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ROBERTO GIAMMANCO

PADRONI BIANCHI CON MASCHERE NERE Il Blackface Show con Appendice

Ritrovo in un pacco di vecchie schede larticolo apparso nel 1867 sulla rivista Atlantic Monthly e dedicato alla nascita del Blackface Show avvenuta nel 1830, vale a dire trentasette anni prima, a Pittsburgh in Pennsylvania ad opera di Theodor D. Rice, attore di una compagnia di variet del genere burlesque, sempre a corto di sketch originali. Allalbergo Griffith in Bond Street cera un inserviente negro di nome Cuff che si guadagnava la vita stando a bocca aperta davanti allentrata e facendo da bersaglio ai ragazzi che gli tiravano in bocca le monetine da un centesimo. Si era talmente abituato che riusciva a non ingoiarle mai. Cuff aiutava anche i passeggeri a portare i bagagli dai vaporetti allalbergo. Rice lo not per la sua agilit e bruttezza, e lo trascin fino al camerino del teatro dove stava per iniziare un suo spettacolo di arte varia. Lo fece spogliare e ne indoss i miseri indumenti; e cos abbigliato si present sul palcoscenico dopo essersi tinto il viso di nero. Dietro le quinte, mezzo nudo, Cuff si preoccupava di non arrivare in tempo per la sosta del vaporetto. La cosa avrebbero fatto il gioco dei suoi concorrenti, mentre lui avrebbe deluso i signori che abitualmente gli affidavano i bagagli. Che fare, Massa Rice? sussurr da dietro le quinte. Ho bisogno dei miei vestiti! Massa Griffith (il padrone dellalbergo) ha bisogno di me. Il vaporetto sta arrivando. Steamboat is coming!. Massa Rice non sent, o fece finta di non sentire. Dopo due o tre tentativi Cuff irruppe sul palcoscenico in mutande, gridando come impazzito: Massa Rice, Massa Rice! Gim niggas hat, niggas coat, niggas shoes! Gim niggas things! STEAMBOATS COMING!!! (Padrone Rice, padrone Rice! Dammi il mio cappello da negro, la mia giacca da negro, le mie scarpe da negro. Ridammi tutte le mie cose! IL VAPORETTO STA ARRIVANDO!!!) Lo spettacolo fu un successo, e Rice tenne Cuff sul palcoscenico per tutto il tempo; poi lo compens con una banconota da cinque dollari, somma astronomica per il neo-nato Jim Crow. Vero o parzialmente vero, questo significativo racconto rievocava lingresso sui palcoscenici del Blackface Show ad opera dellattore T.D.Rice che, con la faccia tinta di nerofumo, si presentava al pubblico nei panni di Cuff, con i nomi di Sambo o di Jim Crow. Sembra che questultimo nome derivi da una danza africana molto popolare tra gli schiavi, ripresa dai menestrelli negri e in seguito fatta propria e modificata dai musicisti bianchi. Il Blackface Show una modifica ad uso dei bianchi dei ritmi e delle parole dei work songs, i canti che gli schiavi usavano per coordinare i loro ritmi di lavoro nelle piantagioni, nelle segherie e nella pulitura del cotone. Una delle ragioni principali per cui siamo chiamati negri che, in questo modo, non possiamo sapere chi siamo insegnava Malcolm X nel 1965, un mese prima di essere assassinato. Non sapete chi siete, non sapete di dove venite n che cosa vi appartiene. Finch vi chiamate negri, niente vi appartiene La parola negro non vi d una lingua perch

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non esiste una lingua negra; non vi d una cultura, perch una cultura negra non esiste. La terra non c, la cultura e la lingua non esistono, e neanche luomo esiste. Chiamandovi negri vi tolgono anche lesistenza. Via via che imparavano la lingua dei padroni, gli schiavi raccontavano le loro storie con il canto e, dopo che venne estesa loro la conversione al cristianesimo, presero gli episodi della Bibbia dai loro predicatori itineranti creando gli spirituals. I testi del Blackface Show sono una rielaborazione dei canti dei negri, schiavi ed emancipati. I Blackface Show cominciavano quasi sempre con questa canzonetta che, come tutte le seguenti, riporto con lortografia dello slang. Gli slang infatti possiedono una ortografia tutta particolare e spesso variabile, che corrisponde alla pronuncia negra. Jump, Jim Crow! Jump, Jim Crow! Come an listen all you galls an boys, Im going to sing a little song. My name is Jim Crow, Weel about an turn an do Jiso. Ebry time I wheel about I jump Jim Crow Salta, Jim Crow, salta Jim Crow! // Venite ad ascoltare tutti voi, ragazzi e ragazze, // canter una canzonetta, una piccola canzone. // Mi chiamo Jim Crow, // faccio la giravolta, mi giro su e gi, e poi faccio un salto. // Tutte le volte che faccio la giravolta e salto sono io, Jim Crow!

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Intorno agli anni Cinquanta, durante un mio viaggio nel Sud degli Stati Uniti, ebbi la fortuna di conoscere un anziano impresario di New Orleans che stava organizzando il Blackface Show in una cittadina delle zone rurali che aveva una popolazione mista e assai povera. Mi present ai suoi collaboratori, bianchi e neri, tutti anziani come lui e mi raccont come, fino a poco tempo prima, avevano organizzato spettacoli di successo nelle grandi citt del Nord, in particolare nel Midwest. Dopo tutto, - diceva con una punta dorgoglio T.D.Rice non aveva forse avuto un grande successo a New York nel 1832, appena due anni dopo la prima di Pittsburgh? Decisi di aspettare lo spettacolo per sfruttare questa grande occasione, visto che i Blackface Show stavano diventando sempre pi rari anche se, negli anni Cinquanta, erano ancora in pieno vigore i Black Codes - detti appunto Jim Crow Laws - le leggi che dal 1877 al 1963 garantirono la superiorit bianca, la inferiorit negra, e i loro ambigui e mostruosi rapporti. I Jim Crow Show erano per limmaginario collettivo, specialmente quello delle classi medioinferiori, quello che le Jim Crow Laws erano per la realt sociale. Il teatro era forse un vecchio saloon della frontiera riadattato chiss quanti anni prima. Il sipario era mezzo sbrindellato, le sedie ammaccate e zoppicanti; sul pavimento cera un vero e proprio tappeto di gusci di noccioline, cicche di sigaro e granelli di pop corn. Sulle quinte campeggiavano rozze pitture di mandrie e praterie. Lo spettacolo era introdotto da un complesso di giovanissimi negri composto da due banjo (suonati con incredibile destrezza da due ragazzi con le cravatte a farfalla), da un tamburello e da un violino dal suono ora stridulo e indiavolato, ora roco e malinconico. Roberto Giammanco, Padroni bianchi con maschere nere. Il Blackface Show pagina 2

Gli spettatori rimanevano immediatamente coinvolti. Il Blackface, con il volto lucidato di nero, le mani con il dorso nero e il palmo chiaro, fece il suo ingresso saltando e roteando. Come sempre, gli abiti erano quelli smessi dal padrone: cilindro nero mezzo sfondato, brache da lavoro rappezzate con pezzi di stoffe padronali, scarpe mezze rotte e camicie di canapa. Jim Crow ballava al suono di ritmi indiavolati o cadenzati, eco delle gangs degli schiavi che trasportavano tronchi o pulivano il cotone. Nel Blackface Show si raccontava anche come il Jim Crow di turno era riuscito ad abbattere, a mani nude, enormi uccelli rapaci; o si favoleggiava di capre che mettevano in fuga ghepardi, e magari anche di muli che non riuscivano a tirare il carro impantanato senza lintervento di un negro gigantesco che lavorava giorno e notte e non era mai stanco. Ma, sul palcoscenico, lo schiavo superdotato veniva rappresentato da un Jim Crow magro e allampanato che roteava come una libellula. Quanto al mulo, era un attore travestito come una specie di ronzino cui si dava da mangiare ogni due o tre giorni. Tanto, prima o poi, sarebbe stramazzato morto. Le strofe che seguono sono fantasie di rivincita, di rivalsa, addirittura di superiorit sui bianchi: Im so glad that im a niggar An dont you wish you was too For den you gain popularity By jumping Jim Crow

Poi, dopo tutta una serie di sberleffi e di sculettamenti, Jim Crow esplodeva: Now my brudder niggars I do not think it right That you should laugh at them Who happen to be white Kase it dar misfortune An deyd spend every dollar If they only could be Gentlemen of colour Sono cos contento di essere un nigger // e proprio non voglio che lo sia anche tu // perch guadagneresti una grande popolarit // saltando e rigirandoti come Jim Crow. Ora, miei fratelli nigger // non credo sia giusto // che voi ridiate alle spalle // di chi gli capita di essere bianco. Considerate la loro sfortuna, // spenderebbero fino allultimo dollaro // se soltanto potessero arrivare ad essere // gentiluomini di colore.

Il pubblico rumoreggiava con fischi di approvazione, Bronx cheers (termine inventato dagli italo-americani, traducibile con pernacchie), e grida di Bravo Sambo! Fuck you nigga coon! (Bravo, Sambo! Vaffanculo, procione nero!). Erano tutti bianchi: operai, e molti minatori disoccupati dopo la chiusura di una cava nelle vicinanze. E reagivano allo spettacolo con eccitazione quasi si trovassero in unaula di tribunale, in uno stadio o in un bordello. Io mi sentivo oppresso da quella atmosfera di ambiguit e di canagliesche presenze. Era solo divertimento o autoflagellazione? Era solo il comic show della superiorit bianca o piuttosto il Roberto Giammanco, Padroni bianchi con maschere nere. Il Blackface Show pagina 3

timore nascosto per la virilit nera, per un tipo di sessualit e di linguaggio del corpo che evocavano fantasie inconfessabili? Tutto nel Blackface Show era allusivo, ambiguo, dalla pi rozza volgarit a momenti nostalgici per le fantasie che evocavano connubi immaginati: padrone-schiava, schiavo-schiava, padrone-schiavo. Fino alla pi terribile delle fantasie razziste: donna bianca-negro. There was a nigger wench and I thought Id die, For when she looked at me she give such a sigh, I made an impression on the wenches feeling, That I sat the coloured lady in a big fit a reeling She dropt right down on the floor, In a state of agony you know, I kissed her gently on the chin, Says she pray do dat agin. Cera una nigger wench che mi faceva morire, // quando mi guardava sospirava in un certo modo, // io suscitavo nella wench certe sensazioni // al punto che eccitai quella donna di colore // tanto che si sdrai sul pavimento, // come potete immaginare, tutta eccitata, // io la baciai gentilmente sul mento // e lei mi preg di farlo ancora. Canzoni come questa erano accompagnate da gesti inconfondibili sia da parte di Jim Crow che del suo partner-wench, che poi era un ragazzo vestito da donna. Jim Crow esibiva vistosamente il gonfiore pubico sotto la cintura mentre la musica evocava lorgasmo con i sospiri e i miagolii del violino. Insomma, un groviglio di fantasie erotico-repressive: il bianco Blackface che descrive lorgasmo con la black wench. Si suppone che lo spettatore non sappia o non dovrebbe sapere - chi il maschio e chi la femmina: lequivoco garantisce il successo dello spettacolo. La negra era rappresentata come una donna grassa con i fianchi larghi, il seno eretto e solido, il culo a sella e, quasi sempre, con i soliti piedoni e labbroni. Non era una woman, ma una wench, definita soltanto in base ai suoi organi genitali: la parte per il tutto. Il potere sessuale del maschio negro e quello della wench venivano esaltati proprio grazie al ridicolo. I stopped her an I had some talk, Had some talk, Had some talk, But her foot covered up de whole sidewalk An left no room for me. Her lips are like de oyster plant, De oyster plant, De oyster plant, I try to kiss dem but I cant Dey am so berry large.

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Lho avvicinata per fare quattro chiacchiere, // quattro chiacchiere, // quattro chiacchiere, // ma i suoi piedi coprivano tutto il marciapiede // e non mi lasciavano neanche un po di spazio. Le sue labbra sono come ostriche, // come ostriche, // come ostriche, // cerco di baciarle, ma non mi riesce // perch sono troppo grosse. I piedoni e i labbroni della wench ostacolano lincontro amoroso. In fondo, la donna negra un animale: si pu fare di lei quello che si vuole. Il maschio negro pu descriverne i difetti che provocano le sue frustrazioni, lasciandola cos in balia del maschio bianco che pu averla quando vuole e, nello stesso tempo, la ridicolizza. Il maschio bianco veniva cos rassicurato riguardo al suo dominio sessuale; quanto al dominio sul lavoro dei negri, ci pensavano le istituzioni e i linciaggi. Tutto lo spettacolo era allusivo ed esprimeva lincombere della minaccia allidentit dei bianchi, oltre alla forzata ma ormai strutturata complicit dei negri con il Jim Crow Show. Nel canzoniere edito nel 1827, agli albori del Blackface Show, troviamo il famoso Long Tail Blue, la spacconata del Nigger Dandy: e cio il negro che si presuppone sia libero, abbia abbastanza denaro per comprarsi un frac blu con le code e, massima di tutte le trasgressioni, corteggi una ragazza bianca che si sottintende stata proprio lei a prendere liniziativa. Some Niggers they have but one coat, But you see Ive got two; I wears a jacket all the week, And Sunday my long tail blue. Jim Crow is courting a white gall And yaller folks call her Sue; I guess she backd a nigger out, And swung my long tail blue. Alcuni negri hanno un solo vestito, // ma come vedete io ne ho due; // per tutta la settimana porto una casacca, // ma la domenica mi metto il mio abito con le code blu. Jim Crow fa la corte a una ragazza bianca, // gli altri la chiamano Sue; // suppongo che corra dietro ai negri, // a me ha rovesciato le mie code blu. *** La canzone del Blue Tail Fly (1844) un irresistibile esempio della mostruosa ambiguit dei rapporti tra schiavo e padrone. Sottomissione, odio e ribellione tradotti in termini di ironico compiacimento/rimpianto si intrecciano in questa ballata della morte, causata dalle mosche cavalline. Le stesse che, a nugoli, aggredivano per tutto il giorno gli schiavi durante il lavoro nei campi. When I was young, I used to wait On Massas table an hand de plate; Ide pass de bottle when he dry, An brush away de blue tail fly, An scratch im wid a brier too.

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Den arter dinner Massa sleep He bid me vigilance to keep; An when he gwine to shut he eye He tell me watch de blue tail fly, An scratch im wid a brier too. When he ride in de arternoon, I foller wid a hickory broom; De poney being berry shy, When bitten by the blue tail fly, An scratch im wid a brier too. One day he rode aroun de farm, De flies so numerous did swarm. [.] De An He De poney run, he jump, an pitch tumble Massa in de ditch. died, an de Jury wonder why, verdict was de blue tail fly. An scratch im wid a brier too.

Roteando e saltando su e gi per il palcoscenico, Jim Crow cantava in falsetto lepigrafe per il suo vecchio padrone: Ole Massas gone, now let him rest, Dey say all tings am for de best; I neber shall forget till de day I die Ole Massa an de blue tail fly, An scratch im wid a brier too. Quando ero giovane servivo a tavola // il padrone, gli portavo le pietanze; // gli passavo la bottiglia quando aveva sete, // e con un ramo frondoso cacciavo via le mosche cavalline // e lo massaggiavo con lacqua di rose. Poi, dopo pranzo il padrone faceva la siesta // mi ordinava di vigilare; // e quando chiudeva gli occhi // mi diceva che stessi attento alle mosche con la coda blu // e a massaggiarlo con lacqua di rose. E quando nel pomeriggio usciva a cavallo // io lo seguivo con un ramo frondoso; // il poney si imbizzarriva spesso // quando veniva punto dalle mosche con la code blu, // e io lo massaggiavo con lacqua di rose. Un giorno, mentre il padrone cavalcava nella fattoria // arriv una nuvola enorme di mosche dalla coda blu. [] Il poney cominci a correre e saltare // e fin per far cadere nel fossato il padrone. // Lui mor e il giudice trov la cosa strana, // il verdetto fu: Morte causata dalle mosche dalla coda blu. // E lo massaggiavo con lacqua di rose. Il vecchio padrone morto, che riposi in pace, // dicono che tutto avviene per il meglio; // ma io non dimenticher mai fino alla fine // il mio vecchio padrone e le mosche dalla coda blu // e come lo massaggiavo con lacqua di rose.

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Nei Blackface Show, oltre a Jim Crow, il capro espiatorio prendeva anche altri nomi: Sambo, Jim Dandy, Zip Coon (coon il procione, meglio noto come orsetto lavatore, un piccolo mammifero dal pelo grigio con una mascherina nera attorno agli occhi). Tutti questi termini presentavano il negro come un pazzariello stupido, ma in fondo felice della sua condizione. Qualche sussulto di ribellione, che avrebbe fatto sentire i bianchi in una situazione di inferiorit e di pericolo continuo, veniva esorcizzato con il ridicolo. Intere canzoni erano dedicate ai piedi del negro, troppo grossi per mettersi le scarpe del padrone, ai capelli lanosi, ai culi a sella; oltre, naturalmente, allinferiorit intellettuale e morale. Questi spettacoli miravano alla disumanizzazione del negro e alla sua infantilizzazione animalesca. In uno dei canzonieri che mi aveva procurato il mio amico impresario cera la ristampa (1941) di un articolo del Journal of Music del 7 ottobre 1856, in cui si affermava che gli autori delle canzoni, i menestrelli negri, erano rimasti dei bambini che non sapevano quello che facevano e andavano ad orecchio, per tentativi. La condizione di schiavi favoriva la loro innocenza: cantavano come uccelli. Ecco un esempio. Den Lubly Fan will you cum out tonight, Will you cum out tonight Will you cum out tonight Den lubly Fan will you cum out tonight An dance by de lite ob de moon. Quella Lubly Fan uscirai di notte, // uscirai di notte, // uscirai di notte. // Quella Lubly Fan uscirai di notte // e ballerai alla luce della luna.

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Harriet Beecher Stowe pubblic La capanna dello zio Tom nel 1852. A cominciare dallanno seguente, questo capolavoro dellipocrisia cristiano-romantica divenne uno dei temi preferiti dai menestrelli del Blackface Show. Lo zio Tom il modello del masochista e dellumile ed eroica vittima del sistema schiavit e dellidentificazione cristiana con il Crocefisso. Lo zio Tom non scappa, e rimprovera chi spera di farlo; obbedisce agli ordini pi perversi, crede nella torta in cielo e tutela gli interessi del padrone meglio di quanto sappia fare lui stesso. Let her [Eliza] go its her right! If I must be sold, leb me [be] sold! Massas allers found me on the spot. I nebber found me on the spot. I nebber hab broke my trust and nebber will! Lasciate pure che lei [Elisa] se ne vada, nel suo diritto. Se debbo essere venduto, ebbene, che io sia venduto! Il padrone mi ha colto di sorpresa, ma io non mi sono mai fatto cogliere di sorpresa per queste cose (la compravendita). Io non ho mai tradito le promesse, n mai lo far. Durante la schiavit il matrimonio tra schiavi non fu mai legalmente riconosciuto. Il motivo era semplicissimo: consentire la compravendita dei figli e delle madri. Nelle innumerevoli versioni Blackface lo zio Tom, che nel romanzo uno schiavo giovane e robusto, viene presentato come sempre pi vecchio, patetico e umile. Un vero missionario dellinfame insegnamento che gli hanno impartito i suoi padroni cristiani a copertura degli stenti, delle frustate e della compravendita dei suoi cari: Porgi laltra guancia! Roberto Giammanco, Padroni bianchi con maschere nere. Il Blackface Show pagina 7

Nelle piantagioni del Sud degli Stati Uniti, ai negri battezzati si lasciava intendere che la loro condizione dipendeva dalla volont divina. Il testo fondamentale di riferimento era la lettera di Paolo agli Efesini (6:5-8): Schiavi, obbedite ai vostri padroni terreni secondo la carne, con timore e tremore, come a Cristo prestando servizio volentieri come chi serve il Signore e non gli uomini.

Il Blackface Show trasformava in piacere le ansiet del pubblico bianco e, attraverso il ridicolo, esaltava il desiderio di trasgressione e di violenza e ribadiva il disprezzo per Jim Crow. I dont like a nigger, Ill be dogged if I do, Kase him feet am so big Dat he cant war a shoe Oh, I does hate a nigger Tho its colour ob my skin, But de blood ob this nigger Am all white to de chin. I war coloured by de smoke In de boat war I was borned, And de galls say my gizzard Am as white as de corn. Non mi piace il nigger, // guai a me se mi piacesse. // Ha i piedi cos grandi // che non si pu mettere le scarpe del padrone. Oh, odio il nigger, // questo il colore della mia pelle, // ma il sangue di questo nigger // tutto bianco fino al mento. Mi sono colorato con il fumo // sono nato in una barca, // e le ragazze dicono che il mio cazzo // bianco come il granturco.

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Il Blackface Show era lapoteosi del travestimento: il bianco pitturato da negro, il negro vestito da donna, la donna negra fallica rappresentavano nello spettacolo Jim Crow le invarianti del rapporto fra le due razze, tra padroni e schiavi. Secondo le convenzionali interpretazioni psicoanalitiche, erano in gioco la rimozione della paura di castrazione prodotta dalla femminilizzazione della sessualit; mentre limmagine della donna fallica nutriva le fantasie infantili di identificazione con la madre. Negli anni 60 negli studi della cultura popolare prevalse lorientamento di definire i Minstrel Show Blackface linvestimento che i bianchi facevano sul pene dei negri, investimento che comprendeva lattrazione omossessuale, lidentificazione con il maschio primitivo, la rivalit maschile e il terrore del meticciato (misgenetion). A questo proposito occorre ricordare quello che Thomas Jefferson, padrone di centottantacinque schiavi, scriveva nelle Notes on Virginia (1793-97), vere e proprie Roberto Giammanco, Padroni bianchi con maschere nere. Il Blackface Show pagina 8

confessioni patologiche del modo in cui veniva percepita la minaccia negra. I negri hanno bisogno di meno sonno di noi, e ci provato dal fatto che, dopo una giornata di duro lavoro, sono sempre pronti a star svegli fino a mezzanotte pur di divertirsi in qualche modo Amano le femmine con pi ardore di noi, ma sembra che per essi lamore sia solo desiderio fisico e non quel tenero miscuglio di sentimenti e sensazioni che invece per noi bianchi I negri sono meno pelosi dei bianchi, eppure hanno pi ardore sessuale I maschi negri sono attratti dai capelli fluenti, dalleleganza del corpo delle donne bianche allo stesso modo in cui gli orangutan preferiscono le donne negre alle femmine della loro specie I negri hanno organi genitali pi grossi e di fattura diversa dai nostri. Eppure fu proprio Jefferson a infrangere il massimo tab della cultura bianca, cristiana, razzista e patriarcale della Repubblica: si rese colpevole di misgenetion, di accoppiamento sessuale con una donna negra con conseguente procreazione di mulatti. Dal 1795 al 1808 la domestica negra Sally Hammings gli partor cinque figli che poi, divenuti adulti, furono emancipati.

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Un anno dopo la nascita del Blackface Show, nel 1831, nella contea di Southampton in Virginia scoppi la rivolta di Nat Turner, la pi sanguinosa fra tutte le occasionali ribellioni degli schiavi. Nat Turner, uno schiavo pi volte comprato e venduto, tra un trasferimento e laltro aveva trovato padroni o meglio, padroncine, che spesso erano pi generose dei mariti che gli avevano insegnato a leggere la Bibbia. Per questo fu autorizzato a partecipare al culto che Battisti e Metodisti permettevano a chiunque purch dimostrasse fede sicura nei fondamentali principi cristiani. Nei momenti liberi dal lavoro, Nat Turner predicava da una piantagione allaltra. I suoi temi preferiti erano Daniele salvato dalla fossa dei leoni e Davide che uccide Golia. Nella confessione che fece in carcere al medico Thomas Gray prima di essere frustato e impiccato, l11 novembre 1831, dichiar: Un giorno, mentre spingevo laratro pregando, lo Spirito mi parl Era lo stesso Spirito che parlava agli antichi profeti Mi disse che anche noi, come il Salvatore, dovevamo essere battezzati I bianchi ce lo proibivano sotto pena della frusta, ma noi andammo lo stesso gi al fiume e sotto i loro occhi fummo battezzati dallo Spirito Il 12 maggio udii un grande tuono: lo Spirito mi apparve e questa volta mi disse che il Serpente era in libert e che Cristo aveva deposto il giogo che portava a causa dei peccati degli uomini. Mi annunci che dovevo prepararmi a combattere contro il Serpente perch stava per arrivare il tempo in cui i primi saranno gli ultimi, e gli ultimi saranno i primi Quando il segno mi apparve leclisse solare del febbraio scorso (1831), seppi che mi dovevo preparare ad uccidere tutti i nemici con le loro stesse armi. La rivolta si concluse con luccisione di una cinquantina di bianchi, tra cui donne e bambini, e con limpiccagione di Nat Turner. Gli altri ribelli, non pi di un centinaio, furono catturati dalla milizia e bruciati vivi. La rappresaglia fu terribile, gestita da squadre di vigilantes (posse) costituite da piccoli coltivatori, artigiani, operai. Quante furono le vittime della corda, della frusta, del ferro rovente, dei roghi, dello smembramento? Non si sapr mai. Alcuni padroni delle piantagioni cercarono di opporsi al prelievo indiscriminato dei loro schiavi non certo per senso umano, ma per la perdita delle loro propriet; ma la furia delle posse non ne tenne alcun conto. Roberto Giammanco, Padroni bianchi con maschere nere. Il Blackface Show pagina 9

Subito dopo quel bagno di sangue gli Stati del Sud passarono drastiche leggi che vietavano a chiunque di insegnare a leggere e scrivere agli schiavi. Fatta eccezione per le illustrazioni recita la legge del 1832 del North Carolina proibito dare in uso a vendere a schiavi, singoli o gruppi, libri o opuscoli. I trasgressori bianchi saranno multati da $ 100 a 200 le persone di colore libere saranno multate, imprigionate o condannate a ricevere non pi di trentanove frustate, e non meno di venti Se poi uno schiavo a insegnare a leggere e scrivere ad altri schiavi, sempre facendo eccezione per le illustrazioni sar condannato a ricevere trentanove frustate sulla schiena nuda. Quanto alle illustrazioni permesse, riproducevano storie edificanti di miracolosa produttivit (nel 1860 il cotone rappresentava il 57% dellexport degli Stati Uniti), di umilt dei negri e di signorilit bianca, di animali antropomorfizzati per caratteristiche razziali e contrapposti agli occhi azzurri e ai capelli biondi delle immagini del Cristo. Dalle illustrazioni della Bibbia erano esclusi gli episodi di rivolta e di liberazione, cominciando dallEsodo e dalle onde del mar Rosso. Gli schiavi dovevano interiorizzare, assieme alla loro inferiorit, il posto marginale che veniva loro concesso nel disegno cristiano: la salvezza eterna, quella che Malcolm X chiamava pie in the sky, la torta in cielo.
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Negli Stati del Sud il Blackface Show era un aspetto dellimmaginario razzista che assicurava lunit di classe dei bianchi, ricchi e poveri, colti e analfabeti, piccoli allevatori, coltivatori e commercianti. Nelle aeree urbane del Nord serviva a confermare linferiorit sociale dei negri rispetto a tutte le altre minoranze, esclusi forse i nativi superstiti. I white trash (termine dispregiativo per definire i bianchi poveri del Sud) trovavano nel Blackface Show un legame con i grandi padroni degli schiavi, sulla base di condivise fantasie erotico-sessuali. Per i negri, sia durante che dopo la schiavit, era gi una conquista potersi rendere visibili. Anche nel ridicolo e nellabiezione diventavano, nonostante tutto, esseri vitali: esistevano per il mondo. Questo poteva essere e in parte sar, per vie diverse, un punto di partenza. Ma perch, mi domandavo, quel pubblico cos incolto e socialmente stigmatizzato si entusiasmava tanto al Blackface Show? Dopo lo spettacolo chiesi allamico impresario di farmi parlare con qualcuno del pubblico che in massima parte era confluito nel bar adiacente. Non dimenticher mai quello che mi disse, con la sua roca, whiskey voice, uno di quei minatori disoccupati. Non vorrei vivere fino a quando i negri riusciranno a diventare come noi. Dovremmo sterilizzarli tutti ora. Poi, dovremmo rinchiuderli nelle riserve, come abbiamo fatto con gli indiani che, grazie a Dio, non si vedono pi. Eppure quei difensori viscerali delle fantasie e degli interessi cristiano-capitalistici erano le prime vittime del sistema di potere. Eppure - trasandati, mezzi ubriachi, quasi tutti senza denti - si univano in coro per recitare, storpiandole, le strofe dello spettacolo Jim Crow. Ce lo dicono i coons stessi quello che sono mi url uno di loro. E prosegu, cantando: I dont like a nigger, Ill be dogged if I do Non mi piace il nigger, // guai a me se mi piacesse

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APPENDICE

UNA TAPPA SUI SENTIERI DEL DISUMANO

Per lo storico la sfida fondamentale individuare il punto, o meglio i punti, da cui ha inizio la storia del presente. Si giudica il passato in quanto discrimina al suo interno i punti di inizio del presente: occorre ritrovarli per capire come hanno influenzato i processi successivi. Quelle fantasie razziste venivano da lontano e in modo totalizzante, strutturato proprio negli Stati Uniti. A monte cerano il genocidio delle grandi nazioni indiane, e poi quello strisciante e secolare delle trib, grazie allo sterminio di milioni di bisonti e allinternamento nelle riserve. Cerano le stragi della guerra contro il Messico (1848-49), spogliato di pi di met del suo territorio, e le rappresaglie sistematiche nelle Filippine e nelle Hawaii (1899), le decine di interventi militari in ogni angolo della America latina. In parallelo, la nascita delle teorie razziste e dellEugenetica, termine coniato nel 1883 da Francis Galton che la defin lapplicazione pratica della scienza genetica che ha per scopo la salute genetica delle future generazioni. Nel 1907 lo stato dellIndiana approv la legge per la sterilizzazione obbligatoria di tutti i moroms, imbeciles e degli appartenenti ad etnie e razze diverse dalla bianca che manifestassero evidenti segni di propensione alla violenza, o sintomi di malattie da definire. Nel 1924 pass lAmerican Restriction Act che prescriveva per gli indesiderabili per malattie e

razza la deportazione e la sterilizzazione, che peraltro era gi in vigore in trenta stati. Grazie a questa legge furono deportati migliaia di slavi, italiani, ebrei e furono sterilizzate centinaia di donne gi immigrate. A questi si aggiunsero vari anarchici, e immigrati che presentassero segni evidenti di marcata denutrizione. Prima nel 1916 e poi, in forma pi categorica nel 1927, la Corte Suprema degli Stati Uniti legittim allunanimit la sterilizzazione obbligatoria. meglio per tutto il mondo recitava la sentenza che invece di dover giustiziare i figli criminali o vederli morire di fame a causa della loro imbecillit, la societ si difenda agendo su chi manifestamente inadatto a generare. Il relatore era Oliver Wendell Holmes ritenuto il giudice pi liberale della Magistratura Federale, che cos comment la sentenza: Signori, non vogliamo mica per caso altre quattro o cinque generazioni di deficienti, di indesiderabili e di criminali, o magari di sovversivi?.

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Le leggi madre del razzismo furono lodate in Germania. Le troviamo citate nel Mein Kampf di Hitler (1924) e negli scritti del famoso antropologo Karl Gnther, che apprezzava il riconoscimento giuridico della degenerazione delle razze inferiori e della necessit di combatterla. Del resto, come ormai ben noto - anche se oculatamente minimizzato - i nazisti consideravano a buon diritto gli Stati Uniti come il modello della loro politica razziale. Anche se la messa in atto di questa politica presenta nel Terzo Reich modalit particolari, tristemente note. Lo scambio di scienziati e di ricerche durava dallinizio del secolo e continu fino al 1940 attraverso i congressi di Eugenetica e le numerosissime pubblicazioni comuni. Otto Wagener, capo del settore economico del partito nazista e confidente di Hitler dal 1931 al 1933, scrisse che il Fhrer gli aveva detto testualmente: Ora che conosciamo bene le leggi dellereditariet diventa possibile prevenire la nascita di esseri malati e severamente handicappati. Ho studiato con grande interesse le leggi di diversi stati americani che prescrivono come prevenire la riproduzione di persone la cui progenie danneggerebbe con ogni probabilit il ceppo razziale della popolazione. Sono sicuro che si possano fare anche degli errori, ma questa possibilit di errore non dimostra che queste leggi sono sbagliate. (1) Nel 1936 lautorevolissima Grosse deutscher Pressendienst scriveva: molto importante per noi tedeschi sapere che una delle maggiori potenze mondiali di origine nordica ha avuto ed ha una legislazione sulla razza paragonabile a quella del Terzo Reich. Insuperabile lo studio di Theodore Russell, presentato nel 1932 al terzo congresso di Eugenetica come corollario della legislazione americana. Riguardava i casi di due famiglie di immigrati indesiderabili, gli Jukes e i Kallkak. Tutti conosciamo le storie di crimini, omicidi, pauperismo, prostituzione, nascite illegittime e incesti che la demenza ha prodotto in queste due famiglie. Se li avessimo sterilizzati tutti ci sarebbe costato centocinquanta dollari. E invece, il costo sociale di una soltanto di queste due famiglie stato di due milioni di dollari. E pensare che nello stesso quartiere cerano altri duemila indesiderabili! Nel 1946, al processo ai medici del Terzo Reich, alcuni dei pochi accusati di aver partecipato alleliminazione degli indesiderabili tedeschi (pi di quattrocentomila fino al 1938) si difesero citando la sentenza eugenetica emanata nel 1927 dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. Nello stato della North Carolina dal 1929 fino alla met degli anni 70 furono sterilizzate migliaia di persone. Tra il 1950 e il 1960 le vittime ufficiali, negri e ispano-americani, furono settemilacinquecento, di cui tremila erano ancora vivi nel 2011, quando il Presidente Barack Obama chiese loro scusa. Fu ipotizzato un compenso di sessantamila dollari che poi, visto lalto numero delle persone da indennizzare, venne ridotto a ventimila. Alla fine del 2011, si aspetta ancora che vengano effettuati i versamenti. La legge della sterilizzazione delle donne prevedibilmente a basso reddito o di limitate capacit lavorative fu abolita solo nel 1977, ma rimase nello Statuto fino al 2003. Comunque labrogazione di quelle leggi non riguardava gli indiani delle riserve. LIndian Health Service, la struttura federale che pianifica lassistenza dei nativi, sterilizza con varie motivazioni circa tremila donne indiane ogni anno (dati del 1999-2000). Nel periodo 1969-1974 il bilancio per questo genere di controllo passato da cinquantuno milioni a duecentocinquanta milioni di dollari. Nelle riserve, alla fine del ventesimo secolo, sono rimaste solo ottomila persone. Nel 1997 apparve su tutta la stampa europea la notizia che in Francia, nei soli anni 60, erano state sterilizzate ben quindicimila donne in maggioranza immigrate dal Maghreb. Le ragazze Roberto Giammanco, Padroni bianchi con maschere nere. Il Blackface Show pagina 12

madri che presentavano carattere aggressivo o imprecisate turbe mentali venivano sterilizzate a loro insaputa. Linchiesta rivel che quei provvedimenti miravano soprattutto a risparmiare al sistema sanitario statale lassistenza a troppi bambini. Si trattava, dunque, di prevenire qualsiasi forma di deficienza che potesse provocare linutilit sociale di migliaia di persone. Lindagine fu chiusa senza alcun esito. Alla domanda di un lettore su quello che sarebbe successo se lAmerica fosse rimasta in mano agli indiani pellerossa, Indro Montanelli cos rispondeva: Le due forme di societ quella dei pionieri, basata sul dissodamento delle terre, a sua volta basato sulla propriet privata, e quello dei pellirosse, che rifiutava il concetto stesso di propriet privata e quindi di agricoltura erano incompatibili: o se ne andavano i pionieri, o si sottomettevano i pellirosse. Lei ed io sappiamo che cosa avremmo fatto se fossimo stati pellirosse: avremmo scotennato, in nome della Ragione e del Diritto, i pionieri. Ma se fossimo stati pionieri? Io avrei dato mano, con le buone o con le cattive, alla sottomissione dei pellirosse. Pensi per un momento come sarebbe cambiata la storia del mondo se la Ragione e il Diritto avessero trionfato e lasciato che lAmerica restasse in mano ai pellirosse. Forse lei ed io saremmo finiti attendenti di un colonnello tedesco, o lavoratori forzati in qualche miniera della Siberia. (2) Infinita la turba di chi d mano, con le buone o con le cattive al servizio del disumano.

NOTE
(1) Otto Wagener, Hitler aus nchter Nhe: AUFZEICHUNGEN EINES VERTRAUTEN (19291933), Frankfurt a. Mein, 1978 (2) Corriere della sera, 2 ottobre 1997, p. 41

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