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Numeri cardinali

Insiemi equipotenti e cardinalit` a

Partiamo da un semplice esempio. Sia A = {a, b, c, d, e, f } linsieme delle prime sei lettere dellalfabeto. Che tipo di operazione facciamo per concludere che A ha sei elementi? Implicitamente assegniamo ad 1 la lettera a, a 2 la lettera b e cos` via no ad assgnare 6 ad f . Stiamo, in altre parole denendo unapplicazione biunivoca dallinsieme I6 = {1, 2, 3, 4, 5, 6} in A = {a, b, c, d, e, f }. Indichiamo con In linsieme {1, 2, . . . , n}. Diremo quindi che un insieme A ha n elementi se esiste unapplicazione biunivoca di In in A. Estendiamo la procedura descritta sopra ad insiemi qualsiasi. Denizione 1.1 Due insiemi A e B, non vuoti, si dicono equipotenti, e si scrive A B, se esiste unapplicazione f : A B biunivoca. ` E facile vedere che Proposizione 1.2 Lequipotenza gode delle propriet` di una relazione dequivalenza. Cio` a e AA ABBA A B e B C A C. Non si tratta tuttavia di una relazione dequivalenza essendo il suo ambiente naturale linsieme di tutti gli insiemi che non esiste (v. Appendice 2). Fissato per` un insieme A ha senso considerare o la famiglia di tutti gli insiemi equipotenti ad A. Questa famiglia ` indicata con card(A); il e simbolo card(A) si legge cardinalit` di A o numero cardinale di A.. E se A B si dice che A e a B hanno la stessa cardinalit` o lo stesso numero cardinale. Si pone, per denizione, card() = 0. a Se si vuole operare una distinzione tra gli insiemi in base alla cardinalit`, ` bene prendere alcuni a e insiemi come campione e dare un nome speciale alla loro cardinalit`. Porremo a card(In ) = n card(N) = 0 (leggi aleph zero)

card(R) = c Allo stato attuale nulla ci dice che quest tre simboli rappresentano eettivamente classi di insiemi dierenti. Esaminiamo le diverse situazioni possibili

Insiemi niti

Nella sezione precedente abbiamo denito card(In ) = n in corrispondenza del fatto che linsieme In ha esattamente n elementi. Gli insiemi In saranno quindi i campioni per gli insiemi niti. Cominciamo con losservare che se n, m N+ , n = m, allora In non ` equipotente ad Im . La e cosa, in s piuttosto evidente, meriterebbe una dimostarzione che qui omettiamo. Questo fatto e ci permette di dare la seguente Denizione 2.1 Un insieme E si dice nito se esiste un n N tale che E In ovvero se card(E) = n. Un insieme che non ` nito si dice innito. e Gli insiemi niti godono di alcune propriet` che elenchiamo nella seguente a Proposizione 2.2

(1) Se card(A) = n e a A, allora card(A \ {a}) = n 1. (2) Sia A un insieme nito e B un sottoinsieme proprio di A. Allora anche B ` nito e e card(B) < card(A).

Unimmediata conseguenza della (2) Teorema 2.2 ` che: e Teorema 2.3 Un insieme nito non pu` essere messo in corrispondenza biunivoca con un suo o sottoinsieme proprio. Come vedremo tra poco questa propriet` caratterizza gli insiemi niti. a

Insiemi inniti

I numeri cardinali che identicano gli insiemi niti, che non sono poi altri che i numeri naturali, possiedono un ordine che nasce dalla (2) del Teorema 2.2; ci si rende facilmente conto che esso ` lordine naturale di N. Se A e B sono insiemi niti e card(B) < card(A), non ` dicile e e dimostrare che ` possibile denire unapplicazione iniettiva f : B A che identica B con un e sottoinsieme di A. Questo fatto, ci permette di estendere a numeri cardinali qualsiasi (la cui esistenza non ` ancora stata provata) lordine denito per i cardinali niti. e

Denizione 3.1 Siano A e B due insiemi. Si dice che card(B) card(A) se esiste unapplicazione iniettiva f di B in A. La relazione cos` denita tra i numeri cardinali ` eettivamente una relazione dordine. Le e propriet` riessiva e transitiva sono facili da dimostrare e le lasciamo al lettore. La dimostrazione a della propriet` antisimmetrica ` pi` complicata e viene qui omessa. Essa ` reperibile nei testi a e u e di Analisi sotto il nome di teorema di Schder - Bernstein . o Mostriamo adesso lesistenza di insiemi inniti. Teorema 3.2 Linsieme N ` innito. Risulta quindi, n < 0 per ogni n N e Dimostrazione Linsieme P dei numeri naturali pari ` un sottoinsieme proprio di N; si vede e facilmente che lapplicazione n N 2n P ` biunivoca. Quindi N ` in corrispondenza e e biunivoca con un suo sottoinsieme proprio. Dal Teorema 2.3, segue allora che N non ` nito; e esso ` allora, per denizione, innito. e Cos` come abbiamo usato gli In come prototipi degli insiemi niti, `, a questo punto, naturale e considerare N come un campione per analizzare la cardinalit` degli insiemi inniti. a Denizione 3.3 Un insieme A ` detto numerabile se esiste unapplicazione biunivoca di N in e A. Se A ` numerabile ` possibile etichettare ogni elemento di A con un numero naturale ponendo e e an = f (n); questo corrisponde a numerare gli elementi di A o detto altrimenti a disporli in successione.

Teorema 3.4 Sia E un insieme. Le aermazioni seguenti sono equivalenti: (i) E ` innito; e (ii) E contiene un sottoinsieme numerabile; (iii) E ` equipotente ad un suo sottoinsieme proprio. e Dimostrazione (i) (ii). Se E ` innito, esso ` non vuoto. Sia x0 E. Linsieme E \ {x0 } non ` vuoto, e e e perch altrimenti E sarebbe nito. Sia x1 E \ {x0 }. Linsieme E \ {x0 , x1 } non ` vuoto, perch e e e altrimenti, di nuovo, E sarebbe nito. Sia x2 E \ {x0 , x1 }. Procedendo in questo modo si costruisce una successione di elementi di E e quindi un sottoinsieme numerabile di E. (ii) (iii) Sia F = {x0 , x1 , x2 . . .} un sottoinsieme numerabile di E. Lapplicazione f : F F \ {x0 } denita da f (xn ) = xn+1 ` biunivoca. e Deniamo unapplicazione g : E E \ {x0 } ponendo g(x) = x se x E \ F xn+1 se x = xn F

Lapplicazione g cos` denita mette in corrispondenza biunivoca E ed E \ {x0 }. (iii) (i) Per contronominale: se E fosse nito non sarebbe equipotente ad un suo sottoinsieme proprio (Teorema 2.3).

Il Teorema 3.4, mette in luce il fatto che la cardinalit` di N ` la minima cardinalit` degli insiemi a e a inniti. Vediamo adesso di determinare la cardinalit` degli altri insiemi numerici che abbiamo n qui a considerato. Teorema 3.5 Linsieme Z dei numeri interi ` numerabile. e Dimostrazione Deniamo la seguente applicazione f : N Z ponendo f (n) = n 2
n+1 2

se n ` pari e . se n ` dispari e

La f cos` denita `, come si vede facilmente, biunivoca. e Proposizione 3.6 N N ` numerabile e Dimostrazione Per mostrare la numerabilit` di un insieme, si pu` anche procedere mostrana o do un metodo operativo per disporre gli elementi dellinsieme in successione. Per prima cosa disponiamo gli elementi di N N in una tabella a doppia entrata nel modo seguente:

(0, 0) (1, 0) (2, 0) ...

(0, 1) (1, 1) (2, 1) ...

(0, 2) (1, 2) (2, 2) ...

... ... ... ...

Adesso percorriamo la tabella, partendo da (0, 0), spostandoci di un posto lungo diagonali parallele in un modo pressato. Se percorriamo diagonali parallele a quella per (1, 0) e (0, 1), otterremo la successione (0, 0), (1, 0), (0, 1), (0, 2), (1, 1), (2, 0) . . . Ad ogni passo sulla tabella (cio` passando da un naturale al successivo) si determina uno, e uno e solo, elemento di N N e viceversa. Se A e B sono insiemi numerabili, esistono due applicazioni biunivoche f : A N e g : B N; lapplicazione h : A B N N che associa ad (a, b) lelemento (f (a), g(b)) ` biunivoca e (vericare!). Quindi A B N N N. In conclusione, Proposizione 3.7 Il prodotto cartesiano di due insiemi numerabili ` numerabile. e Quindi, in particolare Z Z ` numerabile. Dimostriamo ora che e Teorema 3.8 Linsieme Q dei numeri razionali ` numerabile. e

Dimostrazione Intanto osserviamo che essendo N Q, sar` card(N) card(Q). a Dato un numero q Q, come sappiamo esso ` rappresentabile in unico modo come un rapporto e q = m di interi con n = 0 ed n ed m primi tra di loro. Scelta questa rappresentazione dei n razionali, lapplicazione m Q q= (m, n) Z Z n ` iniettiva. e Quindi card(Q) card(Z Z) = card(N). Ne concludiamo che Q N. Resta da vedere se anche card(R) = 0 o no. Intanto ` chiaro che se riusciamo a trovare un e sottoinsieme non numerabile di R che non ` numerabile, neanche R pu` esserlo. Dimostriamo e o allora il seguente: Teorema 3.9 Lintervallo ]0, 1[ non ` numerabile. e Dimostrazione Ogni x ]0, 1[ ammette, come sappiamo, un unico allineamento decimale, con cifre non denitivamente uguali a 9, del tipo x = 0, a1 a2 a3 . . . , ai {0, 1, 2, 3, . . . , 9}.

Se linsieme ]0, 1[ fosse numerabile, tutti i suoi elementi si potrebbero disporre in successione (x1 , x2 , . . .). Ciascuno di questi numeri ha un allinemento decimale xk = 0, ak1 ak2 akn . . . , Costruiamo adesso un numero b = 0, b1 b2 b3 . . . dove i bj sono scelti nel modo seguente bj = 7 se ajj 5 3 se ajj > 5. k N+ .

Il numero b costruito in questo modo non coincide con nessuno degli xk , ma certo ` un elemento e di ]0, 1[. Ma allora gli xk non possono esaurire tutto lintervallo ]0, 1[. Il teorema 3.9 `, come abbiamo osservato, suciente per farci concludere che R non numerabile. e ` Quanto alla cardinalit`, ci dice soltanto che card(R) card(]0, 1[). In realt`, questi insiemi a a hanno la stessa cardinalit`. a Proposizione 3.10 R ]0, 1[. Dimostrazione Consideriamo la funzione f : R ]0, 1[ denita da f (x) = Essa `, come si vede facilmente, biunivoca. e Lasciamo come esercizio al lettore di vericare le seguenti aermazioni: Per ogni a, b R, (a < b), si ha: ]a, b[]0, 1[ Due qualsiasi intervalli di R sono equipotenti. ex . ex + 1

Appendice 1
A questo punto sappiamo che esistono due numeri cardinali dellinnito. Ce ne sono altri? Quanti? La risposta ` implicitamente contenuta nel seguente Teorema di Cantor. e Teorema 3.11 Per ogni insieme A, risulta card(A) < card(P(A)), dove P(A) indica linsieme delle parti di A. Dimostrazione Se A = , risulta card(A) = 0 e card(P(A)) = 1 e quindi laermazione ` e vera. Se A non ` vuoto, lapplicazione x {x} che associa ad x A il sottoinsieme costituito dal e solo elemento x ` iniettiva. Quindi card(A) card(P(A)). Facciamo vedere che il segno due guaglianza non pu` valere. o In questo caso infatti esisterebbe unapplicazione f di A in P(A) biunivoca e quindi, in particolare, suriettiva. Sia B = {x A : x f (x)}. Linsieme B non ` vuoto, infatti se x = f 1 (), necessariamente x f (x). e Per la suriettivit` di f , esiste y X tale che B = f (y). a Si ha, evidentemente, o y B o y B. Ma se y B allora y f (y) = B: una contraddizione. Allora sar` y B; ma, in questo caso a y f (y) = B: ancora una contraddizione. Esempio 1 Mostriamo che P(N) [0, 1]. Ad ogni sottoinsieme A N associamo il numero xA [0, 1] che ha allineamento decimale xA = 0, c1 c2 . . . cn . . . con cn = 1 se n A . 0 se n A

Lapplicazione A xA co` denita ` iniettiva. e Utilizzando la rappresentazione binaria, ogni numero x [0, 1] ammette un allineamento costituito unicamente da 0 e 1. Quindi lapplicazione ` anche suriettiva. Ne segue che P(N) e [0, 1] R. Esempio 2 Sia Q un quadrato di lato 1. Q ` equipotente ad un suo lato. e Naturalmente, pensiamo Q come il quadrato costruito sullintervallo [0, 1] dellasse x di un riferimento cartesiano e giacente nel primo quadrante. Un punto di Q ha coordinate x e y di allineamenti decimali, rispettivamente x = 0, a1 a2 a3 . . . y = 0, b1 b2 b3 . . . Consideriamo lapplicazione f che ad (x, y) fa corrispondere il numero z = 0, a1 b1 a2 b2 a3 b3 . . . appartenente a [0, 1]. Si lascia al lettore di vericare che f ` biunivoca. e

Appendice 2
La non esistenza dellinsieme di tutti gli insiemi ` descritta dal cosiddetto paradosso di Russell. e Linsieme I di tutti gli insiemi deve necessariamente contenere se stesso. Cio` I I. Dividiamo e linsieme di tutti gli insiemi in due classi: quelli che contengono linsieme stesso come elemento (questa classe non ` vuota, perch` contiene I) e quelli che non lo contengono (anche questa e e classe ` non vuota!). Questultima classe, indichiamola con U , ` dunque descritta da e e U = {X| X X}. Chiaramente sar` o U U o U U . a Se U U allora U U , il che ` una contraddizione. e Se invece U U allora U U e anche questa ` una contraddizione. La contraddizione nasce e dallaver supposto lesistenza di I.

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