cosa rara imbattersi in famiglie con pi di un malato. Inoltre, poich anche i suoi abitanti erano diventati un modello di sviluppo economico grazie alla vendita del sangue, ora non
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si accontentavano pi di avvolgere i loro morti in una stuo ia di paglia e seppellirli in una fossa qualsiasi scavata fuori del paese. Volevano tutti una bara verniciata di nero, ma per via di tutti quei morti, avevano abbattuto ogni albero del villaggio da cui si potesse ricavare legno per le bare ed erano andati a comprarlo perfino nei paesi confinanti, tanto che adesso il paesaggio circostante e la strada che portava al villaggio erano glabri come il palmo di una mano. Mio padre era entrato in scena proprio a questo punto. Come mettersi a vendere il carbone quando nevica. La gente di Mingwang era tornata di corsa dai campi e ora, per potersi comprare una bara a poco prezzo, si era disposta in una lunga coda allentrata del villaggio che si inoltrava fino a met di un vicolo per oltre duecento metri. Per evitare che una famiglia con un solo malato si comprasse due bare, o che con due malati se ne comprasse tre, mio padre mand a chiamare il capovillaggio. Scusa il disturbo, disse, ma avrei bisogno del tuo aiuto per controllare che tutto si svolga regolarmente. Il capovillaggio riflett un attimo e rispose: Se non vado a lavorare nel campo, il mio grano andr tutto in malora. Non ci sono malati a casa tua? Nossignore, perch nessuno di noi ha venduto il sangue. E non c qualche vecchio? C mio padre che ha ottantaquattro anni. Be, allora posso venderti una bara per lui, cos ce lavrai quando sar il momento. Dopo un attimo di silenzio, il capovillaggio chiese: Puoi farmi un po di sconto?
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Mio padre mise su unaria pensierosa e rispose: Daccor do, te la sconto di cinquanta yuan. E me ne dai una di buona qualit? Te ne faccio scegliere una delle migliori. Il capovillaggio and a dare una mano a sorvegliare le operazioni. Con il sigillo del comitato del villaggio in mano, si mise davanti alla fila dei compaesani e la esamin atten tamente. Per prima cosa fece uscire dalla fila quelli che non avevano nessun malato in famiglia, poi, seduto accanto a mio padre, individu quelli che avevano dichiarato di essere in fin di vita, mentre erano malati in modo leggero. La con segna delle bare pot cominciare. A mezzogiorno, quando il sole aveva raggiunto il punto pi alto del suo cammino, nel villaggio era tutto un andiri vieni di gente che si portava via le casse da morto. In ogni strada, in ogni vicolo la gente si avviava verso casa reggendo in spalla o trascinandosi dietro le bare ed elogiando la gene rosit del governo e dellUnit di crisi per la lotta allAIDS nei confronti del villaggio di Mingwang. Cera chi non ave va la forza di portare la propria bara fin dentro il cortile di casa e la lasciava sulla strada, chi riusciva a portarsela in cortile ma non ce la faceva ad andare oltre, e quindi per il momento decideva di lasciarla allaperto. In men che non si dica, le ottanta bare erano state distribuite e cerano bare ovunque. Il villaggio di Mingwang era diventato un villag gio di bare. Le bare a buon mercato, prova dellattenzione delle autorit per la gente, avevano talmente risollevato gli animi che la gente si dimenticava della malattia e perfino dei moribondi che giacevano nei loro letti in attesa della morte.
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Sui volti raggianti e sorridenti si leggevano sollievo e conso lazione. Cera chi non riusciva a trattenere lacrime di gioia e chi era riuscito con linganno a ottenere una bara, non avendo nessun parente gravemente ammalato e non essendo quindi legittimato a farne richiesta; questi imbroglioni non avevano la spudoratezza di mostrare apertamente la propria soddisfazione, perci mettevano sotto chiave alla svelta la loro cassa da morto, poi tornavano sulla soglia a scambiare qualche parola con i passanti sullarrivo della primavera e sullaria che si era davvero intiepidita. Il giorno seguente mio padre e i suoi aiutanti fece ro il loro ingresso al villaggio di Guhe, non lontano da Mingwang. Mio padre lasci tre camion pieni di bare in un posto deserto a qualche chilometro dallabitato e da solo and a fare un giro per il villaggio, per dare unocchiata alle strade e alle case. Le vie sembravano essere state ce mentate circa sette o otto anni prima, le case erano tutte a due piani e con i tetti di tegole e non dovevano avere pi di nove o dieci anni: il villaggio godeva quindi di un certo be nessere e quel benessere recente non poteva che essere frut to della vendita del sangue. Ne dedusse anche che, seppure colpiti dalla febbre, gli abitanti di Guhe dovevano ancora avere il denaro sufficiente per comprarsi la loro brava cassa da morto. Si fece quindi indicare la casa del segretario del Partito e l si present come vicepresidente dellUnit di crisi per la lotta allAIDS a livello distrettuale. A conferma di quanto diceva, tir fuori e porse al giovane segretario la nomina ufficiale, al che questultimo si affrett a farlo accomodare e a offrirgli un bicchiere dacqua. Dopo essersi
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dissetato, mio padre si inform sullestensione del conta gio e sul tasso di mortalit nel villaggio, per arrivare infine ad azzardare unaltra domanda: Ci sono malati nella tua famiglia? Il giovane segretario chin la testa, mentre le gote gli si rigavano di pianto. Quanti sono? chiese ancora mio padre in tono partecipe. Mio fratello maggiore morto, rispose il segretario, il minore a letto e anchio da qualche giorno mi sento la febbre. In silenzio, mio padre tir fuori dalla tasca un fazzoletto e lo porse al segretario perch si asciugasse le lacrime. Quin di disse in tono risoluto: Segretario, cosa possiamo dire? Il contributo che io posso dare fornire le bare al villaggio di Guhe, in modo che i vostri malati siano i primi a beneficiare della mia assistenza. Ma per impedire che chi non effetti vamente malato si porti via le bare a buon mercato e che chi ne ha davvero bisogno rischi di restare senza, devi venire di persona a controllare insieme a me, tanto pi che non ce ne sono a sufficienza per accontentare tutti. Le autorit for niscono al popolo le bare a prezzo di costo, perci io da voi di Guhe voglio solo duecento yuan per unit, mentre come saprai il prezzo di mercato almeno cinquecento yuan. Per quanto riguarda poi la tua famiglia, continu piano mio padre dopo una breve riflessione, ci che posso fare per aiutare tuo fratello che ormai alla fine darti una bara per la met di quello che la pago io, cio cento yuan. Il segretario lo guard con gli occhi che gli si riempivano di lacrime di gratitudine.
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E poi, aggiunse mio padre, le autorit hanno stabilito che i pazienti non gravi non abbiano per il momento diritto ad acquistare una bara, e nemmeno quelli che sono malati da meno di tre mesi. Ma dopo tutto tu sei segretario del Par tito, vale a dire un dirigente di base, quindi per te potrei fare uneccezione. Quando avremo finito di distribuire le bare, mi darai cento yuan e te ne prenderai una da mettere via per te, basta che non ti scappi detto a qualcuno del villaggio. Il segretario rientr in casa e ne usc poco dopo con due banconote da cento yuan, che porse a mio padre. Quindi and sorridendo a suonare la campana per radunare tutti i compaesani al centro del villaggio e dare inizio alla vendita. Entro mezzogiorno, come il giorno prima a Mingwang, nel villaggio di Guhe cerano bare in ogni casa. Lodore del la vernice nera dilagava ovunque come un fiume infinito e il profumo del legno si insinuava per le strade e per i vicoli saturando laria. Sani e malati di Guhe non dovevano pi preoccuparsi di cosa sarebbe successo quando fosse soprag giunta la morte. Lallegria era tornata al villaggio, dopo qua si due anni di assenza. 3 Il nonno non vedeva mio padre da due mesi. Voleva incontrarlo e parlargli e per far questo sarebbe dovuto venire da noi, ma non sapeva cosa dire a mia madre se lavesse trovata in casa. Ci pens su un giorno intero senza scovare una soluzione. Verso il tramonto arriv mio zio. Entr nella stanza e gli comunic: Padre, mio fratello ti
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invita a cena da lui, ha bisogno di parlarti. Senza un attimo di esitazione il nonno si incammin verso casa mia insieme a mio zio. Il sole di mezza primavera riscaldava dolcemente la nostra casa e nella luce gialla e intensa i muri ricoperti di piastrelle bianche risplendevano proprio come sugli edifici dei villaggi di Mingwang e di Guhe, che mio nonno aveva visto in sogno. La sola cosa diversa rispetto a quelle case era lassenza del pollaio e del porcile, che una volta si trovavano nella parte meridionale del nostro cortile e adesso erano scomparsi per lasciare il posto a unaiuola di erba gattaia, che i miei genitori avevano piantato. Le foglie scure crescevano rigogliose, alte come i bastoncini che si usano per mangiare e sagomate come quelle della sofora, ma meno sottili e meno lucenti e attraversate da una fitta rete di venature di diverso spessore. Le piantine assiepate luna accanto allaltra formavano densi cespugli che occupavano mezzo cortile e dappertutto si diffondeva il profumo fresco e pungente dellerba gattaia. Assomigliava al profumo della menta, solo pi forte. E proprio quellaroma intenso piaceva tanto al direttore Gao. Mio padre e mia madre avevano piantato lerba aromatica per lui. Entrando nel cortile dietro a mio zio, il nonno not subito le piante in piena fioritura. Mia madre stava andando in cucina con un mestolo di farina bianca in mano: Padre, disse, oggi a pranzo abbiamo mangiato spaghetti in brodo al profumo di erba gattaia.
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Si era rivolta a mio nonno come se niente fosse successo, come se fosse ancora la sposina appena giunta al villaggio tanti anni prima. Anche mio padre si comport con mio nonno come se niente fosse: i due uomini si scrutarono per un attimo sulluscio di casa, un po timorosi, ma subito mio padre abbozz un sorriso e sempre sorridendo porse al nonno una sedia munita di schienale e di una morbida imbottitura. Si sedettero formando, insieme allo zio, un triangolo. Ma mio nonno provava disagio verso il figlio e la nuora, che lo accoglievano con la solita cordialit mentre lui ormai li sentiva cos distanti. Con il viso leggermente accaldato, si gir per guardare altrove e non incrociare i loro sguardi. Nella casa non era cambiato niente: le solite pareti intonacate a calce, il tavolino rosso contro il muro e ai due lati opposti il divano e il televisore dentro il suo mobile rosso con decorazioni di peonie sugli sportelli. Ma in un angolo della stanza si notava unenorme ragnatela, grande come un ventaglio aperto, che si allungava fin sopra il frigorifero; un tempo a mia madre non sarebbe sfuggita, lavrebbe sicuramente spazzata via con la scopa. La ragnatela da sola dava alla casa unaria diversa, mio nonno lo percepiva chiaramente. Fece vagare lo sguardo intorno e vide diverse casse di legno affastellate e legate insieme nellangolo dietro la porta. Gli bast per capire che mio padre aveva intenzione di trasferirsi. Lasci indugiare lo sguardo sulle casse di legno. Non giriamoci tanto intorno, disse mio padre tirando una boccata dalla sua sigaretta, ci stiamo preparando a traslocare.
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Il nonno lo fiss negli occhi: Dove andate? Prima nel capoluogo, rispose mio padre distogliendo lo sguardo, poi a Dongjing, se ce la facciamo con i soldi. Non sei vicepresidente dellUnit di crisi per la lotta allAIDS a livello distrettuale? Sei gi venuto a saperlo? chiese mio padre illuminandosi in volto. Nei giorni scorsi sei stato a vendere diversi camion di bare nei villaggi di Mingwang e di Guhe? domand ancora il nonno. Mio padre, stupito, si tolse la sigaretta di bocca: Chi te lha detto? Non ti deve interessare chi me lha detto, tu dimmi solo se vero oppure no. Il buonumore scomparve dal viso di mio padre per lasciare il posto alla meraviglia, i suoi lineamenti si irrigidirono e rimase chiuso in un silenzio ostinato. Ma il nonno continu: vero oppure no che a Mingwang hai venduto due camion di quaranta casse da morto nere ciascuno? E che a Guhe sei andato con tre camion carichi di centodieci bare? Il viso di mio padre assunse unespressione sempre pi sbalordita e ottusa, come se la meraviglia gli si fosse solidificata sul viso simile a uno strato di terra per poi sbriciolarsi e cadere, congelando la sua fisionomia in una paralisi destinata a non dissolversi mai pi. I tre uomini seduti a triangolo sentivano il rumore del matterello con cui mia madre stendeva la pasta in cucina, morbidi tonfi leggeri che risuonavano fin nel cortile e facevano pensare a una
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mano carnosa che battesse ritmicamente il muro alle loro spalle. Allimprovviso mio padre gett a terra la sigaretta che teneva in mano e la schiacci piano con il piede fino a ridurla a pezzettini, diede una rapida occhiata a mio zio e infine pos lo sguardo sul viso di mio nonno e sulla sua testa bianca. Padre, disse, ormai sai gi tutto quello che dovevi sapere e non occorre che aggiunga pi niente. Voglio solo dirti una cosa: anche se sei stato ingiusto con me, sei sempre mio padre Non posso pi vivere qui con la mia famiglia, ne ho parlato anche con mia moglie e abbiamo deciso. Visto che noi ce ne andiamo, lascio questa casa con i mobili e tutto il resto a mio fratello, per il poco che gli resta ancora da vivere. A parte i nostri vestiti, non porteremo via niente. Sono sicuro che Song Tingting, sapendo che erediter la propriet e i mobili, torner qui dalla casa dei suoi genitori. Quanto a te, aggiunse rivolto al nonno dopo una breve interruzione, puoi trasferirti subito in citt con noi o puoi restare qui a occuparti di mio fratello, se preferisci. Quando sar morto, potrai raggiungerci in citt e vivere con noi fino alla fine dei tuoi giorni, se lo vorrai. Mio padre aveva finito. Il volto di mio zio era rigato di lacrime. 4 Era passata la mezzanotte, ma mio nonno non riusciva a prendere sonno. Da quando era tornato nella sua stanzetta, il pensiero di mio padre non lo abbandonava. Mio
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padre che vendeva le casse da morto e che ora stava per trasferirsi. La faccenda delle bare, soprattutto, lo turbava. Per lennesima volta gli venne da pensare che sarebbe stato molto meglio se quel figlio fosse morto. E questidea gli impediva di dormire. La testa gli doleva. Si girava e rigirava nel letto, finch a un tratto non si ricord che la gente della pianura, quando odiava qualcuno, prendeva un paletto di legno di pesco o di salice, lo appuntiva a unestremit, ci scriveva sopra il nome della persona che voleva vedere morta, lo spezzava e infine lo sotterrava in profondit davanti alla porta del nemico, o anche sul retro della sua casa, maledicendolo e invocandone la morte. Lo faceva anche se non credeva davvero che questo bastasse a far morire qualcuno. Chiss, forse la vittima del malocchio sarebbe veramente andata incontro a una morte prematura, o forse si sarebbe rotta un braccio, una gamba o almeno un dito in un incidente stradale. Mio nonno si alz dal letto, accese la luce e and a prendere un bastone di salice che affil con un temperino a unestremit. Poi scrisse su un pezzo di carta Mio figlio Ding Hui non deve avere una buona morte e and difilato a sotterrare tutto quanto davanti alla nostra porta. Messo in atto il suo proposito, torn nella stanza, si spogli in quattro e quattrotto e si mise a letto. Poco dopo dormiva. Ma il malocchio non imped a mio padre di essere ancora vivo e vegeto quando, di l a poco, Zhao Dequan mor.
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In primavera tutte le creature della terra si risvegliano e di solito anche i malati, compresi quelli pi gravi che portavano il peso di uninfermit grossa come una montagna, una volta sopravvissuti ai rigori dellinverno riprendevano un po di forza. Se ce la facevano ad arrivare a primavera, quando la vita rifiorisce, ce lavrebbero fatta anche a passare lestate e lautunno e avrebbero avuto davanti a s ancora un anno di speranza. Invece Zhao Dequan non vide la fine di quella primavera. Il giorno in cui si caric sulle spalle la grande lavagna di olmo per portarsela a casa, dovette fermarsi a pi riprese lungo la strada che dalla scuola conduceva al villaggio. Quando alla fine arriv, qualcuno gli chiese: Zhao Dequan, a chi devi fare lezione con quella lavagna? E un altro: Non avrei mai pensato che i malati finissero per portarsi via le propriet della scuola! E un altro ancora: Santo cielo, perfino la lavagna ti sei preso, pensi che quando sarai morto i tuoi figli non dovranno pi andare a scuola? Non sapendo cosa rispondere a tutte quelle domande, continu per la sua strada senza pi fermarsi. Attravers tutto il villaggio con il suo carico sulle spalle, da est a ovest, svolt in un vicolo e finalmente giunse a casa. Entr nel cortile, appoggi la lavagna al muro e si lasci cadere a terra, incapace di rialzarsi. Una volta poteva portare in spalla cento chili di roba, che fossero pietre o sacchi di riso, e cos carico poteva camminare per diversi chilometri tutto dun fiato; adesso, invece, quella lavagna di cinquanta chili, anzi nemmeno,
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forse solo di venti o trenta, laveva fatto sudare sette camicie solo per poche centinaia di metri, da unestremit allaltra del villaggio. Tornato a casa, si sent completamente esausto, croll in mezzo al cortile senza pi riuscire a rimettersi in piedi e soffiando come un mantice. Che ce ne facciamo di questa lavagna? gli chiese sua moglie. Me lhanno assegnata servir per farci la mia bara quando morir. Nel dire ci il viso di Zhao Dequan divenne pallido come un cencio lavato; voleva aggiungere qualcosa, ma sembrava avere la gola ostruita da un grumo di catarro, che non riusciva a sputare. Ansimava e laffanno lo imporpor tutto, mentre le pustole scure e violacee sul viso rosso si gonfiarono come se volessero scoppiare. Sua moglie corse a dargli dei colpi sulla schiena, che gli fecero sputare un grumo di catarro striato di sangue, o di sangue denso come catarro, dopodich Zhao Dequan stramazz al suolo. Da quella volta non torn pi alla scuola. Di l a qualche giorno, sua moglie and alla scuola a cercare Genzhu e Yuejin. Direttore Jia, direttore Ding, esord, quando mio marito venuto a stare qui a scuola poteva ancora muoversi, ma adesso che a casa se ne sta a letto e riesce a malapena a respirare. questione di giorni. Per ad altri sono stati assegnati tavoli e sedie, mentre lui ha avuto solo una lavagna. In tutti questi anni di matrimonio, in questa vita passata qui al Villaggio dei Ding, ho visto uomini picchiare e insultare le loro mogli, ma lui non ha mai alzato
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le mani su di me n mi ha mai detto una parolaccia. Adesso che muore non posso negargli una bara. Quando stava bene, con il sangue che si venduto ha costruito per me e i miei figli quella bella casa con il tetto di tegole, come potrei non preparargli una bara adesso che sta morendo? Jia Genzhu e Ding Yuejin, accompagnati da un gruppo di giovani, la portarono in giro per la scuola a ispezionare le aule vuote e le dissero di prendere quello che voleva, se trovava qualcosa che potesse servire a costruire una bara. Una stanza dopo laltra, unaula dopo laltra, passarono in rassegna tutta quanta la scuola, ma la trovarono completamente vuota, ripulita di tutto. Ogni cosa era scomparsa: i tavoli, le sedie, gli sgabelli, le lavagne con i loro sostegni, i letti dei maestri e le cornici che avevano appeso alle pareti, i bauli dove gli insegnanti riponevano libri e vestiti. Nelle stanze, svuotate di tutti i mobili, rimanevano solo resti sparpagliati qua e l sul pavimento: calzini consunti, fogli dei compiti degli alunni. Nelle aule, ugualmente vuote, il pavimento era cosparso di carte e pezzettini di gesso e su tutto si era accumulato uno strato di polvere. Nella scuola non era rimasto pi niente, a parte le cose dei malati. Perfino la cucina era stata saccheggiata, cera rimasto solo il cibo. Tutto era stato distribuito. Tutto era stato arraffato. In cortile, nel campetto da basket, il palo che sosteneva il canestro cera ancora, ma il pannello di legno era stato portato via. Sulla struttura di ferro che un tempo era stata il canestro, qualcuno aveva steso della biancheria ad asciugare. Quando il sole stava ormai per tramontare, Yuejin
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e Genzhu uscirono fuori in cortile insieme alla moglie di Zhao Dequan, a mani vuote. Se vuoi, disse Yuejin, puoi prendere la mia sedia. No, si oppose Genzhu, andiamo da quel cane di Ding Hui, forse ci procurer una bara. Cos partirono per andare a cercare mio padre. Un gruppo di malati si un a loro e tutti insieme si incamminarono verso casa nostra. Giunti davanti al portone, chiamarono fuori mio padre con aria minacciosa e gli dissero, strepitando tutti insieme, di essere venuti a sapere che mio padre vendeva le bare in altri villaggi. Si era venduto le bare nere dei malati, le bare che il governo aveva dispensato gratuitamente ai malati. Mio padre si limit a guardarli in silenzio e a lasciare che si sgolassero fino ad avere la schiuma alla bocca. Poi Genzhu rugg: Basta confusione! Quando gli animi si furono un po acquietati, Jia Genzhu si port davanti alla folla, trascinando con s Ding Yuejin, e disse: Noi due siamo qui in rappresentanza del Villaggio dei Ding, siamo venuti per la questione delle bare. Dicci solo se vero che hai venduto le bare. Certo che le ho vendute, rispose mio padre. A chi? A chi me le ha chieste. Se me le aveste chieste, le avrei vendute anche a voi. Detto questo, torn in casa e ne usc poco dopo con una grossa busta di cartone, da cui estrasse la sua tessera di lavoro, che certificava la sua nomina a vicepresidente dellUnit di crisi per la lotta allAIDS. Tir fuori anche
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molti altri documenti, tutti recanti il grosso timbro rosso del governo distrettuale e del comitato distrettuale, ma soprattutto due circolari emesse dalle autorit provinciali. Una era intitolata Comunicazioni urgenti sulla prevenzione della diffusione dellAIDS nelle aree rurali, e recava sul retro il grosso timbro rotondo del governo provinciale e del comitato provinciale; laltra Comunicazioni sullacquisto a prezzo ridotto di bare a favore dei malati di AIDS per facilitare le operazioni di sepoltura, e recava sul retro il grosso timbro rotondo dellUnit di crisi per la lotta allAIDS. Tutte le carte, sia quelle emesse dalle autorit distrettuali che quelle diffuse dal governo provinciale, avevano lo scopo di trasmettere a livello locale disposizioni diffuse dal governo centrale ed erano tutte vistate dalla sezione provinciale e distrettuale dellUnit di crisi. Mio padre mise tutti i documenti sotto il naso di Yuejin e di Genzhu. Quando li ebbero letti, chiese loro: Voi siete presidenti dellUnit di crisi per la lotta allAIDS del Villaggio dei Ding? I due si guardarono e annuirono silenziosamente. Io sono vicepresidente della stessa unit a livello distrettuale, disse mio padre ridendo, con lo speciale incarico di vendere le bare ai malati dellintero distretto e di occuparmi della distribuzione degli aiuti. Quando i malati hanno ricevuto il sussidio e la razione di cinque chili di riso e di farina a testa, continu, sono stato io a rendere possibile lassegnazione dei contributi al Villaggio dei Ding, non avete visto la firma sul documento di consegna?
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Le disposizioni ufficiali, concluse, impediscono la vendita delle bare fornite dal governo ai malati a meno di duecento yuan al pezzo, ma siccome sono anchio uno di voi, far in modo di vendervele a centottanta ciascuna, contravvenendo alle istruzioni che ho ricevuto. Se me le ordinate adesso, mi impegno a farvele consegnare gi domani. Il sole era tramontato. In quellora del giorno, laria della primavera appena iniziata era carica di una morbida fragranza che saliva dai campi e si diffondeva leggera per le strade del villaggio. Mentre parlava a Genzhu e Yuejin, mio padre aveva tenuto gli occhi fissi sulla folla dei malati dietro di loro e, in piedi sui gradini davanti al portone di casa, era parso un oratore che tiene un discorso dallalto di una pedana. Sempre fissando in viso i compaesani, esclam a gran voce: Queste casse da morto non sono per niente a buon mercato, se ve le faceste da voi finirebbero per costarvi lo stesso, non pensate che se fossero costate di meno ve le avrei vendute anche prima? Se mio fratello ne volesse comprare una, continu, non gliela venderei, perch il legno non secco e nel giro di pochi giorni fra le assi si formano fessure grosse come un dito. Meglio comprare il legno e farsela come si preferisce. E comunque dopo tutto siamo compaesani, non il caso di aggredirmi cos come cani rabbiosi. E poi, chi fra noi il pi forte? Voi siete responsabili dellUnit di crisi per la lotta allAIDS del Villaggio dei Ding, io sono responsabile della stessa Unit a livello distrettuale, e allora chi il pi forte, eh? Chi deve obbedire a chi? Se volete
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la guerra, se volete continuare ad aggredirmi, basta che io informi le autorit e vi manderanno la polizia e la milizia. Ma allora che uomo sarei? Come potrei ancora guardarvi in faccia? Aveva finito. Nessuno seppe cosa rispondere. E cos tutti si allontanarono da casa mia e ripresero la strada della scuola. Il sole aveva gi quasi completato la sua discesa verso lorizzonte e pareva un disco rosso di piombo, trascinato verso il basso dalla propria pesantezza. Guardando dal villaggio verso occidente, pareva di vedere un incendio divampare sulla pianura e quasi di udirne il crepitio, lo schianto di una foresta di cipressi che brucia.

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Capitolo 10

1 Scese unaltra notte, tutti i malati andarono a dormire e la scuola era come morta. Non si sentiva il minimo rumore. La giornata era stata cos tersa e trasparente che era quasi parso possibile scorgere le profondit pi remote della volta celeste: un cielo oltre il solito cielo, unimmensit limpida e intensamente azzurra, sconfinata. Ma con la notte era sceso un buio fitto e profondo, loscurit inesorabile della tomba. La quiete che avvolgeva la scuola sembrava la quiete di un pozzo profondo, cos totale che pareva quasi di udire il fruscio delle nuvole che veleggiavano in cielo. Tutti dormivano. Dormiva anche il nonno. Qualcuno buss alla sua finestra. Da tempo il cancello della scuola non veniva pi chiuso, perch Genzhu e Yuejin si erano portati via la chiave. Con il cancello sempre aperto, chiunque poteva entrare e uscire quando voleva, anche nel cuore della notte. Non occorreva pi chiamare per farsi aprire, si poteva entrare direttamente e andare a bussare alla finestra di mio nonno. Il picchiettio sul vetro assomigliava al rullio di un tamburo. Dunque qualcuno cercava il nonno. Chi ? chiese.
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Quello che aveva bussato disse respirando a fatica: Sono io maestro Ding, aprimi. Il nonno apr la porta e si trov davanti Zhao Dequan. Non lo vedeva da qualche giorno e not quanto era cambiato: tuttossa, con il viso spolpato e solo lo scheletro rimasto a sostenere una pelle grigia e livida, cosparsa di pustole secche. Le orbite profonde parevano due buchi scavati nella terra. Unocchiata bast al nonno per percepire lalito della morte che si impossessava prepotentemente di quel corpo. Non era solo il viso ad avere perduto la luce, anche gli occhi erano spenti. L in piedi sulla soglia, pareva uno scheletro con addosso i vestiti. Alla luce della lampada non aveva pi un aspetto umano, cerano pi vita e animazione nella sua ombra, che, proiettata sul muro, pareva un sudario nero e sottile che ondeggiava nel vento. Nel vedere il nonno, sul suo viso si disegn un sorriso tetro e smorto: Maestro Ding, disse continuando a sorridere, ci ho pensato su e, visto che ce la faccio ancora a camminare, ti ho riportato la lavagna. Pensa e ripensa, prosegu, ho capito che non mi serviva assolutamente a niente. una lavagna, mica unasse. Vorr passare un bel giorno la febbre, e i bambini torneranno a scuola, allora cosa useranno i maestri per scrivere? Meglio essere sepolto senza cassa, piuttosto che lasciare i bambini senza lavagna. Fuori della porta il nonno scorse il carretto che era servito a riportare la lavagna. Maestro Ding, disse ancora Zhao Dequan, io non ce la faccio a caricarmela sulle spalle da solo, vieni fuori a
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darmi una mano, la portiamo dentro insieme. Il nonno usc e insieme la portarono nella stanza, dove la appoggiarono rumorosamente al muro. Attento! disse il nonno. Non preoccuparti, lo rassicur Dequan, tanto morir presto. Se Genzhu e Yuejin vedono la lavagna, digli solo che ho voluto restituirla alla scuola. Aveva il fiato corto, ma il viso rischiarato da un sorriso, un sorriso pallido e debole, come se gli avessero incollato sulla faccia una carta giallognola. Quando ebbero sistemato la lavagna e si furono puliti le mani dalla polvere, mio nonno pens che se ne sarebbe andato. Invece si sedette sul letto, sorridendo in silenzio con quel sorriso di carta incollato sulla faccia e guardando il nonno senza parlare, con laria di avere ancora qualcosa da dirgli. Il nonno gli port un bicchiere dacqua. Vedendolo sfregarsi le mani, il nonno gli offr una bacinella dacqua per lavarsi, ma lui rifiut: Maestro Ding, disse soltanto, non mi occorre niente, voglio solo restare un po qui. Il nonno gli si sedette di fronte e disse: Se c qualcosa, dimmi pure. Niente, davvero, disse lui facendosi serio. I due uomini se ne stavano seduti luno di fronte allaltro. Il silenzio della notte, denso e profondo, pesava sulla pianura, rotto solo di tanto in tanto dal verso di un insetto che lo squarciava come uno scoppio improvviso. Quando svaniva, scendeva un silenzio ancora pi profondo. Cercando qualcosa da dire, il nonno sugger: Dovresti tornare a vivere a scuola.
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Non mi hai visto? replic lui. Ormai questione di giorni. Ma che dici? cerc di rassicurarlo il nonno. Una volta passato linverno, un malato che arriva a primavera ha ancora almeno un anno di vita davanti a s. Luomo sorrise di nuovo, amaramente, e si spost leggermente sul letto; la sua ombra sul muro segu il suo movimento, svolazzando come un sudario di seta nera. E anche quando il suo corpo parve tornare immobile, la sua ombra continu ad agitarsi, come se lanima stessa avesse preso ad aleggiargli intorno. Hai pensato alla bara? gli chiese apertamente il nonno, riallacciandosi a quanto aveva detto lui un attimo prima rispetto ai pochi giorni che gli restavano da vivere. Che sia di qualit buona o scadente, ne avrai bisogno. Lui allora guard il nonno, un po imbarazzato: Mia moglie, disse, andata a parlare con Genzhu e Yuejin e le hanno dato lautorizzazione di tagliare un albero di paulonia. Zhao Dequan si alz, appoggiandosi al letto con una mano, come per andarsene. Invece aggiunse: Maestro Ding, ero venuto proprio a dirti questo: la mia famiglia ha avuto il permesso di abbattere un albero da Genzhu e Yuejin per farci la bara, ma adesso, visto che labbiamo fatto noi, tutti si sono messi a tagliare gli alberi del villaggio, pioppi e paulonie. Tutti quanti stanno tagliando alberi, e non solo per farci casse da morto. Ho paura che domattina non sar rimasta una sola pianta in tutto il villaggio, n grande n piccola.
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Maestro Ding, concluse, devi fare qualcosa. Se abbattono tutti gli alberi, il villaggio non sar pi lo stesso. Io posso anche fare a meno della bara, lunica cosa che vorrei prima di morire sarebbe una giacca imbottita di seta rossa per mia moglie, glielavevo promesso prima di sposarla. Dimmi, quando uno morto a cosa gli serve una bara? Non si possono tagliare tutte le piante del villaggio. 2 Il nonno usc dalla scuola e si incammin verso il villaggio. Si ferm per un istante, indeciso, e ripart. La notte scura che avvolgeva terra e cielo sembrava un lago nero steso sopra la pianura. Non cera la luna e nemmeno una stella brillava nel firmamento, si intravedevano solo ombre che fluttuavano indistinte nelloscurit. La strada che conduceva al villaggio si era come dissolta nel buio e a ogni passo si rischiava di inciampare in una buca sul fondo accidentato e finire in un campo di grano ai due lati del sentiero. Per fortuna una luce in lontananza indicava la direzione del villaggio. Seguendo la, il nonno riusc a orientarsi e quando arriv in prossimit delle prime case sent un profumo fresco e puro di legno tagliato. Dapprima fu solo una leggera folata che gli venne incontro attraverso il buio pesto della notte, proveniente dal luogo dove brillava la luce, poi il profumo si fece pi intenso e pi avvolgente: veniva da ogni direzione, dallovest, dal sud, dal nord e dallest del villaggio, da ogni strada e da ogni vicolo. Fluttuava nellaria, percorreva la notte. A esso si aggiunse un rumore di lame che segavano alberi e colpi dascia che schiantavano tronchi, mescolato a un parlottio
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fitto e animato; tutto ci faceva tornare alla mente gli anni in cui nel villaggio giovani e vecchi lavoravano agli altiforni e sgobbavano giorno e notte con tutte le forze per portare a termine grandi opere di irrigazione. Il nonno affrett il passo. Per prima cosa si diresse verso il punto da cui proveniva la luce della lanterna. I primi che incontr furono Ding Sanzi e suo padre. In un campo di gra no al confine occidentale del villaggio, ai piedi del pioppo pi grande, padre e figlio avevano scavato una buca grande come mezza casa mettendo a nudo tutte le radici dellalbero e ora stavano tranciando a colpi dascia le ultime due radici, dello spessore di un braccio. Il padre si era tolto la camicia e se ne stava a torso nudo, con addosso solo i pantaloni. Aveva il viso, il collo e la schiena grondanti di sudore ed era tutto sporco della terra e della polvere di legno che gli erano schizzate addosso maneggiando la scure. In alto, nel punto dove la pianta si diramava, era stata legata una grossa corda che attraversava obliquamente il cielo; Ding Sanzi, in piedi a una certa distanza in mezzo al campo, ne teneva unestre mit. Si mise a tirare con tutte le sue forze e lalbero si mos se gemendo e scricchiolando dalle radici, parve sul punto di rovinare al suolo, ma rimase in piedi. Sanzi allora grid: Padre! Vieni a darmi una mano a tirare! Aspetta, rispose il padre, prima voglio spezzare queste radici! In quel mentre gli si avvicin il nonno, che gli si piant davanti dicendo: Ehi, chi ti ha dato il permesso di tagliare questalbero? Atterrito, luomo ferm lascia a mezzaria, la pos e chia
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m il figlio chiedendogli di accorrere subito. Ding Sanzi si avvicin e, vedendo mio nonno, non disse nulla, ma sbuff con aria sprezzante, and a prendere la giacca che aveva po sato l accanto e tir fuori dalla tasca un foglio ripiegato che mostr a mio nonno. Era un documento ufficiale del comitato del villaggio con su scritta ununica frase: Si autorizza la famiglia di Ding Sanzi ad abbattere il grande pioppo al confine occidentale del villaggio. Sotto vi era impresso il sigillo ufficiale del comitato del Villaggio dei Ding e vi figuravano le firme di Genzhu e Yuejin. Alla luce della lanterna, il nonno lo lesse e cap che effet tivamente si trattava di una regolare autorizzazione. Con il foglio in mano, guard Sanzi e suo padre senza sapere cosa dire: lasciargli continuare il loro lavoro o impedirglielo? Ap profittando della sua esitazione, Ding Sanzi gli prese il foglio dalle mani e lo ripose nella tasca della giacca, aggiungendo in tono indifferente: Tuo figlio Ding Hui si venduto tutte le nostre bare, adesso tu non vorrai mica impedirci di taglia re un albero per farcene una? Detto questo Ding Sanzi, malato ma ancora in forze, ritor n nel campo a tirare la corda. Al nonno non rest altro che guardarlo allontanarsi, impotente, e proseguire verso le altre lampade che brillavano in lontananza. Fatti pochi passi ud alle sue spalle uno schianto violento che riecheggi dentro il suo petto e gli punse il cuore come una fitta acuta e indefi nibile. Ancora una volta prov il desiderio di strangolare il figlio maggiore e sent le sue vecchie mani coprirsi di sudore. Si ferm un attimo allentrata del villaggio, poi si diresse
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verso un salice che si ergeva fra le case. Sul tronco era incol lato un foglio di carta in tutto e per tutto identico a quello che gli aveva mostrato Ding Sanzi, con lo stesso timbro e le stesse firme di Genzhu e Yuejin, e la stessa dicitura: Si autorizza la famiglia di Jia Hongli ad abbattere il vecchio sa lice allangolo nordovest dellimbocco del vicolo al confine occidentale del villaggio. A mio nonno quel documento fece leffetto di un annun cio ufficiale incollato su un muro. Non cera proprio alcuna obiezione da fare, labbattimento degli alberi era perfetta mente legittimo, perci non pot far altro che restarsene l come stordito sotto il salice a osservare la lanterna appesa a un ramo che penzolava nel vuoto e, appollaiato lass fra le fronde al chiarore della lanterna, Jia Hongli che tagliava i rami. Dopo una breve riflessione, il nonno grid con quanto fiato aveva in gola: Hongli, che ci fai lass cos in alto, vuoi morire? Tanto ormai per quello che vale la mia vita! Per quello che mi resta da vivere! rispose Hongli interrompendo il suo lavoro. Allora il nonno si rivolse al padre del ragazzo che aspetta va sotto lalbero: Jia Jun, non rischiare la vita di tuo figlio per un albero! Questi sorrise e disse, indicando il documento incollato al tronco: Nessun problema. Guarda, sullalbero c lautoriz zazione concessa alla mia famiglia. Mio nonno prosegu per la sua strada. Su tutti gli alberi del villaggio olmi, sofore, paulonie, vecchi mogani, acacie , ovunque fossero collocati e se solo avevano il diametro di un
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secchio, erano appese ai rami lanterne, candele o lampade a petrolio. Se cera unabitazione abbastanza vicina, ai rami de gli alberi erano appese torce elettriche collegate alla casa per mezzo di un cavo. Il Villaggio dei Ding era rischiarato da un gran numero di lampade se ne vedeva accesa una ogni tre o quattro porte che lo illuminavano come in pieno giorno. Al chiarore di ciascuna di esse, su ogni albero, si poteva leggere lautorizzazione con il timbro del comitato del villaggio: per lalbero, lannuncio di una condanna a morte. I colpi delle scuri sul legno e lo stridore delle seghe risuonavano ininter rottamente. Ovunque nella notte aleggiava un profumo fresco e penetrante di legno, a cui si mescolava lodore della linfa. Il villaggio era rinato: la gente camminava per le strade con la scia o la sega in mano, chi non aveva ancora lautorizzazione andava a farsela dare dal comitato del villaggio. Ai malati era no state assegnate piante adeguate alla fabbricazione di casse da morto; ai sani, dato che anche loro avevano diritto alla loro porzione di alberi pubblici, erano toccati mogani, sofore e alberi dei rosari, dal legno poco adatto a farci bare, perch una volta sottoterra assorbiva lumidit e veniva facilmente attaccato dai vermi, ma buono per farci la mobilia quando uno decideva di prendere moglie. Per le bare, meglio pioppi, salici e paulonie, sebbene neanche questi fossero il massimo. Con leccezione della nostra famiglia, al villaggio tutti avevano ricevuto un albero per farci casse da morto. Ecco il perch di tutto quello scompiglio nella notte di primavera. Per il gran daffare a tagliare alberi e a trasportarli a casa, nessuno dormiva. Chiss da dove erano spuntate tutte quelle asce e quelle
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seghe, si sarebbe detto che la voce del taglio degli alberi fosse trapelata da un pezzo e la gente del villaggio avesse potuto preparare gli strumenti per tempo. Nitido e melodioso ri suonava nella notte lurto degli attrezzi metallici contro il legno e gli faceva da sottofondo il mormorio dei rami che si spezzavano, attraversando il villaggio e spingendosi fin sulla pianura a occidente, fin sulla strada maestra a oriente. Il Vil laggio dei Ding ribolliva, traboccava di uninsolita vitalit, pervaso dal calpestio incessante degli uomini e dal cigolio ininterrotto delle ruote dei carretti che trasportavano i tron chi abbattuti. Zhang faceva notare a Li che dallalbero che gli era stato assegnato avrebbe potuto ricavare dellottimo legname, Li ribatteva che laltro aveva ricevuto un albero di migliore qualit e linvidia reciproca si insinuava nelle vie del villaggio al chiarore delle lanterne che la gente tene va in mano o appendeva agli alberi. Leccitazione generale per labbattimento di tutte quelle piante aveva ridato colore ai volti dei malati, ma anche quelli in buona salute erano in preda alla stessa frenesia che di solito li assaliva nella stagione della semina e del raccolto. Quella notte lintero Villaggio dei Ding era soggiogato dalleco dello smanioso affaccendarsi degli uomini e dallodore dolciastro del legno tagliato. Nel suo frettoloso andirivieni, la gente, incontran dosi, trovava il modo di scambiarsi qualche rapida battuta: Ah! Ti toccato un olmo! S, me lhanno dato perch avevo bisogno di una trave. Ma come lhai tagliato? Che te ne fai di pezzi cos corti? Non vedi? Sono giusti per farci i ripiani dellarmadio. Oppure: Lo sai che quellalbero di mogano, quello pi
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grande che sta a ovest, lhanno assegnato alla famiglia di Li Wang? Li Wang? Non possibile! Allora non credermi! La figlia di Li Wang si sposa con un cugino di Ding Yuejin. La frase veniva pronunciata in tono misterioso e lascol tatore, folgorato dallinattesa rivelazione, si fermava un istante pensieroso, per ripartire subito e andare a riferirla a qualcun altro in tono ugualmente misterioso. Mio nonno camminava per le strade del villaggio in preda allo sconforto. Si fermava sotto ogni albero, come se nellarco della notte volesse vederle tutte, le piante destinate a essere abbattute. Mentre faceva il giro di tutti gli alberi, gli torn alla mente il sogno delloro nascosto nella terra sotto un tappeto di fiori. Confuso, continu a vagare per le strade, guardandosi intorno, finch non giunse al centro del villaggio, dove si er geva la vecchia sofora che tre uomini insieme non riuscivano ad abbracciare. Perfino sul suo tronco era incollato il solito avviso. Il nonno vide Zhao Xiuqin intenta a staccare da un ramo la grande campana per appenderla a una pianta pi pic cola, aiutata dal marito Wang Baoshan e dai suoi due robusti fratelli venuti appositamente da fuori. Quandebbero finito, i due fratelli salirono sullalbero con una scala per tagliare i rami, mentre lei e il marito, rimasti a terra, cominciarono a scavare attorno allalbero per dissotterrarne le radici. Quando il nonno era passato di l poco prima, il vecchio albero era ancora placidamente in piedi, ed ecco che nel vol gere di pochi istanti lo ritrovava attorniato da gente armata di tutto loccorrente per buttarlo gi. Il nonno si avvicin,
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passando sotto il cavo elettrico che era stato collegato a una casa vicina e teso fino a un ramo dellalbero per alimenta re una lampadina di almeno duecento watt. Sotto lalbero, quello che era sempre stato il luogo di raccolta dei compae sani ogni qualvolta era stato necessario convocare una riu nione era illuminato come in pieno giorno. Xiuqin, disse mio nonno, questalbero stato assegna to alla tua famiglia? Zhao Xiuqin, seduta sotto la lampada, alz lo sguardo ver so mio nonno, rossa in viso per lagitazione e linquietudine, quasi si sentisse in imbarazzo per essersi vista assegnare lal bero pi vecchio e pi grande di tutto il villaggio. Chi avrebbe mai pensato, rispose ridendo, che i diret tori Jia Genzhu e Ding Yuejin fossero tanto generosi? A scuola, gli ho sempre cucinato i loro piatti preferiti, gli ho preparato stuzzichini appetitosi quando avevano voglia di farsi una bevuta, cos quando gli ho detto che tutti gli alberi erano stati assegnati e che non rimaneva in piedi che questo qui al centro del paese, loro lhanno subito assegnato a me. Nel frastuono incessante di tutti quegli arnesi che taglia vano, segavano e sradicavano, alla mente del nonno si af facci ancora una volta la visione dei fiori disseminati sulla pianura e delloro nascosto sotto la superficie della terra. 3 Al termine della notte, nel Villaggio dei Ding non era rimasta davvero pi nemmeno una pianta. Nessuna pianta di spessore appena accettabile. In un primo momento, era parso che lautorizzazione si riferisse
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solo ad alberi dal tronco grosso almeno quanto un secchio, ma la mattina seguente, quando la gente del paese si risvegli, perfino le piante grosse appena come una scodella erano sparite dentro e fuori dal villaggio. Dappertutto le strade erano ingombre dei pezzi di carta delle autorizzazioni ufficiali, come foglie cadute a terra dopo una notte di vento. Il sole primaverile brillava come sempre sul villaggio, ma non dispensava pi il solito tepore: era cocente come non mai. Scomparsi tutti gli alberi dal diametro di una scodella olmi, sofore, paulonie, alberi dei rosari, mogani, pioppi e cachi , erano sopravvissuti soltanto arbusti grossi come un braccio, radi come piantine di cereali su un terreno sterile. I raggi del sole appena sorto si rovesciavano gi come uno stillicidio rovente sugli uomini e martellavano il villaggio come una pioggia di fuoco. Al sorgere del sole, tutti si alzarono dal letto e andarono sulla porta di casa a contemplare linsolito paesaggio, pallidi in viso per lo sgomento. Pallidi come cenci lavati per lo sgomento: Cielo, com ridotto! Maledizione, che disastro! Porca puttana, davvero un disastro 4 Zhao Dequan mor. Mor due giorni dopo labbattimento degli alberi. Prima che spirasse, il nonno domand a mio zio: Puoi andare da Lingling e farti dare la sua giacca per Zhao Dequan?
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Mio zio part alla volta del villaggio dove abitava la madre di Lingling. Avrebbe potuto benissimo andare e tornare lo stesso giorno, dato che distava solo cinque chilometri circa, ma si trattenne l per la notte. Quando lindomani fu di ritorno, Zhao Dequan era ancora vivo; nel vedere mio zio che porgeva a sua moglie la giacca di seta imbottita di Lingling, un sorriso illumin il suo volto e con il sorriso sulle labbra spir. Quando lo deposero nella bara e lo seppellirono, sul suo viso indugiava ancora quel sorriso, luminoso come la seta rossa di una giacca imbottita.

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Capitolo 11

1 Mio zio e Lingling andarono a vivere insieme. Sotto lo stesso tetto, proprio come marito e moglie. Chi lavrebbe mai detto che avrebbero avuto il coraggio di andare a convivere senza essere legalmente sposati sotto gli occhi dellintero villaggio. Erano come acqua e sabbia: lacqua cola sulla sabbia e ne viene tutta risucchiata. Erano come il polo negativo e il polo positivo di due calamite che si toccano, si urtano, si attaccano luno allaltro. Come i semi dellerba e la terra gialla: il vento solleva i semi e li porta con s, ma quando si placa li abbandona sul terreno e loro vi penetrano mettendo radici. Lingling aveva prima preso la sua buona dose di legnate dal marito, poi era stata riaccompagnata dal marito e dalla suocera a casa di sua madre. La famiglia di Ding Xiaoming aveva fretta di togliersela di torno, per potersi dedicare a cercargli una nuova moglie. Lei era malata, di una malattia che si chiamava AIDS e che presto lavrebbe uccisa, e per di pi aveva avuto una relazione illecita con un cugino del marito, quindi le botte se le meritava abbondantemente. Anche rispedirla a casa sua era pi che giusto, cos come mettersi a cercare una nuova moglie per Ding Xiaoming,
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che aveva poco pi di ventanni e non era malato. Trovando una ragazza adatta, e soprattutto in buona salute, Xiaoming poteva benissimo aspettare che Lingling morisse per sposarla, ma poteva anche pretendere il divorzio. I parenti di Lingling erano persone ragionevoli e dichiararono in tutta franchezza al cospetto della famiglia del genero: Non abbiamo allevato una brava figlia, quindi non abbiamo niente da obiettare se Xiaoming vuole risposarsi. La famiglia della sua nuova fidanzata vorr sicuramente parecchi soldi e noi siamo pronti a restituirgli quello che lui ci ha dato per sposare Lingling. Cos certe zie di Xiaoming furono incaricate di cercargli una nuova sposa. E Lingling, fra mugugni e imprecazioni, fu riaccolta nella casa paterna. Ma la primavera aveva percorso gran parte del suo cammino e ormai si stava avvicinando a grandi passi lestate. Laria, da tiepida che era, si era fatta opprimente e se prima era stato necessario togliersi di dosso i pesanti vestiti dellinverno, ora anche gli abiti primaverili erano diventati troppo caldi. Quando giunse il momento di passare agli indumenti estivi, Lingling venne al Villaggio dei Ding a prendere la sua roba leggera. La avvolse tutta quanta in un fagotto e fece per uscire dalla casa del marito, ma la suocera la ferm sulluscio e lapostrof: Lingling, com gonfio quel fagotto! Non che ci hai infilato dentro anche roba non tua? No, rispose lei.
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Xiaoming presto prender moglie, aggiunse la donna, e se allora tu sarai ancora viva non potrai rifiutarti di venire a sbrigare le pratiche del divorzio. Lingling non replic. Quando fu in strada, a pochi passi dalla casa della suocera, si ferm un attimo a contemplare i bordi delle piastrelle di ceramica montate sullarco che sovrastava lentrata delledificio: spiccavano dritti e neri e parevano tratteggiati con linchiostro. Si ferm solo un attimo, poi si rimise a camminare. Usc dal paese. La strada cementata che portava fuori dal villaggio correva come una linea perfettamente diritta attraverso i campi ed era rialzata di una ventina di centimetri rispetto al terreno. Qualche anno prima a ogni lato della strada era stato scavato un fosso per far defluire lacqua e lungo ogni fosso era stata piantata una fila di pioppi neri. Ma adesso, i pioppi erano stati tutti abbattuti dalla gente del Villaggio dei Ding. Adesso nei fossi cresceva abbondante lerba, che a ogni leggero soffio di vento fremeva e ondeggiava allegramente, con un dolce fruscio. Adesso nei campi le piantine di grano gi si allungavano dritte verso il cielo, sostenute da steli duri come fili di ferro. Cera gente al lavoro, intenta a irrigare i campi. Il sole di mezzogiorno dardeggiava inesorabile sulla pianura e camminare su quella via spoglia era come avanzare su una lingua di fuoco. Lingling andava dritta per la sua strada. Le pustole che aveva sul viso le prudevano, ma non osava grattarsi forte e si contentava di sfiorarle appena, carezzandole leggermente come si carezza il viso
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di un bambino appena nato. Cos, camminando piano e carezzandosi il viso, a testa bassa, come se i suoi passi non avessero una vera meta da raggiungere eppure obbedissero al preciso comando di andare avanti, Lingling avanzava lungo la strada, finch a un tratto non ud una voce che chiamava il suo nome. Era mio zio. La sua voce aveva un tono perfettamente normale, ma pareva cadere dal cielo: Lingling! Si ferm. Lo vide in piedi davanti a s sul bordo della strada, a solo qualche passo di distanza, uguale a come lo aveva lasciato qualche mese prima. Soltanto, il colorito esangue e spettrale del suo viso preannunciava una morte ormai vicina. Erano uno di fronte allaltra. Si guardarono, poi distinto Lingling gett unocchiata dietro di s. Non c nessuno, disse mio zio, e anche se ci fosse qualcuno non mi importerebbe. Che ci fai qui? Mio zio si sedette sul bordo della strada e disse: Ho sentito dire che eri tornata al villaggio, mi sono messo qui ad aspettarti. Per fare cosa? Siediti. Lingling esitava. Song Tingting tornata a casa dei suoi genitori, aggiunse lui. Lingling gli si sedette accanto. Restarono a lungo in silenzio, poi mio zio chiese: Sei tornata a prendere i tuoi vestiti estivi?
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S, rispose lei, scrollando il fagotto che teneva in mano. La malattia come va? Sempre uguale. Anchio. Passato linverno e la primavera, dovremmo riuscire a passare anche lestate. Scese di nuovo il silenzio. Dopo un po mio zio le prese la mano sorridendo. Lei lo lasci fare. Non era passato molto tempo dalla morte di Zhao Dequan, quando si erano incontrati a casa dei genitori di Lingling, ma si guardavano in silenzio come se non si vedessero da anni. Lui le teneva la mano nella sua, carezzando dolcemente le pustole secche e indurite che occhieggiavano sul dorso e sul palmo. Ma a un tratto gli occhi le si riempirono di lacrime e ritir la mano. Mio zio disse: Non andare via. Lei lo guard. Song Tingting vuole il divorzio, continu lo zio, e anche Ding Xiaoming. Che facciano pure, cos almeno noi due potremo stare insieme. Lei non apr bocca. Ci resta cos poco da vivere, disse mio zio con gli occhi umidi, dicono che questinverno la febbre infurier come non mai, probabilmente n io n te sopravvivremo fino allanno prossimo. Facciamo in modo di vivere insieme per quel po che ci resta, quando moriremo saremo sepolti insieme ci faremo compagnia e saremo uniti anche da morti. Lingling lev la testa. Aveva gli occhi pieni di lacrime grosse e brillanti come perle.
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Mio zio gliele asciug, dicendo: Perch piangi? Tanto dobbiamo morire presto. Chi se ne frega di quello che dir la gente, noi vivremo insieme qui al villaggio e gli altri dicano quello che vogliono. Anche lui sentiva un nodo alla gola, ma continu: Voglio che tutti ci vedano vivere insieme, Ding Xiaoming, Song Tingting e tutto quanto il villaggio. Con il viso bagnato di pianto, abbozz un sorriso: Vogliono il divorzio, bene, noi li lasceremo fare, la sola cosa che chiediamo di poter vivere insieme. Sei tornata da tua madre, che ha piet di te, come anche tuo fratello. Ma credi che tua cognata, sapendo della tua malattia, non ti disprezzi? Se vuoi, puoi venire a stare a casa mia, ma se non te la senti di usare le cose che sono appartenute a Tingting, possiamo andare ad abitare nella rimessa che sta sullaia per la battitura del grano, fuori paese. Ci porter tutte le cose che ci servono e l staremo bene. Fu cos che presero la decisione di convivere come marito e moglie sotto gli occhi di tutti. La decisione coraggiosa e inaudita di vivere insieme. Detto fatto, misero su casa nella capanna di mattoni essiccati al sole e coperta di tegole che stava sullaia per la battitura del grano fuori del villaggio. In quelle due stanzette mio zio port pentole e stoviglie, letto e coperte, come se dovessero restare l per sempre. Anche ora che la terra era stata suddivisa fra le famiglie del villaggio, laia era ancora usata in comune da decine di famiglie. Laia stessa era stata utilizzata dalla squadra di mutua assistenza
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subito dopo la Liberazione, poi dalla squadra di produzione allepoca delle comuni popolari e ora da piccoli gruppi di contadini del villaggio, sempre per lo stesso scopo. Anche dopo la distribuzione delle terre. Dopo che la capanna di paglia costruita in origine era crollata, la gente del villaggio laveva sostituita con questa costruzione di due stanze in mattoni crudi e tegole. Allepoca della mietitura, quando i contadini a turno battevano il grano sullaia, serviva da ricovero per chi voleva riposare o dormire un po per riprendersi dalla fatica; nella stagione morta, fungeva da rimessa per gli attrezzi. Ora era diventata la nuova casa di mio zio e di Lingling. Nella stanza pi interna avevano sistemato alcuni scaffali sotto la finestra, in quella pi esterna un fornello; tutto era stato disposto con ordine e ogni cosa aveva trovato il suo posto: a un chiodo sul muro era appeso il cestino dei bastoncini, su una mensola stavano allineate pentole e stoviglie. Come in una vera casa. Una casa tutta per loro. E cos adesso avevano un posto dove stare. In un primo momento lo zio aveva cercato di portare pentole e stoviglie di nascosto, ma dopo qualche giorno, rendendosi conto che era impossibile non farsi notare, aveva continuato il suo lavoro apertamente, infischiandosene di tutto e di tutti. A mali estremi, estremi rimedi e quando uno spacciato, tanto vale comportarsi con audacia. Aveva continuato a portare tutto quello che occorreva nella sua nuova casa senza pi nascondersi, e quando incontr uno che prov a fargli delle domande, rispose senza peli sulla lingua.
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Ding Liang, dove porti tutte queste cose? Non mi pare di aver preso niente di tuo, o no? Laltro, zittito dalla brusca risposta, ci pens su un po e disse: Che tipo che sei, io volevo solo essere gentile! Gentile? Be, allora prenditi la mia malattia e dammi il tuo corpo sano! Sei proprio un bel tipo In che senso? Dai, va per la tua strada. Non sono mica a casa tua, ribatt mio zio, senza la minima intenzione di muoversi, per ordinarmi di andarmene! E rimase immobile dovera, cos alla fine fu laltro ad andarsene, senza pi osare chiedergli niente di Lingling. Ma invece di rientrare a casa sua, fil dritto da Ding Xiaoming. Questi non si scompose alla notizia, sua madre invece si lanci come una furia fuori di casa, livida in volto e tutta scarmigliata. Per strada trov un pezzo di legno lungo un metro e grosso come un braccio, lo raccolse e brandendolo minacciosa come fosse un randello si precipit, impetuosa come un turbine di vento, verso la capanna sullaia a ovest del villaggio, seguita da un gruppetto di donne e di bambini curiosi. Arrivata a destinazione, si piant proprio in mezzo allo spiazzo e cominci a inveire: Xia Lingling! Vieni fuori, sgualdrina che non sei altro, ti potrebbe passare un autobus in mezzo alle cosce, altroch! Lingling non usc, al posto suo si present mio zio. Si ferm a qualche passo dalla donna, le mani nelle tasche
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dei pantaloni, una gamba leggermente pi avanti dellaltra e il petto in fuori, cosicch il collo e la testa risultavano un po inclinati allindietro. Con un sorriso di scherno sulle labbra, le si rivolse in tono soave: Zietta, se hai voglia di insultare qualcuno ci sono qui io, se hai voglia di picchiare qualcuno picchia pure me, sono stato io a tentare Lingling, lei voleva tornare a casa dai suoi ma io lho convinta a venire a stare qui. La madre di Xiaoming lo fiss implacabile: Fai venire fuori Lingling! mia moglie adesso, se vuoi qualcosa devi rivolgerti a me. Tua moglie? fece la donna sgranando gli occhi. Finch non divorzia da Xiaoming sempre sua moglie, e fa parte della nostra famiglia. E tu, Ding Liang, hai una bella faccia tosta, se penso a tuo fratello maggiore, che ha cervello e sa farsi rispettare, e a tuo padre, che ha passato tutta la vita a fare il maestro, non riesco a capire come possano avere un fratello e un figlio come te, senza neanche un briciolo di senso dellonore. Mio zio rise: Zia, adesso che sai che io non ho senso dellonore, se vuoi puoi venire a picchiare e a insultare me. Puoi offendermi finch vuoi, puoi ammazzarmi di botte, ma anche dopo che avrai finito di sfogarti, Lingling sar sempre mia. Il viso della madre di Xiaoming, da livido che era, si imporpor, sbianc e infine arross di nuovo fino alla radice dei capelli. Vi passarono sopra tutti i colori dellarcobaleno. Si sentiva umiliata da mio zio, come se lui le
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avesse sputato in faccia. Le labbra e le mani le tremavano. A questo punto non era davvero pensabile lasciare che la cosa finisse l senza menare le mani e sputare un po di veleno. Si mise quindi a vomitare ingiurie con tutto il fiato che aveva in gola, levando in alto il bastone. Mio zio tir fuori le mani dalle tasche, incroci le braccia sul petto e le si accovacci davanti: Picchiami, zia ammazzami di botte! Il bastone si ferm di colpo. Se voleva, poteva picchiarlo, lui si era accovacciato apposta l davanti a lei. Ma evidentemente non ne aveva davvero voglia, gli insulti erano bastati a sfogare la rabbia e a salvare la faccia. Se non avesse pronunciato qualche offesa, come avrebbe potuto camminare ancora a testa alta davanti ai compaesani? Con quale coraggio avrebbe continuato a vivere fra loro? Ma in realt di picchiare non ne aveva voglia, e poi lui le si era accovacciato davanti aspettando le bastonate, chiamandola zia e invitandola ad ammazzarlo di botte: come poteva picchiarlo? Perci il bastone si era irrigidito a mezzaria. Il sole primaverile splendeva sullaia, luminoso e trasparente, e rimbalzava in riflessi lucidi e scintillanti sulle piante di grano nei campi circostanti. Cera una pecora che pascolava in uno di quei campi chiss chi, dati i tempi, aveva ancora voglia di allevare animali e che, mentre brucava le piante di grano, emise un lungo belato, che svolazz nellaria come un nastro di seta. Lo zio era sempre accovacciato sullaia, le braccia incrociate sul petto, ad aspettare che lei lo picchiasse. Ma lei non lo picchi. Improvvisamente abbass il
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bastone dicendo: Lo vedete tutti, lo vedete che uomo questo Ding Liang, che per quella puttana scostumata che lha sedotto si accuccia qui davanti a me perch io lo colpisca! Si volt e grid a squarciagola: Guardate tutti, guardate! Andate a chiamare quelli che stanno a scuola, che vengano a vedere che razza di figlio stato capace di tirare su Ding Shuiyang, lui che ha insegnato tutta la vita! Un figlio che butta via il suo onore per i begli occhi di una sgualdrina! Stanca di strillare, riprese la via del villaggio, come se avesse deciso di andarci lei, a chiamare i compaesani. Non smise di urlare neanche camminando, seguita dalla folla di curiosi che nel frattempo si era ingrandita. Tutti continuavano a voltarsi indietro per guardare mio zio: lo videro alzarsi, rimettersi in piedi nella stessa posizione in cui si era presentato pochi istanti prima ed esclamare con voce chiara e squillante verso la zia ormai lontana: Zia! Oggi mi hai offeso finch hai voluto e hai fatto a pezzi il mio onore. Io e Lingling staremo sempre insieme nella vita e nella morte, che non ti venga in mente di rifare quello che hai fatto oggi, perch ti giuro che la prossima volta non sar lo stesso. Cos mio zio e Lingling continuarono a vivere nella capanna sullaia per la battitura del grano. Senza pi nascondersi e senza pi paura di nessuno, come marito e moglie. A volte, quando tornavano al villaggio per procurarsi qualcosa, per strada si permettevano perfino di canticchiare una canzone.
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Un giorno mio zio si imbatt in un uomo anziano, un vecchio che ne aveva viste tante in vita sua. Dopo averlo guardato attentamente, luomo gli disse: Liang se hai bisogno di qualcosa, puoi venire a chiederlo a me. Mio zio si ferm di colpo, travolto dalla commozione. Con gli occhi che gli si riempivano di lacrime, guard il vecchio e gli si rivolse chiamandolo zio: Non ho bisogno di niente, e poi se mi aiuti, ti farai ridere dietro da tutto il villaggio. E lascia che ridano! Lunga o corta, una vita sempre una vita. E alla mia et io non mi impiccio degli affari degli altri. Mio zio sent le lacrime scorrergli lungo le guance. Un giovane del villaggio, vedendolo dirigersi verso laia fuori del paese con non so se un sacco di riso o un tavolino sulle spalle, e arrancare sotto il peso con la fronte grondante di sudore, senza dire nulla gli tolse il carico dalle spalle e se lo mise addosso, sgridandolo: Perch non mi chiami quando hai qualcosa da portare? Non puoi farcela da solo. Ma va l! replic lo zio ridendo. Credi che sia di pasta frolla? Anche laltro scoppi a ridere e, camminando al suo fianco, gli chiese: Liang, dimmi la verit, avere la febbre non ti impedisce di fare quella cosa con Lingling? Per niente, si vant mio zio, lo facciamo due volte tutte le notti. Davvero? esclam incredulo il giovane, fermandosi.
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Per cosa credi che Lingling abbia distrutto la sua reputazione venendo a vivere con me? Fidandosi di queste parole, ma non capendone molto bene il significato, il ragazzo accompagn lo zio fino a destinazione. Giunto sullaia, ammutol nel trovarsi davanti Lingling che stendeva il bucato, le incoll lo sguardo addosso e rimase imbambolato a guardarla con occhi da pesce morto. Lingling, di spalle, rivelava tutto lo splendore del suo corpo: la vita sottile, le natiche sode e le spalle robuste su cui erano sciolti i capelli corvini, lisci e morbidi come una cascata dacqua. Vedendolo incantato a contemplare la chioma di Lingling, mio zio gli sussurr allorecchio: Lho pettinata io. Il giovane fece un profondo respiro e si volt per esclamare: Ah, buontempone! La risata di mio zio fece sussultare Lingling, che si volse di scatto, scoprendosi in tutta la sua bellezza. Non aveva proprio niente da invidiare a Song Tingting, forse il suo viso rotondo non aveva lincantevole perfezione dellovale di Tingting, ma era giovane, poco pi che ventenne, e lintero suo corpo traboccava dellingenua, incontenibile vitalit della giovinezza: questo Tingting non laveva pi. Vedendo che il giovane non staccava gli occhi da Lingling, stregato, mio zio gli tir un calcio nel didietro. Lui si fece tutto rosso. Anche Lingling arross. Il ragazzo si affrett a entrare nella capanna per lasciare il suo carico e Lingling lo segu per offrirgli un bicchiere dacqua. Ma lui, imbarazzato per le occhiate bramose che le aveva lanciato
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poco prima, non os sedersi a bere e con una scusa se ne and, lanciando un ultimo sguardo a Lingling. Lei lo accompagn alla porta, lo zio fino al limite dellaia. Quando arrivarono sulla strada, il giovane si ferm e disse: Fratello Liang, sei fortunato. Io sarei disposto a prendermi anche due volte la febbre, pur di vivere con una donna come Lingling. Bisogna cercare di godere qualcosa, quando si ha poco da vivere, disse mio zio ridendo. Il ragazzo si fece serio: Sposatevi, tu hai la tua casa al villaggio, quando sarete marito e moglie potrete tornare a viverci legittimamente. Il sorriso spar dalla bocca dello zio, che rest a guardarlo mentre si allontanava, immerso nei suoi pensieri. 2 Un giorno, il nonno era occupato nelle sue faccende quando arriv mio zio. Veniva a parlargli. Voleva dirgli del suo progetto di sposare Lingling. E anche del divorzio, che desideravano sia mia zia Song Tingting che Ding Xiaoming, il marito di Lingling. Cerano un sacco di cose che voleva dirgli. Di punto in bianco, con il sorriso sulle labbra, annunci: Padre, voglio sposare Lingling. Il nonno trasecol: Non sei morto e hai il coraggio di venire a cercarmi! Saranno stati quindici giorni che mio zio e Lingling erano andati a convivere ed era la prima volta che il figlio veniva a trovare il padre nella sua stanzetta. La prima volta
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che aveva intenzione di affrontare il discorso seriamente. La questione era di estrema importanza per lui, ma la reazione offensiva del nonno gli fece riaffiorare sulle labbra il vecchio sorriso languido e beffardo. Voglio sposare Lingling, ripet, appoggiandosi al tavolo. Il nonno lo fulmin con gli occhi: Sei proprio uguale a tuo fratello, meglio che moriate tutti e due. Lo zio si raddrizz e, serio, insistette: Padre, lo vogliamo davvero tutti e due. Stupefatto, il nonno sgran gli occhi e glieli punt addosso. Poi sibil fra i denti: Sei impazzito? Hai pensato a quanto ti resta da vivere? E quanto resta da vivere a lei? E perch mai sarei impazzito? Che importanza ha quanto ci resta da vivere? Credi di sopravvivere al prossimo inverno? Appunto per questo vogliamo sposarci al pi presto. Ogni giorno di felicit in pi sempre un giorno guadagnato. Queste parole furono seguite da una pausa che parve durare uneternit. E come farete a sposarvi? chiese infine il nonno. Chieder il divorzio a Song Tingting, rispose lo zio sorridendo di nuovo, orgoglioso come se avesse messo nel sacco qualcuno o riportato una vittoria contro un avversario, stavolta non ho paura che lei mi lasci, sono io a pretendere il divorzio. Poi, smettendo di sorridere: Lingling non ha il coraggio di presentarsi a casa della suocera, continu, do278

vresti andare tu a discutere le condizioni del divorzio con Xiaoming e sua madre. Mio nonno non rispose. Tacque per un lungo istante, che parve durare uneternit. Infine disse, in tono freddo e sempre a denti stretti: Io non ci vado. Tuo padre non se la sente. Allora lo zio usc dalla stanza, ma prima di andarsene lo guard unultima volta sorridendo: Se non vuoi andarci, mander Lingling a prosternarsi davanti a te. 3 Allora arriv Lingling. Venne davvero a prosternarsi davanti a mio nonno. Disse: Zio, sono io che ti supplico. Temo che Ding Liang non passi lestate e, se anche ce la far, non vedr la fine dellinverno. Fra le gambe ha delle bolle purulente che ogni notte devo tamponare con un panno caldo. Nemmeno io sopravvivr fino allanno prossimo. Xiaoming e la sua famiglia mi hanno rifiutata, sono tornata alla mia casa paterna ma mia madre, mio fratello e mia cognata mi evitano e mi disprezzano. Per io non sono ancora morta, devo continuare a vivere. Non cos, zio? ripet. Devo continuare a vivere. Tingting vuole divorziare da Ding Liang, Xiaoming vuole liberarsi di me. Se questo che vogliono, facciano pure. Cos almeno io e Ding Liang ci sposeremo e anche se sar solamente per sei mesi, per tre mesi o per un mese soltanto, potremo vivere insieme alla luce del sole e da morti ci seppelliranno insieme, decorosamente e apertamente. Zio,
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fai in modo che prima di morire io possa chiamarti padre, quando morir mi seppellirai insieme a Ding Liang. Lui mi ama e io amo lui, ci faremo compagnia dopo morti, saremo una famiglia e intanto tu continuerai a vivere con lanimo in pace. Ti auguro di vivere fino a centanni e quando anche tu un giorno ci raggiungerai, io potr dimostrare a te e a tua moglie, nellaldil, tutta la devozione di una vera figlia. Zio vai a parlare con mia suocera. Ti supplico, considerami tua nuora. Lo farai? Io mi prosterno davanti a te. E davvero si prostern. Molte volte di seguito.

Capitolo 12

1 Era il principio dellestate. La piacevole frescura della sera estiva aveva richiamato la gente fuori dalle case. Non si poteva non approfittare di quel fresco, di quellaria cos dolce, andandosene a letto o restando chiusi fra quattro mura. Gli abitanti del Villaggio dei Ding, del Villaggio dei Salici, del Villaggio del Vecchio Guado e di tutti gli altri paesi della pianura, sani o malati che fossero, se ne stavano tutti seduti sulla porta di casa o al centro del villaggio a chiacchierare del pi e del meno. Parlavano del passato, del presente, di faccende di uomini e donne, di storie che ne richiamavano altre in una catena interminabile, godendosi il fresco della sera. Anche mio zio e Lingling prendevano il fresco fuori della capanna. Seduti sullaia per la battitura del grano, vedevano in lontananza, ai due lati opposti della pianura, le luci della scuola e quelle del villaggio. La loro capanna, immersa nella quiete, si trovava a uguale distanza da entrambe. Il chiarore giallo delle luci lontane era talmente debole che faceva risaltare ancor di pi lo splendore della luna e delle stelle. Laia serviva a battere il grano durante la mietitura, ma terminata la stagione del raccolto diventava sem281

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plicemente uno spiazzo pianeggiante come tutti gli altri, sgombro e inutilizzato, come un qualsiasi cortile di casa. La luna alta nel cielo che, vista dal villaggio, pareva sospesa a perpendicolo sulla testa dei suoi abitanti ma che qui, agli occhi di mio zio e di Lingling, sembrava brillare dritta sopra di loro e solo per loro, aveva trasformato lintera pianura in una distesa dacqua. Un lago sconfinato. Un lago piatto e placido, che restituiva i riflessi della luna con il tremolio della sua superficie cangiante. I latrati dei cani provenienti dal villaggio sembravano guizzi di pesci volanti sul pelo dellacqua. Pareva di udire il rumore del grano che cresceva nei campi attorno allaia, come il chioccolio di un filo dacqua risucchiato dalla sabbia; quel fremito si perdeva nella notte, che lo beveva avidamente. Seduti nel vento, si godevano la dolcezza della brezza e della notte. Parlavano teneramente. Avvicinati, disse mio zio. Lingling spost il suo sgabello davanti al suo. Erano luno di fronte allaltra, adesso, a pochi centimetri di distanza, su due seggioline sistemate proprio davanti alla capanna in mezzo ai campi di grano, le schiene un po reclinate allindietro. Al chiarore della luna ciascuno riusciva a vedere il viso dellaltro e perfino lombra del naso che la luce proiettava sui volti; sentivano sul proprio viso il respiro dellaltro. Ti sono piaciute le fettuccine che ho cucinato? domand Lingling. Certo, rispose lui, cento volte meglio di quelle che cucinava Song Tingting.
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Cos dicendo si tolse le scarpe e pos un piede sulla coscia di lei e, beato, rivolse lo sguardo verso il cielo. Contemplava il firmamento pieno di stelle e il blu sconfinato della notte, in un piacevole abbandono, divertendosi a solleticarle la coscia e a pizzicarle la pelle con le dita del piede. Gli occhi al cielo, dimentico di s, mio zio disse: Che bello sarebbe se ci fossimo sposati qualche anno fa. Cosa sarebbe bello? Tutto. Si raddrizz e si mise a fissarla in viso come per penetrarne la profondit, come sondando il fondo di un pozzo. Lingling, ferma, lo lasciava fare, mentre dietro di lei la luce della luna era lo sfondo su cui la sua figura risaltava come su uno specchio immobile. Pareva unimmagine riflessa in uno specchio, con il volto immobile e le mani in movimento che massaggiavano piano il polpaccio di mio zio, cercando di donargli tutto il sollievo possibile. Tutto il possibile. Un lieve, impercettibile rossore le riscaldava il viso, come se si trovasse completamente nuda davanti a lui e ne provasse vergogna. Siamo stati fortunati ad ammalarci, disse. Perch? Se non fossimo malati, io sarei la moglie di Ding Xiaoming e tu il marito di Song Tingting, non avremmo mai potuto vivere insieme. Mio zio riflett un istante. vero. Provarono gratitudine per la malattia. Avvicinarono ancora di pi i loro sgabelli e lo zio poggi il polpaccio
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sulle gambe di Lingling perch lei potesse massaggiargli la coscia. Quando ebbe finito, Lingling si tolse di dosso la gamba di lui, la pos a terra con delicatezza e gli rimise le scarpe. Si tolse a sua volta le scarpe e allung i piedi verso di lui, posandoglieli in modo leggero sulle cosce, con riguardo, perch fosse lui adesso a massaggiarla e a coccolarla. Lo zio si prese in grembo i suoi polpacci e cominci ad accarezzare e massaggiare distrattamente, premendo a casaccio qua e l e risalendo dalle caviglie verso le cosce. Rendendosi conto che le sue mani si muovevano troppo energicamente, chiese: troppo forte? S. E cos? Cos va meglio. Lo zio impar a dosare la forza delle sue mani, cap dove doveva massaggiare pi vigorosamente e dove avere la mano pi leggera. Le rimbocc lestremit dei pantaloni scoprendole i polpacci sotto la luce della luna. Le gambe di Lingling non erano deturpate dalle pustole della febbre, erano lisce e pure come due colonne di giada, e dun biancore abbagliante. Quelle gambe delicate e morbide come la seta emanavano un leggero profumo, che mio zio odorava inebriato. Continuando a massaggiare, le chiese: Ti piace? Certo, rispose lei ridendo. Lui non rideva. Le domand in tono grave: Lingling, voglio farti una domanda seria. Dimmi, lo incoraggi lei con la testa allindietro e lo sguardo al cielo.
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Per devi dirmi la verit. Daccordo, chiedi. Secondo te ce la far a passare lestate? fece lui dopo un attimo di riflessione. Lingling sussult: Perch me lo chiedi? Cos. Qui al villaggio non dicono tutti che quando uno riuscito a passare linverno ha davanti ancora un anno di vita? Senza smettere di massaggiarle la gamba, mio zio disse: Da qualche giorno sogno sempre mia madre che mi chiama. Spaventata, Lingling si raddrizz, lev le gambe dal grembo di lui, si rinfil le scarpe e lo fiss in viso con preoccupazione, come per tentare di scoprire il senso delle sue parole, ma senza venire a capo di niente. Si fece coraggio e gli chiese: E cosa ti dice tua madre? Anche se fa caldo, mi dice che non riesce a dormire per il freddo, che lora di mio padre non ancora arrivata, che io devo sdraiarmi nel letto accanto a lei per scaldarle i piedi. Lingling rimase muta e pensierosa. Taceva anche lui, ripensando alle parole che la madre gli aveva detto in sogno. Tacquero entrambi a lungo, finch Lingling punt nuovamente lo sguardo sul viso di lui chiedendo: Da quanto tempo morta tua madre? morta lanno in cui abbiamo cominciato a vendere il sangue.
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Anche mio padre mor quellanno. Di cosa? Epatite. Perch aveva venduto il sangue? Non lo so esattamente. Ripiombarono nel silenzio, un silenzio di morte, come se al mondo non ci fossero pi esseri umani, come se anche loro due fossero scomparsi dalla faccia della terra. Svaniti, gi inghiottiti dalla tomba. E come se sulla terra fossero rimasti solo i campi, le piante, il vento e il frinire degli insetti nella notte destate. E il riflesso della luna. Lo stridio degli insetti veniva dai campi e riecheggiava tenue e acuto sotto la luna, ma a coloro che aspettavano la fine ormai vicina doveva sembrare che quel grido provenisse dalle fessure delle bare sprofondate nella terra per farli rabbrividire di spavento. Come un soffio di vento gelido che penetra nelle ossa e fino nel midollo e atterrisce e scuote in un sussulto dorrore. Eppure n Lingling n mio zio tremavano. Avevano parlato troppe volte della morte per temerla ancora. Si guardavano negli occhi in silenzio. tardi. Ora di andare a dormire. Entrarono nella capanna. Nel chiudersi la porta alle spalle, un dolce tepore venne loro incontro. E un profumo di biancheria pulita non ancora adoperata. Il profumo del letto nuziale di una giovane coppia. Quella notte, nella frescura di quella notte dinizio estate in cui avevano goduto come tutti della brezza leggera ed erano rimasti a chiacchierare a lungo sullaia, si stesero sul
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letto e fecero lamore nellatmosfera magica e irreale che la fioca luce di una candela proiettava nella stanza. Durante lamplesso, dun tratto Lingling disse: Liang, tu devi pensare a me con tutto te stesso. Certo che penso a te. Ma non con tutto te stesso. Se non pensassi a te sarei una bestia. Io ho un modo per farti pensare a me invece che a tua madre. Cio? Fai di me tua madre, chiamami madre invece che Lingling. Cos non sognerai pi tua madre e non penserai pi alla morte. Mio zio si ferm e la guard negli occhi. Lingling si sciolse dallabbraccio scivolando fuori da sotto il corpo di lui e si mise a sedere, guardandolo a sua volta. Ho perso mio padre dieci anni fa, tu hai perso tua madre dieci anni fa. Adesso tu sarai mio padre e io tua madre. Era tutta rossa di vergogna, non per quello che avevano fatto in quel letto, ma per le parole che alla fine aveva osato pronunciare. Rossa fino alla radice dei capelli. Mio zio ormai la conosceva bene, conosceva la timidezza che le faceva abbassare lo sguardo di fronte alla gente, per sapeva anche che nellintimit, quando non cerano estranei, a volte poteva rivelare una natura impulsiva per la quale lei stessa era la prima a provare turbamento, e una passionalit addirittura maggiore della sua.
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In fin dei conti, aveva poco pi di ventanni. Era cos giovane. In fin dei conti, le restava cos poco da vivere, un giorno di vita in pi era un briciolo di felicit strappato alla morte. Butt la coperta da un lato, scoprendo il proprio corpo nudo e posando gli occhi su quello di lui, ugualmente nudo. Con un sorriso infantile sulle labbra, disse come per gioco: Allora, Liang, dora in poi mi chiamerai madre e io far per te tutto quello che vorrai, amandoti come una madre, perfino versandoti lacqua per i piedi e lavandoteli io stessa. Ti chiamer padre e tu dovrai amarmi come un vero padre, farai per me tutto quello che vorr, come se mio padre fosse ancora vivo. Si rannicchi contro il corpo di lui, come fa un bambino con un adulto per farsi coccolare, alzando lo sguardo per cercare i suoi occhi. Non rideva, ma tese le labbra in un sorriso appena accennato, come per implorarlo di chiamarla subito madre, come se non vedesse lora di chiamarlo subito padre. Gli accarezzava la pelle con la punta delle dita e con la lingua gli leccava le pustole infette che gli costellavano il petto, sfiorandole con il soffio umido del suo alito. Mio zio sentiva un intenso pizzicore e quando non riusc pi a sopportare il solletico la rovesci sul letto e si sdrai su di lei, in preda a un attacco di riso. Sei una seduttrice. E tu un seduttore. Sei una maga travestita da volpe. E tu un mago travestito da volpe.
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Madre voglio farlo ancora. Lingling si stup, come se non si aspettasse che lui lavrebbe chiamata veramente cos. Quasi spaventata che lui lavesse fatto davvero, sollev la testa e lo fiss con occhi indagatori, come per scoprire se parlasse seriamente o scherzasse. Sul suo viso vide il solito sorriso beffardo e al tempo stesso ingenuo, per scorse un indizio di seriet dietro allespressione di scherno. Quellindizio non bast a Lingling, che scost dolcemente la mano dello zio quando lui torn a cercare il suo corpo. Non potendo sopportare di venire respinto, lui smise di ridere e si fece tutto serio, la guard in silenzio per un attimo e infine la chiam con sincerit disarmante: Madre Lingling non rispose, sent gli occhi riempirsi di lacrime ma si sforz di trattenerle. Dopo un breve silenzio, per ricompensarlo di averla chiamata madre, raccolse la mano che aveva poco prima respinto e se la pos su un seno. Allora la quiete che avvolgeva la stanza fu interrotta solo dai loro gemiti e dal cigolio del letto, che scricchiolava come se da un momento allaltro gli si dovessero spezzare le gambe. Ma per loro il letto avrebbe anche potuto cedere e il materasso rovinare sul pavimento, non avrebbero smesso di fare lamore come pazzi. Lo fecero disperatamente. Come pazzi. La coperta era caduta per terra, ma non ci badarono, la lasciarono l. I vestiti erano caduti per terra, ma non ci badarono, li lasciarono l.
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Loro pensavano solo a fare lamore, incuranti di tutto il resto. A farlo disperatamente. Tutto il resto giaceva sul pavimento. 2 Il mattino seguente Lingling si svegli con il sole gi alto nel cielo e quasi si stup di scoprirsi ancora viva, poich la frenesia della sera prima laveva talmente sfinita che aveva perfino sognato di poterne morire. Destandosi, sent mio zio accanto a lei che russava ancora fragorosamente, riempiendo la stanza delleco dei suoi respiri, e ripens alla loro follia della sera prima, a lui che laveva chiamata madre, a lei che laveva chiamato padre. Il gioco folle di chiamarsi con quei nomi. I ricordi la fecero arrossire e le strapparono un sorriso. Senza fare rumore si alz dal letto e in punta di piedi and ad aprire la porta della capanna. Il sole la invest in pieno viso abbagliandola e facendola vacillare, tanto che dovette sostenersi allo stipite della porta per non cadere. Il sole era gi alto, doveva essere quasi mezzogiorno. Tuttintorno loro dei campi di grano scintillava contro lindaco del cielo. Anche il villaggio non lontano era immerso nella quiete. Nella calma assoluta, vide un gruppetto di persone sbucare da dietro la loro capanna e dirigersi verso il villaggio. Alcuni portavano in spalla una pala, una corda o una pertica; altri indossavano abiti e copricapi da lutto. Quasi nessuno parlava, le loro facce parevano inespressive, non vi si leggeva n dolore n gioia. Quello che por290

tava la pala e quello che portava la pertica erano i soli a chiacchierare e a ridere, uno dei due diceva che non bisognava aspettarsi un buon raccolto solamente perch questanno il tempo era stato bello, in autunno ci sarebbe stata invece una grande siccit. Come fai a dirlo, chiese laltro. Il primo rispose che era il calendario a dirlo, perch quellanno ci sarebbe stato un mese intercalare11 che avrebbe portato il clima secco. Quando il gruppo svolt langolo della capanna, Lingling riconobbe uno che era stato suo vicino di casa quando era la moglie di Ding Xiaoming e lo chiam a gran voce: Zio! Chi morto? Zhao Xiuqin. Lingling si stup: Ma come? Pochi giorni fa lho vista venire dalla scuola con un gran sacco di riso in spalla. Stava ancora abbastanza bene, spieg il vicino, vissuta pi di un anno da quando ha scoperto di essere ammalata. Poi qualche giorno fa successo per lappunto il fatto del riso. Ne aveva portato un gran sacco dalla scuola e laveva appoggiato davanti alla porta di casa. I maiali di casa hanno approfittato di un attimo di distrazione per divorarglielo tutto. Lei si infuriata, ne ha inseguito uno e lha picchiato fino a fargli sanguinare la schiena, ma lo sforzo lha
Il calendario lunare prevede linserimento di un mese intercalare in determinati anni per correggere la deviazione dallanno astronomico, una funzione simile a quella dellaggiunta di un giorno a febbraio negli anni bisestili per il calendario gregoriano. Negli ambienti contadini diffusa la credenza che linserimento del mese intercalare in certi periodi dellanno porti sfortuna. 291
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sfiancata e ha vomitato sangue. Poi laltra notte morta. Lingling rimase immobile sulla soglia, il volto terreo e una sensazione di nausea come se dallo stomaco le risalisse lodore del sangue. Si tast attentamente le labbra con la punta della lingua e sent con sollievo che l lodore del sangue non cera. Un po pi tranquilla, ma con il cuore che correva ancora allimpazzata, si appoggi al muro. Non hai ancora preparato da mangiare? le chiese il vicino. Stavo giusto per cominciare, rispose. Luomo si allontan insieme al gruppetto dei compaesani che tornavano al villaggio. Lei rest un attimo a guardarli mentre si allontanavano e stava per rientrare in casa quando dietro al piccolo corteo scorse Ding Xiaoming, anche lui con una pala in spalla che era certamente servita per la sepoltura. Fece il gesto di voltarsi e di tornare immediatamente in casa, ma Ding Xiaoming ormai laveva vista. Rendendosi conto che era troppo tardi per nascondersi, alz gli occhi per incrociare lo sguardo di lui. Sei andato a dare una mano? Lui rispose guardandola negli occhi: Xiuqin, che aveva un marito e dei figli, se n andata e invece tu, che ti sei ridotta a essere uno spirito vagabondo senza famiglia, ci sei ancora. Come fai a continuare a vivere? Perch non sei morta da un pezzo? Quelle parole pronunciate ad alta voce la colpirono come uno sparo in pieno petto. Luomo, con la faccia livida, le pass davanti e a passi veloci raggiunse il corteo, senza lasciarle il tempo di replicare.
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Lingling, pietrificata, per qualche istante non ebbe la forza di muoversi e rimase a guardare Xiaoming che si allontanava. Poi lentamente rientr nella capanna, dove mio zio, destatosi, si stava vestendo appoggiato al bordo del letto. Con voce rotta dal pianto riusc a dirgli: Padre, ci dobbiamo sposare presto, nel giro di due o tre giorni, cos potremo tornare a vivere al villaggio. Dobbiamo poter vivere a testa alta gli ultimi giorni che ci restano.

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Capitolo 13

Lui rimase in silenzio, con il cuore colmo di unindicibile soddisfazione. 2 Mio nonno and a casa di Ding Xiaoming. Non trovando nessuno, and a cercarlo nel campo. Giunto al margine del villaggio, incontr sua cognata, la madre di Xiaoming. Le chiese in tono secco, il tono che si usa con un estraneo per chiedergli la strada: Vai a irrigare i campi? La madre di Xiaoming stava tornando dal campo, dove era stata a irrigare le piante di grano, che cominciavano a mettere le spighe. Il suo campo era a est del villaggio, dalle parti dellantico letto del Fiume Giallo; vi si stava recando quando le era venuto in mente che avrebbe dovuto disciogliere del fertilizzante nellacqua prima di bagnare la terra, cos stava tornando a casa a prenderlo. Sulla via di casa, lungo il letto del fiume, si era trovata davanti mio nonno che le aveva posto quella domanda. Nelludire la voce del nonno, la donna si era guardata intorno per vedere se non ci fosse qualcun altro oltre a lei nei paraggi e solo dopo essersi assicurata che non cera anima viva ma solo erba dappertutto, erba alta fino al ginocchio o fino alla vita, si era convinta che la domanda era rivolta proprio a lei. S, certo, sto andando a irrigare, fece in tono brusco. Il nonno, dritto l di fronte a lei con fare impassibile, disse come se niente fosse: Come vorrei che Liang morisse domani.
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1 Mio zio and a parlare con sua moglie Song Tingting. Percorse insieme a Lingling i pochi chilometri che separavano il Villaggio dei Ding dal villaggio della moglie e, quando arrivarono alle prime case del paese, lei si ferm ad aspettarlo allombra di un albero. Mio zio prosegu da solo verso la casa dei suoceri, con un sacchetto di caramelle in mano per Xiaojun. Dobbiamo parlare seriamente, esord, concedimi il divorzio, perch prima di morire voglio sposare Lingling. Voglio passare qualche giorno felice finch sono vivo. Mia zia impallid e si fece pensierosa, poi rispose: Daccordo, te lo concedo, per devi chiedere per me a tuo fratello due bare di prima qualit. Delle migliori, e finemente decorate con i disegni pi belli. Per chi ti servono? Non sono affari tuoi. Con il suo solito sorriso beffardo sulle labbra, mio zio disse: Ma certo, ho capito per chi ti servono! malato anche lui? Mia zia volt il capo senza rispondere. Aveva gli occhi pieni di lacrime.
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La madre di Xiaoming lo rimbecc con un sorriso gelido sulle labbra: Eppure mi pareva che volessi chiedere a Xiaoming di divorziare per permettere a lui e alla sua bella di fare i comodi loro! Il viso del nonno arross violentemente: Sono due svergognati, sia lui che lei! La madre di Xiaoming sal sullargine del fiume e si mise sotto un albero per ripararsi dal sole, sbirciando il nonno con gli occhi socchiusi come per dirgli che non era un uomo che meritava di essere guardato dritto in faccia. Aveva gli angoli della bocca tesi in una smorfia sdegnosa e un sorrisino di scherno sulle labbra. Sbuff in segno di disprezzo e dopo un attimo di silenzio disse, addolcendo un po la voce: Facciamo cos, fratello, dopo tutto sono tua cognata e voglio parlarti onestamente. Xiaoming pu anche concedere il divorzio, tanto pi che ha gi trovato una fidanzata, una ragazza pura come un giglio. Il problema che la sua famiglia pretende cinquemila yuan come regalo di nozze. A loro interessa avere in mano i cinquemila yuan, dopodich sono disposti a dare la ragazza in qualsiasi momento. Si interruppe per dare unaltra occhiata ai campi che si stendevano sui due lati del letto del fiume, come per assicurarsi che non ci fosse proprio nessuno; quando ne fu convinta, continu: Ding Liang e Lingling non vogliono finire i loro giorni vivendo insieme legittimamente? E allora che paghino questi cinquemila yuan. Cos Xiaoming avr i soldi per sposarsi e anche loro potranno vivere insieme alla luce del sole ed essere sepolti insieme da morti, dignitosamente.
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Il nonno era impietrito. Rimase immobile sul sentiero in mezzo allantico letto del fiume, immerso nel profumo di artemisia portato dal vento. Ad ogni modo, Xiaoming e la sua nuova fidanzata sono sani, prosegu la madre di Xiaoming, lei gli ha anche mostrato un certificato dellospedale come garanzia, mentre sia tuo figlio che la sua strega sono ormai alla fine, non possono pi aspettare, quindi digli che si procurino il denaro e Xiaoming divorzier immediatamente da Lingling. Una volta che la strega sar libera, tuo figlio potr sposarsela e Xiaoming sposer quellaltra. Ci guadagneranno tutti. Il nonno non ebbe nessuna reazione. La madre di Xiaoming allora si incammin verso casa. Si incammin dondolando. Il nonno si volt in direzione del villaggio e le grid dietro: Sui libri c scritto che non va bene disciogliere il concime nellacqua, perch met delleffetto va perduto, va a finire che se lo mangia lerba invece che le piante di grano! La madre di Xiaoming prosegu in direzione del villaggio con passo tranquillo. Dopo un pezzo di strada si gir per gridare: Fratello sei stato maestro eppure hai la faccia tosta di venire a intercedere per quei due spudorati! Mio nonno era sempre l, come un palo piantato nel bel mezzo dellantico letto del Fiume Giallo. Un palo rinsecchito sotto il cielo, circondato dallerba verde e rigogliosa.

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Prima del tramonto mio nonno torn a cercare suo nipote Xiaoming, che intanto aveva finito di irrigare il campo e se ne stava seduto sullargine dellantico letto del fiume a riposare. Sua madre era rientrata a preparare la cena. Lui era seduto a riposare. Il sole al tramonto era di un rosso incantevole e, mescolandosi con il verde dei campi, tingeva di riflessi violacei lintera pianura. La pianura stessa pareva sprigionare quella luce violacea, che si innalzava verso il cielo come una nube di vapore colorato. Seduto sullargine allombra di una sofora, Xiaoming fumava una sigaretta soffiando il fumo in direzione del sole al tramonto, avvolto in una luce dorata. Arriv mio nonno. Arriv e gli si piant davanti chiedendogli, in tono di rimprovero: Xiaoming, non ti ho mai visto fumare, perch hai cominciato? Xiaoming gli lanci unocchiata storta e gir la testa dallaltra parte. Incurante dellindifferenza che il giovane gli dimostrava, il nonno si accovacci per terra: Che cosa ci guadagni a fumare? Xiaoming tir rabbiosamente una boccata, con laria di voler fumare pur sapendo benissimo che non ci guadagnava niente, e replic: Non sono mica Ding Hui, io. Lui s che fortunato, siccome segretario della sezione distrettuale dellUnit di crisi per la lotta allAIDS gli regalano sigarette di lusso e liquore di prima qualit finch ne vuole. Io invece potr almeno fumarmi una sigaretta scadente, se non posso permettermi quelle buone?
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Il nonno si sedette scoppiando in una risata senza emozione: Ding Hui e Ding Liang sono due mascalzoni, sarebbe stato meglio vederli finire tutti e due sotto una macchina, ma cos non stato, che ci posso fare? Io non ce la faccio a soffocarli con le mie mani, sono troppo vecchio, non ne ho pi la forza. Sulle labbra di Xiaoming spunt un risolino sardonico, che si allung agli angoli della bocca in due fili dorati, due nastri svolazzanti: E cos gli fai fare i loro comodi, quello sano vive in paradiso e quello malato, anche lui lo fai vivere in paradiso per il poco che gli resta. Mio nonno guard il nipote in silenzio, con la faccia che gli diventava di tutti i colori, come se gli avessero appena tirato un ceffone. Chin il capo e lo rialz come per invitare il nipote a schiaffeggiarlo ancora. Xiaoming, disse, sfoga la rabbia che hai in cuore su tuo zio, il tuo vecchio maestro, dammi pure un paio di ceffoni! Di nuovo Xiaoming scoppi a ridere sguaiatamente: Maestro Ding, zio tu sei un uomo assolutamente degno di rispetto, come potrei schiaffeggiarti? Se osassi toccarti con un dito Ding Hui mi farebbe arrestare e Ding Liang sarebbe capace di contaminare con il suo sangue infetto le nostre stoviglie di casa. Se Ding Hui pensasse di torcerti un capello glielo impedirei a costo della vita, se Ding Liang osasse alzare la voce con te gli taglierei la testa con le mie mani. Adesso Xiaoming non rideva pi. Aveva smesso di sghignazzare e anche il sorriso gelido era scomparso dalle sue
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labbra. Aveva i lineamenti tesi e il volto livido e congestionato. Disse a bassa voce: Zio, tu che hai insegnato tutta la vita, sai parlare e sei una persona ragionevole, come sei potuto rimanere con le mani in mano quando tuo figlio mi ha rubato la moglie? Come hai potuto non picchiarlo n insultarlo e lasciarlo andare a vivere insieme a lei nella vergogna? Xiaoming, disse mio nonno, a tuo zio puoi dire la verit: la vuoi ancora quella Lingling? Vorresti tornare a vivere con lei? Xiaoming tir su con il naso, sprezzante: Dovrei essere proprio ridotto male per andare a raccattare un simile rifiuto. E allora concedile il divorzio, lasciali liberi. Maestro Ding, rispose Xiaoming, siccome vuoi la verit, eccola qui: ho trovato unaltra donna, pi giovane di Lingling, e anche pi bella, pi alta, pi chiara di carnagione e istruita quanto lei. Non vuole un soldo da me, mi ha solo chiesto di andare allospedale per fare le analisi del sangue. Voleva essere sicura che io, Ding Xiaoming, non avessi mai venduto il sangue e non fossi malato e anchio volevo da lei la stessa cosa, perci le ho chiesto di andare a fare le analisi anche lei. Questo certificato dellospedale da cui risulta che siamo sani il regalo che ci siamo fatti. Avevamo intenzione di sposarci entro la fine di questo mese, ma poi Ding Liang e Lingling sono andati a vivere insieme, sotto lo stesso tetto, spudoratamente. Anche loro vogliono sposarsi, no? Vivere legittimamente come marito e moglie per quel po di tempo che gli resta e venire sep300

pelliti insieme da morti, non cos? Be, a me adesso passata la voglia di sposarmi e mi sa che non dar il divorzio a Lingling. Volevano vivere come marito e moglie, eh? Se lo sognano possono crepare a forza di aspettare. Quando Xiaoming ebbe finito il suo discorsetto pieno di collera, di rancore e di presunzione, mio nonno cap che non avrebbe cavato niente dal nipote. Non gli rest che scendere dallargine dellantico letto del fiume e avviarsi verso la scuola. Il sole al tramonto gettava sullargine una luce trasparente, mentre la cascata di rosso da occidente si era propagata tuttintorno, trasformando la campagna in uno specchio dacqua venato di rosso e doro. Sulla pianura, in anticipo rispetto alla stagione, gi si sentiva il frinire delle cicale: il loro stridio, simile ai rintocchi di una campanella incrinata, gli veniva incontro chiaro e vigoroso lungo il sentiero dellantico letto del fiume e si affievoliva fino a scomparire alle sue spalle man mano che avanzava. Fatto qualche lento passo in direzione della scuola, mio nonno si volt e vide Ding Xiaoming in piedi sullargine, anche lui sul punto di avviarsi verso casa. Gli sguardi dei due uomini si incrociarono, mio nonno si ferm dovera. Xiaoming guardava verso di lui come se avesse ancora qualcosa da dirgli. Perci il nonno non si mosse, aspettando che laltro aprisse bocca. Alla fine lo sent gridare: Che Ding Liang e Lingling aspettino pure, aspettino finch non verr la morte a portarli via. Io mi sposer il giorno che creperanno loro due!

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Mio nonno si volt e prosegu il suo cammino. Costeggi un tratto di argine sabbioso dove le artemisie crescevano alte come pini. Come certi alberi che il nonno aveva visto nel capoluogo anni prima, pini e cipressi alti come pagode. Cos erano quelle artemisie, fitte fitte e alte come pagode, un tripudio di verde punteggiato di giallo. Mentre avanzava lungo lo stretto sentiero fra le artemisie, nugoli di cavallette gli saltavano senza posa sui piedi e sulle gambe e da l con lunghi balzi gli atterravano sulle braccia e sul torace. Camminava in silenzio, nel sole che ormai era quasi del tutto scomparso allorizzonte, e quando stava per svoltare nellultimo tratto di strada che portava alla scuola, sent un rumore di passi alle sue spalle. Si gir: era Xiaoming che lo rincorreva. Proprio Xiaoming. Tutto sudato e con la faccia inzaccherata per gli schizzi di fango che aveva sollevato correndo una maschera di terra e sudore si avvicin a mio nonno e quando vide che si fermava, si ferm anche lui a qualche passo di distanza. Ehi zio! gli grid. Xiaoming! Ho pensato che il divorzio si pu anche fare, per venirgli incontro. Per c una cosa che devi promettermi, e anche Ding Liang. Sarebbe? Puoi promettere? Parla. Ci ho riflettuto. Sono pronto a divorziare subito da Lingling perch possa sposarsi con Ding Liang. Deside302

rano vivere insieme legittimamente fino alla morte, e io li accontento va bene, sono daccordo se Ding Liang accetta di scrivere un testamento in mio favore, se disposto a mettere nero su bianco che alla sua morte lascer a me la casa, il cortile e tutta la parte che gli spetta della propriet di famiglia. Tanto Ding Hui sta per trasferirsi e sicuramente non torner pi a vivere al villaggio, lui ha una bella casa e tu puoi andarci a vivere fino alla fine dei tuoi giorni; la casa di Ding Liang non vale tanto come quella di suo fratello, e neanche le altre sue propriet, quindi potete benissimo lasciarle a me. In piedi in mezzo al sentiero, fra il fosso che correva lungo un lato del viottolo e il boschetto di artemisie che cresceva sul lato opposto, il nonno guardava suo nipote Ding Xiaoming con gli occhi socchiusi. Hai sentito? Maestro Ding siamo zio e nipote, non si sparge il concime sui campi altrui, se alla sua morte Liang lascia a me le sue propriet sar sempre meglio che vederle finire nelle mani di un estraneo, o del governo. Mio nonno, che non si era mosso di un passo da dove era, continuava a scrutare il nipote attraverso le fessure dei suoi occhi socchiusi. Pensaci su, zio dillo a Ding Liang, tanto quando sar morto la casa non gli servir pi a niente. Non che la voglio adesso che vivo, aspetter che siano morti tutti e due. Ma se non accettano, io non accetter di divorziare, e loro non potranno sposarsi e vivere legittimamente insieme come marito e moglie, si porteranno questo rimpianto nella tomba.
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Mio nonno stette ad ascoltarlo finch allimprovviso non gli apparve davanti agli occhi un turbinio di puntini colorati e la testa non cominci a girargli piano, sprofondata e perduta nei riverberi rosso sangue e giallo oro del sole al tramonto. Tutto gli ballava davanti: alberi, erba, arbusti, cespugli di giunchi e di falaschi, macchie di assenzio selvatico, come se la terra roteasse sotto i suoi piedi, pronta a fuggire via lontano. Tutto vacillava piano attorno a lui, anche Xiaoming si muoveva, lontano. Io me ne vado parla con Ding Liang e digli di pensarci su bene. Quanti sono i giorni felici nella vita di un uomo? Veniamo nudi a questo mondo e quando ce ne andiamo non ci portiamo niente nella tomba, la sola cosa che conta riuscire a passare qualche giorno sereno. E se ne and. Si incammin lentamente, ondeggiando, verso il rosso e loro del sole al tramonto. 3 Il villaggio e gli alberi stavano immobili contro lorizzonte occidentale, estremo limite della pianura, come fossero tratteggiati su un foglio di carta. Largine dellantico letto del Fiume Giallo, di terreno sabbioso, sul versante soleggiato era pieno di erba folta, mentre il lato allombra era brullo e la superficie si era coperta di uno strato duro simile a una crosta sulla pelle dopo una bruciatura. La sommit dellargine era tutta ugualmente spoglia, dun colore cenerino appena ravvivato dai raggi dorati del sole al tramonto che la accarezzavano. Laria era piena dellodore
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dellerba e della sabbia scaldate dal sole, un odore intenso e dolciastro, come se la pianura fosse stata allagata da una gigantesca onda di acqua zuccherata. Lintera pianura era un lago caldo dallodore dolciastro e leggermente nauseante. La pianura era completamente sommersa da quel lago caldo e sconfinato, dallodore dolciastro e leggermente nauseante. Era il crepuscolo. Dalle parti della scuola, una pecora solitaria camminava lenta in direzione del villaggio e i suoi belati risuonavano nel silenzio: si sarebbero detti canne di bamb che galleggiavano sulla superficie del lago e scivolavano via spinti dal vento, bucando la quiete delle acque. Nel crepuscolo. Dopo una giornata passata al pascolo, un uomo tornava pigramente al villaggio con le sue mucche. I muggiti suscitavano una diversa impressione: non sembravano trapassare la pianura come verghe sottili, parevano piuttosto un ammasso di fango che scivolava lentamente in tutte le direzioni, sommergendo ogni cosa e colmando i buchi e le increspature lasciati dai belati della pecora. Nel crepuscolo. Al limitare del villaggio, in mezzo ai campi di grano, un uomo si sent chiamare: Zio! Hai da fare domani? No, perch? Mio padre morto, volevo chiederti se domani puoi venire a preparare la cerimonia. Dopo un istante di attonito silenzio, quello rispose
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domandando a sua volta: Quando morto? Qualche ora fa. La bara ce lavete? S, Genzhu e Yuejin ci hanno assegnato un salice. E i vestiti? Mia madre li ha gi preparati. Bene domattina presto sono da voi. Sulla pianura ci fu di nuovo silenzio, come su un grande lago in una giornata senza vento. 4 Acconsento che la mia casa, con il cortile, gli alberi e la mobilia, e il mio campo di 3,5 mu situato a nord dellantico letto del Fiume Giallo e confinante con le terre della famiglia Zhang e della famiglia Wang siano ceduti a mio cugino Ding Xiaoming, dopo che io e Lingling saremo morti. Le mie propriet sono cos composte: un edificio in mattoni di 3 stanze con tetto di tegole pi 2 locali esterni (cucina e ripostiglio); un cortile dalla superficie di circa 200 metri quadrati su cui sorgono 3 paulonie e 2 pioppi (io e Lingling ci impegniamo a non tagliare n vendere questi alberi finch saremo in vita); mobilia comprendente 1 armadio, 1 tavolo, 2 cassapanche, 1 attaccapanni, 1 portacatino, 4 sedie con schienale dipinte di rosso, 5 sgabelli, 2 panche, 1 letto grande, 1 letto piccolo. Inoltre, 2 grosse giare e 6 recipienti per la farina. Io e Lingling ci impegniamo a mantenere in buono stato tutti questi oggetti e a non spostarli da dove attualmente si trovano, fino alla nostra morte.
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Ritenendo che la promessa verbale non fosse sufficiente, ho scritto le mie volont in questo che considero il mio testamento. Mio cugino Ding Xiaoming conserver questo documento, le cui disposizioni entreranno in vigore dopo che io e Lingling saremo morti. Mio padre Ding Shuiyang non potr pretendere da Ding Xiaoming nessuna delle suddette propriet. Il testatore: Ding Liang L 5 Mio zio and a consegnare il testamento a Ding Xiaoming. Si ferm sulla porta e lo chiam. Quando il cugino si present, mio zio glielo butt in faccia: Tieni! Ding Xiaoming raccolse il foglio da terra, lo guard e disse in tono offeso: Mi hai portato via la moglie e hai ancora il coraggio di trattarmi cos?

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Capitolo 14

1 Mio zio e Lingling si sposarono. Furono dichiarati marito e moglie. E finalmente poterono trasferirsi nella casa dello zio. Ci vollero due viaggi con il carretto a mano per portare via tutte le loro cose dalla capanna sullaia per la battitura del grano. Lingling arriv a casa in un bagno di sudore. Scaric il carretto e con cura sistem al loro posto coperte, pentole, stoviglie, sedie e bauli. Naturalmente, quandebbe finito grondava ancora di pi, cos si spogli e si sedette allaria per rinfrescarsi. Il sudore si asciug, ma lei si sent addosso un gran calore fino a sera. Scottava e provava unarsura insopportabile. Pensando di essersi buscata un raffreddore, prese una medicina e bevve un decotto di zenzero, ma il bollore e la febbre non accennarono a diminuire. Un paio di settimane dopo, cap che la malattia era entrata nella fase terminale. Era esplosa. Presto sarebbe morta. Si sentiva debolissima, non aveva pi nemmeno la forza di reggere la ciotola per mangiare. Un giorno, mentre mio zio le porgeva una tazza di decotto di zenzero contro la
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febbre, lei, invece di prendere la tazza, scrut la fronte di lui e vi scopr nuove pustole. Sul suo viso emaciato apparve unespressione di spavento. Te ne sono spuntate di nuove! grid. Non niente. Togliti i vestiti. Ridendo in tono canzonatorio, lo zio ripet: Ma non niente! Comunque togliti i vestiti e fammi vedere! ordin Lingling in tono deciso. Mio zio si spogli. Lingling vide tuttintorno alla vita di lui, allaltezza della cintura, uno sfogo di bolle rosse e lucide che sembravano gonfie di sangue e sul punto di scoppiare. Lo zio non portava pi la cintura, non sopportandone pi lo sfregamento contro la pelle irritata, e da un po di tempo si teneva su i pantaloni con una striscia di stoffa morbida. Finch avevano vissuto nella capanna sullaia, ne aveva tenute nascoste le estremit sotto la camicia, ma ora la lasciava semplicemente penzolare sul davanti, finendo per assomigliare ai suoi antenati contadini di qualche generazione addietro, che si vedevano sempre con la fusciacca ciondoloni. Alla vista di quel nuovo sintomo, gli occhi di Lingling si riempirono di pianto, ma si sforz di trattenersi e di sorridere attraverso le lacrime: un bene che la malattia si stia aggravando per tutti e due nello stesso momento, ultimamente avevo paura che se fossi morta solo io, tu magari ti saresti rimesso con Tingting. Anche sul viso di mio zio spunt un sorriso: Sai, disse,
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non ho osato dirtelo, ma da un po che la malattia si scatenata. Il giorno in cui ho cambiato la cinta ho pregato il cielo che facesse ammalare in fretta anche te, per non lasciarti vivere neanche un giorno in pi dopo la mia morte. Sorrise maliziosamente. Lingling gli diede un leggero pizzicotto. Posando la tazza di decotto sulla testiera del letto, lo zio continu: Saranno due settimane che a letto non ti tocco, non hai pensato che fosse perch stavo male? Lingling scosse il capo sorridendo. Andarono avanti a parlare a lungo. Meno male che abbiamo finito il trasloco prima di aggravarci, disse Lingling. Potremo morire insieme, aggiunse lui. La cosa migliore sarebbe che io morissi per prima, cos tu potresti seppellirmi e comprarmi qualche bellabito. Ma guarda che non voglio vesti funerarie, comprami una gonna, anzi due, una rossa rossa, da quando sono piccola che la desidero, laltra bianca, ne occorrono almeno due per avere il cambio nellaltra vita. Ti comprer anche un paio di scarpe rosse con il tacco alto, come quelle che portano le ragazze di citt. Lingling si fece pensierosa e improvvisamente lespressione distesa che aveva avuto fino ad allora scomparve dal suo viso. Si mise a scrutare attentamente il volto di mio zio: Tutto considerato, disse, sarebbe comunque meglio che morissi prima tu, il pensiero che tu possa sopravvivermi non mi d pace. Se muori prima tu, replic lui dopo aver riflettuto,
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io potr seppellirti come si deve, alla mia sepoltura penseranno mio padre e mio fratello, ma se tu muori dopo di me non sono sicuro che loro facciano le cose per bene. Lingling disse con gli occhi velati di lacrime: Sar, ma ci non toglie che io non ho pace al pensiero che tu possa sopravvivermi. E perch? Niente, cos. La discussione and avanti per un pezzo, finch a un certo punto Lingling concluse: Meglio di tutto, allora, che moriamo insieme. No, si oppose lui, se tu mi sopravvivi anche solo di un giorno, sempre un giorno di vita in pi per te, se io ti sopravvivo anche solo di un giorno, sempre un giorno guadagnato per me. Pi che altro stai pensando a te stesso, al tuo di giorno in pi, non al mio. Mio zio neg di pensarla cos, lei insistette che invece era proprio cos. Mentre discutevano in questo modo, a met fra il serio e il faceto, lui girandosi verso la testiera del letto urt e fece cadere la tazza con il decotto, che si ruppe fragorosamente sul pavimento. Smisero subito di bisticciare. Si guardarono. Sapevano che rompere una tazza che contiene medicine era di cattivo auspicio, voleva dire che ormai era solo questione di giorni e che anche le medicine erano diventate inutili. Cos si guardarono senza parlare, lasciandosi avvolgere dal silenzio. Si sentivano oppressi dal calore della stanza, che pareva un cestello per la cottura al vapore,
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e avevano i corpi bagnati da grosse gocce di sudore. Erano entrambi di una magrezza impressionante. Il seno generoso di Lingling, che tanto piaceva a mio zio, si era ridotto a due piccoli pezzi di carne gialla vuoti e penzolanti. Il viso un tempo morbido e liscio, che fino a poco prima non aveva perduto il suo aspetto radioso anche se cosparso di pustole, adesso era terreo e giallastro, come coperto di ruggine. Le orbite erano talmente profonde che ci si sarebbe tranquillamente potuto infilare un uovo per parte, gli zigomi sporgevano come due pezzi di legno coperti di tela bianca. Non aveva pi un aspetto umano. Aveva perduto ogni sembianza umana. Anche i capelli parevano senza vita, da diversi giorni non se li pettinava e, quando giacevano avvizziti sul cuscino, la sua testa pareva un ramo di artemisia rinsecchito. Quanto allo zio, continuava a mangiare come sempre ma chiss dove andava a finire il cibo, la sua faccia quadrata si era fatta affilata come la lama di un coltello e negli occhi quasi completamente bianchi non cera pi il lampo di una volta. Dopo che ebbe fatto cadere la tazza, rest a lungo a contemplare i cocci che giacevano sul pavimento, dicendo: Lingling, visto che non mi credi se ti dico che per il tuo bene che vorrei vederti morire per prima, morir adesso qui davanti ai tuoi occhi. E come? Mi impiccher. Daccordo. Lingling si sedette sul letto e si pettin i capelli con le mani, poi disse serenamente: Tanto ci restano pochi giorni, sia a me che a te. Va a prendere la corda. Io ti guarder
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infilare la testa nel cappio e subito infiler la mia in un altro, poi insieme daremo un calcio alla panca sotto i nostri piedi. Se non possiamo vivere insieme, almeno moriremo insieme. Lo zio guardava Lingling negli occhi. Va a prendere la corda, lo esort lei. Mio zio non si mosse. Va, insistette Lingling, c una corda di canapa sotto il letto. Sentendosi con le spalle al muro, mio zio serr le labbra e la guard in silenzio. And davvero a prendere la corda sotto il letto, si mise in piedi sulla panca, fece passare la corda attorno a una trave del tetto e lasci penzolare le due estremit, che strinse in due nodi scorsoi abbastanza grandi da farci passare la testa. Poi si gir a guardare Lingling con sguardo tenero e al tempo stesso provocatorio, come per misurare il suo coraggio e la seriet delle sue intenzioni. Non si sarebbe mai aspettato che lei, di solito cos dolce e cos appassionata quando facevano lamore, potesse mostrare tanto sangue freddo di fronte alla morte. Eppure Lingling, vedendo lui che la guardava, pronto a stringersi la corda attorno al collo, scese con calma dal letto, si lav il viso e and a cercare un pettine per pettinarsi come si deve. Poi usc in cortile a chiudere il portone, rientr e raggiunse mio zio accanto alla panca. Se moriamo insieme, gli disse guardandolo in faccia, non avr diviso inutilmente il letto con te in questa vita. Non era ancora mezzogiorno. Il sole, nella parte orientale del cielo, splendeva come fuoco e attraverso la finestra
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scaldava il loro letto, sul quale Lingling aveva ripiegato con cura la trapunta. Nella stanza tutto era in ordine. Tavolo, sedie, vestiti erano stati riposti con cura. Lingling aveva lavato a puntino anche la tenda appesa alla porta principale. Questa ormai era casa sua e non cera pi niente che potesse ricordarle Song Tingting. Aveva cambiato il materasso e tutta la biancheria del letto in cui aveva dormito con mio zio. Aveva lavato e spazzolato pi volte le cassapanche dove Tingting metteva le sue cose, perch non vi rimanesse pi nemmeno il ricordo del suo odore. Le stoviglie dove Tingting aveva mangiato, le aveva portate nel pollaio per metterci il mangime delle galline. Ora questa era la loro casa e avrebbero potuto morirci senza rimpianti. Ogni cosa aveva trovato il suo posto, gli attrezzi che andavano sistemati in cortile erano stati portati fuori, come il badile, che una volta stava dietro la porta e ora era appoggiato fuori sotto la gronda, e la zappa, che una volta era appesa dentro casa e ora se ne stava attaccata a un chiodo in cortile, accanto al badile. Nella stanza non cera proprio pi niente fuori posto, niente da sistemare, come dentro a una tomba perfettamente in ordine. Lingling si guard intorno, prese una salvietta umida dal catino e se la pass sul volto; infine, senza fretta, sal sulla panca che lui aveva sistemato, afferr la corda e cerc il suo viso con gli occhi. Ormai non si poteva pi tornare indietro, non cera via duscita e non restava che infilare la testa dentro il cappio. Mio zio e Lingling tenevano entrambi la corda con le mani. Lei gli lanci unocchiata di incoraggiamento, aspettando che lui allungasse il collo dentro il nodo scor314

soio per fare altrettanto. Erano giunti sullorlo del baratro, al limite estremo dellesistenza, ormai obbligati a compiere lultimo salto verso la morte. Ma sul volto di mio zio era ricomparso il suo sorriso malizioso: Un giorno di vita in pi vale sempre la pena di essere vissuto, disse sorridendo, se vuoi morire fai pure, io voglio vivere. Scese dalla panca, si sedette sul letto e continu guardando Lingling, che teneva ancora in mano la corda: Madre, scendi anche tu. Scendi e io mi prender cura di te come un figlio. Si avvicin alla panca, prese in braccio Lingling e la adagi sul letto. Piano piano la spogli di tutti i suoi vestiti, facendo scorrere lo sguardo sul suo corpo un tempo bianco e liscio e ora avvizzito, del colore dellerba in inverno, e sul suo viso bagnato di pianto, velato di infinita tristezza e infinita disperazione. Davvero ci impicchiamo? chiese lei. Non ancora, rispose, un giorno di vita in pi pur sempre qualcosa. Sempre meglio vivere. Abbiamo da mangiare, abbiamo un tetto sulla testa. Se ci viene fame possiamo andare in cucina e prepararci delle frittelle, se ci viene sete possiamo berci un bicchiere di acqua zuccherata. Se ci sentiamo soli possiamo uscire per strada a chiacchierare con qualcuno. Quando penso a te, posso accarezzare il tuo viso e baciare la tua bocca e se mi viene voglia, posso anche fare lamore con te. E cos parlando, mio zio raccolse tutte le sue forze per fare ancora una volta lamore. Era proprio fissato con questa cosa.
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Poi, Lingling domand: Se noi due non possiamo presentarci di persona, credi davvero che tuo fratello possa procurarci il certificato di matrimonio? Mio zio rispose tutto orgoglioso: Ho sentito dire che presto sar nominato direttore dellUnit di crisi per la lotta allAIDS, cosa vuoi che sia per lui procurarci un certificato? 2 Difatti mio padre fece in modo di farsi rilasciare i documenti attestanti il divorzio fra Ding Xiaoming e Lingling e fra mio zio e Tingting, cos come il certificato di matrimonio dello zio con Lingling, senza che nessuno di loro dovesse presentarsi di persona a sbrigare le varie formalit. Si procur due bei certificati su carta rossa con su scritto sono autorizzati a contrarre matrimonio, vidimati dallUfficio dello Stato Civile dellamministrazione locale. Quando and a consegnarli a mio zio e a Lingling, il Villaggio dei Ding era sprofondato nel riposo pomeridiano sotto un sole cocente che, alto nel cielo, sferzava impietoso la campagna. Il silenzio era rotto solo dal frinire delle cicale, che riecheggiava dal fiume e dalle colline. Le strade del villaggio sembravano percorse da una fiumana di acqua bollente. Sfidando il caldo soffocante, mio padre usc di casa e, approfittando di dover andare a sbrigare certe sue faccende, fece prima un salto da mio zio. Il portone di casa non era chiuso a chiave, sarebbe bastato dargli una spinta per aprirlo, ma mio padre non lo apr, n chiam. Si limit a bussare toc toc toc con sempre maggior forza.
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Chi ? grid mio zio da dentro. Liang! Vieni fuori un momento. Mio zio arriv sulla soglia con addosso solo un paio di mutande bianche e farfugli stupito: Ah, sei tu Ho dato a Song Tingting le due bare che ti aveva chiesto, disse mio padre freddamente, due bare di ottima qualit, tutte intagliate con decorazioni di palazzi, case di mattoni ed elettrodomestici. Mi sa tanto che nella sua famiglia non vedono bare cos ricche e belle da almeno dieci generazioni. Mio zio, ancora mezzo addormentato, lo guard senza proferire parola. Ho sentito dire, continu mio padre, che hai firmato un foglio in base al quale lasci la casa e il cortile a Xiaoming. Mio zio, sempre in silenzio e con lespressione di uno che non si ancora svegliato del tutto, pieg la testa da un lato e guard di sottecchi prima suo fratello e poi il cortile. Mio padre tir fuori da una borsa due copie del certificato di matrimonio, su carta lucida e brillante, accuratamente sistemate una sopra laltra, e dal vano della porta le lanci addosso a mio zio. I due pezzi di carta, lucidi e della grandezza di un palmo, sfiorarono lo zio e caddero a terra svolazzando come foglie: Ma guarda che razza di cretino! Stai per morire e fai tutto questo bordello per una donna! Per una donna hai il coraggio di cedere a un altro quello che hai costruito in tutta una vita, meriti davvero di morire senza discendenti e dimenticato da tutti! Tanto varrebbe andartene subito allaltro mondo, non capisco proprio a
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che scopo tu possa ancora continuare a vivere. Mio padre aveva pronunciato queste parole fra i denti; quandebbe finito, gir i tacchi e si incammin velocemente. Ma fatti pochi passi si gir per aggiungere: Per quattro certificati di divorzio e due di matrimonio, sei pezzi di carta in tutto, mi toccato sacrificare una delle bare migliori. Queste ultime parole le grid chiare e tonde, non pi sibilandole fra i denti. Dopodich, senza pi nemmeno voltare la testa, se ne and. Mio padre era quello di sempre: magro e vestito di una casacca blu bordata di rosso, di quelle che si comprano in citt. La mamma gli ripiegava sempre alla perfezione il colletto della casacca e con il ferro gli faceva la riga ai pantaloni grigi. Tanto che mio padre non pareva affatto uno del villaggio, ma un cittadino, un funzionario che lavora in citt. E poi cerano le scarpe di pelle nera. Al villaggio erano in parecchi ad avere scarpe simili, ma molte erano di finta pelle e, di quelle in vera pelle, quasi tutte erano di pelle di maiale. Le scarpe di mio padre invece erano di vitello. Vera pelle di vitello. Gliele aveva regalate uno che aveva aiutato a procurarsi una cassa da morto. La vera pelle pelle bovina, lunica che brilla come uno specchio. Quando mio padre le indossava, ci si riflettevano gli alberi e le case del villaggio. Ma adesso che ormai erano rimasti pochi alberi, ci si riflettevano solo le piante pi piccole. Quando vide mio padre allontanarsi e svoltare in un vicolo, lo zio parve finalmente rendersi conto di quello che era successo. Si chin a raccogliere i certificati e diede unoc318

chiata al suo: non aveva niente di particolare, era in tutto e per tutto identico a quello che gli avevano rilasciato qualche anno prima quando aveva sposato Song Tingting, cambiavano solo il nome di uno dei due contraenti e la data. Cera solamente questo di diverso, cosa che sembr deluderlo un po e insinuargli nel cuore una punta di rammarico, come se quello che aveva ottenuto ormai non gli interessasse pi granch. Avvilito, rimase immobile dovera con lo sguardo perso davanti a s. Poi, voltandosi, scorse dietro di s Lingling, pallida in volto: probabilmente aveva sentito tutto quello che mio padre aveva detto e laveva visto buttare i certificati addosso allo zio. Era sbiancata come se avesse appena ricevuto uno schiaffo in piena faccia. Se lavessi saputo, disse mio zio, non li avrei mai chiesti questi certificati. Lingling lo guard senza rispondere. Che vada a farsi fottere, continu lui, avremmo potuto vivere insieme anche senza questi, o pensi che qualcuno ci avrebbe tagliato la testa? E avremmo potuto essere sepolti insieme, nessuno avrebbe osato dissotterrarci. Chi mai ci avrebbe sepolti insieme? domand Lingling. N tuo padre n tuo fratello lo avrebbero fatto, senza questi certificati. Nel dire questo Lingling prese dalla mano dello zio i due fogli, prima dette loro una scorsa e poi li lesse attentamente e infine li ripul dalla polvere che li aveva coperti nel cadere a terra, con la stessa cura con cui si sarebbe lavata il viso.

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3 La cosa strana fu che, non appena mio padre ebbe procurato i certificati di matrimonio, la febbre di Lingling improvvisamente si abbass. Scomparve inspiegabilmente, senza laiuto di farmaci, e contemporaneamente il suo organismo riacquist le forze. Come una persona in salute, in perfetta salute. Sebbene magra, Lingling riprese vigore e sul suo viso tornarono la luce e la freschezza di un tempo. Dopo che mio padre se ne fu andato, lei e mio zio rientrarono in casa e si rimisero a letto. Mio zio si riaddorment immediatamente, ma nel destarsi si accorse che Lingling non aveva dormito affatto. Aveva spolverato, spazzato per terra e fatto il bucato. Sbrigate tutte queste faccende, era anche uscita a comprare qualche pacchetto di sigarette e un po di caramelle alla frutta di tutti i colori. Poi si era seduta sul bordo del letto ad aspettare che lui si svegliasse. Quando mio zio apr gli occhi, vide il suo viso sorridente e le chiese: Come va? Meglio, rispose lei con un sorriso afferrando la mano di lui e portandosela alla fronte, non ho pi la febbre. Pensavo di andare a informare tutto il villaggio che siamo sposati. Lo zio le carezz di nuovo la fronte, temendo che fosse la febbre alta a farla parlare cos. Lei prese il sacchetto di caramelle e glielo pos accanto dicendo: Liang padre non sono pi malata, andiamo casa per casa a offrire qualche caramella e a dire a tutti che siamo sposati. Con la situazione che c al villaggio, non si
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pu fare una festa, ma almeno andiamo in giro a offrire un po di caramelle. Anche se il mio secondo matrimonio, aggiunse sorridendo, in fondo ho solo ventiquattro anni e sono ancora una sposina. Andiamo, padre, facciamo il giro di tutto il villaggio e quando torneremo non mi stancher di chiamarti padre, ti chiamer padre almeno cento volte. Su padre, andiamo, non vuoi che ti chiami cos stanotte? Come una madre, inumid una salvietta e deterse prima il viso dello zio, pulendogli gli angoli degli occhi e i lati del naso, poi le mani, una alla volta; and a prendergli camicia e pantaloni e lo vest abbottonando per bene ogni indumento, come fa una madre con il suo bambino. Infine lo prese per mano come un bambino e lo condusse fuori, portando con s i pacchetti dei doni. Voleva andare di casa in casa a dare la notizia che si erano sposati, che adesso avevano un certificato con cui potevano dimostrare di essere a tutti gli effetti marito e moglie. Volevano annunciarla a tutti, la bella notizia. E, come si fa quando si annuncia un lieto evento, volevano offrire ai compaesani qualcosa di dolce. Bussarono alla porta della casa pi vicina e quando venne ad aprire una donna di oltre sessantanni, Lingling le porse una manciata di caramelle dicendo: Nonna, mangia queste caramelle, io e Liang ci siamo sposati, abbiamo ottenuto il certificato, ora in paese c la febbre e non possiamo fare una festa, perci siamo venuti a offrirti qualcosa di dolce. Alla porta della seconda casa si present una donna di quarantanni e pi. Lingling prese unaltra manciata di ca321

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ramelle e disse: Zia, ci siamo sposati, abbiamo il certificato. Non facciamo nessuna festa per via della febbre, ma volevamo almeno offrirti qualche caramella. Le infil in tasca le caramelle e le porse il foglio rosso del certificato perch lo leggesse. La quinta porta a cui bussarono era quella della casa natale di una sposina di nome Xiaocui. Fu proprio la ragazza, tornata a far visita ai genitori poco dopo il matrimonio, a venire ad aprire. Lingling le mise in mano il certificato di matrimonio dicendo: Xiaocui, guarda un po se questo certificato uguale al tuo, ho limpressione che il rosso abbia qualcosa di finto, o no? Non era cos quello che ti hanno dato quando hai sposato Xiaoming? Lingling arross: Lho guardato un sacco di volte, ma questo qui mi sembra pi brillante dellaltro. Allora Xiaocui, in piedi sulluscio, prese il certificato e lo rimir da ogni lato, come si fa quando si vuole verificare lautenticit di una banconota in controluce, e, dopo essersi assicurata che non cera veramente nessuna differenza rispetto al suo, dichiar: identico al mio, stessa grandezza, stesso colore rosso, stesse parole e stesso timbro. Allora posso stare tranquilla. Come se il cuore, fino a quel momento sospeso in gola, le fosse tornato al suo posto, Lingling rassicurata si avvi verso la casa successiva. Dopo qualche passo, ricordandosi di non aver dato alla ragazza nemmeno una caramella, torn indietro di corsa e gliene mise in mano una grossa manciata. Proseguirono nel loro giro imboccando un altro vicolo.
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Lingling stava per bussare alla prima porta quando improvvisamente le venne in mente che fino ad allora era stata lei a battere a tutte le porte, a dare la notizia sorridendo e a offrire caramelle e sigarette, mentre mio zio era sempre rimasto dietro di lei con un largo sorriso sulle labbra il suo sorriso canzonatorio a masticare caramelle rumorosamente. Perci abbass la mano che aveva alzato per bussare alla porta e si volt dicendo: Stavolta tocca a te. In questa casa ci sono tanti uomini, quasi sicuramente verr ad aprire un uomo, quindi meglio che bussi tu. Mio zio indietreggi come per nascondersi. Lingling lo tir per la mano. Per hai detto che stanotte mi chiamerai cento volte padre, disse lui. Arrossendo, Lingling annu. Comincia a chiamarmi padre adesso. Padre. Dillo pi forte. Padre! fece Lingling a voce alta. Mio zio ridendo si fece avanti per bussare. Dal cortile qualcuno grid: Chi ? Zio ho bisogno che mi presti una cosa! Quando luomo apr il portone mio zio, sorridendo con aria canzonatoria, si precipit a porgergli una sigaretta e ad avvicinare laccendino per accendergliela. Che ti serve? chiese luomo. Non mi serve niente. Io e Lingling ci siamo sposati, abbiamo il certificato, e lei ci teneva a offrirti una sigaretta e un po di caramelle.
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Quello cap e, sorridendo a sua volta, esclam: Felicitazioni, felicitazioni! Passarono oltre. La casa successiva era quella di Xiaoming. Armandosi di tutto il suo coraggio mio zio sollev la mano per bussare, ma Lingling lo trattenne. Quandebbero terminato il giro del villaggio, le caramelle e le sigarette erano tutte finite. Tornarono a casa con lidea di prendere i soldi per comprarne ancora un po e andare a dare la notizia anche a mio nonno e a tutti i malati della scuola. Ma accadde qualcosa, una cosa da nulla che si trasform in qualcosa di grave. Nel varcare la soglia di casa, mio zio inciamp e cadde. Poich era estate e faceva caldo, era poco vestito e si fece qualche graffio da cui usc un po di sangue. Un graffio sul braccio e uno sul ginocchio, due piccole scalfitture sanguinanti. Una cosa da niente, un po di sangue. Ma oltre al dolore delle ferite, sent male dappertutto. Si copr di sudore e una lama fredda gli attravers la spina dorsale. Riusc a mettersi a sedere e sfregandosi le mani per pulirle dal sangue disse: Lingling, mi fa male dappertutto. Lingling si affrett ad accompagnarlo a letto, gli asciug il sudore e gli pul le ferite. Lui si rannicchi sul letto come un gambero, tenendosi le ginocchia con le mani, la fronte imperlata di sudore che cadeva a grosse gocce sul cuscino. Il dolore lo faceva rabbrividire e gli aveva illividito le labbra. Livida era anche la mano di Lingling, per la forza con cui lui la stringeva nella sua infilandole le unghie nella carne.
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Madre, mi sa che stavolta non ne vengo fuori. Padre, non niente. Pensa a quanta gente morta in questi anni al villaggio, di quelli che si sono ammalati insieme a te non c pi nessuno e tu invece sei ancora qui. Mio zio aveva gli occhi pieni di lacrime, il suo solito sorriso scherzoso gli era svanito dalle labbra. Madre, stavolta me lo sento. Ho delle fitte di dolore fin dentro il midollo. Lingling gli diede un antidolorifico e gli fece bere mezza scodella di zuppa. Quando finalmente il dolore si fu un po attenuato, gli si sedette accanto e gli parl a lungo. A lungo. Padre, esord, davvero credi di non farcela? Mio zio non sorrideva pi, se ne era andato il suo vecchio sorriso burlone. Credo di no. Se davvero muori io come far? Tu continuerai a vivere, un giorno in pi sempre un giorno in pi. E poi dovrai assicurarti che mio padre e mio fratello ci preparino una tomba grande, alta e spaziosa, come la nostra casa e il nostro cortile. E le bare? Mio fratello mi ha promesso che quando moriremo ci procurer una bella bara ciascuno, le tavole dovranno come minimo essere in legno di paulonia dello spessore di dieci centimetri e la parte davanti in legno di cipresso. E se non lo fa? pur sempre mio fratello, siamo nati dalla stessa madre, come potrebbe rifiutarsi?
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Non hai visto come ha buttato dentro il cortile i certificati di matrimonio? E quando ha detto che tu per me hai fatto un gran casino, che hai ceduto la casa e il cortile a Xiaoming? In cuor suo tuo fratello non sopporta lidea che io e te ci siamo sposati, vedrai che non ci far scavare una tomba grande. Penser che tanto quando uno morto non fa nessuna differenza se la tomba grande o piccola e se la bara bella o brutta. E secondo te io come far a costringerlo? E poi pensa anche a questo, continu, adesso come adesso rispetto a tutta laltra roba i prezzi delle bare sono saliti alle stelle, una cassa da morto di buona qualit passata da quattro o cinquecento yuan a sette o ottocento, calcola quanto viene per due: siamo intorno ai millecinquecento yuan, a chi non rincrescerebbe perderci tutti quei soldi? Liang, se tuo fratello non daccordo io non posso obbligarlo. Se proprio dobbiamo morire, sarebbe meglio allora che morissi per prima io, almeno tu potresti controllare che ci faccia scavare una tomba grande come questo cortile e ci prepari due bare solide come questa casa di mattoni. Padre, prosegu, vivi. Se uno di noi deve morire per primo, lascia che sia io. Parlavano e parlavano, senza mai fermarsi. E discorrendo con lei mio zio si dimenticava del dolore. Le aveva fatto promettere di chiamarlo cento volte padre quella notte, di obbedirgli, lasciarlo libero di sfogarsi, dargli piacere. Adesso per, mentre lei stava bene, lui soffriva e non poteva pi fare quello che avrebbe voluto. La malattia aveva allungato
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le sue radici dentro il suo corpo. Appena lei smetteva di parlargli, lui ricominciava a soffrire. Dopo tutto non era altro che il dolore delle sbucciature che si era procurato cadendo, ma la malattia gli aveva tolto ogni capacit di resistenza e, non trovando pi un argine che potesse contenerlo, il minimo dolore gli penetrava nelle ossa. Gli si ripercuoteva fin dentro il midollo. Gli pareva che gli avessero aperto con un coltello ogni giuntura, scavando e scardinandola per infilarci dentro a forza sbarre di ferro e bastoni di legno, che si trascinavano dietro il dolore. Il dolore si apriva la strada con prepotenza e sembrava volergli squarciare tutte le articolazioni. Aveva limpressione che un ago arrugginito, con un grosso filo infilato nella cruna, gli attraversasse la spina dorsale perforandogli il midollo dal basso verso lalto. Il dolore gli faceva stringere i denti fino allo spasimo e rotolare dalla fronte grosse gocce di sudore. Era ormai calata la notte, buia come un vicolo del villaggio, come un sentiero scavato nei recessi della pianura. Fuori, la luna era del colore del latte e filtrava attraverso la finestra insieme al canto dei grilli. Il caldo era soffocante. Nei giorni precedenti, il canto dei grilli, dun biancore smagliante sotto la luna, aveva portato un po di refrigerio, ma quella notte anchesso pareva bruciare e non riusciva ad alleviare lafa opprimente. Per il dolore, mio zio credeva di avere un fuoco nel petto, un gran fuoco di carbone buono per forgiarci il ferro. Per un attimo inarc la schiena e si sollev tutto al centro del letto, con le natiche rivolte verso lalto, poi, come un gambero morto, ricadde e si raggomitol di nuovo. Come un gambero morto.
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Poco dopo si gir sulla schiena e si mise supino, tirando su le gambe e abbracciando stretto con le mani le ginocchia illividite, simile a un gambero morto. Morto e stecchito da un pezzo. Solo cos, rannicchiandosi come un gambero morto, riusciva a mitigare un po il dolore. Ma soltanto un po. Finch, non potendo pi trattenersi, grid: Ling, non ce la faccio pi! Madre, dammi unaltra pastiglia! Urlava, stringendosi al petto il lenzuolo appallottolato e zuppo di sudore. Lingling gli tergeva il sudore e gli parlava senza sosta, dicendogli quello che lui pi amava sentire. Ascoltandola parlare, la sua sofferenza si placava un po. Quando invece lei gli diceva qualcosa che non gli piaceva, urlava e sferrava pugni contro il cuscino: Sto morendo di dolore, come puoi dirmi questo? Lei allora si affrettava ad asciugargli il sudore con una salvietta e a cambiare discorso. Padre, disse a un tratto, non ti arrabbiare, voglio chiederti una cosa. Lui si gir. Grosse gocce di sudore gli brillavano sulla fronte. Padre, continu, secondo te Song Tingting con chi se la intende al suo villaggio? Madre, non ti basta vedere come sto soffrendo? Comunque, disse lei sorridendo, loro due non saranno mai felici come noi. Lui not la dolcezza del suo sguardo. Io ti chiamo padre, pensi che Tingting chiami cos il suo uomo? Tu mi chiami madre, pensi che quelluomo
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possa chiamare cos Tingting? Io sono tua moglie e lo sono tutte le volte che vuoi. A scuola, nel campo, nella capanna o sullaia, che fosse giorno o notte, tutte le volte che mi hai voluta io non mi sono mai negata, ti ho sempre accontentato. Quando vuoi mangiare qualcosa di dolce, io ti cucino piatti dolci, quando hai voglia di mangiare salato io ti cucino qualcosa di salato. Non ti ho mai lasciato entrare in cucina, non ho mai lasciato che tu ti bagnassi le mani quando facevo il bucato, sono o no una brava moglie? Senza aspettare la risposta dello zio, come se non avesse posto la domanda per ottenere una risposta ma solo per interrogare se stessa, prosegu: Questo si chiama essere tua moglie. Ma quando tu vuoi che io sia tua madre, allora ti tengo stretto fra le mie braccia la notte mentre dormi, avvicino il mio seno alla tua bocca e ti accarezzo tutto, come una madre che addormenta il suo bambino. Liang, pensaci, quando tu vuoi che io sia tua figlia io ti chiamo padre, proprio come facevo con il mio vero padre, e lo faccio decine di volte in un giorno. Un giorno, disse dopo una breve pausa, un giorno ho contato in segreto tutte le volte che ti ho chiamato padre, saranno state almeno cinquanta, mentre tu mi hai chiamato madre solo una volta in tutto il giorno, quando hai voluto che ti lavassi i piedi. Ma mi bastata anche quellunica volta, ti ho lavato i piedi e sono andata a buttare lacqua. Quando mi svegli nel cuore della notte, ti lavo tutto e mi prendo cura di te. Dimmi, Liang fratello padre, dimmi, sono buona con te oppure no? Lui la guard con aria colpevole.
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Dimmi, ripet lei, sono buona con te oppure no? Mio zio sapeva bene quanto lei fosse buona con lui, e sapeva che anche lui era sempre stato buono con lei, ma dopo questo lungo discorso ebbe quasi la sensazione di averle fatto un torto. Di averla ferita. Doveva essere successo di sicuro, anche se lui ora non riusciva a ricordarsene. Forse pi di una volta. Lui non poteva far altro che restare a guardarla, come se lei fosse una madre che si lamenta con il proprio figlio, una sorella che accusa il fratello maggiore, una sorella maggiore che sgrida il fratello pi giovane. Seduta sul bordo del letto con addosso un paio di pantaloncini e una camicetta leggera, lei gli teneva la mano carezzandogli le dita a una a una come se le stesse contando, senza accorgersene. Incontrando lo sguardo di lui, il suo viso si copriva di rossore, un rossore intenso sul volto smagrito, come una ragazza timida che si trovi per la prima volta seduta accanto a un uomo a parlare damore. Una luce fioca illuminava la stanza. Nella prima met della notte si erano sentite volare le zanzare, ma adesso anchesse se ne stavano acquattate in un angolino senza muoversi, ad ascoltare Lingling che parlava, lasciando sprofondare la stanza in un dolce silenzio. Un dolce silenzio. Un tenero, dolce silenzio. Lo zio non era pi raggomitolato sul letto come un gambero. Aveva allungato le gambe e stava disteso su un fianco, con la testa sul cuscino. Non si lamentava pi del dolore n del caldo. Ascoltava Lingling come un bambino che ascolti la sorella maggiore raccontargli una storia.
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O la madre ricordargli qualche sua marachella dimenticata. Padre, diceva Lingling, io sono cos brava con te e tu invece continui a ripetere che stai per morire. Chi lha detto che morirai? Di tutti quelli che sono morti di febbre, i primi ad andarsene sono stati quelli che avevano male al fegato, quelli che avevano male allo stomaco o ai polmoni sono morti pi lentamente, quelli che avevano solo la febbre alta sono vissuti ancora di pi e gli ultimi a morire sono stati quelli che avevano male alle ossa. Tu non hai niente n ai polmoni n allo stomaco, e non ti ho neanche mai sentito lamentarti di disturbi al fegato, come fai a dire che stai per morire? Tu hai male solo alle ossa e ai muscoli, quindi sei di quelli che muoiono pi lentamente di tutti, quindi perch continui a dirlo? Non sar che ti sei stancato di vivere? Non sarai per caso tu a chiamarla, la morte? E perch la chiami? perch io non sono buona con te e allora vuoi lasciarmi prima del tempo, o perch pensi che non ci sia pi gusto a vivere quando si malati? Guarda me, padre da quando ci hanno portato il certificato di matrimonio la febbre che avevo da quindici giorni sparita di colpo, completamente, come se non fossi mai stata malata. Perch? Perch ti voglio bene. Padre, per la felicit di averti potuto sposare. Solo oggi abbiamo finalmente avuto il nostro certificato, solo oggi possiamo considerarci marito e moglie davanti alla legge. Eppure, da quando siamo marito e moglie, non abbiamo avuto il tempo di fare lamore neanche una volta. E allora, come puoi dirmi che stai per morire? Padre, Liang non mi vuoi pi bene?
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Se mi vuoi bene, se mi ami come prima, non dire che stai per morire. Non dire che non ce la farai a superare questo momento. Pensa alla tua Lingling, chiamami madre tutte le volte che vuoi, lascia che mi occupi di te. Che ti aiuti a mangiare, a vestirti, e anche a fare quellaltra cosa. Ora siamo sposati, continu, e siamo una vera famiglia. Ti ho chiamato padre uninfinit di volte, ma non ho ancora avuto loccasione di chiamare padre mio suocero, il maestro Ding. Domani voglio andare a scuola e invitarlo qui per chiedergli di venire a vivere con noi. Gli far da mangiare, lo servir a tavola, gli laver i vestiti e, visto che mi sono tornate le forze e la mia salute migliorata, gli far un maglione e un paio di mutande di lana ai ferri. E far anche un maglione e un paio di mutande per te. Padre, tu non lo sai ma sono molto brava a lavorare a maglia, prima di sposarmi tutti i vicini mi chiedevano di fargli qualche lavoretto. Vedendo che gli occhi di mio zio si chiudevano, gli domand: Padre, vuoi dormire? Mi sento le palpebre pesanti. Senti un po meno male? S, adesso non ho pi male, neanche un briciolo. Allora chiudi gli occhi, vedrai che a dormirci su passer tutto, domattina ce ne staremo a poltrire a letto finch ne avremo voglia. Dormiremo difilato finch il sole non ci scalder il sedere, salteremo la colazione e ci alzeremo solo per il pranzo. Nel dire questo si accorse che mio zio aveva davvero gli occhi chiusi, come se un mattone gli premesse sulle pal332

pebre. Ma continuava a borbottare: Non mi fa pi male, per mi sento bruciare il petto. Cosa vuoi che faccia? Sfregami il torace con una salvietta umida. Lei fece come lui desiderava. Lo sfreg sul petto e sulla schiena. Quandebbe finito, gli chiese: Va un po meglio? Lui rispose, con gli occhi chiusi: Mi sembra di avere un fuoco in mezzo al petto. Vai a prendermi un pezzo di ghiaccio da stringere fra le braccia. Nel buio della notte Lingling and al pozzo a prendere un secchio dacqua ghiacciata e inzupp una salvietta che gli applic sul petto: Va bene cos? Mio zio apr un attimo gli occhi: Un po meglio. Ma non aveva ancora finito di dire cos che la salvietta aveva gi assorbito il calore del suo corpo e ora scottava, mentre lui si rigirava nel letto e si raggomitolava nuovamente per il bruciore insopportabile: Sto bruciando, disse, vai a prendermi un pezzo di ghiaccio da stringere fra le braccia. Lingling si alz in piedi, riflett un istante e si tolse i pochi abiti che aveva addosso, poi si avvicin al letto per prendere la salvietta umida e usc in cortile. Erano ormai le prime ore del mattino, il freddo saliva dal terreno e cadeva dal cielo mentre il vento mulinava senza posa. Laria del cortile era fredda come lacqua del pozzo. Chiss dovera andata a nascondersi la luna, nel cielo si vedevano brillare solo le stelle: incerte, perdute nel firmamento che si adagiava sopra la pianura. Freddo, il silenzio del villaggio schiacciava
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il cortile. E in quel silenzio, completamente nuda in mezzo al cortile, Lingling si vers addosso con un mestolo lacqua gelata di un secchio bagnandosi da capo a piedi. Quando il suo corpo cominci a essere attraversato dai brividi e scosso da un fremito incontenibile, si asciug con la salvietta, si infil le ciabatte e rientr correndo in casa, fino al letto, dove si incoll al corpo caldo, febbricitante dello zio, come una stalattite di ghiaccio cadutagli fra le braccia. Padre, adesso ti senti un po meglio? gli domand. Mi sento fresco, fu la risposta. Si lasci abbracciare perch lui potesse addormentarsi, mentre il suo corpo gelato assorbiva tutto il calore e larsura di quello di lui. Il calore e larsura che lo divoravano. Quando il corpo di Lingling si fu scaldato a contatto con il suo, lui ricominci a lamentarsi del fuoco che gli bruciava nel petto e allora lei di nuovo corse in cortile, si bagn tutta con lacqua fredda finch non fu assalita dalla tosse e dai brividi di freddo, si asciug con una salvietta e corse in casa a sdraiarsi contro la sua pelle per aspirare con il corpo nudo il bruciore di lui. Cinque volte scese dal letto per andare a cospargersi dacqua fredda, scossa dalla tosse e dai brividi, e cinque volte torn a letto ad assorbire con il corpo nudo e freddo il bruciore, larsura e il tormento di mio zio. Quando torn per la sesta volta a incollare il corpo gelato contro quello di lui, lui non scottava pi e si era addormentato. Dormiva un sonno profondo e pesante e russava come un mantice.

4 Il respiro pesante come il soffio di un mantice, torbido e fangoso come lacqua che viene dai campi, risuon a lungo nella stanza. Lindomani, lo zio si risvegli dai suoi sogni quando il sole era gi alto. Nellaprire gli occhi si sent avvolto da una sensazione di benessere e di rilassatezza, come quando una doccia cancella la fatica di una giornata di lavoro. Ma non vide Lingling al suo fianco. La sera prima si era addormentato a contatto col suo corpo nudo e fresco come una colonna di giada. Era riuscito ad addormentarsi solo quando lei gli aveva lasciato abbracciare le sue membra fresche e ora, destandosi, non la trovava pi. Non aveva dormito nel letto. Aveva steso una stuoia sul pavimento accanto al letto e si era vestita di tutto punto: indossava una gonna bianca come la luna e una camicetta rosa nuova di zecca e, nonostante fosse piena estate, si era anche messa un paio di calze di seta. Un paio di calze di seta color carne. Si era pettinata con cura, come se dovesse uscire. La gonna del colore della luna, la camicetta del colore del sole in inverno, le calze color carne e i capelli neri ben pettinati formavano unarmonia cromatica di grande bellezza, che catturava lo sguardo, gradevole e confortante. Dormiva, Lingling, su una stuoia di paglia nuova e rallegrava gli occhi dello zio. Dormiva distesa sulla stuoia bianca come la neve. Era morta. Ma sembrava addormentata.
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Il suo viso era leggermente alterato dal dolore. Ma poco: la sofferenza non era riuscita a toglierle unespressione di serena compostezza. Mio zio si mise a sedere sul letto e, vedendo Lingling addormentata sulla stuoia di paglia per terra, la chiam: Ling! e subito dopo: Madre! Ma non ottenendo risposta si precipit gi dal letto e grid: Ling! e grid: Madre! Silenzio, come se Lingling non lo avesse nemmeno sentito. Mio zio si sent stringere il cuore in una morsa e, terrorizzato al pensiero che fosse morta, si lanci su di lei, le afferr una mano, poi le prese la testa fra le mani gridando con quanto fiato aveva in gola: Madre! Madre! Fra le sue braccia, Lingling era immobile come una bambina profondamente addormentata, la testa piegata di lato e abbandonata sul petto di lui. Allora lui vide che, sebbene il suo viso fosse ancora roseo, le labbra erano secche e screpolate. Spaccate in vari punti, con la pelle sollevata qua e l come ali di libellula. Allora cap che era morta, arsa dalla febbre. Quella febbre che laveva aggredita durante la notte, quando si era ripetutamente cosparsa di acqua fredda, lacqua fredda del pozzo. La febbre alta aveva scatenato la malattia, che si era impadronita di lei con ferocia, spezzandola, trascinandola verso la morte. E cos aveva dovuto lasciare questo mondo, il Villaggio dei Ding e mio zio, che lei chiamava ostinatamente padre. Sapendo che stava per morire, che presto avrebbe lasciato lo zio e il villaggio, e temendo di svegliare il marito addormentato con il contatto del suo corpo in336

fuocato, era scesa dal letto, si era vestita e si era sdraiata sulla stuoia aspettando che la febbre la portasse via. La febbre aveva compiuto il suo corso. Le labbra parevano consumate dal fuoco. Era morta. Aveva lasciato questo mondo. Sulle labbra bruciate, lombra di un sorriso. Un sorriso appena accennato, come se lultimo pensiero prima di morire fosse stato di soddisfazione per tutto quello che aveva fatto per mio zio e per la vita che aveva vissuto. Con quel sorriso sulla bocca, se nera andata. Era morta. Aveva lasciato questo mondo.

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Capitolo 15

1 Quando arriv il nonno, mio zio si era gi conficcato un coltello nella coscia e dalla ferita il sangue sgorgava abbondante, come da una sorgente. Il giorno prima, cadendo, si era procurato solo un graffio e gli era parso di morire dal dolore. Stavolta, con quel taglio, la morte sarebbe arrivata davvero. Sarebbe arrivata davvero. Stesa sul pavimento, Lingling lo stava aspettando e lui doveva seguirla il pi in fretta possibile. Proprio in quel momento arriv mio nonno. Arriv come il vento. Era uscito faticosamente dal suo sogno e si era precipitato a casa di mio zio, ma quando giunse lo zio era ormai moribondo, stava raggiungendo Lingling a passi svelti. Era circa mezzogiorno e, come il giorno prima, il Villaggio dei Ding era sprofondato nellafa e nel silenzio. Tutti se ne stavano chiusi in casa a riposare. Anche a scuola, i malati avevano cercato un posto arieggiato per schiacciare un pisolino. In sogno mio nonno cred vagamente di udire Lingling che lo chiamava ripetutamente: Padre! con una voce che volteggiava scompostamente sopra la pianura come una lama candida. Pensando che stesse chiamando lui, si mise a sedere sul letto ma di Lingling neanche lom338

bra, allora, dopo essersi guardato attorno frastornato, si coric nuovamente. Dalla finestra e dalla porta entrava il canto delle cicale. Rimase qualche istante in ascolto, poi si riaddorment e di nuovo sent quel richiamo indistinto venire verso le sue orecchie svolazzando scompostamente. Il nonno sapeva che stava sognando e lasci che la visione inondasse il suo letto, la stanza e la scuola, il villaggio e la pianura; seguendo il richiamo di Lingling, vide mio zio che usciva di casa e Lingling accovacciata per terra dietro di lui, aggrappata alle sue gambe, che gridava: Padre non puoi farlo! Padre, non finire come me! Il nonno non riusciva a capire perch mai Lingling chia masse padre mio zio, suo marito, invece di chiamarlo con il suo nome. Era disorientato. Sentiva Lingling chiamare, li vedeva piangere e parlare come fossero due attori su un palcoscenico. Immobile, li stava a guardare. Vide Lingling aggrapparsi a una gamba dello zio per impedirgli di uscire, ma debole comera, non riusc a trattenerlo e lui la trascin fuori nel cortile. Il cortile non era per niente cambiato ri spetto a prima che lo zio e Lingling si trasferissero al villag gio: gli alberi di paulonia sovrastavano il grande cortile e il sole alto e luminoso attraversava lo spesso fogliame proiet tando chiazze di luce sullombra del terreno. Il filo di ferro per stendere la biancheria era come sempre tirato fra due al beri e aveva scavato nella corteccia una cicatrice profonda un dito. Al muro era appesa la zappa, tutta arrugginita, dato che da tempo non serviva pi. Davanti alla porta della cucina cera il trogolo che prima serviva a dare da mangiare ai ma iali; da quando Tingting se ne era andata, di maiali non ce
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nerano pi, ma il trogolo era rimasto al suo posto. Non era cambiato niente. La sola cosa fuori posto era il secchio di lat ta bianca, che normalmente quando non veniva usato se ne stava in cucina, mentre ora si trovava abbandonato al centro del cortile a intralciare il passo, ancora mezzo pieno dacqua e con un mestolo appoggiato sopra, come se qualcuno, dopo una doccia rinfrescante nella giornata calda, avesse dimen ticato di rimetterlo a posto in cucina. Il nonno vide mio zio attraversare il cortile con gli occhi fissi su quel secchio. Lo guard a lungo mentre gli passava accanto per entrare in cucina, trascinandosi dietro Lingling aggrappata alle gambe. In cucina, si ferm davanti al tagliere, prese il coltello che vi era appoggiato sopra e lo sollev in aria con decisione. Credendo che volesse colpire Lingling, il nonno, allarmato, pens di scagliarsi contro di lui per fermarlo, invece lo vide alzare la gamba sinistra, posarla sullasse di legno e abbas sare la lama del coltello, che fendette laria sibilando, per conficcarsela nella carne. Nel momento in cui il coltello penetrava nella coscia, mio zio grid a squarciagola: Maledizione! Tua moglie morta, come puoi continuare a vivere? Lingling morta, come puoi continuare a vivere? Lurlo stord mio nonno. Quando il coltello si sollev e si abbass, gli balen davanti agli occhi un lampo di luce bian ca, uno scintillio fugace. Immediatamente dopo, non appe na la lama usc dalla carne con un guizzo, vide sgorgare un fiotto di sangue che gli ricord limprovviso zampillo della fontana sulla piazza della capitale provinciale. Poi il getto si sollev formando un gigantesco fungo, attorno al quale
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si disegn un ricamo di rosse gocce di sangue, simili a perle. In quellistante dalla finestra della cucina filtr un raggio di sole e si pos sul corpo di mio zio, cosicch il getto di sangue somigli ancor pi a una colonna trasparente che, come una stele di vetro scarlatto, si pieg nellaria e ricadde rumoro samente, allargandosi sul pavimento e spargendo per terra innumerevoli puntolini rossi, minuscoli come grani di riso. Allora Lingling, sempre in ginocchio, smise improvvisa mente di piangere e rest come paralizzata per terra, con il viso pallidissimo e le lacrime che le rigavano le guance. Liang!... grid Lingling. Padre! Sei diventato pazzo! Padre, un giorno di vita in pi pur sempre qualcosa, cosa ci guadagni a seguirmi? Mio zio, stremato, le rivolse un sorriso esangue e fugace. Di l a poco fu travolto da una violenta ondata di dolore che gli fece cadere di mano il coltello. Strinse con le mani la carne della coscia, lacerata da una ferita di diversi centimetri che faceva intravedere il biancore dellosso, si curv in avan ti lasciandosi cadere sotto il ripiano, con la fronte imperlata di gocce di sudore grosse come piselli. Mio nonno si liber dal suo sogno e prese una scorciatoia per correre a casa di mio zio. Spingendo il portone, vide davvero un secchio nel bel mezzo del cortile. Un secchio di latta bianca, ancora mezzo pieno dacqua e con il mestolo poggiato sopra che galleggiava sulla superficie come una barchetta. Dalla chioma degli alberi di paulonia si riversava nel cortile lo stridio delle cicale, come una pioggia di frutti maturi. Sul terreno, fra le macchie rotonde di luce che il sole aveva disegnato attraversando il fogliame,
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si scorgeva un rivolo di sangue che dalla cucina arrivava fino alledificio principale. Un filo rosso. Tutto il cortile era impregnato dellodore di sangue fresco. Mio nonno si ferm un istante allibito, prima di precipitarsi in casa con un balzo repentino. Nellentrare vide mio zio disteso sul dorso accanto a Lingling, morto. Il sangue colato dalla sua gamba aveva imbrattato la gonna di Lingling, facendovi sbocciare sopra tanti fiori rossi. 2 Lorganizzazione di un funerale sempre una faccenda strettamente connessa con la rispettabilit di una persona. Oltretutto, il caso volle che la situazione stavolta fosse particolarmente complicata: nello stesso momento in cui mio zio moriva, veniva a mancare anche Ding Xiaoyue, fratello minore di Yuejin; proprio nellora in cui moriva Lingling, anche Jia Genbao, fratello minore di Genzhu, rendeva lanima a Dio. Quattro morti, quattro sepolture da organizzare, al villaggio non ci sarebbero state braccia a sufficienza. Quando mio nonno fece il giro del villaggio chiedendo un aiuto per scavare la fossa, si sent regolarmente porgere tante scuse, ma purtroppo avevano tutti gi promesso di aiutare il direttore Ding o il direttore Jia. Gli suggerirono di tenere i corpi di mio zio e di Lingling a casa per due o tre giorni, il tempo di seppellire Xiaoyue e Genbao, poi qualcuno sarebbe venuto a scavare la fossa anche per loro. Genbao morto prima di Lingling, gli dicevano, e Xiaoyue prima di Ding Liang, anche nella sepoltura bisogna rispettare un ordine.
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Mio nonno and a casa di Genzhu per chiedergli di prestargli gli uomini che gli avanzavano perch gli dessero una mano a seppellire mio zio e Lingling. Genzhu lo guard a lungo senza parlare. Alla fine si decise ad aprire bocca: Perch non vai a chiedere a tuo figlio maggiore? Ho sentito dire che negli altri paesi le autorit hanno premiato con una bella cassa da morto i responsabili locali delle Unit di crisi per la lotta allAIDS che avevano fatto un buon lavoro, com che n io n Yuejin abbiamo ricevuto niente? Allora and a casa di Yuejin e gli rivolse la stessa preghiera. Yuejin alz gli occhi al cielo e disse: Zio, i quadri degli altri villaggi hanno tutti avuto in premio una bella cassa da morto, perch Ding Hui non ne ha fatta avere una anche a me e a Genzhu? Mio nonno torn a casa. Rimase a vegliare i corpi di mio zio e di Lingling, in attesa che mio padre rientrasse dalla citt. Il suo sguardo si sollevava verso il cielo, poi ricadeva per terra. Mio padre arriv dopo il tramonto. Emise un sospiro davanti ai corpi di mio zio e di Lingling, usc fuori insieme a mio nonno e gli si sedette di fronte in cortile. Padre e figlio rimasero a lungo seduti cos in silenzio, nella luna che festosamente spandeva la sua luce sul cortile e su tutto il villaggio. Mio zio e mia zia cio Lingling riposavano fianco a fianco su due assi di legno nella stanza principale della casa. Sia in casa che allesterno cera un silenzio assoluto, come se non ci fosse anima viva, un silenzio che non fu turbato da niente e da nessuno fino a notte, quando si
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udirono le voci di alcune persone che passavano davanti al portone. Erano quelli che erano andati ad aiutare le famiglie Jia e Ding a scavare le tombe e adesso stavano tornando in paese. Mio nonno alz finalmente la testa e disse: Dobbiamo seppellirli, se li lasciamo ancora un giorno cominceranno a puzzare. Hui, hai visto anche tu, non che manchino le braccia, che ormai al villaggio tutti odiano la nostra famiglia. Se mi avessi ascoltato e ti fossi prosternato davanti allintero villaggio, e avessi chiesto perdono, oggi non ci troveremmo a questo punto. Mio padre si alz in piedi, lentamente, e dallalto guard mio nonno, poi i corpi dello zio e di Lingling. Sbuff dalle narici con fare sprezzante e disse: Padre, non preoccuparti. Ci penser io a seppellire mio fratello e Lingling nel migliore dei modi, senza bisogno n del loro aiuto n delle loro pale. Dette queste poche parole, usc dal portone pestando forte i piedi, come se volesse fare dei buchi nella strada, e prendendo a calci sassi e pezzi di mattoni come se volesse lanciarli fuori dal villaggio, verso lantico letto del Fiume Giallo. Se ne and in questo modo. Lasciando il nonno a vegliare i corpi di mio zio e di Lingling. 3 La notte trascorse nel medesimo silenzio, senza che capitasse nulla di inatteso. Ma al levar del sole una dozzina di uomini si present al villaggio. Venivano tutti dai villaggi
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vicini. Robusti, fra i trenta e i quarantanni, avevano let giusta per lavorare ed erano tutti bravi artigiani e muratori, specializzati in opere di edilizia e nello scavo di tombe. Li guidava un vecchio di una settantina danni. Erano venuti per preparare la tomba di mio zio e Lingling e lavrebbero fatto in un giorno e una notte di lavoro. Si recarono a sud-ovest del villaggio, dove si trovava il terreno di sepoltura della mia famiglia, e per prima cosa scavarono una fossa profonda davanti alla tomba di mia nonna, dove si calarono per praticare una prima apertura nel terreno e da l scavare una camera funeraria grande come la stanza di una casa. Molto pi grande di una normale tomba. C da dire che a quellepoca, da quando la febbre aveva cominciato a infuriare sulla pianura e le persone morivano come le foglie che si staccano volteggiando dagli alberi, una dopo laltra, ovviamente non si scavavano pi tombe grandi come una volta. Ma quella di mio zio e di Lingling era perfino pi grande di quelle che si scavavano una volta, prima della malattia. Molto pi grande. E la grandezza non era certo lunica cosa o la pi importante: su una parete intonacata di quella fossa pi simile a una casa che a una tomba, il pi anziano degli operai aveva intagliato, con temperino, scalpello e una minuscola paletta di ferro, la mappa dellintera citt di Dongjing, con il famoso Padiglione del Drago e la Pagoda di Ferro, i laghi della famiglia Pan e della famiglia Yang, i grandi monumenti di epoca Song come il Tempio del Primo Ministro, il Tempio ancestrale del giudice
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Bao12 e il Tempio di Da Yu13 dominatore delle acque. La raffigurazione pareva unincisione degna di un palazzo imperiale e donava alla tomba un sapore antico. Sulla parete opposta erano rappresentati i palazzi e le ville di Dongjing, le piazze, le fontane, la sede del governo municipale e lufficio del Partito. Cera anche la famosa strada commerciale, con i negozi attaccati gli uni agli altri ai lati della via e la folla dei passanti. La raffigurazione della citt vecchia sulla parete di sinistra recava il nome di Citt dei Song, mentre quella sulla parete di destra si chiamava Nuova Dongjing: i due nomi erano intagliati sopra a ciascun disegno. Anche se non avevano la finezza della pittura e della calligrafia realizzate con linchiostro sulla carta, le incisioni della tomba erano comunque qualcosa che raramente si era visto in tutta la pianura. Non appena la notizia di quellopera straordinaria si sparse nel Villaggio dei Ding, la gente cominci ad accorrere alla tomba per vederla di persona. A frotte. La contemplavano meravigliati e uscivano commentando la sua bellezza e labilit degli intagliatori: comerano belli e pieni di vita i draghi e gli unicorni raffigurati sulle colonne del Padiglione del Drago, comera vivida limmagine dei passanti sulla strada commerciale, pareva quasi di sentirli parlare! Tali apprezzamenti passavano di bocca in
Funzionario di epoca Song famoso per la sua onest. Da Yu, il Grande Yu, il mitico fondatore della dinastia Xia che insegn agli uomini a domare le acque durante unepica inondazione.
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bocca e attiravano altra gente; giovani e vecchi venivano a vedere la tomba come se si apprestassero a visitare un palazzo imperiale improvvisamente uscito dal sottosuolo. Il terzo giorno era quello fissato per la sepoltura. La gente del villaggio era in attesa davanti alla tomba di mio zio come davanti a una tomba imperiale. Il sole era appena spuntato sulla pianura e a est lorizzonte era immerso in un lago di rosso. Un lago infuocato. I campi erano tutto uno sfolgorio di luce abbagliante, che dorava le giovani spighe alte poco pi di un palmo e faceva risplendere come una scultura di giada verde venata di giallo lerba ai margini dei terreni. Ai due lati dellentrata della tomba di mio zio e sua moglie, allestremit del terreno di sepoltura della mia famiglia, era stata ammonticchiata la terra estratta durante lo scavo; anche se gli operai lavevano schiacciata per consolidarla, emanava ancora un forte odore di terra appena smossa. La gente del villaggio scendeva nel fosso da cui si accedeva alla tomba e risaliva schioccando la lingua in segno di ammirazione, diceva qualche parola e lasciava il posto al gruppo successivo di visitatori. Hai visto che roba? diceva uno di quelli che aspettavano fuori. Ah, hanno fatto proprio bene a morire, Ding Liang e Lingling, se servito ad avere una simile meraviglia! rispondeva laltro scuotendo la testa. Oppure: Se me la facessero a me una tomba cos, sarei pronto anche a prendere cento volte la febbre! In quel frangente arrivarono i compaesani che avevano aiutato Jia Genzhu e Ding Yuejin a scavare le tombe
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per i loro fratelli. Erano i migliori muratori del Villaggio dei Ding. La folla apr loro un passaggio per farli scendere nella tomba e ammirare il palazzo sotterraneo. Scesero ostentando unaria di incredulit e risalirono con un sorriso di sincera ammirazione. Vedendo un artigiano di una trentina danni seduto l accanto a fare la guardia alla tomba e agli attrezzi, gli chiesero: Sei stato tu a fare le incisioni? No, mio zio. E dove ha imparato questarte? una cosa che si tramanda di generazione in generazione. Possiamo chiedergli di decorare altre tombe? Guardando gli artigiani pi anziani, il giovane rispose: Questa una tomba da funzionario. Una volta, solo i funzionari imperiali dal quarto grado in su avevano diritto a incisioni murali nelle loro tombe. Oggi che i funzionari non ci sono pi, chi vuole chiedere a mio zio di eseguire una decorazione come questa deve prima procurarsi un nulla osta firmato dalle autorit. Senza questa speciale autorizzazione non assolutamente possibile. E com che Ding Liang ha avuto diritto a una tomba da funzionario? Suo fratello Ding Hui presidente della sezione distrettuale dellUnit di crisi per la lotta allAIDS. Rimasti senza parole, i muratori se ne tornarono al villaggio, ognuno per la sua strada. Il sole saliva lentamente nel cielo e si avvicinava il momento in cui occorreva procedere alla vestizione e alla sistemazione dei corpi nelle bare.
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Dal cimitero, la gente doveva tornare al villaggio a dare una mano. Le bare di Jia Genbao e Ding Xiaoyue erano gi pronte davanti alla porta delle loro rispettive dimore. Erano due bare di ottima qualit, come non se ne vedevano pi da quando al villaggio era arrivata la febbre: le assi erano in legno di paulonia di dodici centimetri di spessore e la parte anteriore era di cipresso spesso quasi dieci centimetri, sul quale erano incisi i caratteri tradizionali del lutto, grossi come ciotole e ricoperti di pittura bianca e dorata che li faceva assomigliare a due enormi fiori di caprifoglio. Per, le tombe che Genzhu e Yuejin avevano fatto scavare per i loro fratelli non erano paragonabili a quella che mio padre aveva preparato per mio zio. Quella era una tomba imperiale. Una tomba da funzionario. Sulla pianura non se ne vedeva una simile dallepoca Song. Le splendide incisioni delle pareti avrebbero accompagnato mio zio nellaldil ricordandogli lanimazione e la prosperit della citt di Dongjing. Peccato per che una tomba cos bella fosse stata dedicata a due che nel villaggio si erano macchiati della colpa imperdonabile delladulterio, questa era una cosa difficile da mandare gi per Genzhu e Yuejin, glielo si leggeva in faccia. Per fortuna le loro famiglie almeno si erano potute procurare due belle bare, roba di prima qualit, come si fabbricavano un tempo quando la gente viveva fino a ottantanni. E mica tutti, solo le famiglie che godevano di una certa influenza e potevano contare su un patrimonio consistente. Bare di prima qualit. Bare che solo la gente ricca e importante poteva permettersi.
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Le bare dunque aspettavano fuori della porta delle due case. Le famiglie abitavano nello stesso vicolo a poca distanza luna dallaltra, poca davvero, tanto che le due bare parevano quasi affiancate. La gente del villaggio che vi si accalcava intorno diceva a una voce che erano proprio belle, che Ding Yuejin e Jia Genbao avevano veramente fatto tutto quello che occorreva per i loro fratelli e, anche se le tombe non potevano certo competere con quella che Ding Hui aveva fatto scavare per suo fratello, si trattava pur sempre di due gran belle bare. Fu a questo punto che si videro due macchine entrare nel villaggio e dirigersi verso il portone di mio zio. Dalle macchine furono estratte due bare, avvolte nel cartone e nella stoffa, che vennero appoggiate su dei cavalletti per togliere limballaggio. La gente del villaggio si precipit a guardare. Erano una coppia di bare coniugali. Una coppia di bare in legno di ginkgo, di quelle che si vedono di rado sotto il sole. Da quando, a causa della febbre, sulla pianura le persone morivano come lanterne che si spengono, come foglie che si staccano dai rami e cadono volteggiando per terra, cera tanto bisogno di bare per i morti come di case per i vivi; il legno di paulonia per costruirle era diventato raro come largento, il legno di cipresso per fare il lato anteriore era diventato raro come loro. Ma mio padre non aveva fatto fabbricare una bara di paulonia o di cipresso, lui laveva voluta di ginkgo. Tutta in legno di ginkgo. La bara di mio zio, un po pi grande, era detta doro per distinguerla da quella di Lingling, detta dargento. Era fatta di assi
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di legno millenario di quasi dieci centimetri di spessore; il ginkgo morbido al tatto, ma resistente da lavorare e ha una superficie liscia, dalle venature sottili e senza nodi, lideale per lincisione e la pittura. E difatti, con leccezione della base, lintera superficie esterna della bara i fianchi, il coperchio e le assi trasversali anteriore e posteriore era tutta riccamente decorata con incisioni di paesaggi, figure umane, nubi di buon auspicio spinte dalla brezza di primavera, grandi strade e viali cittadini, folle e automobili, sopraelevate serpeggianti come intestini di pecora, parchi con alberi e persone che riposavano alla loro ombra o si divertivano facendo volare aquiloni o andando in barca. Un tempo sulle bare venivano di solito raffigurate Le ventiquattro storie esemplari di piet filiale, le immagini di Meng Jiangnu che piange presso la Grande Muraglia e di Liang e Zhu che si trasformano in farfalle14, ma sulle bare di mio zio e di Lingling erano stati incisi i paesaggi delle grandi citt della Cina, con i monumenti pi splendidi e famosi. Cerano piazza Tiananmen di Pechino, la torre della televisione di Shanghai e i grandi alberghi di Canton, cos come le grandi vie commerciali, le strade affollate, i
Le ventiquattro storie esemplari di piet filiale sono un testo classico della scuola confuciana risalente al XIV secolo. Meng Jiangnu la protagonista di una leggenda molto popolare in Cina: il marito di Jiangnu muore durante la costruzione della Grande Muraglia e la donna, giunta presso la sua tomba dopo una lunga ricerca, fa crollare parte della Muraglia con il suo pianto disperato. Liang Shanbo e Zhu Yingtai sono i protagonisti di una leggendaria e sfortunata storia damore che si conclude con la morte dei due amanti e la trasformazione dei loro spiriti in una coppia di farfalle. 351
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ponti sui fiumi, i grandi magazzini, le fontane e via dicendo, a dozzine. Naturalmente, lartigiano che aveva scolpito questi disegni sulle bare era un uomo che aveva viaggiato in lungo e in largo e aveva visto il mondo, altrimenti non gli sarebbe stato possibile riprodurre quelle meravigliose e vivide scene cittadine e fotografare lanimazione e lesuberanza di Shanghai, di Pechino e di tante altre metropoli cinesi in quelle incisioni rivestite doro, dargento e di altri colori. La gente del villaggio che circondava le bare non la finiva pi di esclamare ammirata: Cielo, incredibile! Neanche gli imperatori hanno mai avuto bare come queste! Qualcuno allung timoroso una mano per sfiorare quelle meraviglie: Provate a toccare, liscio come il viso di una sposina! Tutti si avvicinarono per toccarle. Fecero scorrere le dita sopra i palazzi cittadini, le automobili che sfrecciavano sulle sopraelevate, i lampioni delle piazze e le persone sedute in riva ai laghetti. Qualcuno prov a sbirciare dentro attraverso uno spiraglio lasciato dal coperchio non perfettamente chiuso e scopr che anche le pareti interne della bara erano tutte decorate. Sollevando con cautela il coperchio vide, allinterno del lato anteriore, una fotografia ingrandita di mio zio. Sugli altri tre lati erano raffigurate tutte le cose che rendono piacevole la vita della gente di citt: televisori, lavatrici, frigoriferi, apparecchiature che consentono di vedere film e opere musicali, e casse acustiche per ascoltarle. Cera perfino un microfono per cantare. E cera un ricco banchetto apparecchiato per diverse
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persone con buon vino, carne, pesce e pollame, bicchieri e coppe per il vino e bastoncini laccati di rosso. Cerano anche un cinema e un teatro, ville e palazzi: sulle porte di ciascuno di questi edifici erano scolpiti i due caratteri Famiglia Ding, mentre su tutta lapparecchiatura elettrica spiccava il nome di mio zio, Ding Liang. Pi importante di tutte era lillustrazione intagliata allinterno del lato posteriore, ai piedi di mio zio: un grande edificio, con la scritta Banca Popolare della Cina. Come se mio zio stesse per portare con s nellaltro mondo tutto il benessere e la ricchezza accumulati dallintera nazione in decine di anni. Come se dentro la bara di mio zio avessero trovato posto il benessere e la ricchezza del mondo intero. I compaesani passarono ad ammirare la bara dargento, cos detta perch era destinata a una donna, Lingling. Sebbene pi piccola di qualche centimetro, era anchessa completamente realizzata in legno di ginkgo. Allesterno recava raffigurazioni di citt simili a quelle scolpite sulla bara doro. Poi qualcuno sollev il coperchio per guardare dentro e tutti videro sul lato anteriore, proprio nel mezzo, una fotografia di Lingling. Una foto di Lingling sorridente. Per il resto, le pareti interne della bara erano tutte decorate con immagini di preziosi tessuti di seta, abiti e ornamenti femminili di ogni tipo. Si vedevano una toilette con cofanetti pieni di cosmetici, una macchina da cucire, mobili ed elettrodomestici per cucinare e tutto quello che si pu trovare in una cucina moderna: una cappa aspirante, grembiuli, tazze, bicchieri, spazzole per lavare i piatti,
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cestelli per cuocere al vapore, olio per friggere. Tutto in grande abbondanza, non mancava proprio niente. E qua e l anche fiori ed erba verde, oltre a una vigna e a un melograno. Sotto il melograno Lingling stava stendendo i vestiti di mio zio che aveva appena lavato e che ancora gocciolavano. La gente faceva capannello attorno alla bara doro di mio zio e a quella dargento di Lingling, schioccando continuamente la lingua in segno dammirazione. In quel mentre mio nonno usc da casa dello zio. Aveva la faccia rosea e luminosa, come fosse ringiovanito di diversi anni rispetto agli ultimi giorni. Maestro Ding, gli disse un compaesano, Ding Liang e Lingling sono stati fortunati. Fortunati? replic mio nonno, in piedi accanto alle bare. Sicuramente se ne vanno dignitosamente. Come si chiamano queste bare? Gli antichi le chiamavano bara doro e bara dargento, ma per la verit queste sono le versioni moderne, con decorazioni della vita di oggi. Cominci la sistemazione dei corpi nelle bare. Davanti al portone di casa cera la folla che di solito si vedeva solo alle riunioni. Con leccezione di Jia Genzhu e di Ding Yuejin, quasi tutto il villaggio si accalcava attorno alle bare. Perfino la madre di Yuejin e la moglie e il figlio di Genzhu erano venuti a vedere. Una gran folla, una folla oceanica venuta anche dai paesi e dai villaggi vicini per godersi lo spettacolo, intasava le strade di mezzo villaggio. Alcuni ragazzi si erano arrampicati sui muri e sugli alberi come per assistere a unopera teatrale. Dalla folla si levava354

no le risa dei bambini mescolate al vocio degli uomini, alle chiacchiere delle donne e dei vecchi, proprio come accade fra il pubblico di uno spettacolo teatrale. Il sole era ormai alto nel cielo, quasi a perpendicolo sopra il villaggio. I raggi di luce che illuminavano generosi la scena parevano trasformare la cerimonia funebre in un evento gioioso, o in una rappresentazione teatrale su un palcoscenico. Mio padre era a casa e chiacchierava con gli uomini che erano venuti dalla citt a consegnare le bare, mentre mia madre, a casa dello zio, accoglieva la gente venuta da fuori a presentare le proprie condoglianze e le offriva acqua e sigarette. Mia sorella correva fra le gambe della gente. Era ora di cominciare il rito della sistemazione dei corpi nelle bare. Mio padre usc dalla nostra casa seguito da un gran numero di compaesani e di gente di fuori, venuta dalla citt e dai villaggi della pianura. Vedendolo avvicinarsi, qualcuno da lontano gli grid: Si comincia? S, rispose. Furono quindi portati fuori i corpi di mio zio e di Lingling, che vennero adagiati nelle bare insieme agli oggetti funerari: vere sigarette, vino vero, un vestito alloccidentale, un paio di scarpe di pelle per lo zio e un vestito in tinta unita, una gonna fantasia e finti gioielli che parevano veri per Lingling. Un sacco di gente si rivers in casa di mio zio per dare una mano a portare i corpi e le cose da mettere nelle bare. Mio padre vide perfino i muratori del villaggio che avevano lavorato per Genzhu e Yuejin e altri che erano venuti espressamente per aiutarli a organizzare la
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cerimonia funebre, e ne prov dispiacere. Arross in volto ed esclam: Ehi, ehi! andate a dare una mano in casa di Genzhu e Yuejin, non bisogna dimenticarli in questo momento! Gli abbiamo dato la precedenza per scavare le tombe, si sent rispondere, adesso bisogna dare la precedenza a voi per il funerale. Anche mio nonno, ritto sui gradini fuori del portone, prov lo stesso dispiacere: Non va bene cos, non va bene cos, ripeteva. La madre di Ding Yuejin e la moglie di Jia Genzhu ribatterono: Non c proprio niente di male, niente di male. Siamo tutti compaesani, tutti una famiglia, in queste cose nessuno ha la precedenza sugli altri. Le famiglie di Jia Genzhu e Ding Yuejin furono lasciate da parte e dimenticate, tutto il villaggio voleva aiutare a seppellire mio zio e Lingling. Le bare furono calate nel sepolcro. Davanti allentrata della tomba fu innalzata una lapide. Unimponente lapide in marmo, recante questiscrizione a caratteri cubitali: Qui giacciono Ding Liang e Xia Lingling Come Liang Shanbo e Zhu Yingtai uniti nella morte Nel momento in cui la lapide fu innalzata, tutti i presenti quasi duecento persone fra gente del villaggio e gente di fuori applaudirono. Il fragore dellapplauso risuon
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come un improvviso rombo di tuono sotto il sole nel mese di febbraio. Come quando, nel giorno in cui il drago alza la testa e gli insetti si risvegliano dal sonno15, un rombo di tuono annuncia che linverno sta per lasciare il posto alla primavera.

Il Risveglio degli Insetti uno dei ventiquattro periodi solari di quindici giorni ciascuno in cui diviso lanno secondo il calendario tradizionale cinese. Il primo giorno di questo periodo un improvviso rombo di tuono desta il drago re di tutti gli insetti che rialza la testa dopo aver dormito tutto linverno e risveglia gli insetti dal loro letargo e tutta la terra dal sonno invernale. Il risveglio del drago segna linizio della primavera e porta con s le precipitazioni necessarie allagricoltura, poich il drago anche la divinit della pioggia. 357

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Capitolo 16

1 E cos mio zio e Lingling erano sottoterra. E anche Ding Xiaoyue e Jia Genbao. Dopo il funerale, quando tutto fu finito, mio padre lasci il Villaggio dei Ding. E con lui tutta la nostra famiglia. Noi Ding non saremmo pi tornati al villaggio. Per cento, forse per mille anni. Per sempre. Come le foglie che dautunno volano via nel vento. Come le foglie portate dal vento, che non torneranno pi allalbero che le ha cresciute, non potranno pi tornare. La mia famiglia, tutta quanta, era pronta per la partenza. Avrebbe approfittato del passaggio offerto dal camion venuto dalla citt per portare le bare. Sul camion erano stati caricati vari oggetti di valore, come la televisione, il frigorifero e alcuni bauli legati per bene e pronti da tempo: sistemati alla belle meglio, buttati senza ordine sul cassone, dove avevano preso posto anche i muratori, gli stuccatori e le altre persone venute da fuori per prestare aiuto durante la cerimonia. Alcuni erano seduti sui bauli, altri dove capitava. Mio padre, mia madre e mia sorella invece erano seduti nella cabina di guida. Il camion si mosse per uscire dal villaggio.
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Era quasi mezzogiorno e il sole giallo aveva cominciato a incendiare la pianura, come sempre. A guardarla, la pianura sembrava tutta infuocata. Bruciata. Presso la tomba di mio zio, in mezzo allodore della terra appena smossa e che aveva da poco cominciato ad accumulare calore, mio padre, con lodore di terra nelle narici, chiam da parte il nonno: C qualcosaltro che io debba fare? No, niente, rispose mio nonno guardandosi attorno. Allora posso andare. Mio padre chiam gli uomini che erano venuti a prestare aiuto e, mentre questi si radunavano al centro del villaggio, lui si volt per dare unultima occhiata e vide mio nonno ancora immobile davanti alla tomba dello zio e di Lingling. Se ne stava davanti alla lapide, con unespressione tranquilla ma al tempo stesso disorientata, come se non fosse successo niente di speciale. O meglio, come se si rendesse conto che qualcosa era successo, ma non riuscisse a decifrarlo con precisione. Tranquillo eppure confuso, perplesso ma anche lucido, il nonno contemplava placidamente la lapide nel suo stato di parziale smarrimento, come un vecchio che scruti con tutta la concentrazione di cui capace una scrittura a lui sconosciuta. Mio padre torn indietro e gli chiese: Padre, ti pare che abbia fatto il mio dovere di fratello maggiore per Liang? Il nonno si gir per guardarlo in faccia. Mio padre ripet a bassa voce: Una tomba da funzionario, la bara doro e la bara dargento, ma pensi che quella bella coppia di balordi si meritasse tutto questo? Il nonno lo guard senza aprire bocca.
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Dimmi, non ti pare che fossero davvero una bella coppia? insistette mio padre. Il nonno era sempre in silenzio. Mio padre abbass ancora di pi il tono di voce e aggiunse calmo: Nella mia vita ho compiuto il mio dovere verso di loro, per quanto fossero persone da poco. Ho fatto il mio dovere, speriamo che anche loro facciano qualcosa per me. Continu: Padre, tieni bene a mente quello che sto per dirti: se senti ancora qualcuno parlare della faccenda del sangue, di quando cominciata la compravendita del sangue, devi dire che stata tutta unidea di mio fratello Ding Liang e che io, Ding Hui, non centro un bel niente. Io non sono mai stato responsabile di questattivit. Il nonno rimase ostinatamente chiuso nel suo mutismo. Alla fine, dopo un lungo silenzio, si decise ad aprire bocca: Hui, di la verit a tuo padre per una volta: vero oppure no che le autorit hanno concesso in premio una cassa da morto di buona qualit a ogni responsabile di villaggio? Se vero, perch non ne hai fatta avere una ciascuno a Genzhu e a Yuejin, comera loro diritto? I soldi delle loro bare mi sono serviti tutti a pagare quelle per mio fratello e per Lingling. Abbass ancora di pi la voce e prosegu: Padre, non crederai che quelle due bare in legno di ginkgo siano cadute dal cielo? Le ho scambiate con cento bare di legno di paulonia, non una di meno. Detto questo, senza pi degnare il nonno di uno sguardo n preoccuparsi di vedere come avesse reagito alle sue
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parole, mio padre si gir per andarsene: Io vado, disse con lo stesso tono di voce, torner a trovarti. Come se dicesse una cosa qualsiasi, non che stava per andarsene via dal villaggio. E davvero si allontan dalla tomba. Si allontan da mio nonno. Andandosene, si volt unultima volta e grid: Ricordati, padre! A chiunque te lo chieda, devi dire che stato mio fratello a iniziare la vendita del sangue, se non ci credono digli che lo tirino fuori dalla tomba e lo chiedano a lui! 2 Dopo questa spiegazione and a raggiungere quelli che si erano gi incamminati verso il camion. La polvere che le sue scarpe sollevavano ricadeva a terra con un lieve fruscio. Le persone morivano come foglie che cadono a terra volteggiando, come lanterne che si spengono. Come se fosse la cosa pi naturale del mondo, ci si caricava la vanga in spalla e si andava a scavare una buca fuori del villaggio per seppellirvi il morto, come se si andasse a mettere sottoterra un cane o un gatto. Non si soffriva pi. Non si sentivano pi pianti. Pianto e dolore non avevano pi voce, tacevano come un fiume prosciugato e le lacrime sembravano la piog gerellina che cade nelle giornate di sole cocente e si asciuga prima di toccare il suolo. La morte non aveva pi niente di straordinario. Cos erano stati sepolti anche mio zio e Lingling, Jia Genbao e Ding Xiaoyue, anche se i loro funerali avevano suscitato pi scalpore degli altri. Tutti sepolti.
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Una volta conclusa la cerimonia, mio padre se nera andato portandosi dietro mia madre e mia sorella Yingzi. Lasciava il villaggio, si trasferiva nel capoluogo per vivere come un cittadino. Davanti alla tomba dove mio zio e Lingling potevano finalmente riposare in pace, era stata eretta la lapide con quelle belle parole: Qui giacciono Ding Liang e Xia Lingling come Liang Shanbo e Zhu Yingtai uniti nella morte Ma meno di tre giorni dopo la tomba fu aperta e saccheggiata. La bara doro e la bara dargento furono portate via. I muri della tomba da funzionario, con le loro belle raffigurazioni di citt e le decorazioni di draghi e di unicorni, furono distrutti a colpi di badile e di piccone. La notte della profanazione mio nonno fece un sogno: vide in cielo tanti soli rossi sei, sette, otto o nove che con i loro raggi violenti abbrustolivano la terra screpolata. Sulla pianura e nel mondo intero le piante erano tutte morte e i fiumi tutti prosciugati. Nei pozzi non cera pi acqua. Per catturare tutti quei soli in eccesso, in ogni villaggio erano stati scelti degli uomini. Un uomo robusto ogni dieci. Tutti insieme ora correvano sulla pianura inseguendo i soli armati di falci, forconi e badili, per spingerli fino al limite del cielo e da l gettarli nel mare sconfinato e lasciare un unico sole a riscaldare la terra. Mentre gli uomini cercavano di spingere i soli verso lorizzonte, vecchi, donne e bambini li incitava no e incoraggiavano dai margini dei villaggi e sulle strade
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picchiando su tamburi e bacinelle di ferro. I soli fuggivano nel cielo e gli uomini li inseguivano brandendo le armi, sol levando nuvole di polvere ed emettendo grida di guerra che scuotevano il cielo. Ovunque dagli alberi e dai prati, dalla terra e dalle case bruciati da tutti quei soli si alzavano nubi di fumo e di cenere su cui danzavano scintillanti lingue di fuoco. A un tratto, proprio mentre uno dei soli stava per essere abbattuto, qualcuno corse a scuola e buss alla porta del nonno. Maestro Ding, grid, maestro Ding, presto, corri! La tomba di tuo figlio Ding Liang stata profanata! Il nonno si dest dal suo sogno, spalanc gli occhi e rimase abbagliato dalla luce del sole che, ardente come un fuoco, entrava dalla finestra illuminando il suo letto. Salt in piedi svelto e corse alla tomba dello zio insieme alluomo che era venuto a chiamarlo. Quando arriv, vide una folla di compaesani riuniti attorno al sepolcro. La lapide era stata rovesciata e la terra che era servita a riempire lo scavo era stata rimossa e accumulata ai due lati del fosso. Il nonno si tolse le scarpe e scese a piedi nudi nel fosso, da l entr nella tomba, dove vide i cadaveri di mio zio e di Lingling abbandonati per terra. La bara doro e la bara dargento, quelle due casse intagliate in legno di ginkgo vecchio di mille anni, erano state rubate. Le sigarette, il vino, gli abiti e tutti gli oggetti che erano stati deposti nelle bare erano scomparsi. La minuziosa raffigurazione di vita cittadina che campeggiava sulla parete di sinistra era stata raschiata con il badile, la terra era caduta formando un mucchio accanto alla testa di mio zio e alcuni granelli gli
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erano finiti sul viso e sugli occhi. La stessa decorazione che abbelliva il muro di destra era stata ugualmente devastata, come spazzata via da uno spaventoso terremoto, e ora mucchi di terra e di piastrelle rotte erano caduti vicino alla testa e alla mano di Lingling. La tomba era sottosopra. Completamente sottosopra. Sulla devastazione aleggiava un cupo odore di putrefazione. Immobile, come pietrificato davanti alla porta della tomba, mio nonno si ricord di una vecchia cantilena che un tempo era popolare fra la gente della pianura. Una cantilena che era stata trasmessa di generazione in generazione. Diceva: Dalle tombe hanno trafugato tesori, non vi sono pi tesori a questo mondo; dalle tombe hanno trafugato bare, ci saranno altre bare a questo mondo.

Capitolo 17

1 Sulla pianura si era abbattuta la siccit. La terra era secca, come arsa dal fuoco. Come se nel cielo splendessero otto o dieci soli. Dallultima pioggia di aprile, non si era pi vista una sola goccia dacqua cadere dal cielo. Era la fine dagosto e non pioveva da diversi mesi. Non aspettandosi unannata di siccit, la gente allinizio aveva cercato in tutti i modi di procurarsi lacqua per irrigare i campi, estraendola dai pozzi e pompandola dalle falde sotterranee con laiuto dei trattori, ma gi a giugno, quando il grano era maturo e i campi in piena fioritura, sottoterra non cera pi acqua. Il fiume era in secca e adesso nemmeno sottoterra cera pi acqua. Nei campi le spighe erano alte fino al ginocchio, ma a guardarle si vedeva subito che erano secche. Nei mesi precedenti, avevano approfittato dellaria della notte per rinfrescarsi e riguadagnare un po di vigore, cos da mostrare una traccia di verde allalba. Ma con il passare del tempo nemmeno al mattino si vide pi grano verde, lumidit della notte riusciva solo ad ammorbidire le spighe inaridite, che seccavano nuovamente non appena il sole esplodeva allorizzonte in tutta la sua violenza. Sotto la
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sferza di quella palla rutilante tutte le piante bruciavano sulla sommit, perci al primo assalto cercavano di difendersi reclinando il capo e le foglie. Il minimo soffio di vento sollevava una polvere grigia dallerba e dalle spighe inaridite, che spandeva intorno un sottile odore di bruciato. La pianura era ormai una distesa bianca e arida. Le foglie degli alberi, sia dentro che fuori del villaggio paulonie, mogani, sofore e alberi dei rosari si accartocciavano. Si seccavano e si accartocciavano. Quelle degli alberi di mogano, poi, le cui radici non riuscivano pi a succhiare acqua dalla terra, ingiallivano e cadevano come se gi fosse arrivato lautunno. Gli olmi, invece, che avevano radici pi lunghe, conservavano la loro chioma verdeggiante, ma in compenso erano invasi da innumerevoli insetti. Si sarebbe detto che tutti gli insetti del mondo si ammassassero su quei rami e su quelle foglie, attirati proprio dal colore verde. Piccoli bruchi verdi, scarafaggi chiazzati di giallo, coccinelle e soprattutto vermi candidi con sfumature verdi sulladdome, grossi come bastoncini e lunghi come la lingua di un uomo, si arrampicavano indisturbati sui rami degli olmi, come se fossero loro i padroni, e ne divoravano le foglie fino alle nervature. Un tempo sotto quegli alberi non si vedevano i raggi del sole, adesso bastava alzare la testa per esserne colpiti in pieno viso. Quando ci passavi sotto, tutti quegli insetti aggrappati alle foglie ti cascavano addosso con un incessante martellio. Il villaggio non era pi la macchia verde scuro di un
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tempo: nudo e incolore, si confondeva con la pianura circostante. I campi erano morti, la terra era bianca e arida a perdita docchio. Anche lerba era morta, la terra era bianca e arida a perdita docchio. Ci che ancora viveva era ridotto a una chiazza gialla visibile qua e l nella distesa bianca e arida. Certi alberi, per esempio, erano ancora vivi, ma non ce la facevano a nutrire tante foglie, cos la chioma era rada e stentata; vivi davvero erano rimasti soltanto il tronco e le radici. La siccit non aveva ucciso le cicale, che anzi erano pi floride e numerose che mai e frinivano da mattina a sera senza stancarsi. Di giorno il loro verso faceva pensare al peperoncino steso in tutti i cortili a seccare al sole, di notte pi rarefatto ricordava i grappoli duva appesi allaria ad asciugare. Al levar del sole, i manti delle cicale sugli alberi mandavano riflessi dorati. Riflessi dorati. Durante il giorno un odore di bruciato si spandeva sulla pianura, come se da qualche parte ci fosse un incendio. Scrutando la pianura dal margine del villaggio si vedevano ovunque sbuffi di fumo. Il fumo scompariva al tramonto, quando rimanevano solo fuoco e cenere rossa, in ogni direzione. Cenere rossa che sommergeva il mondo intero. Si aspettava con ansia che scendesse la sera, ma il mattino seguente il sole era gi spuntato e ancora non ci si
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riusciva a svegliare, perch per il caldo non si era chiuso occhio fino al cuore della notte e ora che finalmente si poteva dormire, il sole ti veniva a scovare attraverso porte e finestre, si allungava sul tuo letto, ti colpiva dritto in faccia e sugli occhi. Stavi giusto pensando di girarti dallaltra parte e continuare a dormire quando sentivi risuonare per strada i passi rapidi e pesanti di qualcuno che faceva il giro del villaggio per annunciare la morte di un famigliare. Ecco che bussava alla tua porta e chiamava: Zio devi venire a casa a dare una mano, mia madre morta. morta stamattina allalba Oppure: Fratello, oggi devi venire da me a dare una mano, quando c stato il morto nella tua famiglia io mi sono dato da fare tre giorni per te, adesso tocca a te, mi basta anche un giorno Cominciava un nuovo giorno e pareva che in cielo brillassero cento soli, pronti a colpirti sulla testa tutti insieme. Pronti ad arroventare anche questa giornata. 2 La malattia divamp. Non unesagerazione. Anche prima i malati e i vecchi morivano, soprattutto nel cuore dellinverno e al culmine dellestate. Al villaggio si sapeva da sempre e sulla pianura i vecchi lavevano sempre detto: gli imperatori della dinastia Qing, quando non erano stati uccisi dal gelo dellinverno, erano morti per il caldo torrido dellestate. Ma questanno i malati della pianura se li stava portando via tutti il caldo estivo. Non valeva pi il calcolo in base al
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quale una volta passato linverno si poteva sperare di vivere ancora un anno, faceva troppo caldo, talmente caldo che il sole avvolgeva la terra in una foschia violetta. Laria pareva un getto di acqua bollente, scendeva in gola con un sibilo e l faceva spuntare vesciche piene dacqua. Il grano era morto. Lerba era morta. Le foglie rade che rimanevano sui pochi alberi erano tutte raggrinzite. Al margine orientale del villaggio, una delle nuore dei Zhao che non aveva ancora trentanni era morta tre giorni dopo aver scoperto di essere ammalata, lasciando un bambino di pochi anni. Era morta per il caldo. Per il secco. Nella parte opposta del paese cera un tale Jia sui quarantanni che, sapendo di essere malato e di non avere pi difese immunitarie, usava ogni precauzione possibile per non prendere freddo e non rischiare di ammalarsi, non mangiava niente che potesse provocargli la dissenteria e stava attento a non procurarsi nessun graffio per non sanguinare. Faceva in modo di non lasciare nessuno spiraglio in cui la malattia potesse intrufolarsi e approfittarne per scatenarsi. Ma una volta, andando a fare i suoi bisogni e passando dalla luce del sole allombra delle latrine, lo sbalzo di temperatura bast a fargli prendere un raffreddore. Il naso gli colava e aveva un leggero mal di testa. In seguito la secrezione nasale si ferm, ma lo assalirono la febbre e un feroce mal di testa. Era talmente insopportabile che luomo cominci a sbattere il capo contro il muro, fino a morirne.
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Giacque in una pozza di sangue con la testa fracassata. Al centro del villaggio, una bella ragazza di nome Xiaomei, sposata da poco, era tornata a casa per far visita ai genitori. Era sempre stata bene prima di allora, ma qualche giorno dopo il suo arrivo cominci a sentire un gran prurito in tutto il corpo e a coprirsi di vescicole come quelle del fuoco di santAntonio. Non pianse e non disse nulla a nessuno. Disse solo che era ora di tornare dal marito, prepar le sue cose e si mise in cammino. A met strada si impicc a una pianta di cachi. Un giorno Ding Zuizui se ne stava seduto allimbocco di un vicolo a chiacchierare con un altro malato. Gli venne in mente di raccontare una delle sue storielle: Cera un funzionario che era stato promosso di rango ed era diventato un pezzo grosso. Tornato a casa, chiese alla moglie di preparargli qualcosa per festeggiare levento. La moglie gli scald del vino e gli cucin un piatto speciale, che port in tavola chiedendogli: Adesso che sei cresciuto di grado, ti cresciuta anche quella cosa? E lui: Certo, visto che sono cresciuto, mi cresciuto tutto! La sera andarono a letto e fecero quello che marito e moglie normalmente fanno fra le lenzuola. Ma lei si accorse che il suo arnese era rimasto piccolo come sempre, allora gli disse: Com che il tuo coso non cresciuto? E lui: molto pi grosso di prima, solo che essendo la moglie di un funzionario, anche tu sei cresciuta parecchio. Anche la tua cosa si ingrandita e cos non senti la differenza! Era una storia vecchia come il cucco e Ding Zuizui laveva raccontata tanto per tirare su il morale al suo interlo370

cutore. Quandebbe finito, si pieg in due dal ridere. Ma laltro non rise. Torn a casa a prendere un coltello da cucina, usc e gli tagli la gola. Lo uccise. Prima di colpire quello che era sempre stato il buffone del villaggio, aveva gridato: Ma vaffanculo! Le persone muoiono come le mosche e tu sei ancora qui a raccontare le tue cazzate e a sbellicarti dal ridere! E brandendo il coltello: Cos che ti d tutta questa allegria? E lo colp. Ormai veder morire un essere umano era come veder crepare una gallina o un cane, o come schiacciare una formica sotto i piedi. Non si piangeva pi, n si appendevano le insegne bianche ai lati dei portoni. Appena uno moriva ci si precipitava a seppellirlo il giorno stesso. Le bare venivano preparate in anticipo. E le tombe, anche le tombe si scavavano ancor prima che uno avesse chiuso gli occhi. Con il caldo che faceva si temeva di non fare in tempo a scavare la fossa dopo che uno era gi morto, perch nel giro di un solo giorno i corpi cominciavano a putrefarsi. Cos, con la bara e la tomba gi pronte, appena uno moriva si correva a metterlo sottoterra alla chetichella. I malati avevano lasciato la scuola ed erano tornati ciascuno a casa propria. Da un bel pezzo, uno dopo laltro. La scuola si era svuotata prima che la malattia si scatenasse nel villaggio. I malati non se ne erano andati per
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linasprirsi del contagio, ma semplicemente perch di punto in bianco le autorit avevano sospeso lapprovvigionamento mensile di cibo. Non fornivano pi n cereali n olio. I giovani mandati a ritirare le provviste erano partiti la mattina dopo colazione ed erano tornati a mezzogiorno a mani vuote. Hanno deciso di non dare pi niente al Villaggio dei Ding, dissero, neanche un chilo di farina. A quellora Jia Genzhu e Ding Yuejin stavano prendendo il fresco in cortile al riparo di un muro insieme ad altri malati del villaggio. Avevano portato fuori il televisore e se ne stavano al fresco a guardare un programma. Nelludire quelle parole tutti gli sguardi si posarono interrogativamente sul ragazzo che le aveva pronunciate: E perch non ci danno pi niente? Perch sospettano che abbiamo saccheggiato la tomba di Ding Liang e di Lingling e che abbiamo rubato la bara doro e quella dargento. Perci non ci forniranno pi niente. Gli sguardi dei malati si spostarono allora su Jia Genzhu e Ding Yuejin. Tutti sapevano che dietro quella decisione doveva esserci mio padre. Doveva essere stato lui ad avanzare il sospetto. Si aspettavano quindi che Genzhu e Yuejin andassero a cercare mio padre per spiegargli che loro non avevano assolutamente niente a che fare con la faccenda del furto e del saccheggio. Ma i due si guardavano senza dire niente. Pochi giorni dopo i malati lasciarono la scuola. Il giorno della partenza mio nonno stava coltivando il
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suo orto vicino allentrata della scuola, due fazzoletti di terra grandi come tre stuoie di paglia messe insieme, dietro la sua stanza. Vicino alla mia tomba. Per irrigare il suo orticello, dove coltivava aglio, scalogno e anche un po di cavoli, era andato avanti e indietro dalla scuola a prendere lacqua del pozzo, trasportandola in due secchi appesi alle estremit di un bilanciere. Ogni secchiata dacqua che versava sul terreno assetato scompariva come dentro a una voragine senza fondo, come se fosse stata rovesciata sulla sabbia arida e biancastra dellantico letto del Fiume Giallo. Scompariva in un batter docchio, risucchiata dalla siccit. Per le due aiuole il nonno aveva dovuto compiere sette viaggi, mentre di solito gliene bastavano quattro. Aveva quasi finito quando si trov improvvisamente davanti Jia Genzhu insieme a una ventina di altri malati, ciascuno con il suo carico di fagotti e coperte, ciotole e bastoncini, ventagli e stuoie di bamb. Lo guardavano tutti come se fosse lui che li mandava via. Tutti gli sguardi erano puntati su di lui, incalzanti, e parevano dirgli che era stato lui a rifiutarsi di fornire loro il cibo e a costringerli a tornarsene a casa. Il nonno, accanto allorto con un secchio vuoto in mano, sosteneva tutti quegli sguardi fissi su di lui, impassibile, e guardava tutti dritto in faccia. Non aveva pi paura di loro. Non si sentiva pi in colpa nei loro confronti, n in debito, come gli era capitato in precedenza. Gli sembrava di avere qualcosa da dire a tutti loro, o forse niente. Gli sembrava di conoscerli tutti e al tempo stesso di non ricordare pi da quale villaggio venissero. Gli sembrava di
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essere stato a lungo loro debitore, ma di non dovere loro pi niente, adesso. Sapeva che fra di loro si trovavano quelli non uno o due, ma molti di pi che avevano profanato il sepolcro di suo figlio, distrutto la bellissima tomba degna di un funzionario di cui sulla pianura non si era visto luguale da oltre un secolo e trafugato le bare doro e dargento di cui per oltre un secolo non si sarebbe pi visto luguale da quelle parti. E cos adesso erano pari. Non gli doveva proprio pi niente. Non aveva pi conti in sospeso con il villaggio. Poteva guardarli in faccia allo stesso modo in cui loro guardavano lui. Freddamente, senza dire una parola. Serenamente. Furono i malati a cedere per primi. Jia Genzhu sput per terra, come se volesse buttar fuori qualcosa che aveva sul gozzo, e se ne and seguito dagli altri. Tornavano a casa. Mentre camminavano verso il villaggio, continuavano a voltarsi indietro e a lanciare occhiatacce in direzione di mio nonno. I loro sguardi parevano volergli dire che il suo debito nei loro confronti era troppo grosso e il saccheggio della tomba, il furto delle bare non bastavano comunque a saldarlo. Cerano ancora troppe cose da restituire per pareggiare i conti. E il nonno se ne stava nel suo orto a soppesare quelle occhiate, chiedendosi cosa mai potessero ancora volere da lui, cosa ancora? Dopo il saccheggio della tomba non aveva detto niente, nemmeno un lamento o un insulto erano usciti dalla sua bocca, cosaltro volevano da lui?
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Si incammin verso la scuola a prendere ancora due secchi dacqua. In quel mentre vide Ding Yuejin uscire dalledificio e venire verso di lui, con tutto il suo bagaglio. Era lultimo a lasciare la scuola. Si trovarono faccia a faccia proprio al cancello. Zio, annaffi? chiese Yuejin. Yuejin, fece il nonno, quando la tomba di tuo cugino Liang stata profanata, io non ho fiatato. Cosa volete ancora da me, voialtri? Volete distruggermi? Yuejin pos a terra il suo bagaglio e disse, dopo una breve riflessione: Liang era un bravo ragazzo, ma Hui una bestia. Si fregato le bare destinate a me e a Genzhu e perfino il cibo dei malati. E con quali prove ci accusa di aver organizzato il saccheggio della tomba? E anche se fossimo veramente stati noi, lui sarebbe per questo un uomo migliore? Yuejin gett unocchiata al nonno strizzando gli occhi sotto il sole e continu: Lo sai che cosa sta facendo adesso tuo figlio? Oltre a distribuire le bare, si occupa di congiungere le anime di quelli che sono morti di febbre in tutto il distretto. Per ogni matrimonio nelloltretomba che riesce a combinare guadagna duecento yuan. Quanti giovani sono morti di febbre nel distretto prima di prendere moglie? Quante ragazze nubili? Con duecento yuan per ogni coppia, quanti soldi far in vita sua? morto Ding Liang, mentre sarebbe stato molto meglio che morisse lui. Finito il suo sfogo, Ding Yuejin raccolse le sue cose e se ne and. Mio nonno lo segu con gli occhi, con laria
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di avere allimprovviso capito qualcosa. Cap perch poco prima i malati che tornavano al villaggio gli avevano lanciato quegli strani sguardi. Rest impalato sul cancello della scuola a fissare Yuejin che si allontanava, poi, quando laltro era gi lontano, lasci cadere il secchio che teneva in mano e fece qualche passo verso di lui gridandogli dietro: Yuejin, vero quello che dici? Yuejin si volt: Se non ci credi, va a chiederlo a lui. E se ne and. Il nonno, in piedi su un dosso in mezzo alla strada, rimase a guardare incantato la figura di Yuejin sempre pi lontana. Immobile nel sole, sembrava una statua di creta, o una colonna di legno marcio piantata nella terra. 3 Mio nonno continuava a ripetersi che doveva assolutamente andare in citt a vedere mio padre, mia madre e la mia sorellina, ma poi non si decideva. Non si decideva a mettersi in viaggio, come se in fondo non avesse voglia di incontrarsi a tu per tu con il figlio. Non riuscendo a decidersi, restava a custodire la scuola. Ormai era lunico rimasto, la scuola era completamente vuota. Deserta. Dalle aule erano stati portati via i banchi, le sedie e le lavagne. I tavoli e le assi che i malati avevano unito per farci i letti erano stati portati via. Gli alberi del cortile, grandi e piccoli, erano stati tagliati. Perfino i vetri delle finestre erano stati rubati. Ogni giorno qualcuno, munito di regolare autorizzazione con tanto di timbro e di firma di Genzhu e Yuejin, si
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era portato via qualcosa e cos la scuola si era svuotata. Il nonno rimaneva a sorvegliare la scuola, il cortile deserto e le sue due stanzette. Ma non cera pi nulla da custodire e lui si ritrovava con le mani in mano, si diceva che doveva andare a cercare mio padre, ma poi non si muoveva. Le giornate erano vuote, e anche il suo cuore. Gli sembrava quasi di non averlo neanche pi, un cuore, di essere morto anche lui come mio zio. Quanto a mio padre, il nonno sapeva che era ancora vivo e vegeto, ma in cuor suo era morto. Non aveva nemmeno pi voglia di tornare al villaggio. Non gli andava di vedere i compaesani, come se il Villaggio dei Ding fosse stato cancellato dalla faccia della terra. La scuola era muta e deserta come un anno prima. Non cera pi nessuno. N maestri, n alunni, n malati. La sola anima viva in quel complesso di oltre dieci mu era lui. Se ne aveva voglia, poteva andare a letto presto e alzarsi tardi. Mangiare quando aveva fame e bere un po dacqua quando aveva sete. Poteva cucinare una sola volta al giorno e farsi bastare il cibo per due pasti, e se non aveva voglia di lavare i piatti poteva anche lasciarli l, tanto nessuno lavrebbe saputo. Se non gli andava di lavarsi la faccia, non lavrebbe visto nessuno. Improvvisamente cominci a sentire tutto il vuoto delle sue giornate e si rese conto di vivere completamente fuori dal mondo. Quando sentiva uneco lontana di pianti e gemiti provenire dal villaggio, capiva che qualcun altro aveva lasciato questo mondo, ma non si preoccupava di sapere chi fosse morto.
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Quando vedeva un corteo funebre uscire dal villaggio e passare non lontano dalla scuola, restava solo un attimo a guardare prima di tornarsene alle sue occupazioni. In realt non aveva granch da fare, oltre a occuparsi del suo orto grande come tre stuoie messe insieme: unannaffiata, qualche erbaccia da strappare. E dopo aver finito, se ne stava l in piedi a guardare. Quando non cera pi unerbaccia n un insetto, non gli restava che fare la guardia al suo orto aspettando di veder spuntare nuova erba o nuovi insetti. La siccit aveva trasformato lintera pianura in una distesa grigia e farinosa come la cenere, soltanto l era rimasta una piccola oasi di verde. Il nonno proteggeva quel fazzoletto di terra come se si trattasse della sua stessa vita. Mio zio era morto, Lingling era morta. Mio padre aveva lasciato il Villaggio dei Ding con tutta la sua famiglia. Eppure, ripensando alla sua discendenza distrutta e dispersa, il nonno non provava una particolare sofferenza. Anzi, si sentiva pi pulito, pi leggero, come se allimprovviso si fosse tolto di dosso il fardello che portava in spalla da diverse decine di anni. Cos uno dopo laltro i giorni passavano tutti uguali. Nel cuore dellestate, quando la calura arriv al culmine e nel villaggio perfino le ultime foglie degli alberi si seccarono e caddero, al cancello della scuola spunt Jia Genzhu. Si diresse verso lorto dove il nonno stava ripulendo le piantine dagli insetti, si accovacci in silenzio e infine chiam con voce pacata: Zio! Leggermente spaventato, mio nonno si gir. Non faceva
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un salto al villaggio da oltre quindici giorni e non vedeva Jia Genzhu da pi di venti giorni, da quando cio i malati avevano lasciato la scuola. Ma quello non era il Genzhu che conosceva: era dimagrito fin quasi a scomparire, aveva il volto livido e orbite cos incavate che ci si sarebbero potute infilare dentro le mani a pugno, o un paio di uova. Accovacciato per terra accanto alla mia tomba, rattrappito nella penombra del muro del cortile, sembrava uno spirito uscito dal sottosuolo. La faccia nera, nera e avvizzita, pareva quella di un uomo prosciugato dal vento. Abbozz un sorriso giallastro, forse perch si sentiva imbarazzato per essersi rivolto a mio nonno in tono dolce e chiamandolo zio per la prima volta in vita sua. Come va? gli domand il nonno. Sono alla fine, ormai questione di giorni, rispose con un sorriso che si faceva sempre pi spesso e pesante, simile a un pezzo di corteccia che gli stesse appiccicato in qualche modo sulla faccia e fosse l l per cascare a terra con uno schianto. Lo so che mi resta solo qualche giorno, continu sempre sorridendo, non ho speranza, cos ho pensato di venire a parlarti. Mio nonno usc dallorto e si sedette sulla mia tomba, proprio nel punto in cui, sottoterra, stavano distesi i miei piedi. Gli si era messo di fronte con laria di essere pronto ad ascoltarlo. Era quasi il crepuscolo e il caldo torrido del giorno stava per abbandonare la pianura, lasciando il posto allumidit della sera, che gi avanzava dalle profondit della campagna. Da dietro la scuola spirava una leggera
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brezza. Seduti al riparo del muro, mio nonno e Genzhu cominciavano finalmente a sentire un po di fresco. Il concerto delle cicale che cominciava a levarsi lontano faceva venire in mente quella volta che Ma Xianglin, lautunno passato, aveva suonato il suo zhuiqin nel cortile della scuola. Zio, sto veramente per morire, disse Jia Genzhu avvicinando il volto a quello del nonno, lo vedi che la mia faccia ha il colore della morte? Il nonno osserv da vicino quel volto livido. Ma no, cerc di rassicurarlo, una volta passata questondata di calore, starai bene. Non serve a niente cercare di ingannarmi, zio. Morir, ma c una cosa di cui devo parlarti. Se non lo faccio, non riuscir a chiudere gli occhi quando sar la mia ora. Parla, disse allora il nonno. Daccordo. Su, parla. Posso davvero parlare? Ma certo, testone, fece il nonno con una breve risata. Zio cominci allora, io voglio uccidere Ding Hui. Non faccio che pensare a questa cosa ultimamente, me lo sogno anche di notte, vederlo morire davanti ai miei occhi. Liberatosi del suo segreto, guard il nonno dritto in faccia, come se volesse portargli via qualcosa da sotto gli occhi. Gli teneva inchiodato addosso uno sguardo vuoto, con laria di vedere se lui lavrebbe lasciato fare oppure no. Non aggiunse altro, limitandosi a fissarlo con sguardo assente.
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Il nonno sobbalz e lo guard a sua volta, sbigottito, quasi le parole di Genzhu lavessero colpito forte in testa come un sasso, lasciandolo tramortito. Come uno che, aspettandosi una carezza, abbia invece ricevuto uno schiaffo in pieno volto. La sua faccia divenne bianca come la nebbia che si stende sul gelo di fine dicembre. Non si mosse, n parl. Si sentiva la mente completamente vuota, come la scuola, come la pianura intorno. Stordito, continuava a guardare Jia Genzhu come per cercare di capire dalla sua espressione se intendesse veramente quello che aveva detto, o se piuttosto non lavesse buttato l tanto per dire qualcosa. Anche laltro non gli staccava gli occhi di dosso e, sebbene avesse appena detto di voler uccidere un uomo, il suo sguardo era adesso pi tenero e pi buono di quello con cui, una ventina di giorni prima, si era accomiatato dal nonno lasciando la scuola. Era lo sguardo di uno che chiede in prestito qualcosa, o che chiede aiuto per ritrovare qualcosa che ha perso. Il sole era gi sceso verso occidente e i suoi raggi infuocati sbucavano da dietro il muro della scuola come lame affilate, disegnando sui loro volti riflessi di luce rossastra. Sei stato tu a saccheggiare la tomba di Liang? chiese il nonno. Come avrei potuto fare una cosa simile? La tomba stata profanata, le bare e tutto il resto rubati. Ormai dovremmo essere pari. Genzhu riflett un attimo, poi: Anchio la penso cos, disse, ma in queste ultime due settimane, diverse ragazze del villaggio che erano morte di febbre sono state date in spose a giovani di fuori. Hanno aperto le tombe, rie381

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sumato i corpi e portato via le ossa. Mio cugino Hongli era stato promesso a Cuizi, la nipote di Zhao Xiuqin, ma ieri abbiamo saputo che la ragazza sposer un certo Ma del Villaggio dei Salici. Tutti dicono che lintermediario di questi matrimoni postumi Ding Hui. Dicono che si sia fatto pagare cento yuan da ciascuna famiglia per il suo interessamento e che la famiglia Ma abbia dato tremila yuan di dote alla famiglia di Cuizi. A questo punto, Genzhu sollev nuovamente lo sguardo verso il nonno e in tono pi deciso continu: Non sono solo io a volerlo vedere morto, sono in tanti qui al villaggio che non vedono lora di vederlo scomparire dalla faccia della terra. Vai a parlare con Ding Hui e digli di tenersi alla larga dal Villaggio dei Ding, perch qui ci pu essere qualcuno che non resiste alla tentazione di sfondargli la testa con una bastonata. Zio, tu sei un bravuomo, per questo sono venuto ad avvisarti. Altrimenti avrei lasciato che Ding Hui venisse qui a farsi ammazzare. Lo sai o no, prosegu, che avevo solo sedici anni quando ho cominciato a vendere il sangue? E che stato lui a convincermi? Studiavo, ero alle medie e un giorno andando a scuola lho incontrato. Lui me lha proposto. Io gli ho chiesto se faceva male e lui mi ha risposto che era come il morso di una formica. Gli ho chiesto se era pericoloso e lui mi ha risposto che se un giovanotto come me non aveva neanche il coraggio di vendere un flacone di sangue, non sarebbe nemmeno stato capace di cercarsi una moglie, un giorno. cos che ho cominciato. Dimmi, zio, secondo te non ho le mie buone ragioni per volere la
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morte di Ding Hui? Vai a dirgli che non si sogni neanche lontanamente di farsi vedere da queste parti, perch rischia di non uscire vivo dal Villaggio dei Ding. Jia Genzhu si alz in piedi con laria di potersene anche andare, adesso che aveva detto tutto quello che aveva nel cuore. Come se trascinarsi fin l barcollando dal villaggio per dirgli quelle cose fosse del tutto normale e lui non avesse alcuna intenzione di ferirlo. Mentre il nonno lo ascoltava, il sole era definitivamente tramontato dietro lorizzonte, spandendo sulla pianura un denso liquido rosso, come un lago di sangue. Jia Genzhu aveva finito e stava per andarsene. Prima di incamminarsi, esit un istante e si rivolse ancora una volta a mio nonno chiamandolo zio: C ancora una cosa che devo dirti. Vorrei chiederti un ultimo favore prima di morire. Io e tuo nipote Yuejin ricopriamo insieme la carica di capovillaggio e anche lui sta male, ho paura che nessuno dei due camper fino alla fine di questo mese. Laltro giorno eravamo seduti insieme a discutere. A un certo punto il discorso caduto sul sigillo del comitato del villaggio e ci chiedevamo chi dei due dovesse portarlo con s nella tomba. Siccome lo volevamo tutti e due, alla fine abbiamo deciso di tirare a sorte e ha vinto lui. Il sigillo sar messo nella sua bara. Ma sono due notti che non dormo, vorrei che me lo desse, in modo che sia messo fra gli oggetti funerari che mi accompagneranno nella tomba. Zio, lo so che in passato ho fatto dei torti a te e alla tua famiglia, ma adesso sto per morire, ti scongiuro di andare a parlare con Yuejin e di convincerlo a lasciare che il sigillo sia messo nella mia bara. So che Yuejin ti ha sempre portato rispetto,
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anche perch in fondo siete tutti e due della stessa famiglia, se tu gli parli forse si convincer. In piedi fra il cancello e il piccolo orto, Jia Genzhu guardava il nonno con aria supplichevole. Lo illuminavano gli ultimi raggi del sole, inzuppandolo come un lago di sangue. Mio nonno si alz in piedi a sua volta. La parte inferiore del suo corpo era ancora nellombra proiettata dal muro, ma la parte superiore adesso era nel sole. Strizzando gli occhi contro la luce, domand: Ci tieni cos tanto a essere sepolto con il sigillo? Credo di s, non faccio che pensarci. Allora fattene incidere un altro. Ma sarebbe falso. Yuejin potrebbe prenderselo e lasciare a me quello vero. Se riesci a convincerlo, ti prometto che non penser pi a uccidere Ding Hui. E con questo Genzhu lanci unultima occhiata al nonno, borbott qualcosa di incomprensibile e si volt per andarsene. Camminava lentamente, barcollando. Anche se cera solo una brezza leggera, avanzava come se temesse di essere rovesciato da un colpo di vento. Pareva un filo derba secca che si piega nel vento. Guardandolo allontanarsi con passo traballante, mio nonno pens che la faccenda del sigillo poteva aspettare: la cosa pi urgente da fare, finch Genzhu era in vita e poteva ancora camminare, era correre in citt a cercare mio padre per dirgli di non tornare al Villaggio dei Ding. Di non tornare mai pi. Poi pens di andare a letto prima del solito, per potersi alzare presto il mattino seguente e partire di buonora alla ricerca di mio padre.
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Capitolo 18

1 Riusc a trovare mio padre. Dopo un viaggio lungo e difficile, una lunga e difficile ri cerca, il nonno scov mio padre in quello stesso villaggio dove, una decina di anni prima, aveva condotto in visita i compaesani. Il villaggio si chiamava Shangyang. Mio pa dre stava facendo il conto di quanta gente fosse morta a Shangyang dallinizio del contagio e quanti fra i morti fosse ro giovani non ancora sposati. Quanti uomini, quante don ne, quanti ragazzi e quante ragazze. Le famiglie dei defunti, luna dopo laltra, compilavano un modulo e consegnavano una fotografia della persona morta quandera ancora celibe o nubile. Se non possedevano una fotografia, dovevano al meno fornire una descrizione approssimativa del suo aspetto fisico. Alcuni studenti, appositamente venuti dalla citt con il compito di prendere nota di et, statura, corporatura, for ma del viso, carnagione e altri particolari dei defunti, se ne stavano seduti dietro una fila di tavoli posti luno affianco allaltro al centro del villaggio a classificare secondo precisi criteri i dati raccolti e a elaborare statistiche. Mio padre an dava e veniva davanti alla fila di tavoli, si fermava, a volte si sedeva per dire qualcosa a uno degli studenti venuti con lui. Il nonno sapeva che mio padre faceva il giro dei villaggi
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tutti i giorni, come una volta i contadini tutti i giorni an davano a lavorare nei campi, perci batt sistematicamente tutto il distretto finch non lo trov nel villaggio modello di Shangyang, un tempo meta delle gite organizzate dalle au torit per convincere la gente a vendere il sangue. Giunto al limitare del villaggio, mio nonno diede unocchiata distratta a quel borgo che un tempo gli era parso cos fiorente. Gli edi fici a due piani erano ancora tutti in piedi, ma le piastrelle di ceramica bianca che li ornavano si erano staccate in diversi punti e quelle rimaste erano ingiallite e corrose dal vento e dalla pioggia. Fra i mattoni e le tegole dei tetti e degli archi che sovrastavano i portoni erano spuntati ciuffi derba che, per la grande siccit, erano avvizziti e scoloriti come lerba che cresceva lungo lantico letto del Fiume Giallo. Entrando nel villaggio, il nonno rivide le targhe con i nomi delle strade: via della Luce, via della Felicit, via del Benessere. Il fondo stradale di cemento si era sbriciolato, aprendo buche polverose tra i sassi. I cancelli di ferro ai due lati delle strade, molti con i lucchetti rotti che pendevano dai catenacci, erano incorniciati da stendardi bianchi vecchi e nuovi, proprio come al Villaggio dei Ding. Vi si leggeva no brevi componimenti in versi: Sono i capelli bianchi a seppellire i capelli neri; avvizzisce la giovane pianta quando ancora verdeggia il vecchio albero, oppure: Sei entrato in un mondo nuovo, noi restiamo nel vecchio. Altri tentavano di strappare un sorriso a chi leggeva: Nella mensa celeste abbondano carne e pesce, solo cibo agrodolce per chi resta in questinferno sulla terra. Ce nerano anche di non scritti: sul fondo bianco dellinsegna erano stati impressi soltanto
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grossi cerchi neri, usando come stampi larghe ciotole di por cellana con gli orli bagnati di inchiostro, sette sullinsegna a sinistra del cancello, sette su quella a destra e quattro pi grandi sullinsegna che sovrastava lentrata. Questa degli stendardi vuoti era una nuova moda; i cerchi neri sulla carta bianca davano lidea di due file di enormi occhi spa lancati ai lati dei cancelli, intenti a scrutare la pianura e il mondo senza batter ciglio. Mio nonno si ferm qualche istante a osservarli e prose gu verso linterno del villaggio. Giunse al circolo ricreati vo, dove una volta aveva visto gli abitanti di Shangyang gio care a scacchi e a carte e guardare la televisione. Il portone era spalancato, un battente era stato portato via e sullal tro si aprivano due buchi grossi come ciotole. Quanto alle stanze che davano sul cortile, avevano le porte sfondate o i vetri delle finestre in frantumi, come se l tempo prima avesse avuto luogo una battaglia che aveva lasciato dietro di s solo macerie e rovine. Ovunque cresceva rigogliosa lerba, favorita dallumidit e dal fatto che il terreno era pi basso del livello della strada, e fra lerba saltellavano cavallette e ranocchie e svolazzavano falene e altri insetti, facendo assomigliare il cortile al cimitero di un tempio an cestrale abbandonato. Avanzando ancora, vide un pastificio abbandonato. Fili elettrici spezzati penzolavano nel vuoto e le macchine per macinare e impastare la farina e per stendere la pasta, un tempo dipinte di vernice verde, erano tutte ugualmente rico perte da uno spesso strato di ruggine, e i topi vi scorrazzava no sopra indisturbati.
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Poco distante vide un capannone che doveva essere sta to una stalla o una scuderia. Ora che non cerano pi n mucche n cavalli, la paglia della tettoia era volata chiss dove e sullossatura spoglia erano rimaste solo alcune stuoie lacere e infradiciate dalla pioggia. Dentro, la mangiatoia era attraversata da una crepa larga un dito. Proprio davanti al capannone un vecchio aveva portato il suo nipotino a cercare grilli. Nel vederlo, mio nonno gli and incontro e gli chiese: Come va? Tutti bene a casa? Suo padre non c pi, rispose il vecchio indicando il nipotino, e sua madre si risposata. A parte questo, gli altri stanno bene. Questa risposta scosse mio nonno, che fece un profondo sospiro dicendo: Sai se un certo Ding, un funzionario del capoluogo, qui in visita al villaggio? Il vecchio chiese a sua volta: Stai per caso parlando del direttore Ding Hui? Alla risposta affermativa del nonno, il vecchio esclam: Che brava persona! Proprio una brava persona! E spieg come mio padre, anche se originario del distretto di Wei, avesse venduto a buon prezzo le bare anche a loro di Shangyang, che appartenevano al distretto di Cai, dando un po di consolazione a un sacco di gente in punto di morte. E adesso si stava occupando di trovare una compagna nellaldil per tutti i giovani morti prima del matrimonio, e un marito per le giovani nubili e perfino per le vedove, sollevando i vivi da una grave preoccupazione. Aveva sistemato perfino lo sce mo del villaggio, uno che da vivo si era venduto un sacco di sangue ma non era mai riuscito a trovar moglie, procurando
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gli da morto una ragazzona di diciotto anni appena compiuti. Disse che la ragazza, una di citt e per di pi sana, era mor ta in un incidente stradale e che la madre dello scemo aveva sborsato solo cinquemila yuan per portarsi a casa quel fiore puro. Raccont anche di una ragazza del villaggio che, appena superato lesame di ammissione alla pi prestigiosa universit di Pechino, aveva scoperto di essere ammalata ed era morta dopo solo un paio di settimane dal suo ritorno al villaggio. Sebbene fosse stata bella e istruita, i suoi genitori non chie devano un centesimo di dote per il suo matrimonio postumo, speravano solo di trovare un giovane adatto che le potesse te nere compagnia nellaldil, renderla felice e fondare insieme a lei una famiglia con una solida base culturale. Purtroppo nel raggio di cinquanta chilometri non era morto neanche uno studente universitario e la famiglia della ragazza si consuma va nel dolore e nel senso di colpa per non aver fatto il proprio dovere nei confronti di quella figlia. Poi un giorno al villaggio era comparso il direttore Ding, aveva tirato fuori dalla borsa la fotografia di un giovanotto non ancora sposato, morto di febbre mentre studiava in una qualche universit del Sud. Nel giro di pochi minuti il matrimonio era stato combinato e le due famiglie avevano stabilito di organizzare un banchetto nuziale con tanti invitati per celebrare il lieto evento. E non neppure costato caro! concluse il vecchio so spirando. Il governo chiede solo duecento yuan per tutta loperazione: poco, se uno pensa al sollievo che ne deriva per le famiglie! Il nonno guard fisso il suo interlocutore per qualche atti mo, poi chiese: Dov adesso questo Ding?
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qui al villaggio con il suo ufficio itinerante, allincro cio, poco pi avanti. Il nonno si rimise in cammino lungo via del Benessere. Il cemento della strada, un tempo liscio e uniforme, ora era pieno di crepe e di buche da cui spuntavano lunghi ciuffi di erba secca. Nei punti in cui era ancora intatto si accumulava uno strato di polvere alto due dita, che si sollevava in densi nuvoloni al passaggio di qualcuno. I ristoranti, i negozi di abbigliamento e le piccole rivendite di generi vari che una volta affacciavano sulla via avevano tutti chiuso i battenti da un pezzo, chiss che fine avevano fatto i proprietari. Per stra da quasi non si vedeva anima viva e soprattutto non si ve deva nessuno fra i trenta e i quarantanni, nessuno che fosse nel fiore degli anni. E i rari passanti che poteva capitare di incontrare in quel deserto erano corpi scheletrici coperti di pustole e dallaria sofferente che si trascinavano a fatica, con in faccia lo stesso colore di morte che il nonno aveva visto sul viso di Jia Genzhu. Il nonno sapeva che il villaggio di Shangyang, come il Villaggio dei Ding, si era procurato la propria prosperit e poi la propria distruzione con la vendita del sangue. In vita rimanevano solo vecchi e bambini. Camminando lentamente lungo la strada tetra e solitaria, mio nonno giunse infine allincrocio al centro del villaggio, dove un tempo era collocato il centro di raccolta del sangue. In mezzo allincrocio, che portava il nome di piazza Stel la Rossa, un tempo cera stata una grande aiuola circolare piena di fiori; lerba e i fiori erano scomparsi e sulla piatta forma rialzata non restava che una distesa di terra incolta
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e disadorna, appiattita dal continuo calpestio della gente e sciupata dallincuria. L il nonno scorse mio padre intento a combinare matrimoni per i morti di febbre insieme ai suoi aiutanti. Era circondato da decine di persone che gli pone vano domande su questo e su quello: chi chiedeva se fosse o no stata trovata la compagna adatta al figlio o al fratello, per cui era stata presentata domanda diversi giorni prima; chi cercava uno sposo per la figlia o la sorella. Un uomo oltre la cinquantina porgeva una foto a mio padre e lui la girava e rigirava fra le dita, poi, alzando il capo e posando lo sguar do sulla casacca sporca e logora delluomo, sul suo vecchio cappello di paglia muffo e ingiallito, diceva: Bel ragazzo, il tuo figliolo. Luomo sorrideva emozionato. Quanti anni aveva? morto a sedici anni. Quanto tempo fa? Tre anni e mezzo. Che titolo di studio aveva? Faceva le medie. Non aveva la fidanzata? S, ma lei non era malata, dopo si sposata con un altro. Hai qualche esigenza particolare? Nessuna, basta che let corrisponda. Mio padre pass la fotografia allassistente seduto accanto a lui, un ragazzo dai lineamenti delicati, dicendogli: Tipo logia media. Il ragazzo cav dalla borsa una ventina di fo tografie di ragazze, ne scelse una di aspetto comune e lesse sul retro il nome, let e le richieste avanzate dalla famiglia,
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poi, rivolto alluomo di mezza et, declam: Et: ventanni; istruzione: licenza elementare; nessuna particolare richiesta oltre alla dote di quattromila yuan. Luomo sobbalz: Quattromila? il prezzo minimo, disse il giovane. Luomo sorrise tristemente: Cercate ancora, disse, ve dete se si trova qualcosa sotto i duemila. tutto quello che possiamo pagare. Allora il giovane, imbarazzato, si mise a frugare fra una pila di foto, finch non ne trov una di una vedova con un bambino in braccio. Porgendola alluomo disse: Per questa ne vogliono solo duemila. Luomo la prese in mano e, con lo stesso sorriso triste sulle labbra, disse: Mio figlio ancora un bambino. La ricerca ricominci. Alla fine salt fuori la fotografia di una ragazza grassa, ma con due grandi occhi. Nel sottoporla allesame del pretendente, il ragazzo comment: La fami glia di questa qui vuole solo tremila yuan. Luomo la prese in mano e la rimir. La ragazza non era brutta e anche il prezzo era ragionevole, gli sarebbe basta to farsi prestare mille yuan da qualcuno. Chiese let, il co gnome e la provenienza della candidata, poi volle sapere la condizione e le richieste della famiglia. Infine annu con un cenno del capo e porse al ragazzo i duecento yuan di parcella per lintermediazione. Quando si potr celebrare il matrimonio? domand. Ti daremo una risposta entro tre giorni, replic il ragazzo. Potete dire alla famiglia della ragazza che mio figlio ave va preso il diploma di scuola superiore?
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E come fai senza produrre la documentazione? Ma mio figlio era pi bello di questa ragazza. Guarda che gente che sta bene, ribatt il giovane, hanno una fornace per mattoni e tanti di quei soldi che non ce la fanno neanche a spenderli tutti. E se hanno tutti questi soldi, allora perch vogliono tre mila yuan di dote? Il ragazzo si spazient: Ma scusa, il fatto che una famiglia sia benestante non significa che debba dare via per niente una figlia che ha cresciuto! Luomo riflett un attimo e concluse: Il mio ragazzo ha un buon carattere, la far felice per sempre. Stai tranquillo, disse allora il giovane con un sorriso, faremo il possibile per concludere il matrimonio e cerche remo in tutti i modi di fargli abbassare un po le pretese. Luomo di mezza et si ritir con un sorriso di soddisfa zione sulle labbra. Subito mio padre pass a occuparsi di una ragazza che cercava marito: porse al suo assistente una foto dicendogli di cercare un ragazzo sui venticinque anni. Fu a questo punto che comparve mio nonno. Aveva visto e sen tito chiaramente quello che stava accadendo. Si avvicin al tavolo, toss e chiam in tono normale: Hui! Con un sussulto, mio padre si gir e vide il nonno: Pa dre! Che ci fai tu qui? Il nonno prese in disparte mio padre, portandolo verso il margine della vecchia aiuola di fiori dove un tempo sorgeva il centro di raccolta del sangue. Alzando lo sguardo, vide linsegna su cui una decina di anni prima era stata dipinta una grande e smagliante croce rossa. La vernice usata dove
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va essere stata di buona qualit, perch la croce campeggiava ancora in tutto il suo splendore e pareva quasi di sentire lo dore della vernice fresca, insieme allodore forte del sangue appena prelevato. Sotto linsegna con la croce, il nonno raccont a mio pa dre del colloquio avuto con Jia Genzhu, che laveva cercato espressamente per avvertire mio padre di non mettere mai pi piede al Villaggio dei Ding. Il nonno disse a mio padre di non tornare mai pi al vil laggio, per nessuna ragione. Un largo sorriso sbocci sulle labbra di mio padre, dise gnandogli agli angoli della bocca due petali di fiore. Cosa credeva mai di poter fare Jia Genzhu, disse mio pa dre, con le conoscenze che lui aveva in citt gli sarebbe ba stato alzare un dito perch nella casa di quel buono a nulla non rimanesse in piedi neanche un travicello. Il nonno rispose che Genzhu stava morendo e che quindi non aveva niente da perdere, niente pi gli faceva paura. Con lo stesso sorriso stampato sulle labbra, mio padre dis se: Quando torni al villaggio, chiedigli se non ha per caso intenzione di organizzare un matrimonio postumo per suo cugino Hongli, in modo che quando morir i suoi genitori possano continuare a vivere giorni tranquilli. Se s, digli che la smetta di occuparsi degli affari di casa nostra e di ficcare il naso in quello che faccio io, Ding Hui. Qualcuno lo chiam e si interruppe. Mio padre torn alle sue occupazioni, lasciando il nonno solo sotto linsegna del centro di raccolta abbandonato.

2 Quella sera mio nonno non torn al villaggio. Mio padre lo port in citt in macchina e poi fuori a cena insieme a mia madre e alla mia sorellina. Una cena squisita in un ristorante di lusso situato in un edificio di quattro pia ni, tutto decorato di lampade di ogni forma e dimensione sui muri esterni. Ordin pollo, anatra e certi frutti di mare che mio nonno non aveva mai sentito nominare in vita sua. A ciascun commensale fu servita una piccola ciotola di zuppa in cui galleggiava qualcosa di trasparente che somigliava a dei vermicelli di soia, condita con fecola di patate dolci, zen zero, coriandolo e chiss che altro. Aveva un sapore strano che ricordava il pesce crudo o lodore del sangue quando si raffredda dopo il prelievo. Appena svuotate, le ciotole ven nero portate via da unelegante cameriera. Mio padre guard il nonno in faccia: Buono? chiese. Squisito, rispose il nonno. Lo sai quanto costa una ciotola di questa roba? Il nonno lo guard senza rispondere. Duecentoventi yuan, tale e quale a una cassa da morto, lo inform allora mio padre. A queste parole, il nonno spalanc la bocca esterrefatto e impallid; voleva dire qualcosa, ma non pot articolare nes sun suono. Dopo cena, la mia famiglia volle accompagnare il nonno a fare un giro, per mostrargli la citt di notte; il nonno domand a pi riprese quanto era costata in tutto la cena, ma si sent rispondere soltanto di non preoccupar si, non preoccuparsi. Avrebbe voluto dire che sarebbe stato meglio preparare in casa una bella ciotola di spaghetti o uno
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stufato di rape e vermicelli, invece che spendere tanto per quella cena sontuosa, ma alla fine prefer tenere la bocca chiusa quando, usciti dal ristorante, tutti insieme percorsero il vicolo che sbucava su uno dei grandi viali cittadini. Quello che il nonno vide per strada lo riemp di mera viglia. Non si sarebbe aspettato di vedere, nel giro di un solo anno, la citt cambiata al punto di poter competere ad dirittura con una grande metropoli come Dongjing, antica capitale e oggi secondo centro della provincia. File di palazzi addossati gli uni agli altri come i denti di un pettine forma vano una foresta di cime svettanti nel cielo e la strada che at traversava quella foresta era talmente larga che ci potevano passare sette o otto file di grossi camion una di fianco allal tra. Ai due lati del viale cerano lampioni di ogni forma e co lore, a cui erano appesi grappoli di luci, come uva bianca in una vigna. Bench fosse notte, il viale era illuminato come in pieno giorno grazie alle luci rosse e verdi che palpitavano dondolando sui pali e sugli alberi. La citt non conosceva n siccit n alluvioni: se la campagna si era trasformata in una distesa bianca e arida, in citt gli alberi e lerba, i fiori e il legno avevano i colori di sempre. Il rosso era rosso e il giallo era giallo, gli alberi ai lati della strada erano tanto verdi e rigogliosi da sembrare finti. E poi cerano gli uomini e le donne che passeggiavano lungo il viale: se fino a qualche anno prima si portavano ancora addosso una certa aria da campagnoli, tanto che riuscivano a farsi passare per cittadini solo agli occhi degli abitanti dei villaggi, ma non potevano certo ingannare la gente di Dongjing per la quale rimane vano sempre e comunque dei contadini, adesso quellaria se
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lerano improvvisamente scrollata di dosso e non tradivano pi in alcun modo la loro origine paesana. Con il caldo che faceva, ragazzi dai lunghi capelli tinti di biondo indossavano scarpe da ginnastica bianche e pesanti che sembravano pi adatte ai rigori dellinverno. Le ragazze invece portavano i capelli pi corti dellanno prima, alcune si erano addirittura fatte un taglio a spazzola tipicamente maschile che di spalle le rendeva indistinguibili dai ragazzi; per, che fossero don ne si capiva dalla foggia delle camicette e delle magliette che indossavano, cos corte che lasciavano scoperte pance e om belichi. Sulla pelle di quei ventri sfrontatamente esposti agli sguardi degli uomini facevano bella mostra di s sfavillanti tatuaggi multicolori di farfalle, libellule e uccelli; a certi om belichi erano stati agganciati anellini di rame, gioielli doro e pietre scintillanti. Era passato soltanto un anno da quando mio nonno era venuto nel capoluogo distrettuale, ma sembrava fossero pas sati decenni. Camminava dietro a mio padre e si guardava intorno con la sensazione di essere capitato in un altro mon do. La musica assordante che usciva dai negozi e dai risto ranti cominci a fargli girare la testa, cos chiese a mio padre di tornare a casa. Attraverso la giungla di grattacieli, mio padre lo condusse via dal viale illuminato a giorno verso una zona pi in penombra, fino a una strada lunga e stretta co steggiata da edifici a pi piani e lastricata di pietra calcarea. La strada sbucava in unarea boscosa di cui non si vedeva la fine, tutta piantata a cipressi dal tronco cos grosso che non sarebbe stato possibile cingerli allargando le braccia, e a ginkgo ancora pi imponenti, che neppure diversi uomini
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messi insieme sarebbero riusciti ad abbracciare tenendosi per mano. Larea era tutta circondata da una rete metallica. In mezzo al bosco di cipressi e di ginkgo, improvvisamente apparve una fila di case tradizionali con il cortile interno, tutte in mattoni e tegole grigioverdi, allapparenza vecchie di almeno un secolo. Allineate una di seguito allaltra e tutte uguali fra loro, le case erano pi di una decina e tutte, sul colmo dei tetti, erano decorate con leoni e draghi di pietra. Mia madre apr il portone di una delle case disposte sul lato occidentale e mio padre fece entrare il nonno, che rest sen za parole davanti allo spettacolo che si offriva ai suoi occhi. Tu abiti qui? chiese. Come tutti i quadri di citt, rispose mio padre sorridendo. Il nonno si gir per esaminare attentamente il figlio e, alla luce di una lampada che la mia sorellina aveva acceso allentrata, vide il suo volto illuminato da un sorriso radio so, come quello che gli aveva visto, tanti anni prima, il gior no del suo matrimonio o la volta in cui aveva guadagnato i primi soldi con il commercio del sangue. Tutta la famiglia varc la soglia passando sotto larco che sfoggiava preziose incastonature di antichi mattoni e tegole di rame ed entr nel cortile, dove mio nonno colse un profumo molle e umi do che da mesi non sentiva nel villaggio e sulla pianura, una fragranza fresca e delicata di legno. Nel bel mezzo del cortile che misurava quasi un mu, sorgeva un ginkgo dal tronco enorme e dalla folta chioma verde che splendeva al chiarore della luna e riversava ondate di intensa frescura allinterno delle mura. Mentre ledificio aveva colore e sa pore antichi, il cortile era tutto lastricato di grandi mattoni
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grigi di forma quadrata che odoravano ancora di fornace: mio nonno comprese allora che lintero complesso di case in stile tradizionale non risaliva alle dinastie Ming o Qing e neppure allepoca repubblicana, ma era stato costruito di recente a imitazione delle opere architettoniche classiche. Alzando lo sguardo verso il ginkgo che ombreggiava il cor tile, al nonno vennero in mente le bare doro e dargento di mio zio e di Lingling, che erano state fabbricate pro prio con quel legno prezioso. Poi, entrando in casa dietro a mio padre, vide che larredamento non somigliava affatto a quello bizzarro e ricercato che aveva visto al ristorante, non aveva il lusso pacchiano che andava tanto di moda, ma ricordava piuttosto la sobria eleganza delle grandi case di un tempo. I mobili erano tutti in legno di pero e di sandalo rosso, tutti in stile Ming e Qing. Divano e sedie, tavolo e tavolini mandavano riflessi dorati e rosso scuro nella luce elettrica. Un profumo forte e penetrante di legno aleggia va nella stanza. In piedi al centro dellingresso spazioso e pieno di mobili, mio nonno ebbe la sensazione di essere capitato dentro a un tempio. Mentre mia madre gli offriva un bicchiere dacqua e mia sorella correva a fare i suoi com piti, lui e mio padre erano pronti a sedersi luno di fronte allaltro e a dare inizio a una lunga conversazione. Accomodati, lo invit infatti mio padre. Ma il nonno non si sedette, guard il figlio e poi si mise a osservare le pareti della stanza, che a differenza dei muri esterni della casa, con i loro mattoni grigi messi l per dare unidea di antichit, erano bianche come la neve. Lhai fatta costruire tu? chiese.
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Non solo questa, rispose mio padre con un sorriso, ma tutto quanto il complesso, con i soldi che ho guadagnato. Il nonno non si stup pi, come se conoscesse gi la rispo sta. Si sedette e domand: I soldi guadagnati vendendo le bare? stata unopera buona nei confronti del popolo, una di quelle occasioni per aiutare il prossimo che capitano una volta ogni mille anni, rispose mio padre lanciandogli unocchiata. E i soldi sono rimasti tutti a te o sono andati al governo? Se fossero rimasti tutti a me, disse mio padre ridendo, mi sarei potuto comprare mezza citt. E lonorario che la gente ti paga adesso per organizzare i matrimoni nelloltretomba per te o per le autorit? Mio padre non rideva pi: Mi guadagno il mio stipen dio, ripet, perch offro un servizio al popolo per conto del governo. Tacquero entrambi. Ormai era sera tardi e dal cortile cominci a filtrare unaria greve e cupa che aveva il sapore della notte e della terra prima della pioggia. Mio nonno guard attraverso la porta e fra le foglie del ginkgo intra vide il cielo stellato: se il cielo era limpido, domani sareb be stata unaltra giornata di caldo torrido, quindi lodore che gli era parso di sentire e che aveva scambiato per un presagio di pioggia non era altro che il respiro notturno dellalbero. Era ora di coricarsi, cos segu mio padre in una camera da letto situata nellala meridionale della casa, del tutto identica alla parte principale delledificio, con il suo arredamento in stile classico. L, inaspettatamente, mio
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padre gli domand: Padre, non pensi pi a strangolarmi, come volevi fare lanno scorso? Il nonno, che non si aspettava questa domanda diretta da parte del figlio, trasal. Non sapendo cosa rispondere, si sedette sul bordo del letto, le mani paralizzate nellatto di sbottonarsi il colletto della camicia e il viso coperto da unimprovvisa vampa di rossore. Notando il suo imbarazzo, mio padre rise: Se mi prometti che non ti alzerai per venire a strangolarmi, non ho alcun problema a farti dormire in casa mia, in fondo solo per una notte e poi sei pur sempre mio padre, sar unoccasione per dimostrarti di essere un figlio devoto. Cos dicendo, mio padre si diresse verso una porta che si apriva sul lato opposto della stanza ed era di legno vernicia to dello stesso bianco candido delle pareti. La serratura era nascosta dietro un enorme dipinto del dio della Ricchezza, dalle linee fluide come acqua corrente; il dipinto era appe so esattamente al centro di una delle pareti a coprire par zialmente la porta, in modo che quando mio padre la apr, esso rimase per met sospeso nel vuoto. Mio padre spinse un interruttore e come per magia apparve unaltra stanza illuminata come in pieno giorno, sfavillante al pari di una strada cittadina. E in mezzo a quello sfolgorio mio nonno vide come in sogno che la stanza era piena zeppa di soldi. Per prima cosa mio padre si diresse verso un tavolo dove un lenzuolo copriva un mucchio di chiss quali cose, lo sollev e scopr una montagna di banconote da cento yuan, tutte accuratamente raggruppate in mazzette da diecimila tenute insieme da elastici rossi; queste erano a loro volta raggrup
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pate in mazzi da centomila, che a gruppi di dieci formavano pacchetti pi grossi ancora: questi ultimi, da un milione di yuan ciascuno, erano legati con cordoncini di seta rossa an nodati in fiocchi a forma di farfalla. Le banconote, nuove di zecca, emanavano un irritante odore di inchiostro e nuovi erano anche i cordoncini di seta, di un rosso accecante. E poi cerano tutti quei colori rosso, verde, giallo e arancione stampati sui biglietti di banca, che li facevano somigliare a tanti fiori schiacciati e messi a seccare sul tavolo. Il nonno non capiva perch mai mio padre non avesse riposto tutto quel denaro in un luogo sicuro, invece di lasciarlo impilato sopra a un tavolo, e stava proprio per chiederglielo quando lo vide aprire un cassetto, pieno anchesso di soldi. Mio pa dre apr un armadio e un baule: soldi anche l. E poi soldi sotto il letto, sotto il tavolo, in due cassapanche accanto al letto, in uno scatolone, in un sacco di iuta dietro la porta, sotto il materasso: soldi ovunque, come mattoni impilati lu no sullaltro, come mucchi, come cataste di mattoni in un magazzino. La stanza era una montagna di soldi, un mare di soldi scintillanti e multicolori. Lodore dellinchiostro pizzicava le narici e toglieva il respiro. Fra le mazzette di banconote erano state infilate dappertutto palline di canfora contro le tarme e altri conservanti, e tutti quegli odori me scolati insieme pungevano le narici come tanti aghi; a questi si aggiungevano il tanfo di chiuso di cui erano impregnati materasso, trapunte e lenzuola per non essere stati esposti al sole da tanto tempo, e lodore del gesso che mio padre aveva sparso da qualche parte sul pavimento per assorbire lumidit. La mescolanza degli odori e il contrasto dei colo
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ri conferivano a quella stanza n grande n piccola unaria disarmonica e stonata, un aspetto mostruoso, tanto che pa reva quasi di trovarsi sul bordo di una palude maleodorante prima del levar del sole. Se mio padre era ormai abituato a quegli odori e a quei colori e se ne stava in piedi in mezzo alla stanza con la stessa aria che aveva da piccolo quando, affamato, faceva la guardia ai cestelli dove cuocevano i pani ni al vapore, mio nonno si sentiva stringere la gola, come se ci fosse dentro qualcosa che bloccava il respiro. Si sforz di respirare dal naso e si sfreg le narici irritate. Lasci correre lo sguardo sul denaro che riempiva la stanza e, credendo di sognare come spesso gli capitava, si diede un pizzicotto sul la coscia. Aveva sempre fatto cos, quando voleva destarsi da un sogno, e di solito funzionava: si svegliava subito e si accorgeva di essere disteso sul letto nella sua stanzetta a scuola. Ma stavolta, pur continuando a pizzicarsi la coscia e i fianchi fino a farsi male, invece di risvegliarsi nel suo letto si ritrov sempre a casa di mio padre, in quella stanza che somigliava pi al sotterraneo di una banca o al deposito del tesoro nazionale che a una normale camera da letto. Come prima del suo tentativo di tornare in s, provava la sensa zione di rimanere schiacciato sotto la montagna di denaro, o di annegare dentro il mare di denaro. E come prima, oltre al miscuglio di odori della stanza, sentiva filtrare dal corti le il vago profumo delle foglie del ginkgo, che inizialmente aveva scambiato per un presagio di pioggia. Cos il nonno si convinse che quello che vedeva non era sogno, ma realt: era davanti a suo figlio, nella stanza stipata di denaro. Quanto ce n? domand.
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Non so con precisione, rispose mio padre sorridendo. pi di quanto tu possa spendere, che te ne fai di tanto denaro? Mio padre parve a disagio: Che ci posso fare io se questa febbre non ha intenzione di calmarsi? disse. Su incarico del governo ho fatto aprire cinque nuove fabbriche per la produzione di bare su larga scala, tutti gli alberi della pianu ra sono stati abbattuti e il legno adesso bisogna farlo arriva re dal NordEst, eppure non si riesce a coprire il fabbisogno giornaliero di casse da morto. Questo mese ho messo su pi di dieci squadre di sensali che ogni giorno battono con me la campagna per redigere statistiche e combinare matrimoni, ma sono gi passati pi di quindici giorni e non abbiamo ac contentato neanche un terzo delle famiglie che hanno qual che anima sola e sperduta nellaldil. Combinare matrimoni postumi ti pare unopera buona? chiese mio nonno. In vita mia ho fatto sempre opere buone, sentenzi mio padre ridendo. Il nonno tacque per qualche istante, poi, volgendo altrove lo sguardo, domand: Tutti quelli che abitano qui hanno un deposito come questo? Mio padre annu. E tutti hanno tanti soldi? chiese ancora. Non lo so, rispose mio padre scuotendo il capo, fan no tutti il proprio lavoro, non mettono il naso negli affari altrui. Mio nonno non aggiunse altro. Guard la stanza stracolma di denaro, poi sbirci il viso di mio padre, che gli parve asson
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nato. Infine lo ammon dolcemente: Hui, da ascolto a tuo padre, non tornare mai pi al Villaggio dei Ding, n tu n la tua famiglia, troppo rischioso. Senza smettere di sorridere, mio padre sbuff e disse: Non ho paura, io, dovesse anche crollarmi il cielo in testa. Il Villaggio dei Ding casa mia, puoi stare sicuro che ci tor ner, e molto presto anche: fra qualche giorno voglio venire a celebrare il matrimonio postumo di mio figlio. Sar una grande festa, e voglio vedere chi avr il coraggio di toccarmi con un dito! Si sfreg gli occhi velati di sonno e disse, per cambiare discorso, guardando il nonno con unespressione sorridente e piena di devozione: Padre, ora che tu vada a dormire. Dormirai in questa stanza. Ti auguro di fare i migliori sogni. E ricordati di questo mio gesto di piet filiale. 3 Cos il nonno si coric nella stanza piena di soldi e fece un sogno inatteso. Prima di addormentarsi aveva pensato che sicuramente i soldi gli sarebbero apparsi in sogno, invece non vide nemmeno un centesimo. Vide me, che lo chiamavo allungando le mani verso di lui. Mio padre aveva organizzato il mio matrimonio postumo. Mi aveva trovato una ragazza pi grande di me, che si chia mava Lingzi e che sarebbe potuta essere mia sorella maggio re. Aveva un difetto alle gambe che la faceva zoppicare dalla nascita e per di pi era matta, spesso aveva attacchi di nervi. Durante una delle sue crisi era caduta nel fiume ed era an negata. Ora si erano accordati perch io la sposassi, fra tutte
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le ragazze morte a cui cercavano marito lei era la pi brutta, ma mio padre mi aveva promesso a lei. Aveva combinato il fidanzamento senza la minima esi tazione. Era venuto al villaggio con una squadra di aiutanti per esumare la mia salma e metterla in una bara doro ancora pi splendida di quella dello zio, con lintenzione di traslarla in un cimitero di Dongjing, sulla riva del Fiume Giallo. Il padre di Lingzi aveva scelto per noi due il posto pi bello di tutto il cimitero, a ridosso di una duna proprio di fronte al fiume; un punto esposto al sole e al riparo dal vento, fresco destate e caldo in inverno. Cera stata gente disposta a sbor sare pi di due milioni di yuan per comprare quel pezzetto di terra e farci una tomba, ma il padre di Lingzi aveva preferito tenerlo per noi. Un giorno allalba mio padre era venuto al villaggio con decine di uomini, aveva bruciato carta e incenso e fatto scop piare petardi davanti alla mia tomba, dopodich aveva ordi nato di scavare e mi aveva tirato fuori dalla mia cassa di legno grezzo bianco per mettermi nella ricca bara doro e portarmi via. Ma mio padre non sapeva che io non volevo lasciare il Villaggio dei Ding, il nonno e il mio posticino dietro il muro della scuola, non sapeva che ero terrorizzato al pensiero di andare in un posto nuovo, cos, mentre mi portavano via, ho cominciato ad agitarmi dentro la bara doro e a chiamare con tutta la forza che avevo: Nonno! Nonno! Gridavo con tutto il fiato che avevo: Nonno, non voglio andare via! Presto, salvami! Le mie urla squarciavano il cielo e scuotevano la terra:
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Salvami, nonno! Salvami, nonno! Mio nonno si svegli e si mise a sedere sul letto, frastorna to. Vide filtrare dalla finestra la luce dellalba, bianca come il latte.

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Capitolo 19

1 Si verific una curiosa coincidenza. Proprio nel momento in cui il nonno, preparate le sue cose, si apprestava a partire per la citt alla ricerca di mio padre, questultimo arriv al villaggio. Si trovava a passare dal Villaggio dei Ding con la sua squadra di assistenti che percorreva insieme a lui la campagna per organizzare i matrimoni postumi. And dritto alla scuola e l, sul cancello, si trov faccia a faccia con mio nonno. Indossava un paio di pantaloncini militari, sandali di pelle e una camiciola bianca; in testa aveva un cappello di paglia come se ne portano al Sud ed era pi abbronzato di quando aveva lasciato il villaggio qualche tempo prima, e anche pi roseo. Il suo viso liscio e colorito risplendeva al sole. Nel vedere il nonno al cancello della scuola gli porse un piccolo involto, un pacchettino di carta legato con una cordicella. Il nonno domand piano: Cos? Ginseng, il migliore ginseng selvatico che si possa trovare. Nel prenderlo in mano il nonno lo sent molto pesante, cos pesante che gli parve quasi di non riuscire a reggerlo. Il sole non era ancora salito fino al punto pi alto del cielo e mandava i suoi raggi obliqui da oriente. Dalla
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pianura si alzavano vampe di calore e odore di bruciato, come se qualcuno avesse dato fuoco a cumuli di fieno che innalzavano colonne di fumo verso il cielo. Sulla terra spoglia erba e grano erano secchi, tutto era avvizzito e la pianura aveva il colore grigio della sabbia. Come il viso del nonno nel momento in cui si era trovato davanti mio padre. Non hai incontrato Genzhu al villaggio? chiese il nonno allarmato. No, rispose mio padre, e comunque non mi fa paura, non avrei paura neanche se dovesse crollarmi addosso il cielo. Parlava come se gi conoscesse le intenzioni di Genzhu e fosse anche al corrente del discorso che luomo aveva fatto al nonno. Comunque mi avevano gi avvertito, continu, di non tornare al villaggio, ma come vedi sono venuto per fargli vedere che non ho paura. E fra qualche giorno verr di nuovo per il matrimonio di mio figlio, sar una grande cerimonia e voglio proprio vedere chi avr il coraggio di toccarmi. Sempre pi spaventato, il nonno guardava mio padre come se fosse un estraneo. Vuoi davvero che Xiaoqiang si sposi? Ho gi combinato tutto. E da dove viene la ragazza? Dalla citt. lamata figlioletta del capo della prefettura distrettuale, disse mio padre con un sorriso, un po pi grande di Xiaoqiang, solo un po. Suo padre era stato
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da poco promosso alla sua attuale carica e aveva cominciato a organizzare la campagna per la raccolta di sangue nel nostro distretto, quando lei si ammal di uno strano morbo, cadde nel fiume e anneg. Il nonno tacque un istante, poi: Quanti anni ha pi di Xiaoqiang? chiese. Cinque o sei. E ti pare che possa andare bene? Se suo padre che il prefetto non ci trova nulla da ridire, non vedo come possiamo metterci noi a fare i difficili. Quando pensi di celebrare il matrimonio? Sono venuto a parlarti proprio di questo. Uno dei prossimi giorni far portare le ossa di Xiaoqiang in un cimitero di Dongjing, dove verranno tumulate insieme a quelle della ragazza nella tomba pi bella di tutto il parco. Mio padre aveva finito e voleva andarsene, la sua squadra di assistenti lo stava aspettando sulla strada provinciale a sud del villaggio. Si trattenne ancora qualche istante per chiedere a mio nonno se avesse bisogno di cibo o di vestiti, se il pozzo della scuola si fosse per caso prosciugato in seguito alla siccit, se ci fosse scarsit di acqua potabile. Poi fece per andarsene, ma prima di muoversi gli venne in mente di andare a dare unocchiata alla casa, la sua vecchia casa abbandonata. Il nonno lo accompagn lungo la scorciatoia che, tagliando attraverso i campi di grano inariditi, costeggiava il villaggio da nord a sud, fino alla strada nuova. Quando arriv davanti al portone, mio padre rest di sasso. Anche il nonno rest di sasso.
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Il catenaccio era stato divelto e giaceva a terra l davanti, i due battenti del portone esterno da cui si accedeva al cortile non cerano pi, erano stati rubati. Anche la porta di casa era stata strappata via e i battenti erano scomparsi. Lintelaiatura delle finestre era ancora al suo posto, ma i vetri ridotti in frantumi erano sparsi per tutto il cortile. In casa non cera pi niente: tavoli, bauli, sedie e sgabelli, tende e portacatini erano tutti spariti. Rubati. Come gli arredi della tomba. Nel bel mezzo della stanza cera una chiazza di urina. Il viso di mio padre si fece verde di rabbia, verde con sfumature pi scure come di ruggine. In piedi sui gradini davanti alla porta di casa, contempl la devastazione dentro la stanza, poi si volt e lanci unocchiata gelida al nonno, chiedendogli con un filo di voce: Chi stato? Mio nonno scosse il capo. Allora lui tir un calcio contro il muro e sibil a denti stretti: Quei bastardi di Jia Genzhu e Ding Yuejin! Gli angoli della bocca e i muscoli ai lati del naso fremevano sulla sua faccia verdognola. Davanti a quel pallore e a quel tremito, mio nonno cadde improvvisamente in ginocchio sui gradini di casa e mormor con il terrore nella voce: Hui, fa conto che sia stato io a rubare i mobili, a portare via i serramenti e a urinare in mezzo alla stanza. Fai di me quello che vuoi, daccordo? Alz lo sguardo verso il figlio con aria supplichevole, come un bambino che chieda piet al padre.
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Mio padre lo guard a sua volta come un padre spazientito guarda il suo bambino che si comporta male, poi distolse lo sguardo e, muto e senza pi voltarsi indietro, se ne and. Senza pi voltarsi indietro. 2 Sarebbe potuto tornare per la stessa scorciatoia, invece pass per il centro del villaggio. Camminava a testa alta. Allincrocio stavano sedute alcune persone. Alcuni dei compaesani ancora vivi. Era lora di colazione e la gente si era radunata sulla piazza a mangiare in compagnia e a chiacchierare, prima che la calura impedisse di mettere il naso fuori casa. Alcuni avevano gi finito di mangiare e avevano appoggiato le ciotole per terra ai loro piedi, quando arriv mio padre, camminando a testa alta e a passi pi lunghi del solito. Poco prima di giungere allincrocio si era fermato un attimo per pulirsi le scarpe sulle gambe dei pantaloni, cosicch adesso le scarpe di pelle erano belle lucide e splendevano come specchi. Anche la faccia aveva ripreso colore e riluceva come uno specchio. Si avvicin alla folla radunata sulla piazza con fare ardito. Wang Baoshan fu il primo ad accorgersi di lui e gli grid: Ehi, Ding Hui, che ci fai qui cos presto di mattina? Mio padre gli rispose sorridendo: Passavo di qua e sono venuto a dare unocchiata. Tir fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette con il filtro, lo apr e ne estrasse una manciata che si mise a offrire
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in giro; prima ne porse una a Wang Baoshan, poi ne lanci una ciascuno a tutti gli uomini del gruppo dicendo: Fumate, fumate, assaggiate che roba, un pacchetto di queste costa come mezza cassa da morto e con quello che costa una sola sigaretta si potrebbero comprare cinque chili di sale, mezzo litro di olio o poco meno di un chilo di carne. I compaesani erano sbalorditi: Davvero? Fumala e poi dimmi che sapore ha, rispose mio padre ridendo. Prese laccendino e accese prima a Wang Baoshan, poi a tutti gli altri nellordine in cui aveva distribuito le sigarette. Jia Genzhu era seduto in fondo alla fila, in mezzo ad alcuni altri uomini, e quando mio padre facendo il suo giro arriv a lui, lo ignor. Invece di porgergli la sigaretta, gli lanci unocchiata storta e not come fosse magro e ingrigito. Aveva la faccia tutta punteggiata di croste secche e pareva cos debole e malfermo che chiunque avrebbe potuto buttarlo per terra con una spinta; gli occhi intorbiditi e appannati parevano chiedere piet. Sembrava che la malattia lavesse penetrato al punto di togliergli lultimo briciolo di forza e anche la capacit di reagire, di modo che non aveva altra scelta che sopportare lumiliazione e sforzarsi di mascherare la propria delusione davanti a mio padre. In un primo momento, nel vedere mio padre distribuire le sigarette, il suo viso si era illuminato, ma quando arrivando a lui laveva degnato solo di una rapida occhiata e laveva scavalcato per offrire una sigaretta alluomo seduto dietro, il viso di Jia Genzhu era arrossito violentemente. Si era fatto gonfio e rosso come
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un pezzo di fegato. Un pezzo di fegato di maiale. Quando ebbe finito con le sigarette, mio padre se ne and a raggiungere la squadra di aiutanti che lo aspettava sulla strada maestra. Si incammin con portamento fiero e fatti pochi passi si volt indietro, giusto in tempo per incrociare lo sguardo impotente ma pieno dodio di Genzhu. Gli restitu unocchiata feroce, penetrante come la lama di un coltello. Come un coltello per cavargli tutto il sangue che aveva in corpo. 3 Mio nonno sapeva gi tutto. Come se avesse visto con i propri occhi tutto quello che aveva fatto mio padre. Non appena mio padre si fu allontanato, si diresse a sua volta verso il villaggio. Per prima cosa si rec a casa di Yuejin, che stava facendo colazione insieme al resto della famiglia. Sulla tavola cera un assortimento di piatti: zucca saltata, frittata con i porri, minestra di riso e focaccine allolio; il giallo dorato delle uova e della zucca e il verde acceso dei porri formavano un allegro miscuglio di colori. Mangiavano sullaia, con il portone chiuso. Quando entr mio nonno, Yuejin si premur di invitarlo a sedersi e di spiegargli che i suoi famigliari lo stavano viziando, viste le condizioni in cui si trovava. Cos stavolta gli avevano preparato le focaccine allolio ma lui, non sentendosela di godersi quelle prelibatezze da solo, aveva voluto che ne cuocessero un po di pi perch tutti potessero assaggiarle. Mangiate, mangiate, li esort il nonno sedendosi.
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Mio nonno sapeva che, dopo che i malati avevano lasciato definitivamente la scuola, Yuejin era tornato in citt ed era riuscito chiss come a procurarsi regolari razioni di cibo. Evidentemente era tutto merito del sigillo del comitato del villaggio, ancora nelle sue mani, se ogni giorno a casa sua si poteva disporre della farina e del riso di prima qualit originariamente destinati ai malati di febbre. E se ogni giorno si preparavano le focaccine allolio che venivano consumate fra le mura domestiche, con il portone chiuso. Dal posto dove era seduto, mio nonno diede unocchiata al cortile e vide, appoggiati al muro sotto la gronda, pi di dieci banchi nuovi della scuola elementare e una pila di ciocchi lunghi intorno ai due metri ciascuno, cos grossi che una persona non sarebbe riuscita ad abbracciarli, e cap che dovevano venire dal tronco del grande albero di paulonia che fino a non molto tempo prima torreggiava nel cortile della scuola. Invece, contro la facciata pi corta della casa compresa fra i due spioventi del tetto, erano appoggiate una dozzina abbondante di assi provenienti dalle porte delle aule, con ancora stampato sopra il numero della classe. La vista di tutte quelle cose appartenenti alla scuola assi, tronchi, banchi e sedie cominci a mettere a disagio il nonno, che non voleva dare limpressione di essere venuto a curiosare. Cos distolse lo sguardo. A casa di Yuejin non se la passavano per niente male: ledificio aveva un tetto di tegole, il cortile era cementato e al pergolato erano appesi grappoli di pannocchie rimaste dal raccolto dellinverno precedente. Davvero non se la
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passavano male: le persone avevano un bel colorito e i maiali erano belli grassi. Quando un maiale grasso e roseo si avvicin al tavolo grufolando, Yuejin lo allontan con una pacca sulla schiena, poi si volse verso mio nonno: Zio, volevi dirmi qualcosa? Mio nonno scart il pacchettino che aveva in mano, scoprendo tre grosse radici di ginseng che assomigliavano a teste di bambole, tutte ricoperte di peluzzi e sottili filamenti, di colore giallo chiaro, quasi traslucido. Un fresco profumo di medicina si sprigion dal pacchetto aperto e subito si diffuse in tutto il cortile. I famigliari di Yuejin, che non avevano mai visto una radice di ginseng in vita loro, si avvicinarono a guardare esclamando: Oh, proprio vero che il ginseng ha la forma di una persona, sembra un uomo in miniatura! Il nonno prese fra le dita una di quelle radici e la porse a Yuejin dicendo: Tieni, per te. Ci puoi fare uninfusione. Questo ginseng delle montagne del Nord-Est, selvatico, non coltivato, e ci mette decenni per diventare cos grosso. un potente ricostituente, ti ridar energia pi di qualsiasi altra medicina e forse anche la forza di resistere alla malattia. Yuejin non voleva accettare. Sapendo quanto costoso il ginseng, arross fino alle orecchie, si irrigid e si ritrasse dicendo: Zio, come potrei accettare un dono che ti stato offerto da tuo figlio? Mio nonno gli infil a forza la radice in mano: Tuo cugino Hui me lha data apposta per te. Yuejin cedette.
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Avvolse con cura il ginseng nella carta e lo pos sul tavolo. E disse allimprovviso: Zio, devi dire a Ding Hui di non farsi vedere al villaggio, Genzhu e altre persone ce lhanno con lui e vogliono fargli del male. Genzhu vuole da te il sigillo, disse il nonno, mi ha promesso che se tu glielo darai non far niente a mio figlio. Yuejin riflett un istante e rispose ridendo: Digli che se morir prima di lui glielo lascer, non ci tengo a portarmelo nella tomba. Quando uno morto, che gliene pu importare di quello che gli mettono nella bara? Si interruppe e gettando una rapida occhiata alle pietanze e alle focaccine allineate sulla tavola continu, leggermente imbarazzato: Per ho la sensazione che Genzhu morir prima di me: io, a parte il prurito e gli sfoghi sulla pelle, per il momento non ho altri sintomi gravi. Se lui muore e io resto in vita, il sigillo mi servir per ottenere dalle autorit quello che mi serve. Poi, sbirciando la radice di ginseng appoggiata sul tavolo, chiese: Zio, non sarai mica venuto a intercedere per Genzhu? Dopo tutto, io e te siamo entrambi dei Ding, lunit di una famiglia qualcosa che non si pu spezzare. Ma no, ma no! ripet il nonno a disagio. Non potrei mai fare una cosa simile! Rest ancora qualche minuto, poi si accomiat. And dritto a casa di Genzhu. Genzhu lo fece accomodare di fronte a s nel soggiorno.
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La sua casa non era diversa da quella di Yuejin: anche l, sotto le gronde erano impilati quindici o sedici banchi nuovi con le loro sedie, ciocchi di legno ricavati dai tronchi del pioppo e dellalbero di paulonia che un tempo si innalzavano davanti alla porta della mensa della scuola elementare e, in mezzo al cortile, la struttura di ferro che una volta a scuola era servita a reggere il cesto della pallacanestro; i pezzi erano stati smontati e ora giacevano per terra in un mucchio disordinato. Dentro casa, il soffitto era stato rivestito con le intelaiature delle finestre della scuola, debitamente tagliate e adattate. E poi cerano alcune pentole della scuola, il cesto che i malati avevano usato per cuocere il pane al vapore, un secchio di ferro, una grande lavagna, una sedia con lo schienale, quaderni nuovi di cui gli alunni non avevano fatto in tempo a servirsi e scatole di gessi e di matite che i maestri non avevano fatto in tempo a usare. Tutta questa roba se ne stava accatastata negli angoli della stanza o infilata fra le travi del soffitto. La casa di Genzhu somigliava al magazzino di una scuola. Dietro la porta cera anche la campanella che mio nonno aveva suonato per tutta la vita, chiss quando era stata portata via per finire anchessa a casa di Genzhu. E chiss a cosa mai poteva servire adesso che era l. Ma era sempre un pezzo di ferro, quindi era sembrata una buona idea prenderla e metterla l dietro la porta, in attesa di trovarle una destinazione. Nel riconoscere quella campana dalla punta aguzza come un cappello di paglia, il nonno ebbe la sensazione che si trattasse di una cosa sua, non di una propriet della scuola, e che Genzhu glielavesse rubata.
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Il nonno non riusciva a staccare gli occhi dalla sua campana. Zio, gli disse Genzhu guardandolo in viso, sei venuto a casa mia a cercare quella? Il nonno si affrett a distogliere lo sguardo e con un sorriso imbarazzato disse ripetutamente: No, no, come potrei? E poi, mettendogli sotto il naso una radice di ginseng, continu: Questa me lha data Hui per te. vero ginseng selvatico, mi ha detto di immergerlo in acqua bollente e di bere il decotto, fra qualche giorno ti sentirai tornare le forze. Cos dicendo spinse verso Genzhu il ginseng, la radice pi grossa di tutte, e continu con un sorriso implorante: Genzhu, figliolo, devi provarlo, fin dallantichit il ginseng stato usato per curare le malattie pi gravi, perfino gli imperatori quando si ammalavano di malattie ritenute inguaribili si curavano con il ginseng. Allevia i sintomi e se preso regolarmente pu anche guarire completamente dal male. Genzhu abbass lo sguardo verso la radice, si sofferm a osservarla un istante e infine disse freddamente, risollevando il capo: Stamattina Ding Hui passato per il villaggio e ha offerto a tutti una sigaretta, tranne che a me. Non possibile, replic il nonno sforzandosi di ridere, se mi ha dato questo ginseng proprio per te! La migliore sigaretta non vale neanche un pelo di questa radice. Sul viso di Genzhu comparve un sorriso, ma freddo, come incollato a forza sulle labbra: Ding Hui non ha
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paura che io possa appioppargli una bastonata dietro la testa, se recupero un po delle mie forze con il ginseng? Il viso del nonno si irrigid, scolor, e il sorriso gli si raggel sulle labbra. Rest per un po come paralizzato, poi, facendo un grande sforzo per ricomporsi, disse sorridendo: Figliolo, tu pensa a prendere il ginseng. E se ti torneranno le forze e vorrai spaccargli la testa, sappi che fra due o tre giorni lui torner al villaggio per celebrare il matrimonio di Xiaoqiang, e allora potrai mettere in pratica i tuoi propositi. 4 Albeggiava quando mio padre giunse al Villaggio dei Ding, accompagnato da una decina di uomini. Portava con s una bara di legno di ginkgo di quindici centimetri di spessore, riccamente intagliata e laccata con polvere doro; le incisio ni rappresentavano scene di vita cittadina sullo sfondo dei luoghi pi celebri di Pechino, Shanghai e Canton e anche di alcune metropoli straniere di cui nessuno avrebbe sapu to dire il nome, se non ci fosse stato scritto a chiare lettere: Parigi, New York, Londra Io di certo non sapevo dove si trovassero Parigi o New York, e neppure Pechino e Shang hai, la sola cosa che sapevo era che la mia casa era il Villag gio dei Ding. Il quale era situato sulla pianura del Henan orientale. A me non importava niente di quanto fosse pre ziosa quella bara, se la polvere doro con cui era verniciata fosse vera o falsa e se a venderla si sarebbe potuto guada gnare abbastanza denaro da comprarsi mezzo villaggio. La bara era cos splendente che non la si poteva contemplare
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senza socchiudere gli occhi, pareva che il sole fosse caduto gi dal cielo e si fosse tramutato in un rettangolo di legno dorato. Mio padre e gli altri sfilarono con la bara attraver so il villaggio, attirando lattenzione di tutti i compaesani rimasti in vita. Tutti vennero a vederla, a contemplare la verniciatura di oro zecchino e le immagini delle citt che nessuno di loro aveva mai visto di persona. Lopulenza e lanimazione delle nostre grandi citt. Lopulenza e lani mazione delle citt straniere. La bara fu deposta davanti alla mia tomba e davanti alla mia tomba furono bruciati carta e incenso e fu dato fuoco ai mortaretti. Dopodich si scav il tumulo e le mie ossa furono tirate fuori dalla cassa di legno grezzo e messe nella costosa bara di ginkgo dorata e intarsiata, per portarle via con gran pompa. Fu allora che cominciai ad agitarmi nella bara e a gridare con quanto fiato avevo in gola: Nonno! Nonno! Gridavo come un matto: Nonno! Non voglio andar mene da qui! Vieni a salvarmi, presto! Le mie grida disperate riecheggiavano in tutta la scuola, nel villaggio, sulla pianura e nel mondo intero, come pioggia che oscura il cielo e ricade sulla terra riarsa. 5 Cera una leggera brezza, quel giorno, che rinfrescava un po laria. Di buonora, mia madre e la mia sorellina erano an date a casa della sposa per assistere allesumazione dei suoi resti, mentre mio padre con un seguito di persone era venuto alla scuola del villaggio per dissotterrarmi e portarmi nella mia nuova dimora. Stavolta era quindi lo sposo ad andare
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dalla sposa, e non viceversa. Alto sopra la pianura, il sole era la solita palla di fuoco circondata da una corona di rag gi fiammeggianti; nemmeno una nuvola offuscava lazzurro del cielo, cos perfettamente azzurro da sembrare un panno lavato. Per fortuna quella brezza leggera alitava sul villaggio regalandogli un po di refrigerio. Lumidit della notte aveva un po rinverdito lerba e le piante di grano nei campi che, sebbene inariditi, a ben guar dare rivelavano qua e l qualche sfumatura pi verde nella pallida secchezza del terreno circostante, come sabbia pi scura che si accumuli sul terreno sabbioso dellantico letto del Fiume Giallo. Fuori dal cancello della scuola, accanto alla mia tomba, si erano radunate diverse decine di persone, tra cui i muratori e i decoratori che avevano lavorato alla tomba di mio zio e di Lingling, armati di pala e piccone e carichi di pacchi di offerte funerarie; portavano anche, na turalmente, la costosa bara di legno di ginkgo interamente scolpita e laccata doro. Tutte le incisioni erano immagini di citt prospere e moderne, simili a scene di vita paradisia ca. Vi erano raffigurati alti palazzi e ampi viali percorsi da veicoli e folle di pedoni, fiancheggiati da negozi e ristoranti. Ricchi clienti varcavano le soglie dei ristoranti, sorvegliate da guardie giurate, e venivano accolti da eleganti cameriere. In una piazza, accanto a un giardino fiorito, cera un parco dei divertimenti con giochi che io non avevo mai visto: un trenino a forma di drago che volava nel cielo, una ruota di ferro rossa con tanti seggiolini che girava su se stessa, una pista con macchinine rivestite di gomma e fatte apposta per scontrarsi luna con laltra. Lallegra confusione del parco
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ricordava un concerto di uccelli nel fitto di un bosco in un mattino di primavera; sembrava quasi di sentire le voci e le risa dei bambini e degli adulti che saltavano e scorrazzavano fra i giochi, scherzavano e si divertivano nei loro begli abiti, pi belli di quelli che adornano le bambole di carta. Linterno era abbellito da decorazioni ugualmente son tuose e, sebbene la bara fosse pi piccola di quella di un adulto, vi erano le stesse incisioni raffiguranti paesaggi di al beri, fiori, ponti e ruscelli. Vi era un lago solcato da barchet te e circondato da pendici boscose, e fra gli alberi si stagliava un antico edificio a due piani con un tetto di tegole gialle invetriate a forma di mezzaluna, come si usava un tempo; sui mattoni grigi delle pareti si distinguevano minuscoli mo tivi ornamentali. Anche il muro di cinta che circondava la casa era di mattoni finemente scolpiti. Nel cortile cerano un vecchio cipresso e un grosso albero di ginkgo. Ai due lati dellentrata erano appesi due stendardi rossi non pi larghi di un bastoncino, sui quali per erano perfettamente leggibi li i caratteri: Nel paradiso della vita eterna le chiome degli alberi sono sempre verdi, verdi come lacqua dello Stagno di Giada, mentre sullo stendardo orizzontale che sovra stava larco si leggeva la scritta: Residenza della famiglia Ding. Un viottolo di pietre conduceva attraverso il cortile fino allentrata della casa, preceduta da un porticato; dalla porta e dalle finestre si poteva vedere linterno, arredato con ogni sorta di mobili ed elettrodomestici, abbellito da ogni sorta di decorazioni. Pitture, calligrafie e strumenti musicali erano appesi ai muri e lungo le pareti mio padre aveva fatto disporre scaffali pieni di libri di storie. Ovunque cerano pile
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di merendine e di bevande. Mio padre e mia madre avevano pensato proprio a tutto per allietare la mia vita nellaldil, in questa dimora che avevano preparato appositamente per me. Sul fondo della bara, dove le mie ossa sarebbero state de poste, cerano incisioni di oltre dieci edifici di ogni forma e dimensione. Su ciascuno di essi era inciso il nome di una banca: Banca della Cina, Banca Popolare della Cina, Banca Commerciale, Banca dellAgricoltura, Credito Cooperativo Cittadino, Credito Cooperativo Rurale, Banca dellEterno Splendore, Banca per il Benessere del Popolo e cos via. I principali istituti bancari della Cina erano tutti rappresen tati, di modo che il mio corpo avrebbe riposato sul denaro dellintera nazione e del mondo intero. Davanti a questa bara costellata di raffigurazioni di me tropoli, di campagne e di paesaggi naturali, traboccante del lo splendore e dellabbondanza della pianura e ricolma della ricchezza e dei divertimenti che mi erano stati destinati, mio padre e gli uomini che lo accompagnavano si scambiarono qualche parola e subito si cominci a scavare per estrarre le mie ossa dalla terra. Si stavano per celebrare delle nozze e le nozze sono un evento felice, perci pale e zappe erano state ornate di nastrini di seta rossa e tuttintorno alla tomba si fecero scoppiare lunghe strisce di petardi e si lanci nel cielo un gran numero di fuochi dartificio; si bruci addirittura un palanchino nuziale di carta rossa. Immediatamente dopo, luomo che aveva fatto scoppiare i petardi comp sei giri at torno alla mia tomba, tre in senso orario e tre in senso an tiorario, con una striscia di petardi scoppiettante, seminando il terreno di fuochi dartificio di vari tipi perch la gente l
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riunita li raccogliesse e li facesse esplodere a sua volta. Da anni ormai non si vedevano celebrazioni simili al Vil laggio dei Ding, n si erano pi viste tanta abbondanza ed eccitazione. Lo scoppiettio ininterrotto dei petardi e il sibi lo acuto dei fuochi dartificio fendevano laria con un uni co rombo assordante, a cui si mischiavano le acclamazioni dei presenti. Lampi di luce e rose di colori attraversavano il cielo oscurando il sole, mentre tuttintorno svolazzavano pezzettini di carta bruciata. La preziosa bara di ginkgo dora to era stata deposta per terra a pochi metri dalla mia testa, accanto a piatti colmi di offerte portate espressamente dalla citt: dolcetti fritti, pere e mele di dimensioni enormi. Tre bastoncini dincenso bruciavano sulla mia tomba. Laria era zeppa dellodore della polvere da sparo e della carta bruciata, del profumo della frutta e dellacre tanfo di sudore dei corpi in movimento. Il rito ora prevedeva che si cominciasse a scavare per esu mare i miei resti. Attirata dal rumore dei mortaretti, la gente del Villaggio dei Ding cominci ad accorrere alla mia tomba. Affluiva ver so la scuola come la folla che corre al tempio quando c la fiera. Nessuno voleva perdersi lo spettacolo, qualcuno veni va per dare una mano, tutti dicevano che ero davvero fortu nato a sposarmi con una cerimonia tanto solenne, pi bella delle nozze che si celebrano per congiungere i vivi. La febbre si era portata via met della gente del villaggio negli ultimi anni, per una fitta folla di compaesani si ra dun ugualmente attorno alla mia tomba. Alcuni stavano seduti, altri in piedi; alcuni portavano un cappello di paglia
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per ripararsi dal sole, altri erano a capo scoperto e sudavano copiosamente, tanto che le teste lustre e bagnate parevano zucche immerse nellacqua. A un cenno di mio padre, gli operai presero a scavare con le loro pale ornate di nastri di seta rossa e la terra cominci ad accumularsi ai due lati della mia tomba. Il maestro di cerimonie, un uomo di mezza et, offriva sigarette agli uomini e dolcetti e caramelle alle donne e ai bambini, come si fa nelle occasioni di festa. Fuori della scuola cera uninsolita animazione. Ding Yuejin insieme a un gruppo di uomini andava in giro a spe gnere con i piedi i petardi che erano caduti fra lerba secca perch, come spieg a mio padre, la grande siccit poteva facilmente scatenare un incendio e lui non voleva vedere il suo nipotino Xiaoqiang bruciare nella sua tomba sottoter ra. Era venuto anche Ding Xiaoming, che si avvicin a mio padre per chiedergli sorridendo cosa potesse fare per lui. Si sent dire che non cera bisogno di aiuto, ma lui insistette per prendere comunque una pala e unirsi a quelli che sta vano scavando la tomba, proclamando di essere in perfetta salute e forte come un toro. Una donna di nome Fen, una di quelle che alla scuola aiu tavano Zhao Xiuqin a cucinare, anche se magrissima e ormai con i giorni contati, si avvicin a mio padre per chiedergli come mai la mamma non fosse tornata al villaggio con lui; le mancava, mia madre, e non poteva dimenticare che era stata proprio lei ad andare a prenderla nella sua casa di ragazza il giorno del suo matrimonio. Era stata mia madre ad accom pagnarla fino al Villaggio dei Ding e a farle varcare per la prima volta la soglia della casa dei suoceri.
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Cera anche Zhao Zhuangzi, che aveva da poco scoperto di essere malato e oggi metteva fuori il naso per la prima volta, dopo essere rimasto chiuso in casa per diversi giorni. Vedendo che la terra estratta dalla tomba cadeva sulle offer te di cibo, spost i piatti perch non si sporcassero e chiese a mio padre cosa dovesse farne. Mio padre gli fece un cenno dicendo: Mangia pure! Si ficc in tasca un paio di panini al vapore e divise i dolcetti fritti fra i bambini che scorrazzavano attorno alla tomba. Fuori del cancello della scuola e nel cortile cera uninde scrivibile agitazione, un mare di teste che si allungavano per vedere lo spettacolo. Pi di un centinaio di persone venute per dare una mano, assistere alle mie nozze e osservare pas so dopo passo ogni gesto delluomo anziano che fungeva da maestro di cerimonie. Questi fece scoppiare una striscia di petardi a ogni fase del rito: quando il primo colpo di pala si abbatt sulla terra, quando gli operai scesero nella tomba e infine quando la mia bara fu ripulita della terra e ci si appre st ad aprirne il coperchio. A questo punto copr lapertura della tomba con una grande stoffa rossa e fece arretrare gli astanti di qualche passo, perch nessuno potesse vedere lo stato dei miei resti. Per ultimo cal nella tomba un bellis simo abito funerario composto di un paio di pantaloni e di una tunica, entrambi rossi, perch gli uomini scesi nella fos sa potessero vestirmi. Una volta vestito, dovevano tirarmi fuori. Questo era il momento pi solenne dellintera cerimonia. Tutti trattene vano il respiro in attesa di vedere apparire le mie ossa vestite di rosso. Ma cera il rischio che mio padre e mio nonno,
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non potendo sopportare la vista di me ridotto in quel modo, scoppiassero a piangere allimprovviso, spaventando il mio spirito con i loro singhiozzi, perci il maestro di cerimonie prese in disparte mio padre e gli disse di andare a cercare il nonno per appartarsi insieme a lui in questo delicato fran gente. Cos mio padre and alla ricerca del nonno. Avrebbe anche dovuto chiedere il suo parere riguardo al banchetto da offrire una volta celebrate le mie nozze, con un gran nu mero di invitati. In realt, mio padre aveva gi preso le sue decisioni riguardo al banchetto: aveva stabilito che non si sarebbe tenuto al Villaggio dei Ding, perch non aveva senso invitare un mucchio di malati con le loro famiglie a man giare e bere. Il pranzo doveva tenersi in citt e ci sarebbero venuti parenti e amici che risiedevano l. A questo scopo aveva gi prenotato un intero ristorante di tre piani, il pi grande della citt, poich il padre della sposa era luomo pi importante e pi influente del distretto e nessuno dotato di un po di cervello che tenesse al proprio nome avrebbe decli nato linvito. Tutti aspettavano con impazienza loccasione di sedersi al tavolo di mio padre. Mio padre and quindi a scuola a cercare il nonno solo per accontentare il maestro di cerimonie, che gli aveva chiesto di consultarlo sullopportu nit di organizzare un banchetto anche al villaggio. A scuola non lo trov. And a cercarlo fra la folla, ma il nonno non era nemmeno l. Solo allora a mio padre venne in mente che non vedeva il nonno da quando avevano co minciato a scavare la mia tomba. E da quel momento nessun altro laveva visto. Mand degli uomini a cercarlo ovunque.
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Alla fine lo trovarono lungo la strada che dalla scuola por tava al villaggio, seduto tutto solo allombra di un olmo stri minzito. Con lo sguardo abbracciava il villaggio e la pianura inaridita e, pallido in volto, sembrava assorto nei suoi pen sieri. Forse pensava al mistero della vita, a come le disgra zie si abbattono inaspettate sugli uomini, alla sua famiglia distrutta e dispersa, o forse non pensava a niente, era solo stanco e si era appartato per riprendere fiato e stare da solo. E ora che aveva trovato la solitudine che cercava, se ne stava seduto a fumarsi in pace una sigaretta e a contemplare la pia nura e i campi devastati dalla siccit. Tristezza e delusione adombravano il suo volto. Il fogliame dellalberello sotto cui era seduto era cos rado e lombra cos tenue che per il non no non sarebbe stato molto diverso starsene in pieno sole; quando mio padre arriv, lo trov in un bagno di sudore: il sudore gli colava dalla testa e dal viso lungo il collo e la sua camicia bianca di cotone ne era tutta inzuppata. Mio padre si avvicin e gli chiese rispettosamente: Padre, che ci fai qui, con questo caldo? Il nonno si volse lentamente: Xiaoqiang stato messo nella sua nuova bara? Mio padre emise un grugnito che voleva essere un s e gli si accovacci accanto: Che ci fai seduto qui? Il nonno lo fiss dritto negli occhi e dopo un istante di silenzio chiese ancora: Mi vuoi dire quanti anni ha pi di lui quella Lingzi? Mio padre rise: Non che sei venuto qui a fare la guardia a Jia Genzhu, per impedirgli di avvicinarsi alla tomba e dare scandalo?
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Invece di rispondere, il nonno ripet la sua domanda: In somma, quanti anni ha di pi? Mio padre gli si sedette accanto: Se non fosse un po pi grande, come potrebbe prendersi cura di lui? Poi, sollevando lo sguardo verso il nonno, continu: Ti dir che spero proprio che venga, Jia Genzhu, cos vedr se ha il coraggio di alzare un dito contro di me. Il nonno lo guard di nuovo: vero che quella Lingzi zoppa da una gamba? Mio padre, evitando il suo sguardo, rispose frettolosa mente, come se fosse una cosa da niente: Dicono che pra ticamente non si notava, se non ci si metteva dimpegno a osservarla. Comunque, continu, se oggi Jia Genzhu viene a fare casino, baster un mio cenno e sar morto. Il nonno non lo ascoltava, voleva solo sapere di me: la figlia del capo della prefettura distrettuale? Un sorriso illumin il volto di mio padre. E pare anche che fosse matta, non vero? Mio padre guard il nonno con gli occhi sgranati, come per chiedergli dove fosse venuto a sapere tutte quelle cose. Senza aggiungere altro, il nonno lanci unocchiata a mio padre e cap che quello che aveva visto in sogno era tutto vero. Emise un profondo sospiro e volse lo sguardo alla stra da, in direzione del villaggio. Dal punto in cui si trovava po teva vedere in lontananza il portone di casa di Jia Genzhu. Bench i battenti non fossero chiusi con il catenaccio, per tutto il tempo che il nonno era rimasto l non si era visto entrare n uscire nessuno e con ogni probabilit in casa non cera nessuno. Ma proprio mentre il nonno stava pensando
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a questeventualit, vide qualcuno uscire sulla strada e ap pendere con una pertica di bamb una tela bianca allalbero secco fuori della casa, per annunciare al villaggio e a tutto il mondo che cera stata una morte in famiglia. Luomo ri entr in casa e il portone si richiuse alle sue spalle, come se niente fosse successo. Nel vedere la tela bianca sventolare in segno di lutto alla porta di Jia Genzhu, come una bandiera nel vento, mio nonno ebbe un tuffo al cuore. Si volse verso mio padre con unespressione addolorata e sollevata al tem po stesso, dicendogli: Come puoi essere tanto ipocrita da combinare un simile matrimonio per tuo figlio? Mio padre lo guard senza capire: E dove lo trovavo un partito migliore? Ma lo sai cosa sta per diventare suo pa dre? chiese, ma subito si rispose da s alzando la voce. Pre sto sar nominato sindaco di Dongjing! Mio nonno sbuff in tono sprezzante e canzonatorio e non disse pi nulla, gett unocchiata fredda a mio padre e si alz in piedi, si asciug il sudore e si diede qualche pacca sul sedere per togliersi la terra dai pantaloni. Volgendo lo sguardo verso la folla radunata attorno alla mia tomba, vide che la grande stoffa che era servita a coprire la fossa ora era stesa sulla bara dorata. Seppe allora che lesumazione era ormai finita e il mio piccolo scheletro era stato infilato nella tunica rossa, le ossa delle gambe nei pantaloni rossi e le ossa dei piedi in un paio di scarpette rosse. Ora che i miei resti, dissotterrati dalla tomba, erano stati deposti nella bara dora ta, la cerimonia funebre si trasformava in un evento gioioso. Il dolore lasciava il posto allallegria. Il nonno si incammin per fare ritorno alla scuola.
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Mio padre lo seguiva. Padre, sei vecchio ormai. Perch non vieni a vivere con me in citt? Come se non avesse nemmeno sentito, il nonno continu per la sua strada a passi lenti. In citt starai bene, insistette mio padre, non c pi nessuno della nostra famiglia qui al villaggio, vieni via con me e non tornare mai pi. Mio nonno non soltanto non gli rispose, ma non si degn nemmeno di voltarsi. Giunti davanti alla scuola, videro che, secondo le istruzioni del maestro di cerimonie, otto ragazzi si erano gi caricati in spalla la mia bara per portarla via fra i boati di mille mortaret ti. Poich avevo solo dodici anni al momento della mia morte, non cerano bambini vestiti a lutto ad accompagnare la mia bara; per, visto che dovevo sposarmi, la parte anteriore della bara era stata decorata con la grande stoffa rossa ripiegata in modo da formare un fiore. Cos mi portavano via. Mi portavano via in spalla. Stavo per lasciare il nonno, la scuola e il Villaggio dei Ding. Mi avrebbero portato in un luogo sconosciuto perch diventassi lo sposo di una ragazza pi vecchia di me di sei anni, zoppa da una gamba e per di pi un po tocca. Cos mi portavano via. Fra lo scoppiettio dei petardi, le fontane colorate che si disegnavano nel cielo, i pezzi di carta bruciacchiata che ri cadevano a terra volteggiando e il vocio confuso della gente che pareva un calderone bollente.
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Il corteo si mosse. A un tratto mio padre, che camminava dietro la bara, lanci unocchiata ai compaesani che assiste vano a quellinsolita cerimonia, fece cenno ai portatori di fermarsi e, salito su un monticello di terra, si rivolse alla gente del villaggio con voce tonante: Voi del Villaggio dei Ding, fratelli e sorelle, amici e parenti, grazie per essere ve nuti. In futuro, chiunque di voi dovesse trovarsi in difficolt per qualsiasi motivo non esiti a venire a cercarmi in citt. Alzando ancor pi la voce, prosegu: Anchio sono uno di voi e non voglio tenervi nascosto niente, quindi vi dir la verit: insieme al prefetto, sto per comprare un terreno di cinquemila mu situato tra Weixian, Dongjing e la capitale provinciale Zhengzhou, sulla riva del Fiume Giallo. un posto molto bello e abbiamo intenzione di farci un cimitero. Dovete sapere che secondo i principi del fengshui proprio il posto ideale per la sepoltura, perch dei cinquemila mu di superficie totale, duecento si snodano lungo la riva del Fiume Giallo e il resto si estende a ridosso delle colline di Mangshan16. Davvero non c posto migliore per farsi sep pellire. Qui nei nostri villaggi di pianura abbiamo sempre sentito il detto: Vedere la luce a Suzhou, farsi seppellire fra il Fiume Giallo e il Mangshan. Ma quanti sono quelli che hanno la fortuna di nascere a Suzhou o Hangzhou? Quanti hanno la fortuna di essere sepolti sulle rive del Fiume Giallo a ridosso del Mangshan? Ma adesso che io, Ding Hui, sono
Sulle colline di Mangshan, che si snodano lungo la riva meridionale del Fiume Giallo e oggi ospitano un importante museo, si trovano splendide tombe di nobili e imperatori risalenti ad antiche dinastie. 433
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diventato unautorit, anche se non posso fare in modo di farvi nascere tutti a Suzhou, posso per farvi seppellire tutti fra il Fiume Giallo e il Mangshan. In questo momento io, Ding Hui, do la mia parola a tutti voi, fratelli e sorelle del Villaggio dei Ding, che se alla vostra morte vorrete avere un posto nel cimitero del Mangshan, io far in modo di accon tentarvi riservandovi una tomba accanto al mio Xiaoqiang, nel luogo pi favorevole che ci sia. E vi prometto anche che se vorrete far traslare in quel cimitero la salma di un vostro caro, vi far un prezzo stracciato, praticamente gratis, per uno splendido luogo di sepoltura. Dopo aver finito il suo discorso, mio padre alz gli occhi verso il sole, che nel frattempo fiammeggiava alto nel cie lo, fece scivolare lo sguardo sui compaesani che lavevano ascoltato e scese dal monticello. Con un cenno, fece capire ai portatori di proseguire. Anche la gente del villaggio si rimise lentamente in cam mino dietro la bara, ponendo ogni sorta di domande a mio padre, che rispondeva a tutti. Il nonno invece non si mosse. Era rimasto davanti alla fossa vuota, dove aveva scambia to qualche ultima parola con mio padre prima che si allon tanasse: Passa pure per il villaggio, laveva rassicurato, Genzhu morto e non pu pi farti alcun male. Padre, gli aveva risposto lui ridendo, allora sei rimasto solo tu in tutta la pianura ad augurarmi la morte, se an che tu smetti di studiare il modo di assassinarmi potr stare tranquillo! Con queste parole mio padre laveva lasciato per raggiun gere la processione che si dirigeva verso il villaggio. Il nonno
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si era trattenuto presso la fossa, proprio nel punto in cui fino a poco prima era appoggiata la bara dorata. Di colpo il viso gli si fece livido, i lineamenti gli si irrigidirono, come se le parole di mio padre avessero bruscamente risvegliato in lui un pensiero a lungo sopito, qualcosa che aveva dimenticato e che adesso gli si riaffacciava alla mente. Il cuore cominci a battergli allimpazzata e il sudore a colargli sul viso e a ba gnargli le mani. Spost lo sguardo dalla sagoma di mio padre che si allontanava alla bara sulle spalle dei portatori e alla folla che la seguiva. La bara, avvolta nella seta rossa, pareva un palanchino nuziale, o una fiaccola che ardeva contro il cielo. Il sole splendeva in tutto il suo fulgore e sulla pianura si stendeva una leggera foschia, come un velo trasparente. I villaggi intorno il Villaggio dei Salici, il Villaggio delle Acque Gialle e il Villaggio del Secondo Li erano perfetta mente immobili nel sole e perfino le vacche e le pecore che brucavano lerba secca fra le dune sabbiose si muovevano in assoluto silenzio. Gli unici rumori che giungevano alle orec chie di mio nonno erano il verso ininterrotto e penetrante delle cicale sui pochi alberi rimasti e lo scoppiettio lontano dei mortaretti. A un certo punto il nonno si gir verso la fossa vuota, che nessuno si era preoccupato di riempire, e fu come se unimprovvisa randellata lo colpisse, rivelandogli solo allora che mi stavano portando via. Che mio padre mi stava portando via. Sarebbe rimasto completamente solo al villaggio, alla scuola, senza pi amici n famigliari. In quel momento notai per la prima volta come al nonno non fosse rimasto un solo capello nero in testa; la sua chioma argentea e spettinata si stagliava conto il cielo come il manto candido
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di un agnello quando gli sollevano la testa un attimo prima di sgozzarlo. Il suo vecchio viso inaridito e solcato da una fitta rete di rughe ricordava la terra spaccata in mille crepe dalla siccit. E negli occhi fissi sulla mia bara e sulla pro cessione non cerano lacrime, non cerano dolore n rabbia, solo unindicibile disperazione. Gli occhi del nonno erano come due pozzi prosciugati da tempo immemorabile. Man mano che mi allontanavo, la figura del nonno si fa ceva sempre pi indistinta. Dentro la bara, allora, cominciai a gridare: Nonno! Nonno! Gridavo a squarciagola: Nonno! Non voglio lasciarti, non voglio lasciare il villaggio! Salvami, presto! Gridavo come un matto: Vieni presto a salvarmi, vieni presto a salvarmi! Salvami, nonno Salvami! Un pensiero improvviso si impossess del nonno. Livido in volto e con le mani tremanti raccolse un bastone, un pez zo di legno di castagno dello spessore di un braccio che qual cuno aveva abbandonato per terra, e si mise a correre verso il corteo funebre. Verso i portatori che tenevano in spalla la mia bara. Dopo pochi secondi li aveva raggiunti. Sollev il bastone di castagno e lo abbatt con forza sulla nuca di mio padre. Con forza. Il colpo fu talmente rapido che mio padre non ebbe il tempo di girarsi n di aprire bocca: barcoll un istante e si accasci a terra mollemente come un sacco di farina. Il sangue si sparse per terra come un fiore che sboccia a primavera.

Capitolo 20

Mio padre era morto e il nonno pensava di aver reso un grande servizio al Villaggio dei Ding. Senza degnare di uno sguardo il cadavere che giaceva a terra, corse a comunicare la buona notizia a tutti quelli che incontrava: Ehi, ho ucciso Ding Hui! Ehi, ho ucciso Ding Hui con una bastonata! A passi svelti, come se fosse ringiovanito di dieci anni, lasci la mia tomba e ritorn al villaggio. Giunto al margine occidentale dellabitato, cominci ad aprire i portoni di tutte le case per informare ogni famiglia. Ehi, avete sentito? grid aprendo il primo portone. Ho ucciso Ding Hui, gli ho dato una bastonata da dietro e gli ho spaccato la testa! Apr il portone della seconda casa: Chi c a casa? Dillo ai tuoi genitori, digli che ho ammazzato Ding Hui. Gli ho spaccato la testa con un bastone, un bastone di castagno, grosso e pesante, e con un colpo solo sulla nuca lho fatto fuori! E alla terza casa: Sei in casa? Bene, allora vai alla tomba di famiglia a bruciare della carta e dillo a tutti i tuoi morti, ai tuoi genitori e a tuo fratello, che ho ucciso mio figlio Ding Hui. Lho ammazzato con un colpo dietro la nuca! Alla settima casa, aperto il portone e visto che tutte le
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porte che davano sul cortile erano chiuse a chiave e che ai lati di ognuna erano appese insegne bianche sciupate dalla pioggia e dal vento, il nonno si inginocchi, giunse le mani e si prostr tre volte a terra. Con gli occhi rivolti al cielo mormor nel cortile deserto: Fratelli, fratelli e cognate, sono venuto a darvi una buona notizia: ho ucciso Ding Hui. Gli ho dato una bastonata e lui stramazzato a terra. Apr il portone della casa di Genzhu, vide la bara nera in mezzo al cortile e cadde in ginocchio, toccando la terra con la fronte: Figliolo, disse rivolto alla bara, sono venuto a darti la buona notizia, Ding Hui morto, lho ucciso con le mie mani. Ora puoi riposare in pace. Gli ho spaccato la testa con un bastone. Per ultimo si inginocchi davanti a una fila di tombe recenti fuori dal villaggio, gridando: Ehi! Ascoltatemi tutti! Sono venuto a darvi una buona notizia: ho ammazzato mio figlio maggiore Ding Hui con una bastonata dietro la nuca!

Capitolo 21

Pass lestate. E arriv lautunno. Per tutta lestate non era caduta una sola goccia di pioggia. Si era ormai a met autunno. Non era piovuto una sola volta in sei mesi. Centottanta giorni di siccit erano qualcosa che sulla pianura non si vedeva da almeno un secolo. La mancanza dacqua aveva disseccato lerba e i campi. Gli alberi, non sopportando pi la siccit, erano morti anchessi. Le paulonie, le sofore, gli alberi dei rosari, gli olmi, i mogani e le rare acacie erano morti in silenzio. I grandi alberi erano stati abbattuti, i piccoli non avevano resistito alla siccit. Gli stagni si erano ritirati. I fiumi erano in secca. I pozzi prosciugati. Senzacqua, non cerano pi nemmeno insetti. Le larve delle cicale si erano liberate del loro involucro prima del tempo e ora giacevano morte sui tronchi, i rami e le biforcazioni degli alberi rinsecchiti. I loro gusci giallo-dorati si potevano vedere anche attaccati ai muri del villaggio che erano pi riparati dal sole e dal vento. Ma il sole era ancora vivo. E il vento.
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E la luna e le stelle. Tre giorni dopo la sepoltura di mio padre, vennero ad arrestare il nonno. Aveva ucciso un uomo, suo figlio. Perci le autorit lo mandarono a prendere. Lo tennero tre mesi, fino a met autunno, quando arriv la pioggia. E lui fu rilasciato. Come se la pioggia fosse venuta a salvarlo. Lavevano portato via nel pieno della stagione secca, quando lerba e le piante morivano. Lavevano interrogato a lungo: sul Villaggio dei Ding, la vendita del sangue, il commercio delle bare e lorganizzazione dei matrimoni postumi. Poi piovve per sette giorni e sette notti senza smettere e i pozzi, i fiumi, gli stagni e i fossi si riempirono di acqua. E il nonno fu liberato. Come se fosse stata la pioggia a salvarlo. Era il crepuscolo quando il nonno giunse al villaggio. Il sole che scendeva dietro lorizzonte colorava di rosso il cielo e lintera pianura, che parevano bagnati nel sangue. Come ogni sera, prima di scomparire a occidente, rideva a gola spiegata e il crepitio del suo riso risuonava sulla terra muta. Era la stagione in cui gli alberi perdevano le foglie, ma quellanno, quellautunno, lerba da tempo inaridita cominciava appena a riprendersi. Nei campi, nei terreni incolti e sulle dune di sabbia dellantico letto del Fiume Giallo ricomparivano qua e l timide tracce di verde. Verde pallido. Quello che si sprigionava dallerba e che il vento trasportava era il profumo delicato della primavera. Una fragranza chiara e intensa. A tratti un passero o un corvo spiccava il volo verso lalto, o unaquila sfrecciava contro il cielo rosseggiante. Le
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loro ombre scivolavano sulla pianura come fili di fumo. Il nonno tornava a casa. Magro e rinsecchito come sempre, un colorito terreo sul viso. Terreo e giallastro. Con un vecchio cappello di paglia in testa e il fagotto del materasso e delle coperte sotto il braccio, sembrava un viaggiatore di ritorno da un luogo lontano. Il villaggio era immerso in un silenzio assoluto. In soli tre mesi o forse qualcosa di pi, cento giorni in tutto, dal culmine dellestate a met autunno il Villaggio dei Ding era cambiato. O meglio, il Villaggio dei Ding era sempre lo stesso. Ma la gente non cera pi. Le strade erano silenziose, come fossero morte anchesse. Non si vedevano n uomini n bestie. Galline, maiali, cani, gatti, anatre: tutti scomparsi. Di tanto in tanto il cinguettio di un passero, come un vetro che cade a terra e si rompe. E un cane, un cane cos magro che gli si potevano contare le costole sui fianchi. Chiss di chi era. Usc dalla casa di Zhao Xiuqin, si ferm in mezzo alla strada a guardare il nonno e se ne and con la coda in mezzo alle gambe, senza abbaiare. Svolt nel vicolo che portava verso la strada nuova. Mio nonno rimase al centro del villaggio a guardarsi intorno sperduto. Pens di avere sbagliato strada, poi riconobbe il capannone diroccato che fungeva da stalla per le mucche. Non era molto cambiato rispetto a come lo ricordava, aveva la stessa aria cadente di sempre, come se fosse sul punto di crollare da un momento allaltro. Sui vecchi muri di mattoni cotti e crudi era poggiata una trave caduta dal tetto, come un bastoncino posato sullorlo tutto sbeccato di una ciotola.
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E riconobbe la strada di cemento, fatta costruire anni prima con il contributo di tutti gli abitanti del villaggio grazie al denaro guadagnato con la vendita del sangue. Ora sul cemento cera uno strato di terra talmente spesso che ci si sarebbe potuto coltivare il grano, e il fondo stradale era attraversato da crepe serpeggianti. Crepe che sembravano linee sinuose tracciate su una carta geografica. La casa di Ma Xianglin era sempre uguale: larco che torreggiava alto sopra il portone e ai due lati gli stendardi bianchi scoloriti, su cui si potevano ancora distinguere le scritte nere. Il nonno si trattenne un istante davanti alla porta socchiusa, poi la spinse ed entr nel cortile. C nessuno? chiam. Nessuna risposta. Un silenzio di morte. Prov nella casa seguente: Wang Baoshan! Wang Baoshan! Nemmeno qui ottenne risposta. Lo stesso silenzio di morte. Solo due topi, spaventati dalla sua voce, sgattaiolarono fuori chiss da dove, sbirciarono il nonno da sotto in su e tornarono di corsa in casa. Nessuno neppure nella casa seguente. Al Villaggio dei Ding non era rimasto nessuno. Non cera alcun segno di vita. Quando la febbre era esplosa, tutti quelli che dovevano morire erano morti. Gli altri se ne erano andati via. Si erano trasferiti altrove. Poi, la siccit aveva portato via gli ultimi abitanti, come una folata di vento spazza via le foglie cadute dagli alberi
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e spegne ogni lanterna rimasta accesa. Il nonno and di casa in casa, chiamando ogni nome, finch la voce gli si fece roca. Solo qualche cane gli rispose e si mise a seguirlo agitando la coda. Il sole al tramonto stendeva un velo morbido e liscio sulle case, le strade e gli alberi del villaggio, simile al drappo di seta rossa che tre mesi prima avevano avvolto attorno alla mia piccola bara. Lo srotolava sulla terra con un fruscio appena percettibile, come quando una piuma duccello cade fluttuando dal cielo. Il nonno si diresse verso la strada nuova. Per prima cosa giunse a casa di mio zio, ma Ding Xiaoming, che ci si era trasferito dopo la morte dello zio, non cera pi. Il lucchetto pendeva tristemente dal portone. La nostra casa era ancora in piedi, si stagliava contro il cielo con i suoi tre piani come sempre, ma il portone, le porte e le finestre erano tutti spariti. Strappati via chiss quando. Il cortile era a posto. Vi cresceva rigogliosa lerba gattaia, che si era estesa fino a occuparlo quasi tutto. Il suo odore forte e penetrante saturava laria. Il nonno torn alla scuola. Nellattraversare il villaggio, gli era sembrato di attraversare un precipizio senza fine. Nel percorrere la strada che dal villaggio portava alla scuola, gli sembr di percorrere un deserto, o lantico letto del Fiume Giallo, privo di ogni segno di vita. Il sole al tramonto mandava bagliori accecanti, di un rosso perfettamente silente. Sulla pianura si alz una fresca brezza che mischi insieme lodore marcio dellerba vecchia e quello
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nuovo dellerba appena spuntata, facendoli diventare una cosa sola, come due correnti una sporca e una pulita si uniscono nello stesso fiume. In lontananza, le dune di sabbia lungo lantico letto del Fiume Giallo sembravano pi basse e pi piccole di prima, o forse invece si erano alzate e ingrandite. Chiss. A scuola tutto era rimasto uguale. Solo, nel cortile era cresciuta lerba. E cerano cavallette che saltellavano, falene e libellule che svolazzavano fra lerba. Il nonno era stanco, stanchissimo. Entr nella sua stanza, gett unocchiata ai certificati di merito appesi alla parete, che sotto la polvere documentavano i suoi titoli di maestro modello, e si lasci cadere sul letto come per non alzarsi mai pi. Si addorment. In sogno vag per tutti i villaggi circostanti il Villaggio dei Salici, il Villag gio delle Acque Gialle, il Villaggio del Secondo Li, il Vil laggio del Vecchio Guado, il Villaggio del Secondo Guado, il Villaggio del Terzo Affluente, il Villaggio di Shangyang, il Villaggio di Mingwang e tanti altri e corse per centi naia di chilometri attraverso la pianura. Visit oltre cento borghi e villaggi e si accorse che per centinaia di chilometri intorno, proprio come al Villaggio dei Ding, non era ri masto nessuno. N uomini n animali. Solo le case erano ancora in piedi. Di alberi non ce nerano pi: tutti tagliati per fare casse da morto. Le case erano ancora in piedi, ma porte e finestre, armadi e cassapanche erano scomparsi: tutti usati per fare casse da morto.
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Perfino nei distretti confinanti i distretti di Cai, Ming e Baoshan era difficile incontrare anima viva. La pianura era nuda, nuda di uomini e di animali. Quella notte, per fortuna, piovve di nuovo. Diluvi. Il nonno vide la pianura trasformarsi in unenorme distesa melmosa e vide una donna che immergeva un rametto di salice nel fango, poi lo sollevava e lo scuoteva nellaria. Ogni volta che agitava il bastoncino, il fango schizzava tuttin torno e si trasformava in tanti pupazzi dargilla. La donna lo rituffava nel fango, lo scuoteva di nuovo e una miriade di omini sgorgava dalla terra. Continuava a immergere e a scuotere il rametto e i pupazzi dargilla uscivano saltando e danzando dalla terra e si moltiplicavano sempre pi, fino a diventare tanti quanti le gocce di pioggia che cadevano dal cielo. Il nonno vide la pianura animarsi di nuova vita. Vide un mondo nuovo danzare davanti ai suoi occhi.

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Postfazione: Lo sfinimento della scrittura

Alle dieci del mattino di un giorno di met agosto del 2005 ho finito di scrivere lultima pagina del romanzo Il sogno del Villaggio dei Ding. Seduto tutto solo davanti alla mia scrivania, nel posare la penna sono stato assalito da uninquietudine improvvisa, da un senso di smarrimento e da uninsolita urgenza di parlare con qualcuno: unurgenza nuova per me, simile al bisogno disperato della dose che afferra allimprovviso il drogato. In quel periodo mia moglie era in visita alla sua famiglia nel Henan, mio figlio era a studiare a Shanghai e a quellora doveva essere a lezione e i miei amici pi cari, che di solito riuscivo sempre a contattare telefonicamente, in quel momento chiss perch avevano tutti il cellulare spento o irraggiungibile. Dopo vari tentativi inutili, ho buttato sulla scrivania gli auricolari del telefonino e mi sono lasciato cadere sulla sedia, mentre la mia tristezza trovava finalmente sfogo in un pianto incontenibile e senza freno. Mi sentivo completamente spossato, come fossi un sacco vuoto senza pi ossa n muscoli, e completamente impotente, come schiacciato dalla solitudine e dalla disperazione. Mi pareva di essere stato gettato su unisola deserta in mezzo alloceano sconfinato, senza il conforto di un filo derba o di un volo duccello.
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Per la strada sotto casa scorreva come sempre il solito fiume inarrestabile di macchine, eppure lappartamento con il suo arredamento sommario faceva pensare alla desolazione di una campagna deserta. Sono andato a sedermi tutto solo sul divano del soggiorno, a fissare imbambolato la parete candida di fronte, dove mi parve di scorgere la schiera ondeggiante dei copricapi bianchi del lutto e il vicolo in cui ogni portone era incorniciato da bianche insegne funebri, tanto da sembrare sprofondato nella neve. Vidi infine la pianura desolata, svuotata dei suoi abitanti. Quella disperazione, quel doloroso senso di abbandono li avevo gi provati alla fine del 1997, quando avevo finito di scrivere Gli anni del sole, e nellaprile del 2003, terminando la stesura de La gioia di vivere. Ma stavolta la sensazione mi assaliva con violenza ancora maggiore, indicibile e insopportabile. Sapevo che quel dolore violento e disperato non veniva solo dallaver scritto Il sogno del Villaggio dei Ding, ma era lo sfinimento che sopraggiunge dopo un lungo periodo di scrittura: era oltre al senso di perdita che seguiva la conclusione del romanzo anche lesplosione di una tristezza accumulata durante dodici anni di scrittura, che si era depositata a poco a poco fin dal 1994, quando avevo iniziato la stesura de Gli anni del sole, si era accresciuta con La gioia di vivere del 2002 e si era adesso ingigantita con Il sogno del Villaggio dei Ding. Il sole che penetrava dalla finestra illuminava distintamente i granellini di polvere che volteggiavano nellaria, dandomi la sensazione di essere circondato da innumere447

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voli fantasmi usciti espressamente dal romanzo per svolazzarmi attorno e sussurrarmi nelle orecchie. Restavo seduto l con lo sguardo assente, a lasciare che le lacrime mi inondassero il viso e che nella mente si alternassero momenti di vuoto e di confusione. Da dove venivano quella sofferenza, quel pianto, quella sconosciuta sensazione di disperata impotenza? Piangevo per la mia vita? Per il mondo fuori di me? O forse per il mio Henan, la mia terra natale? Piangevo anche tutti i malati di AIDS disseminati per le innumerevoli province e regioni colpite a morte dalla malattia? O forse perch, finendo di scrivere il mio romanzo, mi ero svuotato di ogni energia ritrovandomi in fondo a una strada senza uscita? Chiss. Non so per quanto tempo sono andato avanti a piangere e per quanto, dopo che le lacrime si sono asciugate, sono rimasto seduto l immobile come un pezzo di legno. So soltanto che quel giorno non ho pranzato e, probabilmente verso luna, sono uscito di casa e ho preso la corsia pedonale che costeggia la linea 13 della metropolitana, camminando fino a un terreno deserto dove mi sono seduto, solo e smarrito, nei pressi di un boschetto. Soltanto dopo il tramonto sono rientrato a casa e finalmente sono a poco a poco tornato in me, riprendendo coscienza della realt e della necessit di affrontare i doveri dellesistenza. Poi ho mangiato una scodella di spaghetti istantanei e, senza lavarmi n la faccia n i denti, mi sono buttato a letto vestito, come un viandante che sul far della notte giunga a una locanda dopo un lungo viaggio e si lasci cadere esausto sul letto. Mi sono svegliato il giorno dopo
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con il sole gi alto. Nei tre mesi seguenti ho apportato diverse correzioni al romanzo e ogni volta che vi mettevo mano avvertivo di nuovo la stessa disperazione nei confronti della vita. Lo stesso sentimento di disperazione per quello che avevo scritto. Ora che mi sto apprestando a rimettere il libro nelle mani delleditore, ho la sensazione di non consegnargli soltanto un romanzo, ma un fascio di disperazione e di dolore. Dopodich non mi rester che tornare ad affrontare la vita reale e il mondo reale. Non so se con Il sogno del Villaggio dei Ding ho scritto un buono o un cattivo romanzo, ma posso dire in tutta sincerit che nella stesura di questi circa duecentomila caratteri non ho esaurito solo la mia energia, ma la mia stessa vita, la mia speranza di vita. E questi duecentomila caratteri esprimono non solo il mio amore per la vita, ma anche la mia idea di narrazione e la mia passione cieca per larte del romanzo. Adesso tocca ai lettori e ai critici esprimere i loro commenti in piena libert e, se lo ritengono, anche sputare su questo libro. Ma io mi sento di dire apertamente e spassionatamente a chiunque che nello scrivere Gli anni del sole, La gioia di vivere e Il sogno del Villaggio dei Ding ho compiuto uno sforzo sia fisico che mentale e ho speso in essi la mia stessa vita. Potete non leggere nessuno di questi romanzi, ma se li leggete sappiate che io sento di non avere nulla da rimproverarmi nei vostri confronti, nei confronti di ognuno dei miei lettori. La sola cosa che mi inquieta un po, in questo mondo pieno di piaceri, di non contribuire in alcun modo al vostro godimento
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con questo mio libro, anzi di procurarvi un dolore acuto. Di questo vi chiedo scusa. Chiedo a ogni lettore di perdonare il dolore che questo libro gli procurer. Yan Lianke 23 novembre 2005 Qinghe, Pechino

Indice

Capitolo 1 Capitolo 2 Capitolo 3 Capitolo 4 Capitolo 5 Capitolo 6 Capitolo 7 Capitolo 8 Capitolo 9 Capitolo 10 Capitolo 11 Capitolo 12 Capitolo 13 Capitolo 14 Capitolo 15 Capitolo 16 Capitolo 17 Capitolo 18 Capitolo 19 Capitolo 20 Capitolo 21 Postfazione: Lo sfinimento della scrittura

9 32 59 80 148 159 162 188 222 250 264 281 294 308 338 358 365 385 408 437 439 446

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nottetempo narrativa
Robert Louis Stevenson Il principe Otto Juan Mars Il caso dello scrittore sfumato Tanguy Viel Cinema Vladimir Dudincev Storia di Capodanno Charles Dickens e Wilkie Collins Senza uscita Philip Larkin Turbamenti a Willow Gables Abdelkader Djema Camping Christian Oster In treno Paolo Morelli Vademecum per perdersi in montagna

Bernardo Atxaga Sei soldati Jean-Philippe Toussaint Fare lamore Jess del Campo Le ultime volont del cavalier Hawkins Fabrizia Ramondino Il calore Juan Mars Tenente Bravo Antonio Prete Trenta gradi allombra Enrique Vila-Matas Suicidi esemplari Maria Pace Ottieri Abbandonami Paolo Morelli Er Ciuanghezz (ner paese der Gnente) Christian Oster Lontano da Odile Milena Agus Mentre dorme il pescecane

John Wyndham Considera le sue abitudini Tawfq al-Hakm Diario di un procuratore di campagna Marghanita Laski Il bambino perduto Franca Valeri Animali e altri attori Philip Larkin Semestre dautunno Hubert Mingarelli Un inverno nella foresta Mauro Fabi Il pontile Iris Murdoch Una cosa speciale Xu Xing E quel che resta per te Milena Agus Mal di pietre Sergio Pitol La vita coniugale

Mario Benedetti La tregua Giangiulio Ambrosini Articolo 416 bis Adrin N. Bravi La pelusa Jean-Franois Robin Johann Sebastian Bach in disgrazia Yehoshua Kenaz Cortocircuito Alice Ceresa Piccolo dizionario dellinuguaglianza femminile Alberto Manguel Stevenson sotto le palme Juan Jos Saer Luogo Maurizio Bettini Autentico assassinio Kv ta Legtov e La moglie di Joza Naomi Alderman Disobbedienza

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Lee Stringer Cioccolato o vaniglia Russell Hoban Si chiamava Lola Cline Curiol Ultima chiamata Lidia Ravera Le seduzioni dellinverno Milena Agus Ali di babbo Enza Buono Quella mattina a Noto con un racconto di Gianrico Carofiglio Rbert Hsz La fortezza Adrin N. Bravi Sud 1982 Leslie Poles Hartley Simonetta Perkins Gloria Origgi La figlia della gallina nera Antonio Prete Lordine animale delle cose

Alison Lurie Verit e conseguenze Nicolas Fargues Ero dietro di te Lee Stringer Inverno alla Grand Central Sandra Petrignani Dolorose considerazioni del cuore Yehoshua Kenaz Paesaggio con tre alberi Valeria Vigan La scomparsa dellalfabeto Silvia Ronchey Il guscio della tartaruga Vite pi che vere di persone illustri Luigi Guidi Buffarini La notte ha un nome solo Alberto Manguel Lamante puntiglioso Lodovico Terzi Unoccasione damore Kv ta Legtov e elary

Tongzhi Beijing Story Chiara Valerio La gioia piccola desser quasi salvi Milena Agus La contessa di ricotta Clio Pizzingrilli Ritratto di una poltrona Norma Huidobro Il luogo perduto Mila Venturini Due di tutto e una valigia Said Sayrafiezadeh Quando verr la rivoluzione avremo tutti lo skateboard Nimrod Le gambe di Alice Eleonora Sottili Il futuro nella plastica Alberto Manguel Il ritorno Elisa Ruotolo Ho rubato la pioggia

Paolo Morelli Il trasloco Kaha Mohamed Aden Fra-intendimenti Kim Thy Riva Elizabeth Subercaseaux Una settimana in ottobre Gabriela Adame teanu s Lincontro Adrin N. Bravi Il riporto Naomi Alderman Senza toccare il fondo Dubravka Ugrei c Baba Jaga ha fatto luovo Pavel Sanaev Seppellitemi dietro il battiscopa Gaja Cenciarelli Sangue del suo sangue Francesca Duranti Il diavolo alle calcagna Yan Lianke Il sogno del Villaggio dei Ding

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Finito di stampare nel luglio 2011 dalla tipografia Duemme grafica s.a.s., Roma

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