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A.
St
'r^^r^E^^^hC
^A v^^l^^^k ^Bv^
'
.^i-:'
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'.
.'!
si
DELIA
l\mk
E DELLE
GRECIA
i?mm Jiimi^mi:s
RICERCHE
ETNor.RAFirnii:, ETi.noLor.icnE, topograficiie, politic.he, siokali,
NAPOLI
Oipcatapa
o'l
Viwceuzo yviiaaiotva
num.
15*.
calata Scbastiaiio
18ii.
D6,
ti retjgca to nile
V,
MoMi.
^23 6.90
L
vii^'orc
,
oj)cia c soUo la (ulcla dolK; ]c-gi , ondo crcilo conio conda/faKo tutlc
;u)no
sci^iiule
chc sono
in
flic
non
(jiioUc conic,
I'L'BDLH.I
*"
,
ARCIVESCOVO Dl
UOriSA.NO.
A
loro
,
Magna
Grecia, e sulle tre Calabrie, non gid per seguire linveterata costumanza di tanti onde taluni sosecoli,
un nome le opere di per accompagnandole con lung hi tiloU di persone illuslri come se un gran nome desse merito, e valore a quelle il produzioni, che
gliono infiorare
,
crearle
poi
pubhlico
(e,
cose
per offrire unargomento di riconoscenza. pubblica stima alia tua singolare virlii, che tanlo nella tua tra noi. qiovine eta ti a chi
e di
ma
solo
distingue
,
me
gho
dirigerle
che a Te
se Colui, che
pud cangiare
(II
snvwio in imOj c ^panjer luce ove piu intcnehroy ti vumda tra noi , tl c/n'cnna solio il calabro cielo ,
//
von per respirarne solo T aere non mai confaminalo dal surlo Iczzo di malifjno vapore, respiralo un di da tanli saggi , ond' e classica la calahra terra , ma per modcrarne in parte Ic sorti de credenti.La ! II Itia rirlii raggio di iua virsplenderd fra noi
non volgare sapere sacra profano , c/ie 3wn mai non rifidse soUo il cielo incantevole di Parleove si eslolle il tuo nome da un eco ripetuta nope
f(i,
di tuo
colli
dccarmidel Sanazzaro,
chc
sommo
sven-
Hiralo epico ilaliano, splenderd sol to il calabro cielo, (i renderd promotom delle nostra glorie, fautore e de' letterali , amico de vati , solerle delle Iclterc
,
vigile
studioso pastore
dicitore di pateliche otnelie, rappacificalore delle discordie fraterne , terrore del reo costume , conforto della virtii sventurala ,
gran
solli^w degl indigenti , padre non improvido , amannon mentisce it mio labiissimo padre detuoi figlil
io lo veggio nell indole Iua di sublimi doli , net sereno tuo ciglio J nel candore del tuo costume, nelle
hro
mire alfeccellenza degli ajfetii. Dunque non lungo dal tetto natio ; muovi ove indiigio : ti diparli ti fMinda il cielo : la chiesa la iua dilelta sposa it ,
sole
sospira.
Non
lungo indugio:
calabresi, die
omai so-
no nuhcili in aspettaudoli, ti satwino larghi di nobili ajfclli , sopranno pendere dal tuo labhro sapranno far tesoro di Te al vro cscmpio dJ tue rut it.
,
posso
delle
si
10
lacenm
in
mezzo
al
comune deside-
no, na parte
speranze
genti calabre?
cellenza di
mi
allegro in
,
t)/*-
frendo a Te queste mie povere pagine disadorne che e lodarne almeno il volere, priego accoglier benigno se non mi abbia saputo far meglio. In esse^ se ozio ti resla tra le pastorali sollecitudini degnarle di uno
,
sguardo
istoria
y
oltre
le
grandezza del amor di patria de noslri padri non mai rattiepidito per lunghi secoli, che furono madre sempre feconda di sapere , onde furono isiituite sotto il
nostro cielo tanle nobili greche repubbliche
delle
,
la gloria
quali fu emulata dalle pih incivilite nazioni ^ fintanloche non furono lacerate da milk scontri di
giterra, fino
a quando la bariarie di peri popoliscate-^ nati dal settentrione non vennero a lasciare ira noi
r impronta delta devastazione ^ e delta ruimi , onde fu ecclissato tutto /' anlico splendore y ma non spento per tutto; ne rimane ancora fra noi qualche raggio, onde non vanno barbare , e rozze , come i mMintesi
si credono,
le
nostre calabrie.
posciache
Tu
sei
sempre usato a svolger solo le pagine , che a sublimi argomenti accoppiano piic saggia erudizione ,. oi^e con alta penelrazione di mente, e con fino gusta sai seernere tutte
le
leggiadrie
nullameno
,
mia operetta
porgerti, almeno perche riguarda biiona parte del podel quale non ha guari, Tu sei addivenuto sopolo
,
,
le rle
Pas tore.
VI
Viii
stuccri
(JcUa
,
stmo quesf i miei volt fervidi , vivi a Te stesso, vivi dlrionfi hnujhi anni
httnnto
.
rvli(ji(mc
dehuoni^
aW
agli stiuU chile lettere, al desiderio onore dclla calahra lerra, e di me, che
,
,
sempre ammiralore della mgcnila tua corlesia della randtdczza del tuo sanlo costume, subliini doti non inoi disfjiunte dalla soggezza degli otlimi studi, con ar^
gomenli di vera osservanza
Di Tua
Eccellenza Rcvercndissima
I niHhtiiivn
(l('rofi.<.<:iir)o
Scrto
\.ero
JSKdLA LEOM.
^iw^2m-mm
yt'xrio
Ducit,
qua nntale solum dtiloedine cunctot et itntnemores non si7\it esse sui.
Ovid. Trist.
'e S,
noil
puo
nolle
non
pagino
tornare
utile
ad
de'
ognupopoli
e per lunper mari distese di nienti, utilissimo tornera veramcnghe te Terudirci nellfetoria della patria. Posciache li,
no r erudirsi eslranei da
delF istoria
,
noi
separati
storia e
te le
lo
;
il
quadro
,
do'
tempi
dolci
le
araare rimembranze di
un popoSaggio di Ar-
della memoria, la maestra della vita , pino (1) quale istoria potra presentarci un quadro di piu dolci. dr piu amare ricordanze, da quale mai po-
utili
animaestramenti alia
,
vita
ove tutta vien ricordata istoria la memoria de' nostri padri, che vissero alia gloria della virtu lasciando di loro un' eterno desistessi
non
ir
die-
vita ??ic??ioriae, f/J Historia testis tempornm inagistra vilac. Cicer. Orat. lib. ii cap. Villi.
.
.
.
Till
tru
il
rclto ?
,
Ancor
se noi
raccogliamo
frutti
di
cniula
di
campo
una grandczza di animo, sc di una se di una candidezza di afuniformita di cuore finalmente di non essere felti, sc ci apprendiamo
stri oroi,
se
virtuosa
memoria
do'
quali
il
frutti
che visscro lunge da noi a niille miglia, di maggior dolcczza non potremu noi
vita de' noslri padri, se celeste trasfuso scorrc pur puro sangue nelle nostre vene? E non b la confurmita del san-
raccorre nel
di
campo
della
loro
ed un'aere medesiino da' nostri padri respirato, e che noi respiriamo, che non parlo possa produrre in noi le medesime a E Tistoria andclle (isiche, morali disposizioni?
gue, c non e un cielo
,
,
cora
come
ci
6 cortese
,
il
signer Conuillac,
raccolta di osservazioni
ni di ogni
una uomi-
si : quali verita sono degne della nostra conoscenza meglio, che quelle de' nostri maggiori ? E na-
amor della palria ; donde mai quegringcniti que' solcnni sentimenli di patiio amore si possano ne' nostri petti risvcgliare se non rilornando indietro col pcnsifTC nella ricor,
danza
re,
de' nostri
alia
ghe guerre, o per la difesa della patria audando i prinii a morir morte onorata, o non mai cadendo loro la slanca niano sullc pagine eterne della
sapienza,
villi
onde
il
sapere
di
loro
emulalo
dalle genii rese classica la nostra calabra terra ? non e ancor la voce di nalura , che ci rcnde
il
caro
vita
,
cielo
onde respirammo
le
che
traggono sovente con seco la riconoscenza, la loil de desiderio di miglioramentoOr questo solenne pensiere di patria mi ha
,
lenuto lunghc stagioni a vegghiare sulielerne pache ancor la polgine de'elassici greci, e latini
,
vere
di
,
che sono
e-
sparsi
,
di
lanii
di
secoli
rende
itali
maestosi
classici
,
venerandi
,
non che
moderni
di
e francesi
di se
,
che arbitra
ri
stessa ne'
campi spaziosi
dolcczza
fie-
, raguqneste calabre ricerche etnografiche (1), elimologicho etc. Ma, onde determinar meglio F ordine da me tenuto , h
svariati
le
ne
gusta
,
ogni
nare
sparte
notizie
e scrivere
mio divisamento
si
far
esamina
,
lo
state
,
delle
calabrie
genti
fisi,
co
d'
industria
e intellettuale delle
per
,
voltai
poscia indietro
,
ricerche etnograhche
Bruzia
Crolonesc
Locrese
gli
Cauloniata, Sibaritica,
memoria
le
Turia, oscude-
cagioni di
cadcnza, o neirurlo
\:-jv)7
di
guerra
(ij
popuio
nazione.
cartaj;inesc , popolo rogli opiroli , niano, o con luUc qncirortlo di barbari, die, ca-
con
col
trasportatanc la sede sulle oppostc arcnc del Bosforo, movenli dal setteiilrionc si aprivano il passo neir itala penisola , e la devastazionc , ci porlando seco il tcrrorc
dulo Timpcro
di
occidentc
che allora portavano il nomc Magna Grecia, di Biuzia etc. avvcnimenli singolarissimi. porgono
npprcndiamo
come
di
Ic
calabrie
N^
della
Magna Grecia
,
e dinlorni
a'
Calcidesi
,
a'Crctesi
a'
tri
a*
Crotoncsi
oltrc
Locresi,
Regini,
;
a'
Sibarili,
a'Turii, c
dc'poeti,
ad alla
popoli
inciviliti
do' filosofi,
i
frammenti delle leggi di biografia raccoglieremo loro , esporrcmo i sislemi di filosofia porteremo
,
gica (3)
de' poeti
senti-
gnomoloisti-
deiristcsso
modo
deTilosofi, de'letterati,
de' nostri
tuila
dal
Grande
Samo
sotto
il
classico
cielo
sara
dato
parlare a lun-
go
c\b clic
forma
il
(i)
(2)
Tirnl)osclii
(lolclsinill)
vol.
V(,l.
i.
1.
Ictlcr.
Horn.
(3)
Tvoi^vi
scnlciiza.
XI
ste riccrchc,
in
piii
articoli,
do
di
non ohMiando
il
mo-
al tramonto del il di, fino pazioni da che rompea di fdosofia, e come Ic pKi sole quale il sistenia e astronomia alcelebri scoperte in geometria
Iribuite in parte aTdosofi moderni crano conosciutc da quella Scuola. Esporro non mono il simbolo di
Pitagora con uu coraento sulla scorta de'classici, ove, oUre le niolte cose interpssanlissime alia morale,
che modo debba intendersi il divieto delle fave. Aggiungerassi ancora Torazione del fdosofo, scritta dal Sulmonese poeta nel XV libro secondo la versione del delle sue Metamorfbsi Bondi Finalmente, come corona di questa Scuola
ci
apprendiamo
in
forse prelesi del fdosofo , portero i versi d'oro da me la prima volta, per quanto mi sappia, voltali nell'italo sermone in uno endecasillabo, pieni
,
di
1'
etimologia.
si
Delle
cercheranno le morali i origini singolari avvenimenli polilici , le De' fiumi le origini le industrie le arii De monli de' promontori conflucnze, le foci
ciUa, depaesi, oltre la topografia,
,
minerali
prodotti
semplici
I'altezza,
non
scompagnata da qualche panorama. Quanto a' Ictterali mi son divisato restringerc solo a'morti, non che obbliando ancora a brevi ccnni tutti quelli e con le onorevoli magico' sublimi Ipro studi slralure onorano luttora la terraDa cio niuno non vede esserc queste mie ri, ,
Ill
ccrclic
1' ammaeuna specie di cnciclopedia. Si straniento mi fii dMllimmcnso Chateaubriand a A la storia e una cncitempi nostri, ei dice (1)
:
clopedia, c bisogna farvi enlrare tutlo dalKastronomia fino alia cliimica , dallarte del fmanzierc
fino a quella del manifaltoriere , dalle cognizioni del pittore fino a (pielle deireconomista, dallo studio dclle leggi ecclesiasliche , civili , e criminali
a quelle delle leggi politiche . In queste ricerche non ho saputo perder di mira le opere de' classici greci, e latini, onde si
fino
si per darle maggior peso per dimoslrare che non ho risparmiato n6 tempo nc fatica e qnante dillicolla ho dovute sujjcrare, io nelle annotazioni non tralascio scrivere le parole degli autori svariati ma de' greci secondo la versiono
,
latina
allri, prima per mia, e poscia per linteliigonza di coloro, che non si bene si sono erudili nelle dovizie del sermone del Cantore di Achille. JMi sono giovato non meno di autori moderni, in-
di
glesi, franccsi,
ilaliani
ma
onde
ff) Mu'inlcuant iJiisloirc csl unc encijclopedie ; y jd^il tout fair e entrer, dcpuis Vctfilronomic jusf/iia la chimie dcpuis /' art dti Jinancier jusr/ua cclui du mamtfaclaricr ; dcpuis la con/ioissancc du pcnilrc du sculplcur; cl de I'archilcete jusgiid scienil
;
ce de Icconnmisie
slKjues
.
riiilcs
dcpuis Vctude de lois ccclcsiajusr/u'd cclle dcs Cluileauhriand prcjdce eludes islo;
cl criminclles
XlII
nessuno abbia a rimprocciarmi ili non aver neppiirc una volta citate le opere di Barrio, e di Amato detta(e in latino, di Marafioti, e del P- Fiore in italiano,
clie
da
le
pill
secoli scrissero
dilTerenti
che
mie sono
sulle
son mancanti della parte biografica, letteraria, gnopoco, o nulla dicono delle greche remologica
,
piibbliclie,
neppure un verbo della Scuola Italica; s) percbe Taninio mio ha sempre rifuggito dai sogni, dalle lavole, e dalle incertezze, di che sono picne. Poiche, oHre essersi trascrilti gli uni con
gli
altri
,
quindi molliplicati
in
gli
errori
so-
gni
scio
una saggia
,
usare di
un
fa-
di
,
sogni
di
favole
dimmaginazioni,
dato
le
d'indi
certezze
scegliere
re,
senza
gli
aversi
neppure
per
,
studio
autori
classici
loro
ope-
seguendo
scrittori
,
Di quantc favole non e pregna la calabria illustrata del P. Fiore? Di quanli errori, di quanli sogni non sono zeppe quelle lunghe sue pagiche ne ha dine ? E grazie all' ala del tempo
,
volume vero, il quapur ammonticava maggiori sogni le, come si dice, maggiori incertezze, era come il compimenlo delle
sperso
il
terzo
se
sia
belle merci de'due primi! Simigliante farina, e Ibrsi che non ha saputa cribrare il Fio,
peggiore
si
re,
trova in Marafioti
non
differente
in
Bar-
mil
rio,
ilogli
altri,
lut-
Unhb
scrillo
in
una eta
piii
reinola,
Nulla
steri-
poi dico (li Amalo , cho alTatto e cligiuno le , c non fa chc ccnnar pocho cose, lo
fernio ncl
i
sempre
groci
,
Omoro,
rialono
,
uiio
proposito ho seguilo
Piiularo,
classici
tra
Timeo
.
di
Locri, Ari,
Erodoto Tucidide, Diodoro Siculo, Eliarolibio, Tausania, Alcneo, no StoPlutarco Appiano Diogene Lacrzio Ira i lalini bco, Slrabonc Orazio, Yirgilio, Ovidio Giovonalc Livio, CeStazio, Cicerone sare, Plinio, Quintiliano, Varrone, Aulo Gellio, Maslolcle
Giamblico
Val. Massimo,
Gravina, Mazzocchi
ti,
Tra
,
glilaliani
Dante, Mon^
di,
Foscolo, Alanzoni; Tiraboschi, Micali, GrimalDcfendenle Sacchi , Carlo Botta, Fasano Fra
gringlesi
lani
M.
N
,
Tra
,
franccsi
Periers
Saint-Marc
Tessier
M
,
Brydone
etc.
io
me
quale sara la sorte di qucstc mie ricerche? r ignoro solo conosco quanto sia difficile
:
srrivcre una
istoria
in
qucsti tempi
cui
Tumano
cammino
de' progressi, e
fm da'primi csordi di una nazione, in cui ne'secoli, che piu non sono tace il vero, c solo
s'incontrano tencbrc,
tezze.
ombre,
favole,
sogni,
incer-
Conosro parimenti che difTicile argomento sia scriverc un istoria cui non si hanno ad obbliare le cause che hanno concorso alia floridezza di una
, ,
XV
nazioiic
,
quelle,
si
za
ciii
,
non
1'
lia
virtu
gli ulili
pro-
del sapere, delle scienzc , dclla letteratura' gressi dellcarli, dell'industria, delleconomia agraria, della Ne in pari tempo e meno pastorizia, della nauiica.
difficile
risponderc
a'
voti di
ognuao
Altri
nellc
pagine deiristoria vorrebbe stemprato tutto c quanto ha di pill bello, e pia sublime la filosofia
altri,
ti
ti
dal falso, si aspetta quali li vorrebbe avvenunella sua , o nella menle dello scrittoro
vorrebbe rincanteTole semplicita, e le mialtri la maesla, e quel nulezze del Guicciardini lo spirito di profonda, di non mai spento fuoco altri la canfdosofica politica di Carlo Botta
altri
vi
didezza
1'
immensa
mo
una singolare accuratezza non mai scompagnata da una profonda analisi altri,
fatti
erudizione
nelle
del
,
chiarissi-
altri
ricerche
nelle
malevoli
sono
gli
uomini
dal livido
non sanno nh amare, n6 compatire, tullo mordono col dente del disprezzo. lo, che non mi
volto, che
grato
a buoni
dcsideri
,
primi
(j)
si
>;ono pubbiicnfi
Alia Bloria universale di Cesare Canlii, df che iiiolli volumi sleguc un corso di Icl-
iiJoUa LM-udizioiK?.
(he
nio
,
io
lion
mai
lio
ciirali
,
cli6
da loro nulla
me<T;li()
,
le-
e nulla spcro
contenlo
di
scrivere
senza spirilo di parlito senza pur (]ucsle paj^inc, di uno s^uardo la vile adulazionc, senza dc'Miaro mai piegarc a' sogni, ed alle favole, figlic di una
iinma^inazione
co,
lo
,
,
clie
mai
si
addice
ad uno
istoriil
simile
a paluslrc augcllo
di
clic
ci
vado radendo
qualcbc
suo-
riflcssionc
morale, o polilica,
lia
,
h maestra la fdoso-
del
mio
ingegno sa ritro-
varc.
rispondera Vopera mia al sublimC; al noMle arfTomenlo? Mi reggcra il pcnsierc, mi sara in peUo Icna bastante ad illustrarlo , c rcnderlo
]\Ia
la vastita dcU argomento, c le lante cbe Irac con seco slesso, I'cssere io ancor coscio dclTinopia del mio ingegno, niun fiore, niun'ornamento di sapere cssendo in me, lulto mi fa temere; c se non fosse la speranza, ultima dea, (be mi rimane, d'incontrarc un compalimento pres-
compinlo?
dillicolla,
dellisloria patria , cpianle voile mi sarei fermato in mezzo del cammino ! Nullameno
so
gli
eruditi
mi conforto meco slesso, per toglier di mezzo siffalle diibcolla, non aver nulla Iralascialo, n^ risparmiato vigilic, ne mai non essermi lascialo ad una binga medilazione persuaso col grcco liri,
co
cbe,
Rado
si
Ma
raf:f;io
f^iocoiulo
L'opre
(i)
Pliularo ode
X Olimplca
versionc
di Bori^lii.
XVII
Ora
il
stile:
si io
non so attenermi
;
h semplicc
ora robu-
ora flebile ; ora temperalo asmatico ora ora romantico semplicc per descrivcre la natura nclla sua maestosa semplicita
ora vecmeiitc
; ;
vizio,
ed csaltar la
virlii
veemcntc per csaltare il valore in mezzo al terrore dolle armi, ondc iiispirare agli alunni di Marte a pu~
c^nar
per la gloria, per la difesa della patria icmpcralo per insinuarmi ne'cuori, per impadronirmi flebile per chiamarc le lagrime sopra degli alTetti
una virlu sventurata, sopra le miserie della vita, o quando mi raggiro col pensiere suUa tomba di un
grande,
clie
desiderio de' buoni, o sulle rovine obbliato disperse fra le zolle di qualche antica, e popolosa citta ,
die un
di
montc,
lenne
arcan.i
di
,
clie
tutto ci
panorama
tra
il
romantico, quanta un prato, ad una alle cime di un un sopresenta un maestoso asmatico per esprimere un
, ,
un' alTiinnosa
si
sollecitudine
il
volcre
e tra
no
quando
fra Ic
lunghc
vigilie
gliarc (I).
saranno queste ricerclie lonlane dall' eirore? Temerario sarei se cosi mi vcnisse talento
,
fas
est obrepere
sojm^um.
will
<li
crcdrrmi
sc
allri
,
da
me
si il non sono niolli crroii uomo cade incaulo , e chc il debole avvedimento uniano non sa fuggirc errori che sempre meI
compalimento (1)? spero dunquc a qneste ricerche, comecclic? sicno un compalimento, e se meglio non mi lio sapulo fare se ne deve almeno lodare il che volere (2), cssendomi dale a scriverle solo il si lo (lolce pensiere del suolo nalio non puo sventurato di Sulmona, mai obbliarsi (3), si per loglicrmi all ozioj al faslidio de' di monoloni del vivcr mio si onde sfuggiper erudir me slcsso rc rimpioveri del Grande di Arpino (4^) ignolare listeria palria e una imbelle ne^ligenza 6
rilano
Mi
iiti'
assopilo
eriulizioni
fastidio
Onde
dannale tra
gli
(i)
(2)
fwn ego paucis macuiis rjuos ant incnria fudil^ OJU'emlar Am /nnnana parum cavit natura. Ilorat.
'
. .
est
laudanda vo-
htniat.
(S)
Ncsoio rjiia naialc solum dulcedine cnnelos Duett , et immemorcs non sinil esse sui. OriD. Trist. (-i) Rudcm cnim esse omnino in nostris ... ant titer lissiniae sefjuitiae est , aut Jastidii dtdcissimi. Mthi fpiidcttt mil/i satis eruditi videnttir, qtiUms nostra
i
(J
nota sunt.
CiCER. Lid.
sviiir
ton
:
.
ma meglio mi o compiangetemi almeno fra i tra, o meglio profierisco la prcghiera di New* leggete candidamentc queste pagine ; ne ri,
non mi
nialedite
prendetemi
gli
errori di iin
ma
argomento
si
difficile,
invesligatelo voi con miglior giudizio, e supplite clie noii ho quel saputo far io (1).
(i)
...
tit
in maleria
710VIS
iam
el
non deprehendanlur
,
dcfectiis
,
leclorum conalibus et benigne invesiinrjenlur suppleaniiir, em'xerogo. Praefat. philosoph. natural, princ. mathemat.
qnam
Signor Cavaliere Spinelli dePrincipi di Scalca, magi giordomo di setlimana di Sua Maestd, Signor Saven'o 3Iacrl,
pralica Signor Giov.
Catlcdratico
di medicina
1
neW
^0 ^0
^
Cliirurgia.
Valle^
Signor Francesco
pella Palatina. Signor Michele Novazio, professore di FilosofiaSignor Nicola Corcia, Autore della nuova corografia
.
topografa
delle
due Sicilic,
^
/
Collegio
Veterenario in Napoli-
Signor Gaetano Pandolfo sacerdoleSignor Francesco Maria JVocineSignor Carmelo Volo sacerdote. Signor Gaelaao Sorrentino SacerdoteSignor Pasguale Malerha Sacerdole. Signor Gio Ballisla Ariele, di Verbicaro.
Signor Anlonio Minelli di Badolato^ avvocato. ^'gnor Domenicn Gafah\ avvocato di Vallclonga.
fO
i
4
1 4
-I
I^Cll
Andrea Cresccnzio. di Siderno, Siijnor Bomenico Rosso avvocato. Signoi' Francesco Zucccda
Sig7ior
,
j i
i
avvocato.
4
4
4
i
Signor Francesco Spezzano di Corigliano. Signor Marcello Oliveti di CatanzaroSignor Francesco Bruni.
Signor Giuseppe Viviani di Rocca-Lnperiale Signor Vinccnzo de Luca.
4
f i
Signor de Leo di Monlalhano. Signor Gaetano Calahrh di lieggioSif/nor Cannclo de Moja di SidernoSignor Domenico Carhone. Signor Alessandro Bonchini di Coriglianu.
Singor Alberico Spezzano
di Acri-
4
4
4
t 4
4
/
Signor Kaimondo Celeste di Bocc/iiglieriSignor Paolo lYiniti autore degli scriltori del Signor Camillo Riccio
,
regno di Napoli.
Signor Domenico Candia di Acri. Signor Filippo Mosciori di Mongrassano. Signor Gaetano Miisiicchio di I'orano.
Signor Antonio Maringola di Acfi.
4 4 4
4
4
I
Signor Giuseppe
Sitpior Atilitmo
Ac/rillc
de
Luca
di
(Sara conlinualo)
CAPITOLO
Invocazione deH'amor del vero Mari che bagnano le Calabrie-- estensiatie Urevi cenni in generate de' nionti , promontoii anlica e moderna Un' aggruppamento degli appennini , Pollifiumi, golfi Appennini si so?petla Sila -- Congetture un'altro noo lunge da Cosenza no onde tano spenti alcuni vulcani ira i nostri Appennini -- argoinentl Sostauze cu ^ si sospetta di essere stale le coste calahre sede di mare caree Differenti miniere, e particolarmenle quelle del rnontc Jeio Fiumi DilVcienli roicellana Feldspato, sua fusione, e siioi effelti Clima vario, e cagioni di sua. varieli-acque, effetti di talune di esse La Piana e sua descrizioac. Brevi cenni sul Marchesato
. argenti rivos aerisquc tntfaita Oslendit vcni ulq^ue ciuro plurima (luj-.it. VlRGILII GeOR. lib. II.
.
.
die frutto dello mie lunghe vigilie in ricercandoia ne'clase latini incoiniiicio a scrivere la patria istoria non sagreci prei dire a me stesso, quale abbia maggior prepooderanza , luttando in me il patrio amore , che mi anima , m' iospira mi e largo delle immagini, mi regge il tremaute slilo e la modeche mi sgomenta stia mi tiene a taccre. Tacerei ^ ed avreb'b
sici
, , ,
be
la
modestia
i
la
palina
il
risse in pari
istoria si
tempo
la
se il patrio amorc non mi suggepensiere d'un compatimonto, che potrei inconcittadini, che
piii
conlrare presso
,
miei
eruditi
nelia
patria
pena svolgere queste mie pagine , noti per ma solo per giudicarne Te dunque a nome dul istruirsi invoco o Amor del vero e t' invoco con lo patrio amore voci piene di aiti senlimenti del vero figlio deU'italo amore (1;
,
daranno
,
(1)
Ugo Foscolo
dellorigine
til
(linanzi
all" iiitcllotto
chc a
to si
consacra spogli
di
moltc
iii-
apparoiize Ic cose, chc furono , clic sono , o cho saranno ; tu aniini di fuliicia chi ti scnto ; nobiliti la voce di clii ti palesa ; diradi con puro lumo, o porpetuo la barbaric, 1' igno^.^nnat^ici
ranza, c la supcrstizionc
lita
Ic
tc,
iilii
fatichc dcj^li scrittori, indarno spcrano cternita sti dclle nazioni, tc invoco , o Amore del voro I Armami noroso ardimento, e sgonibra ad iin tempo Terrorc di cui
...
]^i
fa-
di ge-
pas-
sioni doU'uonio
occupato I'animo. Fa ma sccvra altresl di licenza d'ira di ])re?unziono . di sporanzc c dinsania di parti. La tna inspirazioiic dilTondendosi dalla monto iiiia nolla mcnfc di quanti leggeranno qucstc pagine fara si die inoiti mirino piu addentro , c con piii siciirczza cio chc io non polro forso so non so vod(>r da lontano, cd incortanientc additarc .
,
prcgiudizii del niio secolo mi avesscro prcchc s'alzi la mia parola libera di sorvitu, c
,
sgunrilo sopra Mia carta, clu" a noi dcscrive Titala pcMiic ci accorgiamo essernc la calabra terra I' estrenio , bagiiata daH'mio c (lallaltro nKirc, dall' orto dal Jonio, dal tramonto dal Tirreno, chc i calabri colli popolati di case ho; no quasi tiitli a spccchio. Nc'sccoli, che piu uon sono, la nostra terra spaziavasi e fino al monto (largano ancor nello Piiglic bagnato dal marc Adriatico snll" cstromo della Capitanata: or suoi confini son rihtrclti dal (iiime Lao chc ha focc nel golfo di Policastro , lino ;il or denominato di Spartivcnto , chc si promonlorio ErcultH) ostolle ncllVslnMno dclle contradc Regine. Senza parlar degli aliicho all'ugpioghi incanutiti di neve fine a buona parte doH'csta pia dcgli slivati rami delle vario pianic alimentano la famiglia cho preciluimerosa di utili semplici scnza parlar, dc' fiumi vanno a ralTrenare il corse sul piano; no pitando da' monti dc" linipidi rivi che rendono ubcrtusi il colic , e la valle ; no
l'n<
sola
mia, e
nc- de' golfi di Squillacc all'orientc , di S. EufcGioia all'fjccaso, (l)ovee la mapgior strettezza della nostra rcgione, non pid di 18 miglia, dcnoniinata lo strangolamento dcH'italia , in cui gli spagnuoli volcvano , a favorc del commer-
dc' proniontori
di
cio,
ajiriro iin canalo, saKc dalle regie catarizic, dimanda , clie hi rigctlata dal
imposi/ioni
,
Ic
loro
mer-
parole dcgli Appcnnini. Questa Iiinga di Morano forma monti a ridosso a monti, un'aggruppamenlo donf>minato Pollino che innalza i suoi gioghi quasi insorniontabii barriera tra la Liicania c la Briizia, protcndcndosi poscia
, ,
,
Lao
la
,
fino a
Cosenza
gran solva Sila, chc colic sue vallato SIM rrdciiti a piamire attravorsa proliingasi fino a Ucggio lutta nella sua lun^hezza la calabra pcnisola, dividcndola in duo
ammnnlicrhi;miriito risnUa
(1)
Ora mi (accio
di lali
cose
vcncndomcnc
il
Lo faldc di qucsti Appcnnini rapprcscnlano all'occhio contomplatore una varicta singolaro, rnonli, vallate, londo, coUino. Se non o ccrto, almcno non c fuor di congcttiira, cho questc faldenin dl covcrte da un lato dal mare, rcstasscro poscia scovorte, ritirate le aequo, assorl)itc da vulcani siirti negli Appennini isfessi, o nc'due mari, da cui puo il naturalista trarre argonicnlo di tanta variazione. E vcramentc le acque boUenti, e mefite (1) cho fluiscono in piu luoparli.
ghi della Calabria iillcriore , non meno che della citeriore, come To bollonli, die scornuio alle falde del gran masso aU'oricnte di castelio e siniilmente in cui giaciono le rovino del Cassano cbe il naturalista sa discerncre tra Ic calavarii pezzi di lava bre glebbc non dimostrano un di tra noi gli eruttanti vulcani? 11 dice il signer Fasano (2) dal capo Suvero littorale di Calabria lino a Scilla niostra per sc aver solfiHo violenti tagli, o troncae dopo formatisi il menti di ben lungbe porzioni del continente e tutto il iMediterraneo. Cbe il golfo di S. Eufemia, di Tirreno Nicastro fosse un cratere e die fosse stato un fondo di vulcalo fanno sospetlare la sua troppo determinata circoscrizione, no quel tufo che alia sinistra del Pizzo esiste quasi simile a quello della nostra campagna, e la qualita della terra su quello esistenle termi stcsse dette di S. Biase e la gran copia di poraici tc ed in su per quei contorni. E cbe per quel tratsparsa in glu to sianvi materiali accensibili, e che in effetto vi siano state accadute accensioni lo dimostra la famosa, e grande minicra di care la voragine apertasi in Bivona accombon fossile in Briatico pagnata da fiammc nel tcrremoto dell'anno 1038, giusta la testimonianza di Cesare Rccupeto. La cilta di S. Eufemia, cb'era sulla riva di quel golfo, inquello scotimenlo s'inabbisso alia prcsenza onde e die quel littoradi Kirker in un lago puzzolentissimo le fa assai soggetto ad accidenti di tal genere . No questo solo. Non sempre da un'effetto conosciuto si dcvc durar fatica apprender la cagione. A colui, che interroga le costo calobre non possono non ircontrarsi or quivi orquinci arene marine, margbe (3) testacei, ed altre sostanzo natc dal mare.Or quedondc conoscerne la causa, sc non dal mare? O sto c un'efietto cbe in tai luogbi, cbe copriva un di il liquido olemento, c poscia ritiratosi abbia lasciato tiitti que' segni, che ne addimostrano I'an,
(1) Queslo ^ncaLoIo chimico-famiaceutico non 6 stato registrato dal Con questo nome Cardinal! , si bene dal Vocab. Vniversale cui cosi 6 indicRto ogni aria malsana, dilla purctiiinsma, nasccnle daila pulrcfazione degli animal!, e dc've^rr'iabili ne'siti paludosi, c di aequo stagnanli ec. stato fisico della Calabria ulteriorc. Questo articolo si (2) Fasano trova solo negli atti dell' accademia dcllc scienze, c bcUc Icltcre di Nap. anno 1788. Vor. do" Natur rrcfa pinguc , c calcarca , di chc si (3) Mai pa fa uso le volte in vcce di concime ne' c.unpi.
,
e ribolleiiti elevantisi oltre i liper qualchc grando catastrofe abbiano almeno slanciato ne' diiitorni tali sostanzc. E qucsto un' argomeiito evidentissinio , se non si pure ad un' elTotto , contra ogni principio di sana logica \oglia assegnare una cagione aliena . Bisogna dire, dice il naliiralista citato, che qiie'cumoli di calcarei, testacei, calci concaceo, e tostacec, arenc di mare, marghe, c testacei, che ingombrano le duo costc di quella regione o furono depositi lasciuti dall'acque, che a mano, a mano c di tempo in tempo , siccome la corteclica sua ecde, o gonfic lo ondo,
initi
,
,
cho tutlo 1' informa andava globo doll' elettrica anima ed amplilicandosi in maggior volume si ritiravano spandendosi nello valli, e crepature, che si formavano, e con cio lasciavano lidi scoperti dopo aver gia quella cortcccia del globo sotterranea acquistata la consolidazione che osserviamo oggi no'cone forte princitinenti , e lo aequo gia spogliate di quel pronto i ond' e che oltre testacei semoventi fissi pio consoVidantc eziandio si per li bassi luoghi come per le alturc iucontriamo cosl richicdcndo 1' economia di questo globo prinia che si I'osso e consoliditta almeno per quella parla sua cortcccia rassodata te O pure senza abrog.ire economia anzi che bisognava delta furono que'matcriali per forza di catastrofi nel corso dc'secoii accadule, che soUevarono I'onde, ed insiome i fondi de'loro mari slanciati, ed appnggiati sulle coste di quelle montagne die erano state gii sotto le ondo . Non e luogo della nostra calabra ponisola cui natura non sia larga delle sue dovizie, Dal prato alia cima de' monti dal il colle alia valle s'incontrano spesso sostanzo calcaree gr.mito
cia del
,
il il
quarzo
il
felds|)ato
cho
questc mie pagine, ed i miei puri voli sono pe' suoi lunglii aimi e composta di monti primitivi. Abbondano pcrcio in essa granili greis quarzi specialmente in lulti cpie' bassi monti, dove il rorso de'liumi ha potuto mettergli alio scoperlo, Tralanto nclla Calabria citeriore i^ calcare non manca di presenfarsi tosto clu; vi elevate a conside-|
di
,
il
ii
,
talco
il
solfo
il
nitro
dice
il
rabili altezze. Cosl, per escmpio, asceiidendo il Cocuzzo, graniti, cho"^ re formano I'ossatura si lasciano a due terzi della sua altczza; cl I dallallura delta del Conecllo lino aU'estrema parte del montelo stes-'
i
bo calcare slralilicato subbappennino vi accompagna dappcrtutto . Di quante minicrc non i poi pregno il calabro suolo! Minierc (2)
argcnto nol tcrrilf^rio di MoUa S. (liovauni, nolle falde orienlali del Caulone, in Bivongi, in S. Stefano, nella Serra, nel territorio
di
(1)
('2)
Trnorc
Tiiitc ipiesle
(isica
ci
verrannu
descriite
mano mano
tli
Miniere di rame nella costa sininionte, di Reggio, di Longobucco stra del Velanidi pressoReggio, nella contrada Crochi di Castelv^ere, nel luogo detto Vasali del Bivongi, in Stilo, nel territorio di Motla S. Giovanni Miniere di piombo non lunge dal Caulone in Serra nella Motta S. Giovanni, in Mileto, nel territorio di Badi Castelvetere dolato Miniere di piombagine in Squillace Miniere di antimonio, di zolfo, di niarmi d'ogni colore in Stilo Miniere di carbonfossile in Briatieo, di talco in S. Lorenzo, in Casdi pirite in Stilo , in sano di rubini ,_ di snieLongobucco raldi nella contrada del monte Tocnzzo di Aniantea di zincoferrea in Pizzo di sale in Altomonte , ed in altri moltissinii
,
di
Mesuraca,
di
Aspro-
luoghi.
Ma piu larga e a noi natura nelle miniere di ferro. Dalla parte occidentale del Caulone , dice il signer Fasaao, verso greCO levante sporge un grosso, e corporuto braccio , e si prolunga per sei nniglia sine a Stilo, ove termina in forma di proniontorio, detto monte di Stilo , questo braccio ha le viscere , e molto in fondo pregne di ferro, sicche pua dirsi una continovata miniera di il cui tetto e il calcareo eomune. ferro Siegue immediatamente il monte Jeio , ehe fa molta parte del territorio di Stilo , le viscere di cui sono immense, e continovate miniere di ferro. Tale e la quantita di ferro , che in quella montagna esiste , che dovimque voglia scavarsi si trovano miniere di questo metallo , e
,
vi
di modo che gli scavatori prendano a far degli scadove lor rende piu comodo , e per la fonderia piii opportuno. Ordinariamente non sono queste miniere per filoni ma per massi di lunga estensione; perleche gli scavi sono qnasi tutti per lunghe gallerie, ed ample grotte. Si veggono gli scavi antichi profondati tanto a lunge che per poco non giunsero al livello del mare. S; sono spesso incontrati lagbetti di acqua che pero non hanno disturbato lo scavo; imperciocche per la vastita delle miSono tali niere possono gli scavatori divertirgli a lore piacere onde miniere per lo piu nello stato calciforme , e sempre pure
sempre vaste;
n'e facile I'esplottaziene. Si pratica in quella fonderia di situare in fornace il carbone col minerale per istrati alternativi per fondere il ferro onde tutto fa per riduzione. 11 minerale in pielra, Gssia duro quando I'incontrano lo scartano dal calciforme , ossia
,
ocraceo
forse per non perdersi la fatica di altre operazioni, che richiede per metlerlo poi in fonderia. E benche il calciforme sia di molta rcndita nondimeno per quanto osservammo, qiiello in pielra e pesantissimo , e di ferro. L'ecpossiede
, ,
maggior quantita e bonta di ferro in quelle miniere sono troppe note ed assicurate presso le persone pratiche, e non preoccupate; e I'esperienzc di ogni genere Than tr-^ppo evidentemente dimostrato. Ci viene assicurate die oannoni fcibbricati di quel fcrcellenti qualita
,
6
di puerra sono riuscili mcf^lio di (jiiulli fcrro stranicru. Potrebbcro quollo niiiiicrc solo sode per allro disl'aro in ragione di forru tutli i bisogni del roiziio sono in disPosizioni tali, cho potrobbcro bcnissinio ricoverno I'o-
pcrc per
cli
scavi.
E quanto
niai
loiideria per craiido che si voglia, trovasi ivi tutto a soddisrazion.>, c seiiza bisogno d' incomodaro Ic vicinc popolazioni. Dippin qiiahinqijc sorla di lavori per lo coniodo delle vio carroz-
una
zabili
81
si
puu
trasportano
ferro siamo
trasportari; fino alia marina, siccome oggi con i carri sino alia marina del Pizzo- E[)pnre in ragione di in commercio passivo con lo altre nazioni .
Non mancano in pari modo minicrc di oro. Eppurc non sono lulte qneste, die solo quelle, che furono finora scoperte. Di quanto altrc non e pregno il calabro suolol O so natura aprissc calabro die ad ogni passo si accorgcrebbe V uom il suo seno noncalpesta, che oro, che argento, che ramo, die ferro, die [)iomso fossero in bo e tulta la numerosa famiglia do' minerali come erano un di quanti vantaggi alio calabre genti altivitA Ouanti opcrai vi trovarebbero il pane (jinnf inlclligenti vi ach' e una \rcliboro un' inipiego Quanti sarcbbero tolli ail' ozio scconda rivolta contro il cielo I O non si vedrcbbo allora la liiritla la pii^ra indigf^nza un riso sarebbe moltiplicarsi tra noi Tulte son I'abbondaiiza il tioine I'iinpronta dt^l calabro volto
,
,
obbliato , quelle delia Mongiuna in fuori , c lo nostre riccliczzo sono sconosciiito Ne questo solo son lo doti naturali del nostro suolo. In Tropoa, in (^^saIlUlo^o, nella Serra di Sinopolillo, si trova un leldS|tato, dalla sua fnsione si ottienc un vctro diafano. Posto a fuoco di fusiono dice il Fasano , qu<)sto feldspato , c la sua terra farinosa .... si fonde scnza aggiunta alcuna di sali in un vetro tiillo diiro cguale, c diafano, c di un color paglino leggcrissimo, c dtlicato quando la sua farina n'o tulta sotlile: ma la mistuneiilotto
,
! , ,
ra tulta
o di farinoso acquisla un color insienie di gro.ss(dano sfumato (ji ac(jua-niarina. L'analisi ci dinioslro, che fuor ddia sua lorra silicca ed argillosa conlcnca una dose molto sensibile di manifesto possederc anclio luaiJiiesia. I'lior dclla terra jircdella del fcrro ma in una dose Avcndo da
, , ,
,
disprezzabiic
piiisoiia
Viccnformarc i)iccoli lavori, cotesli biscotli, sebbenc tutli per un scmplice, cd csteuq>oraneo saggio, c senza Ic dovutc lunghe prcson juirc riusf iti tali che fatt' csaininaro a personc parazioni licne intose, c pralidie tutti coiuuiiemcntc gli hanno dichiarali, scn/a cqnivoco alcuno, per un saggio dimostrativo di una eiiieo convenendo in assicuraro porrellana per luttc le sue qualita die un tal mateiialc non solo era opportiuiissimo per tali lavori, ma rhe impaslalo colle duvule rcgoiO; c con urgillc proprie avreb
impasto
dell' argilla
di
za,
'.
be ilata una porccllana eccelientc, se non superiorc, cguaio ccro nicijte infcrioro coUo inigUori tli Euiopa. Ma la protamcntc di qucsto faldspato o appunpricta piu stimabile , o vantaggiosa
,
fondenti conosciuti il piu proprio , c qudlilito Tcsscrc di tulti cato per formaro degli snialti soprattutto a color bio , c a color Incontrammo parimcnti per quci luoghi altro piotrc di vordc ma di color misto di bianco , c ccneriuu o simile proprieta torchinctto, ed alio volte inclinante al vcrdognolo. Ella egualmcnte . . e tutta fusibile, e da un vctro quasi tutto opaco, e duro,
i . .
.
scintillante eguale, di color grigio metallico, simile al color, chc presenta nella sua fattura un pezzo di bronzo; e con maraviglia si veste al di fuori di una vernicc naturalo tutta eguale , c cho
poco sente
la lima , non trasparente, ma di un lustro metallico, e di color castagno assai vago, la quale vcduta dagrintcndciiti, o stata caratterizzata per un color di vernicedi color castagno della Cina , ma il suo lustro 6 assai piu bello. Qnesta pietra e composta dello stesso sopraddetto feldspato, di molta argilla vetrificabile, e di non piccola dose di ferro, c la natura la risolve nella stessa guisa del feldspato . 11 nostro suolo, bcncbe I'estremo di una penisola, pur non o
povero
fonti, si
di
si
veggono muscosi
^
ruscelli, il fragore di piu fiumi, si paventa l' ingrossar di torrenti dal liquefatto gelo ne' calori di maggio. Benche Plinio parlasse di molti fiumi navigabili , nullaraeno
odono mormorar
ora
j piu ricchi di acqua sbno, il Crati, ilMetrarao, o Mesimo ora denorainato il Pctrafe, de* quali , c di tutti gli il liJetauro altri parleremo nella descrizione de' luoghi particolari. Ne le aequo hanno tutte una dote acque fresche, acque bollenti acque ferruginee, soUuree, termali, utili alia mcdela. Nel territorio di Sel- \ lia fluisce un ruscello povero si, ma in un mezzo minuto di tempo cor^esc di sei ad otto once di acqua, da cui spontaneamcnte si
,
-^
)\)
\
j
^/<q;^;;;v^
cristalliza
un sale purgante. Di un altro non dissimilo e ricco il\ che forma un rivolclto territorio di Zagarise cd 6 si ubertoso denominate Casloro.
, ,
clima salubre, maltemperate, acceso rigido sano temperate nel piano; acceso nelle marigido ne' monti remme salubre in generale malsano in pochi luoghi. Ma dondo dalla posizione tanta varicta'? dalla natura stessa de' luoghi de' monti dall' influenza dei dallincontro, che hanno co' venti liumi dalla vi':'inanza de'mari. In pochi luoghi 1' acre e mefitc, ma accidentale, in mode, che possa correggersi con I'arte. In altri la natura e invincibile, I' acre n' e sempre pochi mcsi dell' anno in estininsalubre, che il rimedio non nasce in allacciar fiumi guer paludi. Mefitc c l' acre di quell' immensa landa, che ha prine cipio al di la del fiume Simmari, denominata del Marchesato cio per le acque stagnanti de' fiumi o torrenti che 1' attravcr-
Vario e
;
il
8
imnionsa quella da un po(ii accorrenti da tiitti gij angoli di Calabria, che pastori pn|() van canpastiiraiulo il grcgge,lioli al siiono di armonioso zul'olo lando le loro controversio di amore, o mesti ripetono la manino la ritrosia doll' adorata coniosa canzone di una fedo tradita Aniarilli. Ma c doserta ne" giorni cstivi; pastori con gli armenti si ritirano nclla vicina Sila, e quivi allora piu non s' ode, che il il ed a quando a roco niorinorar de' ruscelli Iragore de' fiumi
s;ino.
Nflla Jtnima
ne' dl di
primavora
qiiella
foraciSiiiin.i
pianura
,
orrido braniito dello bolvo. E malagiirato chi vi resta Se non vi trnva la morpor tiitta la stagionc dell' infocato Segno Mentc e te, acuta febbre, o una lunga nialsania gli sara sopra r aore doll'ampia landa dclla Piana. Qiiesta rcgionc , o spezic di conca, dice Carlo JJotta (1), circondata dalla catena principale delPAppcnnino aH'oriente, dal braccio di S. Eufemia a Settenlrione, da qui'Uo di Aspromonto ad austro, c dal mar Tirrcno a occi-
quando
1'
ilente,
si chiama la Piana della Calabria, o di Monteleone ; il noinc potrcbbc cagionaro errorc ; che il suolo di questa regione non sia punto piano, ma inclinato dagli Appennini al mare, consparso qua, e Id di monti, o di colli, ed intersecato da ppessi burroni e slrosco prodolte dal rodere delle aequo di non pochi fiumi, utili due nel riposo, terribili, c pcrniziosi nolle piene. Di questi (iumi
.
il Metramo, ed il Petrace, ne'quali quasi tutti acque loro infondono Di tai fuimi alcuni arrcslali in parte nel corso da banchi di arena lungo il lido del mare lae sciano per quell' ampia pianura moltiplicati ristagni di acqua lagmio, onde I' acre 6 malsano.
i
sono
pli
principal!,
1'
altri
(1) Stor.
Fertility de'
fetti di
ti
precelti di ferro del principe Satriano in Rozzona La ferriera in Mongiana Fabbrica di suola all'uso di Francia in Tropea Manifatture di seta in
CAPITOLO Varii prodotli enumerati da Malte-Brun oinipi calabri economia agraria, secondo georgiche Brcvi cenni nostra rimedii Diversi innesti da noi sconoscia Apostrofe agricoltura, Tavole loro etimologia Calabresi qugji conlenevano Fabbrichp, Industrie manifatture La
II.
di
le
di Virjjilio, di-
a'
Eraclfie
raffineria
la
prima volta,
da
clii
loro
progres-
"'
.
Et quantum longis carpent armenta diebus , Exigua tantum ^elidui ros nocte reponet. YlRGILII GeOR. lib. n.
11 gran Genio dell'epica lalina cantava dell' erbette degrUali campi, che quanto gli arnienti nc'Iunghi di no carpivano, tanto la frcsca brina della notte ne rimcttea. lo, senza conoscere in questi carmi I'iperbolica poesia, intendo con piu ragione, che il poeta volea dire della fecondita del bel paese, che diviso a lungo a lungo dagli Appenniiii e da un lato aU'altro circondato dal mare. Tra itali non sono jarte inferiore i calabri campi i quali se son gl" meno celebrali, che gliApulii, e i Campani, non 6 I'orse per la natura del lungo, ma per l' agricoltore, che ad una natura larga de'suoi doiii non sa aggiungere la niano industriosa a norma dell
,
10
circondali di an K'golc dell oconomia agraria. No' nostii campi aoro iun acceso, non cclido siicccdendoGi giogaio a burroni, bui,
roiii
la
valK'-.t,
a qiiosfe
il
jiiaiio,
ba-
da limpidi rusoelli tiillo lavorisic 1' agiiiultiira. No la variola cstcrioro do' campi o il solo vantaggio all' agricoltura, la cono soconda 1' ubortosita. striiziciio intorna iii<\ulio clio ogiii allro <( La pion.i, dico il si-jimr Fasano, c pronta vogolazioiio, od iiuinancoMic iiliorlosila di (lUoUa provincia, particolarmeiito doUa Piana, o tulta do\utaalla gran copia dollc calci tcstacec iiiiinoscolatc con V arL:ilia, o ron alfro torrc vogctabili, chc dallo inontagne dilamano o ad una poronno c duico luinciilazlono chc il suolo ricevc da iin soltorranco native caloro, proprio dol luogo ncr la qiialila di*' nialoriali scttopusli (1) . ]>a cio lo giogaio do' monti son rigdglii'so drl pino, doHabcto, dcHohno, del frassino; i burroni 6 allogra la valombrogiiiano dagli slivati rami doll'umili pianto il coUo rido da' rubicondi graplo, la laiula dallo biondo spiclio ^MIi. ISla io mi taccio (piando allii non ubbliando il voro, con sojinati
: , , ; ;
ionni acccnli parla dollo calabro grandczzo. L'aoconlo solonno 6 dol signor Mallc-Uriin)). Laroolizia, cidicc(*2), arricciata [<jhjojrrhiza cchiutila ) die serve a' mcdosimi usi dolla reolizia ollieinalo vi il cresco naliiralmenle gelsu vi nutrisco immcnsa quantila di ba, ;
da seta; I'ulivo dappertutto collivato c focondissimo, il frassino da la manna [fraxinns I'oiuntJi folia) indigene di que ]nevincic si boschi,csul pendio dello collinc, moltipliea senzacoltiira in Inlli il sno sugo rapireso si nlilc in modicina lo fornisco durante i piu forti calori deir osta. L'alboro del cotone, della palma, la canna da frutti dol melarancio, c del znccliero vi ricscono perfeltdmentc ccdro rcnduno \nh considerabilo V osporlazioni, intanto clio ccrcali di ogni specie bastano al nutrimcnto dogli abitanti. Larici, cd alIri alberi rcsinnsi, clio jirodiioono una jjcco rinomata dalla piu reniida anticbita solto il noino di Ikoziana ingombrano ancora sopra la costa degli Ai)ponnini la terra di qnella fore.sta diSila... L' aloe a dense foglic, c dontoUate, a radici gracili c rare, coOv' rona lo arido rupi. II laure rosa fa ombra a'iiumi, c conlonde i \snoi luiri di mollo gradazione, c le sue foglie di un verdo smontato, alio lungbc frondi dell' arundinaria, utile graminacoo di cui s' inIrccciano corde, sloie, roll c panieri. Boscbi pieni di cacciaggiono, o bnlali s('Ka'_'gi suno vanlaggi, clio godono le dut; calabrie...Concorrono ad aocrcsccro lo riccliozzo naturali della Calabria le sue cofte abbondanti di posri, popolalo di tonni cho rcndono si lucrosa
clii
'
>
(iy Fasniio
I'l
Ai.li,
Slalo
11
die sorvono di alimcnto chc lia il muso armato di una sorta di sopesco cj chc gli ha procciirato il nome di Spadadi mare lida lama coUa qualo si difendo da'saoi neinici, giunge talora alia lunghezza ch' e dodi 18 a 20 piedi, e passa fino a 400 libre. L'agilita di tato I'arma, della quale c provvoduto rendono diiricilc, e fino^a
!a pesca, e di glavi, .riphias gladhis (1)
II
, ,
a' calabresi.
le reti de'pescatoporicolosa la sua caccia ; poiche rompe spesso come la chc sono percio obbligati di traltarli col rompone ri *balena. La sua carne assai buona si conserva salata, i pezzi piu stimati sono quelli del ventre, della coda, e de'contorni delle ale. coralli, che sono nellc bale, pel loro I calabresi non trascurano
, , i
la
,
ornamento delle signore n6 la pinna no o il marina piii grande di tatti i molluschi pinna
all"
; ,
,
che porta quolla lunga seta rossigna si dolce e fine con la quale in Reggio si tessono stoffe di maravigliosa leggerezza. E questo un qnadro de'[)iu vivi colori, che tutta ci adJimostra I'ubertosita de' nostri canipi. Ed io, che in svolgendo quelle che sogliono inspisar le cose patrie pagine con quell' intercsse no sentiva tutta la forza , col Cantor de'Sepolcri (3) alia Calabivalvi (2)
, ,
,
bria
come
egli a tutta Italia a Te beata gridai per le felici Aure pregne di vita , e pe' lavacri,
da'suoi gioghi a te versa Appennino Licla delliier tuo veste la luna Di luce liiiipidissima i tuoi coHi Popolati di case , e di uliveii, Mille di fiori al ciel mandano incensi
Che
Ma
'<le
Tindustria,
la
mano dell'uomo,
'alle
modamente, dice
(1)
(o),
da
Glave, in greco ^'^f, 6 an pesce, che ha cui perforando Io navi le fa perire. (2) j)i cui s\ Plinio
,
Concirum genus et pinna est. Nascilur in limosis subrecta semper, nee iinquam sine comtle, ^wem pinnotcrem vacant, a/(i pinnophylaccm s alibi cancer dapis assectator. Pandit se pinna, lumini^quilla parva Inii orbuni corpus intus minutis pisciculis praebens.
:
Plinii
(3)
Vgo Foscolo
lib.
sepolcri.
(4) S'lus prouvons observer d'ici avec avantage la portion de la Cnlabre , qui faisoit autrefois unc parlie considerable de ce ceUbre paii's connu sous le nam de Grand Grice et qui etoit regard4e comme una des plus fertiles de I Italic ses collines, el scs belles monlagncs sont con vertes jusq' d somntet d'arbres et de broussailles , et paroissent etre a-neu dans le mcme Hat que quelques-uns des deserts de V pres Amcrique nu'oii commence a cultiver mais il est a-peu-pres dans I'etat ou le laisserent les nations barhares.
,
M.Brydeae-- Voyage
in Sicile
Malta -Hadaz.
<]{
M. Dcmeanier,
\'2
una parte consiJerabile della celobre nomc di Magna Grecia, e chc era risiiardata come tin hiopo piii fertile dell' Italia. Le sue colliny, e le sue belle montacine sono eovorte fino alia cima di aiberi, c di boscaclie, n si dimostrano nel niedesiino stato di quelle delT America, die comincia ad aver la cnltura.... ma si trova nello stato,
hri.i
.
cho
fii
in
allri
toinpi
irsiiono, tonosciiita
solto
il
la lasciarono barbari. Bencbe questa proposizione dell' inclese viapgiatoro nnti in tutto sia vera, nulladimeno pre^iso noi I'auriroltura e ncJI' infanzia, Onde mi e studio, e non sia inutile arciii
i
di Virgilio
addimostrarne
primieramcntc quale agricoltore si sludia conoscore la nae pure questo e uno de' primi precetti del Poeta. Meglio cbc ogni altro ei dice (1). bisogna antivedere ii
tiira
deilc terro ?
Non ogni terra e adattata a produrre ogni biada, ogni legume a nutrire ogni pianta. Quel terTeno, ovo son rigngliose le bionde messi,fors'e infruttuoso per le \iti. Ove r erbe si veggono pullulare, e fiori in variato smalto, quel suolo forse 6 nemico alio pianto piii utili all'umana famiglia. e Quel terrene di nalura argiljoso, o cosparso di minuti lapilli
nafio sito, e
gli
abiti
de' luoghi.
bronrhi riesce fecondo per I'ulivo, per le selve(2).0ve la felce ncmica al riourvo aratro quel terreno dara forti viti nbertosc uvc, e gran opia di generosissimo vino. Quel suolo che licve lievc esala un fumo, oappena sensibil iiebbia; quel suolo die si a?sorbisce rumore,e jioi da se stesso lo caccia fuori quel suolo, clie in ogni tempo verdeggia di sue erbe, ne con scabbia, desso riesce buono a maritar o salsa ruggine rode il vomere liete viti agli olmi, a prodnrrc ulivi, ed erbagcii a pasturarne gli nrmenti (3). 1 campi clie sono spessi meglio rispondono a Ccrere; c son rari que' che scavati in que" cbc son rari meglio a Lieo
pieno sorge
,
di
(i)
Cura
raritim coeli prediscp.rp, morem ac palrins cuKusque hnbitusqiic locorum; , vt quid quaeque recutet. Fa (]ui(l quacque fcrat rcgiu Hie segctcs illic vcuiunt felicius uvae. Trntiis uhi (irgilla et diijnosis calculus arvu$
.
sit
sylva vivacis olivne. Et filicem curris invisam pascit cratris ('2) flir tihi praernlidns olitn tnulloque fluentes hie fertilis uvae. Svfpciet Bacco lites trniicm exsaUu nibulam fumosqtte volueres , (^) i>u'ic cum vult e.r se ipsa remUlit p.l hil'il linmnrcrv, a Ounequo suo viriili semper se gratnine vestit ,
[laxulcnl
,
PoUadia
Apc scnbie
llln
llhi
'i''
ferrum
tt f.irihm pccnri
Virailil
Goorg.
lib.
2.
o !'>
in moltendoqiialche cantone a pran fossi non restano riompititi e sono spossi. qnando avvione il dentro 1' istessa loro torra contrario (1). Quella terra, die al gusto riesce ainara e infclici'! per lo biade, ne niai si amniansisce con 1' aratro ; le viti , e Ic
y'l
studia ancora disccrnerc il temeppure e qiiesto po, e conoscere il modo, onde arar la terra? uno de'precetti necessarii. Ne' primi mesi dell' anno, dice il Mantovano (2). si devo con robusti tori arar la terra, ch'e grassa, onde I'esta polvcrosa co' ferveiiti giorni asciugare, e passa concuocere le sparse zolle , o 1' erbe non nuocere le liete biade. Sotto l' artiiro si deve svolpere la terra meno grassa, e con non profondi solclii, onde non abbia a scemarsi la scarsezza deli'umore (3). Quale de'tiostri agricoltori si ha ponsiere di prosciugare i suoi campi
si
"
paludosi con spargervi arena (ij ? E non eran ancora presso gli anticbi romani gli slrumenli agrarii diversi per le terrc diverse, il il vomero moiti ne descrive il poeta pe' diversi lavori? ricurvo aratro, i plaustri tardi moventisi , la treggia , gli^er^
pici
dal
grave
peso,
le
corbe
il
vaglio
(5).
Ed
intanto presso
(i)
alleque iubebis In solido puteum demilli omnemque repones Bitrsus humum , et pedibus summas aquabis arenas Si deerunt varum pecorique , et vitibus almis sin in sua posse negabunt Aptius uber erit Ire loca , el scrobibus superabit terra repletis ;
:
et quce
perhibetur
amara
Frugibus infelix, ea nee mansuescit arando Nee Bacco genas , nee pomis sua nomina servat.
Virgilit Georg. lib.
II
(V
Furies invertent tauri , glebasque iacentes Pulverulenla quoquat maturis solibus aeslas. sub ipsum (3J Al si non fuerit tellus foecunda Arcturttm tcnui sat erit su%pendere sulco Illi officiant laetis ne frugibus herbae ; Uinc sterilem exiguus deserat humor arenam. (^) quique paludis Collectun, hu^ii-orrm libula deducii arena ?
; :
(oj
Dicendum et quae sint duris agrestibus arma Queis sine nee poluere seri nee surgere messae Vomis et inflexi primum grave robur aratri , FAeusinae malris vnlventia Tardaque plaustra et iniquo Tribulaque trubaeque pondere rostri
, ; . ,
r.
cl,v.rs..
tene;
CJi.
ancora prima
.'
st-i.,o mcd.rare bro aver vcmIuIo ,nolli. dice il ,.octa (1), at onde manla^r e hagnarli di ncra morchia di nilro oeili prima pm grosM a'trimenh fallac. alia tirra producessero ne'baccelli, scmi p m si stud.a eleggere urani. Ouale do" nostri a-riooilori n V Oh tutte cose a dl a dl vanno vn
i ,
,
,
-M
i
.hn^^^^^^^^^
mun
5;
si. c piu peggjo natural Come picciol legno respinto <'f t"^^/ ! ^^^!^ '^ , 3" rom. dal p rimesse le braccia, c abbandonat. (inme viene. lot^, si trascinato indielro , non altnmonl. pr.^cipitevolnK^ntc vcg^ se con a degeneraro semi vanno ancoia degenerar le cose non gl. elegga in t>g|H onno (-). grandc studio V nmana induslria ala semma con Quale tra nostri agricollori sa regolar ta cbe l^^^jcen ta ^^n"o rmM^o del nascerc, o tramonto dellc costellaz.om,
.
belli
Dobbiamo, dce \ .rgd.o (3). osscrncU" agricoUura ? dc Inc.do Serpente, varc il nascere, ed il trnmontarc di Artnro, mar. come si osservano da colui. cbe da te.npestos. o de- Capretti, a quelle ore del giorno rendute eguah vdorua 111 patrio telto. Lc ton al i della noltc bisogua allora tencrc esercitah t'-^jag ^^' cadan frequent^ del gvano, fmo a qnando non con.inciar la semina ' sv-muia pr'"^ lepio-ge ncl'ia l>rnma. ]\loUi inromintiarono la^ ', lc speran/e d. io o andiedero a vuoto tramo.Uo dello Pleiadi,
...lluenza
dara segm opportuni t^ellaricolta. I/occaso del celeste bifolco dc" fagioli , dellc lend (V). semina della v^cfia
.
alia
Virtjca praelerea Celei vilisquc supellex ct misticn vdnmts Jacchi. Arlnilne crates multos ivcdicare sercnteSj (ij Scmiiia vidi cqui<lcm lit nitro prias, et nigra pcrfunderc aMrr/im,
.
t/t fncim siliquis fdllacibits madcrcnU quumvis ifjui cxifjiir) propcrnta Pt'vndio spcctnta hihorr. ; (2) Vidi kcta diu humatia quotannis Degenerarv (amen, vi vis
<]rniyili<>r
csset
lit
Maxima
pei'Jx
(jxiaeque
mami
lerjeret
sic
omnia
;
fatis
In
nc retro sublapsa referri Aofi nliler quam qui ndverso vi.r fJurnine lembvm hrachia forte remisil , fii'tni(iiix xnhifiit si
nrpre
Atquc
(,'<)
iliutn
J'raelcrea
ifncflorvmqwi dies oliservundi, ct liicidus Angnis, vcctis. i^hunn qtnhm in patrinm vcnto^a, per acquora libra /lie, snmuique pnrrx fd)i fererit horns., lit medium hni, iilqiic nmhvis inm dividel orbcm
:
cnmpis Vsquc sub exlremum Injimae intractabilis imbrcm. anii spcm credere ierrae (4) xed Hhs Mull) inilr (wroium Maine coeperc
Ji.rerrete
f'ri
;
lo
Senza dir cosaalcuna sulla propagazione dogli alb ^ri, die prossi conosce, solo poche parole sull' innesto, ch' e uno de' mezzi artificiali della moltiplicazione delio pianto stesse. Posciach*} appo noi il modo d'innestare non sia diverse di nullameno incil(jiifllo della riistica economia degli antichi romani,
so uoi o poco, o nulla
sconosciuti. Spesse liate, dice il Poeta (t), noi vogun una pianta cangiarsi in quelli di un'allra, ramo di un melo cangiarsi in pero le cornie rosseggiar sopra i alio s-teaH'orrido corbezzolo puo innestarsi la noce l)runi.
ti
innesli
i
vamw
giamo
rami
di
all' orno il pero melo a' faggi il castagno platano elce. Se cio non losse ignoto a'nostri agricoUori, quante agli olmi Di quanti pianto non restercbbero inutil'ombra ne'nostri campi altri I'rutti non atlegrercbbero nostri colli! Quanlo sarebbc piu cor-
rile
il
1'
se attro fosse
lo
studio
del
feraci
ed il Pane audetebbe coronata di spiche piii feconde dre Lieo dal rub;condo volto piu lieta danza moverebbe p' nostra colli! se nostri coloni fossero pid intenti alia cura do' campi, r indigcnza, la Turida indigenza, il bisogno non sarebbe fcrctlaro, glfc accoglierebbe una mensa piu lieta, ilorocibi sarebbero pid conditi,.
t.'crere
i
piu lieta I'innocenza do' loro parvoli, piu ridcnii i lor'o lari ! 0-miet coni:ittadini apprendete i precetti de'rl* agricoltura, coHivatx) i >:ostri p.oderi. Tutti obbiamo bisogno de'frulsi della- terra^. Ai-Sre^dovLr
erano a'nostri padri, cho allro era il pensiere Jeli'agciccltlirav. com ui> motavole Eraclee (2) die sono rimas'fo a nai nimento di eterna ricordanza ne sono un chiaro arj^oiiu^nto. 0"ivL. leggiamo dividersi campi a nou distese porzieui, e dars.i &d aHitt(> vita t di quinquenniL', in quiiiquennio Uncbe non fossorx>toUialbzie
Le
,.
Expectata seges vanis eUtsit avenis. Si vero viciamqna seres, vitemque /"asefw*/^, ^cc Pelusiacae curutn asperaabera IciUis ; itdud obscuru caclens mittei tibi signa Bootes Incipc, ct ad medias sementem extends jn umaj.
Virg. Gcorg.
(1)
l"''-
l-
Lt suepe alterius rmnos imptme vidcmvs yertcre M^ alterius, mututamquc insita mala. Ferre pyrum, at pruiiis lapidosarubescerc carna. Inserilur vera ex foetu. nucis arbulits horrida', El stcrilcs pUilani malos gessere valentes Castaneaeque fagos, orausque incanuit alboFlore pgri, glandemque sues fregere sub idmis.
;
,--.
si denominate, ch6 contercvano un decre-io scrillo in dialctlico , the a que" tempi si parlava nella Magna Grecia Yatto nel piibblico concilio di Eiack'a, cilia omai, distrulla nelle inarenime
Z'
(2)
Le tavole
LrdLii^c
erano
de' terrilorii
dedicati a Die
T-.
If)
toloiii.
lotii. di
iiui)
Quivi Icggiarao uu
niipliorarc
i
mode
,
campi
viti
ulivi
nieno di qiiaUru iiaiitoiii per oyjii 120 piodiquadrali, o stjppliivi o novellc pianto invece di quelle, che invecchiavano, od erano di-
manteuere
vclte dal turbine, dalla tempesta , d' innafliarli, come si doveano i boschi, riparare le fabbriche, i tetli rurali, sotlo condani\a a' Irasizressori di una pena pecuniaria- Era qucsla la sapieiiza de'nostri padri intorno la coltura de'canipi. Siaiu noi an:
cora non iinprovidi di nostro bene nostri canipi coltiviamo o campi non saranno iiiyrati a' noslri siidori. Ab non perniettiamo, cbe ci sia ii riinprovero delle genii quanto e iiide;:!i<j vivcre inditrenle sotlo un cielo di aere mite, linipido, puru, projj,no di nutri/.ione in nuzzo a' campi nbcrtosi, ove al colic siegue la \alle, a questa il piano, irrigali d'ogiii lato da limpidi rusceili, cbo versa appennino dalle lungbe sue distcse. E quanto poi mi duole I'animo ancora in vcdcr molti luoizbi descrti incoUi. T)esprta abbandonata c la Plana del MarIc spaziose piauurc chesato destinate solo per poco Irutluosa pastura. 11 Marchesato
i i
la coltura dell' uomo I JM quante blonde messi si vedrebbero ondecgiarel Di quaule piante di caricbi frutti si andercbbero alleyrati ! Come lo viti di al piopgrappoli uberlosi si vedrebbero maritate all' olnio fate tesocalabresi calabresi non trascurale i doni po ro de' frutti di che vi e larga natura non vi aspettato I' alimento da' sudori di estranei agricoUori che forsc esercitano terro meno feconde delle nostre. L' aspettarsi da frutti gli alimenti estranei coloni e pro|rio di una nazione infingarda, abbandonata ad
un'ozio viluperevole. Calabresi, Calabresi, ehe n'abitate i dintorni, cultivate coteste feraci pianure, riempite i vostri granai, arriccbito le vostre famiglie, brillate nella societa alia gioia dell' abbondanza. Vero d che I'aere inclemente, che le accercbia ve nc distorna;
pure non 6 che un' inclemenza in parte de' mesi dellautunno. Ancor tanta inclemenza non e tutla dalla hatura de' luoghi , e in cbe sarebbe tolla di mezzo co' conparte ancora daH'abbandono
,
annual! oscrcizi. Delio fabbriche piu considcrabili, e manifallure. di che sono esercitati i calabresi non sia inutile qnl non tacermi, E |)rima , senza ricordar le fabbriche di otlima cera in Mormanno in Fuscaldo, in Gasparina, ed in altri luoghi, le fabbriche di sloviglia cho in piu luoghi sono esercitate, solo brcvi accenti della rallineria di Filangieri. Quesla fabbiica una tra le dovizie del |)rincipo Salriano posta non lung(> da Cardinal! inunluogo denominato Rcz/ona non ha, che sei hicinc, ciascuna delle qnali iiel pcriodo di (Iodic! ort! con 280 rotola di minerale da un cantaio <li allinio I'erro.
tinui
,
cogli
Non
ji'.orin
dissimile e
la
Mongiana
nel ler-
d! Serra.
Queala fabbrica
considerahile <Klla
Rallineriu
17
del Filangieri, oltre le fucine, ha grandi forni di fusione, onde si ha ferro e fuso , e battuto. Fin dal 1825 ebbe luogo in Tropea una fabbrica di suola al r uso di Francia per opera della famiglia Mazzitelli. Semprc dU retta da M. Restion di Marsiglia da suola di ottima qualita, che so stiene il paragone colle migliori di Francia. E laude alia memoria di tjoberto %iiscardo^ duca dv-GaJabri
che in Catanzaro introdusse la prima voltFle'manifatture dis^Ta^ Ignote fabbricarsi tra noi a caro prezzo si pagavano le stoffe cIkvenivanodal di 1^, dal di la de' mari E laude alia memoria de' re di Napoli,che furono cortesidi privilogi, onde favorirle, a'Catanza resi. esentando loro da'pesi impost! suUa seta indiretta, e suJle ma' Difatture. Qaivi, esercitati 409 tekii, accorrevano piQ mieliaia d^ persone a trovare il pane del sudore. Varii , e nobili a' erano tessuti, editanta rinomanza, che in Venezia, nella Francia nella Spagna, nell'Anglia se ne faceva esteso mercantanzia. Fin dalla meta del secolo XVII soggette a quando a qwando queste fabbriche a vane vicende di decadenza, replicate volte minacciarono ma non caddero, niun rovescio fu si bastevole a to^Iierlo cadere di moz' zo Anche ora vi sono quasi 500 telai , e 200 indiVidui sono ini
tenti a
paani
in "ta
e<t
Ill|ltlittlilllttstti^^lllllii
CAP
111.
no^ ed I-egjslalori, Breve ccnno dcllc nostre grcchc rcrubMiche l^^a Uric, com.c. di sa^gi, f.losoli rata schicra pooli ^,^";''.' .^^^^^^^^^ l.iUori-Vn cenno sulla Scgola H='1'^V--\I^^^ --Causa ^j Ls a "?"2' le Icfrgi dC nosln lepMslator. g,.a Grccia a racccglicre ^^'^^^^^^^^^^^ lonore delle no^t.e lU ere dc.<adc-nza inlclleltiialc - Caissiodoro sosliene
,
'
-- Var.e I Saraccnisono causa di "laggior decadon/.a atTademi^^^^^^ - Cclebr.ta ^'^^'' loro studio in far rinascere le letlere '^\^.''''"i '^ ^^1"' - Altre cai^Moni di decaden.a Ira la Ime del secoio ^i^'l*'" //Jf,. Una
^.^-^'^^'^.X Jj^^^ " inldk-ttualc f.a ' iirc-lnopia de'mezzi dislruzione '^''^^"j'^.P?"" deciama sua infruUuositi, e danni chcnc fcgqono-; lesco dislruzione, - Apostrofc a *^alabresi-- e. se.m controqucsia inveterata coslumanza s.stema de lo slud.omenli del signor Pozzano - si riliuta ancora I'ant.co
priucipio del
XVlUI-Cessato
il
Irambuslo
le leliere
delle scienze nellc opere degli antichi , e ira noi maneaao domczzi di esperimenlo
s.
^^n'P''*"^
^^^^^^^ fcio
\eutu calabrcse.
Saturnia
tallus,
11.
qucslo .nul.lc
c
o-
Al^o
xo
JJ-gomcn
io vc,:so,
, ^l^^^^^,,'^'^^:, e lie SSi Che nacqucro Ira ^^^^ > ^b il sccolo Vcggo la calabra terra rescro classica .f^'l^^XZ^ rcspirian.o, che e da quanta grande^za Che volge de' '--;";j ^^ ^^Xlle do izio
;
minorali.
nosl.i culh
Tm u bcmpru
P^^^
i
^^
^^^^^Z t^^^'^^^^
cii
cm
in
liitta
1*
opera.
19
nostro emisfcro suporiorc scmpre pregno niari , da estranic teno Focosi, Enot'stranie genti, di vario linguaggio, di divorso rito Itali. Allor 1' estremo di Greci , Caoui , Ausoni , Siculi Iri ,
mormoranli
ruscclli
,
il
tloll'aure di vita
chiam6 da longinqui
,
questa nostra
titta
,
itala penisola si vide popolato di case, popolafo di opulenti, di splendidissinie citla, govcroantisi in iiii parte alio leggi di loro governatisi a repubblica. Quanto c sublime il grido nelle pagioe dell' istoria, con quanta vencrazionc non risuona sul labbro del filob go il nome dclle nostre repubbUCrotonose di Sibari , di Caulonia Scilletica chc , Locrese
di
Turia, Bruzia, Regiua I A grandi citla, a popolose greche ropiibblichc per lunghi anni scmpre libere e non risponder dovea in pari tempo una saggia natura , una mente sublime, un linguagil uiondo gio animate di sublimi immagini un'inspirazione, che tliiama poesia ? Tutte le buone lettere, si il signer Micali (1), prosperarono con qual felicita in mezzo a' popoli dotati di gran fantasia, avidi di gloria, e costantemente inspirati da un cielo incantato, dove sentivansi con straordinario ardore la forza dclle passioni e 1' entusiasmo dclle arti derivate dalle piii calde imprcssioni della natura . Si fdosofi, legislatori, inspirati poeti eruditi
, ,
nobili pittori, tulto I'iocanto dclle scienze, dclle nobili arti si videro liorire tra noi Zaleuco e diede Icggi a' Locresi ^ Caronda , e diede loggi a'Turii, a' Regini -^ Andromoda e detto leggi ai
e fu legislatore a Reggio sua patria Calcidesir Aristocrate Ibaco in Reggio, <? caro a Polinnia sapea temprarc sulla sua lira che V eco lontana tra il carmi armoniosi, divini, onde sembra colle, e la \alle di quelle fiorenti contrade ancor ne ripctosse I'ar Alesside , IMenandro in Sibari, in Turio, e sacri a Talia nionia allcgrarono il teatro^d' infinite facczie, il vario quadro della subliErodoto iu inita morale de' quali era la scuola delle genti (2) Turio, e seppe dcttare 1" istoria di varii popoli con sublimi imcon nobilta di pcnsieri con veraci carattcri, meglio die magini altri aveano fatto innanzi, onde si cbbe I'ammirazione dell' Olimpia^ e le lagrime, figlie di compiacimento, e di allegrezza insicme, di Tucidide ancor giovinetto (3) Pitagora iu Crotone, c fu quel portento di sublime sapienza, oude il mondo letterario resta attonilo al suo nome, degno di venerazione, e non puo non benedire la cadi scullabra terra, in cui (i) E qui ancora una onorata schiera un Pitagora nato Regino col suo industrioso scarpello inci"-' tori
,
(1)
(2)
Micali Ital. avanti 11 dominio de'Romani. Cio s' intendera meglio quando esporrcnio
il
duo
granfli' poeti.
(3)
(i)
l>torc
Di cio a lungo quando parleicmo dc'la Ipltcraliira Turia, oriundu di Snrno di r.ilabiia or dvtla Cicma noi cbamincrcmo cio iiella letteraluiu di Crotouc
,
20
t1ere sul
ini
marmo il primo i capelli, le vene, i ncrvi e nc'marsapea aiicora impror.lare vivezza di piipille, vciuista di carnaggiodure
ne, lL\::giadrla di lucnibra, nobilta di attcggiainenti Learco ancor Ri'gino uiiir forse ancora il primo varii pezzi di bronzo e comporiie un sinuilacro del piu grande fra gl' Iddii, ciie con tanta ri,
,rarc in Elide
di Crotone la vonunian/.a ergevasi appo gli Spartan! (1) in Eraclea co'suoi il siujulacro di Milone (2) pennelli, con la sua inatita sapea imitar la natura, sapea cludero
gli
Damea Zeusi
uecclli, chiamandiigli a
di
uva
beccaro
colori,
Wa
della
Magna Grecia.
tempi antichi
Tempi
beati
Tempi
Allora non
era angolo dclle nostre region! die non risuonava delle voci di sublime sapienza. Le nostre cilta erano la scuola delle incivilite nazioni. Nella scuola di Pitagora , nell' Itala Scuola stabilita in Crotone la piii (lorita studiosa gioventu da estranei lid! da lon,
passo ad apprendersi all'elevatezza della filosofia, alia purita della morale, di clie era fccondo il labbro di quel Grande, clie la natura elevo tra no!, come so avesse voliito dimostrare in piu parte la maesta di sua magnificenza. Nel suoi decemviri nelle 302 di sua fondazionc mandava Roma (3) nostre Calabrie, allora denominate Magna Grecia, a raccoglier lo Icgg! deltate da' nostri legislator!, che doveano esserc di norma a quel popolo bellicoso, die piait6 le bandiere della vittoria sopra si e il fato delle cose le torri delle piii possenti nozioni. Ma umane, nulla resta pcrmanente sotto il cielo Gli animi de' nostri padr! furono presi dall' ambizione. Negl! urti di gucrra, e di guernelle fazion! di parti, nel sovvertimcnto delle cora fratricida allontanate le mcnti dagl! studi, incomincio non mono allonse tanarsi Sofia. E qucsta la cagion prima di nostra intellettualc decadonza. Ancor I'opulcnza, la mollezza, o da cio la decadenza do' costumi vi ebbcro gran parte. 11 servaggio poscia cui caddcro le nostre repubblicho in muovendosi vincitrici 1' aquile latino servaggio addivenuto piu duro, inviliti a gravissimo pene nostri maggiori per aver irabrandito lo arm! a pro del Genio i delle arm! di (^artagine, che iijdaruo, ancor dopo aver bagnatc lo
il
i
camp!
fu
di
Canne
di
tanto sangue
sormonto
I'u
male accortezza,
Alp! contro il gran colosso di Roma; le innumerabili calamila linalmente, cui furono preda le nostre le dovastazioni , lo rapine dall' inondazione di citta, gl' i/iccndii mipopoli fecatcuali ad ogni sfrenalezza , Goli , Vendali, Eruli
falo, le
,
,
(1)
(2)
(3)
Pausania Pausania
Gwldiimili
111.
llll.
,
12 tedi.
l'<
vedi,
ilor.
Rum.
vul.
1.
21
di estiiiguere sotto ii quella luce di sapienza, che Ira noi . . . Oh le nostre calabrie ilc'pred'te, invilite , oziose par che
uacciarono
I
nostro
cielo
come
in tulla
Il:ilia,
allora ii)sidiate d'ogni parte, volcano cadere in una lunga ma laude e laude di eterna riconoscefiza notte d' ignoranza . ne' fasti delta lelteratura, all' immortal Cas-siodnro oriundo dclla nostra Squillace, che vivuto luiighi anni allondr di alle magistrature sotto Teodorico , Amalasunta , Atalarico, Teodato, Vitigne vccchio dalla canutezza di veneranda chioma ritiratidosi alia pace delld solitudine in un ct-nobio da lui I'abbricato iion lunge dalla si moslro fautore e sostenne sua patria qiianlo gli fu da.
le
la gloria
delle
noslre
lettere
ammaestrando
suoi
ceoo-
deltando varie opere, facendo trascrivere innumerabili codici (1). Ebbe I'onore, dice il Tiraboschi (2), di stare a fianco, e fu quelle che godere la gloria della grazia de' nuovi monarchi piT qualche tempo salvo le scienzc dal funesto naufragio, di cui e fece vedere al moudo tutto un' oggetto , a erano minacciate cui forse non si vide giammai 1' eguale alcuni de' piu rozzi sovrani, che mai sedesser sul trono, essere, cio non ostante, liberali, e magnanimi fomentatori de' buoni studii .
biti,
: ;
Ma, tolto alia vita quel Grande, fu tosto ecclissato quel lume letleralura, che fine allora Ira le barbaric splendea ancora. Se non fu si grande la decadenza delle nostre lettere fine allora , e non potca essere nel massimo avvilimento sotto i! rapinar
di
de' Saraceni ?
In
mezzo
se le letad una benigna stella in sciogliendo per lunghi mari a que' tere non erano le armi , cui resistere a que' barbari nemici dcH' umanita ? Era tempo allora di temprar mille armi e mille spade, era tempo di allacciar elmi , e indossar corazze, non di svolger pagine, di che popoli barbari non sanno mai conoscer r incanto... Ma poscia si aprirono pure tra noi taute accade,
mie l\ Cosontina suUe degli Arrischiati in spondc delle Crati Amantea, de' Navigauli degli Spensierati, degli Incuriosi in Uos,
,
sano, degli Affatigati in Tropea, del Crotalo in Catanzano, la Florimontana in Monteleone (3) , nelle assidue tornato delle (juali quanti uomini I'ervidi proniotori dCL-ii studi patii con quanta solleciludine non si davano ad espcllere lo tenebre dell' ignoriuiza , introdurre nuovo gusto , dare alia fie far rinascere le lettere lo'Olia del pregiMuizio , sottraria dal giogo |)iu grave sodezza c deir aulorita, cui era stata serva per tanti secoli sp"gliarla
,
(1) Pi ii6 a
III.
quando esponemo
tutlo
il
baifeie di
Caasiodoru.
(2) Tirahoselii
.
IH.
ci
iib.
T.
.'5)
Di
lali
accaicmic
vcira
il
u.'"
volumi
5fgticnli.
22
a toiiiumcaro alia poosia nuove iniarguzic dol poripalo noii paitrt'i dire a inc stesso , Oli piu soave annonia .<e noiraccadtMiiia della cilta uii di rvgina della linizia (I), Solia abbia actpiistato iiiajzgior raziocinio, o le Snore Castalie abbiaiio trovata II tjrari Telesio oso il primo alzar I'ingegno coiitro maj^^ior niclodc 10 Slai:irita iiilrodiirrc riiiova niosolia, ed essere il precur5orc di di Galileo (jallilei Kacuiie da N'erui.imio di Renato Cartesio
tiallo
,
ina;^iiii
Tarsia cmulando quel Divine, die amor iiudo in (irecia, e nudo in Konia seppe veslir di velo candidissimo trasse dalla sua lira su.oni arrnoniosi (2).
11
i:ran (Igjeazzo
di
taccio di altri nobili genii, che sacri alle scienze. alle non crearono on noine nella palria letteratura. seinpre sollo il cielo lianno fermezza gli umani avvenimcnti sue viccnde ha il tempo. Sulla line del secolo XV'Ili, c il prin-
E mi
si
leltere
Ma
XVIHI cambiato I'aspetto delle cose in tutta l' italia cand)iarono aspetto ancor le lettere si videro andar raminghe, invilite timorose si videro nascondersi La line del secolo docimo ottavo, dice il sigrior JNlalVei (3) ed il principio del decimo
cipio del
, ,
, , ,
nono
nulla
ci
presentano un
gli
;
che
si
possa
uiiendo,
i
dramma
derne
istorie
,
rivoluzioni
e lulli
rie epoche mutato guerre sanguinose devastazionc troni antichissimi rovesciati rcpubbliche spente con quella stessa rapidita con cui furono istituile; tutlo da sommo ad imo rovesciato antico sislema da un tremendo vulcano, che avea per locolarc Parigi che scosse tutta (juanta I' Europa, niinaccio di rovesciar tutli gli stati, che ne lormavano parte L' Italia I'u rawolla in <piPslo turbine ed anclie in essa I'urono pr-r gifjvarrni delle |)arule di un uioderno istorico) inomlazioni di escrciti forestieri devaarsioni di citta, ra[)ine di popoli stazioni di j)rovinr,ie c fazioni, c seltc sovverlimenti di sfati e congiure, ed and)izioni crudeli cd avarizie ladrc e debolezze
, , ,
,
come in compendio, tuUe le piu violenti piu strani cangiatiienli , che hanno in va1' aspetto del mondo. lni()erciocche veggiamo e di scene orribili di violenza a distruttive
, ,
I'
di di
governi alVoniinati, c fraudi di rfgciiiieiili iniqui, e sfrenatczze popoli scalenati Essa vide un suo ligliuolo scorrerc le sue contrade da trionl.itore, jiiaiitarvi il vessillo tricolorato, e dopo aver colli all'tri a su cui c assisa la uiaestosa vepie delle ijiraniidi
,
dull"
il passo fra Ic alpi novello Annisrcnder nuovamcnte in grembo ad essa, ergervi un trono una parte c dall' ultra introdurvi e lingua cd istituti, c co,
(1)
(l,
(Ij;
Coscnza.
Di qiicsli diu- Suggi nail Cosentini parlcremo luugainente ncl vol. Maaei-ator. della Ku. Vol. VI.
II.
23
La sua prosperita fu di breve durata o dalitninanze franccsi lallarc, su cui riceveva tanti oinaggi cadile nolla polvere, ed an: ,
1' estremo sospiro sopra uno scogllo doir Atlanlico)). In questi politici avvenimenti e polea non spegnorsi tra noi fuoco imniortale acceso nel fervore degli studi di ogni j*tneil nostri padri? AUri imre, che ne' secoli passati aveva anitnati
do ad esalare
pugnavano le armi alia difesa; alfri cercavano ne' luoghi piu eminenti uno scainpo dal neniico; AUri pavidi si viveano la vita nel silenzio della ?olitudine, nella parte piu rcmota di loro casa. AUri ... ma fu estinto pure quel tremendo vulcano, e data a noi la sicurezza. la poesia si \idero soGa L'industria le poche nobili arti jedirc tra noi, avvicendarsi porgersi arnica mano, lietarei nella volutta Mi sia solo singolare argomento far dt'l bacio di santo aniore. qui onorata ricordanza di quel Grande dal bianco crine del signer
,
,
,
iJarone Galluppi di Tropea, e i miei voti, i miei fervidissimi voti vero figlio educato alia sono |)e' felici pe' lunghi suoi giorni lume ed ornascuola di Sofia gran riformatore della filosofia mento dell' Vniversita de'regii studi partenopei invidia dellc cat, , , , , ,
tedre oltramontane.
cinio; la filosolia,
Da
lui
la
logica aquista
una sodezza
di razio-
vo aspetto;
I'elica
sdegnando le antiche ciance, si vestedi un nuoassume una inspirazione di santo costume, ancora
listeria della filoscfia si veste di altro nietodo, nell' interesse della biografia, e do' sistemi di filosofia di tntta le scuole (1).
Ouali niezzi poi sono a'calabri nellistruzione intellettuale I seminarii infuori, pochi licei, e pocbi maestri che soUeciti all' onor oltinio pensiero d' insegnameiito, non abbiamo altri patrio si danno In Cosenza in Castabilimenti all' istruzione intellettuale.
1
ove a' tribunal! va congiunta l' accademia liceo il seminario, in Monteleone, ove ha da lunga stagione fioriil di profundi ta nobilissima accademia non e inopia di saggi filosofi d' inspirati poeti, di antiquari, di filologi. Quivi l' emulaziono legali e mt'dre di sapere. Quivi 1' alternarsi delle cause perorate nel foro, delle tornate a quando a quando tenute nelle accademie, degli esami ne' licei , ne' seminar! e per loro un' inspirazione a grandi cose. Quanto dunque e a desiderarsi aprirsi con buoni auspicii fra noi altri stabilimenti letterarii, ove la gioventu studiosa verrebbe guidata al santuario del sapere, onde emulare la saggezza de' noslr! padri! Aprirsi altre accademie almeno nelle citta piii popolosc, ove si educa alle ottime speranze della calabra gloria un
tanzaro
,
in
Reggie
iiore di gioventu intenta agli studi Che la beneficenza di colore, cui la mano di Dio largl saggia mente, cstensioni di ed ,
!
poderi opulenza aprissero nelle citta natie a gloria di lor nome , e della nostra terra numerose biblioteche di ottimi volumi di tutta la sag(1)
vT-illa
,
Nel volume III. mi auguro porgerne a'signori associali una liloquando ilopo bricvp biogralla daro un cenno salle sue operc.
2V
c do' niodorni, ove la calahn giovonUi sin diosa potosse roi.corrort* a slcmprar 1' ardore, clio Iia di sapero. avcsscro tania lor/a \c mie voci o lanta ])ropoiidcrai)za mi(M e insimiarsi con una sanvoti , clio potosspro alineno risvcgliarc
to
inspira/.iono nolla
all'
!
nicntt^
di
di
ad accondersi
liiiKMiti
amor
so
!(>
palria, solloritiidini
di
sovrane
nnn improvido
!
impro-
Calabresi , e brame nello studio vol pid clie slomprato Ic vostro nobili deila sapioiiza o vni ciie \i aliegrate alle dovi/ie de'vostri cstesi camp! alio dovizie de'vostri scrigni , delle vostre morcasia I'oiior nazioiialp, 1' onor patrio la vostra gloria, tanzio, dch
mcttessero ancora
, ,
un' atto
tanta
beneficenza
'.
largite
dt^'
,
limcnli
ondo
,
vostro nomo risuonansi ricordera por somprc benedetto di voi la sagcia ginvci.tu (juando no sara sul limitare, quando svolgcra que' volnnii acquistati colle vostre largizioni quando rimcndtrcra, cho il sapcre di loro c frulto di lungo studio I'atto su oducati quei volumi. Calabresi, non sdegnatc; questi iniei voti dal voro sentimento dcllanior di patrio, lo che non niai ebbi un iicto volto di forluua io che fuggito dallamor di mia palria cui forse era onta il mio giusto opeper sotlrarnii ad un'odio altro non posso che lunrare vivo alio stonto de' miei sudori cho fervidi voti pel niiglioramento de'calabri studi, ghi desideri
nomo
noto alia
fama
do sul labbro
almeno per niiei concittadini omuliamo, per la nostra gloria. e le metropoli. Ma a che perdere quanto ci edato, le nobili citta indarno Ic mie voci? Fossero almeno valevoli a continuarsi I'esercizio di quelle accademie che ancora apertc vanno tutto giorno a dismcttcrsi Chiusa e per sempre 1' accadomia di Amantea Chiusa e |)cr senq)re Rare sono le torarcadeniia di Rossano nale dell' accadomia di Monltdeone 1 Rarissime le tornate delrarcadamia di Catanzaro Chiusa e per sompre la pubblica biblioleca aporta in Monteleone O tempi antichi sapicnza
, ,
1'
Dove
I'
vi
cerco ?
:
non
solo
dolla
poca islruzione
i'ra
inopia degli stabillmenti Ictterari la cagione il metodo d" istruiro ancora e vinoi
che appena hanno imparato a logger I'italiano si motte in mrmo a studio il Donato, il Ihrreito onde iniziarii nol linpuaggio latino. Infrutluosa istruzione Qual progrcsso si
zioso. A' fanriidli,
,
1
fanrinlii in volcndo loro apprenderc un'ossonza pria avor apprcso il natio ? Dopo avor lognrati lnnc;hi anni sotto la rigida disciplina forse di uu podanlo, linisroni. mn ignoraro la lingua, con pcrdore il gusto o con acijuislare un (lis|>rozzo conlro il linguaggio stosso, c le scion 71'. Infrulhiosa islruzione do' podanii! Si era dctlo una
polrfi
Iranoo
sporare da linguaggio
tai
,
25
che fonte di ogni snpore il signer Pozzoni (1) e solo esser dovea saper di latino. Senza unico questo battesimo di antica letteratura era chiuso il passo nou santuario delle scienze ma ben'anco alle piu comusolo al ni discipline delle arti del commercio de'mestieri Ionon Non imdebbo attendere, che alle mie domestiche faccende. lo debbo avviarmi alia neporta: studia le concordanze latine Non imperta chi non sa di latino non dee far goziatura calcoli tener libri di ragione tramutar merci, o viaggiare Il latinista postosi sulla soglia del sapere levava imperiosa voce e gridava Tutti che non volete essere infimo volgo e ambite ornarvi la menta di qiialche come che piccola cognizione passar dovete sotto a queste forche caudine pena il vitupero di assoluta ignoranza pena 1' esser rilegati alia sega , o all' aratro. Le stesse discipline piu nobili, e sublimi doveano curarsi dinanzi all' autorita dittatoria di un'Alvare di un Donato. Non che guidasse mano mano alle era gia i'educazione primitiva scienze ma esse medesime come basse ancelle erano costrette di venir incontro all' educazione non che teologi, e filosofi ma legist!, medici, e perfino architetti e soldati. In latino le
volta
,
dice
anzi saper
in latino i contratti cause del foro in latino le stese de' notai piu comunali, e quasi le polizze del commercio. Ho inteso dire che per tal maniera acquistava la dottrina una tal riverenza
,
,
diseparandosi per lungo intervallo all' inteligenza del volgo ciamo piii tosto, che con questo arcano velo si copriva la mae 1' ignoranza lizia campandole dal giudizio vero della moltitudine per usar la frase del Parini, era una venerahile inrpocome quella de' farmacisti che su grandi vasi con casiura ratleri inintelligibili scrivevano inpronuziabil nomi di medicina, che sovente non contenevano Da cio io non mi ho pensiere far onta al classico linguaggio di Tullio, e di Marone, che non ignore qnanlo reverenza pli han sempre professata i piu saggi italiani e e con qual poesia solenne fulminava Vgo Foscolo contro la matta
: ,
, ;
proposta
si
di taluni nel
favella (2). Si e conosciuto, vero e, tra noi 1' infruttuosita di questo metcdo, e pure per non dipartirsi dalle norme pedantesclie moUissimi precettori, non sono capaci di un nobile sforzo
iiobile
Quanto facile sarebbe 1' apprendimento se i giovinetti movessero il questo dotto linguaggio pie sul limitare di quests scuola dopo aver appresa la natia favella ! Ne questo solo. Le scienze omai hanno i loro progressi. La filosofia, la fisica Lanno fatte nuove scoperte; ad altri esperimenti e
1
di
(1)
(2)
la Rivista
Europea Vol.
TI
2G
la
,
la po(^ soggotta la medicina ; 1' etica 6 adoruata di altro inotodo I'isloria omai 6 una dollo mii:liori erudizioni, sia, la lotteratura
; ,
non inonoche
fraiirosp
conosconza
i
di
si
vari lin^iiact^i
an^lo
todcsco
opcro dollate in simili favellc non possono aver comiinicanza lo dilT>-nMili n:izi(ni non puA ossorc esteso il conunorcio eppiue
rr.igiiori
, ,
:
sen/a
qiiali
ikmi
possoiio leggorc Ic
Ir.i
niii
per
le
lo
piu la lilosofia
,
la
(isira,
la
medicina
;
si
studia
<ibliliato
inodcrno
trasciirato o
lo
;
obl)liali,
stmlio dellctica; disprotjgiata la pocsia ; neglotta la lettoratura sconosciuti vari lingnaggi, I'istoria. Henclu^ non sia rpiei
sta
una
proposiziono
nel generate.
Poche
ciltA
vera per tutto le calabrie verissima (t sono quelle, ovc fiorisce lo studio dcdia
, ,
ne sono prive. Nulla poi dico de' niezzi degli stromonti mancanti per ciascuna scienza La fisica si studia senza le macchinc necessarie la medicina r anatomia, la cliimica non hanno i loro mczzi di cspe,
uioderna r isloria
lilosolia,
della lettTitfura
del-
do' lingnaggi
,
tutto le
altre
rinionto
1 e cosl le allre scionze naturali. voi cho potete improCalabresi, gioventO sacra alio leltorc m<Mf*^ro di ottinic sporanzc," e di futura gloria la nostra terra, ricordianio quel che noi fummo avvcrtiaino quel clie noi sianio Ricordiamo quel che noi fummo. La sapienza era tra nni,
,
,
cezza,
gi
nostra terra era classica, nostri padri crano csompio di sagdt'l loro nome nnfo alia faina I'u rieuipiuto il mondo letterario Avverliamo quel che noi siamo. Pochissiu.i sono i sagla
i
la sapienza do'nostri padri si e dipartita da noi , e ci c rimasta solo la menioria. Lasciamo I'ozio, il pigro sonno, I'oziosc ondo agli studi notturni piuine , ritorniauK^ agli studi diurni la sapienza vera liglia celeste, raggio della divioiii dissipando tra
Ira noi;
clie nationi
agli studi,
evitiamo
a figurare
il
disprczzo
tra
loro
delle,
classi-
Uitorniamo
ondo noi
agli
cara
la gloria di
torniamo
ci rendiamo non indcgni do'nostri padri; ci sia Hiloro, I'onor nazionale, e della terra natia Una tiazione molle dice il piu chiari* studi .
tra gl'itali storici (1), e una nazione morta; una nazione, che d'oltroniie trao i suoi principii e una nazione corrotta . Uitorniamo agli >tudi. a qucgli ulili studi, a'quali ciascuno 6 < liiamato dalla natura, dall inclinazione, Non a tutti , tutti gli studi son cari. AUri
sente concitalo dal suo genio (he lo accende, lo inspira ad una rorla sapii'iiza ,e nel dclirio del nohile alTotto gli 6 dato allegrare, coslui o poeta: e d'i-ilruiro a un tempo un liorilo conscsso di saggi la poesia dunque sia suo studio. AUri insonni lo suo nolli in passa
si
,
intorrogar
la naliira,
nell'
imo
(1)
Carlo Bijlla
!>U.r
U' lUilia
vol.
XV
27
della terra, nel fondo dc'mari, per lo distese de'monti, slanciarsi Tiell'ordinc de'cieli,o vcdore gli efTetli ncllc cagioni , o da qiiesto costui 6 nato csser filosofo alia Alosofia discendcre agli efTelti
dunque sicno intcse tutto le sue mcditazioni. Altri sento un' intercssp neirnomo civile; altri noil' uomo fisico la giiirisprudenza dunquo, e la mcdela sicno i loro stiidi, Altri Iianno nn traS[)orto all' i:
al bello in rapprcsentando sotto alciine iminagini tut, bello, tulto il grande, tutto il mistero della natura qucsti altri sono nati per la scoltura, altri per la pittura. Consulliamo dunque
deale
to
il
prima il proprio genio, s\ risponderemo a'votidi natura. Consultiamo prima d nostro genio, chc vera calamita,e pubblica calaalio nobili arti, sonza consuUarlo mity e accostarci agli studi Allora, io trascrivo le parole di quel (iranJe (1), che infianuiiato il potto d' italo ainore si alzavala sua voce, allora gT ingegni si acco,
stcranno alle sruolo nt)n lanto con inconsiderato forvore quanto con previdenza dellc dilVicoUa degli obblighi, e de' pericoli, allora I'arche niisura le prodire magnanimo sara aflldato dalla prudenza, allora le forze non saranno Consumafe in pomposi cprie forze
,
ma dirizzate a volo determinata, e sicuro. allora, o sperimenti giovini, conoscerete, die il guiderdone agli studi, la celebrita del nome, o l' utilita della vostra patria sono conncsse alia dignity cd a'progressi dell' arte da voi collivata Consultiamo il nostra
,
e non ci sieno di sgomento ne le caldo, al freddo ne i pericoli, ne I'infruttuosita ne l' insana calunnia del livore, che non di rado insorge ad avvelenare i giorni di pace di colui ch' e sacro alle lettere.
genio
vigilio
studi,
al
ritorniamo agli studi sequesto un ostacolo guiamo lieti la nostra carriera, e senza indegnarci spreggiamo la calunnia de'vili, le insane voci degli stolti, il malnato furore devoci del gran Vate, che non mai si gli orgogliosi> Udite, uditc lo il euro di C(jstoro sileiizio, il disprezzo erano le arrai sue cui dal dente del livore , trovava scampo dalle maldicenzo di loro
Ah! non
sia
il
inio
nome armaro
L' operosa calunnia. A le lor grida Silenzio opposi, e all'odio lor disprezzo* Qual merti I'ira mia fra lor non veggio ; Onde io lieve men vado a mia salila
Kon
li
curando
(2)
Ah
talia
non
al
sia
questo un'ostacolo
(3),
de sacro
mio amore
,
Ah!
vi
sono pure
,
in tutte
le citta
d'[-
colpabile vita
(1) (2) (3)
educati dalla filosofia, d" inc dolenti della corruzione , e delta venalita delle
a Carlo Imbonati.
c dell' officio deila
dcir origine
leHeralura,
k.
28
terati,
ma (he r\ou osando di stTroiitarc lo insidie del volgc de'lcte lo minaece dolla fortuna, vivono, e gemono verecondi , c romiii. mici concittadini quanto b scarsa la consolazione di osscr puro, ed il!uinii)ato, scnza preservarc la loro patria dagl'iIrltcrc,
tere, e
Amate palesamente e gonerosamontc Ic letgnoranti, e dai vili la vostra nazionc, e potrete alfine conoscervi tra di vol, cd assuincto il coraggio della concordia ne la fortuna n6 la caliinnia potranno opprimervi mai, qaando la coscienza del sapere, o doH'onesta v' arma del dcsidorio della vita , ed utile fania
I
non sia questo un'ostacolo! Voi vivrete ne' petti de' giusti voi saroto immortal , il vostro nome a note di gloria ri sooner^ sni labbro di tutti voi posteri in qualunquc polo del raontlo addiverrete piii grandi per quanto piii il livore vi addenta, e, lo dico col vero sacerdote delle muse lo sventurato che
All
, i
dopo
mai avuto
il
bel
inlanto la virludc cmcrse , (>m1' astro, che sploiulor daH'onibre arqnista, L" in riso i pianii ili quaggiii converse (1-).
(1)
Mrili-. Bd|Jt'z
ilell'
univeruo.
CAPITOLO
ini
Fc mi piipoli.
Caouia, suoi conliiii eaumerano suo Arislotele vuole conrini rigettano varie eliiuulogic suo carattere Morgezia, delta da Italo Cti egli era donde e perche donde llicerche del Micali Brczia Magna
iiiiporo Italia, e
si
iJivprsi uutai dolle nostre rcgioni Ansonia, e Espcria Eiiotria, sua etimoiogia, e vaiio sendonilc, lai nonii, upiuioni diverse tire dci classiri-- se cosi deaoinia3/a da Euotrio- chi egli era , e peielK* diverse senlire de'saggi inlorno la sua palria , se venue nell'Ilalia estensioiie del Pandosia inelropoli' degli Enotri d Osco Arcade,
le
tiliH
[iiincipali
si
la
si
si
tixecia
Calabria-
Sicilia
--
Est loeuf f Hiisperlam Grai cognomine dicuiit Oenolri roUiere viri nunc, fama minores Italiam dixiise , du-cis de nomine geniem 4'haoni'anique ornnern Truinno a Chaoim dixit. veuit medio vi pmitxis el undis Ilesperiiim Siculo lulus abscidit urvaque, el nrhei LiUom deducUii auguiln inieiluit uestu,
:
III.
Oreheho
qtianto
tie"
all' inJx'lU'tf-:
descritto, comocho sia, lo stato fisico, industriale, c delle Calabrie, torni utile
popoli, die I'abitarono. Sonza porder tempo in inlrultuose ricerche, cjuuli, e doiult; i primi abitaiiti, (inali, c doiide coloro, clio vemiero priini dopo liiniversalu jjiojulaiiioiito, oiide reslo niorta
priiiii
i
argomcnto parlar
r uniana
tojiipi,
liimi^jlia,
il
ovc tace
arguincnto e qiiesto iuvolto iidlu limga notte dC passato, sylo an c studio parlar do" varii popoli,
Hi)
.* .*
(Hiosto tuoridiotKiii italo contrade, da'quali sicnhorn varia (l<Mi()niii);i/i(Mn'. (]i I' oorlivse, voro o, rantica istoiia di aU'iiiii
i'lroliboro lotto
ill
uarhinii quaiilo a' piimi iiostii abitanti dopo le catasliole pure chi a noi ol/aiido il velo
,
la
,
prima universacui
copcito
il
passato
aprira
;
il
lilro
dolla
vera isloria
senipre rifupgo die mi ammiieslro grazic al signer Condillac clio io avessi temporata la penna alia i)atria istoria Per |iriuia , lcii coiiiliusi, o'<!it'e, in queste rieerclte Itisoi^na stare in guardiacon-
lin \i' ipoiesi degli scrittori, soprattutfo quando si osscrva,rh(> le ini mapiiiano allincdi cirroljorare sislemi sen/.a veruno esame adottati IvSPKKIA III la prima denoininaziono deir estrema nostra peniSK^la,
1'
SI
Virj:ilio
Vna
Si
pnrte d' Kiiropa , clu; (la'Gicci disse Espcria aiUica Lellicosa, . 11 innr Fra mezzo cnlrando .
iirt('
,
Tanlo
l)nl
tarilo
rose,
alfiii
Sicojo (cuicno
Fn
,
delta anrura
%
A VSONlA.Ma donde
*
nome ancora
va incer.
flCh) nella paUia istoria- Altri la vogiionosi denoniinata da 'jC If l-,^ !^ All., ''t 1 c cio da..;!' ubcrlosi canqii. Allri Io danno' questo nome crcsierc arso Ilio, dopo lunglii error liulki di Vlisse the, d" Ausone jie' nostri itali lidi. Queste sono lavole, e noi pi-r mare , approdo lion stiamo piu a fa vole, (llii non sa poscia eiie gli Ausanii ,
I
tempo dclle
,
rovine di Troja "? Altri pretcndcndo Asclienezn pronipote di Noe della nostra regione dopo 1' eceidio^'universale voprimo abitanle e poi, can^'lioHO da coslui esscr denominata prima
AVXENA
!
;;iate
aloune
lion
semprc
liaiino
(longettiire
Dioiiigi
d"i
si
la
denomina
Eiiolri
,
du'jiopoli di tal
ond(; la nostra regiono fu Festo (1) no vuole I'etimologia da itiT'o roj envoy f/no, cio6 dul vir.o, di the I'ltalia si abbonda. Io, a dire in questo concetto non trovo il vero. L'eruditissimo Muzil vro, Of zorrhi tufto diveisaiiuMile. Ei ne divide il vocabolo isola, o rr.<\>in d('ri^ando la prima parte dalT ebraico la se^otria conds dal caldiM) nolcr dcflacre (2). Pausania riconoscc tal cho ^r .icniup degli Ausonii veuuQ denojuinazio^e da Enoirio
gli
denominata
ENOTIUA
oivoTpi*.
/^l
.i<i."i(i.
Yiiijilli
Uh. I.
'ist^ ^iltrii
:
/^'*'
Oc-Nolria. Prior ]^nrs Tores hitu xut VA voib quae Ilrhrofh est instijji... Alierd jxirs rat Nolii ex Chaldco, pr'nnii f.vf J llucic JMuzutliii GoUctanci A. terbo .Nolar f/i*"'/ n* ^<o<jw<'
iftsulcm
(ifivrn
,
sive jiiriindesiqvnt.'.,
31
a
stabilirsi
nell Italia (I) Questo ^ioviiictto Arcade di aii^ino, frLicaoiie ix^n coutoiito dell" esigua porzione tli quel regno, dopo la inortc di siio padre dovea dividcro (-on allri veulii
glio di
cbe
diio Iralclli, nati da Cilleiie, insieine col fratello Peuce/.io sciols<! le arrni un dominio ovtiodal iwtio lido col pensiere occupar co meridionale it!l,ijue loro desselo fortuna. Si aprirnno il passo nel e read occidente Enolrio, all' orto Peucezio !' itala penisola
spingendonc
sette eta
gli
gnoria di loro.
Aiisoni, die vi aveano dominio, vi distesero la sicio, come ci e notizia dal medusiino Dioniiii, djciesclie
gli
prima
achtsi
.
M.DCL
avanti I'era volgaro {Q.). r. .: r Tuttoche da Pausania sj raccoglie esser gli Enotri di origine Arcade, e qiiindi greca, non meno clie da Plinio (3), e da CUiverio, nuUadimenQ Strabone ^i) gli escUide dalla famiglia de'Greci. Gluverio volea ?egnar di errpre il'greco Strabone, ma il signer JMa-zzoccbi si diedo studio con molti argomenti difendere il chiarissimo geografo. Che una colonia di, Enotri, ci dicq (5), vemie dftll'ArcadiaL
)
tb {i) Oenotrus avtetn natii inter Lycaonis filios mifiimus^ peeuninm fratre Nyctimo, et comites ut postulavit in Ualiam t-raiecit, et a regnant^
'
OenQtria.
septem actatibus ante, Troiam^ Oenntrus Graeciam, van sfttisfacienl'^ sihi' portione sun. 7Vcf cum esscht Lycarmi duo, et viyinli flii ^ tetidem in partes dividi Arcadiam opnrttbat. Hac if/ittir eaussa Pclaponnesuna rlinqucns Oenotrus, classemque instmens Ionium secat naive, ct oum eoj Paucenlius uiius ex fralrib^u^, Sequu{ij:^ro^,sunt eos etiain^ ex dofiiq^^ticfjf
ohxessatn
...
fi.'iM .:.<'!. '.Ljoi. - fni.L o!l'!i (2) J.ycaonii fnius Oenotrus dccifirn, et
Bcliquit
aulCiii
populo complures
(3)
etc.
'
,,i;
".
'
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>
,*
'.'
Dionysii Alrear,
lil).
iL
,
Silarn
ihi
vara incolurum ihutatio. ten'ueiHi'nt dam Peiasyi, Oenotri, getesf Siculi Graeciue tnaaiijAde^^wpuMj nsvitsiine Lueant.
.
re(}ib terti(^K
ei^
bger'Lucanus
ISruliusquc incipit
Itali',.
'
neJG'
M^f"^
'
:
::
-:-
I'linli
Hbi
(4)
'
Jntequant vero in
ChaneSy
et
Ualiam
'
'"-fgtrabonis lib. VU Cluverius cap. VJI. Strabonem duplicis crroris perarpt reicm. Primteni, intuit, quod OcMHros a Graeci ... alienos facit.... In priorc xero' nuUominns peccaxity niUi/ enim miipis , quam Graeci fiierint yid quod pluribus arf/uinetUis oi^cndimuSi L ^'unp. quod, Oenotri ex AreadiUy Oonclrio duce^ffiotoni penisseut;id nun.(tlio nililur, qiic^fn Phcraaydis Alft/i:niensis testi)noti(in, qitatj} turn lioc, turn alia jpXura. yrjiiecorum auribus ... dare studuissS, ex eo pntet. quod vir natus Lerius tamcn Atheniensis habere meruit. II. PIterecydis ii^rraiio ab Antioco Syracuftano refellitur... qui cum Italine vcferi^ illins quam- toties arclissimis j^eninsulae terminis finitimam ab eodem di.x;inius habitatores primos Oucnotrios prodi-derit , horum genus ex.Areatli(i''pr^raus ionoravit , sed protenus pro ini. y. .,,,.,., ,; diycnis habuit ec. A. Sijnmaci Mazochii Tabul. llaeracl. Dialribac II. Sect. VI, vcriloquii III,
.
QeaQtii
liaco. looa,
nullidum
Lucojii,.
alh
<li Enotrio, creiriamo *oIo a Ferende, die in inoUe cirmolte cose voile darci a credere, conieproprie de'Greci; c n'e argomenlo, die i>n iioino rtatoin Lerio, \olle oriundo Atcniese. Inidtrc sngginnge: in vo1(Mmjo Ferocido gli Enoiri di origino Arcade
CHMtia
(ostiinze
il di tai ({iiale favellando primi ahilatori dell'ilalia, gli ha por indigeni, ne mica per Arcadi: oi\ altrc ragiot)i che talasrio slodioso di brevita. lo dt tale argnmenlo vivendo diibbicso , ne fiii disnebbiato qiiando non cadendomi la stanca mam> su Fe pagiae imdie r>c solo non conosce lifi Fnotri inortali del ?ipnor Micali
,
di orig,iDO
Arcade, ossia Greca, ma in pari ten\po li viiole Osci Coni , J>a che, ei dice (1), Antiocoscrisse inmodo si j>reciso, die c gli Enotri abit;irono qoesta jwrte d' lt;ilia imianzi la venula de'iireci, rcHilesso ancl>e apertamente esser cpielle popolazioni di diversa stirpe- A fronte di un'istorico tanto ripiitato non e certo tia contrapporre Ifr autorita di Ferrecide ccxripilatore di genealoche visse a" tempi di Dario, e d' Maspe, il quale appoggialo gie alio narrazioni de" poeti ctiuici e dc" mitologi insinua csscr gli Enotri una colonia di Arcadi passali in Italia sotto la condotta dt Enolrio fmlio di Licaone. "Vedrcmo tra poco per pniovo piu rofivinccnti su c}ual dd)olc fondamenlo sieno sostenutc le vane prttcnsioni de" Greci, rispetto aUanticbita delle loro colome , ed ma poicbe it priinato , che si arrogarono sulle iiostrc conln le origiue tlcgli Enotri conper difelto di antichi d<jcumcflti non puu veiiientcmento dedursi, cbe da semplici congetture, v' e tutta la cbe appartenessero come tutti gli altrr, alr.igione di credere ed 0>n fiirono veramentc ia italica stirpe degU Osd. Ausoni chianiati popoli, che abitarono I'ltalia inlcriore, nnn eccettuate che j)cr essere un pacse tutto le gcnti indigene delle Calabrie alpestre, e dillicile a penetrare^ era dcntro terra come inaccesstbile a-jli esleri. Dalle tribu di que' fieri montanari esscnzialmente giusta ogni apjjarcnza di verila la nazione dej)astMri dcrivo
<)
gli
Enotri, c
!
deConi
alzato
(2)))
il
ria
Chi
vclo
vetusti
potri
svdarci
il
vcro?
or Castolfraneo piccolo (3) era roro a metropoH, Cosenza, celebre pel vicino iiumc Achcronte , ove fu tollo nlla vita Abssandro re de' Molossi.Di questa regione Erodofo estcnde confini oltrc il fiumc Lao verso il Silaro , di cio argomcnlo , che Velia quivi fabbricafa, da luj d delta cilti degli
caj^ale
di
i
PANHOSIA
it}
,2)
Mirjili
ii,,lia
avanlc
VI.
il
.Mitali
Itnlia avanli
lib.
il
Rom. Rom.
Vof.
r. i.
r^^.
WIT.
XVll.
Vol.
(3)
Strahmis
cap.
33
Enotri [\] Dal medesimo grecista sembra che tai coufiiii c'stendevansi fino all'antichissima citta di Pesto nel Principato Meridionale, in cliiamando Enotridi le isolette propinqiio a quel golfo [H) Col tempo il norae di Enotria si estese, come scrisse il Cantor dell' Eneide [3\ per tutta I' itala penisola. Goltzio n'eniimera Ic citta
,
piii
considerabili (V),
Scilla,
Si-
Metaponto, Numistro, Cosenza, Monteleone, Erad'a. Ma t^nto dominie, la potenza di loro, il nome cadde da un popolo e dilatandosi piij potente, da'Sanniti quali accresciiiti di potonze nel mezaodi dell'Italia, inlrodussero non meno una colonia di Lucani
bari, Turio,
i
,
questa regione (5). Le nostre contrndo furono abitate non mono da'Coni, popoli, nome s\ Aristotele. oriundi liigli Enotri (G], onde ebbero ancora il di CAONIA. Cluverio vuole, che que' luoghi ove poscia furono fabbricate Crotone e Siri erano denominati Coni (7). Ma Sibari il Signor Mazzocchi fa distinzione, non gia in quantoaU'origine, solo in quanto al luogo do' Coni, abitanti dell'antica contrada lapigia, ora Otraoto e di quelli, che avean sedc nel promontorio detto Criniissa non hinge da Crotone (8). Cio ancora non era ignoto a Cluverio (9), che con I'autorita di Strabone ne distende i confini da! promontorio Lacinio, o monle Clibano fino a Metaponto, an, , , , ,
in
lib.
1.
I.
Herodoli Eistor.
Virgilii Aeneid.
lib.
lib.
Ilh
,
[i] yiaritima eorum fuisse Tfuipsarn cofoniayn Terincem RfiegiitmAlacem flttmen, Rheyinoruvx agrum a Locrensi dirimens, Locros^ Caulcet Siri^n fliiniam, Scyllarium, Lacinium, Sybarim, Thurios Acirim, mina posireinum vero Metaponlum. Inieriora autem yumistrvm, Con,
el Sitis
vocata,
(, uti
placet Stra-
Vberti GoUzii d Vrbibos. Vbi Samnites admodum aucti liribus Chonos et Oenotrios eicciiseut et ad relictam ah eis regionem Lucanorum colonias d^ixissent cum sinul etiam Graeci utrumgue litlus Hsque ad frelutn teuevent , diu inter se Graeei, et barbari dimicaverunt. Strabonis Kb. VI. et Jontum txtiingit (6; In ea vero quae gwae Sijris tyJapygiatn
(3}
,
.
X.
(7) At quum Oenotrorunt pars ea loea in baris, et Siris urbes condilae fuere dicerentur
eorum Xv
(8)
Chone,
.
sive
Xnjt.
Philippi Clavcrii,
Itol,
Antiq. lib.
.
I.
Praeter banc Chaoniam ( quae eadem ac Siris fuit altera etiam Chaone in Crimisi y'lomontorio Crotoniadis rcgionis, in eodem Oenotriu
scilicet
,
stetit.
A.
(9)
Simm. Mizohii
Tabiil.
l>b.
Illl.
3i
lica
ciltu
furono anoura cspuisi dalla eodu di loro degli Enotri da'Saniiiti- SI prcsso Slrabone (2). II nomc poi d' ITALIA sulle prime era solo allc nos.tre rcgio^
qiii'Ila
La
sorte
due seni Lacnetico, e (3), tra c Sq^uillace Fino a' tempi di non altra Cii 1' IlaAlossandro Magno , dice il sij^nor Micali (V) Jia, se non lo spazio, che si disse poi do' Ilriizi espressamcnte indicate d'Antioco, ed'Aristotele; ma uel sccolo di Polibio ^ia si conv
i)i,
di
Scilla,
S. Eul'einia,
e goofirafica, inprendova solto tol nome tiitta 1' Italia naliirale cominciando dal mare Siciliano sino alio Alpi Ma donde niai tal Vario e il setitire de' saggi. Sen?a formarmi denominaziooe ?
,
sulla favola
nomc
dal
,
vo-
cabolo VETULIA - r//f//o, i-isposta, che diode Ercole a'quei che \p dimoiidarono, donde vcniva in vedcndolo ritornar cosparsodi sudgre, dopo aver inseguito dal promontorio Lacinio, fino alia Siciiia un \itelIo ^ che si era fuggito da lui dal quale vocaholo cangiale col tempo alcune |(>tlore se ne foce ITALIA. Aulo Gellio, se-guendo il volerc di Timeo, (5) Igi vuole si dcnominata dal greco irxbove y di che 1' Italia abbonda. Non dissimile e il seuXo? limento di Varrone. 11 bove ei dice deve quanlo a'bestiami che fu creesserc di gran presidenza specialmente noil' Italia c dal parte de' dula si appellata dalla moltitudine belbzza
,
chiamavano irxXot [6). In quosfca etise mal non mi oppongo, io non bo Maputo mai vedero rnologia il vero L'incertezza dell' etimologia diceva quel Grande [%], che a noi vergava al rapgio della filosofia l' istoria dell' anlica italia, non puo permetterci di valutar gran !.itto (piclle divulgate dacli antichi, ne di fondare su di esse veruna prnnva islorica. 8o
vitolli,
gli aritirhi
che
,
grcci
pittiira,
ClvM. Hal.
Antii}.
lib.
(2) Strahotiis loc. cit. (3) ... lutnc Euroiitio nrnm, quao sinu Scylletico, et LameHco continetur, hoc nomcn Ualiue esse ci)nse(/uulam. Aiislolelis. Polit. lib. VIII. cap. X.
(')
(ij)
maui
Tunt
;
quus vrulioue ffrnecn de rebus populi Rocomjwsnit, terram Ilaliam dc ffracco vncabtilo (tppellatam srrijise(iHoniam boves gr/icca velcre limjua trxKci vociiuti sunt, quoniam
dom.
do' liumaiii.
in Italia
(6j J'alin.
magna
copiu
fttrrit.
Auli Gellii
I. lili. 11. rap. debet esse aiulorilole, prncserlini in litihrre sit cxtimuta, (Jiueciu cmm imtiqua,
Noclinm Allicanim
mnxima
ul srrihil
Timncus
,
lintros vor(ib(i)ii
]>ulcritudino
(7^
ct foclu
et
Varronis
Mirali
,
<lo
in
I,
ni'>ti<a
lib.
II.
Ilalia avanli
il
cap. 1,
35
quasi nell alto noun sirc^ioni d Itaha d- TnconlVarle impunosscro del suolo, e da que cotratti \^r lo piu dalla qualita enificativi, uaa piu forte impressione... stumi che facevauo su loro aoimi aiUiche popolazionu Oualunque pero si fosse iUignilicatodi quelle ancora aveva rideterminarsi , cho la peaisola non puo alme4o
rfeK
oKetli
sensibin
che
Greci
medesimo
alle
varie
brec. le usarono vai cevula una stabile denominazione. aUorche su tutti gli af r, riamente il nome d' Italia piu fortunato prevalse da uu ccrio itaio vuole V origiuc di tal denoaiiaaiione Aristotek re desli Enotri fl). ,. -i ^,r'l: E ignoto. dice .1 sigoor briMa Chi e ma\ questo Halo? .1 pregio Chi si fosse questo Italo, cui si atlribmsce maldi (21 ei si losse m.avere iltustrata la sua nazione, ne in quel tempo e mille favolose, e nulie fdologi suto. Mille cong'Uiire fanno
scriUi an^^chi. e mocontraddettorie rolazioni si rinveufjouo negli cui siaiao. derni, che non ci tolgono lincertezza , ^^l'^'?.*''^^'^'^.!',^' inebriati daue gli scrittori greci ro loscurila di q.iesti tempi etiinfatnati dalle piccole arguzie nostri iilologi e .loro favole della razza non lasciano darci una discendcnza de re iiiolo"iche da loro fabbricate, ed i domide-li Enotri, e designanci le cilta sono nobili viaggi.clie greci oii'^da loro acquistati. Supra tuttc k>ro ravola.Uiofare in queste iioslre regjoni agli eroi della fanno UreFilotette, ^ll^se, Ercole:, lapeto nio, o Gonon, (^uotrio orientale ^en.ne. Enea, personaagi tutti della fevolosa stona 6te, stabUir e tempii, e dar legge , a ro a vicenda a fahbricar citta delle due Calabne. Gli scrittori eoverni , e dominii neHe regioni deUa Ureromani , iigli di una nazione uscila mollo lenapo dopo tocome tulte le altre italiane, non Gia dallo state di bafbaria, mezzo di la^u^^e irache per no'GCvano la loro antica sturia d' tro>adai greci, e si deliziarono aocbe essi dizioni,
, , i
i
originate la l.ocQ Mia re ne loro padri selvaggi che avevano menata u^^ dai giedi una sociata nascente gli eroi piu ^'Putati loscurita scrillore latino vuule Halo ;'S\'"^' ^' ci . Vero e. Da Catone nell'Arcadia, lo fa venir f'" e, dopo aver regnato Espero, '^.;;"^^ tra il go o ui del suo fratellu in quelia regione ch e la morle
, .
ne I'ome d Italia (3,: tbt cue 1 P" > lavorevolissime isloria ci lascia di lui alcunepagine <;ia o Aschenezzi, o Au=uui, noslri abitanti dopo reccidjo universale,
il
.t-ii-t docti, et eloquentcs et rerum antiquarum scriptoAiunt a quo nomine m'dulo , Italvm qupindam Oeitotriue regtm fuiise et lianc Europeae oram, quae siuu Ualos pro Qenoiriis esse appell<itos nomm esse consequutum. Sctillelico et Lameticu coiUintlur hoc Arislotolis. Polit. lib. Mil. cap, X. Annali del Reg di Nap. Vol. 1. {1) Grimaldi
[1'
res,
(3;
36
non conosccvano forma
si
alciina di
governo
divisi solo a
famigHe
o a popolo, o a titolo piu tosto di Gli Enotri erano pastori, che vivevano a mod J di selvaggi dispersi in diversi liioglii 1 Coni non dissimili dagli Enotri. A qnesti popoli Italo gitmse a moderatore. DaKa pastorizia dice Aristotele (1), li chiaino all' agricolliira, diode loro aicuno nonno col titolo di legge si aminansiti gli aldi Irateilo per via di pubblici conviti, li ridusse ad un govorno
fainiglio,
che
ei
si
nome
di re.
figlio
,
Halo
ebbe
da cui
di Ic
le
no-
fumno denominate MOKllEZlA. da un ccrto Ebbero il nome non meno di Sicilia che moderano Siculo. Da cio si addimostra donde qne'
Btre region!
,
nomo
nostre
sorti prendono il titolo delle due Sicdie. E mi giovo delle parole del signor Micali in questo argomento involto nella lunga notto del passato. Nel disporre la serie, ei dice (2), delle antiche ri-
voluzioni italiche tocche dagli storici non trovasi piu alto principio di quelle de'SicuIi. Oionisio (3) nel lingnaggio favorite dcCfreci li cliiamo ciocche escltido e indigena del Lazio gente barbara
, .
evidentemente
Non fa perA il loro territorio ristretto al solo circondario del Tcvere ma si estese in molti altri hioghi d' Italia ancora. Faleria e Fascennia in Etruria fccero parte del loro dominio, di ciii sussistevano altri; Dobili tracce de' tempi antichi. Plinio (V] ricordo come loro colesbe e Palmense , Pretuziano possession! nel Piceno i tre distrctti Adriano donde fnrono cacciati dagli Vmbri. L' ingrandimeiito de' Siculi, che rompariscono nell'istotia di gia formati in cor|)o di potcnte nazione pno dare una qnalche idea della figura, che fecero anticamentc tuttavolta niuna altra ricordevole niemoria ci e rimasta, se non che della loro decadonza, e rovina. A detto di Dionisio (6),le guerre, che in quel fatale periodo sostennero oon gli Ymbri furono le maggiori, e Ic piu ostinate che si fossoro lino allora vcdute. Lo stesso scrittore introdosso nella loro conlesa
qnalunque
provenienza
straniera.
, , , , , :
,
aborigeni, e Pelasghi, ma per quanto appartiene a' primi giovera sempre intender( anli<'hissime gciiti italiche della stirpe forsi dcgli
Osci...
Troppo
. .
deholi
Sicidi
si
pos-
Ilalum ferunl , Oenotros qui jiastnra , ac nomedct (1) Bunc . crnnl, ngrimlns ["rissr, ct cum alias ris \p(fp$ scrijisisse, ttim vera sndalitia, rnnvivia jnihlivn sanxisse, ac confinnasse. (JnnpropUr etiam nunc nonnulli ex tit, qui ah illit orli sunt todaUlUs ntunttir. Aristotclis I'ldit. lib. \H. rap, X.
(2) Alicaii
Ilalia avanl'
I.
il
doniiiiio de'Iloin.
lib.
I.
cap.
fi.
tap. Xllll.
Dioniiii
Jth.
/.
rr,p
VY//.
37
sente coiifeJorazione, vennero finalmcnto cspulsi daUo Joro sedi , e respiiiti verso il niezzogiorno dell' Italia, ove tentarono invano di essere soccorsi (1). Fatti audaci dalla nccessita risolvettero di \alicare il piu stretto passo, che fra 1' Italia, e la Sicilia vi fosse, onde cercarsi una nuova patria in quell' isola innanzi occupala
narrando 1' istesso fatto soggiunge che passarono in Sicilia inseguili dagli Osci, il cui nome era talvolta preso nel scnso generate d' Italia. L' einigrazione totale di quelle genii segui, socondo Ellanico di Lcsbo, e Filisto Siracusano 1284-. Oltre tai nomi le nostre regioni furono dette Magna (irecia, Bruzia. Di cio negli arlicoli segnonti. !1 nome poi di Calabria non verra obbliato ncl prosieguo di queste riccrche, quando giungeremo a quell' epoca cui ceminciossi a senlire tal denominazione ... un secolo circa la caduta di Troia .
da' Sicani.... Tucidide (2)
, ,
.i{j
fugienteg Opicos in eaminstiUtm Iraiacerunt , et ut credibile est , et fama fertur , ratibus , vbservalo , cum ventits postiisset freto fortassis , et aliter transvecti. Et sane adknc extant in Italia Siculi , ipsaqna regio ab Italo quodam Ar-
XXII.
namque habilavere
dem
cudum
sic est cognominnta amnis ex quo transierimt prope Graccorum in Siciliam adventuni !
.
};
Tucididis histor.
Jib.
VL
CA
7.) <u,.> tf 'ji DtlTifoIli in deterrafnare
--
PI
TOLO
V
iu'
.
confini della Map;na Grccil -- Vario sctitiro lei - IMinio la <hiouja tlassifi Ucpubbliclie conli'iiiile nella iMagna Grecia - Perche quesla coiilrada it <l('in)Uiinalf> Ma frnute (IdVllnUa, c perchii
i
gna Grccia
(lenza
quando
si
cbbe
lal
nome.
'
--
divcrsi
tJ
sentimcnlt
--
Dcca-
di queslo noinc.
**
appeUala in
Locri Ilaliae frons incipit Magna Graccin trcs sinus reccdcns Ausonii maris. PLINII IllSTOR. NAXfR.
cle coprono il passato, tra Tinvario opinar de' classic! voter determinare i coiifini ad una regione e lo stesso, die divinarli. E lo die deU'incer\inazioni iimane non portano rimpronta del dubbio
(I)
Tra
le
immense tencbre,
,
tra
il
da cui trarrc iiotirinvenire un moniniento cose zie infuori I'incertezza , sarebbe accendere un raggio di luce in mezzo alle tenebre , e diradarle, e sporderle. Ma qiiesta r I'opera diiTicilissima. Moiti si sono affaccendati fissare i coiilini dclia Mache nullanieno nelle pagine di loro non leggiamo gna Clrecia dubbii , che incertezzc. E[)pure ognuno credv* vedere il vero ne
tezza ? Si
le
, , , ,
fl)
lo in qnfilo niic
rirorrlu',
lo dico
ifi,
c.slftndca
nc' siioi
liiitili
ma
sid-)
pfr
qumto
39
dulibiamo atloncrc?,a tutti, o suoi argomenti A qiiali dunqdo non allencrci ad alciino s(Mid)ra non volere ainmeta nessuiio'? torc limite alcuno alia nostra Magna Grecia, o lasciarlo per semaltonerci a tutli vale ainmeltere tanti limiti , pre indetermiiiato per quanto e vario il sentire di loro- Qiial inez/.o termine dunque io non saprei trovarlo. Da cio credo ci resta ? meglio recarc in niozzo il sentire de'classici, onde ognuno siegiia quello , clie va piu a suo talento; e qiiesto forse c il mezzo piii opportune in
ci
tali
ricercl)e.
II cantor di Suln^ona protendea i confini della Magna Grecia che un tempo i Greci abitarono nell'itala a tutto quelle regiani ciue , come alLri crede iino a Faleria a Pisa , a penjsula (1) Ligurii ma cio x^qn trova luogo , che nella mente solo di ua
,
poeta
nia
])iu
,
fuio a
Cu-
a Napoli.
illustri
Vero e
(2).
il
saggio di Arpiiio
,
enumerando
le citta.
italit>te,
oltre
Reggio
nella
Locri
il
Eraclea, e
TS'apoli
iS'un
dissimile e
dova
i
(3).
li
Strabonecomprende
rinchiude
in
Plinio
Taranto; che si distendono per LXXXTI mila passi (6). A Plinio associa il secondo altri, per &UO sentimento I'eruditissimo Mazzocchi (7). E aggiungo le parolo si ei, e dalle medadel signor Micali. Dagli scrittori antichi i nomi di trenta citta italo-greche g'.ie possono raccogliersi (8). Sotto tal denominazione coliettiva poiche additavansi generalmente vediam che gli antichi non determii luoghi da' greci occupati navano niai esattamenle I'estensione della Magna Grecia ora ristretta nella sola penisola de'Bruzi, ed ora allargata a tulta Sidi gia (iorente nell'eta cilia- Cio nondimeno quel superbo titolo di Pitagora era piii particoFarmente appropriate alle regioni intortre golfi, di Locri, Scilla,
o,
XXXV
Itala
t2)
nam
Archia cap. Y. (3) Livii lib. IX. cap. XlX. Grafci a Troiani belli temporihus facto initio (i) poslmodum mngnam etiam mediterraiteorum ademerunt atqne in totum eorum creSiciliam vocaverunt Magnam rit polentia, uf hanc re/jionem simulque
Cicer. pro
. . . ,
,
Strabonis lib. Vi. (5) Plinii lib. HI. cap. V. histor. Nat. (6) A Locri f'^Hae frons incipit Magna Oraecia appellata sinus recedens Ausonii maris quoniam Ausones tenuere primi. Paiet m. p. ut auclor est Varro. lUerique feccre.
Graeciam
in tres
XXXV
LXXX Y
(7)
hae
4.
(8).
40
fio
lia
J.
c di Siiuillace ... 11 corpo di'llc rccoinponenti la rnaj^na Grecia comprendc otto r<5gioni , piibbliclio: Scilla Siburi Caiiloiiia Orotone , EracliJa , Metapoulo, Locri
i
con
,
che pont'tra
Locri
,
si
profondamoiile dontro
alPFlat-
quali tcnevano \ greci nioltc cilti dissemie Adrlatico , inconata lungo [a (hie spiajzjiio del mar Toscano minciando da Posidunia siiio a Ro^gio, e dal promontorio di dargaiio sino alia punta de' Saloiitiui, Sul lido delta campagna, e delle
Taranto
(1).
Oltre
Ic
di
citta
grecbe,
Qiiinqiiella
tra le quali Ciuna , e Napoli conscguivano che di puo asscrirsi con storica certozza greoi nolla riviera italica tutti insieine Qon
primo onore
luoghi
posseduti da'
oUrepassavano
parte, che oggi forma il regno di Napoli. Trovasi la scionza delle inodaglie pienamente d' accordo colla ragione , restringendo tutte le citta greche dentro i eontini d'ltalia iiieridionale , ove tuttavia si rinvoiigono nei monti pianuro, e fiaini degli antichi nomi (2) . Or questa regione bagnata dal mar Jonio, divisa ne'tre golft
distesa
1'
degli Api)cnniui
che qaivi
I'altro
si
dii
due
coriii
altro
verso
prima
Ma
si
donde mai
dclV Italia, ch' e la che valica le ac uo ionie (3). Artal denominazione, e quando se Vebbe'?
fruntc
la
Bruzia
verso
gomento
\uolo
e questo non meno ripieno d'incertczza. Lo Scaligero la detla da'Romani dall'esser loro piu propinqua della Gre(V).
cia orienlalo
Sublime pensamento
la
cui le greda un scntimeuto di ambizione volendo esfollcrsi piu note alia fama della gloria diedero il nome di Magna Grecia alia regiinie deU'italica penisola da lorn abitata (5). Altri dalla nKiltitndine delle greche colonic, che dalI'aer salubrc chiamati, non die dagli ubcrtosi campi sciolsero dai p.itiii lidi per voniisi a fabbricare un tollo in questa parte piu nw;ridioiKiU" dfll Italia le cause lisifhe associate alle rnorali , ove crobbcro in breve spazio di tempo a tanto splcndore , che gituisi'ro, se non a suporare ncH'opulenza, e nel po/er delle armi le loro mctroi)oli onde erauo parliti, almeno 1' eguagUarono. Non dis-
grandezza? Plinio
che. colon ie
(\)
Mnzochii comm.
in tab. Hera/;.
il
<
don
inio
ile'
Roman!
,
111).
cap.
XXL
.i ;'-, incipil Magna Grecia etc. Ceriissiiiium ila vociilam n liitmnnis |"4) quia proprior r,a eastt Uqiinui iniusvuirtiia Graecia Scali;.;*'!! ad 1-Vsluiii.
Josojilii
ea imlicavrre Graeci , (dj Ipsi gruus in ffloriam i/iiot'iin I'lirlcm ex Ci appt:ll(indi> .MtKjimm Gvuicnini.
(le
sii/ini
clfuiissitmou
I'liuii
lib.
III.
cap. V.
41
similo senibra il sentimento di Strabone (1), e di Aten^o (2). Vn autore citato daGiamblico si presso il signor Meiners, le da questa
denominazione a tempi
,
di
,
di oratori
Italica,
cilia
,
legislatori, che uscirono dalla Scuola e furono larghi del sapere di loro in tutta lltalia, la Si-
poeli
Qlosofi
nome prima
dello
Mazzocchi poi sospetta che questa denominazione cadde col siio splenJore e della sua potenza, e propriamente a tempi di Erodoto, meiiUe questo istorico non ne fece aicun verbo [k]. Ma basta fin qui dei limiti della Magna Grecia. Non e questo che un brevissimo cenno: le sue glorie, la sua floridezza, ie ragioni di decadenza verranno minutamente sviluppate ne'capitoli seguenti in parlando delle greche repubbliche.
cadere del
,
(1)
ut hanc
Magmm
^
Graeciam appellarent.
(2) Athenaei
\
I
Y
\
^-^
auteur ciU par Jamblique assure au contraire, que le nom de Grande Grece ne fdt donne a ces villes qu apres V ^tablisement de V ecole de Pythagore et qu' il fut occasiorme par le grand nombre d' orateitrs de pontes , de philosophes et de legislaleurs , qui avoient eli formes par -f le philosop'he qui s' etoient repandus dans toutes les villes de V Itac* ffe la Grece, lie de la SicUe Mainers Hisloire de 1' origine des progres elc. dans la Grece. cen(U) Mihi principio videbor suspicari posse eum nomenclaturam tefimo post Pylhagorac anno desiisse, quo tempore Herodotus apud Thw rios suas historias olucubrabat , immo totum magnorum graecorum ci/crrtixx uUcubi longe diverso designabal. Mazochii comm. Tab, I^rae,
(3)
XL
Un
'
C A P
>
VI
in tali riccrche
me
w r
doblm intendersi
na..slri
d.<'
--
c - 1 Bruzi onde si denonnna c.imoiogia coBruzi ..on se.>i dC Lucan. e sc scm - I Ma.nerim. , c loro eUn.o Conlini de'Bruzi
.
Pa
Bro/i
e fu
U
.
L..s.;..M
T'la
blica
Bru/,i
nr.H
I'serrizi
deUe
arn.i
- Dondc
si
Bruzi , chiamano in a.ul Alessandro re TaVanlini , - 1 noslri Br/i reslano snp.-rali - L' epirola inanda m hpmj iV.iro - S.-c.ndo conlliuo, la villoiia .^ de 300 Vami-lie le pin nobiii dC Bruzi n.i passar il linn)C \cberonle, slraz.o d.c .' uaiso nosiri padri- Aiessandro itn popoli d...di una d.,nna Bruziasi?o cdel suo cadavore-picU\ d, b.racusa Bruzi, chiamano Ag^mcie liranno lorniarmandosi contro
ciurma
,!.
Bruz.
.Marcn.me del
l.nTuo -
armano contro
Suo n'^.no
nella gucrra
sua niorletra
ro-lCfederazione
Si danno ad Ann.ha o nolla S.conda lonelTa prima guerra Annmbalc nclDisperato U cose d. - "onquislano locri e - Crnddth d. AnmBruzi rilornano in allcanza co' Bon.ani r Italia, Pene decrelatc dal sedaiP Italia ,aie nolla Bruzia prima di parlir - quale Bruzi, .he scguin.no le armi Cartagmcsi nato Bomano ronlro
,
i
con.ro Pi.ro
Bruzi
BoM.nni
a'
D.odoro S.cu-
Bomani
sof;uono
calunnia ne nascc
Si
conlro
qncsU calunnia
Bruei
banno parte
filiis
difTinirc
Ic
rosl.MHinm; ili suo iMii.MO, o tulti Mucpail.co.11 (k'ca.l.n/.a mcnli. le cause .ii f;ra...l..//.a, dnlla rapion nolil.ca (li uno the lion soglionsi sconipnpnare lAri .n quosia diniril-' 'pccialuionte Italo, iiiuno non vcdo (pianlo no,, (hssmulcda rui si Otvo an-lare a lui.tone ;,. rVnehr. iiuerlo niggio di vho iielle toncl.re ddia nolle miiove all'
,
, ,
c.
U,i
43
una hk-o lontana lontana.
t;ine tlel
vigilie in svolsendo lo papilago immeiiso degli autichi classici, iion vo-go ititornu alr origiiic di quosta repubblica , che inccrtezze che conlraddizioni,
,
lo
per quauto cerco una luce altrettanto trovo tenebre per quanto cerco un'ordine tanto trovo confiisione, onde mi e forza durar falica conlessar o vcri , o incerti i primi argoracnti da me prodofli
,
questo articolo. I BfLizi vantano un'origine antichissima. Posciache le ricerche di tutto r onorato drappello do' nostri filologi sieno, volere i Bruzi posteriori die li voagli Enotri pure uon niancano altri (1) ed aiiche degli stessi Enotri, benigliono prima di tutti gl' italiani altri li voLjUono deMa stessa razza degli Enotri. L'ernditissi/ che mo Giiarnarci nelie sue origini italichc li vuole di origine etrusca, non nieno che i Lucani. I Lucani. si eglf (^i), secondo I'addotto passo di Stral)onc (8), sono colotii de' Sannili come i Sanniti lo I'urono de' Sabini e questi lo furono degli \'mbri. Tolomeo citato da Cluverio (i) attribuisce tutta la Lucania alia Magna Grecia. Con che confornia quell' antica migrazione de' Pelasgi Tirrcni che scacciati da una gran parte dell' Italia c in quelle parti ricovratisi ammisero ivi in vera societa i veri greci E il Buonarotti e il Gori osscrvano in quelle parti vari vasi etruschi i quali per lo piu esprimono cose nulla alTatto greehe c dai Greci molto estranee che percio altro non possono essere che fatti etruschi antichi. Pare die lo confernii Strabone individuando che i Lucani prescro Posidonia ai Sanniti e molte altre loro citta. <f In questa istessa categoria anche secondo il detto di Strabone, sono i Bruzi. Questi, di sopra abbiamo veduto che net tempi posteriori erano bilingui e parlavano insicme Osco e Grei;o conlermando cosi ncl grecismo posteriore quelFantico osco od etrusco che fu lorcnativo. E siccorae il diloro paese secondo la quale e divisa dagli tieografi, c la Calabria ulteriore cosi tutta la parte occidentale si chiama ancora lido Appennini Tirreno . Plutarco di piu ci dice che la Calabria denominossi IPERLi nonie allora conveniente all' Italia tutta , e donde e che prima die questc nacque I'antico suo nome di Esperia istesse region! si chiamassero Magna Grecia si chiamarouo Magna Espen'a. E il saggio Mazzocchi in un luogo delle sue taJ
,
,
iu
se
ait
Guarnacci, On^iiii italicbe Vol. 1. cap. IIII. Lucani ijuidem ab Sumnilibus yenus ducunt , qui , superalis bello Posideniatis cl eortim sociis, eornm politi sunt urbiuvi Strabo(2)
{H}
nis
lib.
F/,
(4)
lib.
IIII.
cap. XIIII.
\\
vole
EratI(''o
la
'^1)
,
so
iwii
riiu'tt^
laiito
,
alto
1'
origino
di
loro
a (jiu'lla dc' la[)if;l cloi anticJn abiilcyli t.inU (Iclla rogioiic Olraiilu, ciic, -sl c^li, niicora vennoro a stubilirsi riclla iiustra pcnisola, prima clic fosse abbaltuto il Frigio orgoglio,
\nuc
vuolc
Ojj;iKile
oil
ars')
J)'
Ilio.
fdiiiii;iia
iron
111
Lucani non formavano che una sola di Lucania bench6 mai olblialn dauli uiii.edagii ajtri il propria iioinc. Oltru
iipiirima
,
i
(Icfioiiiiiiaziorio
la tcstirnoiiian/.a in
causa propi
ia
di Plin;o(2) riircquieto loro spirito (3) fu cagioncJ di una so!i(5vazioue, die diodo principio , ,
nome
e fcrniezxa
rliitii
,
alia
indipendent(?
ra dall'istoria,
cani
porzione
piu
ai
riislica
de'
Lu,
in
lij,iira
di
scrvi
attoiidevano
loro
le
armenti
falicbc
da noi s' i, so oppressione , o spirito d' indipendenza movessc quelle gnori genii ficro a ronipere Ic sie catenc, ccrto e cbe buona paresse si riliiggl ncgl' inipcnetrabili recessi della selva Site di la , ovc si accrolibo talmente il loro nuinero da rendersi in brieve trrnpo forniidubile alia intcra nazione. II vigore di una reccnte uniono niise uon tanto i ribelli in stato di sostenere con lo
,
soppurlavano tra qiiogli scoscesi monti una vita labuiiosa c quasi selvaggia. (Juantiinque
tiitli
di
d'
apcrte I'orzc le loro ardite prctensioni di liberty , quanto pncora acquisfare con modi dolla guerra quel valore verace, che trioni
l"o
di
tntti
gli
ostacoli
il
mezzodl
deir Italia in una gcnerale catastroTe , quaiora i Lucani nonavesscro conscnlito , niediante un pubblico traltalo , di riconoscero la franvliozza de' loro servi inobodionti. In tal mnfliera cangic^ per senipre lo stato |iolitico della Lucania antica , la quale d' allora in poi vedrcmo divisa in due distinfe nuzioni , Lucani , e Hruzl, the prima ne formavano una sola . I Bruzi d pendeiiti da'Lucani
ch Vrutinntm orifjine commentubor (!) Atrjur. )iic paucis iniuria alii/uot nvbiles auclorcs (anqmin Luciuwnim 6pT6rao,
quos
fiiggi-
Jtrulii vidennlur par illomm Iniiyquiu exlitism;, tivi, qui ante Itincam cUnlcm in liunc ])riniitiis penittmhim apimUrunt. Nam Injixjijcs illi iilii (ih (iliis alio temjioro, (inic.r.urum caloni's ex locix lilloraliljiis
tjcnrres suns
propcllrhantur, tivti alio vmejitum hehere potuvriinl, qttam udcon, qui jicninsulau inlcriora ah initio iant tcuuentut. Alcxi Sjinninci Mnzndiii Tnhulfnuin HPiaclcnruni CollccKuici XIIII rap.llll. (2) A((caM ivter sc (liscnrdant n propriis filiis, scivixqiic vxulibtis vin-
rtinfii',
lii
Tkarium
oc<:^}rant,
quare
ipti clidin
Bru-
died sunt,
(3)
vm.
45
aviwano
vati-iia
,
nostra
rc^^ki
Sila
ovo
sel-
insiomo con
parte di c|u:ilche sdriicita polle di fiera nou alibrividivano al sonio gelidu di |{(roa tra i inolti disagi di una vita inlenta a pastnrar io fra luttc le privazioni groggi gli arnietiti passando Ic iiotti non insurini in un' antro in un tiigurio covcrto di poche canne, one I ca\o Ironco di annoso abete e dove il bosco era piu foito da^li stivati rami , erano contenti solo di di poci frutti agresti poco latto di manna di pesca o di carni cbe cacciatido sclvagge procacciavansi.
,
asprczza dolla natura vivovaiio una vita dura rcsistevano a'diacci oteriii i-rnuli o covorti iti
,
Fino
die poscia
(piostu lenij;o il libro dell' istoria fu chiuso pe' resi noli ;i Ha fama incominciaiono a
guerriera,
una epooa di glurlT lu'lla patriu istoria, poco tenipo innanzi rOlimossia noil' 398 daUa fondazione della citl^ piade regina del mondo, qiiando un drappdlo della gioventu Lucana , ardimentosi, e insontii alia gloria della liberta se non vogliamo dire, aniniati dagl" intrighi di Dione conlro Dionisio o per altre cagioni non indieate dalT istoria, fuggiti dal tetto paterno , o da' loro discesero ad occupar la Sila padroni spcrando , un di addivcnuti numerosi e forti stabilirsi una indipendenza da tutta la Lucania , e dar principio ad una nuova repubblica. Abbiamo detto , dice il Grimaldi che i Luca-
Bruzi, segnarc
CM
Signer
ni nelle ultimo scorreric , che avevano fatte si erano innoltrati ueir estrema parte meridionale della nostra essi erano penisola statl da prima respinti dalle ma poi si contruppe di Dionisio venncro con un trattato la cui soslanza ignoriamo ne abbiamo tutta la ragione di credere, die fosse state piU vantaggioso a'nostri barbari c die avessero ("jUCgli avanzali i loro conlini dalla parte meridionale della antichissima Sila sopra Gosenza dove stavano racchiusi barbari Bruzi sconosciuti , e negletti tino allora dalla storia. Or siccome i Lucani alia maniera de' barbari di, \isi in tirappelli scorrevano per tutta quella contrada e assai probabili; percid , che nelle dissension! facilissime ad accadcre fra barbari , alcuni Lucani luggitivi si fossero ricoverati nella Sila , adunati si fossero con gli anticbi selvaggi della medesima, chiamati Ikuzi . quindi quella che tal nome conservo, popolazione nolle incursioni che negli antichissimi tempi fccero in queste re:
(1)
la
gioni oricntali si ritiro nella Sila presso natura del luogo visse sino a questo
giaschi Lucani dunque uniti a' selvaggi Uruzi ad gl" indusscro uscire dalla loro ?elva ed approfittare delle circostonzc favorcvoli che allora vi erano, per far delle scorreric ne' loro conlor,
(1)
i!i
Vop,
40
cho risvcgliare i\\\v\ i.aturalc istintn o ili coniliallore. di vivcrc di pri-ila Le impicso di qia'sla uuova tiiip|ni riuscirono fclici: Bru/i ciiiicali noir orronda Sila cd avvez/i ad una vita intcranicntc selLucani con loro utiivapgia eraiu) lorli, c rcsistenti alia falica ti come clio avaiizati di qnalche pnsso dalb vita selvagj^ia erai)i
;
cssj
mm
lecoro altro
i
ohc hanno
tiitti
solva'_'gi
no
aiiccira
barbari.
clie
,
groggi do' nobili, c deo forse la cagione della loro fuga sard stata per spoti barbari liberarsi dall' opprcssione, che soffrivano. Gente cosi educata-dovca
,
mani,
La
riputa/ionc
che
si
ac-
loro
,
numcro
tuttc
in giorno
que'con,
antiche oolonie forse degli anlichi indigeni di quella rcgionc, cho stavano ritirati nc'luoghi piii aspri per fuggiro la persecuzione de"(ireci die trovarono vantaggio di unirsi alia e di viver con le pretrnppa vittoriosa de' loro paesani dc e Co' sacchcggi e Luvondicando in parte sopra de'Grcci cani que' torli che i loro maggiori avevano ricovuti. Dall' unionc fortuita , c causalo di tanta gento , e dalla natnra dcllo loro imprese nacqiie Ira loro inscnsibilinente una societa coiilormc alio, loro circostanze cssi i'ormarono una rcpubblica Oligarchica militarc 'composta di tanti capi , per quanti erano i duel di quc^i che si univano sotto le bandicre do' piu bravi per parbriganli ed esscr regolati nolle loro espedizioni inlecipare dclla preda scnsibilmcnte i capi fecero lega per sostcncrsi 1' un 1* altro e da
le
, , , ,
,
torni
spcllabilc
cd
il
germc
,
di
una
ri-
1 die fuggili da' loro padri ardimentosi a giovini Lucani provarsi ad ogni pcricolo crano giunti ad occuparc la gran Sila gia in jiotere dc' Hruzi dopo aver con questi conibal'tuta ostinanala a lunga guorra una gucrra c(Minazionale o per meglio dirla fratrioida (inalmentc spaventati dagli alterni tristi avvcniinonti, so pur non vogliamo din; animati dalle vittorie riportato or or dagli altn, addimosfrando ad un tempo Taniino non dagli uni invilito, ma pieno di guerricro ardire, obbliando le alterno ingiurio e stondcndosi gli uni agli altri la dcstra di riconciliazione e di pace riteniito il solo rnnfedcrati in tina nuova r(^pu]>l)lica
,
, ,
di Bru/.i obblialo qudlo Ui Lucani, e airratdlati a' sacri vincoli di malrinionio elosscro a metropoli la iiiu bella citta dei Bruzi la Jtruzia die da quel tempo I'u dcnoininala Conacnlia
,
,
,
nomo
<!esenza
(
he ad
altri
tine dall' alterno ronscnso di questi due popoli. Bonnon c I'uor d' inccrlo/.za una talc eliniologia Alria,
,
lo
Acci.Mmi
la
si
donominata. Da
non meno ci 6 nolo, se mal gli si 6 fode, chc giovini Ludi numero e die Erennio Pulvilfuggiti crano cinqucccnto lo fu nominato a moderare Ic sorti della nuova repubblica (1). i Di questo ramo deUa Ma dorido i Bruzi si denominat! ? ed in greco B^amoi o Bpjrtoi (2) Bruzii alfainiglia italica tri ripelo 1' eliuiologia da Brezzio , o Brento uno de' figW dlEtcoJo che, come scrive il Grande di Stagira (3) vcnuto nell'ltaaccolto da:li Enotii iia e secondo aitri desse dal siio il nomo alia nazionc pure ad altri (juesta etimologia non e di altro pc so, che di quello di una favola. Altri, che le voile non sanno voder le cose uella vera loro origine vollero si i Bruzi appeUati quasi Spa^itucs servi fuiqiiivi. In quests etiniologia io non veggo il vero; che non ^crvi, non fuggitivi furono nostri Bruzi cot! qualche nota obbrobriosa ma solo cmancipatt da' loiopadri qua
?ui
i
taiii
loro dice il Signer Griniaidi i Luproelainata X delta di Diodoro cani chiamarono da principio i loro fuggitivi pastor Bruzii chc nel loro linguaggio vuol dire servi (4). Ma Diodoro aveva dimenticato probabilmente , ch'egli molto innanzi prima di questo avvenimeiilo aveva fatta menziona de' Bruzi , abitanti della . selva sopra Cosenza chc i Lucani Dunque 6 piu probabile
si
esuli
ribelli
si
fuggirono
])or
,
da
,
avessero cliiamati per obbrobrio servi fufjQitivi la nazionc de' Bruzi composta in gran lujmero di plebei che dalla loro nazionedionde poi si fosse preso I' attriiMilo obhrobrioso del nosertarono me per signilicato originale del nonie stesso . Ma non conlraddiconu al volgo degli storici, che non si astcngono denominar servi Lucani tuggiti a'loro padri, o padroni, cio pure uoft include, vero
, ,
(1) "Cum quingenti invenes Liicani, duce ITerennio Ptilvillo, a parentibus defecisscnl , ac novas sades institnissent , ibique in urbo Breda hourbes Consentia transnomispilio recepti consederent. Brelia autem nata , vel a Consentia puella , vel ab omnium consensu de nova repu-
blica constituenda.
Alciati Acciarini lib. . . Graecis plerisqxe B/Jsmo! Appiano in AnBrutti Idtinis . (2) nib. B.'tT'O- quod noinen latine veteres r geminate scripscrunt. Capiiolinis fragmentis pag. 196 Grut. col 2.
.
(3)
Horum
,
Cellarii Ceografia
anlfqna.
in
mansernnt
(4)
. .
qua
ex-orrtacrunt
.
per
alii
Ilaliam
alii Siciliam.
Aristolelis. Orat.
ad Erculem.
Vocati sunt indigna appellalionc Bretti , quod conim pierique servi essent, vcrnacttlo euim sermone fuggiliii appdlantur Brcttii. Diodori Sic'.ili lib. XVI.
6, djo non siono ilisslmili da (Jtio" gorvl, o echlavi. (the per thitlo (/r/ addivonivano fali presso gli ^partani, |)n's?<i gli nntichi Komaiii, cd altro nazi(Mil, appo lo qiiali I'lionio pcliiavo spogliato <kd driUo di uonio, de'dritti iiu sarri, di cho pode alia natura, diritll
tlclld
la violcnza, la tirannia non mai cho I" uomo istcsso togluTC, vcniva assimigliato a' bruti, alle cose. Sorvi si i o Briizi, che cssi avoano a' loro padroni una certa dipondenza dovean loro qualclio prcstaziono di operc scrviii o nella colliira dc'cainpi, o in pastiirando le grcggi , o qnanto alio domeslichc o in cacciando , o nella giicrra. Ma chi non vedo (|Utv J'accendo
inalienabili
giunge
atizi essouzialo neU'ordino di sociolii nell' nniana A chi non mai fuggi 1' animo alio pagirie del drilto fami^lia ? sociaie , o senza qiiesto , a chi per poco si diedo ponsicro a nmtiii rapjiorti a'vincoli, a'qiiali lo genii son seco alTratellate, non puo non andaro tutto qiiosto inosservato L' uomo all' uomo unito () per Bcntimento di natura, o per bisogno, I'uno ha oll'altro un'e-
slo neccssario
sercizio
<lf il
una suggozione non inutilo non sterile da cui dipcn, ben'essorc, I'utilo la mutua Iclicitd. Or die non mi cade la stanca mano sull' eterne pagine del nostro (iravina , ondc.quando sara tempo, a non lunga biografia inonellare la ragion lellonon jiosso non obbli;ire uno squarcio delraria delle sue opere cho credo non fuor di ragiono in Torigine del suo dritto civile
,
e'
dice (1)
,
pet^
,
1'
alterna pro-
non mono che dolle opere la leggo istessa, o nella natura stabill che lia ii siio fondamenlo nella ragione i vincoli social! tra gli uomini in vantaggio della diuturnita, e si curezza della vita e poicli6 in pari tempo non puo aver luogo che itnprudenti non lianno una convcnienla Rocieta Ira coloro za di pace, di accorJo, so non che chi ha meno prudenza e monon ccrca difio vcde nclle cose co' suoi scarsi Jumi di ragione
stazione
dell(?
cose
(1)
cl
nildlcw
(itqyic.
nnt}trae
inter
hornives
socii'tdlcin itistiluit ; ticqne nlla conslarr sociotas iuter cos potest , qui prudentifj inter so discrepant , nisi pruilentia , et ratio maior prudcn-
raiinni maiori snbdatur , quae prospiciat imhecAUioribus nemo videril cos qui mcnie su)tt chctinrcs. iufjcnio pinfiuiorcs fvissc creatos ad pnrrmlum tavqunin nahirac servos , prdcstanliores vera , el saiialuni don>iri(,s ad tmperiindu ui, vox quidem propter picntii'rrs tanqunm
tiar.
ct
non
propriam scd propter iniliecillnnim polissinnim nlilitalcm. Quia natura non nlinm oh raussam suhcsse kowiues liominihuf potitur nisi ul qui securitatcm, ct utiUtatvm dummodo veqncunt parare sihi, cum praeslan,
, ,
fitris
Virucniii Grnvina. Jc
Ori;.'
lur. Civ.
40
pendere da
pii
prudonti
e niaggionrvciUo
t.irdi
illunviiiati
di
monte
,
iiitura, a coloro
pronto discernimento sono obbligati obbcdir come sorvi di a'quali e cortcso natiira di colosli doU, di aiti
,
pensamenti, e qucsti tenuti ad inipcrarc, come signori per natur^, e cio non per iitilta propria, ma per coiimnc vantaggio, a qnci",. cui di liitto qiiosto non fii larga iiatiira. Perocche natiira non per altro comporta, che alcnni si dessero soggotti ad altri uornini, se non chc, onde que'che non pessonsi per so medesimi procacciarc la sicuo quanto loro e di utile, av(!ssero cio dalla dipendenza di che sono di sublime discernimento. A'Bruzi dunque ,che altri, forso per invilirll, dcnominaroiro servi do' Lucani, e per seda que' die leggono 1' istoria gnarli con una nota di disprezza patria senza qtieste riflessioni da mo latte con la scorta del gran (ienio del sapere calabro puo. solo ignovarsi chc non s' imponea. non giogo , che spogliavali dv' dritti anncssi alia naservaggio ma congiungevagli a' Lucani solo per alcuiii rapporti di dilura che hanno origino nell' umana sociota , o qiiindi. non pendenza mai ingenerano una vera schiavitii, ne portano onda alcuna. Ma per togliermi dalla brieve digressionc cho mi ha alicrezza coloro
, , , ,
,
iiato dalla
(]uasi
ragione elimologica, altri vuole che si cbbero tal nome, bruti ed osccni- Lo dice da senno il signor Campanile ,,
,
i sogni di una mente assopita tra miile immagine di allerata fantasia '? Donde ei ripete cotale brutalita e l' essere diosceni '' II IMazzocchi, non meno che altri saggi riconoscono I'olimologia de' Kruzi nella singolare industria, che avevano di cstrarre la pece dagli annosi alberi della Sija, derivando la voce BrclUum dal caldeo Brot, peee (1). E aggiungo ancora poche riUessioni del
o e tra
II territorio di Calabria, si egli, aveva avuto daantichi il nome di Arctium, oBrutium, i popoli, che I'abitavaiiu, erano antichi della Lucania. Secondo Court di Gebelin, a cui il ranio di Bruzio per derivare dal coUico vocabolo Bret che significa lore-
Signor Malte-Brun .
gli
il nome di Bru paiola Bruta indicano un' albero rosinnso tiiMTi siccome dunque un pacsc ricopcrto di pini. Si 6 veduto da noi rhe la radice Calabria dinola rcsina . Non torni inutile omai d'jleriuinare conlini del doniim'o ih-,' Hostri Bruzi. Cio non meglio potrassi ravvisare , che iu distiu-
ammeltero
silTalta
tradizionc.
;
Sirii
per
(\)
tio
Ah
'I.
vocahnium ad picariam
exercoru
arte picca Pvettiarum sibi cofinomcnquaesicruyUBvaiLniir. perlinet, (juain jirimitivi Bretiii in Stjla ab ini A. 6, Mazocliii Tab. Ileiac. Colled. II, cay. lil,
80
aLucani. I liruzi Brnzi uniti a'Lucani, dai Bru/i fucpili ancora incominciato a scgnarc il loro uniti a'Lucani, noi. avondo comnnmo nolle pa^inc doll' istoria, o non avcndo in cgual tennpo ristretti nc'confmi della Sila godevano pure battuta alcuna mierra, citta clio or giace nolle del dominie, oltre la Brc/.ia. di Crumento, cranticaTuno, Blanda, or sue rovinetraCassanccomevedremo. ed altre cilia medcnominata Belvedere. Aprusto. or Verbicaro, Lucan. sormontando r.svediterraneo. 1 Bniz.i alTratellati afngiiili dclla bi la, duossero le loro diato il nafurale valore, gli alti giuo:.hi c I'allro l.do dell cstremo dell .tala bellicose su T uno spedizioni co'popol. d.ntorm ponisola, 0, pugnando lunghe guerre '^^''To' ol' leniesa, Clanipez.a 1) Turio, s'impadronirono di CeriUo o \aTerina Ipponio
cucndo
i
lentia (5)
,li
k - Lamezia - Medama presso Nicotera Crimisa nolle MCinanze ciro Triscliena, ove era sorgo Taverna -".Siberona Sifeo Basidia Pctelia Pandosia Acberontia Consentia Cosenza ~ ramnio AmiNumestro liume Acherontc cino a Pandasia nelle rnaremmc quelle Mamerto, o ^io da
o Tempra
(3) (i)
,
(b)
(7)
15rustacia (8)
,
(9)
10)
Itevi-
(1 1)
snl
(12)
(131
niolte
altre
di
erano allora re"ioni [I'O, le sorti delle quali bandierc in modo che spiegarono le loro vittrici tonesi, da'Locresi,
tlal
moderate
(.ro-
rc la
nili
Mamcrt.m di e della guorra armi si U i quali diremo nel volume seoondo come <'rec3 origino di Messima, csernitando m qu.-Ua Padovano(lG),occupata la citta erano bene ammaestrati nel madominio il
i
.
,
al i)romontorio di Bcggio (lo) esercizi cli eslrarBruzi solvaggi dapprima, intonti solo agli le greggi, annosi albcri della Sila, ed a pasturar noce'dagli a la comuno repubblica, ebbero a'Lucani, o formala
ropubblica
supremo
i\)
ddo
l.n'ol.u.xo
--
Ora Malvilo o S. Luorn Amanlca, o sccondo altri, l'izzo-{2) o S. EulV.n.a - (4 Ora Nocera(3) Ora C-lraro
Slron^oii
(S)
Orn Vinl.riatico
(0)
m.'/./o.r, .onin': ora diilmtta . sita quasi Tar-Jia-- (I'i) Ora Mraslro-- (13) Or Caslrovillari. Itrntio nr,rn cohcnm 7\',) Sirili'. .luondum
max
tntcrfuso
man
o/)-
4s(|/cne,
c|(.rffirc,
!,J,.U.i
men
u,ut.
"''
-^^J- --"^ilirx^l'
"
'''
iil
.M.imortini,
E
,
noii
armi
ma
in
pari
tempo
Momertini
noil' Italia, Tiirono nniti ,i rcpubMica co'IJnizi, ondo ppscia ebbe origino Alainerto, era Mariiirann, fabbricata'd.ii Maniortini, ch' edncava nn p<polo giicrrioro, citta die avea sedc secondo alnelle falde degli Appennini, nelle vicinnnzo di Lofcri duo popoli tri di Oppido. Qucsta uniono a repiibiilira tra ala del tempo non arri addimostrata dalle vctuste moncto, clio
Messina, e
stabiliti
<";
1'
TO a
c
Mazzoccbi. Dilficil cosa, ei dice, sarebbe conosccre da cbi avessero i Criizi gli e I'amministraziono della repubblica, se a me escrcizi marziali non fosse noto esser stata ne' confini della Bnizia Selva per qnella iabcilia medtterranea parte, cui oonGna con Locri, Mamerlo bricata da Mam( rtini. E poiche le moncte a noi palesano, cbc
cio dall' erndito
,
Bruzio MAMEPT-BPET. E
disperdtjre,
1'
ede'due
popoli
Mamertino
Bruzi si governarono a comune repubblica, c facile trarrc congettura, cbc i Bruzi furono informati all' arte della guernon meno ra da' Mamertini venuti da Messina, e da loro stessi cbc dalle grecbe citta conquistate, furono appresi dell' amministra-
Mamertini, c
(1).
piii
tempo
pe'
Bruzi viver da
selvagfii
loro era d'uopo un'esercizio nelle armi, un regime di repubblica ; cbe a vari scontri , a vari urti di guerra erano tuttodi cbiamati. E primieramente una ciurma di gcntc collettizza, scacciata da Si-
racusa da Timoleonte per un' atfentato contro lui , omai scono. sciuto nelle paginc delle palrio istorie, passa oltre il Faro nel meridionale della nostra penisola, lasciandosi a ruba in tutti luogbi che si erano de' nostri padri, vi si delle marcmme del Tirreno
i
stabilivano.
che
mn
impunita
non mai;
,
nostri Bruzi
non
itditu(I) (Juinam Vruliis ad mnrlins ixercilaliones, rciqvc piihblicne nistralionoa duces extilerixl, diffiicile diclti csset nisi, scirem in fi.urihus lircUiaii Sijlvne, qua Locridi uprlUnr fuisse Mamcrimm, uvhcm Tiji rlicnicam a Mameriinis ea vox scrmune Osco , sou Tusco JMariialt^s iiutaty haud duhie condilum. Cumque Mainerlinos cum Brettiis cotmnimetn hubuiase roiipubl^i-unt ex numinis conslet, in qiiibus Mamertini cum lirul adventu maxime Mavtcrliiif>' tiis iuntli Ici/autur, prona est coniechtra rum Brullios ad ln'Uicis arUs fuisse informalos, ct ah ciusdem non n<irallfincnt nus ulque .Graccis urhihus quns in polesialem rcceperanl
,
Cijp
IllL
52
li carlcat;Ii 8%icciaroiK) , g]| opprcssori dispersero, li distnissoro. K ciu da IModoroSiculo. II solennc valore spiepato da'uoslri padri, o lo conqiiistu incominciale con folicissimo cvento die cacciavano timore no" po-
indugio
ili
armall contio
li
rono
forilc,
cho ncghittosi iielic loro nclla vcdutta dolla crapola cliiamao dolla noll(?zza rorio a loro difi^sa Alessaiidro re di Epiro. Qui'sto ro avido di cd oiinilando a' trionli chc Alossandro il Maccdono suo gloria
jioli
vicini
,
svegliarono
'I'arantini
dovizio
nepoto riporlava in tiiMo 1' orienf(\ 8ciolsc ropento, e rcpcnte fa vcduto sotto r Halo cielo con luinicrusa osto. Pavonlarouo {^I'italiani, altri gli aprirono \e porlo della ciUa, che osliuarono aprirc in altri iirii di giicrra, allri non gli ncgarono arnici/.ia, allraiiza altri implorarono picia die non fu loro nogala. Solo nostri Bruzi, die vivcvano all' indiix-ndonza, uioslrarono torvo il ci|Hglio al re de'Molossi si opposcro alio sue armi, alle arini doTarantiui, alio arnii ddlo citla grodic loro confederate, a tiitta la lega. Ma j nostri padri que' dl non sentivano Marto in seno la villoria non si vide sorvalero sulle loro bandicro Ahi il genio della IJruzia fu \odnto fin dalla cintnra nscir fiiori dalle onde del Crati a erinc sciolto, col ciglio rabbiilfato... Ebronipusto a mcstczza
,
,
liero fiato le
tombe
cipio
pill
air
iirt(
ciierriere, si all'ronto I'oste neinica, si die prindi giierra i Hriizi fuiono supcrali e loro lollo
,
!\Ietaponto, Cosenza , come abbiatna quali Alessandro niando statidie in Epiro dal gran romano istoriografo , trecento famiglie (1). Ma non fu in\ilito il Bruzio ardire piegar si potea per poco, ma non spcgnersi. Non binga mora, e si venne a secondu piornata cani|>ale. Scliierati i duo eserriti alle faldo di tre collinelte dclla citta Pandosia capilalo, come diroini, degli antidii Enotri, suIU; cui rovine
citta,
ilelle
or 8orge Castellranco piccolo casale non lunge da Cosenza e ob si vedea ilare la valli bagnatc dal liumo Achcronle speranza seder su la fronte do' nostri padri , animarsi siJ? ciglio r intrepidczza... Si venne alia niisdiia Tarantiui, e que'd'Epi10 inlrcpidi orgogliosi per la riporlata vittoria : Bruzi irati , fcroci per non aver risposto la fortuna alle prime mosso del coraggio di loro...AI muovcrsi d'ambu le parti, d'anibo le parti ri. e spondo un" urlo ostinato spade cozzano a spade ... si cade
,
sulle
d'ogui lalo si odono acccnti d' ira, c di fcrocia sul )abbro de'morenti, lollo alia vita cade ancora il ducc de'Lucani, d'ogni parte si vide un'ammnuticar di cadavcri, ingrossar le aequo
d'
ogni lalo
rossei^iar di
la
vittoria
tipe'Lu-
(i)
qiiclln
Non
liirc
i"
qij\
ripcter
qnanto intorno
a ci6
I
abbinmn in
^rrnn I.ivio , ut' csporro i parlirolai , c gli avvciiii<'ll' oiacolo Dodoiic'o y. ;i)cnli (li Alrss.mdro il IMnlifiso in corrisj)(jn(k'iiza nfl sccoikJo nijllc riocrclic di I'ondosia. poiclii!; porlcTcmnc'
islorin
voUmw
53
eani
,
Alossandro, assise al suo dostricro in giuulaiulo il lliinie dal male La frcdda salma trasportata sotto Ic mnra di aiifjurato nonic Pandosia fu preda del Bruzio furore , laccrata a brani, a brani, Ic raccoltc membra furono soppcHite in Cosenza da pietosa donna c le ossa da lei mandate in Epiro JHlc di cui ignoto e W nome di Olimpia sorella dell' csUnto, e della vedova Cleopatra (1). lagrime Toltoalla vita Alessandro, I'ardire gucrriero, che niaggiormcnto gj acceso ne' bruzii petti cacciava il terrore negli aniini de'popo,
p*;*
Bnui.
Fii
niorlo
ancora
da
iin
danlo
Iiicono
1'
Istcsso
ii
tanto ardi, ,
che chiomaroiio a soccorso Agatocle di Siracnsa sccondo Anqtielil vivL nel 2652, da lunga slagione alimentava il pcnsiere distendere il suo impero ancho neil Italia. Qui veggio alquanto invilirsi, se non e fuor del vero il racconto istorico, I'ardire de'Bruzi Al nomo, alle armi di Agatocle paventando mandarono implorar I'amicizia di lui Agatocle, chiamati a cena gli fece sembianza il di vcgnente dar risposta a loro ambasciatori ma in tanto fe sciogliere alle sue flotte, ed egli stesso jncbiesto )a dimane sciolse dal siculo mare verso i calabri lidi, Furono Pestima l' inganno non resto impunito delusi legati Bruzi
mento
cacciandosi per ie vene , e per tutte le membra di Agatocle, fu obbligato redire in Sicilia, e si cliiuse i suoi gif^'rma Diodoro Siculo piu a lungo e diversani. Si Goltzio (2) ; mente enarra la venuta di Agatocle ne" nostri lidi ; ed io credo intercssantc ripeterla sccondo qucsto classico istorico greco. Agatocle veniito dalla Sicilia nella nostra penisola col pensioTe di stendervi 1' impero, ne fu scacciato da' Bruzi colla perdita di 4000 de suoi (3) ma tornovvi dopo non lunga stagione. A 3000 a 300 i cavalicri. Stilpone ebbe il comando, era la sua fanteria della flotla a cui era state comandato di lasciarsi a ruba ne' camImprovido ad una surta procella perpi delle Bruzie maremfne. assediata Ipponio era navi. Agatocle intanlo il^ naufraghe piu
Icnziale
umore
(1) Livii
(2)
lib.
VIIT.
Ferocia itaque illorum tanto felicitatis successu accensa diu fnttimit terrori fuit. Ad postremum Agalhocles in auxilium vocatus spe ampliandi regni a Sicilia in Italia traiecit. Principio advcnttis cius opinione conaternati Brtitii, legates ad evm societatem, amicitiainqxte petitum miserunt qiios Agnthocles ad cocnam invitavit, ne exercilnm traici die its in posteruni constilnta viderent conscemis navibits frustratus est. Sed fraudis haud laetus evetitus fuit; siqiiidem eumdem in Siciliam reverii vis morbi coegit quo toto corpore comprehensus per omnes ncrvos, articulusque hutnore pestifero grassante, extii'Ctus est. Hubcrli Goltzii -- Jiislor de urbibus. (3) Ad reliclum Agathocles exercilnm profectus post reditum a Corcum audisset Ligures Tijrrhenos qui filium ejus Archagaliim abcyra icnte ijiso , stif)endium immodcsltus pustulasse omt'S trucidavit, dxiolus
: ,
54
Muutcloonc
1
,
per via
1
di
baliste la
prendc
,
di assallo
8110
poterc
pace
avvcrtito gi;i del nnufragio o cusl , lasrialo in Ipponio , presidio , ritorno in Siracusa. Ma i Uruxi, iiil'rarile le coudizioni del couvongo , si danuo a ncmici al presidio, lo tolgoiio, ric si lihoraronu dall' oppressioiic di cupcrato lo statico , alia vita Agaloclo (1). Or chi iioii vedo la discordanza intorno a cio tra
riliiilt)
uii
Diodoro Siculo ? Ma in lai avveiiiiuenti sia luUa la , fedc al siculo istorico. I Bruzi come tutti i popoli dell' Italia goveriiandusi a piccole repubbliclic viveano gli uni indipeudeiiti dogli ;iUri. Ma in
(lOllizio
,
vedendo Ic acpiile latino, ardimentose dalle ciiue del Campidoglio in cslranei lidisciorre le ale a lunglii voli in longinque region! di, negli aiigoli piu renioti della terra, si conl'ederarono a'Hon.ani , ondo 1' indipcndenza di loro non f(jsse di esca a quel poi)olo
,
guerriero
ilali
,
di
coiiquistarli.
Da
cio
nostri iJruzi
come
gli
altri
gran lotta quando Pirro re degli Epiclel'anroli di ftcma .'i7V, con -20000 fanli, li 5000 cavalli movea contro romani a soccorso degl' imbcncUe baltato belli Tarnnlini. In quel urto di replicate guerre nullasi vide aKjuanto snlle jirime declinare il potere romano nieno i nostri prodi semprc impavidi in nieztu al terrore delle armi , dicdcro segni di alio coraggio di coraggio vCiamcnto guerriero di cho a mo non e dato descrivere i particolari. Gome delerminarlo, se in quella luce istoria del gran Padovuno I' invido tempo in i)arto distcse lo sue fredde ali con Pali della rovina frammcnti do' bclanche arrivu a disperdere tra lo altro cose licosi avvcnimcnli Ira I'Epirota ed Quiriti l Per la medesima roggione cbbero parte non nteno nclla prima guerra punica nelP anno di Roma, sofTrondo gravi calami(piella
XX
WO
ty
per
gli
attacclii
della
Holla di Amilcare
cho
avea
no' loro
miUihus haud pauciorcs. Ob quae cum aUenati esscnt ah oo Bruti oppidnm illorum Elahs nomine ohsidcra inslititit. Scd cum barbari, maqnis
,
viriliHi conclis,
nmisil
noctu ex improviso illuui adoriwilur, miiiturn IV millia uique ila Syracusa$ rcpclivit. SicuU ci lib. XXF. liglofjac III. biodosi (J) Agatliocles vi mililum coacla in Jlaliam traiccit peditum XXX. millin, Cfyiuhou C/j C'/j CIj in armis habcns. Novibusque copiis StUponi trudidil, Jtrutdorum arjrnm praedis Uffcndis infeslnm habere iussit, Jt dum jdcrasquc navct fniidoM maritimos ])opvlatur , in tempcstutan incidens perdidit. Aijulhoclei axUem Jlipponiutum urbe circumsessa , pctrariartim adniiuiculo machinarum urbem capita et in jwleslalcmrcdeiixt. Quo de pace Icf/nivx miltunt. Scxsccnlis igitur obsidibu$ acpcrcttlsi nridti non scrralo iucept ...pruettdioquc tbi rclicto, Syrucusu$ fedit. At DruUii ram^nto oniti r.ivUdd^ ruhori', militcs oppiitjaant ipsosqitc coneidunl <ih iwperio Aijalhoclis se se vindicant. recuperads vbsiihhut Tiglo^ac VIII. />iodori Siculi ci lib. XXI.
,
,
,
5B
)i(li'
(lal
i
tntftato di pace
si
stipulate Ira
Romani
(|niete
,
>
e Cartagincsi
nienlro
IJruzJ
inijiromeltono goder
la
due potenzc per 1( innanzi neinicho vidiscendendo dalle Alpi il gran genio delle armi cartagiluro appariceliiarsi niiovi nesi seguitato da numerosa oste scontri di gucrra, nuovi mali, nuovi disastri. Al luuoversi di un cresciuto e nudrito nella gucrra Angiovinc nato nolle armi che tin da' teneri anni aveva giurato sull' ara degl' Iddii nlbale di Roma muoversi dell' interrio delcterno sdegno la rovina senza sgomentarsi, le lunglu; distes< delle I'AI'rica, e sormonlar
po
la
ricoiiciliazione di
dcro
a traverse delle dillicolfa di Alpi ralTreddate agli eterni diacci de^li ostacoli di popoli raonlanari non inciviliti, liioglii impervii chc ad ogni tratto negavangl' il passaggio e aprirsi il passo nel1' Italia potea non prcscntire tristc consoguenze il cnorede'Rrumalfido ? Da quel sanzi semprc non improvidi ili un' avvcnir guc, di cui si videro iniporporar le zolle della Trebia, del Trasimeno,e del gran campo di Canne cui lasciarono immolandola
,
,
alia difesa
allora
nol
degli alleati, la vita sul campo della gloria ? Fidi fino fu volere, fu timore, io Briizi all'aquile latino, l"u fato
,
piogare ad Annibalc, piogarono anche essi nella seconda guerra punica (!) 1 Bruzi, conquistata Locri nel 537 di Roma, per ccmando, come dice Livio, di Annibale, lasciaronla in pace, governarsi con
so,
di
tutti gl'italiani
Ic ]>roprie
leggi.
Or
,
fieri
si
ebbero
,
la pre-
da dolla conquistata citta non meucclie di Reggio ircmenti di muovono arroilati sotto le bandiero mila guorrieri sdegno dolla fiorita gioventu ad oppugnar Crotono citta greca nolle nostra maremme promettemlosi acquistar larghe ricchezze quando se no fossero resi padroni cgualmonleclic del porto. Un pennon ardivano chiamar siere e un' altro li tone-a solo in fese gli Africani in soccorso, onde non dessero argomento passar tra e non chiamando loro in soclore un' allcanza una socicta corso I'Tse elctto Annibale per arbitro della pace come era avvcnuto di Locri avrebbero a combattere una guerra infruttuosa. Da ciu mandarono ad Annibale , il quale rimando i legati ad Annone cho nulla rispose. f inalmente Rruzi, circondata Crotonc di trincea la rocca in fuori ch' era ocso ne resero padroni cupata dagli ottimati a prender la quale ben ortificata dalla natura e daH'arte non baslanti per se stessi implorarono 1' aiuto di Annone. Ei lutto fe, onde Crotonesi si arrendessero a coudizioni menarsiin Crotonc una colonia bruzia onde deserta per le guerre acquislasse lantico suo concorso Non piacque il partito anzi risposero voler morir piu tosto chc mescolati a' Bru,
XV
XXII. cap.
XXXY.
5C)
/I
i
appriMidossoro
rili
5;u.i!:;j,i(i.
i
La
roi'ca
liDoliiifiito
scampati dall' accolti iiclla cilia di loro. SI Livio (1). ilolo (i Aimibalo iMa lion seniprc l' AlVicano giicrrioro iucii6 gloria sopra i Kdinaiii. Aviito il priiuo sinistro incoiilro da Marcello in una sorlila cIio foce da Nola strclla di assedio, rovesciato con grave danciiladini
, ,
le k^f^i il liiioosluinanzc e Iimga rcsisteii/a si arrcse osto iiciuica lurono tIa'Locresi impetrandi
luro
lo
ddjio
in volciido
da iin' annata pin possonte della sua iu facendo st'nd)ianza di andare asscdiar Koma; or vincitore, cd or vinto in linalmente tolto alia speino di nn' C(intciidcMido con Marcello esercito di nuova leva spagniuola mandatogli a ioccorso dal selo a
rilirarsi
;
disfalto intorarncntc avviluppato in luoghi difCartagino con la morte c svantaggiosi da' consoli Livio, e Nerone cho. lo capitanava ; gli avvcninicnli andel medesinio Aslrubale tulto qiicsto fu arcora felici di guerra nell' Africa di Scipionc gomento pcBruji, cUe Auuibalo non potca piu luugo duraro nel-
nalo
di
ficili
(1) Locrensihus iussu Annihalii data pax ^ ut liberi luis legibus vi~ socivtas urbs jxiriler , ct partus in polcstatc Locretisiurn esset verent CO inre sldret , tit Puenus [.ncrcnacm , Locrcvsi^r/ue Pocnum pace o$ hello iuvnrct. Sic a freto Poeni reducli, fremcntibns Brutliis quod JUieintaclas rcvt J.onros ijium quas urbes direpluros so deslinaverant tiqiiiiscnt. Uiiquc per Sf ipsi cunscriplis annatisquc invenlnlis suae
: : ,
,
AT
Graccam , ct ipsam ad Croloncm opjiugnandum pcir<jujit ire inbeni et mdritimnm si in ora maris jdurimutn accessurum upibus pnrium ac urbem viovuibus validam lenuissent credeutes. o cura anne [plKit, quod nequc non arccrsere ad auxilium Pocnot satis audcbunt ^
iiiillibus
, ,
:
ct si P>i>ius fmitjis arbiter jmois y cidcrcnlur nc in lihertutem Croionis , sicul uutc Locrorunt fruslra putjnarclur: iiaqua opiimum visum est, ad AnnibaUm mitli ut reccplus Croto Uruliorum asset. AnniIcijdlos : raverique ah eo , ct ad Annubal rum praesmilium cam consuliudoncm esse respondisset Brutii corona cinnem cos rciccissct : ab Aiinone uiiiil cvrti allattim xcruut urbem ; afceptiijue a plcbe prima impetu locos omnes, pruetcr arcem repcrc. Arccm vptiinal'^s tcfubant pracpurala iatn ante ad talvui casum perfuqio. Poslrcuio JlrtUti cum suis viribus inexpuijnubilem videreiU nrrcm roacti tieccssitutc Annonis ausilium iuiplorant. Is condilionibus ad ilcilidoncm comprllvre ('rotonialas canalus ul coloninm Jirutliorum ac dcssren dcduri, a}iliquntnquii frvquculiam corum rccipere vastam tam b' His urbem palcrcniur omnium ncminem movil : moriluros mores , se affirmabant citius, quam immisli lirultiis in alicnos ritus ac max linguam etiam vcricreiUur Locrenses brevi post lc'iis(pic arrem intrasscnt persuadtnt ul traduci Icijiili rum pcrmis.su Annonin nee ultima experiri vellelit iam hoc vl sibi se \n I.ocros jidtrrcntur Ucerct impelravcrant ub Annibale viissis ad ipsum turn Ivijalis. Livii lib. XX. Cap. XV.
C'/isse
quum
57
1'
Italia, c qiiiiuli
ultri
iiicotniiiciarono apcr-
tainente,
como
altri
,
Romani
il
occultaincnte legati
Annibale
dall'
Koina a palesare la voloiita di loro. suoi alV,jri asaltra parte vedondo a rovescio
i
nobili di i)retesi aggiudicava oiule inj)ossessarsi do' \ovo beni delilti odegiiava al suolo tutdie erano nuiiiitc per natiira. Pclelia lii spogliata to le castolla che liiroiio date a'sorvi posli a presidio della delle sue arini cilfadini di cui citta. Lascio a niba a soldati la citla di Turio 3000 infuori, che Annibale cofurono tutti toiti a' lore beni iiobbe fedoMssimi a'Ca'-taginesi non mono che 500 agricoUori
gravava
,
Briizi di
coiitribiizioni
in
,
peter del prasidio, meno in Croe lissata la sede delle sue spedi-
zioni (3).
Chiamato Annibale in Cartagine per porre ostacolo alle vittorie di Scipione, parti dall' Italia, parti dalla Bruzia, nia la sua partenza lascio ne' Bnizi 1' inipronta di sua crudelt^. Prima di sciogliere, dice Appiano (4), voile, onde acquistarsi benevolenza,
in pari tempo assicurarsi conlro lo calunnie de' suoi cittadini , arricchire il suo esercito con lasciarc loro a rapina le Bruzie citta a lui lino allora associate. Ma per toglier via I' onda vituperevole d' infedelta verso gli alleati , cio commise ad Asdrubale. Ei obbedieiite sotto le sembianze di visitare i presidii , muovendo di citta in cittd comandava a" cittadini uscir dalla terra e toglier seco solo quanto poiiatia, abbandonar I'amato tctto teano, tutt' altro era rapinato. Cio noto a'Bruzi, molti prevcnendo
, ,
ed
venuta di Asdrubale si sollevarono contro presidiarii. Sven or vincitori, or vinti, le tura incerto era 1' evento d' ogni lato mani eran lordate del sangue della strage, stuprate le rnatrone le donzelle rapite o toHc a'casti fi'ori verginali ... (oj.
la
i
!
(1) Ad Gn, Sermlmm contulem qui in Brutiis erat, Consentia Vf~ fugium, yergae, Basidiac, Ilctricolum , Sipheum Argentanumque , Compelia , multique alii iijnuliles jiopuli senescere Punicum helium cernen-
Appiani Alexaiidriiii lib. de bello Annibaiis. certo firacvidens Annibul se illis in locis diutius morare non posse, ipsos etiain Jifutios tanquam mox alienos futuros contemnens, gravibus tributis vexal. Oppida nalura munila quasi defcclioncm molireTitur , in planitiem traducebat , multos ut in eorum fortunas invaderet
(3) ...
Livii
lib,
Romam
criminibus circumventos opprimebat. Appiani Alex. ibid. Annibal Peteliam armato exercilu advenit: quam urbcm eiecUs civibus ab Annibals traditam loieiat, Cumssdulo negarcntj f.nxit seen
falsis
(4,5,1
;i8
tiitti (\nii-
sporinieiituti in t;iicrra. faceiulo loro larglio promesso. iMa noii a tulli suoiio i;rato ranimn/.io. Qik;' (he om;mci|)ati ad Of^ni onta, o caiiclii di ddiUi toineano ritoriiai'
'f^iiornori,
die
procli
avea
lo segiiiroii') quo' die iioti loro al dclilto non piegaroiid allc promessc, sdegiiarono 1' iiivitu. Di cio il cartagiiioso non di6 scinbian/.a d'iiulignazioiie, tacqiie, dissiiuiilo , voile solo die si de^iii'lla
luro patria
csiili
voloiitaiii
1'
inai
aveanu
condaminata
anirna
come se avcsse loro a parlare o distririooinpenso deH'cspedizioni osegiiite, o lasciare tradiinento! fiirono to.sto altrc disposizioni. Uiiiniti, oh il rco coniando scoglieisene a ciii Annibale circoniiati di arinata osto schiavi qiianti loro stesse a taleiita. Cio ad allri andiede a saiidarsi a padroni di colore altri sJognarono chc prodi in gue tante guerre avevano conibattulo a loro liaiico. Ma non cosi piacquc ad Annibale; ei voile, si inorissero a freccie tiitto il drap jiello nniTieroso die rinianea, onde non obbedissero in seguilo ai houiani. Fi; stroz/.are non mono VOOO cavalli , c moiti altri giujnt'nti , die non potea niunar seco iicH' Africa. Sceso linalnicnte nolle navi , jasciati poclii presidii ncUa Bruzia inenlre aspettava il vento j>ro[izio Annibale assalito dai cittadini della nostra Pdelia, c da altri italioti I'u cercalo ad arnii, fu iuseguito fu dato in fuga con la inorte di podii de'suoi, s' iuvolo per senisero
tiiUi
in
un luogo
l)uir loro
preniii,
prc.E
la
Bruzia fu
libera,
ma
sed ut omnem suspicandi occasionem j)raedicertt , potenliores scassirrvandos JS'nuiidis tradidil. Arnui poyulo adcmpta scrvis prui:buit , fjiios urbis cuslodiuc piaeposuerat . . Thitrioruni bona mililibus dcripicnda cxibuit prnclcr (/nam trium millinm civium , qitos Carlltaginioisiiim cujiidinsiinos norat ct ex iKjiesti lurbcKiiiintjiKKjinlurum: ijiius omites, reliria urbe in pnlcslalc milituin praesidiorum, t'rutoncm Irciduxil et sedc7n belli vl Jtorreiim, quod oppidum propter ojiporlKnitolcm dure
:
jiaratiifi
At priusquctm solvcret sociorum sihiquc stibdiloruin quos iam ecu hosles oderat expUalionUms ac direptionibus mililcm suuin ditarc conslittiit ut citis benevoletitia tutus csset adversns cicium valumnias. Scd vcritus ipsemel conlrd [idem acquitulcin'/ue soiios violarc (iliciKt opera uli v(duit. Asdntbdlcmque classis prdcfeclwiii per siinulationnn caussamque visendi praesidia per civitatcs dimisil qui singulas
sibi deleijcrat.
,
,
ferre possint , relupia diripiebat. Qua re divtilgata , tnulti varioante advrnlum Asdrubnlis in mililes praesidi(tros insurrexerutit que cventii nunc oppidani , nunc militcs victoria policbuulur. Sic caedrs ingens , turn matronarum slu]>ra, virgiuumque rapliones , aliaque
injrcssus
sdrritiis
iussis civibus
tma
mm
scrvis
siiblatis
qtttis
rilio
miijrnrv
sohni
admiitcbanltir.
59
Tutto il tralto storico c del greciin proda alle rovine sla citato (1). Partito Annibale dall' Italia, stesa la mano del pcrdono, dice che il modosimo (jrreeista, dal Senato Romano a tutti gl' Itali
tiitto
.
Bruzi
poiche
gli
si
eraiio
mo-
piu
I'edeli
,
defle
armi
fino all' ultimo, spogliali in parte de' loro caiujff, e toiti all' onore di essere pii'i ascritti alia milizia ,
fiirono condannati scguire i consoli nolle provincie, cd esereitarc a siniiglianza di servi, i pubblici ulTici (2). Auio Gellio (3) aggrava quesla pena in dicendo, che seguivano i magistrati, come coloro
che nelle rappre?entanze teatrali crane dcnominati lorarii , cioe, rei con le che loro era dato da' njagistrati di legare, e baltore corrogsie. Da cio taluni, e solo per fare un onta alle gonti calabre, presero argomento, die Bruzi fossero stati crudeli tortori dell' Vnii
il
ombra
padri
di
ve-
ro
in (jucsti
conc<!tti
de' malinte?i.
Perche
nostri
aver
haud i(1) Annibal itulici generis milites , qui sub se meruerant magnificis promissis teiitagna-:us strenuos, ac probe exercitatos esse vit in Aphricam secuin pertrahere. Quorum qui cib (lagitia in palrium redire metuebant , voluntario exsilio se se niulctanles , secuti sunt , sedqni nuUius facinoris mali sibi couscii crant abiiuerunt. Eos igiiur quiretnanere , quam sequi maluerunt, in unum locum (quasi vel ad eos verba facere , vel praemia rerum gcstarum rependrre , vel aliquid in posterum mandare vellet J convenire omnes iussos repente exercitu armato circumsppsit , suisque imperavit, ut ex iis, quot tuberet muncipia dealios puduit commilitones . quibtis tot res ligerent. Fuere qui eligerent gessissent sic in foedam servitulem protrudere. Qui restabant ne Hoinanis unquam inservirent omnes iacuUs conjlixit. Ad haec equorum qnatuor millia, et iumentorum vim non parvam, quia in Aphricam (raicere non polerai, iugutari iussit. Post haec.imposito in naves exercitu, paucisque praesidii specie in agro Brutiorum relictis , vej^Lum expectabal. At Petelini , aliique [tali eos adorti , aliquot trucidutis , aufugerunt.
, , , ,
Appiani Aloxan. lib. de bell. Annib. senatus ilaiicis omnibus populis, qui ad Poenum deficcrant veniam dedit resque omnes anteactas oblivione sempiterna delendas censiiit. Brutiis quia ad ultimum promptissimi socii Annibali permanserant pars agri adampta , armaque si qua restabant, praeter ea Annibal prius arripuerat. Omni etiam militia , ut qui ius libertutis autiserant illis interdictum : el romanos consules in provincias euntes ad publico muniu obeunda , veluti famuli sequi iusssi sunt. Appiani Alexan. ibid. . Primi totius Italiae Brulii ad Annibalem dcsciverant id (3) romani acgre possi, postquam Annibal Italia decessit, superalique Poeni sunt Brutios ignominiae cuussa milites tcribehant nee pro sociis habebant sed magistraiious in provinciis eun,ib.is parere et praeministrare servorum vicem iusserunl. Itaque hi sequebantur viagistratus tanquam in scenicis fabulis qui dicebantur lorarii; et quos crant iussi vinriebant aut verberabant quod autcm ex Brutiis crat appcllali sunt Brulii. Aiili Gellii Noclium AMicp.rum lib. lUI.
(2)
Annibale digresso
,
lanl'obbrobrio
ma
i
e, si Eutropio , qiialtro aniii pri, ritornaroiio alia j'ede Roniai)a (I)'? Ancora carnelici son denoniinati lioia dai Boy popoli, che avcano lo,
se volenticri
<li
|>arliro
Aiiiiibalc
ro sede non lunge dalla Trcbhia, ove omai sorgo Ravenna, Parcome dice ma Kerrara Rologna a'qnali Roy veramcnte essi , Strahone (*i), fii dato in pt^na I't-sercizio di Boia poiclie oUrepassate lo Alpi dal Gonio (loHarmi cartaginesi, insorsero couIro roinani, c nella giierra conibattiita contro loro no lasciarono una strago di 2V000 con la morlo, come dice il Padovano (3), fuor deir istesso console Pos luniio , del teschio di cni fecero r iimana picta, iiii vaso pacro, che adojieravano ne'sacrifici, onde non i non obI)liarsi I' avvoniincnto gncrriiro. Laonde vcro o Rrnzi Boy fnrono condannati dal sciiato Romano allufilcio di Roia ciie A. (lollio non abbia inloso do' no.slri padri, ma parlar do' Ray ; c chc tanta onta si attribul col tempo a' Briizi, forso
.
per cqiiivoco. Aggiungo, poicbo 1" argomcnto e interessante, le riei dice aggrava piii signer (irimaldi Aulo Gcllio aspramentc la pona do' Rru/i dicondo hi nequil^milur magisfraius, tunquam in sccnicis fabnUs qui diccbaiUur lorurii l^e parole di qucsto pedante diedoro occasionc ad alcuro di sospettare, che Rrnzi fossoro stali tortori di Cristo c qucsto sosnetto ofTese o nazionali die si scagfiarono contr<j di Gellio orribiloiente E vero, liilli (|uoi clio con cio inlamarono la nostra nazione. e scassati dal fhe Rriizi furono sevcramonte puniti da' Romani e condannati a scrviro nolla milizia in qualuimoro do' loro soeii bta di scrvi pubblici Qucsto casligo col tempo fu modellato , i Rruzi militarono nolle truppe romanc e nella gucrra poiche
ilessioni del
,
quacin (1) O Cecilio , et T.ucio Vnlerio consulihus omnes rivilates Sruliis fib Aniiihnle (ciubanltir, anno quarto f^nte Annihalis rece$su7n, tcrtiodecimo pastquam in Ilaliam vcnerat, romanis se tradiderunt Eu,
tropii lib.
(2)
,
a L. Valerio Con^ule fusi ipso jmlso Ilaliae Annibale et lictoriis, gravitcr a romanis mulctati fuere , 7iam lorariis carnificisque officiis aitrihiili sunt. A romanis exj^ulsi Boy in Germaniani se contnlerunt ubi Htrciniae syhac partem incolverunt quae rrgio ab cis primo Boiohe^nda post obtetis aliquot litlcus Boemia est SIrabonis lib. vocata. (3) Cum Annihal Alpes iam transisset, Boy solicitalis Insubribus de-
Boy
iunt
et
feceruvt ad I'uenos, legatis romanorum per fruudpm ca)>lis, Man. Pracnon turn ob vetcres t>i torc , J'oslhumiu Consule , magna clade alJncto
,
,
Placcntiam, , fptnm quod nupcr circa I'ailuni CrertwuortKpii colonius in uijrum Gallicum deductas aegre petiebarttur, Pn%thun(ius ne caperetur occubuit. Spolia corpoiii omni v obnixus ris , r.apMtqii" duci* prnecisum Hoy ovantes temi'lo quod sanctissimun ul mos iis est , aura cae5( Ojiuil eos , infulerc, pnrgato inda capilo lavrre caham idquc sacrum vas iis erat. Livii lib. XXllI. cap. XVIU.
,
61
nazione Bruzia fece con tutte le altre ote 1' ottennero che se mai fossero rimasti nella dura condiziooe di servi anziche cercare la cittadinanza si sarebbero mossi cercare la liberta civile, che in tale occasione avevano La giusta idea di lofo perduta punizione possiamo formaria ricordandoci del loro stato politico qiial' era prima di questo tempo; essi erano socii di Roma, quantunque ohbiigati a'dazi ed a tributi ed a somrainistrare le loro da ora in avanti saranno sudditi. In triippe questo tempo in Italia che ancora si risontiva dell' antica barbaric e si pregiava della sua liberta, il nomc di suddito era obbrobrioso, ed ignominioso a segno che si confondeva col noma di servo. La naziona suddila pcrdeva i propri e V onore di essere consigli impiegata tra le ausiliarie ed era obbiigata servire a truppe di Roma quei ministri che i socii e i liberi sdegnavano di accettare. Questa era la condizione de' Bruzi secondo la testimonianza di Strabone. Cio duro troppo poco che vedremo nell' istoria la Bruzia tra socii romani.
stfciale
specialmente
la
tenere
il
metropoli delT antica Bruzia coniava le sue moe medaglie. Le une e le altre sono fregiate di vari sea quail non saprei se gni possa darsi una esatta interpetrazione. Le piu volte sono segnate con un teschio di Pallade con un granchio col teschio di un bove di un della Vittoria grifone alata del corno dell' abbondanza di un Giove assiso ad una biga, CO' fulmmi nella destra in atto di vibrarli, con disotto i canete
, ,
,
Cosenza
valli
un'aquila
cicala.
I
di
Giunone, che
tiene
in
raano
una
un' ape
od
al granchio il carattere dell' astuzia e di grifone pennuto dalle grandi ale, e dal rostro quasi non dissimile a quello dell'aquila, e dall' altre membra a simiglianza del leone da naturalisti ancora e conosciuto
,
naturalist!
sagace mganno
danno
II
come
un^ animale
,
di
in
vero
il
che
Bruzi
- Or
le
loro
la
tolleranza negli esercizi di col grifone , la guerra grande potenza, come altri vuole, di loro con Tape, il mele di che abbonda la Bruzia con la cicala forse si alludeva alle cicalo Regiiie, di che a suo che, secondo la
loro
solerzia
ela
Icvano mute.
I.
luogo parleremo,
favola, si vo-
Cancer,
rt
caput bovis.
,
BPETTEHiiN
avis gryphus
qumque pedes
II.
Caput Palladis,
Victoria
Victoria.
et
Canrri!^.
fortis militis
,
Caput
Lornu Amaltlieae
cum
alis
clypeus
malleus
BPET.
BFET
lupiier
cum
aquila,
BPET.
CAPHTOLO
KEPUBBLICA CR.OTOWESE.
jllidiio
i
VII
lali
Inrerlozzo di
fli
ricerrhe
qiioslo Y<)cabolo
ffiipsia lopuhMica, ^i-comlo il X\ ticllo Mrianiorfusi Ksposizionc, di alire <livt'rsp provojiienzp Si pniimerano le Imneio di quosia ropuMilica
i;sifnsiotii di-llo imiia deila nu'lropoU ; bei scnlimentr, piinciiiali - Cagioni -- Sno conceit II If del le^islatorc, c suo ?(>nalo si^. Gi iniaUli di sua floiidczza bi causa Guerre , Coniljatlnno contro i Sirili
cilti'i
AUri vo Origine di
de' Sibariii
Pesie
ressa
cscguili
*cnnlio
Locresi ; a[>paiec'cbi <Ii gueira , faniosu aforismo -- l}re^c conno sulla cedigi in qucsia b.-idajili.) Jebro ballag'.ia , onde Sibari fu dislrulla, e corrnzionc del costume, che ne segul Dioiii^io da Siracusa scioglic contro Crotoiie Le noslre repubbliilie comTriliaiio le aimi di loro in Crolone -- InCclicc incontro di tlori, <luro ('.roluner-r, e sua morle I Crolonesi vengono a condizioni col liraniio l.ivio ci paria solo di una sorprcsa fatla dal Siracusano alia rocra Oolonosc, c sua detcrizione 1 Uriizi insorgono contro Crotonc rbo incnpace dirondor--i Patelici cliianiit Siracusani in aiuto seiii.inieiiti del sig. ftlicaii , cui deplora lo siato della Magna Grecia in
i
per
que'
.l^ara
'c
Uei) disegno di Agolocle ccrcato n morle da'Crotoncsi riMenedt-mo sotto seiiibianze di rappaci'icare le discordie ciltadine si rende sigiiore di sua patria AUri ritrovali di Agatocle
tempi
in
Taranio
suo
Irridiniciilo-- I")i?cesa di
I'irro
ncll' Itali-i -- II
Senalo
Rom. manda
presidii ncIlo noslre repuliblube Alcunc di qucste si danno a Pirro , solo ('roione si ostina ]] abbalJuta , sue ruine -- Spirito di partito , e divcrsi cvcnti I I5ruzi una a Carlaginesi sc ne rcndono padroni se nc in^jadroniscono per la seconda v(dla - Ouadro palelico, che ce ne lascia l.ivio de' Groionesi - Le cose <li Annil);ilc prcndono mala piega -Si riiira sul Lacinio non da Ciolone Perchfe si dc-
dcscrive if (empio di Giunone Lacinia mftgnilicenza , sua colonna di oro , e iniracoli Q. FuL Flacco ne porla in Roma il tetlo di inaiino pir ndornaic 11 icmpio della For>iuna NeJia curia Koiiiana si vuole udirsi aitunc voci Il senalo coiiuTiida reiHitiiirsi il lello - Ncssiuio sa adatlnrlo - Q. F. Flacco non va Prcsso questo lempio Armibalc impiinito , e si strozza con un laccio v^iiva una iniera siagione Vi ergc un' ara con una epigrale Prcnulo dal bisogiio volea giovarsi della ^oloima di <iro -- Minacoe di Giunone-Viia digressiaiie
-- siia
iiominnio
piomoiitorio
li!n;^e
-- Si
dimoiif
-Roman! son rolli l-a Siinpronio anal II Console voia un tenipio alia Fviiuna Piimigeiiia - Aniiibale supcrato lilorna a Crolone -- Patelici acveiiij di Petroriio sulle roiiic di Crotone. Ncl 5o8 di Roma in Crolone
ViMu; a wcaiamuccie
coi coiis<Ie
alle
vengono
di
nuovo
i.i
nwndo
.(ina
colonia
romaua
Kumisinalica.
florcnt
^^rntoniatae (/uondam
firinu braii iiominarcnlur.
'Oiionlr" vdlte
tiiis.sici
,
cvm
. .
omnibus coprig,
mi sliidio di svfilgcrc rolcriic pagine dcgli anondo approiulorini dell.i pai'tirolari (Jell' fnipine lVi-jdo77.a , iioii monoclio della decadenza della rejiubhlica Crolor ariitno niio ik-ii pno non allegrarsi di uii sciUimcnto di ncsi'
(^
Ticln
63
o atlristarsi jxtscia alt' iliadef di golenne ardimento dolorosa di tanli mali, ondo oaddc. Scnole di alia sajjienza in cut si contendeva ii passo ii mondo incivililo; arti iiobilissinie succcarm! numerose e viiKitiici ; atleli nodcrsi con iioblli progressi destrezza netla ruuitica osteli ;illa cloria dcLili olimpici aaoni die priiiieagia. tiilto spira uu' aura di grandezza so comiiiercio
grande^za
che segna nell' isturia uu'opoca, cho, giuro, non si estolle il rornano ha pari sotto 1' italo cielo impero inTixii.!*^ non ii;n(in ripeterne gli esordi clie ro neinnieno the elibero iiiconiiycianionto in tempi remoti e dall' ignoranza cui dalla barbarie
che
la
quanto magciorniente mi caccio col pensiere noiia lontananza de'secoli anticbi non trovo, che favole, che inccrtezze, o tcnel)re non niai diradato dalla luce di una istoria critica cui I' animo nostro non puu non rifuggiie
favola
si
avcva
in
maggior oredito
dalla
e sdcgnare di acciiniular inccrtezze ad inrertezze, che non istruisccno, non dileUano clic solo que'che-lcgszono I'isloria oJtre il pensiere della filosotia. Insistendo io nuUauimeno, come seiii[ire mi ebbi le mire, in queste diflicilissime mie riccrche, suliu
lavola
,
orme de'classici della saggfa anticliita, ne ripetero gli esordi, sieno una favola, sieno un bel ritrovato, saraniio alincno argomenlo de' curiosi, fintanto che non ci si aprira il libro deUa vera istoria cni ci apprenderoi'.io e I' utile e il dilettevole che sono i veri amuioestramcnti di questa saggia maestra d.jlla vita. senza aver mira alia lavola Ahii in cui spi'cchiavasi I'lioe dell'ignoranza, vuolc i Crotonesi Aborigeni. nio della barhario Cio non e altro che escludernc ogui estranca provenicnza . La tradizione di un popolo primitive , dice 11 Signor Micali (1) del q:Kile altra dorivaziono non si sapova vedesi conservata noi il cui meno controverso tempi islorici sotto nome di Aborigeni laonde puM signiiicato I'u quello di indigeni , o naturali del pacse amnietlorsi con giust-a critica e forse con verita un puntu foiidameii^Tle della nostra istoria , cioe che sotto la denominazione di Aboi' leni di cui si valsero comunenionte gli autichi per dinotare o coltivatori dell' Italia non s' intese un. primi abitatori come da molti e s-taioo di str.inia origine popolo pnrtiolare iioslri popoli in quello stato aucor rozzo crediilo, in.i si bene e barharo di societa,{he costiluiscc i primi gradi di civilizazione unana. ( Tutto (jucrito non pno accumunarsi senlimenti di que", che scguendo la favoia nun ponno non ammetlere una certi:. si lu provenienza da eslranie terre. In (lueste crotonesi regic^ii lavola, beriche abitate sullo prime da gente Eno'ria Ausonia, <> l.ipigia, mosse un c>ulc del mare Egeo, denoininato Cotrone^ l>r<" lui morto inav\dutaniente da Creole ia vcce di Laciiuo fa^mos''
,
,
a.'^
(1)
Micali
italw avanli
il
doraioio dc'
Romanr.
64
nome ancoro
niba
Micilo
figlio
ladro abitator del monte non liingo da Crotone, che ora dal fluo e denominato promontorio Lacinio , che avna dato
di alciini
di
la
cilta di
il
Crotono fabbricata da
di
i'u si apospite della cui morle rimase dolentissimo (1). lo \eggio che cio si e espresso da me a rapidissimi acceiiti , n solo , che mi b grato giovarvi degli accciiti deir esule svcntiirato, che teniprava gli eterni suoi carmi al molle soflfio di auretta montana, ond' e ventilato il bel
Alcmolo, secondo
comandu
amico,
Ercole
nome
dell'
dell'
qualchc
cielo di Sulmona. Cercasi inlanto a s\ gcan re chi possa Degnarncnte succcdere , e del nuovo Crcsccnie impero sostencre il peso. La sparsa fama , e il coniun voto al troao Il chiaro Nume destind. Dei riti
Era e del cuilo delle sacre leggi Istrulto ajipien delle Sabine genii ; Ma non ei pago di cio solo, a cose Maggion aspira , e col c.ipace ingegno Delia nalura i piii nascosi arcani
,
Studiasi indagar. Spinto da queslo Violenlo desio la palria terra Abbandonando, ed i Cureti suoi , Ajla cilta dov' cbbe ospizio Alcidc. Giunse, ed a lui , che curioso cliiese Da chi fondate quelle greche raura
Ftir neil' italo suoi
,
Vn
Era
tempi
6 che Alcidc dell' Ibcro lido Ricco de' buoi di Gerion giuugesse
Fama
-- Anliocits scriptum reliquit ut Crotonem cundcrcnt , Mycelium eo Ivcum speculandi caussa vcnisse , cuiiKjue condiiam ihi videret Sybarim vicino amni coqnumen habentem earn potiorem iudicasse , profectumque ad OraciUum qnaesivisse], conderelur no Sybarim loco Crolonis, re-
(1)
Slrabonc aggiunge
altri particolari
,
sponsum
sic
habuisse
5"
o rii5
Ti'5
fiVatvsi,
Gibbose inr.axsum Mycclln alicnn rcquiris, VaiifKpte vi'tifiris quae danlur dona prnbalo. Eral autcm MyccUus non nihil yibbosus. Ilaquc revcrsum condidissc CrofoHpw, adiuKfinte Arrhia Sijracusanorum conditore, qui forte fortuna eo njipnlit, riitu (id Syraciisns midentas tenervt cursum JUritnr el-. iam qnnd rum Hhirillii.s, rl Arrhins ad Pylliium oracuUim jirafecli rssent , et Pithin inlirrognns , utruin divilias an sanilauin vcileut cum Archias npulenliam vellc respondissent. Myi'.Uus bonam vnletudinem ul CrntoniatcM salubertimam incolerent civHaletti. Itaque factum est Sirabonis lib. VI.
< . . .
6v>
tasciando a pnscolar su pralF L'errante arinenlo , aj,'li ospitali lelli Del gran Croioiic a riposarsi enlrasse E parleiidonc poscia in qiicslo luogo Dicesse ai giorni de' nipoii nosui nii moUo Vedrassi eretta una ciliii Taidii I' evciilo ad avverarne i detti.
E che
;
y.
DAIenore
figliuolo
un ccrlo
in
Argo
,
Miscelo fu di lal pieta, die ai nunii Era fra lulli in tiuella elade accetlo
sopito in alto sonno apparve Di nolle Alcide , e con la clava in iniino AI capo sovraslandogli sa tosto Surgi, ahbandona palrii lidi, e V onde A cercar \'^ dell' Esam pctroso. Cosi gli disse , e 'I niinacci6 , se lenlo Fosse ii cenno a contpir dagii occhi suui
lui
: i :
Poscia ad un irallo il I)io disparve, c 'I sonno. Sorfje ei da ietto, e a cio che inlese, e vide
Ripensando
Ed
in'^ertu a
il
Comanda
A
clii in
nume
Scverissiina Ifgge
Gia
iieir
<Jiiaudo ecco in
stellalo capo; sogno di veder gli purvc Lo stesso nume, ed il coinando isiessn Di nuovo udirne, e df piii gra\i pene
Ergea
la natte lo
Replicaia niinaccia . ove resiio Moslrisi ad ubbidir. Svegliasi, e lira Del Dio temendo , a partir tosio, e in nuova
Terra dispoasi a trasporlare Lari. I'er la cilia di suo disegno il grido Si sparse , e rco di \ iolaia legge Accusato egli vien. Poiche nel Ibrp La causa si irauo del fatlo slesso , Senza allra prova, o tcslimon, convinto Videsi, e me^lo sollevendo agli astri
i
Le braccia,
Cui
le
o lu, supplice esclamat e il volto faniose dodici falichs Nume alzarono al ciel , lu del niio fallo Consiglicre, ed aulor , porgimi aila. Soleansi in ArgD per cosiunic anlica
:
,.
nere
rei,
Erancon
Ed
quelle gl'inoiicenli assolli aiithe allora la falal seutenza Diessi cosi ; le oscurc pielre lulle Geilale fur nell' impiacabil urna.
Ma
U color ncro linjiformalo in bianco Trovossi c (juintli irt favor di Alcidf Salvo rJmasc , cd a&solutu il reo. Egli devolo al tutelar suo Nuinc Gr;izie nc rendc c con propf/io vanto Sold lo Jonio mar Taraiilo e il Guinu
,
, ;
E breve
La fatal foce dell' Esario Hume Da (jnel iion lungi ritrov6 la lomlja , Che il ccncr sacro di Croton chiudea K le dal Nume comandate inura
:
si
pose
il
die
nume
(1).
Nc
questo c
,
tulto.
noil avriva
I'umano
si
Como
raglone,
lo
ovc
,
ipotesi
vari sistcmi
jiucln
iiinti,
istoricho cui non valgono fjue' lurso iiicerti clio I' istessa istoria a noi porgo, Iian
nolle riccrclie
,
luogo un" opiriar vario. una trodenza diversa, die non niai ci tolnella (jiiale noi siamo io quelle cose, cui per gono d'incortezza il iungo ciro di socoli si o disporsa la luemoria. Erodato gran crodo i Ciotunesi una provtnionza Acliea (2). padro doll' isluria Talora altri scnza svolger forse le pagine doll' inioiortalo istorico, li crodono una dorivaziono Liguro. Con <pial fondaiiiento? e Caio Semp-onio, cite con nun saniio dirlo Ma Porzio Catono
, , ,
appi'ovaziono scrissero dolle origini do'popoli ilali, non sanno cioe U vogliono oriundi provenionza cllona venuti noil Italia a colonia. No non hingo d' Atono deir Acaia no del condoltiero della colonia , ne del tine , cho del quatido deterniinolli ci svelano cosa alcuna. So non fuori della vcrila istotaiita
non
dipartirsi dalla
,
nasso
;
Crotunesi conchiude Uionigi Alicarnon potrebbero essore clio popoli provenicnti dall' Arcaclie qiiesti riirono dia prinii elleni, che, varcate 1* onde Jonic, il si aprirono passo noil' Italia alia guida , come diccnimo , di Enotrio liglio di Licaouc (3).
rica lusse tale oiiarrazionc,
,
(1) (2)
Versionc
di
UondL
Heiodoti
lib.
Vranla.
Vnihris
cl
(3)
(ialU(ie\incerli ub ulrcuine profccli iituria. JSon hdctrvtis inrotnpnrala uriyo cius gentis est. SeU tcriplnrum rohim\urum iloctissinti , et in Us PiirrJus Cato, ('. Scmproqui diliiji'nlissimp scri/isit <lc regi'iuihus llnloiam urbiuin (irneco% ens esse (ilJiniunit, jirofrrlis c.r Acaia initllis annius, iiliiqiif te hvlluni 'J'rniantnn nvlnlibns, l\'ic tumen Jiscrfn IkkIuhI , ex qua naliuni:. (iracca tfuave uj^hc migraicritil ; ac ne tcmjms qitiilcin , out ducem cotoniac, uut quo cam pntrius seJcs roliqucrinl fithnhimqiic scquuLif/iirrs
ninm.
cnim
fuisse
jirirfcs
fulmlnnlur
Imhcliant,
con[i-
Ilnfi'ic
qiiasdam
67
"Ml lasciamo
sa
si
a' filologi
qucste
nu'Lilio
iiifrutlnoiSe ricerclu";
ci
(|U;\lo ei>-
lu
non dondo
fu
sia
1' impero di questa repubblica , iiiio al fiuehe estoUe il suo giogo a poclie niiglia da Crotune or detto Trionto che nie Hytia bagnatc lo iiborlose pralerie di Rossano, scarica le sue aequo nel mar Jonio (Ij. In tempo di sua floridezza il protendea non mono iungo lo coste del Tirreno. Crotone la metropoli, prima che i'Epirota vi avesse di-
era
steso la virtO delle rovine, godea di accerchiunti niura a dodicimila pa5si (2). Ma mi giovi rillettere col Signor Griiualdi. <c So dobbianio giudicare, e'dice, della grandezza delle sue nuira, che la dovreuuiio cuniparare ad una dellc giravano dodici mila passi o se la volessimo credore iu piu grandi citta di Europa presento dovremiiio dire che il numero proporzione della sua jjrandezza do' suoi abitanti sorpassava il mezzo milione. Ma io son persitacome erano in questi tempi fabbricale le no80 , che la maniera
, , , ,
stre citta greche non e comparabile alia lorma attuale delle cilta Europee I' estensione delle lore mura non ci puo far giudicare
,
ne della quantita dellc abitazioni, che comprendovano, ne del numero degli abitanti che racchiudevano perche erano le citta e fra I' uno e 1' altro vi rimaneva molto vuodiviso in quartieri to oltre di che buona porzione dello spazio interiore 1' occu|)avano i pubblici edifici di cui i greci erauo vani e magnilici ed luoghi destinati per gli esercizi ginnistici. A'i e anche da che dentro le medesime mura delle citta noslri greci Bospettare avevano un luogo destinato pe' lose sepolcri impereiocche esi.endo essi circondati da'barbari loro nemici e che i'acevano S|)esso delle scorrerie sopra i loro terreni non volevano ailidare in cain\)agna j loro cadaveri , pe' quali avevano un che olrispelto religiose
,
trepassava
(3}
da Suleto che si \uole Questa repubblica si ebbe le leggi mori condannato dalle medesime sue leggi (i). Millc de' piii iiluti
grecnicam
ret verilas
,
quomudo se habeat incerlum est. Quod si istorum sana est narratio non possimt esse coloni alterius generis quam Arcodici. Aam hi primi Graecorum traieclo simu Jonio, domiciliuta in Italium
que
,
translulerunt duvti ab Oenolrio Lycaoris jilio. reruin Rom. lib. II. Dionysii Aliiarnassci . a Locinio projnontorio ad amnem Hj(i) Crotoniatis regio liam prolcnsa fuit. Mnzochii. Dielribae I. cap. I. (2) Vrbs Croto in circtdtu patentem .Y//. milUa passum habuil unla Livii lib XXlIiJ. Cap. 1. Pyrrhi in Italiam adventum. (.3) Grimaldi Annali del rcg. di Nap. vol. 2. CO Vna (ra le allre sue le^'|<i era, eaeciarsi vivi alle fiammc ^\\ atliilteri. E' scoverlo usare con ia sposa di suo fialcllo, meiiato avuiili al pu polo profferi liuini di oloqucn^a, in niodo che eia volo tli luuidaila soio esule dal la ma per non vivcic alio scaudulo dellc sue jiroprie patriu
, , . ;
68
stri fittadini ne componeano il senato che si giovavano dell' alto saper di Pitagora. E questo per noi uii' argomeiito dolla forma del governo della Repubblica Crotonese. Fiorir ncllc arnii o tra tntte lo rcpnbbliclic italiane appellarsi bcata qucsta nobil Repubblica son doll' oloquentc di Arpino Tiicidido gli accenti (1). Ma donde tanta lloridezza, tanta felicita? per indicaro la felicita della repubblica Tarantina ue fa parallelo con la nostra Crotonese ei tutta nc vuolc la cagione dall' opportuntta del luogo che e del mare (2). lo a questa causa fisica
,
,
DOn mai giova senza la solcrzia de' cittadini aggiungo un' altra causa morale col signor Micali Le cause fisiche e morali, sono
,
le parole del saggio istorico (3), d'incremento, che si accoppiarono con la fondazionc delle greche colonie nell' Italia inferiore intorno aU'oftavo secolo, prima deH'cra volgare, sollcvarono si allamento la fortuna di quelle nasccnli ropubbliche cbe giunsero in breve ed se non superare 1' opulcnza spazio di tempo ad eguagliare il (Jau Iopotere dellc loro mctropoli. Crotone in ispecie, Sibari nia e gcneralmente le citta tutte cbe traevano oriRIetaponto gino dagli Achei del Peloponncse si segnalarono di buon' ora per Ta loro fiorente condizione siccome per un certo parlicolar governo , oho in commie doveltcro alio spirito imparziale e libero de' loro nazionali istituti. Poscia che le genti Ache disprezzando i volgari sentimenti di estendevano anche repubblicana gelosia sembra che una stessa agli cstranei i dritti della cittadinanza ,
,
,
avanza-
mento e in su la forza delle colonie incorporando di buon grado scmpre nuovi cittadini senza distinzione di sangue e di favella
questa possente cagiono di prosperita puossi con tuita franchezza e i| la niaggiore induslria attribuire la piu estcsa poj)olazione pill vivo splcndore dcgli slabilimenti Achei
,
-- Soleleggi di buon grado si diode ncllc fiamnii. Cosi Valerio Massimo tus , qui Crotoniatibus civibus suis luijcs dedil , atque inter alia laje expressit, ut moechi vivi cremarenlnr , lum ipse fralris uxorcm pvlluissel, flcprehensus , orationem tarn Itirulenlatn Imbuit , til dves remittcrc
pnenas vcUcnt
ncm
atque cxsilio tanlum cum dninnare. culpac intellitjcns in ignem ultra insiluil.
,
Valeiii
(1)
Max.
lib.
XVI.
Cicerotiis
rctoricorum
lib.
II.
licet conii(2) Enimvero Tarentum quam upportuno sit loco situm cere ex ea felicitate , qiiatn vlim Crotoniatae sunt adepli , qui stalioues navibui atitivas nonnuiias cum hubcrcnt , easqtie aliquundo adircnt naves sane pvrpaucae , inqentes tamon consequuti sitnt opes, non aliam ub
cauxxam
et locis
(3)
ul
,
omnium
upportunitas
est opinio nisi hanc quod vwgna essct eis hci quae tnmcn e cowparari quidcm menlur cum partihus ,
, ,
Tarcutinorum
urhis.
il
Tucididis
lib.
X.,
dom.
dc'
Rom.
Vol.
111.
69
ebbero Crotoncsi il piiino urto di NeTie cam{>3gne combattendo per la causa de' Sibariti chc mal sofguerra frendo Tarantitii, chc volevano dilatarsi oltre le spoado del Bradano si erano noa raeno uniti a lega co'Metaponlini, artliclji popoU
di Siri
i
dclla Lucama. Ancor soccorsa da'Locresi, e Taranlini Siri fu espycittadini sentirono il fendente del ferro de'iMetapoiitini, de' gnata, Crotonesi, de'^Sibariti, col sangue de'quaU rifuggiti iiel teinpio di Minerva fu condaminata la santita del luogo restandu rnorto )o stesso sacerdote... Alia vittoria segui uo'aer maligno checaceiando insensibilmeote nelle- vene un' umor letafe facea numerosa
i
, ,
de' Metapontini. Era qnoslo uno sdegno, si preda do' Crotonesi da loro fa creduto, delia Diva oltraggiata. Dal dimandato oracolo dj Delfo loro si rispoudea di una transazione a danaro tra la Dea, e i Siriti. A' responsi della sacra cortina nulla lu contraddetto cesso il malore. I Crotonesi fnorgogNti all" esito feliee di e intenti guerra
,
sempre
nuove
rivalita
si
comprometteano
i
di
nuove
glorie.
Noa
Siri. Allora si temprarono e mille spade sulle sponde dell' Esaro. Animati a patrii trionfi si videro uscire ia campo innumerabili prodi , e av\icendandosi nel mutuo incoraggiamento, agitare brandi, allacciare elmi indossar usberghi armarsi dello scudo , dell' intrepidezza. Giusta era Ja eausa de' Locresi ; ma che far poteano contro tanta potcnza? solo reslava loro ccrcarsi le armi degli Spartaoi. in questi , a non prender parte in combattendo una
vicini Locresi
mille armi
battaglia
longingue regioni rispondevano, implorarsi I'aiuto di Castore , e JolJuce lor protettori (1). I Locresi a tale response sentirono insolito ardimento, e loro sul ciglio rideva la speranza 11 teatro di guerra fu aperto sulle sponde del fiume Sagra, or nella nuova geografia denominato Alaro. A J2000 erano gli armati Crotonesi: solo a IjOO i Locresi-. Quanta disparita di lorze! S' ode d'ambo
,
segno della guerra I Crotonesi vigili alle glorie pria riportate si cacciavano in mezzo da eroi i Locresi memori alia tutela deal' iddii gemelli combattevano, come pe' loro piu cari interessi Confiisa era la mischia II incerto I'evento pallore era sul volto del Locrese, ela speranza: trepidava il Crotonese ... Non e indarno la speranza della tutela due giovini a nobili sembianze, assisi su biancbi corsieri, d'inpavido ardimento furono vcduti, si e fama, in mezzo a'Locresi imfra le coprti, ove il pazienti piu grand'era pericolo combatterc da prodi, un' aquila aucora sorvolare sul capo di loro, soflermare il Yolo sulle cimc delle bandiere e non dipartirsi fintanto che non
parti
il
le
ono squiilar
di
cavi bronzi
era
(i)/
Herodcti
lib.
V. 73.
70
fiirono rotti, e soonntti i Croloncsi, e lo aequo del Sai^ra rosscgQucgiare in;j;rossando del sanguo di loro Bparso a larj;;;! vena sla battaglia oombattiila sul liimic Sagra si vuole iiccoiupagnata da prodigi esscre slata aiiiiuiiziata iu.-l luodcsimo ill in Coriii-
in Atcno (I), oiide obbo hiogo T aiiediluto , che siiona sul labbro di cjiio', che vulendu dare argonienlo di ogiii cortezza a qiiaUlie avvonimeiito c piu certo ihW avveni' dicono viento del fiitntc Sngni (i). Da qiit'slo avviliti, (ktWonesi coiiiinciarono a sdeiznar la virtu, uon the uuiii disciplina niilitara, e si
to,
ill
Sparta,
sareljbero dati ad ogni nelandezza, so il cicio provvLdo noii avcsse luandato loru I'itagora, a' iii diviiii consigli si giovaiono. E qui mi taccio dc-lia noltii battaglia combaltula tial valur Crotoiiese iielle adiacenze del J'rionlo cui fu spciito I' orgoglio Sibaritico, c smantellata la cilta volultuosa (3). Ma cio fu a Ciotonosi come un incendio lacccso nolle selve dilalantesi dal suflio di un' aura leggiera che spira dall' alto in giu della valle. AlI'esemplo de' voluttuosi Sibarili, idolalrarono anclie cssi il faslo, la volulta. I loro sguardi non piii rivoiti allinsegue, unde Marte che il mouao chiania guerra si deprecede in quegrincontri jiziavan solo nelle mollezze, che con(juidouo lo spirito reso servo irretito nel laccio della curruttiUi, onde non e piu capace. di cose grandi, e generose. Si videro allura camminar le vie crolonesi littori ancor de' prelori calzali a bianchi sandali, veslir vesti porporine, o coronarsi di derate coroiie [h). Si videro i cilladini an<
, , ,
,
ubt CCJ33 Locrenses Post Locros scquitur Sagra fltiviui de ("AAA' miUibus CrotonuUurujn pugna cvmutissa victuriam re]>oilurvnl, (itijuc Ititic aiunl truclmn proverbium contra fidem rci diroi/aiitcs -\erii>r(i sunt have rihtis ad Sa<ir<tin geslis. Adiiciuut uonnulli fabulum ea ipsa die cum Olyrnpicuvi arjcretur cirtamen , rem its qui ibi turn intereranl fuiiisc annunciittam, veritalemquc rei uuncii claritftte comprobnlom nt(/uv hanc cladem aiunl caussam fuissc , cur CrvIntiiaiae paullo pusl liij.si/'urciUur ob itttillilni'inem eurum qui cecidc-- SlrahoHiS lib. 6. - E Cic. de nut. Dcoyu)n lib. 11. Cam ad flu lanl vium Sojram trotoniata Locri tnaximo jiracltu dcvicissent, vo ip$o die
(!)
.
.
.
ttnn
JSfte(jinis
auditam
(2)
I
esse
Locri-si
Sagra nj,'li Iddii tulflari. (.1) Dcscritereriio nella ropubblita Sibarilica lulli i particolari di qucsta baiianUa. Aliri da lullo aliro y cbe dal faslo nc vuole la (*) capione. S\ da C0DlCi>l<j di Atonco - Croinniatae vero ul itujuit Timocus . Sibaritns cum ul civitatrin il h'llaucnt, vohiptatibius ne irriliri aden stisliuuernnt (lurrn corona, lunrm j>racti>ri% lirlnr circuuiirel amirlus vcsle purjinreii rcdimitus , nlbis erepidis catrealus. Quidam ub luxum aiitnt non ul fat turn $ed ob medicum Democcdcn qui nntione crnlnniales , cum I'olyicralr. Samiorum tyrmino ttrs<iJj, ncrin) itio iib Omclc captivus pnsi ciui mortem abiluctus cH a Pcriis : apud quos rum detincrvlur et
sulie
spondc
iM Imme
piignam ludis Ohjmpiae, tu'-morine proditum est. por qucsle villorie f.ililnioarorvo un Diagnilico
teinplo
71
diir
diotro a dl a (H a mille
(lcl)a
'''*
sffotiezze
tiitfo
1'
;iprirsi
il
teatro
dell' orgoglio, c
do corrotto
(1).
'"A
e:-^.q',j'i.
impronta di un mon-
..
XXVII alimpiade, ed altri neVolgeva I'anno quarto dclla che \ivca solo almici si siiscitavano contro Crotone. Dionisio
,
XX
anibizione, nutrendo forte pensiero da Siraciisa, ciii era tiranno; protonder I' imporo sul meridionalc della nostra itala penisola navi che chiudevano in seno piu scioglieva da'snoi lidi con miia pcdoni e a tremila cavalieri. Allora tuttc le nostra di
1'
XXXX
XX
ellene rcpobbliche animate insieme da un solo interesse, dal solenne interesse di patria si atTratollarono con mutui vincoli di confederazione. In Crotone furnno riconcentrate tutte lo forze bellit^ose di loro. Ad Elori celebre pel solenne ardire, che esulava in che nial contcnti del tiranno vi si erano Crotone una ad altri niolti si diede il supremo comando della guerra , rifuggiti da Siracusa sperandosi da lui felici avvenimenti dall'odio, che nutria contro Dioa due mila cavalieri. mila pedoni nisio. L' esercito era a marcia coi che potea Elori disposte le cose a miglior senno suoi \erso Caulonia tenuta dianzi assediata da Dionisio sperando al suo arrivo stancati omai dall'assedio superar facilmente i nemici. Arrolla egli suoi armati lungo le sponde del fiume or denominato Elori (2). Dionisio gli e incontro. Elori seguito da 500 de'suoi piu prodi si distacca dal forte del suo esercito. Dionisio, che nulla lasciava inesplorato vuole trarne vantaggio. Erano i primi splcndori antelucani, e Dionisio si avanza incontro agli Eloriani, e pugna senza intermettersi forte urto di guerra. Elori rima imparl sono le sue forze. sponde con un valore di eroe Chiamata la parte maggiore de'suoi, accorre senza usuradi temElori co' suoi moriva trafitto nei campo della gloria. po. Indarno Si viene intanto al conflitto di guerra. I nostri greci lassi da! cotmolti muoiono a furore ter rapido son rotti son dati in fuga inimico pochissimi si salvano alia spicciolata sulle cime di un . laonte Sventurati Quivi neppure loro e scampo. 11 monte tutto (ircondato di armi e di armati, quell' avanzo infelice d
, ,
XX
Attossan tixorem Darii . ptiamque Cyri cruciatu mammarum aegram sanavisset ut in Graeciam revectus operae suae mercedem popoxcil
,
,
suis
tanquam posllimivio
,
restitneretitr.
:
maiiere statuit ubi mancipium in servitutem asscrere vellet , secundum libertutem Crotoniatue vindicias dederunt , el dcducta stola Persica vesie amictus Victor septimo quoque die cum praetore Deorum altaria circumit non luxuriosi fnslus, uut insolentiae caussa, serf quod vcluti per ludum ita Persis insultent. Athenaei Deipnosophislarum lib. XII. che Pilagora fa per loro uu (1) Negli articoli segaenti esporremo angelo di salute , die li ctiiamo a buon cammino.
illic
,
reversus
(2j
72
l.ilicato
iiisio
,
(lalla
famo
e darsi condizioni Dcporrc lo anni a talcnto del vincitore era la risposta del tiraniu). Inedia non arrossisce allc umiliazioni Deposte Ic anni , discendono dal iiionte ogri mezzo ignudi , obbligati di jnissar avant4 sparuti tl tiraiir)() cUe assise sopra uu trono circondato dagli eserciti , con una bacchetta alle mani enurneravali come era uso farsi con Fiirono liboii , e lore dato governarsi alle proprie gli schiavi
, ,
oncio venire
Mandano
a Dio-
leggi
Ma
coinandali sciogliessersi dalla lega (1). Livio si tacc di tai guerricri avvenimen'i. Alia dcscri,
imminente da un
natura
,
lato al
di
marc
dall'al-
fortilicata dalla
poscia
accerchianti
muri aggiunge solo, essere slata per le opposte rupi sorpresa per inganno da Dionisio (2). AUri iiiimici si armavano conlro i Crotoncsi. 1 Bnizi dal nobile ardiincnlo signoreggiando sull' occidentc della nostra pcnisola lino alia selva Regina , alimcntavano forti pensieri disl<Mider8i nell' oriente della stessa. Crotone e circondata di assediu.-Crotone , cho tanto iiori nellc armi non avea forzo basUuiti
,
in
Siracusani
I'
opporrc allora generosa resislcnza. Ella implorava I' aiuto do' che volentieri mandavano armi ed armati, ma coa
, ,
alio discgno d' inlreiiare insonsibilniente le no^re italiote remapiibbliclie. Ahi I lino all'imo del niio cuore sento discendcr la
iii.'iconia dai paletici accenli del cui deplora lo saggio Micali stalo inlVlice in que' UMii|)i dclla nostra Magna Grecia . Mentre, ei dicp, pill cbe la niota dell' Italia era tenuta in continuo moto
,
Koma o doll' invincibil rcrmezza dalla crescente ambizione di (iesnoi avversari , la Magna Grecia sin qui slraniera ai grandi awenimiMili del contineiite presentava nel suo inlerno una scena di allari non nuno turbolenti e gravi. La svenliirata Grecia funr del modo degenerata dopo la morte di Alessandro il grande, e durante i' eta de' siioi meno generosi suceossori, non trovavasi i piu in circostanze atle a ridestare la sua attivita , e a vclgere suoi deboli sforzi verso le colonic all' |a fiorente Sicilia, opposto che tnttavia primeggiava per Ic forze navali e il ricco suo comavc\a I'rancamente lainbizione mercio cd il potcre di regolare la sorte di tulto le repubbliclic italiote a lei vicino, ridolte ogginiai a tale dccadenza a non poter piii reggere contro Tardimcnloso sjtirUn df>' r,ruzi le cui armi latali miiiacciavano 1' intero nc i slerminio de (Ireci ISe le lazioni salutari dell' espcricuza
, , , : , , ,
(i)
(i)
XXXX.
an. JJII.
imminct mari, altera vergente in agrum iilti iinniiia, postca et muro cincln, quae per aversas rupet ab Vyomsio Skiliae lyruntw per dolwn fucrat eapta. Livii libi XXI li. rap. I.
tina parle
73
rlanni rifcvuti
auticJie selte
no
da Dionisio valsero a frenarc tra quelle colonie lo e le funeste loro dissensioni che mentre
,
in
pencolo
la
comune
salvezza
Itaiiani. Non sptM-anza degli iinportante , in cui questa bella parte delia penisola commos?a da rapide, e str?ne viceode di sorte , potesse meglio istruirne sulie miserie di nn popolo dcgenerafo ... Ora essendosi i bellicosi Briizi inoltrati sino al promontorio Lacinio , tentarono d'impossessarsi della nobile ciUa di Crotone che
offesi
giosa posizione tutlavia conservava un' invidiato splcndore. In voders. .1 Lrotonesi strelli di assedio ricercarono aiuto a' Siracusani, che a si ben arrivata inchiesta con una flotta inlroducendo nelta rocca un considerabile numero di milizie sotto il comando specie di i?osistrato uno de' rettori attuali del coverno di Siracnsa. La presenza dcgli ausiliari salvo Crotone dal pericolo , ma non dalla dipendenza , perche 1' alto loro disegno si era di convertire insensibilmente una protezione apparente in assoluta si L ambizionc de" gnoria (1) Siracusani intanto non dormia. AgatocJe, che ambiz.oso piu di Dionisio suo padre non sperava ved?re adempiuto .1 suo d.segno , cioe di piantarsi un trono neir Italia
per
la
sua vanta-
^' ^'*^"' sciolse da Siracusa, ed nnpnl^""'^ '^f'''' ^'/'^"^ ^'^^ ^S'' '^'''^ avea lasciato in C otoMB .otto /''P'k^' '"'"'i'' Lro one Ic sembianze di
'X
""' ''"''
'^
Taranto
"'"
''
^^''^
'''^P^'^
>"
(2).
''''
assid.u^C;.
r?
'"'';
^^"'" Repubblica
in
Crotonese.
Le
Si!i r In
fratSlirp iratellare
i
TmM Tw.
ITtrJV
r f' Crotones! to vincoli soavi di amista si giovo della \'\y'^'^ addivenne signore indipendente di sua ^'" '^ ^^^"^ ^' "" vero cittadino; TeunlZTr!" l" l^''""'^^ "^ '''' pensiere del servaggio porta con se^ oo f *- ?o ie Dene note di "''f be IP^nnJ"f patno amore ...
,
,
rappacitlcare le discordie
af-
''<^'''
il
-J'^''%vanti
dominio
de'
rom.
lib.
IIII.
cap.
I.
etcaedLlL^n'.
re" v^^^^^^
frater
cum
J;^*''"^
j"^*"'^
II.
et
Crotoniata.
ad Olimp.
DV
an, 4.
V*
Vodi
SiracusaHo <crca III) vaulagyio a' siiui iiiilklii ilisogiii- II tempo , gli avuna mod.'la a saiiarlo vcniint'.nti diversi no erano stali in lui del vivore insonno ad jiprirsi il |)ass(> neH" itala ponisola o luannozzo larvi^i uii troiio. K" scrivc a ML-iiodomo, dover menarc a di ucll Epiro la sua Ji-liuoli Lanajsa , c gli move siioi prot^lii It^ sue lloUe, die 1' accompagnavano, lermarsi nel pott.> solTrire dnllaniico. 11 liranno iiivece tulto tuUo si crotoiie'^e. Nulla
li
IMi'ur.ltjnio.
l'
ambizionc
(^
l"
Aizatoolc era
aini<i/.ia
il
amico
nol Iratlir
<
irc.ondo quel
gli
cdilioi
propiiKpii al lido. Stupirono un icrrore, aprircuo le porte della citta, sporaiido in tai niop.'llo Entrati nclla citta , si caceiaroiio il piedc nelill inerte. liidarno bagnandole del sangue di qtie* le ahila^ioni, lasciandole a ruba lasclandovi un chc oppoiioano resislenza. SI le cose iiiescluni Siracusa , ove a pochi anni 111 presidio Agalocle scioglie per loUo alia vita (I), e Crotone fu libera. reAltre scene guerriere preparavansi per Ic nostre italiole uoino prode , e anibizioso scioglicva dall' EPirro
,
!
tiaditi
Crotoiiesi
iuro
no^que nel
pubbliche.
,
che
la
alia
oredeva
scMialo
aversi accpiistato
,
il
dritto
toglieria
a^^'i
altri
delle almeno per loro confederate, onde, sc non per lermezza di lede, non si de^^sero a Pirro, a' Sannili. Combattuta quella teriieiiza fui.estissima a' llomani , iirra battiiglia suite sponde del Lyiis , vincitrici di le baiidiere !e nostre repubbliche italiote seguirono ma ebbero epiroti presidii. Sulo Crotone si oslinava ; Pirro, e si uno ammonticamento, in uno la sua ostinazionc la vide cadtsre in Crotone . . sfasciume di pietre , in una rovina, in un deserto. a quanla (iorcnte Crotone nolle armi. Abballuta allora non era suoi conlmi i de' Bruzi do, a quando dal gucrriero ardimento c quindi infievohlo , couimercio scemato il
,
Romano, che non ignorava qnal si era I'Epirota nel poler omai armi mnndo presidii nellc nostre grechc repu\)l)liclie
si
erano
ristretti
mnmnnur/hahcs udversum Crolonem cxercUum Mcnrdcmum, qui amicus iUi crat misit ne
, ,
(1)
,m
duccre , turbarcur
nuncmm uU
pcrque ven^j;'^
rum ud
oruatam dasse.
.
lit
hac
fruude
et fossae :,'Z,]ycircun,dJlU. a,mqnc pclrariae metu portts , Againoaperlis prae dinussrt, Crvtouintac id couspicati in oppidum K^" rlrm. i'.ri-n;lumquc rvccpcruut. Turn inrupUono '"';'. Tandem pracsidio ad Crolorircsqne (rucidarunt r/.-5 ,
,
cuUumenlo maj:u nn
di'ipucrunl
' ,
mail iclicin
Syracuias renaviijaiil. -^
UiodQii Siculj
.
F.cloga
UU
ex )ib. H.
7S
niiino non vede, V anlico valore. Crolone (iiierricTo E|)iri>ta. La cilta da' suoi
fii
lunghi
,
la citta dai subliiui edilici miglia , fostante dai saoi ricclii teiupli, dopo l' urto di guerra epirota 81 vtd ristrcUa in brieve caBtoi-;. II Hume Esaro ricco di acific dalle riveadornale di cbe il bol mezzo cit,
dodici
citta
pal-iggi,
occupavano
doUa
vide in allora deerto, e lunge bagnar lo campagne. Le rocche, aiitiche rocche da' loro alii |e murazzi, che innanzi chiudevano 111 seno delia cilU annati , ed aniii, si viuero poi torreggiar lunge y di' abil.ilo. I suoi ciltadini pieui di ardiniento lo
ta, &i
gnerriero
pt-r
poi
oe^letti
oziosi,
Icnti, sparuli,
:
iu
agonia
le bandiere dall" insegno dell' aqnila reginj. II duce trovando quivi piu sicurezza con la sua oste m-vea ijpiruta ana rocca larantin.u II console romano lo sorprese lungo ii cammmo, ode' suoi fe duro governo (2). Altri mali air infelice Crotone. Volgea I' anno 537 di Romi
Nullain-eno Crotone era libera ancora governavasi al suo anlico istiluto, Non Jiingo tempo e S4 vide iwiscere un sovvertiiiieHto. uno spiiite di parte, fazioni, setle, si divisero i ciltadini Un 6guirono le arnii epirote , llri le roinane. Que' che seguivano I'aquile latine, coiicepirono per darsi lurse maggior sicurta il disegno, tradir la patria liberta, djre con occulti modi la citta a Uomani invitando a tale uopo ii console Kulino di approssiinarsi alle mura co'suoi aroiati. L^ evcnto non secondo il rco volore. La fazione opi)sta, conosciuto lal disegno, senza mora con inossi fe nolo in laranlo al duce Epirota recarsi cotj le armate iti i.fotone a difendere iJ suo paitito. In Crotone nulladimono er. un presidio di Epin.ti di Lucani. II console romano in appn.ssimandosi alia cilia, credeva , lunge ogni ostacolo , potersene d.ir paijione. hallirono le suo speranze. I suoi respinti dal presidio ncniico, fuiono rotti. r in parte lasciali morli. Ma cio fn una venliira |.o Komam. 11 duce del |)residio Crolonese, volendo correre a soccorso della cilia di Locri ove fei credeva forse ire a scamasanzo de" Komani, lascio Crotone senza difesa. jMrsi II console romano di cid non igfiaro , a passi rap damente sludiati to s.ioi mosse '.rotone, e senza lunga resistenza vi si inlrodiisse. tosto
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onde popolarsi omai deserla dalle
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,
Anstomaco
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rocca, ncoverano in Locri. (1) Chi polra dalle laorime a questo quadro nianinconioso lo che temperarsiho tutta mi presento lantica gloria la grandezza di questa citta , io non posso non sentirne lulta 1 amarezza , e commiserare gli umani avveni menti...
!
Anstomaco indarno le insinuazioni fugge ad A^nnone Que'di Locn commiserati alia sventura deCrotonesi mandano legati' Che entrando col volere di Annooe nella rocca, gli scongiurano lasciar la rocca, e muovere in Locri onde togliersi di mezzo a' venluri mail. Non indarno le i crotonesi preglnere lasciata
loro
.
un lamenlo fu la voce di tulti voler piuttosto e miseramente perire anziche ammettere i Bruzi nelle lore mura ed loro riti , le costumanze , le apprendersi il di leggi
grido,
i
linguaggiff
la
L'uomo non scmpre si ha un volto lieto Anniba le fermo suoi quartieri nella voluttuosa
i
di fortuna.
Da
clie
d Italia incominciarono a declinare dalla prima gloria. Combattendo con Mnrcello, dal signor Goldsmith (2) chiSmata la spada di Roma era or vincitore, or vinto; ma niuna battaglia dec.deva d ambo le parti. Partivano intanto capitanate d'Asdrubale nuove leve dalla Ispagna per decreto del senato Cartaginese a soccorso di Ann.bale in Italia. E non furon queste, che I'infeUcc
fari
be
'cosi
Capua
suoi af-
Caduti in imbosca o h'''"^?'*""'"'"-^."! Cartaginese. deconsoh romani Livio, e Nerone, furon rotti, disfatti lasc.at. morti. Annibale lieto si aspettava il soccorso; ma in vece si v.degiltare nel campo il capodi AsrJrubale lordato di sangue, anneridal empo. Allora quel Grande conoscendo essersi da lui allontanata la fortuna, si restrmse co' suoi, lacerato il petto al sentimento del dolore, m unangoJo dell' Italia (3), e veramente non
STr.r opera
dall
dallo stesso Livio, da Crotone presso il promontV^emplo, che vi era fabbricato da tLnV'.'^ lilolo (i. Giunone '.'' "^'"'.^' Lacmia. Di questo tempio, di die omai non restano che poche rovine, slormate dal tempo, dalle quali rarcheologo indarno si darebbe studio trarre con-^etturc, se voglianio conoscere I engine, 1' animo non deve rifuggire dalla favola. Sopra
(1) Livii (2) (3)
lib.
I.
come vedremo
ZZ
Vol.
rertisset rnnut A,ri.,.k / quod servaium cam cura attalerit vr id mlio hL\- ^ , Asdrubahs pHoosque Afros viuc^o., ut .rant osn.nd dol e'iaTT. """r '^' ad Annibalem H expromerc ouae nrtn'Jlllf/ -^ ".' lolulos ire simul in^Mico : famiulZ; icUlu u a s^er7T fortunam Carfoir''"' dixissp
,
' ,
C. Claudius consul
cum
in castra
tl^o,jinxs fcrlur
-.
custriiqne indeV.at.i n
Livii lib.
T"
XXVII.
cap.
XXXVU.
78
"h
la'c.at
non po.h
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u'c.do
maUino
a,ma
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o,
tele
2),
(11
Bercx^Ut
cum
hohus in
ItaUam
rrofcclus
;ro-
<'l>bc compiu >oio. che non ammc-llcvn, quaiulo 1 ^^"^ C.rcci fu ,.a vio.np.-nsa , onde dai ^i. bi dice fanlo XI. ileir Orlando in dcscrivcndo Olimpia se fosse coslci siaia a Connie , far volse , Quaiido Zensi T immagine
o.
.^10810.
^^ nT
Che
altra lolsc ^ Chi una parte , c da chi un' che coslei, ^on aveva a lorre ollra , luuc le hellezze crano in lii. nulla Im.ar <i' inleressante Di cio n'.6 cortcse TuUio , di cui , onde Crotonratae le parole in rjuesle mie "cerche" trascrivo ,uo,.dnr^ omnibus copiis, et in Italia beali '"''-r'^'V\ ^^7^ /m Z,nflorer.,a Zmsxm valebant. Jtaque Ueracleolem ..c^re.iU licturi/locuplelare excdlere exislitnabatuv , magna pietto caeieris
t B
nol tcinpio di Giunone, por dovca lanlc belie nude insieme accolse ;
in
perferione
Oa
CM
7Z'
p.clolibus /;,; Janduclum udluburrunl , is ct cewras tabvlas complures tarn fwn^idla pars usque ad nostram mtmoriam propter
vellr.
,
Lr
7'"^'!'
J""'"""^
'<'''3'"^"\.
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Heleuae so piu.jerc siwulncnnn ,nui30 conliurret Qxjoi alns praestare saept jonialne muliebri in corpore piuyrndo plunmum /.. leus\s Wu:o quacsxv.t nb l^^"ter ,
d,sU
;ee;"lU
auLnZ
-^
^-^^^
.
.
**
aficora
un popolo
di simulacri de'piu illuslri cittadini italiani dee di Icco sommo atleta, oriundi di di Astilo Crotonese di Eu,
i>EMEA LA SCOLPI. MILONE LA PORTO' EGLI STESSO SVLLE SVE SPALLE DALLA CITTA' SINO AL TEMPIO DELLA DEA PROTETTRICE DECROTONESl (1).
Se ne annunziavano pure alcuni pretesi miracoli da un ara, che si ergeva nel vestibolo non mai lasciarsi volitare il cenere sopra poslo (2) Poche eifre indicanti un nome scritte sopra una tegola del temple non mai potersi canceliare dal temse colui che I'avea scritte non era po prima chiamato fuori il
limo di Locri. Vi si ergeva ancora con colossale maesta^uello \i Milone Crotonese, che portava I'iscrizione OVESTASTATV\ ir. COMVNE DI CROTONE HA ELEVATA AL ATLETA MILONE
|)oter degli anni (3). Solenne n' era il di festivo ; secondo il iito de pagam , e la sfrenatezza di loro era profanato in mille ,
ma
formas , eorpra magno hie opcre mirarelur horum sorores sunt apud tros virgines. . . Praebeu iaturmihi hts virginibus formosissimas tuqmt , dum pingo id , Zlli cttus sum vobis ... Turn Crotoniaiae pubbUco de clnsiliotrZes unin, locum conduxerunt , et pictori quam tellet eligendi potstaUmdedT I"'
rgitur
et
puMm tlU
nqmunt
ex
CTd
ZlCt'''""'
(i)
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Pausaniae EUac.
.
lud7SZ
lib.
I.
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(2)
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frequents , proceris abictts arboribus sentTs llelnV '"',"* *^' ''^^'^ medio scua habuit , ubi omnis annpri^ ..,.,.. n '^^'"*/ paI)oaepascebalur peons sine ulh pastore : separaimZeeoressi^^^^^
sex millia ab urbe aberat nobile temnlnm .*^ lunonis sanctum Lacinjae et clTcapomul. silva
.
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^stabula
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igiiur fructus ex
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^-neabaat ad
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sacrata est
inclu'um
^'-^nouio templi rvc/fe/elzf o'"^"'cmerem nullus cuius %inquam moveat ventus. In hoc templo illud miraculi fuU.. ^- u'^ ^^"^- ^^P- I(3) Ugula templi ipsius nomen Tcw" / ?lt"'"r/ "' "' ?"'* /"^'^'^ '"
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80
dice il signer Vincenro Cuoco ricbiama inlorno al suo tompio i commercianti delV Italia della Grccia di Cartadella Sicilia Grotouesi questo fcsto sono i giorni piu lieti delgine per I'anno. Andiamo anclic noi alia ficra... Tutli gli eroi lianno viaitato qtiesta tempio che Ercole innalzo in onoro doUa sua implacabilc matrigna dopo che ebbo ucciso il faraoso ladro Lafestivita di
,
modi La
nel suo
Giunone
,
Romanzo
i
filosofico
,
cinio il Mequale avcva dato il Dome al luogo. Vlisso nelao, Enea, Achillo vi sono stati ad olTrir sacrifici alia Dea . . lo, e qualche altro amico della inia eta abbiamo seguito di fiaoca
,
la
che fanno al tempio tutte le matrono di Crotoil bosco era sparso qua o la dell' abitazioni de' sacerdoti, che formavano uq collegio cuj presedeva un \ecchio venerabile per saggezza, e per csempio d'intemerato costume... In questo tempio nessuno si cacciava a rapina de'ricchi tesori ivi custoditi noD depredati da Pirro lEpirota, non d'Annibale. Solo il pontefitoQ. Fulvio Flacco ne fe trasporlare il tetto (anno di Roma .581) di niamioree legolo per adornarnc il tempio della Fortuna, fabbricato a magnificenz.1 in Roma in adenipimonto del voto, che cgli stesso in qualila di Pretore combattcndo, avea fatto nella guerra nel Acho bagna ragonese sulle sponde del fiume Hero agro SpaTurono trasportatc in Roma le tegole ma per tutta la gnuolo curia romana si udl un fremito mille voci niuno voler condaminarsi di violata religione. Di tutti una era la voce rendersi al tempio le tolte tegole. Convocato il senate e si adducevano mille esempli che che Pirro non vi si era cacci^jto a ruba Annibale nulla ne avea rapinato che niuno avea fino allora
processione
, ,
,
;
'.'
pensicre stendervi le mani rapaci E si adessere indcgno coprire un teuiplo con le rovine di un' altro csser sempre gli slessi gl" Iddii voncrati in luoghi diversi e non convcniro adornar gli uni con le spoglie Da cio poste sulk' navi le togole, furono rostituitc degli altri roal t<.'m[ilo Laciiiio. A placar la Diva si ordinarono dal senate mano sacrilici espiatori ma le tegole, non furono poste a loro
conccputo neppure
il
ducevano mille
rugioiii
Wiogo
non bastarr>no
lo
solcrti
le replicate
(ure,
non
si
trovd'
(2)
V. Cuoty,
riatoiic
iti
lisli.
ai
E Fulvio Flacco noii hudio sapea piu aOaltarlo (1) , fu alienala la meulo. Ifti' diede impunito. A lui, irata (iiunotie due suoi ligli, che militavano noil" lUiria uno mori, Tallio egioe faor la spcranza forsc della vita. Di Fulvio tava gravcMiente
arlcfice
, ,
nolisie.
Fu
tolto alia
vita
con
laccio (2)... Presso q^iiesto te\n<richiamo le inie ricerche dalla brieve digressione , il graoplo Cartaginese una a' suoi armati , oiide que'dintoroi prcgero la de-
Bominazione
di
casira
punici, e gre ci enarrava i premuto dal biaognn spesso ponea nienle a quell' aurea colonna che nel tempio si ergeva ; c i' avrcbbe toUa, se la Diva nel silenzjo della notti?, a lui, che sentiva la dolcozza del sonno, non avesse-
AimibaHs estivo^uoa hntera stagione una epigrafe, coi a caralteri. piu gloriosi suoi av^venimonti, Nulladimeno
,
occhiov,
che
gli
sempre iuerte in quella stagione il Car che si avea allora la Bruzia Sempronio provincia ebhe piccolo scaramucee tieU' agro crotoncse. I romani
quivi
tagini'so
rotti
nel!'
:
(3)..
console
lasciarono l^ vita timore ritornarono netolti aU'ardiro piii combattere. Ma nel silengli aciaiTipa;noiiti zio della iiotte paitito il console, e inaodato uq nunzio al proconsole P. Licinio onde movesse a liii con le sue legioni. V^enuto il pro'onsole, si unirooo i suoi agli armati di P. Sempronio. Era r alba seriza indug'iio fu dato il segno della guerra. Le fvrze laddvippiale erano al. console argoniento di coraggio, ad Aih.
niille
e dueconto
a
gli
altri
presi
f nn. di Rom. 579. ) aedei Funonis Laeiniae- est Q, Fulvius Flaccus censor aedotti furtunae equestris quujn in Hispunia praetor bello oeltiberio voverat ... Magnum urnamcndtm .< teniplo ratui obiecturuin , ii tegulae mormoreae essent profeclus in Brulios aedem lunonis Laeiniae ad partem dimidiam delcfjil , id sails fore ratiis ad tegzndum quod aedificanHur ... Postquam censer rediit tegidae cxpasitae de navibus ad Umplum portubanlur quunquam ujtdit asent silehulur non (amen celare potuit. Fremitus igittirr in ctu'iis horex omnibus partibus posttdabatur, lU consules cam rem ad .<ctus est natitm referrent. Vt vera arcessilun in curiam censor venil multo ii>fpslius singidi universique pracsentcm lacerare ... Cum priu'itiiutm rcftvrelur appareret quid senlirent patres, relatione facta i unam omucs sententiam terunt , ut hue tejnlae roport^nda in templum locarenlur piacidaria lunoui fterent, Qune ad ndigionem pertinent cum cura facta, legulas relictas in area templi , quia repouendanim nemo arlifcx iuiie rationem potKsral redempinres renuntiarunt. Livii lib. XXXXII. tap \. (2; I.ivii lib. .\XVIIL caj). XWI.
(1)
Eodem anno
detec'n.
'.
(3)
Cirerani-i-^e div'tii^.
I ilk
I,
82
nibalo
gioiii
la
Sempronio sofferma
tempio
alia
nolle
di V. Licinio. Si \iene alia mischta ei'ispone a soccorso quelle se ne fece macello ill son lasciati a fiiga i Carlaginesi son rolti, fii a trecento ne furono presi vivi ; Annihale ]n\\ ili qualtntmila Crolone (1). >Lblipalo redire a mnra, dalle armi (Juante scene di rovine alia cltlA dall* ample le eitta d" Italia I dal popoln ^redicato tx^atissimo in tntte possenli,
:
prime
file
vota
uri
in
sento
fin
noil'
imo
del
mio
ciiore
pfi
son Ic sue vie fome e il genio della postilonza vi avesse sparso lorrore 1 I camdal rozzo metro dell' agricollore, sono pi non pin sono alleprati rme a lorme corvi dal rapace arove a ammonlicali di cadaveri, volo a lame ingordo paste (2)! si avvicemlano il tiglio Era Tamm 558 di Roma e Crotone si ebhe wnacolomaRommlotta da'triumvi-i V,u. Ottavio, da l.ucio Emilio PaoI i
,
siille
sue rovine
Fioriva
un tempo
mana
lo, e da C. Plolorio
I
(:i).
, ,
di argento di ore Ooton.si coniavano le loro moneto o diverse immagini , di rame. che sesnavano diverse epigrafe Vn Ercole sedente in atto di verVn tesrliit> li una donna Vn Vn tripnde con nn aqnila col capo in giu sar acfpia ed Ercole con la strage del Leone Ncmeo-teschi( di Apollo Vn teschlo di ApolVua Senpia e un tripnde con un' uccello Vn telo cd una lira Vn teschio di Ercole e nn Iripode
schio
cratico, se di seltenibre
sta
<Mji>^a
si possor.iove con tre hine, e tre stelle, ed altre, come osservans It Signer Sestini no aggiunse, solo dvlTeno qui Rotto se pur non sia questo un crrore tipoi-ente iiella epigrele del meun" allra Nelle meniorie di Trevoux, ei dice,
di
dell'
KFT0MI2. Caput
,
siUo",
di tin
tin
unaltra di qnatc di che gherniisco un capo di montone, nel rovescio, a decon una foglia di allnro a sinistra, con I'epigrafo lri|tn(le
aquila.
anno 1710 si descrive una medaglia in queCasApolUnia Inurf-alum. II Signer a dritta pnrta le formo la ar-onto
slra
lr.
KPO.
nt-gli
I'
za de'Crotonesi, come si veaquila. indica la forte/, e creduto da articnli seguenli; poichi; questo animate
L'
tuUa
anlichita
rnme simbolo
Nasre dnl pro dol
Cosl
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di
fnrlezza.
il
SI
Orazio
prodo
Ik),
ft>rte
forte e
"l
virltide
(ftinm tn prttilinlKi,
,
turn florfhat ; vidvhtUi opptdum tannihil aliud est , niti cadevera ^ua* -- Pelrotito. nut hirfiHxtvr qui Inrcrnnt iMii hb. WXUll. <ap. XXXXV. :\
esl
,
mm
anm/wB,
,
in qiiihus
(4)
U^Ttiln
lih.
Illl
-'I.
IIU.
83
De' padri
N^ mai
hi lode
,
Vscita da le mude Fisso colomba imbelle al suol Je ciglia Gargallo. II tripode indica gli atleti crotonesi, che si distinguevano in ogni anno ne' ludi Olimpici, ct)i si dava in premio un tripode^ SI ancora il Venosino, se pur non volea indicar Apollo tutelare di
Crolone.
Di Oro.
Di Argento
I.
cap. mul.
Hercules sedens
KPOTilNIATAN.
I.
aquam
vers,
AO
Incussus.
ave,
H. Idem cum
Avis HI. Tripus AO Aquila capite verso, llll. Facies plena diad- cum monili Hercules
sed.
Sitp.
exuvias.
V. Fac. plena diad. cum mon. Hercules tectus pelte leon. aquam fundens ex vase in tripodem
data KPOTiiNlATAN.
Hercules strag. leon. y\. Cap. Apollinis diad. VII. Cap. Apoll. lanr. KPOTiiNIATilN. Civitas mutata, supra fulmen in muris vietoria ,
et equos.
VIII. B.
KPOTaNIATAN.
ten.
palmae ramum
Villi. Saepia X. Caput Apoll.
Tripus cum ave AO Lyra. XI. Avis . Taurus V. Stella cockha, Di rame. I. HercuUs caput. KPO Tripus CP. II. Caput lovis 3 lunae et stellae. III. Caput Cereris Tres lunae KPO. nil. Cap. imb J lunae KPO.
OAPITOLO
Sf^OLA ITALICA.
viri
pa rticolari di Pitagorfr Sua lo vuole di Samo di Calabria, congelture di pretesa nascita d' Apollo Quando vrsse -diverse sentiro di Dodwell , di Lanauze, di Freret Brieve biografia , suoi viaggi--In CreU discend nell'andro Id^o , e nell'Adyiain Egitto Scioglie neir Italia, si stabilisce inCrotone, e quando d; onde 1' argomenta Plinio-Sentimento di Livio,edi Cicerone-- caraiteri mirabili, cui egli si presenta a CrolonesL Orazione di Pitagora prefferira da Cleobolo. Stabilitnento. della Scuola Italica.^ e suo fine - Profonde ricerche su gfi alunni,e come si dirideranor- Silenzio, e suo durata ~ Studi, e diversi nomi deglialunni-Corae Pilagora diffiniva I'ainioizia Nome delGinnasio, e del
i
Breve prehidio su
Plutarc* Sua
Tommaso
da
Jica
TE OMOWCO
Wento
varie cilt^
e sue cagloni ~ Strage de' Pitagorici oe , e loro esilio Mali,, che sieguirono - Spirito di lir;rvnid -. Clinia Crotonese opprime la liberti della patria ~ A, calm^re il disordioe Tengono nunzii di pace da valegali rie parti della Grecia Parlamente nl senalo di Cfotone - Solo gli Achtii sono intesi 1 Crotonesl, i Sibariii innalzano un a GlO,
consorzio di lorq - Yn celebre aforismo,-- Modo di vestire de' pitagorici, Chi si era preso, e sue fine - prime opere del mattino Opere del giorno, e vespertin* , e quali chiudeTano il dl della Scuola Decadenza
Ita-
e sua dilfiriizione , ed ua pubblico edilicio, come un monidi riconciliazione- Gli esuli sob richiamaii le tavole de' precelti della pace si appesero nel tempio di Oelfo i Pitagorici si ritirano in^
lemplo
d' Italia
- Degenerazione
di questa Scuola
Si disniite
dopo
Apud me
atittids
,
valet auetoritas
,
gnamque Graeciam
et
eorum , qui in hoc terra fuerunt tunc florebat quae nunc quidem deleta
,
ma,
in-
Di buon grado ricliiamo al ponsiero la memoria di un' uomo^ immortale che lascio di se argomenti di sublime saed osempio d' incolpato costume di una. pienza, si mostr6 scuola morale sconosciuta a tutto I'onorato d'appelb dogli antichi filosoH
di gloria
, , ,
,
legislatoro, iilosofo, grao riformatore della nostra Magna Grecia ch' emulo , e forse s' innaizo a pji\ sublime gloria onde per Kinga serie di secoli iva invidiato dalle nazioni il. classico siiolo
,
di
Sparta
di
Atone.
Ma come
io
di
niun
fior
d'
ingcgno
85
adornato possHntcrrogar iU^ na stcol., e to ^^^^^^ involta nelle tenebrc delungbi ^^^^^_^^ nome , cbe "^" del gwn Pitagora, ';;;'.' '!'1jLe-U giga^^
^
.1
o"^>
al
Creatore,
,,e
i^^^"
prcccd^^^^^^^
me
riconcentrava
gli
tutti
^vevano
nualunque
^
fa politica
'
Pf
J.^^
I
Pi^^9"i^'^f
.P?\^
dcUa
r'^S
CO"
mutui amplessi
di
que Ua camuaa u^
si
fieiramicizia
onde
i"
fssoc^avano maestro de la Scuola *^^'^J '^^^^f -^ uasso la pia a folia calabra terra . aella quale i> ^^^'^^ tVij pi(, granrese all umanua di sapere b^^^^^ nobile gioYentu. ^xida
,
comune
una
"cVassica
la^
^f
avreb^rrmeno
r.cercb
ftancarsi
'
scono sempre incertez.a del vario nf7""^*;:,e^,","^rtnirtra V natio .. Piiagora 1*1' di alcuao, ripeto solo.i soaUt^ f.J,f'tLn,a se"uite senza sec,uiro do" classici, de aal> opinar
(1) FaWicio fiio' a 15
s.^h
^U%'a
suo.
con la sua
I.
ca
PaaRoradi^za
-ma
numera
-lU
BjbU^^^^^^^^
PitagoraIIll-
^Lco^ ;;,^XXXXV1U. UL
ij; .'Ass'
Pitagora,
ti-
V I. Pitagora di Girene, reloce. delVern.a. , rEp/x^>.>,S ^; J;;;^Jt^^ V.lagora. delle cose Doriche. Villi. c^ |f ' scr sse T^^
^^'/''^'^
'"
"\^
j.s^o.
prefeiiod.
-;^;j^f^,5--^'^>\,a7ra
P tago a! p
Pitagora di
MJe^^^^^^^^ elaiu di
di
Ro^*'.-i
X.U,
^,,
XXX ^^5 XV
Sinop piUo.e
Lmo
Co-
^antfa^poum
Wio
statuar.o.
86
fil altri lo menti. II eaggio di Aquino (i) rogliono oriundo che giace nclle sue rovino calabrese, cioe della cUtk di Samo ove omai sorge Crepacore. Porfirio lo vuolc orinndo della Siria, altri Riipelese, ossia di Vri, cilta della Moroa, altri di Mctaponto, citta ijn di dclla Liicania (2). E IMularro nel libro del simposio, ossia convito sembra volcr non discordaro dall'opinar di un certo Lucio , cho nel convito di Silla in vodendo Filino astciierche vo81 dalle carni, gli venne il destro parlar di Pitagora e cio per akuni lea natio della Toscana , e qnivi ediicato
, , ,
, ,
particolari
,
noi lasciati
da' Pitagorici
scmpre
praticali dagli
Flruschi cioe coniandar a quo' che sorgono da lett*^ di conlurnon lasciare le vestigia della pendoKi nel bar la sopraccoperta non passar non dar telto alia rondine cenere, ma dissiparle ne alimentare in casa animaie dalle adunghe per sopra la scopa
il tempo quando frul le prime aiire di Dodwoll (i) 1" assegna nell'anno i della Lll olimsignur e Froret (5) cioe 568 anni avantj I'era \olgare. Lanauzo piade che io leggo nelle memorie dell/ Accanelle sagge dissertazioni demia dclle Iscrizinni lo vogliono nato nelle olimpiade XXXXVIIII o L- Altri neir anno 3 della XXXXVIII olimpiade. Ei sccoDdo Laerzi( nacque da Mnosarco, fabbro di anelli , onde fe dc no a' saccrda cui si vuole aver aipresa quest' arte
Tita.
fabbricate
o da Marmaco, che fu
furruiU Unlici iv
,
illii
dam
parte ftaliae
,
,
quae qMon-
qiioc
vunc
Ajitilin
qur>rum pliilosKphoium jiriitC'i'S fuil Pytliaijnras Divi Thomae dictus a quadam Calabriac cnitnte. delle (2; Si Farnabio ne'comenti alia favula sccoodn del Liljro XV. Mclamorfosi di Ovidiu. Ctim aliqnavdin Romn ohsuissem er> me reremum (3) SyUa reditui gratulandi ... ad convivium vocavit ad qund etinm de sndalibtts alios ndhihuit l.urium qnoque ex Etmria difcipnlum non multos inter quos Moderati Pylhagoriri. h cum videret Phi'inum nosirtnn animatorum fU nbstinerr ocrnsionem de Pythagora loqurndi luictus Etruscum non ... quod mninrex eius Tyrrhfvi fitissOH sed fuisie nf\\rm>irit e^^m in Etrnrin vatum educntum , institutuiv, et argumenlis utebalvr ip$um ad earn rem non minimis quae a simbolis Phylhngnrne sumebal, quale 8 Icrto snrgpntes ille iuhebat conturbnre iostem t$t, quod stragulam : et oUa sublfita eius vextigiirm in cinere non relinquere sed confundere hirundiiiem domi non reeiperc , neque supra scopas t ran sire nrque nlere domi quod ungues htiberet curvos. Tlaec aiebat scribero qxtidem. et r$ aitem ipsa solos observare,rt tenere Etruscos. disstrere Pythnjoreos
,
natiotic
"
(i)
(.S)
rliiiarchi Sj mposiaron lib. Vlli. Grnerorrim Romnnorumque r.yelin. Mem-^na drll" Aread8mi! dclle iscrizioni , vol. XIK. c Xllfl.
I>e
Tfterihus
87
(Ipnominato
Samo
una
li
]iu'lle
tatite
Si
,
vuole
la
che
ed 6 madre ne
,
addivenisse gravida
fi)idt',
Apollo onde prendendo ella il nome di PiPirio agparto Pitagora dal greco FId^/cs giunto di Apollo, e a'yopa concione popolare (2). Dopo tal preleI'avveaso avvonimento la Sacerdotessa annunzio alia roadre
iioiiiino
il
siio
luroso parto. Ebbe suite prime a maestro come dice lo stcsso biografo preco(2].il saggio Ferecide di Siria, poscia Ermodamante
,
ll-jdatyopav
t'
ov nxys Ayj
(ptXas
AcoXXvvi
Puthais ex Samiis peperit pulcherrima cunclis Pythagoram Clario qui Jovi amicus erat. in Sumo. Ancor giovinotto vegghiante solo alia gloria del sapere, intraprese lontani viaggi. Si trattenne lunga pezza in Egitto , ovo si ebbe le raccomandazioni di Policrate ad Amasi re del loco. Quivi solerte converso co' sacerdoti, e si apprese i riti, ed i semosse nella Caldea a jiroli di loro religione. Visitata la Persia tratfenersi co' Magi. Id Greta, ove discese nelTandro ld6o (3), co,
me
in
gli
arca-
ni degl'lddii, del pietoso Epiinegli fu cara I'amicizia dal saggio, nide. Finalmente ritornato in Samo, ove sdegnando il vergognoso
die con male pratiche, e con lordarsi lo sangue fraterno (5), se n'era date padrone, esule volontario, sciolse, drizz6 le antenne all' italo lido, e si venne a
servaggio di Policrate,
maui anche
del
oella nostra Crotone. Conteso ^ parimenti in qual tempo Pitagora siesi quivi stabilito. Ovidio ne' suoi tristi ne' fasti (7), nellemetamorfosi (9) (6)
stabilire
,
~ Ibid. Creofilo prognati ... auditor fuit lustravit , et Persarum magos adiit. (4) Ciccronis , lib. V. de finibus. (5) Tiranno di Samo , di che si rese padrone per violenza. Sulle prime si divise I'impero cefraielli di lui, Panlagnoio, e Silufunie, de'quali po. scia ucciso il primo, e 1' aliro mandalo in esilio , govern6 solo. (6) Praemia nee Chiron ah Achille talia cepit
Dirionario eliinologico M. Aurelio March! filologico. Mnesarchi filius annulorum fictoris ut ait Hermippus sive ut Aristoxenus tradit , qui una earum insularum natus est, quas Alhenienes obtinuerunt. Nonnulli Marmaci filium dicunt ... puttii Tyrrkenis Hie trib.is pcculis argenttis confectis ea singulis sacerdotibus in Ac-- in vila gyptum dono deludit. Pyth. Diogeoi Laerlii (3] Pythagora audivit Pherecydem Syrum post cuius mortem Sa(1)
,
(2)
mium
venit
et
(7)
Pythagoraeque ferunt non nocuisse Numam Ovid. Primus oitti/'fu Roinam deductus ab armis
,
lib. III.
de Pont.
Pompilius menses sensit abesse duos. Sive hoc a Samio doctus qui posse renasci A'oi putat.,, Oviiii FasloruiM
lib. Ilf.
vuole Pit3?ora procottorc di Niima Pompilio (1). Pliniocioargomenta (lai sottc, ododici libri di diilto pontilicio, cd altrettaiiti scritU in geco idioina iiitorno alia disciplina dclla sapienza, ritrovati da Cireco Toronzio sul Monloiio ( laniculutn ) ncH' area sopolcralo dcllo stesso ro paciJico, no'cjuali crano prccelU nun diffcrenti dal sislenia jiitagDrico (1), Altri ne ripotono i particolari dall' avor saputo Nmn.i doinaro gli aniini Hori c indocili de'roinani con que* inedosinii nio/./i di die si servi Pitagora per formarc alia virtu Crotunesi, Si presso Laorzio (3). Altri Icggoiio il sileuzio couianilafo da Pitagora in quella niinfa o niwsa pvoposta da Nuina taluni all' adofazionc de' llomani eol nonie di Tacila (V). Da cio vogliono che a tenii)i di N. PonjpiJio Pitagora Ibsso gia venuto in Italia. Diverse ii il seniiro di Livio nellal vita di Numa (5). E Cicerone limita questa stabilimento sotto il regno di Tarquinio Su.
perbo
il
(G).
E'si apri acre nieno salubre , o po' ..Jla mollezza scelse Crotonc a sua dimora. E qui prenietliamo olcuni sentimenti del saggio V. Cudcj, onde nieglio conoscersi di quanli vantaggi alia Magna Grocia e a tutta Italia giovo questo uouio veraniente divino, (7) Voi e Archita che paria, avete osservata ritalia, e conoscete la Sicilia. Tullo in queste due ragioni mi parla di lui ; da lui viene quanto in essa e di bene. I posteri obbkranno un tempo che la sciena' filologi
Ma
lasciamo
Silniri.
Ma
(f) Ovidiii , }Telamorjiho$vos lib. XV. (2) ininii W>. XIII. cap. XXXlll.
Tain elalum femccm pupulain non vulijaris et tnedi'icis artit (li) esse ratus Iractare, et re/lectere ad pnccin, a religtonc eonsUium mulavit. Saorificiit primuni, et aupplicalianibuf, atque cwroii, quae ipse obibat, dispensabatq'ie, coniunctam vencraiulam gravUatem cum ioavi oble,
mulliens et periraclans fcrvidot. et marliates animus , inctamenlo terim metus Deotum ini(ien$, et spectra larium horrenda, tristesque voces nuntians, domabat, aique dcprimcbal spiritus eorum religione. Vnde percrebuit piaeeipue , sapientiam kanc, vt eruditionem vx Pythagora habuisse lyumam. Magna enim ex parte hie suae reip. instilutiuncm philo. . . ,
sophorum superior in rebus diiinis pusnit. Lacrlii in vila Pylh. aut IVimphae montanae amor (i) ^'umac fabula Ddic cuiuspiam
, ,
et
arcanttm
Ynam
(.>;
(
est, et observulio silentii Pythagvraei Laerli'ib. PylliO(joram )Seivio Tullio rcgiianto, /ioHiae C. amplius JlCrn.\umam J anno in ultima llaliac nru circa Mclnpunlum post cleamipie, et Crotonem iuveuum acmulantiuiu studia caetus habuissecon-
ipso contubernio erat. multaque cum niusit consuetudo j)eculiar\ler venerari praecepit liunumis, Tucilain earn numinaxnt
cum
$tat
lib. 1. cap, X\IIl. Pinlinijoras, cum, supcrbn rcgnanle, in Italiam vcnisset tenuit J^Inijnain drcciatn turn /lunoic, ct disciplina, turn ctiam aucloritate.
('(>)
Li\ii
Citcronis
(7)
lib.
1.
Tusculaiioruni.
V.
Cuoco
rialoiH'
in
Italia.
89
ha stJoperte lo za e di Pitagora ha caleolato il Corso do' pianeli della natura > ma ogni volta , che un' uomo pin profonde leggi da bene incominciera a disperar della salute della sua patria corrotta , la memoria di Pitagora gli sara di conforto ogni volta che vorra tentarne la guarigione , la sua sapienza gli sara di Allorche surse la filosofia di Pitagora, 1' Italia non preguida sentava quell' aspetto, che oggi presenta. Voi eravate ancora barbari, not peggio, che barbari. L' Italia, simile ad un antico edificio ruinate per tremuoto , presentava da una parte dclle colonne , che ancora rimanevano in picdi , belle per tutta la esquisita eleganza , dall' altra calcinacci , e rottami piu dispreggevoli deir arena. Taluni popoli erano gia corrotti, altri ancora selvaggi, Questi non sapevano ancora col lavoro guadagnar cio ch'eranecessario alia vita , quelli non sapevano piu difendere cio che avevano guadagnato colia coltivazione di un suolo fertile, col commercio estesissimo , che loro apriva con sito atto a riunir con lOriente , e 1' Occidente. facile navigazione Pitagora concepl 1' ardito disegno di ristabilir la pace , o la virtu , senza di cui la pace non puo durare. Egli dava il nome di barbari a tutti coloro, che s' intromettono armati in un che non e loro patria ; e chiamavano poi barbari, e pazpaese
, :
non sanno vii quali parlando una stessa lingua pace tra loro, ed invocano nelle loro contese I'aiuto degti stranicri. Egli selova dire agl'italiani quelle stesso, che Socrate ripeteva ai Greci. Tra noi non vi pub ne vi deve essere guerra ; do che voi ch'iamate guerra, e sediziane di cui, se amareste veracemente la patria dovreste arrossire (1). Ma a questa meta non si poteva prevenire senza virtu e senza ottimi ordini civili onde non vi fosse chi volesse e chi e chi potesse venderla, chi volesse potesse comprar la patria ma I'amb zione di ciascuno, vedendosi tutte chiuse le vie della
zi
quegli altri
in
vere
villa
virtu.
fosse quasi costretta a prendero qoella della istruire il popolo perche diceva egli , un popolo ignorante e simile a\i' atabulo (2), che diserta le campagne : spirando con minor forza il vento delle montagne lucane ,
,
,
e del vizio
Kra necessario
porta sulle ali vapori , che le rinfrescano, e le fecondano. Era necessario istruir coloro che devono reggerlo che un popolo con centomila piedi ha sempre bisogno di una mente per camminare, e con centomila meni non ha una mente per agire
i , ,
^1)
(2)
Plato de Republica.
E un
vento
90
Secolo
za per
;
venturoso
la
AUora
(irecia.
si
Bprl
il
graa libro
spirito
drlla
tapitM)-
Magna
la
Secolo,
cui lo
umano
,
addi*
maesti del suo potere nclla saggozza dclle Udsecolo progno di sublimi studi di svarialc scoperte di motere die iiidarno ccrcheremmo no'socoli piii (iorili bile erudiziooe mostro tutta
, ,
della greca,
,
costumi di morali islituzioni oode adornossi lo spirilo umano Ma non stiamo al generale. Ei uno di que' rari uoinini che di tempo in tempo il Moderator delle cose manda sulla terra per per illuminare i contemporanei , per svelaro precedcre i seceli il alle generazioni future i doveri grando inleresse dell" umanita. giuDto in Crotone nell'anno XXXXVl de'suoi giorni, con tutto e con le ottinn; dir apparato delle uobili seinbianze personali sposizioni del suo cuore formato solo alia virtu si chiamu sopra Tamnnirazione il rispetto una spondesiderio de'crotonesi il tanea obbedienza (1) Giunto in Crotone, mi giovo de* sentinicnti del saggio tedescu C. Meioers (2), che io ignaro del siio liu, , , , , ,
Cl) Altri vuole, che si annanziasse a Crolonpsi In prima volia con tin falto sitigolarc , che se non fosse fuordel vcro , avrebhe luiic !< caiUeristiche di un miracolo. Inconlraio con alcuni niarinoi, si vunlr avoso imJovinato quanli paesi erano nella rcle prima di tirarla. Io nella onorata iiinumerevole schiera de'classici non niai ho trovato qucstoav\ciinnMito. Si e iiulIc fu
laincno vero, che egli raolle cose indovinasse, come I'oracnio di Apollo, onancora denominato Pilagora da HuO/Ob ^^ognome di Apolle, e wycpeuu)
riferire.
(2) Des ion arrivd a Crotone, U atlira lur lui I'attension, cl /V/Jmiration des habitaits de tout etat, de tout sexe. et de tout dge ( /)i<\'aicli. ap. Porph. i8 ap. lam. 61. 37. J parce quU posse doit tous les dons,ct tous avantages que pouvoient produire^ou procurer un tiaturel au' rruXy une fortuve brillanle, de voyages, une ea-pdrience mure des entretient intimcs avec les plus grands hommes de son ten}S,et une nitention ron-
d sc perfcctionner soi-nn'me. II aiuiit eti )>richU. de ses grands voyages, et de son long sejour dans les poys ^traugers,et il n'en uvoil pas fallu davuntage pour preparer les espriis a le respecter d lui altribuer une saggesse rare, et sublime. II etoit beau,et de mats qui vulle taiUe aventage qui pouvoit le recommauder par tout part tic faisnit une impression aussi forte que chez les Grecs,qui estimoteiit antanl une beautd extraordinaire que les plus grands talens , el les verlus les plus parfaites. On truvuit non sulement dans sa figure mais encore dans sa voix.dans ses moavemens,ct dans ses parales,un' assemblage rare de churmes engaveans, aveccette dignie, qui commande It rtspfct. Enfin il avail uim eloquence irresistible, que ne flotloit point les orrilles, et la vanili dune populace orguellense,et oisive, mais qui attaquoit les passions dominantes. el les vices enia<ines,et peignoil les delices dune vie sage,el verlueuse. Selon Dicaea\qne, peu de tents aprcs son arrivee.il parla dans les giininnscs,duns les tern ides. et dans les nssembees du senat maries quittcrcnt Uurs miiitiesses Irs feinmcs hurt bijour. et Iturs paruret,enmm des c/ioscj sui>eiflues,et des ornemens indignes. Meiners Vol. II. <ap. im. nnduzione di I. Ch. l.aveam.
tiiiuelln
Ic
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8
92
la maestu del sublime iin'orazione , che tuUe seppc ritrovarc le \\e del ciiorc , ed insimiarsi ne 'petti crotonesi Le sventure , ri diceva, I' orazione e prolTerita da Cleobolo prosso V. Cuoco(l),
veiigon dagl" iddii, che voglion talora con esse provare gli uomini , o lecitti; nia la disperazione vien scnipre dai nostri cattivi consijzli.
ofif^i
dicci
vale vinte.
Ma
una battaglia ; giorni , ed eravate siiperbi i)er quelle , che avevedreste, che ne ora avete rase voi fosle savi
, ,
ne allora ne avevate d' insuperbire; poiche il vostro state d'allora non era alcerto molto migliore di quelle che non vi torn6 sia le state di opgi. Quande voi eravate vincitori che la fortuna sempre instabile devea dunque mai in mente iin giorno cangiarsi ? E non vi fu nessune tra voi, che v' insegnasse il mode di prevenire, o di riparare i colpi, che un giorne devea darvi la fortuna ? Qual gratitudine non sentireste voi per un uome il quale vi avesse iuscgnate il rimedio alle avversio I'arte, e il mode di conservar i ve* ta, che ora vi opprimone senza di cho 1' acquistarli e vane ? Ebbene, Croteniastri beni ti cio che finora nessun vi ha dette, eio che voi ferse in tempi felici non avreste ne anche ascoltato oggi vi dire . ed a Tutle ii vostro male e in voi stessi. Avete vinto siete stati battuti, e lo siete stati per vete vinte per fortuna necessita. Ove sopo tra voi gli ordini militari , eve la disciplina ove la toUeranza delle fatiche ove il coraggio ove Tamer della patria che solo puo farci disprezzare la morte ? Ove la temtion di disperare
, , ,
,
peranza
no' consigli pubblici , la quale, non permeltendoci d' ineolentire nclla prospera fortuna , ci libera dni pericoli dell' avversa ? Ecco i beni, che vi dovcte procurare , e sarete sempro \inciteri . Vogge qui tra voi molti giovani. Voi siete la speranza dclla patria nascende voi , avete stipulalo colla medesima di
:
darle tutte cio che cssa volesse da voi. Or sapete voi che richiedo e specialmente ai la patria dalla vestra eta? Rispctto ai vecchi genitori vostri... a chi saprete ubbidir voi, so non imparerete ad ubbidirc a coloro ai quali la natura lia commesso il prime imperio fiopra di nei , quasi per avvezzarci col piu dolce di;' comandi alia pivi necossaria, o pid difficile delle virtii? Siate tempcranti, e sarete giusti Icmperanti ne' diletti , e non avrcte incentive a ra,
pir I'allrui; temperanti nell' ira, ed i vostri ncmici diventoranno amici vostri. La tempcranza b il fonte di tutte le virtu ; la temessa v' ispireri l' amor del pcranza c la virtu di tutte le ctd
:
lavoro
il
coraggio
necesgario a di-
(1}
riatonc in
Italia.
03
sprezzar
ia latica
,
Intti
pericoli
cl
odiamo
che
in essi
se non
nigni
1
f^iovinetti
son cari
tutti
d.
agl'iddii.
essi de'giovinetti
citt^
p.
.c.
.stmici
sono
stati instituiti in
Apollo
fondatore
questa
ro a, e fel.ce.
\edetc
e ren-
educazione
,
.
.
mille senator! vol siete uomin. ) ricordatevi che la patria e uu ^^"^"^te^' come vi condSrreste neilu vn^.?r^ fj 'T''"''*''.*'^''' vostra famigl.a ; g.udic. modo che non abbiate bisogno digiu^
ai
mag.strati
anche piu di amministra''^^ P^^'"'- a voi eafiidala la pub!hm.^'-"^'"'pPT''' y'^' educazione. Proteggete nella vostra citta i buoni studi elab^.ca deiia mor saprenza Innalzate un tempio alle muse: esse son dive benefiche, isp.ratnci di forti, e ben meditati soconsigli. prattutto date voi s tessi nelle vostre azioni
'
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'
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''^'
vostr.
e rettamente istituite
,
^ '^''^^ "he buoni padri. A'^' '^"^" "ella vostra casa , perche sono la madri dcTi-li e tenute non per serve ma per
degli afTari domestic!, ai pubblici
lasciarv
il
,0 ho rammentati ai vostri mariti i dovori ora rammentero a voi quelli di Penelope. Amateli e1 vostr. ufilci di madre, e di gualmente:... balia non danno essi 1 nom, Cerere ed alia madre di Mercurio ?
:
isola d
;
Itaca
di
Vhsse
,,
Vedete
sono sublimi e temete di disonorarli colla vostra condotta. La ed io vi vedo patria e in lutto qui ornate d oro, e di gemme quasi i mali della patria, e i suoi bisogni non fossero mal, e b.sogni vostri. Ma ditemi se nemici vengo,
quanlo
u.iest, ulTici
dunque
t.
ne
la
a quesli
rot"e le
ie
entrera
a.l
ncchezze serv.ronno
e spcgliera voi
Ie
onorar
vostre mogli de' vostri nemici delle '"^S"^ ^^'^^ ^^-'^ ; num
'
:
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I
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nn no
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sVhi.vo^H''"' V'''''^''
loro
r ^?' d.ssolutezza
ff"r5 al vo'"P^''"^'^ tenute fino^'.^^^^^? Io '0 so '"'^''^' ' q"ali vi djvano ogni gior'
'
;
di.prozzate'dai^^^.
5fri
figli , quali cran corrotti (ligli esempi palerni , voi non avevr\to altra cura , die qiiella di tesauriz/.are : questa e la cura dclle nierolrici e dogli scliiavi. Ma io ho imposto ai mariti di ainarvi ho imposto ai figli di onorarvi non volete voi rendervi degno del loro amore e del loro rispelto ? Non volete voi fare un
i , , :
per la patria ?... Io mi diriggo a voi, perch^ io rei)Ulo...)> solo queslo era il beneficio , clie I' umanita si aspeltava da quel Grande. La piu fiorita gioventii da estranie terre , da tulle genti in ogni anno moveva in Crotone, e chiedeva i lari del Filosofo a spegnere Tardore del sapero nell' aureo fiume di sua sapienza. AfTratellati sotto una regola , sotto una medesi*iia disriplina all' apprcndimento degli ottinii costumi , all' istruzione deleacrilicio
Ne
della fiiosofia e di ogni altra scienza che non mai politica non sa porgere una mano di sollievo alle uiiserio dell' uinaniti ne nacque un' ktituto che feuna Scuola denominata lialica tonda sempre di profondi filosofi di saggi legislatori di nobili pocti, e di tanti grandi, che con la varieta degli studi onorava la terla
,
ra
il
scoperte , e ingetiliva penisola , oltre i monli per lonlani lidi , che basto in brieve tempo ad ecclissare tutta la luce della Scuola Jonica del Saggio di Mileto, e di tuttc Io sette della antica Grecia. 11 fine di quesla Scuola era la riforma de' costurai , la felici,
riformava
il
mondo
I'
arriccliiva di
costume, aizo
la degli le
po su quei
uomini. JDa cio un'esamc, diligonti ricerchepria del temmoti che vi s' iniziavano. Osservava ii Saggio senibianzc esteriori atteggiamenti , i'attitudine. Da questi gli
, i
traeva, sc non
,
i
cerlc
almeno
piohabili
che volea ammeltere alcongetture su le disposizioni di colore ia sua Scuola. Ricercava non meno modi co'quali avevano usato co'loro genitori con g'.i amici e quale caratco'domestici dei lore distingueva i loro amici. Prendeva ragion della vita discorsi delle occupazioni , e fiiialmente se il cuore di loro prcinca malinconica, o vivea all'gioia, e per quali ragioni si abbaninsociedonava o all'uno, o all' altro di tai trasporti s' erano \oli , e donati alle o pacifis' erano insolenti querele a' litigi ci afTabili bcnevoli. Ne tralasciava conoscere se accoglievano con ardoro se comprcndevano con lacilla precetti di sapienza, che loro comunicava e con modi di non cader tosto di pensicre se n" erano brievemente toccati o altamente raccesi, e indis' erano snpra tutto mrcava se sapevano tenersi segreti
,
scroti
iniprudenti
leali
(1).
anni
Pitagora imporieva a'suoi alunni perpetuo silenzio di cinque ; queslo pcriodo di tempo le volte venivalimitatoapiii brio-
(1)
ilein^rs
Vol.
II.
cap. II,
9a
ve termine, fiecondo la solorzia degli hiiziali, oj altri parlicolari Que', cui non suonava grato in core si nobibile istituto erano dati liberi. considerati como morti, loro erano celebrata I'esequie ed innalzato un monimento sepolcrale. In questo snazio di temmi g.ovo delle notizie di che ci h cortese Aulo po Gellio nellenotte Attiche (I), venivano essi trattati corae uditori ed'at di loro si usava una cospetto decente caulela. Denominati allora xovcrry.o, uditori tacevano ne lore era donato intcrrogar delie cose poco comprese ne aggiunger considerazioni a CIO Che aveano udito. Loro parlava solo ne' ne' cin,
nasi
in
altri
tempH
iuo?hi
pubblici
non credeva nascondero e se ma gli sulTuggiva qualche I involgeva in tai ssmboh onde nulla ne intendessero. Chi
SI
che arcano
,
co^
e erudito delle notizie della storia universale di leggieri potra ravvisare che la norma della Scuola Pitagorica si era un vero modello dellistituzione dell" ordine sacerdotale de^^li E^^izi.
,
per po-
veraraente
nelle
che lungo paria delie oostumanze sacerdoti egiziani avevano a singolare studio apprendersi una filosofia, custodirla , e nasconderia c^n ogni rigore nel silenzio di loro e fingerne un* altra pel popolo. Tra essi era non raeno un' ordme , una gradazione. Alcuni sacerdoti erano denominati Panofori , Neocori , o Sottoministrami , e questi poco dillenvano dal resto del popolo. Altri erano nominati Profeti teroti9ti , Orologhi Gerogrammi cd erano quelli , che parte! cipavano di tutta la disciplina , nulla loro si nascondeva , erano nominati , e creduti come Iddii , onorati come re e le volte , erano ancora cliiamati agli udici di re cui (2). Si esperimentati 61 dava il nome di ax^fA'^-^f* trovandosi omai istruiti della consti,
mam
,
1
mie
ricerche "ho
I'immenso Erodoto
sem'pre
egizie
qiiam biennium. I prorsus appellabantur intra tempus tacendi audiendique ay.oj^r/.ot ust ubi res didicerant rerum omnium difficillimas, tacere uudirequs esse iam coepenint silsntio eruditi cui erat nomen cl'/Mj-}^* turn verba facere el quaerere quaeque audissent scribere , et quae ipsi opinarentur expromere potestas erat. Hi dicebantur in eodem tempore f^y.yr.fxanxot ab his scilicet artibns, quas iam discere, atque medttan uireplavrnnt quoniam (jeometiiam et gnometriam musicam eaeterasque item discipanas altiores yiX.bf,iMxzx vetert.s Graeci appellabartur exinde .nd perspicicnda mundi el opera principia naturae procedebant , ac tunc deniquA nominubanlur ^mjj/oi.
,
(1) .qui exploratus ah eo , idonettsque fuerat , recipi in discipliitati in iubebat , et tempus certum tarere non omnes idem , sed aliud aliis temirts pro estimato eaptusollertiae. Is autem qui tacebat. quae dicebantur ab aliis, audiebat. Neque percunctari si parum intellcxerat ,^ neque commentari quae audierat fas erat. Sed non minus quisquam tacuit
.
na
,,,..
(2)
ciip.
VJIII. Noctiuin
Allicaruiu
96
polevanoposcia parlarc, chioder rogione do'prcscrivore cd esporro le opinioni di loro. E poiche le prime istruzioni iiitelleltiiali che loro si davano erano della musica e delle allrc subliini discipline, dolla gcometria sccondo la costumanza do' Clreci venivano cho al complesso di tali scicnze davano il nome di geotnetria nominati in pari temC po geometri. Finalmcnlo chiamati agli studi della cosmologia delle scienzc naturali erano diuiominali 9-Jc!vtot. Si vuolo che Pitagora abbia dello il prime tutte le cotii/.ionc
illlmilata,
,
retli
coiuunicatj
se
dcgli
amici
debbano
essere
,
comnni
1"
amicizia
esscre
a'suoi discepoli ligati in mutui amplessi di amista di convivere tutti sotto un telto cho di spazioso edificio portava il nome di Onomaclioin comune uditorio, dare in uno i loro beni , sedersi ad un medesimo desco , rogolarsi
un'(;guaglianza.
Da
cio
imponea
timenti
ad una sola norma, comunicarsi le opinioni di loro, gl'intimiseni disegni , consorzio che si chiamava vtoivopiov (1). Da vero e non enascere fra loro un' amicizia (jucsto non potea voramcnte allratellante onde nacquo l' aforismo AMICIZIA
, , , ,
tutti. I pitagorici vestivano di mondo era questo pure il vestire dei sacerdoti cgiziani die ancor calzavano di biblo , si radevano per ogni parte del corpo , e studiavano una mondezza singolarc , si lavavano ch' era neIre volte in ogni di si astcnevano da tutto ci6 niico alia nitidezza. Vestirsi di monde vesti non nasceva solo per causa di salute , ma per guadagnarsi nondimeno la benevolenza non come i racconti delle favole degl' Iddii , da loro creduti , jna come esseri pii innocenli candidi e per conciliarsi pariil
vestire di
:
lino condidissimo
nicnli
il
eletto
si
,
danno
candido
pensiero
Non
che il vestir mondo , scmplice , enascere da un costume incolpato pensiere sacro all' innoccnza. H v' era tempo inoperoso per quosta saggia famigliadi formarsi al sapere intemerati , ondo a' costumi
,
darsi alle genii esempio di virtd li rcndcva occupati in tutte lo ore A mallino, son di Mciners le notizie (2), alzati da lelto era
lib. 1. cap. Villi noctium allicarum. Le matin desfjitc Ics I'tjlhafjoriciens etoient Icves Us alloicnt se promcner seuls dans dc$ bosquets sacres , ou dans des temples non seulement pour revcillcr et rafraichir leurs sens, et Icurs corps; maissi nussi pour rccitcillir Icur esprits pour rcpasscr dans leur momoire ce ct ou Ics jours precedens '/ its ttvoicnt fail la veillo enfiti pour so preparer aux (tjfmns dc la journ^c qui commcni;oit. lis prvnoient Icura ct en tiroicnl dca sons agrdahlcs hjre pour dissiper Ics vapcurs du aommcil , ranimcr Ics espriit animaux ct disposer kurs ames a unc an-
(1)
A Gain
(2)
97
lor dovere passeggiar romitl o mj'boschetti dlntornl gacriagl'Id'di , o nel templo , che a grande edificio si ergeva sii lungo ordino di colomie a slile dorico, non solo per deslare V energia
ancora per darsi ad un santo raccoglimento , per della vita o de" giorni passati chiamarsi in raente i pensieri della vegghia e [inalmente per prepararsi alle opere del giorno. A dissipare i a ravvivare la vita a preparare lo spirito Slvapori del sonno rarmonia , ad uno operare uniformato traevano prima di ogni altro, dolci, gradevoli suoni dalla loro lira. Era per loro una leggerezza, un pericoJo parlare, o trattcnersi con altri, prima diessersi seco stessi trattonuti ; perciocche credevano darsi in mezzo gli uomini , al turbine delle umane faccende senza preparamenta csser lo stesso , che di?'.si all inquetezze alia turbolenza della
, , , ,
,
spirito,
alia precipitauza delle opere del giorno. Terraioato il solitario passeggio , si cercavano gli uni con gU altri , e dandosi ad occupazioni stiidiose , si apprendevano , s' i-
struivano
s'
illuminavano la mente, onde estendere le loro utili alia virtii. A questi succe,
le forze I' energia del corlasctavano alia corsa e poscia ungere , e farsi freAltri davansi alia lotta o negli orti , o ne' bogare le membra schi vicini allri si avvicendavano a slanciare massi pesanti , e altri lietavansi a certs ridde , che chiedevacolpire un brocco no movimenti prootissimi di tutto il corpo , e piu delle mani (I) Poscia dopo una mensa frugale seguiva lo studio delle leggi , c della ragion, onde saper moderare le sorti di una repubblica
Altri
si
che rendeva occupate le altre ore del giorno quasi fino al tramonto del sole. In queste ore vespertine era loro donate passeggiar per la seconda volta, riandando glL
di allre
non
inutili
scienze
opere del giorno. Dopo un bagno fredo, finalmente erach' era di cibi piu nutritivi quando ne lor vietavasi usar di moderate vino. Alia eena seguiva non o si ricordavano a ciascuno i doveri della vita , lunga Icttura c le reuole dell' istituto. E chi non sente spirare un'auradi semstudi
,
le
-ni?
di frugalita, di temperanza da queste nobil' istituzioUlosofi prima d-i Pitagora hanno a modi saggi eloquentissimi dimostrato all'umanita le vie funeste dellintemporanza, come daanevolje al corpo come nemica alio spirito , come fontc
plici
^
,
moui MoUi
etoit telon eux un Ugeretd tivitd itniforme, dangerause de parlcr aujsavant que de I' etre entrctenu aaulres , ou de s' entretenir avec eiAV vec soi-mcme ynrce qu" Us croyoient qu' en se jetant sans prdparalion dans le tourbillon Ua hommcs il en resuiloil neccssaircment de I' inel du Irouhlc duns i asprit de lu precipitation dans lt& qiieictitude et les afj'aires. uelions Mcincr;. Vol. 1|. cap. II.
, ;
, ,
(\) Ittiiners
y'ul.
II.
Cfip.
IL
08
irinfinili
\>cri,
mali
come
ration
snimlo sradicarla dal cuore, nessuno ha saputo usar modi, ondc cliiamar l' uomo alia Ei non contento raccomandaralia parca natura. semplicita ne voile I'esernon contento dcttar preci'lti di temperanza la ci/io nella sua Scuola. Tomperante c^li il prime, contento di tcnue cibo, le \olte, come dice il sagiiio lerudito Atcn^o (t), di secondo enarra lo Staj^iun favo di mele , Ic \olto di orlafzgi crudi o a Icsso, raccomandava a tutto uomo a' suoi iniziati rita
(Jclle
iainii^lio;
ma
niiino
dccadenza
degl' im-
di questa uclla virtu. Comandava non togliersi cio che cadeva tardi di molte cose, ilesco (2) specialmente delapprendersi di che ei replicava r amore spesso non doverc govini ualienarsi dai nioti cccee dopo 1' anno vigesimo sar die raro di sdegno non cacciarsi nol cuore di tristezza denti di gioia
la
un caraltore
,
sludiarsi di adulazione che non puo non alimendolcezza , di afTabilita o sentimenli di benevolenza. Pitagora tare sanli generosi vero legislator deiramicizia e del santo co(irande , o Divino
livida invidia
di
non
,
darsi schiavi
all'
,
stume!
L' ultima opera che cliiudeva il giorno a' Pitagorici era un disolo ligente csame di loro stessi. Non era un' esamc delle opere di un giorno , le volte si cstendeva a piij giorni ; non era un'e-
o fatto in iuleso die avevano veduto e sia qnesto di esemplo a crene cercavam) ore, o 1' ordine nell'imo del cuore. deiiti del crislianesimo , le traccie in qua' Che ho fatto? Piiuandavano sevori a loro niedesimi di qua" progress! mi ho arrichita moli cccodcnti son caduto ? hi mente, il cuore ? che di convenevolc, di pcrfetto mi ho tralaRicercavano quale azione era stata la prima nell' ot.(':ato '? quale quale la terza ? quale la seconda ? ])tre del giorno
same
in generale di cio
In lie
le
ma
'/
la seconda? la terza ))ersona avevano prima incontrata ? quale la quale la terza tpiale la prima quale la seconda in in quale ore? In qual luogo ? Kllima conversazione? li lieli del beniodo? E poscia ognuno diceva a se stesso qual al al sonno ne ti opjtrendi comandare ti cmendi del male non mai intralaiot^so air ira Da questo esame scvero
'f
scialo cui
giorno
lulte le impressioni del si richiam.avano al pensiere avveniva come ognuno pu6 conoscere , che la menioria di questi avvonturosi dovca rassoniigliarsi ad una galleria piazzata di pitturc 1' une appo l'allre,dove tutte le scene inlc,
, , ,
sibi adcu {%) Fiiit .... Pythnrforai pnvcissimi potus . frugahmrpie rnliiivtm ricttii ivd'ztl , nl siicjiius mtllc snlo rouli-Dtus fiintl. Alhcmiei lib. X IJeijiroscfhislartm. in if. J'ythag. i3; Laerlii
99
di loro vita erano rappreaonlatc a piu vivi colori (1). Era questo un'antidoto salutare a porger mcdcla alio proprie imperfoad una iknw. Era iio'eiricacc preparanicnto all' amor dclla virlii da cui Pitagora l'ace\Ki dipendere la folicita. nior.ilc sublime e proQuesto nobil sudalizio iiistituito con ottimi auspici
ressanU
gredondo a di a di in afTratellando piil di 300 del liore dclla giovenfii ebbe la sua decaden-ca, non d'altra cagione (2), che da un seme di temenza (3). Fiorendo da piu di veiiti e dieci anni alia
,
e alia ammirazione
,
ancora il principio di rovina. 1! silenzio de nulla trapelava di I'uori, e clie rendeva la vita di loro un misteru 11 vivere alTratellati in mutui onde era auiplessi di amista e produceva tra loro una ignorata ancor I'ombra Ji discordia
, ,
,
aiiunirabile
avevano ingeucrato
,
per la quale uno era il volcre di tutti gia a gradi a gradi un sospetto , una temenza , un' odio nel popolo. Ne questo solo. An ricco Crotonese di nonie Chilone che non viveva alia ripulazione delle scienze
,
armonia
ma
solo alia tempesta di audace consiglio all' insania dsH' ambizione escluso dal sodalizio pitagorico , fremendo di sdegno contro loro concepi una vendetta , ordi un cospirar di parti , ne tenlo
, , ,
la
rovina. Asserabrati un di i pitagorici nella casa di Milone alr otnbra benelica del saggio Precettore , onde decid^re di alti affari, videro un' incendio ardere il tetto iraperversare d' ogni lato il ferro nemico in mezzo a loro , molti a trenta e dieci caddero nel sangue spicciante a larga vena dalle loro gole strozzatc molti scampati dalla morte luggendo , trai quali Archita Taran,
ste
Pitagora, ripararono a Taranto, a Rcggio {'-*). Ne queebbero luogo solo in Crotone, si accescro si italiote si Polibio , in tutte le propagarono , com' un' incendio terre della Magna Grecia , cii' erano sotto la dizione dclla relino
,
Lisi
imquo
fazioni
pubblica Crotonese.
nienti
,
Yno en
di
queste grcche
citta
(1)
(2)
II.
il.
Cap. Cap.
II.
II.
Per nulla iialasciarc di quanto eon lungo siuclio ho ricercalo nei classici esporri il vario senlirc inlero la morle di Pitagora Krmippo vuole che nella guerra insorta ira i Siracusani , e que' d' Agrigenio , Pitagora us<;ilo co* suoi a soccorso di qucsli, posto in fuga, e non volendo oltrcpassarc un campo di fave fu ucciso da' Siracusani. Dicearco opina esser ccssalo alia vita dall' inedia di quaranta giorni nel lemplo
(3)
,
delie Muse in Aietaponlo di .oO o 90 anni. A dissentire Cicerone che nel lib. V. de ftnibus
.
si
vcrtisse
qnodam tempore Metufonlum venisse tecum nee ad hospitem ante diquam Pylalujoriie ii'Sum ilitm locum ubi vilam ediderat
, ,
fedciiHjue liderim.
(4)
Altii
il.
altro opinare,
Meincrs Vol.
tap.
11.
100
tiimuUo la strage ogni pencro di scelleranza imporversava in cho non ogni luogo (1): la scena fu compiiita con un' atto si potea spcrar divcrsamcnlo da partir esuli per quo' faziosi sempto da Crotone e da tultc le grecario citta il Sodalizio Pilail
,
,
cho uoo adoriTano alia nuova rifornia. quei gorico , Sbandili quo' b(;ncmoriti da Crotone e parte tolti alia vita, chi non vedo a un tempo molti mali cho dovcano ingenerarsi? Tolto il freno alio passioni tulto si teggono muover giganClinia croloncso, si Dionigi Alicarnasso (2), te, insolontire. forte dal braceio di molti facinorosi , e d' una curmaglia di vilissimi echiavi chiamati a liberty in quel trambusto tutto si stu, , i
Ma
dia opprimer la patria liberta. Mi taccio, che ognun le vcJe, delle funostissime conseguenze cho han luogo in tali avvonimenti. ebbe freno la tempesta della sedizione, Molti legati di
,
\ari popoli dolla Grecia sciolsero allora, son di Polibio le notizie (3) per 1' italica penisola , e assisi nel senato Crotonese fecero alto lamento dell' amarezza del cnore di loro agli iiditi avveiiimonti , tuttc addimostrarono le meslissime conseguenze dichiarando di essor venuti nonzii di pace. Solo gli Achei furono
, ,
lar le forme dell' achiio repubblicho. E i crotonosi , i sibariti , i cauloniati niossi sob da un pensiere di patria si ijortano, si ispirano a viccnda di ergere un'ara, un temploa GIOVE OMORU^O , voce che puo derivare dal greco oy-ofoa finitimo , concorde^ o un contiguo edificio a pubbliche speso, ove nulleadunanzc a qnarido, a quando tenute si dossero provvi degli aflari delle loro repubblicho. Gli esuli furono richiamati dallesilio; e gli articoli indicanti la
*
intesi, de'consigli de'quali i nostri ilali6ti si servironoa frenar.que'mali , di ch' erano omai bcrsaglio. Piacquo loro in pari tempo imi-
rame
si
vollero so-
ft)
81 da Polibio , \c cui parole trascrivercmo qui solto. (2) Dionysii Alicarna$seniiSy Excerpta, pog. 2358. in ilia parte Ilaliae , quum Mafjnam Graeciam (3) .
. . :
vocahant
viotu rerum sicuti Pyfhfjfiorcorum collegia $unt incensa par est , mox concto in civitatibui , quarum singulac principes suae reiptiblicae adeo inopinato casu amiicrunt ut quae sunt in ilia ora eondgit Graeciae originis urbes caede , seditionc , e( tumult u otnnifariam comflerentur. Turn igilur cum pleriquo omnes Graeci legatos stios ad conciliandam pacem eo mitierent ttnius tawen popoli Achaeorvm fide, ac contiliis civitatis utae sunt ad componeuda , quibus ttrgebunlur, mala. Pieqtie lero ea dmntaxat tempcstate Achaeorum instituta jirobare so ostentlerunt ted ctinm aliqunndo post commuui omncs consensu formam reipublirn tllnrum imilari dccreverunl hortutiquc se sv imiiceni Croloniatne t'aulitnintae un, mimes lovi homnrico ncdcm ]>otnint Sglxtninc et locum in en ad convcnlus ugcndos, et concilia commitniu hubtuda
,
:
rolyhii
lib.
11
101
spofldcre allc pareli del lemplo in Delfo,
danza
di pace(l).
Nullameno
,
pitagorici
ricorin
una
sola famiglia , poiclie non piii esisteva il gran Precettore, Ritirati in varie citta d' italia e di Sicilia vivevano pure giorni uniformi al primiero istituto , e serapre fra loro con amicizia inalterabile. Ma a misura die U raggio si allontana dal corpo lu-
minoso a gradi a gradi s' infiefolisce si disperde ne' vasti carajTi deir aere , si pitagorici aiiontanandosi a dl a di dal pure raggio di quella dottrina , che aveva il suo centro nella niente del gran Pitagora, ed alTettando a un tempo un sordido contegno, addivennero giusto disprezzo prima dc'saggi, e poscia del volgo, e cosi dope il periodo di due secoli fu dismessa ogni scuola pitagorica. I giorni di Pitagora erano giorni di virtu. Venerate da tutti , le sue voci erano come le voci dell' oracolo I suoi (2) voci di Dio (3) le la vita di lore discepoli erano chiamati
, i
era divenuta il sinonimo di una vita csemplare ['*). 11 senate di Crotone giovandosi a suoi consigli quando era in vita dopo morto, si Valerio Massimo (5) cangio la sua casa in un tempio sacro alia Dea Cerere. Macrobio net sogno di Scipione parlando di que' che vivono alia virtu a Pitagora da il primo luogo tra i virtuosi dopo Romolo a ^u a Solone poscia a Licurgo ma (6). I Romani interrogate 1' oracolo a quale de' Greci, che avesse addimostrato carattere di alta prudenza e di fortezza doveano donare di un simulacro al uno si Plutarco (7) uno all' immortal Pitagora che si ergea negrande Alcibiade comizi, come vuole Plinio, fino a che Silla fabbrico quivi la cu,
,
ria
rispondea
1'
Oracolo.
I'ignaro volgo de'pretesi saggi grida che la memoria di Piei visse all'insania di un'ortagora c la memoria del fanalismo
Pure
Fanatismo? gloriarsi? Stolti! L'amor dell'umanita, goglioso gloriarsi il solenne pensiere di una riforma morale, il cliiamare gli sviati al buon ^aramino della vita parve essere stato tutto il suo scopo. Da
(1) Aristox. ap. Jabl. (2) Meinera , Vol. 11. Cap. 111. Cd) Laertii in Tit. Pyth.
(i) (3)
(6)
Platonis iu repubblica.
ralerii
Muximi
in
lib.
VIII.
Romulus nobis
sev,j>er exercuit. In secundo Pythagoras, qui agendi nesnus, Juit uftifex (lisserenut. tt solas doctrinae, ct conscietUiac virtutes scquutus est. Sunt in tertio,el mixlo nenere el inter
quam deseruil;
Jiomanos, Amwio,
ct
Calones
umbo
(T) rlularco iu
Kum.
10-2
ove accerta\a aver vedutol'aninia di Esiodo ligata ad U(ia colonna fremHiito di lanima di Oincro pendente da unaibero martoriata da spirabbia re di serpcnti, volendo loro rimprovcrare le insanio da loro cant,ale
intorno gli Iddii, facendoli soggotti alle passioni, schiavi delTumane debbolezze. Oltre volersi dare per liglio di Apollo, leggo ancor nel grecista Eliano (2) alcuiio cose, che hanno un'aria del inaraviglioesser egli nato da un mischio so del portento del miracolo di ppcrnia di eroi essero stato veduto nell' ora slossa di uu di aver fatta mostra in Olimpia di e in Metaponto, e in Crotone e presa con le mani una coscia di oro aver chiamata aversi inteso uu salve dal liiiuna bianca coloniba che volava
, ,
me
Nesso
in alto di
slar le aoque di speccliio, (3) cui scritle col sangue alcune cose potcansi poscia leggere nel disco della luua. Ma noi ignorianio cho volca intendere con 1' an-
punzio
ci
e dato giudicarne.
mo
in
cia
A'ditc intanto le voci del saggio Micali , e tutti gli argomenti da prodotti in quosto articolo , acquisteranno uiaggior credito.
rami
20. o 30
rigogliosi, si egli (V), della nuova setta eransi dislesi ant)i su le citta piii ragguardevoli della Magna Grei
ill Italia , c in fine sulla Grecia propria , e le isole del ma* , re Eg6o. Tutti collogi de' pitagorici strettamento in concordia e guidati dai principii unilormi avevano cosi in mano il fra loro limore di un gran nnmoro di stati potenti , e tcndevano a regoe poiche 1' esperienza ha provato , che sepporo lare la sorte e Car converlirc gli stessi vizi do' privati in pubblico vantaggio o dalle diTisorgere in breve tempo citta corrotto dai lusso
,
non possiamo trattenorci dall' anmirarc scordio civili zionc di un cosl vasto che indusse e raro proggetto
, , ,
I'
esocugentile
il
in vita un'
uomo
divino
ritagora disccndesse in una cavcrna fatta sea (1) Ermippo racconta diceva e mngro dopo un' anno Tare in casa sua, cd usccndonc iurido Crolonesi fjli al pnpolo chiamalo a parlanicnlo ritornar dall' inferno. I lllosofo cnarrar quanto era accadulo e in udcndo dal prosiavano fcdc hulia terra in sua assenza gcmevano , illaeriiiiavano. (2) I'ljlhagoras homines ilocuit se praestaiUionim seminumcommixtione natum esse qnfim quod mortalKali essel obnoxius. Anm eoclem die , eadfm hora visus est lu Mclafovtio, et Crotone. Turn in Olympia altcrtim femur aureum ostendit et Milonem Crotoniatam admonuit quod etei subiiiiget Midns fllius (iordii, I'hryx ct aquilam albnm. quae volotu srrni rnntrcrinrit Trnnsiens ctifim fluvium JS'essum appellntui est a fltaio di'cvtr, Salve ryilinf;ora- Aeliani Voriar. hislor. lib. UU. cap. XVUI.
, , , , ,
,
(.1)
(iioinl).
lil).
1.\-,)p.
XX Vm.
VUI.
(4; Micali
CAPI TOLO
SIMBOLO PiTAGORICO E
VIII.
SVO COM,\TO.
Tantum
stero.
al
La filosofia pitagorica le volte portava le sembianze Da cio nacque quel simbolo tanto celebrato tlagli
si
del mia^ntichi,
puo dare una interpetrazione, che piu si avvicina alia mente del gran Filosofo, porge un complesso di sentimenti moral!, che necessari nel cammino della vita, servono a formare nostro cuore alia virtu. Questi saggi precetti di vera moral filoil che Ateneo chiama enimmi sofica si trovano sparsi nolle w opere di Plutarco, di Laerzio, di Ateneo, di Stantleo, e di altri. lo ^ ini ho dato penslere raccoglierli con somma diligenza, tradurli per quanto mi ho saputo, e disporii a mio talento, aggiungendo per
quale quando
,
ciascuno simbolo
I.
1' interpetrazione insistendo suUeorme de'classici. voter cavare.il fuoco con la spada. Laerzio interpetra questo articoio Non doversi provocare
Non
il
disdegno
II.
non doversi
ira-
oltrepassare la statera. e d! Laerzio una e 1' , interpetrazione doversi oUrepassare i confini della equita , e della giustizia. IIL Non getlar il cibo neW orinale.
Non
Di Plutarco
Non
Plutarco r interpetra non convenire far parola ad un depravato con una orazione elegante ; poiche I'orazione e cibo dell* animo che il perverso rende immondo.
,
esf'T facile jmrger la de.<tra ad ognuno. Plutarco r intende esser fuor di ragione associarci li imprudentemente con ognuno. V. Non sedere sopra il cibo cotidiano. Laerzio r interpetra, doversi aver cura del presente e del futuro.
IIIL Non
poitare tin angunio unello. Pliitarcu d vivero tin gonero di vita liboro rgscrc indegno avviricolarci da noi stossi VII. Non valtare imUetro quando sei giunto al tcrminc. pi buono animo, si Plutarco, c fuor di Iristezza si deve sen-
VI.
Non
,
Dolce
si
tire
il
le
Non
Non foriar l immaginc di Dio nel\' anello. Giamblico intende clie nel tilosofare volca Pitagora credessero gli Dei all'intutto incorporei. X, Non ungerc la sella anchc con pochissimo olio. XI. Non urinare rivollalo al sole.
A IIH.
clie si
vivere sotlo il uito ove nidifmno le rondini vivere, si Divo Girolonio, con uomini garruli , cerretani. Ma questa interpelrazione non arride a Plutarco; poiche non escludiamo da' nostri tetti la la gallina. la pernice pica Ne la rondine e piu garrula di tai aniniali. Forse Pitagora lavolea esclusa, poiche la rondine e il simbolo deHingratitudino. I.a cicogna, posciacbe da noi non le si olTre ne tetto no cibo no tutela, pure paga la mercede di quel tetto, ove si e inlraltenuta, poiche aggirantesi per la casa inlesta agli animn'i inlesli agli nomini strozza rospi, gli angui. Ancora la rondine ingrata mena via dal tetto, ove, ha suoi parvoli, e gli ha cresciU' generati ti, senza pagarne alcuna mercede (1). XI 11. Non alitnentare animale dalle odvnche unghie.
,
XU. Non
Non
XI III. Non lasciare I' inipronta della pendola nel cencre. Plinio r intende non lasciar rimcmbranza all" Ira. Cessata la coUera e I' animo ralTrenato dare all' obblio egni olTesa (':?).
XV. Non
Non
guslar le cose dalla coda nera. dobbianio alTratellarci co" malvaggi. SI Plutarco.
cuore.
Plutarco I'interpetra non molestar I'animo di alcuno. XVII. Nel tempo die tilrattieni nel lempio per adorar gilddii non voler ne dire ne fare cib ch' e propria della vita. Con questo pare aver le mire alia natura divina pura per se stessa; e percio non vuole, che colui, ehe discendendo nel tema trallcnersi pio neH'adorazione dcgli Iddii, si desse pensiere delle cose dolla vita che son privc della purczza della diviniti. XVI II. Sacrifichi e adora a piii nudi. Giamblico v'inlendc la modcstia, c la decenza, con quali si dcvo, ,
, ,
(\)
VI)
Plntnrrhi Ub.
1-liiiii
}'![!,
Sijmimiacon.
lit).,.
105
no adorar
al
gl'Iddii
non die
modi
liberi
cui
si
deve inlendcre
culto divino.
XVIIII. Fuijgi le puhbliche strode, t'incammini per le strette (1). L'istesso Gianiblico I'interpetra in due modi lasciarsi la vita popolare , ed uniana , seguire una vita singolare e divina non curare le opinioni comuoi, avere iu graji pregio le peculinri , ed arcane.
XX.
luDge
Allonlani da
volerci
,
te
ogni punta.
,
,
1' uso della prudenza e tenerci dair ira la quale, come io credo, da'raali effetti che produce si considera come una punta rivolta contra lo stesso iroso. XXI. Imponi all' u mo un peso r>,on lo aiuti a deporlo.
, ,
Sembra
comandare
Chi non vede conandarsi dal Filosofo la fortezza , fuggir la pigrizia , e la mollezza della vita? XXII. Non voler portare ancUo. A Giamblico pare doversi intendere di un filosofar ingenuo e con animo libero da ogni vincolo.
,
XXIII. Non volerti gxiardare il volto ntllo specchio appo la lucerna. L' interpetrazione e dello stesso Giamblico. V'intende doversi Glosofare non dietro alle immaginazioni desensi , giai tenendo
che porgono una luce ne naturale, ne vera alia facolta intellettiva, ma meglio a quelle della mente, dalle quali neH'occhio delr anima nasce una certa purita lontana dall'errore merce quelle facolia, che sono proprie della mente, e con la mente si perce,
piscono.
Pitagora
condannare I'intemperanza
de'cibi. Aristofane dice che sono degli eroi tutte le cose, che ca(lono dal desco.
XXV. Non
,
sminuzzare
it
pane.
dividere gli amici
,
che sono
XX^'I. La corona non dev& vaciUHrc Qui il filosofo sembra volere intendere, nondoversi Icdere
leggi
,
le
come
la
corona delle
,
citta.
che non conviene mangiare. manrjiar quelle cose Intendea con ci6 1' astinenza do' lombi delie vittime de' tode' raidolli de' piedi del capo sticoli o di tutto cid, ch'e la prima base , ed il fondamento delle cose.
, , , ,
XXVII. Non
(1)
ni
che
La voce greca traslalata lelteralmenie risponde a sewiVa de'latiio qui non saprei mfglio iradurre che via streUa viodolo.
, ,
100
XXVI
1
1.
Non
sofj'.are
un /rwo,
Allri iiiloiidono,
ira.
iiou doversi
al-
voce.
,
ncn porclio Pitagora cio imperava ondc I priephi losse bisogno di una voce chiara , cd ondo jo prejiliiere losscro ginste.
gli
Dei tidi^scro
,
''alta
ma
sulo
XXX.
I\'on
inangiar scppie.
il
Uiil diverso e
ver volgere
le
mam
pensiere a cose diflicili , cho sfiiggono dalcredianio possoderlo. Allri voojioiio e forse , nigione, di dovcrci tener lunge dagli uomini dolosi ,
il
ncstro
fniaiido
(jiiando e
le
annonte
clie opcrano non dissiniili dalla la tpiaseppia per essor presa gilla via il nero suo liquore, e cosl aequo del mare, si sottrae dalla veduta di colui, che no
,
,
ti
XXXI
Lc
die
ci
non dovcrci attenere ed anibigui ma solo a consigli cerli. I Gilla via Ic armi , che ti si dunno da una donna. d(uuie sono assai facili air ira cd a lar
Pitiigora
,
,
vendetta
onde
ci
sono argomenlo
di
ira,
IVon uccidcre la biscia venuta in casn.. Allri vogliono, die Pitagora volesso parlare di un plichevole. ^
XXXIII.
nemico sun'
die
sccUcraginc giitare una pietra in nn fonte. iiitende cssere una scelleragine opprimer colore soiio ulili alia Uei)ubblica.
()iainl)lico
XXXIin.
XXX\. Non
il
prcnder vibo con la mano ainiatra Secondu alcune costumanzc onde si suole uttribuire
,
alia si-
nistra
non
questo sinibolo
inlerpotrarc
al
XXX\
A
rapina.
I. Non dormire nel srpolcro. Giamblico place spicgarlo non volorti renderc ozioso
goditiHMilo (Jubeni
credila da'parenli. XXXVII. Non giitar i inlcro faslcUo nel fuoco. Stiiibra non cssere cosa aliona ' intcndersi non voler lulto a un [ru\\u; (lar fondo al palrinionio.
in
ricevnti
XX XN
III.
]\',i
il
(.(^/j.,,
|;,,g
jy^j
senlire de' Saggi. Alcuni non negandolo ci son cojlosi dello ragioni del divicto allri ; vogliono che Pitagora facesse sppssu uso di lave e ci son larglii non meno , dclle ragioiii
Uul vario e
^,^^^^^
^g
j.^^^
altri
,..
inlcndono
le
pnro
|o
non
tralascio
in un sense diverso da qudlo, die portano ondn semiirn nlili tornasscro queste mio ricerche, osp*.rro tiiUi ta" sentimenli. Luciano nel (iallo fa
,
107
dire a Pitagora che mangiar fave sia \o stesso nianciiro del genitore. Empedoclo in un verso forso di
,
il
capo
preteso fa agh O tre volte meschini, non vogliate ancorapostrocon la toccar le fave mam (1). Qui mi torni utile rillotlere con Aulo Gellio (2). La greca voce ei dice, che si e nel vrso .(.*f.oj di Erauerocle, cm si e data la mterpetrazione di fave, altri con piu diligenza spiegano per astenersi dalle cose che olTendono la modestia. II Sagiodi Magira non si allontana dal vero significato di fave (3). e yuoFo rho dl'ilosofo se ne astenesse allegandone le ragioni o naturalio simbuhche. EPIularcovuole.cheil Filosofo con tal divieto volesse tenerc. lung, dail ammm.stra/.ione della Repubblica per la medesima rad.anz. de ta ,i) E s- ntimentodi g.one Tullio. che a Pitagora piacesse astenersi dalle fave. che qnesto cibo porta c n seco una Irande inllazione contrana a .].ic-,clie cercano la
uom.m
lui
sat.ss.mo nelle lettere anticho nella sua opera, che lasci6 intorno I particolan d. Pitagora dice, di altro cibo non es^ersi si spesso usato che di fave; poiche a poco a poco lubricano, levigano ii '"^^te^e Va indovina il vero. e mi sarai un vo!
sterilita nelle donne negU uommi nolle piante vicino le quali ven^ono semmate [i) Eppure, si presso Aulo Gellio (8j, Aristossene ver,
.
lessandrino aggiunge
saprei dire se da qualche pretesa tradizione. o dalla favola fa nascere il divieto, o dall'essere le fave sacre agl'lddii piu che il cibo a polpettoni, dal prodarre in noi alcuni sogni, solo percho in quelle si raccolgono le anime de' morti E Clemente A-
mo, non
tfanq.iillit^ della
mente
(5)
Pli-
(6).
le
roTollo
Posciach^
(1)
ci
Pitagora far
qui
dhgenuus
carmma mpedocU
arbitrati
sunt
^Juoj:,hocin
pralfed a
beant^ beant
,
,cc.r,oque
et
Urn
(4j A fabis abMine, hoc est Reipuh'icae administrationem vita- nan, **' "* n magtstratusper suffragia fabis lata creabantur.
'
(V
tralquUlUati
,.S 7^ZlTcoirrt-:':'
divinatione.
(6; Ouin et prisco ritu fabacia suae7eul\J,%! 'j! enspulrnentnri^cibo , kehrLc ..n/u a o^^^^^^^ ut alii ^e, tnorruor
tradunt,
quomam
y^] A.
CJ) Cle^^entis Ale.andrini lib. IH. Stromat. Get. ^oct. Att. lib. Ill/, cap. A7.
''''""
''''
'''''"'^'
108
\Bo
<li
porooUini
tinicnto
comuno
victato
,
alia per frngalita sia per altra consimilo ragiono da' quali tanle carni i pesci to pill si ostcncva, poiclio molti si crcdcvano sacri agli Mdii. Da ci6 io non posso non tacciar coloro cho ci datino a credere , Pitagnra aver lioto sacrifioato un'eratombe, in ritrovando alcuni ri-
sompro
sia
avor
Et
II
Piithafjoras celehri
Maclfito fecit saggio di Arpino allontanandosi alquanto dal senfire comunc , diccndo aver sacrilicato non cento , ma un bove pure non puo non cio rigettarc, sapendo non aver voluto neppnre ad Apollo , per non lordar I'ara di sangue, immolare una villinia(3). Da '^io altri crede die il Filosofo nella lietanza del ritrovato geo, ,
come abbiamo appo Plutarco, dinqrammatc /jfitando reperto splendida sacra bovnm (2).
un bove
di
farro.
A Gelli No,'.t: Alt. lib. IIII. cap. (2) Plutarcki lib. non posse suaviter vivere
(1)
XL
secundum Epicuri
dg.
acta.
CAPITOLO
X.
GNOMOLOGIA PITAGORICA
E SVE
EPISTOLE.
Rimangono , come eterni monimenti del sapere di Pitagora alcuni detti sentenziosi pieni di tanta filosofia , che in ogni temnella vita civile. po ci possono essere di scuola nella morale raccolta di tutti i frammenti de' Sparsi nolle opcre di Stobeo
, ,
antichita
strappati dal
dente
,
e onde queste mie ricerche sieno sempre atili ammaestramento alia calabra gioventu, non mi ho risparmiaio
,
,
to tempo con lungo studio raccogiierli, e tradurli nel nostro idioma in quel modo che meglio mi ho saputo. Aggiungero poscia due epistole dello stesso Pitagora ch'ebbi fortuna rinvenie che anre negli opuscoli mitologTci iisici, cd etici di Gale, cora mi con tentato traslatare.
, ,
/.
Filosofia
e il i)arlare di quel filosofo, che non cura qualche passione nel cuor dell" uomo.
I.
Vano
//,
Virth.
,
Abbi pensiere far soniprc quelle cose che ti sembrano oneste ancorche dopo fatte non avrai a lietarti di una gloria. II. Ti persuadi non esser tuc quelle facolta che tu non
I.
,
^
sulla
rao
lui
ed essere di buon'aniche in un lotto smaltato di oro con un' animo agitato. II, L'iniquo e piu tormentato dalla mala coscienza che coch'e martoriato nel corpo. III, Prima di ogni altro impara a temer te stegso.
terra,
,
E meglio doiaur
nuda
lit)
Tetitperanta. tcnipeiaiiza e la robustoz/a dell'animo. II. moglio moiire, die contaniinar I'anima (I'inconllnenza. III. La continenza 6 il fontlanieiito dclla virtu. Illl. Null'avvi di \)regio se non sia precediito dalla continenza.
I.
77//.
La
V. Non
sii
la \ia di
mezzo
I.
mo
V- Pazienza. Crcdi esser gran pazienza saper solfrire rimpcrizia altnii. II. Da un generoso si devono tollerare con Ibrfezza di aniquelle cose che nascono dalla fortuna , non gia da'costunii. VL Adulazionc, I. Ti rallegri piCi tosto delle riprensioni, che d'essere aduiato. YII. Liberia. Non 6 libero chi non sa comandar s6 stesso. YIII. Ragionc ed affetti. I. Ogni cosa operata senza ragione 6 perversa. yilll. Gil arlt'jici giudicano deUc arli. Di ogni cosa onesla il volgo 6 pcssimo giudico* e la sapienza vale piu che la roA'. II buon consitjlio
.
bust ezza.
Ad un saggio un'arma.
I.
la
prudenza giova
piii
che
la
robustezza, che
A'/. Deliberar prima di escguire. Ti badi prima d'incominciar 1' opera, onde non qiialche stoltezza. in
II. Vk quelle cose, che non ti possono appresso non pu6 esserti di molestia.
li
lasci
nuocere e
ci6
che
X//. BcUezza. Quale mai 6 la folicita della vita c quali si devono creder beati se non quel, cho da Giove, o per dono di natura si cbhoro una bellezza di corpo? Costoro da inolti sono adorati come Iddii come simulacri degl' Iddii. A me la bellezza sembra averenon saprei dir qual riverenza o quale ammirazionc... (/),
\.
,
,
,
siessi.
tenier te stesso piu che ogni altro . . . ti denon comnieitere cosa alcuna di contrario. II. (ili uomini si devono ricordare del male, piu che del bene.. Si 6 il dovcre. Gome non merita lode chi restituisce il dcsi 6 meritevole di posito vitupero, e di pcna quo'che nol rendc In pnri modo si dove dire del principe- Egli ebte questa dinon per Icdere. gnilfl per Ri')vare
linpara a
tcrmiiii
XI III. Spazio
I.
della vita.
la
Pitagora
paragonava
I'adolc-
(1)
lit
all inla giovinezza airautunno, la vccchiezza sconza aU'esla verno. Dimandato, qua! cosa possa rendore gli uoirrni simili a Dio? Come portarci della verita r esercizio , egli rispondeva come verso la madre Quando I'osverso la patria ingrata ? ge opporluno darsi 1' uomo alia Venere ? quando si vuol rori* deie pill imbecille. die lo aUre esscre state Due cose egli diceva belle piii essere hcnefico date agli uomini dal cielo seguir le verita e die I'una e 1' atlra potcrsi comparare con Ic oi>crc doyli
;
Iddii
(1).
Epistola
I.
Pitagora a Gerone re di Siracusa. e fuor di peri'',olo, o quieta: la tua in ninu conviene alia mia. Vn' uomo moderate
,
bisogno delle mense Sicitianc. Pitagora in quaImique luogo si porta ha tutto cio, che gli 6 di bisogno a dl a dl. c e quanto basta. Darsi in servitii ad un Signore di un luugo chc a tali coe increscevole a colui conviver con lui e duro se non e avvezzo. E desiderevole, e fuor di pericolo aver quanto basta ad una vita fr.ugale. E veramente chi 6 contento del poclie nb paventa alle insidie co non ha ne emuli ne invidiosi altri potrebbe tendcrgli. Con queslu' fama sombra viver veramente a Dio. Vna buona disp jsizione ed un buon' abito non si fia dair uso della venere ne de'cibi ma dall' indigenza che mena I'uomo alia virtu, I piaccri vari c che portano I'impronla dclI'intemperanza addicono alia servitii gli e^ri animi dcgli uomini; e molto piu quelle di che tu godi. Laonde ancor tu quando ti non polasci in niano di quelle, porciocche dipendi da quelle, Irai fcotlrarti dalla servitu di ioro. Non voler dunque cliiamar Pitagora a convivere appo te poiche neppure i medici amano dormir una agl'infermi. Epistola II Pitagora ad Anassimene. Tu ancora, oottimo uomo, se nella schialta, c nella glo(3) ria non fossi piu che Pitagora la^ciando Mileto muoveresli altrove. Or ti rattiene la palria gloria, la quale avrcbbe ancor mc ratlenuto se io fossi non dissimile d' Anassimene.... Non semma bello e ancora pensar intorpre conviene le vie del cielo Do la patria. Io non sempre intendo a' miei studi intendo le
e povfcra non
Fia
, ,
volte anche
a'
bclUcosi afTari
(1)
esse lonet
el
beneficiis
opermn dare,
adde-
(3)
/Xsoj oc.
opsribus comparari possJreliani lib XIIc.S'J. K'y<fa.\r\9 o 6 /oJ ^tci v.xt rooxiod ec. Ra; ij), 0' l-ixi SI i*.-Siy o-nrvx t\^ ITyfrfltyopfii) yev^rT /.?!
ElK5ES25e5252525S525H5H52S25E5a55252E3S!5S5a5a5a5H5H525H5E525E5clS5
CAPITOLO
XI.
PITAGOHICI
deMa moraTo
(1),
em
eodetU dalla grande utiFta or^io possono tornaro ad ognuno. Posciache portano 11 nome di cfuel Grande nuHameno il saggio Meiners ed altri eruditissimi critici li credono all'intutto prctesi anzi ci assieurano che Don sieno scritti d'atcuno do' pitagorici , cho vissero prima di Platone , ed Aristotelo (2). Dalla lontananza del tempo ch.e tutto disperdo ci soDo giiinlL assai mutilati , purtuttavolta so do possono ricavar sublimi precctti di morafe. lo oiide sempro tornassero utiH mi sou queste niio ricerche tentato voitarli, ed 6 questa forse la prima, per quanto mi sapversiono italiana^ in questi endecasillabi. Ed acciocche ognupia no vegga con quanta dilTicolta rispondono all'italo metro priego, almeno leggerli nella versione latina del Signer Stanleo, odel Signor Costantino Lascari. Adora pria gl'Iddif nctl'ordin loro ;
,
do'costiirnt. Tutfca (juesta moral sapienza profcssata da lui che dalla sua ScuoLa si trova trasfusa nc'versi di oro
sl
,
non
Rispctta
il
(5'iuro
e poscia
grandi erol.
Gon giusto rito viltime immolando, Onora a un tempo i demoni tcrreni , I parent! , i propinqui. E sol tuo amico
Farai con tue
virlii
chi in petto
ha dote
D'integri , puri , di prcstarrtl affctti. All'uiil'opre , ad un benigno accento Sii facil sempre ; ud per iievc pecca Odiar 1' amico quaiilo puoi ... Si quests
Cose lie ignori , c duniiriarie apprcndi. Al venire, all'ira, all'oziose piiinie Al viver niylle non piegar ; n6 turpc
(1) Ari$totelii
niagAor. moraL.
III- cop. 5^
lib.
I.
oap, 1.
(2)
Mtimrt,
115
Vivi con gli altri, oh sempre, leco oh semprc di te stcsso ti- vergogni ; ancora Innocuo sii negli alti, e negli actenti. Ragion , consiglio ti sia ducc , e sappi Che speita eguale a lutli an d\ I'alale. Aver dovizie , e decaderne a paro Ami. Dal ciel cou egual cor comporti Sia lieto , o lorvo di forluna il volto. Giusto e non meno , quanto a noi si 6 date > ' Medela apporre a'luali , che dal lalo
! !
Piii
non credi enascer tulti. ne aramalijtr. ti lasci Al suono deir accento , che perverso O buono r uomo dal sao labbro schiude, Quando li awicnc le uiendaci voci SoflFri tranquii'.'j or qael che siegue adeinpi. Onta d' iugaano col parlar , co' falli Niun ti ?ia ; n6 parlar , n^ dire Vtile quanto al viver tuo non torna. E pria dell'opra li consigli ond'cssa
Solo
a'
giusti
,
N6
irretir
Stolta II far
Le cose poi che ingenerar dolore Non ponno adeinpi nulla far di quelle Che tu non sai ; e sol li apprendi solo Di che bisogni e si vivrai beato. Egre le menvbra non aver li curi. Negli essercizi un mo', nel ber, neil'esca che a dolor non lorniSi I' abbi un mcdo
,
E
Il
far
li
Quanto esca adduce come uom che ha nolo bene in lullo spendi. Sii cortese Olliina 6 la misura. E far deh fuggi Quanto te leder possa. Pria del tempo Pensa. Non fla la volutta del sonno Negli occhi accoglier prima aver Ire voiio Tutte I'opre del di rammemoratc. In che peccai 1 Che feci ? E quel si oinise che compir dovea ? Dicevol cosa e poi trascorri incominci dal primo Ogni alto. Eh! piangi il reo, ti allegri al buono. Cura studio pensier di queslo solo che tutte di virtii divine Abbi Le vie ti addita. Per Colui ti giuro , Che did a noslre alme il munero dal qualtro Fonte pcrenne di natura (1). Vn priego
!
Non
Ond'abbian Une. Del tuo cor compiuti I voti prima degli elc*ni Iddii ,
,
La natura
ti
remo
(i) Cio si coniprcndcrd megUo nel capilolo scgiccntc la dott.inix dc' numeri piiagoric(.
noando '^
,
c^n or*
Uk
Come ognl oosa da noi patsft , oom In noi rimane. Intenderai non rotno , Per quanto i daio , non dissimil data
Aver
le
cosS
Onde non speri e null'anror non restl Che tu ignori e come spontnneo al mal E V uomo stolio t del vicino bene Non sa goder chi cieco unqua non vedc...
;
:
Disnodarsi da' mali a pochi i noto. cieco fato delle umane menll j^ a danno si , che d' un cilindro a paro qufvi , e quinci son IraToFte spessi Mali incontrando. Chd nMilcsta lite Compagna innata , non innocua , occulta non unqua accolta , dee Col ceder sol Fuggirsi. O Giovo , accogli il priego , ognuno O fugga il male , o qual Siiguir fortuna E via , un genere divino Tu additi ]^ ne' mortali , cui le vaj-ie case lo dimoslra. Oh I caro lialura offrendo medela Se n' hai pensiero , rlncerai Dando alio case comaodate , I'ahna L'alma tu dlsciorrai da tanie pane. Eh fuggi i cibi cui altrove... (1) Lo cose ad una ; samini , discern! ad una
Vn
sciolto
il
r.orpo
, :
Arbitro di
le
stesso
,
Yn
Pio
ti
chiamerai
non
pi<i
murlalc.
(t) 0"' '"^ tralasoiato tradurrc poclii pariano ilcl divirto dcllc carni, di che nci mn non nii dalo sliidii* [larlnro n liin^o fcttura degli sludi rho vigila alia pubbljra
,
che vcrsi del prcco origirinle capiiolo anlecedeiilc mi nvcva f' slalo pcrmcsso dalla regia pre,
revisione dclibri.
^^msmMSMMMm^SMMSM^
CAPITOLO
Xil.
Vn cenno gene Pitagora di il nome di qucsla conlinuazione Diverso semi(jlosofia all'atnor della ^apienza, ed in che occorrenaa re tra Brukero, ed ii P. Gerdil intorno gU studi di Pitagora - Studio geo~mclrico, e sue scoperte -- Sublimi sentiim-nti del Signer F. de Luca Se Pitagora sia rinventore denumeri Sue sistema iilosofico intorno ai A'senlimenti di Macrobio si aggiungono qae'del Signor Depnumeri Studio di musica, e suoi ritrovati -- Studio di astronomia , e pii>g Se la suoi progessi -- Altri vari senlinnenti di Pitagora Psicologia
parlicolan
ii
melempsicosi
nia- Studio
ti
--
La
sia un ritrovato di Pitagora Teoria de'colori -Cosmogodella niedicina Antico sislema cgiziano, e sua infriUluoslmedicina nella Scuola Italica addiTiene una scienza-- Coochiu-
sione*
Qui$ e$t qui putat cum ftoreret in Italia Graecia potentissimis, ci maximis urbibtu, ea quae Magna dicta est , in hisque prinntm ipsius Pythagorae, deinde Pythagoreorum nomen esset, nostrorun^ homi-
num ad eurum
Tuscul.
istituzione della Scuota ItaTica , di che vide gli progressi, e la decadenza la nostra Crotone, onde tantoaito il suo nome e note alia fama presenta agli occhi di un filosofo un per -do di tempo, in cui lo spirito umano addimostro tutta la
La soTcnne
i
esordi,
maesta Ji sua grandez/a. Ne la Seiiola Ionia, ehe la precede lunglii hanno che paragonare anni, ne la Scuola Plalonica, cho la segui con la nostra Italica imperoeche quanto era in culla in quella e quanlo cono bambino si alzo gigante nella nostra Scuola
, ;
tribiil
a far risuonarc
il
mondo
lettcrario del
nome
di
Platone
c della sua
ti
scuola
perte della Pitagorica. Solenne istituzione! in cui oltre i precetoltre la riforma del costume di moral filosofia che non si e con la pralica proporre a nobil vantralasciava e co'precetti taggio deU'umaniia, si ebbe ancor I'intelletto maggior progrcsei la filosofia le sue scoperte raritmctica le sue ragioni I'aslro,
IIG
la mugoometria i suoi ritrovati niodicina lasciu il mislero lescicnzo tutte si arriccliirono dolle loro dilVuiizioni. Ma non istiamo al gcnerale ; sviltippiamo piu miniitainente questo quanlo antico , quauto nobile ar;;oinet)ta ondo reiidero per quanto c dato alia leuuita di mia monte al calabro suolo quella gloria , cbo le
sica
sua armonia
!a
la
Noi in questo ar;^omciito non abbiaino chc a consultar solo la tradiziuno. Sia pur chc si vogliouo , si Lacrzio , alcune o|)crc a Doi lasciate da Pitagora iiv retaggio di sua sapienza , sia ancor clio Tinipostura portasso in mezzo alcune opere preteso di Pita-
me
gora, o di (lualchc uditore< di quel saggio Sodalizio, vcro e, coil Signor Meiners (I) si dicdo studio dimostrare , chc ue Pi-
tagora, ne altri de'suoi avesse scritta alcuna opera, gelosi sempre di pubblicare le loro dottrine. Non abbiaino dunquc a consultare lo opere di quesa Scuola , onde ricavarne , come faremo negU
altri
solo
ci
punti di letteratura, i sistemi , i ritrovati , le riforme, ma dobbiamo attenere ad una tradiziono non interotta , cho
il
,
suo peso. e uno de' migliori progressi onde V amor della savera figlia del cielo, pienza da Pitagora fu denominate filosolia ehe tutta allegrandosi ai titoli dclla modcstia, non jiotea non sdegnarc I'orgoglio degli antichi Sofi, onde era detta Soiia? Pitagora uomo veranicnte singolare, e di mente sublime piil die ogni altro, uno di que'cho la provvida mente d'Iddio a quando, a quando Kianda a riformarc il mondo lettcrario, non yivendo all'orgole diede il modesto noine, onde tultavia e glio degli antichi soli iloDominata. E sajjpiamo grado al Saggio di Arpino, che ci fu cortutto
ha
E non
Jcse ilella tradizione di Ponzio Eraclide , uoino dotto sulle prime, come Piuditore del divino Plutone, dalla quale noi coosci;imo Egli , tagora la prima volta diede luogo a si nobil progresso che con tittio I'apparato del suo sapere, e con la dolcezza d'irre,
cloquenza rispondeva un di a Leonzio, principe de'Kupclesi, Morca, die faccndo le maraviglie del suo sapere, dimanthivaqualactcqual mestiere professasse, disse non prol'essar ne arte, ite mestiere, ma di esser solo fUosofo. Le maraviglie son maggiori alia e cho sono i lilosouovila del vocabolo; ondo Leonzio chiedea ii qixal cosa Uiscerno questi dagli altri?. a cui il filosofo che si osser la vita degli uomini non dissimile a quell'emperio tiene con la cdebritu e col nobilo apparato de' ludi di lulta la tijcecia, ove intervenivano in ogni anno genti iutente a varie eula gloria ro ivltri esercitati nello forze del cor[o ad acquistarsi Ji una Corona non negata al vincitore nel paricoloso agone, altri
sislibile
pop&li della
'1)
JUvincrs
Vut.
H.
ad arriccliirsi del guad; gno delte mercui!arz.ie , altri piu iugenui, e di guadagnu sen/a pensier di gloria sulo per cssenie spete studlame i modi le ai'ioin. iS'on a'prlmi, non a'secontatori di , solo agli ultimi coinparava quel Grande i lilosoli y che no
,
e sdegnando ogni dovizia solo si hanno studio vaghi di gloria coBtemplar la natura delle cose, esaminarle nell' ordiiie di loro ,
,
,
marcarne
orme della tradizione posso io sperarml dare una idea degli studi dellitaliea Scuolu? Mi giovi prima riflettere col Tiraboschi riunende pascia quasi in compendio lutte le opinioni filosoficlie di questa Scuola, (fei me ricercate coa lunghe vigilie sulle opere del greco Plutarco, esponendo prima le scoperte, ed i suoi progressi onde Gonoscese almeno per quanto ci e dato ^ il suo sistcma di filosoQa . Non e [qui mio pensiere, ei dice (2) , far lunga dissertazione sugli studi , sul-
,.
filosofo. Converrebbe prima di ogni altro quistione tra due dolti scrittori. . . lacopo Brukero, e 'I P. Gerdil bernabita. Sostiene il primo ogni cosa a lui attcnente essere oscura , ed incerta per la maniera , che vano sia r accingersi a rischiararle. E piu ragioni ne arreca (3)^ Gli scrittori deUa vita di tutti di molto tempo a lui posterior Pitagoia
le
opiniuni di qnosto
la
esaminar
(1) Pylhagppam , nt scribit auditor Platonis Pontius Eraclides vir Phliunlem ferunt vcnisse , cumque Leonte principe doctus in primis Phliasiurum ducte et copiose disseruisset quaedam, cuius ingcuium, et eloqiieiUium cum admirutus esset Leo, quaesivisse , ecqua maxime arte Ad ilium : artem quidam se scire nullum sed esse philusoconfideret phum , udmiratu)n Leuntem novitatem nominis quaesivisse , quinani essent philosoplii, et quid inter eos, et reliquos ititeresset ? Pythagoram autem similem sibi videri vitam hominum et mercatum eum qui haberetur ii iximo ludorwn apparatu tutius Graeciue celebrilate. IS'um ttt
, , '! ,
,
y.
alii
corporibus exercitutis gloriam, et nobililatciu coronue pelereutj aut vendendi quaestu , et luero duaretitur , esscl autcui quoddam genus hominum , idque vel mamme ingcnuum qui nee plausum nee lucrum quaererent sed vidcndi caugsa verdrent studioseque perspicerent quid ageretur, el quomod'j. Ha nos quasi in mercalus quadam xelebritate ex urbe aliqua sic in hunc vitam ex alia vita, et 7iattira profeclos alios gloriae servire, alios pecuniae, raros esse quosdam, qui ceteris omnibus pro nihilo fuibids rerum naturam sludiuse inluerentur hos se appcUare sapientiac studiosos id est, pliilosophos tit et illic liberalissimum esset speolarc nihil sibi sic in vita lunacquircntes
illic alii
emendi
,
lib.
IIU, Tusc.
Tiraboschi
vol.
[.
118
ri
;
siono
ei
appoggia
letrge
,
la
confu-
!a
;he dicesi
da
c per lungo tempo osservala, Pitagora iniposla a'suoi disccpoli di non esporre al piibblico, scrivendo le sue opinioni ; lo spirito di partito die in Gamblieo ed in I'orfirio , due de'principali scriltori di sua ^ita chiaramenlc si scorge di olTiiscar la luce del cristiano Vangelo , clie gid cominciava a penetrare per ogni parte , con formar di Pitagora ixi' uomo portenloso , e simigliante in ogni parte a Cristo inedesimo: tutto cio secondo il iJrukoro ad evidenza ne uiostra quanta poca fede dobbasi 4 raecont ehe iutorno ad esso si fanno. M' all' incontro il P. Gerdil ehe con>tin(pie piu cose entra coraggiosamente a sostenere (1) si "vi &iano intorno a Pitagora dubbioso , cd incerle pu6
, , ,
,
jiondimeno daHa maggior parte de'sivoi dogmi con probabile foivdamerrto venire in cbiaro ; porcioccb^ Platone , dio egli dice a moiti de' piu celebri pitagorici fu familiare ben pole agevol,
blico
djrillo
OHtJe a cio , dogtni di qiiesto iliustre filosofo Aristotelo, e poscia Laerzio , Porlirio, damcspongono intorno alle pitagoricbe opinioni, deesi a biion
i
:
lui
ogni fede .
dalla geometria.
i
Mirabili furotro gK sforzi di Pitasuoi in interrog^uido la natura, ondo apriio al inondo una nuova scuola di malematica. Se tutte le scienze noa lurono ignorate in qiK^sto nobile islituto, lo studio della geonieferia v'ebbo il primo interesse. Volgendo tutto I'acume della sua
gora, c di tulti
E prima
mente a questa nobile scionza come a quella cb'e considerala non dissimile di una scala cui umano intendimento a gradi a
,
l'
gradi
eleva dalle coso sensibili alle cose intollettuali..., dalle volgari alle cose celosti, credeva, e non era vano il pensiere, ehe questa sublime scicnza puo inlbrmare, non meno f be lortificar I'ocsi
pitagorici da questi subUmi, potevano non compromcttere di nuovi progress! geometrici. (Juesta scienza ancor bambina nclla scuola istituita da Talele c non oltrepassando le nozioni della relta, c del cerchio, non ancora avcva il merito darsi un nolibile pjsto tra le scienze, nella Scuola Italica oltrepassando Diili della geometria elementare si estolsc ad un grado sublime
cliio interno
q^uosti
(2).
deH'anima
Ispirati
da
si
(t) Gerdil , introdnzionc alio studio della Religiono. de Samos ovoit. (2) Dii tout ci'la ilscmcludient enfln (juo le philosopfie rr.gnrde lci]sciptice$ vntthcnuiliijHes, cum dcs tL-grrs projires a clever I'liummc dcs clittscs icmihlcs aux cluncs sinriluellcs, dcs choscs sciisihlcs aux clto%e$ intellcctn-Ucs dcs ckos's tenatres aux cUases celestes, dvs cho,
set ]>crissabl:t
aux
choies intperissablct,
et elcrnclles.
119
A Pitagol-a 6 debltore il mondo lellerario proprieta del quadrato i\e\lipotenusa. Ne questo e tutto di piu sublimi scnporte fu pregna I'ltalica Scuola nella gionietria, che il signer Montucla nella laborio sissima sua opera dell' istoria della geometria attribul in parte alia scuola Platonica (1). Ma grazie al saggio Fonlinando do Luc, che onora tuttavia il suolo partenopeo e vive alia gloria immorlale de' suoi studi matematici , e del nuovo nietodo geografico , e i mioi purissimi vocui io professo divotissimi i miei giorni ti sono pe' suoi lunghi anni e per la sua felicita , che si studio le lialica tutte rivendif^are con prolondi argonienti alia Scuola scoperte, di che arricchi questa Scienza Quanto alia geometria ,
d'l
nobilU, di grandezza.
siilla
del teoroma
la trascrivo le sue parol-j ("2) per onor di queste nne pagine che meritasse tal nome , Scuola Italica fu la prima in epoca che la seguirono. Ed e nella celcbrita non la cede alle altre in fatti in una scuola di gionietria a due cose principali parmi e al modo di geoalle sue scoperte doversi por mente
, ,
mctrizzarc. Quanto alia prima I'ltalo Giometra e pari nella gloche la pubblica ricanoscenza adora , coria a quel pochi genii me creatore delle scienze. La nostra geometria se ne tolghiamo le scoperte di Archimede , e pochi teoremi de' conici di Apollonio , doveva tutta esser nota al fondatore della Scuola Italica , Oil agl' insigni giometri che la seguirono. II prestantissimo teorenva sulla proprieta del triangolo rettar.golo ritrovato da Pitagora 6 uo di quelle scoperte , a fianco dellc quali la istoria delle
, , ,
disoient-ils
et fortifier V oeil intSrleur de V ame ,.., et , seroit eblotd en passant suhitament des tenihres de la maet les ii4re dav., la lumi^re des verites etemelles. Sans levrs secovrs preparati' ns 4ju' vUes donncnt d V ante , I' omme enfonce depuis sa naissance dan$ la corruption des sens , desesperuit de parvenir d la felici-
peuvent iclaircir
il
sans
elles,
te
qui
lui est
destinee
le
Vabyme immense qm
(1)
ft n' auroit pas mcme le courage de separe da but qui lui est prepare.
franchir
porait que tan ait icrit aucun ouvrnge purement mathematique, mais une seule invention dont il est r^puti Pauteur, doit lui tenir lieu, d noire egard, de I'ouvrage le plus itendu. T enlends parler de V Analyse geometrique, se moyen unique, et indispensable pour se guider dans le recherche des questions mathematiqucs dune certaine difpculte. Montucla, vol. 1. (2) E queslo un' articolo inserilto nci giornale del Progresso.
Meiners , Vol. II. cap. illl. tralascio Irascrivcre le parole del saggio franccse. Nous arit V une des epoques les plus memorables de V hisloire rivons maiutenant des maihemutiques. C' est la fondation de V ccole Platonicienne , d la Plaquelle la Gdometrie doit un accroissement rapide. 11 ne
Non
120
jnvonzioni non piio mottor I'r^nnlo. Tot;liclc qncsfo (eorcma alnostra pooiuelria , cd cssa tornera a' lempi ili Taletc. Quimli una scuola gloriosa per qiicsta celebrc scoporta , c per quclla
ill
ia
tanti altri
la
la
riamo
Icorcini gioinctrici , c nol cui seno era stala formaloorica dollo ragioni c propor/ioni , che ora tutti amnainel V. dcgli clenienti di Euclido non potea non csscrc ri,
vrlXo di quasi tutlc \o cognizioni gconictriche dell' eta nostra Oiianto al nietodo la Scuola Italica segno 1' cpoca dollc trc priclio \)cr un'orrorc di cronolograndi scojjortc in giometria sono stale generosaniente altribuite aU'antica Accademia. La delle sezioni f"oniche, o dei invcnzionc dell' analisi geonietiica luoghi gionu'trici forma I' cpoca piu gloriosa dcila giomelria c la gloria immortale dcgli antichi giomctri della Magna Grecia. Qualchc geomctra ha rivendicato alia Scuola Italica I'invcnzionc delle sezicni del cono; ma niuno die io mi sappia ha intcntato querela onde vendicare a geometri della Magna (irecia V invenzionc dell' Analisi giomctrica, e de'Iuoglii Geometrici- E noi brevcmcnte osiani farlo non per pretcnsione di orgoglio patrio ma per amor <lel vcro veri progressi delle scienzc. . e per notare Ma donde sara mai nata I'opinione degli antichi adotfata generalmente (la'moderni chc Platone, c la sua scuola avcssero avuta la gloria di fare alle scienzc il ricco dono delle tre insigni invenzioni geometriche teste mcntovate ? Come niuno ha mai reclamato contro la Scuola Italica ? . . noi dobbiamo farci Y idea di quelle an,
me
g<a
tiche scuolc
come
di
crano
lo
i tante sette filosofiche cui component! sentimento dell' intera devozione alia pro,
ed all' csacrazione (pielall' anatema cd i die avesse fatto in parte dubbitare della sua fedelta sjioi scritti crano con tiitti mezzi,condannati all'obblio. Or perjla la lohlosofi della Scuola Italica chc solTrirono persecuzione ro dottrina si rannicchio nolle spelonche, e ne' reconditi asili degl' infclioi. Lc stesse veritd non soggette alia leggc dell' arcano , e ch" crano state pubblicate, dovi'ttero esscro dimenticalc anche
, ,
i ,
dalla
ti
maggior parte
,
dei lilosoli
,
delle
altre
sottc.
pochi
scritinfe-
(1) di qMcIIa
scuola illustre
o i'urono confidati a
mano
dele
furono vcnduti a persone, che se gli appropriarono. Cosi sapi)iamo che Platone couipro per qUiiranta mine Alcssandrino e da lui stcsso , per la qual gli scritti di Tilolao Crotoniatc ,
(I) Qui 11 signor F. do Ijirn j)aic non avcre conosccnza dell' opera il dcir inglcsc Mcineis qunlc ion niolU argomenli si e bludialo dinioaliribuitf n quelia scuola essere tutle prctcsc. sirnrc lc opcre
, , ,
rii
c della coga fu riguardato profanatore della Scuola Pitagorica vedova di lui, dopo die fu egli trucidato da' suoi concittadini . . JSb fu difficile a spegnersi ogni memoria della Scuola litalica , parte perche i pitagorici avversi a pubblicare le lore dottrine hanno portato nel sepolcro il loro secreto parte perche la scuola di Platone battendo un sentiero opposto riempiva il mondo d^le sue pretese scoperte. Piii non si parlava die di Platone e de'Platonici. L'accademia ricca delle spoglie della Scuola Italica
, ; ,
,
si attirava Tammirazione di tutte le parti per le ire grandi Invenzioni dell' analisi geometrica , delle sezioni coniche e de' luo,
gbi geonietrici
c platonici tanta gloria sostenuta benancke da molti illustri geometri della A.ccademia e passata gigante a traverso di tanti secoli , ed ancor oggi a Platone , ed alia sua scuola attribuiscesi Y invenzionc delr analisi geometrica , de'luoghi geometrici , e la fondazione della prima scuola raatematica. Chi avrebbe ardito in quel tempi aftitoli
die !a fania divolgava , come 1' opera sua. I prodifficili che nella Scuola Italica erano stati trattati ,
,
,
frontare la colossale riputazione , che godeva 1' Accademia ? So lo avesse tentato , sarebbe incorso nella taccia di mentecatto. Egli anche partecipo alle teoriche della Scuola Italica perche ncUe sue opere fisiche , benche niuna raensione avesse egli fatto di que' filosofi celebri pure i dotti vi hanno scorto le dottrine di Archita e sopra tutto di Ocello Lucano , e di Timeo di Locri (1). Ed ,Eudemo (ilosofo Aristocui opere atlinsero le loro notizie gli scrittori telico , dalle Alessandrini della storia matematica , scrivendo quando tutto il niondo suonava del neme di Platone , e della sua scienza geo-
qualchuno
,
metrica parlo il linguaggio de'suoi tempi , ed a Platono attribui tutte le invenzioni che alia Scuola Italica appartengono Sembra dunque siano incontrastabili i titoli della Scuola Italica
,
alle tre grandi invenzioni della scienza geometrica , c sopra tutto dell'Anaijsi, e de'luoghi geometrici. Ed allora bisogna far retrocedere la prima epoca della geometria , che Montucla fissa alia
creazione della Antica Accademia , riportandole a! tempo della fondazione della scuola Italica , e rendendo cosi alia Magna Grecia la gloria geometrica di cui un' errorc di cronologia , o lorse anche di mala fede aveva arricchita 1' Accademia della dotta AteDc. In tal caso le dottrine della Scuola Italica, tolta da sotto il
(1)
Lo
tize
122
vdo dc' simboli , o dol mistoro trapi uiteto dalla Manila Grecia noir Attica ed abbellite e focomliic dall' inR('fi;no Ateriu^se hanno formata 1' antica Accadomia clio una ctnitinua/ioiie della Sciiola Italica deve dirsi, aHsiche una niiova scuola tutta indigena di
, , ,
Atcne r> Molto ancor tlove larilmetica alia Scuola Italica. Boezio vuolc che Pitagora ski stato I' inventore de'numeri e delle rogole aritmt'ticlie. Straboncal contrario nc vuolc rinvenzione in una opoca piu remota dagli antichi popoli Fenici. In vero , co*iio poteva il niondo ignorarc per lunghi secoli una scienza, che tatito d'awicino time a' bisogni degJi uouiini, come Irasrurarsi si lungamente una scienza si utile al commerao? Se a tempi ii Pitacd il commercio si digora tanti erano progress! della civilta senza la qualo indarsleso, come potevasi ignorafc una scienza no si sarobbc sperato un tanto progredimento ? Luntii dunque
, , i , ,
i.il
niilliimeno
vie
persuaderci osserneil nostro filosofo linventorc, iion possiamo non addirgli singolari progressi. Questa Scuola si diestuilio
,
de'numeri , ma sempre con 1' orpello del maportento. Pitagora traeva dai numeri gli dementi, i il cielo , la terra , principii delle cose , le origini,le cagioni i'anima, Jnsomma quanto mai cade sotto i sensi , o quanto e di fijori del polere d(n sensi , tulto era per lui una produzione
profondo
raviglioso
del
:
Humeri
(1).
La
ripetuto piu volte simile a sc stesso, o I'anima un numero che muove se stessa; anzi I'anima costar del numero qiiaternario , cioe della nientc , della scienza, dcH'opinionc, del senso; numero su cui snlovano giiirare (2). E mi giovo su tale argomento ri|)cter le parole del Signor Depping, Ic quali a mio cre-
mero
mcdesimc parole
di
ma
vestitc da lui
di
modi.
csseri
,
numeri
c'dice
avcvano appo
con gli oggelti stcssi, con le parti elementari, e costituitive della natura. L' unlverso era anche esso per i pitagorici un
ri)
[2)
phxi quam
Qncslo conrut.ilo dallo Stagirila Melaph. lib. XIIi. cap. IK Sanctiasimum iusinrnnilum Pythagoraei qualernario sunt comii
,
animae praebenlem tctrada iuro fnntemgue , el ftrmamcnta pcrcnnis (jHin nnimnm nnslram PyUiatjnrici aiunt iinalemione comiarc : se euim hacc quatuor mcnlem scicnliinn, oy>uito;ici, sensum. Macrohii , cap. XVU. Soma. Scipionis. Cap. XVU. Somnii Scipiunis, {'.]} nTnrrchii,
IS'nlurae
,
es-
153
niimero:
rcalita.
^i,
il
Per
or,i
cho ncl dominio del penslero II sistema de'numeri risolveva nclla loro doltrina il problema deilacosmogonia. L'unitd termine eiuinente verso il qaalc
Itinaziotie.
bisognu dcllo spirito uinaiio, avvolgere il fascio dello sue idef: unita sorgocite terinifie di ogni ordine sistcmatico principio di vita delie social! istituzioni scopo elevato dalla natura morale, f'Ciilare ignoto nella &ua cssenza manifesto per6 ne'suoi elTetti di tutte le fisichc: l' unita nodo sublime, al quale si ripotonze congiunge necessariamente la catena delle cose, I'unita I'u I' august;) nozione verso la quale altresi tutte si conversero le medifnzioni de'Pitagorici. La diade gia prodotta, e composla, origine
si
iinperioso
di
porno
quale u coslTolto
del contrast! rappr(^>entu per cssi la materia, o il principio passivo, secondo I'opinioni del tempo. La triade, numero misterioso, die tanto figura neile tradizioni dell'Asia, e nella filosofia platonica, immagine degli attributi dellEssere Supremo unisce in se la
propriety de'due numeri primi. La tetrode, o il qualernario, che esprinic la prima potenza niatematica rappresenta altresi la virtu generatrice, della quale derivano tutte le combinazioni: 6 questo il pill perfetto numero, e la radice di tutte le cose; il numero sett''ii,irio appartiene alle cose sacre. L'enneade 6 il primo quadrate de'numeri dispari la decade riconduce alivnild i numeri molti;
plit.i
Ma
traltiaino
piii
tanto interessante
nella
dcnomi,
fuoco
Protio Vesta. La diade era dal matertn, caosse ragion seminale Filosofo considerata come ell'etto della Monade, e come causa di di instabile di eguale divisione e quindi le si dava il noine
, , ,
La Triade rignardata come il primo nome di ameizia, di pac.% di concorossia Qualernario era rignardata dia, di teir^ieranza. La Tetrode da Pitagora come un numcro perrctlissimo e radice di tutti. Egli difliniva questo numero una soslanza eterna del numero che volea essere il principio provvido liall' universo del ciclo la di tulta della terra riatura e int( rmedia. Lo volea radice degli Dei e degli uoinim' es stente nella mcntc di JMo prima di ogni altra cnsa onde da lui era cliiamato -prinradice di tulta la numerosa Camiglia dello cose, cipio fonte e che |)er esso tutte Ic cose so do disposte, e restano numerate con indissolubile serie. Per questo numero Pitagora giurava. Per lui era il simbulo di tutte quelle cose, che sono in nuiuero di qiiatineguali
, , , ,
,
d'
informct
d"
tli
radice, di
nalura,
di
dibcordia, di ar-
Iro
delluomo,
10
Ic
did-
Osiride. L' Oltade porlava il nomc di Panarmonia , amicizia, di sicurczza, di madre, di Ilea, di Cibcle. L' Ennade i cliianiava Oceano, Orizzonfe, Promotco, Vulcano, Ginnone. La Decade cotisidorato dal Filosofo come sinibolo del mondo, poich6 era denominato conleneva 'h\ se tutte Ic ragioni numerali Dio, forza, neccssita, falo (i). Or da questa dottrina numerica, cioe dal conoscere i numeri come una so5tanza, e principio provvidifisimo del cielo, e dolla terra, di tutta la natura intermedia, e raJice delle cose divine, dcgllddii, e de'Demoni,si vuole, che Pitagora avosse DIVINATORIA, cui indovinasse per via composta una
<\'i
,
Minerva,
moliipUce , maon'gine dcgli iffctti naturali schio, armonia, aninw, Ercolc, robusto. la Pcntade o Cinqxu chiamava qudlo , che com|)rcnde il binario, od il ternario. L' Exade era considerate, como nuniero perfotlo. L' Eptade denominavano
TAVOLA
de'
numeri. E non cosl della musica. Se nclla Scuola Italica I'arilmctica cMo solo ragion di progresso la musica vi trovo una ragioii
,
d'inven/ione. Pilagora iclla varia tensionc delle rorde scppe trovarc la varielA dcgli accordi , ondo la musica ncile sue matri insistenaddivciinc una vera scicnza. Ma mi torni a vantaggio
,
do sullc orme
di
Macrobio nel Sogno di Scipione ripcterne piu sia uo credulo p6nSia una immaginazionc
, ,
(1^
(2)
1.
Macrobii Cap. XVII. Sommis Scipionis Pythagoras primus oynnntm. mente cortCepit et ij^tellexil quidam compositum quiddatn de splwcris sonare propter neccssitatem ralionix quae a celestibus non nfd quae csset ilia ratio , rcl quihus ooscrvanda modis non farecedit cile deprehendebal cumque cum frustra tnnlae taioque arcanae ret diulurna it^quisitio fatii/aret, fors abtulil quod coqitntio alta nan reperit. Cum cnim casu prueterirct in publico fabros iguitum fen-vm icliht'S mollicntcs in aurcs eius malleorum soni certo sibi respondcntes ordine rcpente ceciderunt in quibus ita gravitnli acumina cunsonabant t utrumqiie ad audientes sensum stata dimensione remearet et ex variis impulsibus unum sibi consonans nuscerelur. Jlic occasionem sibi ohiilam rutus deprchendendi oculis ct manibus quod olim cogitatione et imminens opcri curie $us intudtur annolans guaeretof fabros adit soitos qui dp. singulorum lacertis conficiebatur. Quos rum ferientium virrhvx adscrihendos iiihet ul inter se inallcos mutent putnret quibus rrulatis sonoruni diversitas ab hominibu^ recedc^is mallcos scquebatur, 7 um omnem, curnm ad horum cxaminnnda vcrtil: cumque sibi pondera ^i- ertualcm pnudcris quod habcbatur in singulis annutasset; aliis pon'i-rfbus in maiuf, minusve cxcedenlibus fieri malleos imperavit, quorum *''ibus ueqiiaquam ]>r)oribus similes nee ita sihi consonanH'S exnudiebantur tunc aniynadveriit concordiani vocis lege pnndcrum provenire, collrriitque omnib}ts numeris quibfs consensicns sibi diversitas poiir derum continebntur, ex malleis ad fides vertit cxamcn; el intestina ovium,
, , ; : ,
.
slere, 'd Filosofo croJeva, che le sforn colesli rlvolgondosi ne'campi floH'aerc intorno il contro di loro, dessero nii concento, una melodia, originala dalla collisioiie dell'aerc intorno con le sfere me-
dcsime, melodia, concerito non mai udito da'inortali dagU angasti si grande siiono ma non ne capiva il modo, la ragionc. Ei lungo tempo stanco il suo pensiere neila ricorca di tanto arcane e sempre indarno. Ma gli accidenti le volte ci scuoprono alcune cose chc 1' aciime della mcntc umana infriittnoso si afTatica scoprire Vn di passando improvi^o avanti una ofTicina di fabbri che a colpi, a replicati colpi moUivano il ferro il suooo de* colpi de' martelli si caccio ne'siioi orecchi nnnzio di armonia I'acutczza del siiono rispondeva alia gravita de' colpi da'vari colpi onasceva un'unisone. Questo fu I'origine della grande scoperla. II Saggio si avvide intendere congliocchi, c col magistero dello raani cio che la mente si era stancata indarno scoprire. Si avvicina a' fabbri: solerte intende all" opera di loro, ode siioni della diversita de' quali credendo esser cacomanda mutar Ira gione le diverse forze de' colpi succedentisi loro i martelli. Son mutati: la diversity de'suoni siegue la diversita de' colpi. Considera poscia il diverse pondo comanda darsi a' martelli ora lieve, ora meno i suoni de'qiiali noii lieve peso mai simili udivansi a quede'primi colpi, ne consoni a se stessi. l)a cio gli e cerlo la concordia della voce enascere dalla rae raccogliendo tutti que' numeri , ne' quali era gion del pondo una diversita di pesi coiisonanti, da' martelli applico Tcsarae sulle corde. Tese intestini di pecore, o nervi di bovi con la diversita de' pondi, che avea appresa ne' martelli gli scosse co'diti, e, oh il bel ritrovato! ne nacque un concento, che non indarno rispondeva alia prima osservazione che aggiunta di vantaggio la dolcezza ofTre la natura delle corde. E composti alcuni strumenti vi doterraino sopra la giusta proporzione della lunghezza delle corde su pochi numeri, chesono Vepitrito da cui nasce la sinfonia delta
orecchi, non capaci ricevere
,
;
5;* Ti'ijxp'.'v
il
-rjia^y cui ha luogo la sinl'onia . il . triplaro che fa sentire duplai'n produce la sinfonia. la simfonia 5i* rx^w nar ^svrt il qiiadruplo che ci allegra della simfonia So 5ia irx^^y Vapogdogo da cui si tira un suono detlo rovov Cio che bene intendono i precettori di miisica.
Vemiolio,
da
oix
vel
boyum nervos tarn variis ponderihut alligatis tetendit , qualia in mallets fuisse didicerui ialisque ex his coni^entus evsnit qualem prior observatio non frustra animadversa promiserat, obiecta dulcedine, quam uatura fidium sonora praeitabat, Macrobii cap. XVII. Sotn. Scipionis.
,
126
N('
iK^ll.i
iiiinori
soiio
SriKtIa
Italica.
ontic 1" ostronnmia fu arriocliila proqrossi atl(Viosta iK>lilo srionza rlio voramcnlo
i
, ,
tiitia
la
ebbe I' infanzia nclla Sruola loiiica , sa r csprcssione , nella Itaiira. Alio scopertc dell' obliquita delrorliltirn ck'H' i'siston/,i dot^li anti(IolI;i roldiulila dclla kira
, ,
nou
tempo obbliate si appropriarono i moil dcrni astronomi. 11 sistcnia dell' N'nivcrso il piii ragionovole lonomoni de' piancti, che ammettcndo il pill adallato a spicgaro
,
sole immobile nel cenlro dell' universo la terra gli si aggira intorno con tre diversi movimenli uno intorno il propria asse detto mvto diumo dcnominalo I' altro intorno la propria orbita nioto annuo I' altro detto tnoto di faralkUismo, onde essa serba il siio asse altribiiito a N:esemprc parallelo a s6 medesimo
,
,
(1),
colo C(>iHTnico, era un sistema conosciuto nella Scuola Italica. Alcuni astroiionii, si Del'endente Sacchi, si sono stndiati di mostrare come potesscro ginngere pitagorici a (piesta scoperta e VeideliMcredeva cio fosse avveimto per la conoscenza del vero movin\ento di di Venere, e la diflicolta qiiindi di pieg.'Te la stazJone, Mercurio,
,
indiissc a* fissare il retrogradazione degli altri pianeti centre del mondo, e a porre la terra in movimento intorno ad csso. Rnvilland al contrario opinava, fos?ero tratti a questa ipola
1
sole
al
pel loro principle della regolarita dei movimenti dei pianeti nolle orbitc circolari c siccome qncsto movimento veduto dalla terra e quasi semprc egiiale sovente stazionario , e retrogado , pensarono cho la terra non era il centre, e vi ponessero in vece il sole o il fiioco, ch'essi dicevano la pit'i dogna sostanza (2) .
tesi
; ,
,
il Signor Dutens nclla sua opera stiHe scoperte degli antichi altribuite ai moderni, vuole che Pitagora avessc appreso le qncsto sistoma dagli Egizi, quali rappresentano il sole solto
i
Niillameno
sembianzc -di uno scarafapgio solo perchi questo animale sei mcsi rimane solto terra e sei mesi sopra (3). Inoltrc Pitiigora
, ,
dividcva
TKilo
il
o zone
dell'
equinozio
circolo settentrio-
della
bruma
(i; Po1i,
fistca
Vol.
I.
Slor. della fiiosofia dclla Grecia. (3) I'mhacjorc croyit que la icrre ^loit mobile, ct n'ocrupoit point le centrr du moude, mais qu' vile avoit un mouvemcnt circidnire autcur de la region du fu par la quelle il enlendoU le soleil , ct formoit ainsi avail cetle doctrine let journ, el les nuit. On dit que
chez
let F.gxjpliens
il
Pythagore appris qui representoienl le soleil sous i emblemc d' un' ect les six aulrcs mois pusso six tnois sous la lerre
,
Dutens
vol.
I.
par.
II.
c.ip.
Villi.
12'i.
ill
d>Io
c Luoifero csspfi^ un\ mozotKaco. Credcva Espero locometc non essero clie tanti aslri movenlisi indesimastolla (1) torno il sole, e mostratitisi dopo lungo poiiodo di tempo in una parla luna esser di natura ignoa (3) te solo della lore orbita (2) il raondo come abopposti a noi muoversi gli antipodi (4) biamo da J)utens , esser goveruato da due forze di pruieziono, e di gravezza, che corrisponde alia lorza centrifuga, e cenlripeta (5)-;r niondo essere animato, si il medosimo Dutens , od avere un il principio di vitalita dilTuso per tulta la natura , noQ solo nel remerce di una costante gno degli aoiniali , ancora ne' vcgelabili essere oella materia una forza proe successiva generazione
e tutlo nictte in moduttiva, principio atlivo, che tutto ptinetra vimento ch' e l' anima del mondo o la forza inipressa da Dio
, , ,
nella
natura
(6).
Poclie parole s\\ lo studio della niedicina. Questa scienza fino^^^ / i a Pitagora uon era, che un mistero, ed era in u^ano do' preti (]uali, e quanti mai no facovano mestiere, corretani Ic voile, pu^ r^? dal mestiore erano creduti come ed amici degl' Idinterpetci dii. Le malatlie , ed non ogni gcnere di contagio ermo riguardati come unelFetto del (isico viziato, o enascenti da cause esteriori, o d-iiriuterno, o iinalmente dalle passioni dello spirito, ma solo come una funesta presenza degl' Iddii onde senza alcuna model a si credeva solo allontanarii dal corpo o col consiglio degl' Iddii , o * con non tralasciare espiazioni. Non siamo iguoti accora uelle coslumanze degli Egizi, appo quali era assai limitato 1' esercizio della niedicina ogni medico dovea intendere ad un solo genere di malattia e se, usando altra medela da quella, ch'cra determinata , moriva I'egro egli era condannato a morte (7). E ciu
,
,
'
:.
non toglieva ogni progresso? Questo era lo stato dellu medicina , quando Pitagora stabill il suo Istituto nella nostra Crotone. Egli in^
sercitandola, chiaraava in
mezzo
associava
II.
Cap. YIII,
Pythagoreorum quidam cometam putant ese stellum ex earum numcro, quae non semper videntur, sed statuto tempore, sua revohctione
exoriantur.
(3j
(4)
Phytagoras
Laerlii
,
aiebat
Plutaichi lib. 111. , <Je placilis Philoseph, corpus Lunae igneam sequi naturam IMulaichi lil), II. Cap. XXV. de pla*. phji.
vila Pylh.
(o) Lcs Pytltaguriciens trailanl de la creation du monde out se7}ti la nccassite d' adtncltre I' effert dcs deux forces , de jirojection , et de pesanleur, anfin dc j'ouvoir rcndre raison dcs revolutions dcs plunctes. Vol. 1. pari. II, cap IV. 93. R!. Dulcns Vol. I. pait 11. cap. 111. 70. (6) M. Dutens
I,
Slor. Univcrs.
ligitto.
126
la
sorvirl-a
e propria a politica, corne uu' utile corapagna suo disegtio (I). Cos\ la medicina riella Scuola ItaUca addivenno una scicnza. E qui aggiungo lo paiola del Signer Sacchi. Esso, si egli (2), aveva osservalo attentamonto Ic I'lmzioni deir economia animale avova istiluite riccrche 6ul laloro dell'erbo, si era il primo innalzato contpo le ipotesi degli antichi, cho gli animali possono nascere daila corrnzione, e infine avea osservato armonia. die vi e tra la vita fisica , e morale dell'uonio. I pilagorifi fiirono i primi a studiar I'uomo sano o malato per conoscere lo regole di conservargli, e rendergli la sanita, ed osservarono ropporti mutui dt'gli uomini fonjali sulla I'ncolta lisica e morale w. l>i tal notizia ci i: cortese lo Staj^irita. Da ci6 la inedici di Crotone furono riputati come piu saggi di ialla
alia
,
medicina
nel
I"
Grt'cia.
,
celeberrimi mcdici, dei quali parlcremo negli articoli segueoti, nacquero da questa Scuo!a. La psicologia di questa Seuula era tutla corpuscolare. L' acre per loro non era, cho ud regno, ovo erranli audavauo le anime , le quali resta iocerto e'eruny crodule o una sostanza aerea , o della medesima satura dell' etere. Nullameno ammettevail
Ed
c(!lebre
Democede
ed
allri
no nell'anima tre facolta, la piu perfetta delle quali Ipura emanazione dello spirito etereo potoa e sussistere ancor separarsl doi)o lo eciogliniento delle allre due. (3). Divlsi io una perfetta
,
gerarchia di geni, di giganti, di animo infcTiori, sosteuevapo cho ciascuna di loro gia preesistenti per solo azzardo entravano in alcuni corpi, cui facevano un'iniimo comniorcio, una corrispondenza perfetta e da cui uscivano solo dopo motto andando ad in,
secondo lo diverse loro azioni, finalesperimento riunirsi di nuovo nella massa universale dell'etero, e fra le nature celesti so sulla terra avevano vivuti giorni inconlaminati o puri o in un soggiorno di peno per sempre, se no avevano vivuto meritevoli. Questo successive passaggio dello anime da un corpo in un' alt^o denominalo nealtri
formare
corpi diversi
mente dopo
tale
(1)
Defendcnlo Sacchi
.
.
, .
II.
aveo sagesse
ct
les conuoissanccs, qui surpugs-jjent ccrlaineuicHi pretrcs grccs; H fit bien </' associer la mcdicino d Itt commo uiie compagno mile el politique , et d I' art do la legislation est prvbablement pur set soins que proprc d lo $ervir dans ses dcsseins. les m6decins do toulc la Grice, -i\J('in(.'rs Vol. If. Cap. ill.
Plato secundum supreinam rationvm duas partes quarum una ratione sit pracdila altera cius expert sivc brutu. Secundum propinquam autem, ct subtiliorcm ralionem Iia:iouc pracditam tret brutant c?,sc obuopartem non interirc
(3> Pythagoras,
et
ei
animnc
.
.
ussignant
jiiam vUeritui
I'iularclii lib.
dc placilis philosoph.
ttmpsieosi, bonclic si credeva, come un carattere distintivo di quo&la Scuola, nullameno iion era un ritrovato di Pitagora, ma prima
che, come altri crede, i' avevaFilosofo intendeva solo correggere gli uomini, spa^ontarli dal vizio. E per darle tutta la preponderanza , con argomenti in persona sua propria non tralasciava
di lui era
no apprcso
Con
cio
il
confermar questa dottrina. Da ci6, come abbiamo pi*esso Laerzio, diceva aver assunte varie forme essere state Etalide esser tenyto per figlio di Vlisse sotto le forme di Euforbo essere stato alia guerra di Troia e quivi ferito da Mcnelao poscia di
egli
Ermozio
quindi
di Pirro
il
Gellio aggiunge di aver prese le forme di una donna dal venusto aspelto, denominata Alee (1). La teoria de'colori, che fcce tanto onoro al cavaUer Newton, e gli acquistu Telogio di una sagacita estraordinaria era non ignota Delia Italica Scuola, non che nella antica Accademia. Pitagora, e Platone , dice il signer Dutons, insegnarono, i colori non essere
altro, che una riflessione deila luce modificata in diiFerenti modi, o come inlerpretra un' autore moderno, una luce, che si riflette
-pescatore
(Inalmonte
di
Pitagora
con piu,
sensazioni di diversi colori (2). ma essere esser eteroo esser soggetto a perire, come ogni altra sostanza opera di Dio la terra costare dal fuooo, e dal quinto elemento corporea il fuoeo dalla dal.cubo piramide (3). Da quest! pochi particolari raccolti con somrao studio nelle
le
Quanto
cosmogonia
il
mondo non
voluminose de' classici ognuno potra comprendere , almeno equal' era il sistema di filosofia della Scuola Icalica parte ch'e quasi tutto involto tra le lunghe tenebre, ove tace il passato , come ben osserv6 il Tiraboschi. Non voglio, ei dice io nondimeno ne a' miei lettori, ne a me medesimo recar noia coll' inopere
in
,
s'
insegnassero.
Tutta
la
filosofia
degli antichi e involta fra le dense tenebre, fra le quali F ascoso e I'ignoranza in cui erano essi stessi di molto cose, dalle quaH
percid costretti erano a parlara oscuramente , se mostrar volessero di saperne pur cosa alcuna e l' ignoranza molto mag,
Gdlii lib. III. cap. Villi, noctium AnicarHW..' ant enseignd qu' elles, n' etoient aut'fe Pythagore , et Platon chose qu' une ri[lection de la lumiere oioilifce de differeutes manieres; cc urie iumiere que se refU^chit avec qu" un auteur moderiiu inlerpetre plus , ou moins dc viyacjt^ , et forme parla les sensations des dlverses couleurs. M. Dulens , Vol. I. Par, II. cap. Vllf. 120. et quinto elemento ... a cubo ortam esse (3) Pythaghras ex igne Unum, a pyramids ij^mm. rimarcbi lib. il. cag. IIU, De placit. phii.
(1)
,
AuH
(2)
130
clio non lt(Mi inlendeinlo Ic oplnioiii tloi giore de' loro tli?copoli Joro prcccttori, davatio a' loro dctii quel sonso, clio piii loro piaceva , c agli crrori loro nuovi rrori a^giungovano, e tenebrf a tencbre (l))>. Ma, undo in brieve comprondersi il sislfma di fdosofare
,
e crede , che la geometra dc'corpi. Ma 1' ostonsione c composta di parti, che debbono essere somplici, perciocche so esse fossero coinposle, saroldxnio p-ccolo csionsioni, o non gid principii doU'estensione. Vn punto, cUo scorre forma una linea, questa mossa d5 una superficie, e qiKJsta
parole del signor M. IMiupiot, Titagora, ei dice (2), era eslonsione fosse il principio genorale
abbassata di nu solido.
1 corpi adunque , secondo Pitagora die moito aveva studiato in gcomotria, furODO composli di puiili, di numeri.cdi monadi, che sono principii semplici, e quindi dovcttero rifiulare gli atomi fisici, che non posson eseer semplici. Ma
come
1'
piiote ogli concepiro, ciie puoti semplici potessero coniporre (>stensione solida ? Forse egli non Conccpl il come, ma per
nella eslonsione bastava sopporrc in que' pnnli forza di rosistcnza; ed infatti egli riguardava la monade, come una forza sussistente per s6 medesima e perche era geomeIra non suppose niuna aUivit't e niun moto nei nell" osfonsione
trovare soiiditd
una
quattro elemenli, e tutti corpi. Quella ossorvare nella sottigiiezza dcgli elemenli dovoan osscrvarsi in Cielo, ove gli cffetli di lei erano piu sensibili e piii costanll ; e cosl osservando, vide nella forza motrice le leggi della varicla. e del^i proporzione e conobbo quella forza dovcr csscre simile ai tuoni di musica una intelligenza; perciocchc siccome I'aria agitata a caso non puo dare un concento; cosl una forza non intdligente non puo formarc un mondo ordinate ed armonico. Or questa forza per mtttere in movimento la ostensionc ossia la materia dovea esscrc sparsa in tufta la natura , ma non dapperlutto egualmente. 1 pianeti si muovono altorno al sole, e il caloro di questo astro nujove tutto sopra la terra. Laonde Pitagora considero la forza mot rice come un fuoco il cui centro era il sole, e cui raggi vibrali inlornn fecondavano, e sviluppavano i germi, o davano la vita agli aninjali. Ove piu era di quel fuoco, ivi era piu vita, e gli astri erano immortali. Ove niente ve n'era, ivi era il freddo c la morte. Dagli astri adunque in cui il calorc universale scdea
i
suoi elemenli, e perciO) suppose; questa forza Ja forza suddetta e con le monadi lormo con questi diversamente conibinali prudusse forza aveva Ic sue Icggi , die non potendosi
,
,
distinta da essi.
Con
(1)
(2.)
Tiraboschi Stor.
Ictl.
Vol.
I.
M. Pluqnet
cxamcn du
JFutalismc Vol.
I.
131
cho o quegli e lo animo scaturivano le vite inassimainentc decideano di qiianto nascea. La for doniinavano su I' orizzonte die avca prescritte le leggi agli aslri, era dunquc la cagione za, Ma qui serbava gia una costante di quanto accadoa su la terra. armoDia , come ncl cielo. Spesso i suoi muovimenti erano senza se stessa distruggea la sua meOedisegno , e spesso contraria a sima opera. Donde Pitagora conchiuse , che non operava con Ksi univa, o si berta, e che il destino traeva ogni cosa, e ch'ella necessita di sua natura. Queste fatali separava dalla materia per
, ,
,;
^,
e separazioni , o questi etcrni passaggi dell' inlelligenza motrice da una porzione di materia in un' altra diode origuie al di Pitagora, come la fipensiere della Metempsicosi. La morabe sica , aveva per oggettc 1' armonia . unioni
,
'
.^^^
CAPITOLO
VM.
Pitupora moderar la Scuola Ilalica due ligli suoi, Telai.gc, . Mamerco -- bjslema di fUosofia del prima, caraltero del secondo .- Filolao SUOI studi , suo filosofare, c quale mistero svel6 delta Scuola Iialib sua condanna - Orazione su le lodi di Filolao profTerita d'Archita Tataniino. .Instco, o sue Aitri (ilosoii, o poeti. Alcmeone opero filosofo, e ineaico Da lui pruni esperimenti di aiiatomia -- Suo sislema lilosolico -.>na sua sentenza dimoilissima a spiegarsi , e come la iulerAristotele - Suoi senliiaunli mcdici -prela Deinocedo oicdico , chirurvolontario dalla sua palria - Sua fortuna in varie cilUi ^f ,:'}-. dell Oriente ~ Sua prigionia in Susa , e come nc fa liberate - Gusridi Dario, e di Alossa consorio -gione Democedo rilorna in Croione, e impalma la figlia di Milone -- Milonc Atlela -- sue viUoiio no' hidi cd allri esercizi di I'orze, e suo -Oliinpici, Allri PitagoriIragico fine -Altri atleti, Faillo , e sue villorio -- Astilo suo tradimonlo delc| \ amor patrio , e sua coadanaa Formiona, e Leoninxp.
~
.
Xtulta taecula sic viguit Pylhagoreorum nomen, ut nulU' utii docU. videbantur Ciceronis TuscuL I.
quale piOi feconda di ottimi \n^Q>^M che la Scuola Italica? Qiiivi sursero inillo saggi di meiitc sublime, chc si diodoro lungo studio interrogar la natura in tutta la sua grandczza; e so i loro sforzi lo vultu furoiio indarno era solo ciio la natura allora non , rispondova alio ricercho di loro. Troppo nascoste le leggi ammirabili
,
cui
il
mondo
(isico
o goveruato
scoprirlo:
Quivi
drappelio di
me,
nua
sia,
,
voramento surse un numeroso, un' onorato corona d' immortal gloria al Saggio di Sapitagorlci
,
di
,
meccaiiica
filosofia nella nmtomatica, noil' astrononella modicina nelT anatomia, nella poe, ,
iiolla
ma
legislaziono
j.or
mi ho propoili
ebbero un notne nolo alia non oltiepissare gli angusti limiti, chc
si illu:ilri.
133
E prima di Telauge figliu di Pitagora, che d'^po !a moite di U0 padre una al suo I'ratello Marnerco regolu con Iclicissimo successo la Sciiola. Ei sublime lilosofo aminetteva quattro eleiiienil sUenzio vero. Que&ti erano i la mente il , profondo della sua opera, eh& il tempo ha dispersa. 11 suo sapere presso gli Egizi gli ottenne V note iul'ra gl'lddii. Tra gH altri ebbe a discepolo il Saggio di Agrigonto, Empedocle. 11 tempo, die tutto ha sepoHo sotto il velo de' secoli, ove tace il passato. ifba di Mamerco ci permetlo in pari tempa sctiver lungo del sapere ancor liglio del Saggio, modcFatore dell' llalico Istituto dopo i giorni del suo genitore. Solo il grecista Plutarco ci e cortese di Ha sua certa Icpidezza, di che i>a adoEnato, onde secondo il greco da cuT si ebbe poscia deyomllinguaggio era chiamato Emilio oazione I'antichissima, '"illustro famiglla degli Einilii in Roma (I)*
tj
ii
principii
Ma
solto
il
ci
sia sludia
di
omai
parlai: di
altri
saggi pitagorici
,
nati
Crotone, de'quali oieno invido il tempo , ci ha forse perche ebbero maggior influenza in quella Scuola serbate piu estese notizie. E Filolao il primo, cui si erge un monimebto di gloi:ia I'essere stalo come dice l' Arpinato (2), precettore del Saggio di Taranto. Ei urio de' discepoli di Pita^gora si mostri!) tutto intento alle scienze naturali. AUorche quelr h rea figlia di averno dal livido volto, che governa piu vili affetti deir uomo, I'invidia si mostro furente contro 1' Istituto pi. tagorico egli riparo a Metapopto, in Eraclea, e quivi scrisse alcuni libri di hsica taoto stimati del saggio istilutore dell' aotica
limpido oiel
,
,
Accademia , pe' quali aon disparmio nulla , comperolli per die^ cimila danari, e cento mine, benche Laerzio \uole per mine alessandrine di argenlo (3). 11 suo lilosoi'are da quelle brevi notizie ehe di lui ci ba lasciate Plutarco essere il sole un disco di vetro che pon dissiipile ad uno specchio ci manda la luce , ed il calore muoversi la terra intorno il sole non diversamente che i pianeti Marie , e Venere (4). Inoltre voleva esser uel centro dell' Vnivers un fuoco , come in un lare un dor
XXXX
xnicilio di
Giove
^isura
Jella
un' altare
ejjli
e una
sj.
\olcva che
(t) Aemiliorum familia in urbe Roma patriciam sane , atque vetu-. st<im fuisse plurimi tradiderunl : quod vero primus, qui nomen ei famiiiac reliquxt, Marcus Aemilius propter sermonis lepiditatem, quam Aemiliani grneci vocavt appellutus I'yiharjorae philosophi non-
fiulli
ex
iis
amlorem
M. rompilii
referuni. lU de Orat. (2) Ciceronis lil (3) Defendente Sacchi , Vol. Il , Storia della filosoGa Greca. [y riutarchi - de placiiis philosophonim.
134
il la luna solto la quale sole ragglrassero il cielo piawti cioe la terra opposta (1). Scrisse il ponova la terra, rAntictuiia primo intorno la meccanica. Ma ijiiel chti fa jiiu iniore a (jiiesto illiislre Croloiiiate i* I'avcr scoporto uii mislcro iiella scunia di Pitagora il movirnento della terra e da ciu , come io credo , il Signer Boulliau dic'do la denoininazione di Astronomid- fHolaica al
, i
,
,
sii tale argomoiito. E|piire c\ti noii pli friitt6 die difliciiniente 8a dipartirsi dalle dallindotto Tolgo inveterate 0|)inioni, sieno ancora (>videiiti errori . La greca astronomia dice reruditissitno Defeiidento SacclM (2), alcorto va a lui dcbitrice di aver aiiniinziato questa scoperia; poiche sappiamo per silFalta opinione sostencrc diverse persecuzioni e fu teniilo dai suoi in poco conto per aver disturbato il santo riposo di Vesta, o pill torto clie si scosto dalle opiiiioui volgarl. E pare mvero , clie questa verity fosse destinata a trar seco la fortutia di quci lilosoli clio dovevano annunziarla agli uomioi o le persecu^ioni dell'antico |itagorico si videro rinnovellate iu Galileo, costrello innanzi ad un' ingiusto tribunate a professaro ch' era immobile quclla terra, ch' ei poscia calpestando col piede dicova die pur si ma iufelicc. Egli fu morto con una niovcva. rilolao fu virtuoso morle tanto iniqua, die giusti uon la6ciaooconi[)iangi'r('. Ecco la luDga orazione scritla da V. Cuoco nel suo romanzo Ijlosolico
clie sdofzno
d'Archita uu' toucilii pitagorici profRrita da) saggio di Taranto dal'.a quale die in ogni anno si lenevano uella. nostra Eracl6a lutto ci apprendiamo le ragioni della rea condauia. L'uomo di cui io vi ragionero , o die fu gia mio amico
, ,
e oggi nelle regiooi dei beati, in corapagoia di Pitago* e vostro in couidi Zenone, di Parmenide, di Ocello, o di Socrate , de'savi, e dx)'giusti di tutti luogbi c di lutte le eta, conpagnia teniplando scoperto quel vcro di cui un debole raggio baata a guidarci, e confortarci tra le tenebre e Io miserio di questa vita. Egli ba incominciato veraiuente a vivere dal dl che ci fu tolto; e mi par di vcderlo dal seno della sua felioita rivolgersi a noi suoi invilaramici e quasi compassionando il nostro miscro state ci, alTretlarci ad una vita migliorc. Clie importerebbcro a Ftlolao
,
ra
Tramandiamo a coloro olio non conoscerlo gli cscmpi delle sue virtu; conserviamole vive ne' nostri petti narriamole ai figli noslri. Forse un giorno valeranno a ritrarre qualcbe misero dal sentiero del vizio, c della villa;. cd ccco cio die possa veder di piii grato clii orDiai piu non vivo die nclla contcmplazione dcli'ordine cterno
i
hanno avulo
beuo
di
Sacchi
vol.
II,
135
L'istruziono di coloro chc debbono ancor nascepiimo oggoUo cli clii luda roloro chc piu non soiio. I (cnipi ai quali la necessita ci Iia riserbati, sono dilTicili. L'eta passata ha corrotto il nosfro cuore quests in cui viviamo, iniiiaccia di corronipere nei nostri figli anche la mento: noi abbiam j)Prdiito I'aniore riclla virtu essi corron pericolo di non avcrne ne anche la ncrnra. Di gi^ .erpe nelle tencre nienti^ei simile alia iMbiyine del Jonio tanto fatale alle nostra gioviini ,
di
tutte lo cose.
ticvo psscrc
re
il
piante, una riuova dottrina, corrnrnpilrico di ogni nobilta di aninio ; e 1' uouio del volgo incomincia gia a separar la virtu dalla e rammentando le misere sorti di Zenone di Filolao felicita
, ,
di
Socrate
.
, .
dunianda a se stesso
.
Qual
dunque
il
premio
del'
la virlit f
Quale i il premio della virtii ? . . . Giovani che qui sievoi indrizzo i! inio disoorso per noi vccrhi guai se finora non I'abbianu) anccira conipreo Volete voi saperlo qual sia qucsio premio? Non vi aspettate che io vi propoiiga comandi militari favore de"suoi concitfadini lunga magistrature sutlimi
te
,
tranquilla vecrhiezza; tw^ni tutti che si debbono alia virtu, che la virlii talora olliene ma cho diperidono dalla cieca fortuna. Non puo appartcuere aila virlu cio che non e eterno cora'essa. L' errore piii funesto in cui gli uomini possan cadere , e quello
,
di
credere
die
la
;
virtu non
abbia altro
premi a sperare e quaido avvien che per I'infelicita de' tempi essi vengano a mancarle, gli uomini si perdon di animo, ed abbaridonano una virtii chc vedono perseguitata dalle sventure. Ma se le vostre mcnti si awezzassero a discernere il vero voi vedreste che tniti quel doni senza la virtu sono un nulla; che sono funesti all'uomo che non sa usarne; e che la virtu ha un altro premio in se stessa o piii certo e piu grande che basla so,
,
lo
fancilli, che una mediciiia la quale non sia raddolcita non abbia in se veruna utilita ? Quindi e che. in vece di rivoiiior in mente qucgli esempi di virtu fortunata che vi prescntan ],- vostre balie, lo quali par die cosl vi allcttino alia virtu, ma in realta ve nc allontanano, perclie vi ammoUiscono e vi tulgono quella energia, o quel coraggio senza di cui non vi e virtu costante e vera io amerei che voi rammentaste ogni giorno gli esempi di coloro quali costanti tenncro la virtu tra le piii dure miserie c non furon mossi no da minacce ne da' doni di ne dalla stessa morte ed allora vi credero vepopoli o di re ramcnte virtuosi quando riconoscero in voi il coraggio necessario a disprezzar quel mali, che le fcmnunucce temono, e la sapienza atta a riconoscero in mezzo ai medesimi la felicita segre-
te
come
dal
mele
13G
gl' iddii noa dofraudiin mai la virti. Si che non Yi e spetlacolo pl(i grato agl' iddii dell" uomo virtuoso, die lotta coll" awersa fortuna: io vi aggiungo, che non vi o esempio piil utile aijii nomini . La monte di Filolao volo rotne vasti camaquiia per tutti
ta
nia
immonsa
di cui
,
fltto
(lagli
anticlii
vero. Finclie il sole continuera a spanfjere sulla terra la sua Ince sara eterno testinionio in faccia agli iiorruni che Fipi del
,
priino, coiiriitati gli antichi errori, Io ha collocato in una Sfde degna del inaggior ministro della natura. non e gia delra>trot)omo che io vi ragionero. Filolao fu giusto e sventurato ;
il
lolao
Ma
Ifl sua patria fu ingrala ed egli non cesso di amaria ccco cio che e indispensabile ranimentare. Siccome le nostra possioni sonn Ic eternc cagioni cosi gli uomini pii\ degli errori nosiri
, :
otuwnrdi perche piu disinteressati , sulle verita del mondo fisii-e (die su qutdle del mondo morale , potrebbero facilmontc un gioi no rirordarsi di Fifoiao astronomo, ed obbiiare Filolao giusto w. Ed ecco che mentre ragioniamo di lui, e quasi agitiamo una o lurono ingrati gli Eralite per saperc se Filolao fu ingiusto cleesi , ecco che la poslerita e alle porte di questo tempio , tenendo in mano gli eterni suoi registri , ed aspettando la nostra sentenza per vedere se debba scrivere anche il nome di Filolao tra quelli che debbon proporsi all' imitazione dei nostri (igli e de" nostri nipoti. Voi ella no dice a tutti quanti siam qui raceolti voi mi avete commessa la cura di formar cogli escnipi antifhi le menli di coloro che dovranno in un'altra eta portare gli ptt^ssi nomi vostri voi bramate che essi vivan felici ed i vostri nomi rimangano onorati ; giudicate dunque , ed io tramanderci
,
Che risponderemo
tra Io
amici
Filolao
alia
Qual
trice,
sardi
opre
di
quella
trnmaiidarsi
to
ai figli nostri, ed ai nostri nipoti?... mente vincidegli anni e delle p;issioni degli uomini poiche <anio airetI
ti move per coloro che amiamo quanto iioi stessi, tutii quanti ti pregano narrare ai loro fiqui sono , grati a te del benelicio gli, ed ai loro nipoti quanto io ti diro . Narra, dunque, che Filolao viveva tranquillo in Crotone sua
,
contento della ricerca del vero e dell' esercizio delle virpatria tu private. Eraclea surta da non molti anni sotto cli auspici di
,
non avea ancora n6 leggi ne costumi e gli Eracleesi rredettcro che ad ordinar questi e quelle conducessc aver un rollogio pitagorico ed un legislatore. Invitarono ('Jinia da Taranto. c da Crotone Filolao, cui alTidarono la somma delle pubbliche rose. Essi Io videro condottiero delle loro armalc c fu valoroTaranlo
,
so;
ai
e fu fe-
137
fide e prudente
ti
, ;
arbitro di tutli
(Jtiell'
loro gindizi
pnbblici e prira, ,
uonio che ora stato per venti anni il ricca posupremo I' iinico moderatorc di una citta popolosa ai poster! ) e morto tcnte queir nomo ( rammentalo o mente
e
fii
incoirolto.
poverissirao
lia
,
e noi
abbiam
vista
la
mendicando
Ma gl'iddii rivolgcvano contro gl' italiani disegni di altissiifia punizione. Non bastavano i mali che Dionisio avea prodotti coUa gnerra. Vincitore de' Reggini , amico ed alleato per alTinita dei Locresi , padrone di Coulonia vedeva che la polenza de' Lucani formava un'ostacolo insuperabile all'esecuzione de' suoi disegni; ed eccoti che ad infievolir quesla potenza egli tenta destar negli animi de'Brnzi pericoUso desio di nuovi ordini , onde nascesse
,
la di1' inimicizia malcontcnto cotilro gli antichi ne' ciitadini la disobbedienza la debolezza nel popolo intero . Veggo qui molti Bruzi ma non per la loro presenza io mi arrestero dal dire cio che credo vero e lo diro tanto piil volefltieri quanlo che I'esperienza di molti anni ti ha dovuto convincere, che ne per rivoluzioni, ne per guerre civili simigliora la sorte delle citta e de' cittadini. La guerra gia ardeva in Italia Bruzi incominciaste a deliraper la stoltezza de' Locresi. Voi re per ordini nuovi, obbliando che i migliori son seropre quegli ai quali i cittadini sono piu ubbidienti. Yi fu facile inl'ranger gU
il
, ,
scordia
quando si tratto solo di distruggeappena si tento di riedificare , sursero quelle passioni private che fmo a quel punto avean taciuto ciascuno non udl piu, the il suo interesse, e quegli stessi che non ne aveano alcuno si mossero allettati dalle promesse insensate che loro facevano ^li ambiziosi. Allora chiunque non euro piu la sua vita divenne padrone della vita altrui chiuncbi avea miqne avea meno da perdere ebbe piu da sperare nor cura di bene, ebbe ^iii iropudenza a far il male. Quella fee- *a. cia del popolo, che non avea ne beni ne virtu, di- '*''^ ne ragione
,
,
Ma
chi arbitra di tutte le cose , 1' idolo di tutt' i potenti le promis' una general divisione di tutte le terre, chi una eguaglianza di diritti stolta ; promettevano tutti le spoglie di coloro che gemevano sui mali della patria che era 1' unico dono che
\
:
venne
unico che bramava e per cui tra tanti promeltitori, I'ultimo, ed il piu insensate era sempre il piii gradito. Cos! si spense ogni speranza di liberta. Lo straniero sorrise alio spettacolo delle vostre crudeli stoltezze. Gli scellerati senza compresero esscrvi un modo da rendersi caro al popolo aver ne coraggio ne virtii ; coloro i quali nulla avean che peril
popolo intendeva
1'
138
dero,
ta
si
clio si faceva
L'esempio
di quclla ncniici della putria . inondo conic uii lurrcnte dovastatoro tiiHo lecit-
!a rabbia dello vttsfro anni. Eraclea fii ed invano Filolao opcontagio dello vostre opinioni invano disse non esservi altra liberpose la mente od 11 |>etto ta, die (jtiolla della ragione, e delle leggi; n(n allra oguaglianza, die qtiella della virtu ; e tutto Ic altre follie (inir senipre col render inevitabile e quasi necessaria la tirannide . Viene nnclie per lo na/.ioni il tempo ineluttabMo de'mali il tempo in cui tutta la forza d in mano di coloro che non hanno virtu , e qiialclie virtu riniane solo a coloro che non hanno
vicine.
Turio prova
tiirbafa dal
tra le scellerate pretese de" primi tra tenacita de'secondi, tra quei cho tulto voglion distruggere, e" quei che tutto vogUon conservare, sorgo una lolta asprisin cui i |)rimi a cadere son sempro coloro i quali siina, funesta osan parlar le parole di queila moderarione, ehe dopo venti anni di strage e di orrore diventa 1' inutile pentimento di moiti, e r iinit'o dcsiderio di tutti. E tanto costa I'aver per un motnento obbliati i precelti della virtu t Filolao opjwne ancora per qualcho giorno la prudenza, ed il suo nome fino a quel tempo venerato. Ma i novatori lo trodcM' ordine antico troppo debolo vavan troppo fermo gli aniici 1 egli non era die nioderato. jiiu audaci tra i primi al/.ano un grido che lo accusa di tirannia. Tale e la natura del volgo nolle
; ,
for/a
le
inutili
che il grido piu audace 6 per lui la grandi agila/inni politiche raiziopc piu conviricente- Tutti ripeteano Miioia il tiranno. Gli aniici non possono piu difendcrlo. Filolao 6 arrestato, e slrasci, :
ncto
in
un carcere
,
il
popolaccio di Eraclea correva forsonnato, e per Idtte le slrade altro non si vedeva, e non si udiva, die cadaveri , che sangue gridi della miseria cho cliiedeva piela, e <> lutlo era desi'liizione |{f^\ del furore che minacciava esterminio luttd, pavorc, e replicata inimagine di morte, Filolao nel suo ciircere sedeva in mezzo agli amici, aspettando tianquillo il suo destino I'aninia sua era serena como la cima del monto intorno ai n.uiclu (.U'\ cpiale mugge la lempesta. [| furore insensate
,
i ,
,
Ma men Ire
il
tiiiiurc
non giugnevano lino a lui . suoi amici piangovano ed egli li confortava. Alcuni
,
la
villa
gli
e forse vi era qualche via a salvarlo. Ma egli ris[)ose Non saprei abbandonar la mia pasempro Iria , no ancho qiiando essa mi e ingrata. Non avverra inai die Filolao per salvar un breve avanzo di miscrabile vita , laccia ai suni concittadinj il pin giande do' mali die fare un uodi
avonn pr^posto
fuggire
mo
die
in
Jutfa la vita
possa daiido
,
loro
un
130
alio leggi escmpio chc sarcbbc tanto <*so^pio di distibhrdionza liinesto, qiiacito piu grande e I'opinione die essi hannodoUa Credete voi clw sessauta anui di virtu nou mi (It liii
;
will
giustizia.
altfo forse non avrebbe ? impongono qualche dovere che iih Altri gli proponevano di darsi da s6 stesso la morlc, ondo tormenti che minacciavano gli evitare cosi e gli obbrobri, ed ne piu Voi nan &iete ne piu forti scellerati. Ma egli rispose
i ,
:
Noi vogliarao ucciderci per non morire. di tormenti? E potranno questi gio, che larmi morir piu presto! Parliamo di ormai quaranta anni dacche non studio altro
mo! ParUamo
che
di
regoiar le
niie oprnioni
indipendentemente dal volgo. E dopo quaranta anni voi mi direste: F4lolad, tu che sei stato in tutta la vita disprczzator dei riimori deHa plebe , e contro cui essa non ha avuto
coraggio di muovere un' accasa , cangia oggi costume, e volgo la prima occasiono di disprezzarti , raostrandogii, che la lua virtu e tale , che non sa resistere alia sua opiniotie . Gredete voi, miei amici, che mi sarebbe stalo dilTicile giiadagnar gli animi di questa mobile turba? Voi la vedete oggi tutta furente contro di me non sono venti giorni, e pendeva tutta dal mio cenno : se avessi condisceso alle loro bramo insensate, sare4 ancora 1' arbitro di Eraclea. Ma io non ho saputo comprare il favore del [)opolo col sacrincio d.'lla mia virtu e voi tutti mi avetc! appiaudito , per(-lK.' credovate che una legge eterna mi ob-
mai
il
da
al
bligasse alia virtu..., (( Ebbene, am<ci, la stessa legge vita: non 6 la volonti di un pretore
sola citta
;
c la ^egge della citta def.1 iddii, dellunivcrso. Quella abbiamo, non e gia un dono di cui ci sia j)ermesso lar quell' uso che vogliamo. Prima di esser cittadino di Crotone, o di Eraclea, io era nato cittadino dell' universo prima che gli Erami avean assecleesi mi avessero elelto loro cforo gl' iddii gia gnato un altro posto nella loro citta; e dandomi la vit.i, mi avean delto: Ecco il tao posto, Fdolao ; rimantici come un ben disciVita, che
;
,
pHnalo
\o ?
f'^Idato
Che
diro
finche il tuo superiore ti richiami . io a questo mio superiore, qnando, avendo ab-
Mi par
,
gia di udirlo
ancora
il mi trovero aJ suo cospctposto dimandarmi Perche non sei rimasto Ho temuta la morte. Non ti ci avea io
,
:
Ho temuto i mali della vigno del richiamo che io ti dava ta. Se essi erano insolTribili se non producevan la morte Ho temuto b in^a nia. in morte eran sodribili Tu anzi ci si'i
era essa
il
se-
i-ucorso,
perchc 6 questa Tunica volta in cui hai cedulo al vol<;o , Credeteini, miei amici, non sarebbe tanto facile risiiondcK; 11
1V0
quanlo lo o rispondcre agli Eraclcosi. Che cho opinioni ?.lmperciocclni opinioni sono tutU snoi deorftmi potrobbcro nniovon^ a trasprodire i honi, (jiiali c chc -ti, Tiitto cio chcavvicno nienlrc sodiamo qui rapionando ditelo voi siossi , non e tutto tnnto sconvolge le vostro menti fuori di inc ? Fuori di ine sono, e quolla niorto die mi si midarmi iia<cia quali alfro iion posson fare, die quei tormenti saJa niortc: io non sento nulla; (piando tutto cio sara in me, io ro boato. Porchi^ , dunque , mi potrehbc dire il Giudice eterno , vai tu a riccrcar fuori di te quci mali, che io non aveva per tc ddia tua disubbiileslinali, e perch6 vieni a darmi per ragioni dienza quo' inali die tu slesso ti hai fiiBl)ricati . dandoci la sa or iddii ci han dato tutto per esser felici da c'\b che e fuori di citi che c in noi , ^lienza per distinguere unico fine a cui gli jioi. Indi ci han data la vifa per la virtu
n
uli
altro
lo,
iddii
ordinano tutte
?
le
cose.
Quando cessa
la
in
noi
di
1*
obbligo di vi-
\ere
^Itri
si^ranza
poter
dare aglt
un' es(Mii)io di virtii Ma noi uomini non vcdiamo qncsto fine unico, che gl'iddii ncH'ordinc di tulto le coso; non intendiamo persi lian proposto c ricolmino di apchc tantc volte faccian solTrire gl* innocenti felidla gli scollerati; c moiti dicono, clvc la giustizia deparenti sia tarda, moiti, che cssi non ne abbiano alcuna. Gli uo,
gliddii
percht!
tcmono sempre
cVio
I'of-
fensore sfugga il loro braccio. Gl'iddii, al confnrio, dalla giuvcdono i beni, ed *ilizia de'quaii nessuno sccllerato puo sfaggire , e del tempo; e disponi mali in tutta liramensita ddlo spazio, die lo scellernto produra , prima ^ono Ic loro punizioni in modo, di sodrirle, tanti altri beni chc non vi sarebbero , se la giusti-
primo delitto , Le pcne giungono sempre a tempo per puulre lo scellerato, mali sono sempre intollerabili per colui, che non e virporche
zia lo avcsse colpito al
1
tuoso; tanto
virtu.
II
I'obblio della quanto piu lungo e state fortunato non ft, che una piu lunga lungamente renderno piu sensitiva preparazione, chc gl'iddii dispongono per la pcna . Deit'uomo virtuoso, al contrario, cssi censcgnan il corpo, c Je cose ai capricci della fortuna, onde servan o di stimolo, o di che ssi tra le svenconforto alia virtu altrui. Vomo virtuoso
pii\
gravi
delitto
percho quella lagrima? Tu ignori la nobiiti del fine, fatto dono di una vita li ban nscrbato gl' iddii. Se ti avesscro comunc, simile ad un soldato gregario, tu rimarrcsti nei posti e morirosti scnza die altri si avvcgga mai che tu pill oscnri uiandii, sinza die altri mai li richiami. Or csSi ti metlono ove non si meUono chc bravi: cssi voglion di te dare un esempio
tari'!
,
a cui
.li
virtu a
molti secoli.
Cnmpi
la
tua
imprcsa.
Cho
chiedi tu di
141
c la vita? II quell' olwlo per lo quale gli aUri vendon Tanlma tuo premio b maggioro . Cosl disse Filoiao. Sopraggiunse la moglic. Conduceva due mano. La figlia piu grande corse a gittarsi ai figli minori per cd a bagnarli di pianto. Sorgi, mia figlia, lo piedi del padre
, i ,
disse abbracciandola; sorgi, e consolati, non percib hai perdulo it favor degl'iddii. Gli amici dimandarono alia moglie , quali nuove avesse del giudizio del suo inarito. Ella non rispose e si av\1,
cino al muro, ove stette immobile, muta, fisando sopra il marito due occhi impietriti , sui quali gia si era inaridita la lagrima . Vn momonto dopo il carnefice entra, accompagnato dai satelliti suoi. Filoiao si leva dalla sedia per andar loro incontro, e porge le braccia per farle legarc. E rivolgendosi agli amici questa, disse, I'xillima mlta in cui mi vedrete legato! La moglio
:
si scuote dal suo letsrgo , e si prccipita sopra di lui Egli I'abbraccio, e poi disse Archelao: Abbi cura del dolore di qmata donna: sit tu in luogo di Filoiao: e ripeti sempre ai miei figli die non e difficile esscr virtuoso. Giunto al del supplizio, disse
,
luogo
Fate un sacrifizio per me a agli amici, che lo accompagnavano Giove mansueto, onde perdoni alia mia patria I'crrore de-mieixon:
spir6 (t) . Calabresi giovani studiosi pe' quali sempre intendo scrivero queste mie ricercbe , udiste la patetica orazione proflerita dal saggio Arcbita sulla memoria del nostro concittadino Filoiao! A' mali dell' innocenza e della sua virtii sventurata scntiste voi neir imo del vostro cuore una ed il raccaguerra tra la pi6ta
, , ,
cittadini...
primato nella profondita del concifato affeto ? Commiserasle le pene i dolori di un giusto ? Sdegnastc voi r iniquita degli oppressor! sordi alle voci di mutuo amoie, che non hanno in seno umanita cui c ragione 1' olfesa cui e dritto il sangue ? Giovani calabresi voi che avete tencri gli alTetti , come tenero il cuore sentiste voi umido il ciglio spargesle voi una lagrima sopra la morte di Filoiao ? E se non piangete di qiiesto di che pianger solete ? Guai a voi se la pieta neiriino cuor non vi preme se non vi chiama le lagrime stil E ciglio la sua consorte venir co'suoi parvoli alle mani, desolata avviciRarsi ad un muro e lissar sopra lo |sposo duo occhi impetriti che piu impetrito l' era il cuore le lagrime di una giovinetta sua liglia, e il gittarsi a' pie del suo padre, come colei che
il
,
priccio contendentisi
'.
tutto spera nel potere di una o delle lagrime e non proghiera vi scuotono?.. Non piu di tanta il dolor mi vince... tragedia E aggiungo Aristeo amaatissinao discepolo di Pitagora. Ei
, , ;
crotonese
di
orii^inc
figlio
di
Demofonte
si
ebbe ancora
il
go-
(>)
Vin. Cuoco
--
Platonc in
Ilal la.
r.5
verno
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i
la
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sei
11
Tra
lo altrc
,
liii
di
aosloni
coiiiche
fiio
tempo
mondo
crano
]HMdiitis
di Ai)nllonio da Perga, rhe gia si erano c rilrovalc dopo tale divinarione, voile praticarlo slesso se questo sue uliiitonio a quelle di Aristt'^o, ma resta incerto timo divinazioni rispondessero al vero. E qui potrei aggiungcro Brontino profondo fialtri Siiggi Crolonesi dclla medesima Scuola di'stro poeta, cui si altribuiscc I'invenzidne della polvcre losofo, Ncoclo celcbre filosofo, e medico nominata fHosafira Efante, che la^cio alcune operc intorno al regno; ma me no taccio, onde parche aclar di due celeberrimi medici, Alcbmeone, e Dciuoccdc quistarono tarda gloria al classico suol di Crotone, e silasciarono un nome nolo alia fama della classica medicina. Di Ablimcone bcnclie il tempo tutto abbia disperse nulla mono ci restano alcune notizie come scampato dal naufragio , di che fiirono prcda tante altre d'inniirnerevoli fdosofi cmtonesi, dalle
le
se/.ioni
coniche
quali
ci apprMidiamo ammirare in lui un saggio medico, un gran pensalorc, un filosofo. La nalura, I'arte della medela, che piu tieDC da vicino ;il /^cnesst're, aU'oconomia dclle nazioni crano suoi studi. A lui dcvc I'anatomia que'primi rilrovali, onde poscia ebbe tanli
i
progress! cpsesta scienza. E il discopolo del Grande di Sanio do-| \ca certann'nt(! abborrirc dalla sezione do'cadaveri, pure, e sial alia nostra Magna Grecia tutta la gloria di questa ulilissima in- \ \cn7ionc, si tenlo fame i primi esperimcnli (J). Ma prima del suo / medico, csponghiamo il suo sislema di filosofare. Sc le operc del f Sagt:io di Stngira non fossero state in p;irte preda del tenipo difpt'rditorc, ci sarebhc dato meglio determinare le opinioni lilosoticlie di qiicslo poiclic Aristotile avea conlulali i suoi^ Saggio priiicipii intorno la nalura delle cose: nulladuneno per quanto io'^ posso appriMidere dalle opc^re vobnninose di Aristotile slesso, di ivicerone, di Plularco, di Slobco, esporrolle brevcmcntc. Ei volenon mcno che le qualita csscre rio/'\a gli dementi dellc cose,
;
pii,
I'udilo oporarsi in noi dal vnoto, contra rii npposti, cb'ft^ la sensazione de'sapori cagionarsi dalla ami" egli orecchi (2)
(\) Alchtneon CroTotte^^sis in phisicis c.rtrcitatn.<t, quique jiiiiviis ejrsettionem nijiiredi nnsui est, dc ocnli natura multa, et prucclura in lucent
jnolulil
>'2]
Cnlciiliri lib...
Alrhmeon
aurcm
uip
nmnm enim
vacua ionant
Plutarchi
;
est
id enim perlib.
Illl,
VI^^_^lactlii
i>/
iloioiihotuin.
con ui moto. tramonto aH'crto (6) il le stelle essere sole, la eterni, od informati della dlT.nita la luna di forma non dissimile di una nave, eterna la sua uce, le sue fasi nascere dal sue moto. E qui mi torni utile nlk'tlere con eloquente di Arpino. U Crotonese Alchmeone ei d.ce. non disgmnse la divinita dal sole-, dalla luna, dalle altre non che dallanimo, sen/a awodersi dar stellft, Timmorlalita ad
o.posto a
lo sporma csser (1-) parte del oervello (2) essere immortale, ch^ "on dissimile dagrimmoitali (3) e muoversi di coatiuuo, come il la srde dellanima esole(V) 8en3 corvello , lu ciii per via della respirazione senti.nno sli. nej 1 odori (aj pianeti muoversi dellaore
famina
ne'campi
dal
quello luna
,
delle
stelle
f.sse
puo addire alia Divi.wta [T^ E pcf compi.;re il suo sistema d. filosol.i nchian.o i,. n.ozzo una senlen/.a di lui Che non si e saputa mai interpretare Quelle cose, ei diceva che
chi
..on
mu
vede,
t;ll
numer.
lo
molte si riducono a due Q.iante interprequesto oscurissi.no sonli.nentol Alcuni v' intesero
.
,vja
il
dnnlv.
la
^dV unitd
del bone:
orgitje
cor
Che mn abb.a il qaella .menders. le v.c.ss,tud:ni, e le contrarieta c.i il degli estremi vivere dogl. uom.ni h travolto fatica, e riposo felicita, e lesser meschino salute, e moite cc. E mi studio ancora ricercar da PLutareo sentiment, di Alcmeone. quanto la scienza dolla natura, che ha la me-
blas.r.ta
.nate.ia, principio di ot'ni male. Anvoile Null'avvi in natura, ei dicova, spieg.rlo. contraro: da ci6 egli voh^va con sentenza
nel
dmie
UilJ.
Il
in
freddo, lamaro. e il dolce, e cosl segu.to delle altre cose; e cho quaudo una di tali facolta opera no. piu che laltra, cagionarsi iu noi T egriludiae, onde, n&;
per oggetto Lasanita,.egliop.nava,di nascere dallequilibrio tra I'umido, secco tra .1 caldo, e il tra
Ci; Alchmeo humiditate, et hpore qui in lingua est discerni xaporesi'lularchi lib. llll. . , cap. XVIII. dePlac.phil, /.,, ,. ..inLn.ionr}^^^ "/T'" '^'""^ corpui^quod tpugnac in morem re cipiai quae alendo tunt idonea.
. . ,
/3,
4/,i, J-
Plutarchi
.,
In,/l.uS
(i)
(5)
i'6;
::"'
lib...
Prodi
auima
Plutarchi, de placiiis
Piuiarclii,
ibid.
(7) Croloms
i,,nrtni:i.,t,.
autem AUhmeo qui Soli, et lunae, reliauinnue sideribu >--"'fifem aeUxt, non seuixt se se morlalibus rebus A^
...,.
,mseram, quod
C.cecoius lib.
fiert
cap.
score le raalattie da due cagioni altre per causa cfTiciente, per altre per causa inateriale, come eirettocio6 di calore, e di frcddo ncU'utero forniarsi prima ecccsso, o niancat)za di alimenti (1) alimentarsi ii fcto per tutte il capo, o poscia le altre membra lo parti del curpo, non dissimile da una si)ugna, die da ogni lato taluni ossere sterili o a cagionc della teassorbisce Tumore (2)
il sonno nuita, o freddezza deli'umor prulilico (3) avveni^rc nela il sangue ncl concorso delle \one gli animal! dal ritirarsi II Sila morte dal totale cflluimento (V). vegghia dall'opposto gner le Clerc vuole, die Alchmoono o uccidendo, o sanando non
(5).
il
Ma
j)iade
qui
pill
,
alto
si
estolle
,
Vn
6U0 cittadino
Democede
liglio
all'
XXXXIIH.
intento
arte
della
chirurgia, die esercito lunghi anni nelle piu illustri citld di Oriente, in Egina, in Sardi, capitale della Lidia, in Atene, si acondo i (juislu tanta gloria, die scgna nclla patria istoria un'epoca medici crotonesi per tutta la Grecia furono piii die altri celebradie con lungo studio non lascio di ti. Solo il greco Erodoto svolgere, onde in quella vera luce istorica^ che disnebbia la nolto de'piu vctusli secoli, ritrovare almenoque'brevi chiarori, die porgono a questc mie ricerche una luce, die indarno riccrcherei in le svonaltri classici, ci olTre di lui brevi notizie E, vero c
, ,
turo le volte sono seme di una felice , di una lieta fortuna. Vd esilio volontario chiama in fuori il paterno tetto questo ilCrotonese lustre questo esilio gli acquista un nome negli dovizie. Ei I'uggendo annali dell' istoria, gli largisco giorni felici
:
il
male umore
(i) Alchnu'o
di
in
quod spunfjiae in morem V. cap. X[VI. de pluc. phil dicit ob seminii tcumtatem, sivc friyidi(2) Alchmeo mullos slorilcs talem, mullos quia malrices eorumnon hient. Plut. lib. V. cap. XIII. ibid. (3) Alchmneo somnum existorc ait sanguinis in concurum venanim re^i^'U
PP*"
corpus, Plutarchi
t<'f""
lib,
cpptu: eiusdemque diffusioneiios evigilare: plenum autem obscessum mortis esse causs'nn I'lut. lib. V. cap. XIVI. ibid. in modum a Crutone profectus cum Poly('4) ... Democedcs hunc
CTfitP.
difficili;
consttetudiucm lu.buit. In Cratonem continehatur ab pntrc sane ibi couimoquern cuta graveretur^ eo reliclo, abiit in Aeginam
:
ralHS,
prima anno
istmmcnlorum ctum tit in scqiifttli anno Acginetae publico conduxerunt cum talento; Athrnicnses tertto (inno ccnlum minis Pohjcrates quarto anno tahnlis dnobus... A quo viro non minimum medici Crotoniatae inclaruerunt... primi per Graeciam cclcbrarcntur secundi Cirenaei.
, ,
et nihil superavit primos medicos , etsi imparatus hahens, quae ad artem mcdicinae pcrtinerent. Mx quo fa,
Herodoti. lib.
(f)
III.
12
U' Clerc.
I.
Sec.
I.
^^--^-NJl
{SO*-
X.
-^
'f
:^^'
i^
U5
Quivi benche private agli istrumenti di uopo al mestiere, in breve tempo si educd un nome , che Jo resc superiore a tutti i nidici del luogo. Gli Egineti pergiovarsi di lui lo trattennero eon lannuo onorario di uo talento. .Neiranno segucnte chiamato in Atene, la sua tasca si vide piu pregna di oro, si ebbe cento mine Ml ogm anno. Volgeva appena il secondo anno, che quivi si ave^ tettu, e mosse Samo, ove si ebbe la confiuenza del re Pohcr.ite. e aridava lieto in ogni anno di duo lalenti di ooorario. Non lunshi anni, e sciolse nella Persia una a Policrafce. Questa quivi strozzato dalla perfidia di Orete, Democede fa data al serYizio della corte dispotica di Dario. Orete strozzato anche- esso sul legno dell'obbrobrio Democede esperimento la durezM del , dispotismo, atvmto a c ,tene fu mandate in Susa. L'infelice virt^a.
Semplicissima Applicando sull'egre parti alcune fomentazioni , Dario incomincio a sentire la dolcezza del sonno, o dopo poehi di si ebbe la guaTigione. II re dono il Crotoneso di duo catene di oro E voletevoi, gli rispondeva Democede con queste raddoppiar le mie , peno? Ri.,.^ Dario, e comando essere presentato alle sue donne, dalle SI tSbe ricchi doni. D'allora ebbe tnlto nella regia se(jiiali dca al desco realc era in mezzo airumiionzafdellodovizie. Epei voggliiava all'amor della pure patria; in mezzo di ur* re^'ia ei sospirava quel tetto, che aveva acooUo suoi primi va^iti sosnirava quolla terra che aveva allegrata U sua pi.crizia agl'innocenti. A Im nessun maggior dolore, clio lessee vieta to di repiaceri due alia patna Intanto ad Atossa, figUa di Giro, sposa di Dario mgenera un maiore in una mamrna. ferubesccnza la consi-^Iiava occuitarlo. Ma dilatato il maiore, a Democede che le proniette* laciie giiarigione promise a giuramcnto otlencre quel, ch'era il compmientode'suoi voti.Gyarita la rogina insinuava a Dario muovor giiorra a brcoi. Piacfjue il coDsiglio. Vua a Democede furono mandali
que'giorni, cui si ebbe un volto lieto lortuna. Ma il sentier di fortuna si era smarrito non pec lui gia disperse. E non e vero ancora, cho un'avvenimento infausta per uno, e di tentura ad un'altro? Dario il re della Persia ijade prccipile dal suo corsiere, si sloga un piede , sente acerbissimi dolori la virtu degli esperti di Egitto e muta alia mede a il dolente e tolto al volutta del sonno. Era questa la via della maggror fortuna di Democede: la sua virtu rimembrata innanz\ Dario, Democede b tolto dalla S(iualliae22a della prigione. Dimandato innanzi il lotto del dolente, oi non si addimostro per medico: Torrore della prigione sli era dolco, piu che non gli erano le lusmghe del dispotismo. Ei pecca nel tradir la sua professione; ma \\ re dispotico non sa non ritrovare unapena superiaeea quella di un tradimento Democede e dannato alia tortura il dolore gh fa confessare la fu la cura. professiono.
di
.
al disagio
di
la
memoria
e-
obWiato negletto
di
IVG
maluoghi contcrmitii allc persiani ad esplorar i>rima il Greda, ina di nou /ralasciare di toriiar con loro ncsi ebbe dal monarca una nave pregna di Crotonese. Democedo i fralelli. Approdati a chissimi doni, onde donarne il suo padre, furono sorpresi come spio, e cacciati in pritjionc. Allora Taranto sua patria. portando con a Democede vcnno il destro muovere alia
riiiindici
i
remme
della
ovc impalo la figlia di Milonc (1). persiane dovizio, della disciplina , e la pratica delle virlu moraii , E il rigor tendeva Pistituzione delh Scufv oh'era quella fortunata ineta, cui non poteva influire sulla fisica costituzione de'Crolonela llalica che scema i nobili sentimenli dollo spirito , si > Alia moliez/a la voce di ihe inficvolisce i moti , I' energia del fisico , quaiido turdi alterno amorc.edi rawedimento da quel Pita^ora nun^ia cittadini si eslolnc lozzo, in cui da lunghi anni si giacevano i mascUia virso sotto il ciel di Crotone, si vide succedere quella en'eminato forma un'eroe. Allora si videro di uno
seco
le
,
tu,
clic
ancor
sorcoro
piclic
al
sotto
quel
inlluenza,
tanti iierboruti,
adunanze
stimati
che ancor niolto operava con la sua ch'esercilati nella ginnastica nolle ohmmoslrarono lanta destrezza , e tanta possa onde
cielo
,
luroMO
prima de Grcci iultimo deCrotonest (i). E Milone (3) si apriva in ogni anno il piu nobile arringo costituzione rebuslissima nelle olimiiicho adunanze. l>i una lisica
provcrbio
es.sere
il
come
prinii alteti
del
mondo
e diedero luogo
direi
si
il
superiori alia
umana
natura.
Olimpia
torioso
e sempre ne'pizii agoni u dato 1' arbitrio a tutli potesse disciorla senza che allri su lo mascelle carsi la fronte con una func. e comprimendo giu ucx.der neldelle vcne (i) diMiti spezzarla, con la turgidezza un pugno un toro di quatlro anni con si Plinio r Olimpia la lunghezza d. uno stadio , porlarlo per imporlo sulle spalle fli'er nn buc nelsolo giorno ; onde laforismo mangiarlo in un statua di marmo, porcaricarsi della sua pesantissima le
,
grecista Pxiusania. un irne altre sei volte vit. partirne vincitore chiuder nella destra un melo granalo ,
luttar sei
FormavoUe in
fauci
(1)
v , j dclla Ropubgucrricro nc abbinino pailalo ncl Copiiolo iiclla Rei)ubb. di Sibari. J)liia Croloncsc , iic parlcieino .Series in Olimpia victoriam luctando consecutus est, tri qmhus 'ij item sexies viros , et 'semt't pwpucros semrl sufiernvil. In Pythiis ... MaTos ... Dicititr Mtlo sitnin ipsius staluam in Altim importasse lum (irnunlum itu contivuil , ut nee vi extorqueri ab aliii posset , nec circa frunlem , non premnudo ipse coninnperct .... Cordam alliijuvit riulem tnlrn la(tiller ac ti vittn apposnissct , uut corona. Cotnpressn hni aiihrliln , ila Sdiujuinc sunt ivnac capitis impletae ut prac viribus Pausaniae lib, II. in Eliacim. caruiH rtiiiipervlur corda
(3y
Come
Vechio
di
:
nn
d4
moiitre solo
spel'*
tatore si era presente ad un'agone occhi alio sue braccia , lagrimando A alea dire , si il Sajzgio di Arpino
,
altcti
non gia quelle dello spiiito {i}. Li sua fine fu tragica. Le che sue niaui strette in un tronco <li giosso albcro^ volendolo sipiarEfori gli fu /noiaro, e coltovi dalle li ro nc lu pasto (3). Negli
nalzaJa un simul .cro aeripo
(i).
fare onoratj riconlaivza di nuAU alqui ancora polr -bhi.-si cbe si roseru celebr: nrllii Scuola Italica , di Egotri Cr'oloiiesi, Cleosteno , Dainocle , EjfanRria Enione , Egilo ne Auea
e di jnoltissiuii altri, ma il tempo tiitle ha to,'Eprsilo, Ipptsato, e nou ce iie resta die il solo noluro disperse le nolizie di
,
uie (o). Invece poche parole di altri illustri non ebbero parte nella Scuola Italica.
Crolonesi
sebbeue
che
,
Crotone
,
Faillo
celeberrimo atleta,
e la terza negiuochi
dello stadio. Per lui Alessandro \\ Grande "" molte spoglie inimiche per essorgli ^y" f'^'"' de Medi J). A a tre remi venuto a soccorso nella guerra Icno simulacro in DeJlo. Vi liori ancora Astisuo onore si ergea un che fu coronato tre volte vincitore negli olinipici agoni. lo della sua palria. Pausania dice, cbe Ma si
,
(6)
acquisto Tindignazione (ierone dicbiaialo citladuio c^sendosi ad insinuazione del tiranno (.rtnnesi tradendo cosi la gloria della sua patria Siracusano, una carcere rovesciarono \\ suo simulacro fecero della sua casa
,
i
in Olymptco cert^mine Vila Crotoniaies tavrum quadrimum vudae dexlerae occidit, et hinmris svstoUensstadH spaUo porlav^t unde j,araeima orta "'- bovem m faucumq,.e eodem die comsumsll Plmu , suam rpuus statuam portasse m AlUm Diciur cibus
(1
/
ictu
partat.
^'^'
'(2)
te, videret
quidem mi vis ad extremam usque XVl. Socttum Atticarum. (3) Auli Gellii Cap.
IIII. (i) Phylostrali lib.
o)
in curricula exercenesset iam , ,.tlhetasqueie dixU. at In sues, dicitur Hlacrymansque aspexisse lacertos adima aetas , ammortui sunt, yotans quod corporis v,gorem Uceroms, lib. de senectule. dnrat aetalem
^ c t. . , della Scuola Ttabca solo p-r Inqucstc rkerctie abbiamo parlato necouHni delle tre calabrie, secondo \c tilquanlu ci e daio in ragjsirandoci vede qnanio ancora resteriLtime cosiiiu/ioni del goveriio, onde ognuno ne parh-remo m uiiu be a dire, di che Icrse, se it icmpo lo permeiiera
opuscolelto a parte
(6)
(7)
Magna
G.ecia.
Pausaniae
lib.
Plutarchi in AUxandro.
l'6
pubblioarono i suoi beni. acquistarono una palma ue'vari gioghi olimpici, pizii: I'csscr breve mi toplie far parola di molti altri. E ci basta solo rimembrarc con Strabone selte crotonesi esscre stati vincitori ne'ludi di una sola Olimpiade. E qui mi si aprirebbe ancora il hbro dell' istoria intorno lo imprese gucrriere di Formione , di Leonimo , e di altri de'quali a lungo paria Pausania ma io mo no taccio. Tai raccon(1) ti come ognuno pu6 vedere prcsso il grecisla citato, non sono scompagnati da oracoli, c da favole , e io non riempio di favole
, ,
Giunone
si
vicloritt$
Crotoniala Pythagorae qnidam opus tres conlitv.tas .... consecutus est. (Juoniam aittutn in duobus ulCrotimit in (iralittm llicrunis tijrdntiis se Sijracusantim pravdicavit tcnidlae domum cins carccretn esse constitucrunt, et stntnnm ;^.s inxla existentem susiulcrunt , et Vona eiua insupcr I^<=-itareJunonam . runt r- Pausanias in. iiaciin.
(i)
Aalyhis
Oliiinpiaciis
g-=ex^|^:<^|-2'^^xa=g^x<^|^5^^^^^>D6^
CAPITCLO
xirii.
-.
ad Eubola, educazione de' figli Damea , e Miya tiglie di Pilagora -venusli di Miya , e di che addivcnne eseinpio -- Filli ~ un suo frammenlo, saggi consigli alle donne poche allrc donne pilagorlcbe.
vivevano una a loro consorti Tcano nioglie tli Pita^rora, suoi goriche studi , e come era denominaia -- Ella dopo la morle di Pilagora una a suoi (igli governa la Scuola Italica -- suoi delli sentenziosi -- Epistola 1.
Donne
pita.
Posciache o la debolezza del sesso , o le convenienze so onde la soabbiano oscluse le donne da que' solenni ollici ciety e ^overnata non che da^li studi nullameno si veggono a veri modelli di saggezza , quando a quando alcune gentiii alle quali se pur non e dato alzarsi sopra il sapere deH'uomo almeno lasciano argomenti evidentissimi di non rimanergliiDdietro.
ciall
, ,
,
La
i
storia
lelteraria
nazioni ce ne porge
pitagorici
di futli tempi e presso tutte le incivilite non scarso numero. Nella Scuola Italica ove
i ,
altratellati
in
mutuo aniore
,
una
ove oltre la lisica c la movivevano sotto un medesimo tetto rale istituzione, era unico pensiere medilar su la naturane'suoi e coltivare ogni genere di scienza ne' suoi elTelti q principii che in mezzo a tanto sapere le Pitagoriche si stespott a darsi sero inopcrose, e mute, si vivessero nellignoranza? Vn numeroso un'otiorato drappcilo di donne si vide fiorir in quella Scuola esercitandosi nelle scicnze morali, e nelle scienze |)iu astruse. Oh se il tempo sotto il velo dci secoli passati non no avesse sepolte le notizie , ci si darebbe ad onor di queste pagine vederle pitagoritho garcggiar nel sapere a' pitagorici. Pertanto di poche ci iHJstauo poche uolizic cumo strappato dal dente del tempo.
,
J 50
astrusi misteri della lilosofia di cjiiella Sciiola e poctava con m bile entusiasmo, con sublitni imniagini. Allegro il talamo di Pitagora di due figli Telauge, eMamcrco, e di trc figlie Myia, Arigno,
Emulando i jmu saggi pitagorici vivea Tcano dalle VQnutissime forme, dal nobile porlameufo cotisorte di Pitagor* (t). Ella iiominata Figlia dclla Sapienza di Pitagora si era erudita ne' piu
,
o Erigone, eDamea. Dopo la morte del sno sposo goveriio c<n sa^gezza la Sciiola Italica una a suoi figli. Sontonzioso era il si>o parlare. Dimandata quale esscrloniciodollo inatronet piacero a suo consorle, olla rispondea Donde eHa si celebre? dallaver curadel suo consorle- Di lei appona restano alciini frammenti j>resso Stobeo , e prosso il greco Gale i tpiali conio pieur di sublite,
mi
precetti di moral lilosofia, io, onde questc mie ricerche tornassero s^empre utili, mi sono studialo, per quanlo mi ho saputo, voltarli nel nostro italo linguaggi. prima una epistola diretla a Nicostrata gelosa di suo marito. Epistola di Teano ad Eubola. DcH'educazione de' figli. i parv()li con delicatezza; ma 6 dovere (1) Odo che tu uduchi di un'oltima genitrice educare suoi figli lunge dal piacere, modesli di grazia sobrii. Ti guardi moslrarti madre adulalrice sii Yn'educazione voluttuosa rende i nati odulalori. diligente. Qual cosa piu gioconda de'parvoli ne' domestici content! ? Lunge dall'cducarli perversi. E una j)erversita di nalura I'esseFe i figli e molli volultuosi delicati addivenuluggenli ogni travaglio li imbelli. In educandoli la duopo esercitarii a non paventare le che ingenerano terrore si nclle atlUzioni cose si nel travaglio,
onde non darsi schiavi a' turpi atTelti. Perciocche con la volutla con la inlingardia fuggono la fatica* A' parvosi rendono gelosi teuerli li si deve ispirar I' onesla insinuar la huige dal vizio fanciulli dal soverchio vivandare virtu. Si devono fuggire da,
eccessiri diletti, dal darsi superflua licenza ne'ludi: Ne si deve loro lasciore esercitarii ne'ludi inlemp( ranlcmente o con im.prudenza , ne tutto dire , e tutto fare. Ne ti sia pieta il pianto
gli
,
di luro
ne ti lieti o I'imprecheranno.
,
i
ridi
se
tuol
nati
batleranno
,
la
nutrice
Non voter porger loro nellesta cose fresclw ii6 scaldarli nella bruma ne largire niolte d(;lizie di che son tuoi nati come luia privi parvoli povcrelli. Tu intanto educhi
,
, i
progenie
,
Sardanapalo, e rendi elfeminata la natura de'tuoi maBchi... E pcrmetli che sollrissero la lamcj la setc il il Ireddo 6 r erubcscenza e dagli oguali , e da' precettori. Poiche caldo di qui'sto modfi saranrio di aniino inipigro, e di mbuslc* corpo. La falira r una (orrnbora/iono alia virtu pe' fanciulli ..Ti ^u.iidi
, ,
.
di
le
viti
meno
il
Irul-
Aaojv
01
rj.
trjiiotjc
r^j(ftj3j.'j
iynv
to,
'
Presso Gale istesso i un'altra epistola di Teano intorno il govcrno della famigi.a, che io tralascfo qui tradurre per non oltrepassarc ibrievi hmiti di queste ricerche. Senza parlardi Damea fielia d. Pitagora >t)rsatissima nelfa filosofia nn'altTa donna chc illustr?) It Scuda Itahca fu Myia > figlja di Pitagora giovinelta adornita d. tutte le graz.e, mrde si a^legra, e va superbo il bel sesso. Vergine
,
fu
le quali moderavano le loro pitagorica: maritata fu il hello esemplo delle mantate. Si vuole, che la sua casa sia slata cangianta
,
esemplare
dellc vergini
Me
,
figlia
un tempro
sat:ro alia
hsici,
la
ed eticidel greco
mitoioKici
quale epiena
tare
(iale abbiaaro di lei une|Mstola diretta a Filli, di alt;, sapienza , e chc io mi tento qai trasla-
italiano,
Epistola di Mjia a Filli. che omai sei addivonuta madre porgo miei consigli di sceglicre una nutrice assai destra monda, non menoche vereconda, non sempre dedita al sonno, ne capace avvinacciarsi. Vna donna
(1)
tc
di
tal
modo
e a stimarsi
,
oUima
per
a
deratamente
facile e la
e r;posta nella nutrice, e nella nutrizione- Fara tutte le co&e tempo opportno porgendo con cura, e prudenza la pula piiia, mammolla, tion gia quando le viene a talento. Di questo modo conlermera la salute del parvolo, lasciandosi al sonno non quando a lei piace, ma qiiando l' infante sente il bisogno del sonno... Ne sia iraconda , ne balba ne iinmoderata in prender ciDo, sia composta, sia tempcrata. Similmente se mai puo essere, sia greca, non barbara. Giovevole e molto, se il parvolo mo^'lta
una
veramente singolare
la
vino, bastanti forze, o almeno rare volte, ma non dissimile ti-iiperatura del latte. Ne i bagni sioiio continui poiche ben e rari son migliori.. Sia I'aere temperate, ne molto P'"*PJ'"^t,' Ireddo, ne troppo caldo; ne troppo ventilata i'abitazione, ne troppo
,
satollato di latte si abbandoni al sonno. Poiche... concozione di qiieslo cibo. Sia poi sf!mplicissiio, se mai dare al bambmo altro cibo. Ne si deve loro dar
occupata. L'acqna ancora ne dura ne molle. Ne duri gli strati, adattati al corpo tenerello. Perciocche natura in tutte queste cose cniede solo una certa comodita non magnificenza. Non fu fuor o' proposito prescriverti omai tali cose... In appresso, col soc-
(1)
Tevo\iiyx
roi
^uptxrvtv ec.
152
orso del cido, tl |Kirgoi"A per quaiUo n>i 6 dato, consigli Intorno do parvoli. J Tra le donne sa^igie della Scuola Ttalica alto si ofToUe ancora il nome di Filti, < Friiiti Crotoncsc alunna di Pita^ora. Ma di lei allro non resta, vhc. iin framinenlo presso Stobco, clui nui a verbo a verbo traslalinmo da cui alriicno in parte coiiosciamo di quale alto La donna, si ella, sia tutta biiona, sia tutta sapere Ella si era modesta; no senza virld piio aver iiiai tali doti. La virtu rendo la virtu dl vedor*' rendo lodevole ogtii essere, cJie la possiode di un cavallo il caI'orecchio iidire lodevole locchio di di iitia donna la donna. La prima di un'nonio I'uomo vallo yirlil poi della donna e la temi)ernn7,a, cui puo rispeltare, ed aniarc il suo consorto. Molli per ventura credevano , il tilosofaro. noti convenirc alle donne, non meno che I'equitare, il |)arla!nentaro alcune opere esser proprie delluoino, al popolo- lo poi vepgo altro della donna, altro comuni all'uonm, alia donna, altre hiiuilmente piu dell'uomo , altre piii deila donna altre tutto al contrario. Ciovcrnare un'esercito, aver il manofigio di una repiibblica, parlanientarc al popolo c proprio dell'uomo; e poi della
I'ediicazioiio
donna darsi pensiero della custodia della casa, restarsi in casa, La fortezza, la giustizia, la aspeltare, e ben traltaro il marito prudenza sono proprii dell'Momo, e della donna. Anzi e dolI'uomo, e della donna aver validu virtu lisiche, nobili virtu morali. E come siova ad anictidue aver sano il corpo, si ancora si deve dire della s.uiila dello spirito. lo intendo per virai del corpo la
sanita, la robustezza, Tinlegrita de'sensi, la bellezza. doli di qucsle |)iu si addicono all' uome, come la
si
Ma
alcuno
in rapporto airabitiidine del corpo, si I'anima. Altre sono piu convonionti alia donna, si la temperanza. Laonde la donna deve essere istituita con tutte quelle virtu, cui si possa proccurare a lei questo bene. E sono cmque. Prima la santita , e la cortosia intorno il connubio ; poscia I'ornatezza del corpo; quindi I'uscir dal tetto paterno, finalmente laslencrsi
festivilA della
t;ran niadredej^riddii.
Da
cio,
mantcnga
singolarissiina, e principale e cbe la donna illibata circa il matrimonio, e lun|ze <lalla miscliianza
di
patria non persistcndo ne'siioi statuti. Finalmente pecca in quelle cose, nelle qnali 6 stata slabilita la i)iu grande pena; la morto istessa, a oa^ione della grande scclleranza, veramento nefanda, o
altro uonio. Pniche primieranicnte mancando in questa egli parte offonde pli Dei natalizi, non credondoli come ^ermani, e ausiliatori della casa, e della parcntela. Anzi e perfHla ancora contro gli ]h'i della natura, pe'quali aveva giurato una a'suoi parenti, o conjziunti vivere legittimamente col consorte nella comunione della vita, e per procreare contro la ligli- E pecca ancora
indegna
di
si
di voluttd,
d, potnlanM. 11 fcrmJne poi Mhi potufaiBa 6 fe rovkia, SIdeve. ancora cons.deraro che non potrd trorare rimedio alcuno che n niodo chc piir.ficarla da ta dehtto possa essere casta e ama-
Iddio ancora e massimamenle inlcsto innon la perdona. SuIIe prime e cosa ones a ner una matrona d.mostrar la sua fedelta verso il suo sposo e sembianze de. suo, parroli Lo che e vero se por.ono d ipo deUa s.m.gl.anza del suo gemtore. Finqul del connubio. Per cio che annar tiene po. all ornato del corpo. io\pprovoquello, ch'e b anco semPl.ce, e non superfluo. Ne debba Testire vesti traslSe 11 61 color rn.schro. Perciocche in questo mode si ter d un4 dalla soverchia adornatezza, dalla Tussuria, dali'attillamento.n^con im! probo studio h causa di ammalire le allre donne Lun4 d donna I oro, lo smerald. , chc sono di grande e fortano spesa unar.a d. orgogl.o sopra il popolo... Ne%i decori il voUo di color. ai.en. e postioc,.... e si lavi solo con semplice acqna e si aoorn. pm tosto col pudore. Poiche cosi rendera' degno d ^nore e .1 suo sposo, e se stessa. Debbono uscir poi di casa le matrone popolan a porgere sacrifici al nume dellacitta, a p Incite al custode, si per se, si pel suo consorte, per tutta la fan ghrNon ml tempo della notte imminente. non a vespro , ma esca d casa la donna quando il foro h pieno di popolo sia per goder diqualche spettacolo s.a per comprare. sempVe seguita daCa se?vet. " ^'' '^''^^'' "^^'"^' e secondo L ''"^ali sue lacoltr;
questa
sceiieranza
modo Che
onorata onora^a
''
si
TulSu/r'^^"'"-^
Amhlf
I
'''
,.
riserbato solo
ilnome-:
CAPITOLO XV
REiPUPPLCA LOCRCSe.
.it
azioi.i di giicrra di rcpiibblica - Prime dominio, -- Alleanza de'Locresi con Aleniesi, e da Rcgini bono sporali dagli -l ro Teinpiv. di Dionisio liranno di Siracusa, e noR iunnhi vaHlaggi -- > na se-^ sua dcscrizione , e suoi tesori espilati da Dionisio scrpiria . li'> oorida allcanza, altre min-. altri pn.-nii de-tiranni di Siracusa in Leni-Sua ns irtsio il giovine scacciato da Siracusa icrCa uiiasilo - Vendella, e f[uadro spasolntc/za con <o Hdanzatp, e vergini locresi roil lempio di I vci.tos.j di cnidclU, e di sfrenalezia--Pirra dejM-edalo
sii<
Ksicnsioftc
-
e sua
forma
rcslitui rapiiefricchezie^ scrpina , roin^jendo in alio mare - confederaiionc Con Annii)ale -- I Romani inuovoLcri co'Cartagincsi avvcnimenti -- S' impadromscouo cnnlro Locri, Passodiano, parlicolari si el)l)t'.|> no di lj)cri , c con quali mlrighi - Riprcnsione, e pene chi; c rapii l.orrosi dal console Scipione --Crudelia,, avarizia, sfrenatezia, - Vn' all' arrni', e sua cane di Plcniinio lascialo in Locri a presidio c lasciaio quisi e-agione- Pleminio ironcalegli Ic nari, e gU orecchi, I'l''<"'dc' iril.uiii -- Sopraggiunto il console Scipione. niiiio da" sold.tli Iribuni miliiari incrunio c dichiarato innoccntc -- I'lemiuio , slrozzali -- Patetica orazionc dcgli ambascialori delisic cofitro le (Tneri di lore - I' SeIwrcsi ncl senalo romnno contro Pleminio protleriia da Livio - Pleminio o mcnalo in Roma iiaio Romano ne freme di sdegno
Ic
i
AKti
t!
<-e4idanna
c sua
merle
Espiazioni
Nuuitsmaiioa.
Locris
flos
Ualiao nohilitate
divitiis
Platonis
in
iii,
E ne piio rilaggirne in parlc V aninjo mio , scmpre rpiosto ricerche rifuggilo dalla favola, in ripetendo abrievi cen<li cho sono cortcsi gli aMtichi classioi, I' origine (Jella ropiibcho ha
,
Idin Locroso
alia
jiloria
che
liorl
nell' Italia
alia nolnlta
alio
dovizie
delle armi. Ignota la sua oriszino, e disperso neHa Inn* ga imlii! del passato ii tempo di sua fondaziono, talnni niillanieiio c consdltanilo la tradizionc , cho le volte sono belli parti di fanlasja, o inlerrogando la favola, chc ci da per vero cio che for-
nna
verita
rhc non
il
niai
so a\ra dtimpie
vario
a noi no pailarono, como il cielo, va adombrata dallerrore. Qnal po* senlire do' classioi intorno I'origino di
}5
son cos per lora di nessun peso. God6 Loprime dell'amicizia del tiranno Asdediata da lAiouisio Cauloriia Tafflisse con tutte le durezze di uno sdegno indomato, c spreagiandole proposte condizioni, ne rovesciO le mura, vj si oacc o con k mani della rapina, ne meno via in Siraciisa cr'infelici cittadini onde far loro senlire T nedieiniquo peso del dispotismo de il territorio a Locresi Scioglieva posoia il tiranno da Siracusa con numerosa flotta e Vibona or Montel^one tromava al terrore delle sue armi. Misera Qual generoso sforzo figlio del 80 en.ic amor d. patria potea opporre co.itro un nemico si putente! 1 ciltad.ni fuggirono spaventati ne monii vicini e auei poch! Che piu generosi volcano fare scudo alia patria con impa^ vido petto, caduti in nnno dell'oste nemica furono menali pn^ re in Sracusa. Insidiafa assalita la oilta f.i preda al nemico , senti !o scroscio delle sue mura vido 1' ultimo eccidlo il torntono ancor fu dato a Locresi
,
cri
Ma
tiranni
(1).
brieve ^dor
m
e
le
il
godimeiito
;
L
la
architettura
non
Diva
cinto
.
adorava
dalla
la
magnitici
custodivansi
del
mo.
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pmar
e
la
1
Locresi 8oldalesco
,
si
Locresi un dl volevano accerchiare il a rujna nel sdenzio della nolle. Intorno avea ?olo le
.
Javold
Nella -Her e que'di Crotone per toolier tai tesoii da! rasi voleano ma una voce, si portar nella cilta fe sentir dal Riman-hmo nel i.io l.iotempio
santitei
luogo.
;
custodirii la Diva.
Le
fabbriclie
dl
ciorno
tempio ivan?
abitazioni do'
sacerdcti.
sio
santita del
che in trasportandole in Siracusa risponclendo venti s <^condi ad unmare abbonacciato vedcte diceva a' snoi ami<^i. qual fehcc navigazione dagl' Iddii immortali e data asli espila fori de teii oil ? E non erano qneste solo le mire del tirarr^o. I i.ocri ir, tPgnati da questa espila;ione. e disciolti dall' allean/a. fii questo per Diomsfo unargoraent.. di e lotogUersi la majchcra ro dichiararsi c.ntro. I suoi voti non restarono defrainiati. Gli asaie se no rrndc padrone; ma tal nimistd non ehbe lun?a du, ,
,
T9\a
Fu
q.ucslo golo
una tneci^i
(J)
ICO
a' ioro
Lucani resi audaci , Imbrandito \o armi portae la deolazione nelle campagne di Locn noD meno che di Reggio. Allora che sodeva sul trono di Siracuaa di tanlo padre , altro tiraono , Dionlsio il giovino . vero figho che della gloria della gucrra preee avido piu delle conquiste da prode contro 1 osto nele armi a favore do Locresi. Pugn6 tanta gloria fu condamica riportonne singolari vantaggi ; ma che istoria non da ud trattato vergopnoso di pace , di minata Allora un' alto progelto ebbov.ta nelci dimostra lo condizioni. volea sotto le sembianzo di loghero la mente del Siracusano colonie . a Lucani con le greche nostre comunicazione
mail
I
,
Yano
il
terrore
ogni di Sqiiillaci a quello di fabbricare una lunga muraglia dal golfo mMa a tutto altro era intento il suo pensieie S. Eufemia.
tendea da Siracusa protendere un oslacolo nelle dionale dell' itala penisola eenza mai ritrovare Lucani. Non fu lieto V usurpatore. I armi de' fieri . de' bellicosi alia niano impavidi Crotonesi , compresone il line . con le armi incominciasi fccero contro \ fabri degl al terrore del tiranno , \uoto 1 ae li diedero a fondo, e ne mandorono a ti murazzi
1'
,
ala
del
suo impero
sul
ro^ri-
dempimento
(l).
a'
di un tiranno, con dj. lostraziopoi d. beeransi strelli con suo padre, Taccolsero introdusse sulle sotto lo sembianze di sua custodia nevolenza. Egli e poscia svelando , prime in Locri un forte presidio siracusaro sfrenatezza, le note di suo caraltere, iiglio della piu vituperevole
durezza
da Siracusa, Diosuoi capriccj scacciato la in Locri : 1 Locresi senza Preven.re obbliati a' que vincoli di affinity cut non
c-
n:^
unorrore, uno incomincio a far nascere un pentimento Ira Ioro, non una vendetta, un'indomato furore, al quale forsi edegno, jjha Oice Jrogo (2) o doviziosi 1 pari nelle paginc dellistoria. erano tolti alia vita, o per suo impero csulavano dalla patria non era luogo al o i beni di Ioro erano dali a rapina; o quando festa nel temp.o di Venere, rapinare chiamava le volte vestite a o lasc.ava spoe adornate dalle ricche perle le donne Locresi , a stroziava , altre martor.ava gliarncle da uu'armata oste, n.olte
di iotcsori occulti degli sposi i rigidi flagelli, onde indicassero La solTerenza tanta impudenza ? ro... potea irne impunita
finalmentc add.vcune de* Locresi per due, o quallro anni irrilata suo 1 antico f more. -- Kitornato Dionisio in Siracusa a riacquistar si nvendicarono euJie suo presidio, iaxyoto, i Locresi, trucidato il
prime Tantica
giie.
al
liborti.
alio
duo vor-ini
li-
minore, usaroao ogni genore d' intemper.uua, o flicrudelti. luttofece il tiraano a favore della sventurata fami-lialepreci, e mtercessione de'Taraotini, ed ogni riscatto nan ebboluogo a leiure Id sdegno de'Locresi, ammiseriti pid volte ai disasi di un'
figl.o
I
6U0
Spaveotoso quadro che non puo non liera ! Scena vituperevole nolle pagme della nostra istoria ! L* impudenza di Dionisio era una eccesso di passione il furore de'Locresi uno eccesso d' inumamtd. La voluttd del tiranno era il tipo solo della sfrenalezza e J moti de nostri greci quello d'indomata fierezza. Incrudelire sopra le cenen fa orrore airumanita ... Ma tiriamo un velo sopra ^ un quadro si sp^ventoso. Pirrodall'Epiro chiamato da'Sannitigi^i gpacciati di ^i.', iiw poter piu res.stere contro le arm. de'Romaui, di animi ambizioso non meno che guerriero si avea gia aperto il passo nell' Italia con poderosa oste. 11 tempio sacro a Proserpina in Locri che ne numerosi teson era nolo oltre i inari, svelava in que' tempi il cuor de re, come 1 oro la lidia pietra. Ad esempio di Dionisio il vecchio Pirro ancora voile fame ricca preda. Ad istanza un dl dimandato a 6U01 armati dello stipendio, e vi pose le mani rapaci, ed espi(3)..
1
gustatc da ognuoo , dichiarando esacrandi que'che u erano prea raccapriccio le ossa amminutate (2) , ne'mortai furonodisseminate nel mare
81
assedio.all angustie do' campi lasciati a ruba, chearrcndevoli alio. Joch.este di lui. e quindi strozzato la moglie, lo tiglie, non che il minore ne fecero durissimo governo(l). E, Eliano, ^glio6na Che mente spento il furore , furono morto al ag<,'iuoge dSlore di acuti achi nelle unghia , le carni di loro strappale a furore furono
1^
Postqmam tyranms ipsius per Dionem fuit suhlata vera Locrense, uxorem Di^nysii u7a cunC filiahus \\ Ub7
(2)
enim
Zl^L^unf
eoerun(.
A. quod
t^r,,
riuiartilt lib.
do gweuda repujj.
162
Ma o non '"'U a fa la late tutlc le dov.zie portavale ^.a. D^a s. "^d^^^^"^' alle. rapine .Id tirannodiSiracusa.irntoss.. ^^.^"'^^^ surta una ^ ve tern sciolto dal lido dell- E^irata. Egli appeot al pcncolo n.ppo iS alto mare, pavcnU\ pesta J'', ; '^^,;, ^f sane, e sah o sul hdo fn gittato dalle onde commote tesoro rapilo e O.va violata placar la Trepito allora Pirro alia religione Ic rapile al tcmplo senza aver prima rest.tu.to \^non sciogliere
, ,
^He
"^''^'or^ll' nostrc ricerche acqnistano Nella luce, islorica del gran Padovano
mnggior
ondo apprcndorci degli affari della locrese '"n^^'bbUea cl.e i nostr. Polibio sulio prime ci lasci6 memoria, lero la l^'^a vo ,f ^^\^^^>""' |"'^"
ta aprir.i
cortesi delle navi di loro a'Roraani, quando Anzi in quel urto il passo nella Sicilia.
^1'
or vml. m-lla cartaginesi or vincifori , sorte di Koma pendoa incerta, i L;'.'^'-^^'' Annone neirassed.o del a c.tla da tizia dal mcdesimo grecisla res.stenAa d t,ar necessario. onde si premunirono di tutto il f^r che allorquando dalla taginosi (2). ELivio aggiunge. "Oo che i Lucres, ^;; "P^V^^^^^^^^ tornarono i Cartaginesi nell'agro Bruzio . I. c a t^r^ar ^^e Ua gre Annone con la gui.la de Bruzi incon.inc.ava incominciarono a
nostra '^aia
Sierra, pt
quando
nisoia
la
'T\nnnnr
senza perder tempo Che t^-^^P^^^^^f ^'' ''^. e tutto c q" an to era pagna nella citU frumento legna. lascarvi ^he ne^essa Predaro Ho airuso della vita si ancor per non ne por d, lo di a folia a folia correvano a'ncnici, e che ogni uu rimanendo .n clta solo que ro, onde bloccarsi al nemico Ma e fabbncar armi le porte mura era dato ristaurar le l.mo Non sapre. d.ro, se il (3)^ c. non cbbe fcrme/.za Innimo di loro.
,
.
A.ndcare. come abb aescluder da Locri t^"' mo da Livip, dopo aver falto .^^ f .^'^*^^^ anoUati i suoi dini, clic in parte inermi eran dissipati nccampi.
o
le
blandizio di Ann.balc
gli
a^^bia piegati.
(1)
...
Cum Pyrrhus
quo tempore
SraUa
'-^
^J^^/ui
'Z
eT.
,
ainnt,
ornncm Pyrrhi inter rcdeundum f<!'^;"^^'^^^^^^ Vciun pla.asic ctatam fuis^e, nr. Phr,rrnm ipsum rcllujione perxculum reiUtH'Sse. nenuc prius aiinsc quam universam V^cuniavi
cLsem
(3)
...
honun
ct
stavit: Oonrjue ah
Livti lib-
Bruiiomm a,,rm AnuLcur .f ""*/^ ;;^,f,;,,i,^ Avnoue nhuderctur urbem ommbu riccestarus^ '^^'J^'^.
'
XXlllI. cap.
I.
ii
qiienta rcpiibblica , ne ? Dioiiisio Al'ro
155
se
(lell'immaginazioLocri, did vagaisdo per le nostre contrade, finalmente vi si fermo. vi elcsse dimora (1). II cantor dell'Eneide ne vuole fal)bricatc lo mura dai
non quello
della
favola,
ne vuole I'origine
dalla regiiia di
Iliaca (2). Strabone li vuole originati abitanti del seno Criseo , guidata da
quando ritornavano dalla ruina da una colonia de" Locresi Evanto nou niolto dopo la
fondazione
jncertezra
da'
,
di
E
,
che
Locresi Opqnzii
(3).
.
nella
Boezia
sul golfo
di
Negroponte
,
Aristotile Eiistachio ne riconoscono esordi da' Locresi gli Epicnemidi del Negroponte nol Peloponneso. Vn senso sfrenato , un' amttre tradi^o, la tenonza di un nieritato castigo ne furono la 1 Locri Ep;cnemidi pugnando co' popoli vicini le doncagione re di loro si lasciarono a non casti amori de' loro servi onde
castigo nel ritorno degli sposi si rifuggirono dalla patria una co' servi , e dimandando un'asilo nolle nostre regioni
temendo a
presero
si
il
Locresi Epizefirii dal promontorio Zefirio (i) erano stabiliti e per distinguersi a un tempo da' Locresi deU'Etolia dellEubea denominati Ozolii. E Polibio in riprovando il sentimento di coloro, che con Timeo voleano i Locri Epizefirii oriundi dai Locri della Grecia, ma che non mai erano stati cori essi confederati noii si diparte dal sentimento di Aristotile. E nolo ci dice che medesimi Locresi dicevano che I'origine della loro colonia in Italia era loro stata raccondata da'maggiori quanto Aristotile, non quanto ne serisse Timeo. Poichc dicevano, se mai era loro qualche aura di onore, cio essere in loro oripinato non dagli uomini ma dalle donne Vn'esompio. I nobili presso loro eran que', ch' erano nati da coloro, che si denominaviino -^ le cento famiglie che e queste eran quelle per coniune suffragio si avevano, prima che fosse monata la codi
nome
ove
lonia di loro in Italia, ottenuta I'avvantaggio sopra tnlte le altre di onoranza , dalle quali si eleggevano le cento vergini, che a consigli* dell'oracolo i Locresi in ogni aimo mandavano in Troia. Di que cora hanno
le
alcune una
alia
la
prerogativa di
(1)
Ad Boream Zephyri quae summa vacatur Sub quo sunt Locri celeres qui tempore priico Illuc re<jinam propriam ventre stquuti Ausoninmque tenant qua cnrrit (lunien Alacit.
.
,
(2)
Hie
et IS'ericii posuere
moenia Locri -
Dionysii Afri
de sita Orbis.
VL
,
denorainato
12
cnmo
o il regrto iH Xnllo OStilio fondazione di Roma. Tiitto h Incorto nclla patria istoria, e il vario sentiro do'saggl non niai ci cui noi siamo. togli^rA dair incorlczza Erano nJlora questc region! abitate da'Sicnli che dal cendalle ccMilo famiglio(l).
altrl
ci(i
fiotto
la
por fuggirsi alio persecuzloni do' loro inimici. I Siciili all'arrivo de'Locri presi da tirnore capitolarono con loro un trattato in cui i Greci additnostrarono nella formola peril loro carattcre, facendo uso di un'equivoco
si
erano qui
ristrctti
ingannano que' barbari- Giurarono, dice Polibio (2), di non disturbare la rcpubblica' de' Siculi a'quali eransi uniti , finche avessero calpestata l' istessa terra co' loro piedi , ed avessero portate 1e stesse teste. suUe loro spalle. Ma prima di giurare si misero
terra sotto
i
piedi
la
un
capo di
c cosl si iigurarono , aglio sopra le spalle, sotto la loro tonica , facendo colla loro mente precisione di osservare il giuramento
la
finche calpestassero quel poco di terra , che avevano tra la scare il piede , e finche portassero il capo di aglio sulle spalle , Ma nella prima occasione favorevole , die ebbero , oppressero ,
i
scacciarono
Locrenses fa sri earn se a palriqunm habet Aristuteles, cerlissima nrgumenta Primum est quod si quid decus si qui honores per manus nfferebant. ad hodieque durant , foeminis , non vtaccepti ' mulieribus apud eos^ ris originem habuisse. Exempli gratia twbiles apud eos censentur , qui sint orti ex tis, quas vacant renlum familias, has autcm esse illas centum familias , quibus praerogativa honoris communibua suffragiis fuedcducerelur colonia , c quibus Locrenses illas ritt delata , priusquam centum virgines forte legere c.v vraculo responso tenebantttr, quae erant Ilarum nci.ipe mulierum nonnullas cum quotannis ad Ilium mittendae. esse profectas quarum posteri etiam nunc nobilas reliquis in coloniam c^nseantur, et vulgo a centum familiis oriundi nuncuparentur. rolibii Ljcoriae Megapolilani lib. XII. Siculos se invenisse earn quam ipsi nuue (2) Primo adventu tuo colunt regionem obtinentes gui re innplnata perculsi , cum prac mctu I COS ipsot recfpissent , cum its se foedus in haee verba fecisse
(\)
Compertnm
mihi
est ipsos
hus traditum ncccpisie famam de sua colonia , non qnatn Timaeus cuius senlentiae haec illi
, ,
SICVUS LOCRENSES SERVATVROS, ET REGIONEM BANC PRO COMMVNI AMBOb\SPOP\LlS nABlTVROS QVANDIV TERRAE. HMC PEDIB\'S SWIS INSISTERENT, ETIMPOSITA HVMERIS CAPITA (iliSTARENT
,
AM
Ilaec
cum
ita convenissent
Locrenses ad prae-
staiidum iusiurandum aiunt acccssissc, postquam in calceamentorum soI a terram iniceissent hximeris autem capita alliorum ila suficrposuisttnt y ut non apparerent ; deindc e calceis terram excussisse , copita alliorum (ibiecisse : ac mox ubi primum data est occasio Siculos regiont
^xptdsisse.
Folibii lib. XII.
tOT
pokhb
lo
le
prime
coii(!ullrk;i
de!la
colonia, in qiiesta repubblica la condizioiic de'cittadini si ripeteva dalla nobilU dello donne. In brieve tempo questa repubblica si ride nello stato di floridezza. Distendendo i suoi conilni dal mezrodl del fiume Alice , or Alaro fino al finme Sagra , posscdeva ancora alciine colonie sul Tirreno. Locri la metropoli , fabbricata in
una
colli
veggono alcuni antichi rottami , anneriti dal tempo , drfi si quali r archeologo potri trarre congetlure dl sua grandczza vedeva sorgere non lunge dal loco , ove ora si vede la oittA di Gerace. 11 governo locrese di forma oligarchica sulle prime , fu poscia moderate dalle leggi dettate da Zaieuco , di che nei capitolo eguente produrremo alcuni frammenti. O che Locri fosse vivuta nell'ozio della pace o che nessuno tra gli scrittori ci abbia trasmesso le sue imprese I'istoria taca per lunghi amil Intorno questa repubblica. Per lei solo incomincia ad aprirsi il iibro deil'istoria quando Anassilao, tiranno di Reggio, ambizioso d'infrenare tutte le greche nostre repubbliche, la premea di forte assedio con numerose genti. Circondate le sue mura di oste nemica, pavento Locri, ed incapace di contrapporre forza a forza, dimand6, e si ebbe la protezione di Gerone, tiranno di Siracusa , cui da lunga stagionc era legata di alleanza. Al nunzio dt Gerone , che gli minacciava guerra se non avesse desistito dall'
zelle si
, ,
, sgombrci dalle mura di Locri. Cio dal greco lirico. ll la introduce a rendere poeta personificando la cittA di Locri pu^blica testimonianza di gratitudine a Gerone locrese, Te dunque, o Cglio Dinomen'io, esalta
assedio
alia.
Mentre qual suona il grido Mesto Ission favella Per superno voler sempre ai mortali
Delia ruota crudel volto suli'ali
(1).
Locresi una a' Siracusani portarono le armi di loro in Messina. Con dieci navi i Locresi, con altrettante Siracusani presero Messina, quivi chiamati dagli stessi oppidani. Messina avea fatta solenne rivolta dagli Ateniesi e pe' Siracusani, quali invedendo, che tale cittd per la posizione del luogo potea essere teatrodi guerra, pavenlavano dagli stessi mage pe' Locresi , i quali vivcndo all'odio dc'Ue* giori aggressori ,
anni
i
i i
(1) Pindaro
Odi Fiii
lib.
II.
Od. U.
Versione di Borghi.
158
Yoleano oppuguare per mare, e par terra, r.-iondo irroindi loro con uun iiuinerosi arinati, tatito urulu taiilu poichc fiirofio stiinolati porgessero oocorso a" Mamertini tl.i' che esulavano presso loro. E Locie^i a cJl a'dl piu Regitii v' ne venivano respinli da llogini che lerveano in irrompeano mezzo a loro da luiigo tempo le fazioni. I Locn dato a ruba V agro Kegino redirono a" lari di loro lasciando le navi a prewdio di Messina (1). Mon furono negletti intanto aitri preparatfvi si pose in ordine allra armata navale. I Locresi fervidi all' odio de' Hegiiii sojlecitavano la guerra. E poiche agii Ateniesi non era quel niirnero di navi, che era loro, i Locresi li volcano attaccarw con una pugna navale, che superandoli per mare, speravano poter ridurre Keggio in loro potere. L' urto di guerra ebbe luogo in quello stretto di maro die separa la Calabria dalla Siciiia. Trenta erano le navi Locresi , sedici quelle degli Ateniesi otto quelle do' azzulTarono la vittoria fu degli si Itegini. Incontrate le flotte Ateniesi que' di Locri alia spicciolata si ritirarono negli accanij)inienti, le tenebre della nolte loro scampo dallo stern:iinio g^ouibrarono poscia dal campo flegino. E gli Ateniesi, e i Regie ni vedendo vujto le navi de'Locresi, le assaltarono a violenza
cini,
li
die
pcndo
nel
campo
le
con uncini
di
tirarono a so. Polibio non meno nell' anno 3i3 di Roma fa menzione di ,Tlcune navi Locresi e Tarantine che stando a bordo nel mare <iella Laconia , si approntivano diriggere il corso per I' Eubj^.a (2). Dionisio stanco di sua crudelfa conlro i Regini , che si crano si rifiutati dargl' in cbbe da' Locresi isposa una loro ciltiwiina
,
,
Doride,
Senoto, cittadii)o dovizioso, e potente (3). Stolti I'ainii'A\e sperar poteano da un tiranno ? L' allcanza 1" affinita cizia co" tiramii e I' infelice esnrdio dolla rovina (4). Mostri vcri lUMnici deir uraanita han solo le mire dell' oppressione. ^on mni ondo gli svegliandosi nel cuor di loro un sentim< nto di amore iiomini sono afTrateliati, strozzare un' innocente, I'incondio di una citta la distruc sc loro fosse dato la ruina di un tempio
fjglia
di
,''1)
ex Peloponnesn duo tt fjvndraginta naves ab Euboensihus accitar, quorum txonullae irant a Tari-titn t Locris Italiac Siculienses quae iam in ora Laconica itatiJHtm hab chant ct navigationem in Lubcam praeparebant.
.
Polibii lib. IIU. {2J Sttb hoc idem tcmpui affuenint parilcr
, ,
, ,
(3)
Vno
Polybii
die duas uxores Dionijsius'dtixit
,
lib.
VIII. 91.
er.
Dorem Jocrenxem
propter
I'olil.
--
Variarum
X.
civi(as
intciimeret Aristotchs .
DionysH
II.
lb.
167
rnnsislerc, se Toi avele buona notizia in che maniera la citti di e conic poi cacciata la Locri fosse data in mano di Ariuibale di quelio , ella tornasse all' obbedienza vostra. Imperoc,
giiardia ch^ , se la colpa della ribcllione non sara imputata al consentimento della citta ; e it tornare sotto il vostro
cotniine
imperio
,
essere stato di nostra volonla, m'anI' aiuto , niolto opera, e virtu nostra esser seguito maggiormente vi sdegnerete, che dal vostro commissario, e soldati siano fatte indegnamente tanto gravi, e atroci ingiiirie a' voch' ei sia da dilTerire e fedeli amici. Ma io stiino slri buoni e in altro tempo il narrarvi la cagione , e il modo dell' una ,
apparisea cora con
di
, ,
non solamente
deir allra ribellione per due cose, Tuna ; perche cio si I'accia il ed e venel cospetlo di P. Scipione quale ricovero Locri ro testimone di tutto v. bene, e it male, che noi abbiamd patiPadri Conscrilti lo. Noi non possiama dissimulare quando noi
:
nella rocca la guardia de'Cartaginesi. d'aver patito nioll6 crudeli, e disoneste ingiurie dal prefetto di quplla, Amilcare , e da soldati di Africa, e di Numidia. quante sono state quel-
avovamo
Ma
le a ragguaglio di
che tutto di sopportiamo ? Piacciavi queste o Padri Conscritti che udir con buona pazienza quelle cose io diro centre mia voglia. Tutta I'umana generazione e al presente sulla bilancia, e sul bilico di vedere o il popolo Cartaginese, o voi, principi di quanto gira il mondo. Ma se egli si avesse a e romano impero da far piudizio sulla qualita del cartaginese e che ora sopportiamo dalquelio che noi sopportiamo da lore cerlo ei non sarebbe aicuno che non piu tole genti vostre che \oi si elesse per signori e nondimeno vedete sto quelli Locresi verso voi che benche noi ricevesdi che animo siano simo mollo piil leggiere ingiurie da' Cartaginesi noi rifuggimmo ed ora sostenendo dalla vostra guardia cose al vostro capitano gravi, e aspre, che da ncmici non si converrebbe, non altropii!i ve che a voi medesimi siamo \enuti a porgere le nostre queo Padri Conscritti con gli reie. O voi dunque ragguarderete o noi resteocchi ''"Ma vostra compassione la calamita nostra remo c rtificati, che non allri, ch'ei non ci avanzi in potere anco piu ncorrere agl' Iddii immortali. Q Pleminio fu mandate a rocuperar Locri, e poi lasciato con la medesima guardia nel governo di quella citta. Ma in questo vostro legato, la nostra estrema miseria ne porge ardimento a parlare Padri Conscritti, non che la figura , e la sembianza e allra cosa d' uomo ne di citfuorche la portatura delle vesti, e il suono deltadino romano
, , . ,
aozi e una peste ed una fiera crudelissima, e mostruesa, quole narrano le favole essira stata anticamente quella che a distruzioiie de" naviganti dimorava intoroo alio stretto che dalla Sicilia ne divide del mare e se pare ei bastasse a
la lingua latina
, ,
, ,
e libidine verso di
!C8
noi
ti
,
a s;izi:iro
amlcl, o rompaizni voslri, foric cho not 8remno itilTVclencon la tiostin pa/ienza ia sua , quaiitudqiie Insazia-
hile ingonlisia.
Ma
egli
ha voliito
ratozza sia
comnnementp
,
Iccita in lal
tuMi
ti
cenlnrioni, o soldati
tiitU
die ogni caltivita e scellemaniera ad ognuno , cho vostri ha fatto divonir Pleminii. Tat,
, ,
rapiscono
spotiliano
,
baltono
le
feriscono
c uccidono
(iforzano le niatroni
le brarcia de' partri
citt4 ocni dl
rapiscono
fanciulle,
fanciiilli
nobili dal-
e dollo madri loro ; sicche (pjella vostra , e presa da' niMiiici e il giorogni di sacchcggiata no, e la notte ogni contrada risiiona de'pianti, e dello stride dalvia. le femmine , e fanciulli , che sono toiti , o portati Tanto ^Me chi queste cose sapessc si maraviglierebbo , o come noi fossimo hastanli a sopportare taiite ingiurie , o vero come coloro, che ce le fanno non fossero oramai stanchi , e sazii. N^ io posjio raccontare, ne a vol fa hisogno d'ndire ogni particolaritA delIc cose le qiiali abbiaino palito , onde io fard d'ogni cosa insieme uu fascio e dico che nessuna casa in Locri, e niiina particolar persona e rima>ta senza ingiiiria, e dicovi che niuna maniera di sccileratez/a di liltidine , o di avarizia , che da alcuno
:
hanno palito si sia potuta sopportare e reslata non sia. Appena si potrebbe far giudizio, quao <paviMitcvole caso o quando nemici pile sia piit acerbo o veramento quando qualche crudegliano per lorza una citta e con le artui la tiene e pestifero tirainio con la violenza le Noi abbiamo sopportato tutli quei mali cho sopportaopprcssa. e ora piu che mai sopportiamo, o no le citta prese da'noniici Padri Conscntti. Quinlo PIcuiinio ha usato piesso di noi, nostro che e liglioli tulle quelle scelleratezze crudelissimi , donne e impnrtunissimi tiranni sogliono usare verso i loro miscramondcHa quale la rete oppressi citfadini. Vtia sola cosa ci resta che noi abbiamo iissa nell'animo ci costringe a far noligione minatamente querela, e che noi vorremmo che voi fuste conteoti di ascoltarc accio che, parendovi, scaricaste la coscicnza vodi qiici
,
che
e purgaste la repubblica dalla colpa di sifTatta empicta ; tra conciosiacosache noi abbiamo veduto con quante cerimonio voi onorinte non solamonte gllddii vostri , m'ancora riceviate le riligioni esterne, e forestiere. Appresso di noi adunquo 6 un temdella santita del quale io mi credo csservi pio di Proserpina
,
pervennta a voi per fama qualche notizia al tempo della guorra di Pirro. 11 quale lornando di Sicilia e passando con I'armala dalla nostra citta di Locri, tra molte altre crudeli, e brutte cose ch' ei fece contro di quclla , per la nostra egregia fede verso di voi, ne portA i tesori di Proserpina in sino a qjiol dl mai piii tocchi da nessuno. E avendo fatto caricaro sulle navi quella peeunia, prese il cammino per terra. E cho glieno avvenne, o PaU giorno seguento I'armata sua fu pcrcossa * dri Conscritti T
,
199
c ebaragllata da una crudelisslma e le nari, che nortempesta '* '" *^" "^"a riviera nostra. n''l"''cK'Jf?"'^ la ^'f^""^ Onde sb.gott.to per'f grandezza di tanta rovina il
: '
superbissimo finalmente gl' Iddii essere in ciel!,. coman.n VhThflT^'"*^ d6 Che tu ta la peciinia, con somma diligenza ricercata fusse ri'"'"'*^ "^'^ *^^^'' ^' Proserpina. Nondl^''Ino ^rL'""? meno da mdi innanzi non ^"?^ gli succedetle mai pin cosa alcuna pi>^ ^'^''^'' ''''"^' d' ''" entrato in aV. In'TrL"^^ '''''''? ^'^sonorataraente ucciso. Questo avendo udifo n vnTf? ^T' ^^^*^''' ^^ *''^""'' ^ "^'"e altre cose, che non per Jio n / "" accrescere la religione del luogo erano iSro racron^P^""^ racconte. ma come man.feste o provate spesse volte da noi , da nostr.
'
'
antich,
bero nond.meno
stri
di
con
h c?'?^^"' '"^^''
vi piaccia
segno della divinity presenfe della Dea ebl porre le sacrileghe mani ai non toccM io^o 'e case loro. e i soldati vo:
di
fare alcune
imprese ne
loro
in Ila-
K^ '
^
.'
mPntP
car^i
Wh/ni '*"^K
rrnllm
n'l"
f '"'''
scelle-
I'empieta
^''''^
ommessa
^^'^^
fra
non solarovina.
di
'
P?''"*'
"
''""?*
Dea
loro
vendi-
mani insieme
medesi-
" ^^"'""^ P"t ' capitano erT Piemnin h'ipT '^r^'W ''*" *"*'""' ' " '^"-^^ "" ^^--^f^bero combaltuTo con m. H*^"" contro i Cartaginesi. ch'ei si facessero^onf;^^ '*" ^^^P"-^."^e c'"' " medes.m.; avrebbero con questo loro furorP T.tn '^ ^' ^'^^^"'^^^^ Locri , se Scipione cl^amarH.''^"' "^""^^^ "' E fo"e che questo fu?ore trihnh c ''\^r' ^."""*^1
r"
te-
e nelh deitf ;.
ivi
massimamenla
Pe"\d' '"''"^
'"
presento
legato
:
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n,
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P^l
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n^n .
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'
"--^'-^^ dal
e egli
tagliati
U naso
mor?o
f'lrono
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''-'^c''''*''
terra per
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.en.^innP
tf
Den
e
P .nf
*'''"^"t.,
' '*"^'" g"'^ di servi con '*""' non e voile che morti fossero .ep-
ich
Prene I^i^h^
den'esoro.
170
quella pecunia sagra,
la
,
ma
di
che i tesori non fossero quale comandava fosse che la Dea dil'enderebhe bene se stessa
i
con
do
siio
tem|)io.
per quosta rajiione le genti clio si facevaiio coscien/a di levar sacri tesori vollcru circondar il tempio di tiiura quindi per niettcrlo in forlezza ; e gia era la niuraglia condolta a qualche allezza quaiido con subita roviiia lo nmra andarono per terra. Ma e al presente la Dea e nioite altre volte, o ella ha dil'esa la stanza sua, o il suo tempio, o ell.i ha lalto gran vendetta conIro i violatori di quello. Le nostre ingiiirie non pnote ella ne possa niai alcuno aitro vendicare, fuorche voi, o Padri C tiscrite perci6 ricorriamo umilmente a voi. e alia fede vostra, fati cendovi intenderc, che veramente nulla inii)ortereblie, ne faremnio alcuna dilTerenza, o die voi lasciaste la nostra citta sotto la mcdesima guaniia e solto il governo del medesimo legato o \ero che voi ci deste nolle mani del cruccioso Annibalc e dei accio che ci punissero. Noi non dimandiamo, cho (]arlaginesi voi subito ci prestaste fede in sua assenza c senza udir jui
,
e dilondasi , e pugni alia prcsenza, e s'egli ha lasciato di far verso noi ragione alcuna di die juissa 1' uonio conimettere contra gli uomini , scclleratozze noi nOD ricusianio di jtatire un'altra liata le niedesime cose se e egli, quanto a Dio, e quanto iinaltra fiala pafir le possiamo
comparisca
cgli
in [)cr.sona,
e ascolti
agli
uomini
II
rimanga libero
legati
il
pari
iiio
i
,
tempo manda
e conosciiito.
di
mondo d' ogni scelleratezza . cose ne freme di jdegno ed in Locri, onde nienare in Uoma Pleirti,
tali
vcro
pubbiicare
bene
lui,
e farsi una sacra espiazionc per placare Tal notizia fu nunzio funesto a Pieminio. Altri mentre ei fuggia in Napoli, caduto ndlo malasciarono scritto avvinto Icsse menato in Kegni di Q. Rletello uno de' legati altri che fosse strinlo in catene non meno che f;io capi della sedizione da un legato spedito dal medesimo console Sci, ,
risarcir le ingiurie recate a Locresi, riporre i tencl tempio di Proserpina , versar ne" tesori doppia
Proserpina
pione
ina
trenta
.
de' piii
nobili
cavalieri.
11
pretoro
legati
airiv.iti
in
Locri
riposero
, ,
ne' tesori
pretore poste le trinciere nel campo , un'editto Locresi, se mai un soldato si fosse rimasto nella pormetlere ritt;i , o avesse seco portato cio che non era suo, di prendersi e ripeter quello ogiiuno rio che avc>^se conosciuto essere suo
tempo
il
che rt'cato nun si losse, sontire il peso di non lieve pena chi non avesse restiluito I' allrui lasciave a' Locresi la liberla reggerbi alio proprie Icggi. Pieminio menato in Roma carico di cate, ,
163
in
un luogo
eniinenle, die
gli
sue praterie, impose ad una coorte di Brtizi di avvicinarsi presso e, proe parlamentare le mura della citta principali Locresi esortarii di dar la citta in amicizia di Annibale mettendo loro inano di loro. A'Bruzi non si ebbe credenza da'Locresi; ma quando colli di loro. presi allora da terrore, cbiamavidero Annibale sopra
,
l'
il
)
tagiiiesi a
erano cadiiti, come in ostapgio in mnno de'Caraveano gli animi quasi in gaggio; pocbissimi senza anziclie fame prolVerir verbo davan segno di patria costanza sembian(-ran tulte, ne dnbbio alcuuo e dilendcrla pruova le di dedizioiie a' Garlauinesi. Da cio si ebbero da Annibale tulte
de'qiiali
Aitri di animo leggerissimo si consiglio. avidi di novita, e godere di altri vincoli sociali; que,
popolo a
loro
le
dimostrazioni
il
di
poct;
leggi
Non portato il tealro di guerra delle due potenze nell" Puglia. era ancor caduto dalla mente de' consoli, Crispino , e Marcello ombo di acre ingegno , 1' espugnazione di Locri. Mandarono Lucio Cincio di muovervi contro dalla Sicilia con la flotta , ricbiamandovi a un tempo, onde poterne da terra smantellare lo mura, parte dell'esercito, che si trovava In Taranto a presidio. Ma
Annibale non lascio intentato raacchinare agguati lungo le vie di Taranto Presso il turnulo di Petelia duemila cavalieri, e treiiiila pedoni si cacciarono in luoghi occulti. 1 romani incauti. senza a' er pria esplorati que'luoghi, si videro pender sulla cervice il fcTo cartaginese quasi due mila sentircno il lendente delle mille e duccento lurono presi prigionieri, gli allri dissipali gpade pe' campi per le vicine boscaglie ripararono in Taranto- Intanto e con Lucio Cincio che movea dalla Sicilia per via di iorza ogni genere di macchina a guerra era giunto a porre assedio a Locri. ^Ja al vedersi ne ometto i particolari , sopraggiunti da
vincoli cbe conchiuse fmalmente i di mutua sociela doveano aver per mira Cartaginesi porger la mano a'Locri, i Locri a'Cartaginesi si in pace, che in guerra (1). 1 Romani, che non mai si erano inviliti a* progress! de' Cararmi contro Locri. Gia il console Scitaginesi rivolsero le loro onde pione geloso della gloria roniar^non lasciando alcuna misura, navale, armi, oppiignar la cilta dichiarata nemica, oltre una armata macchine da guerra di ogni genere, tutto laceva venir da Sicilia. Ma fu desistito in allora da tale impresa in movendo Annibale donde fu poi suoi guerrieri presso il promotorio Lacinio con
ed
(l;
LiTii Hb.
.Will lap.
I.
Aunibale lanlo terrore cacciossi nel petto do* Roinani cho alia spicciolata , le macchino abbandonato , e lutti gU arnesi da guer,
ra
all'
si rifuggirono al mare , nello navi , o cosl Locri fu lolta assedio (1). Locri non fa sempro devola ad Annibale. Esacorbati i citta-
dini dallorgoglio, e duUavarizia cartagiiieso non si vorgognarono rediro alia fede do' Rotnani. Uipetiamonc piii aiti i particolari al chiarissimo liimo della laco istorica liviana. Dopo il ritorno di Caio Leiio dall'Africa nacqiie a' Uomani una spcranza di riacquistar Locri , e cio da una cagiono di lievo momento , cioo che
combattova piii a modo di latroneccio , che con giuguerra. A tali csempli i romani non niciio a quando a ^uando si lasciavano a rapina,e , per quanto loro era dato (Ui duci , crano a scorreria ne'campi de'nemici. Nelle mani di lorocadiiti alcuni Locresi uscili dalla citta, furono menati in Reggio. Do' qua! i alcuni fabbri assueti lavorare a morcede ()r0sso i Cartaginesi nella rocca di Locri, conosciuti da' principali Locresi, che csulavano
ne' Bruzi si
Bli
modi
di
in
e dimandati , qiialo Reggio espuisi dalla contraria Tazione so mat posizione avessero lo cose della patria natia , risposero a veiitura eglino fosscro riscattati, c poscia mandati nella patria darebbero speranza di consegnar loro la rocca locrese, si percho
,
.
quivi avevan tetto , si pcrche i Cartaginesi aveano di loro tutta lidanza. 1 Locresi che \ivean solo al dcsiderio patrio, ed erano ancora intenti non darla inulta a' nemici li riscat'arono, li rimandarono in Locri non pria di aver composto il tentalivo dell' imprcsa, ed esser loro lasciati i segni opportuni, e partiti a Scipiooe in Siracusa , iappo ctii era parte ancor degli esuli, gli narrarono le prouicsse degli esuli. Al console sembro la cosa non fuor di
speranza, furono mandati i tribuni militari una a'quali M. Sergio, e P.. Mazieno e loro fa donato inenar seco da Reggio lie mila armati, c a un tempo si scrisse a Q. Pleminio propretore di trovarsi di persona all' adompimento dell'inipresa. Tulto fa all'opra secondo le promesso. Nelle tenebro della notte partiti da Reggio, applicarono lo scale, fabbricato all' uopo, alio mura della rocca ,
,
colo
scalarono
do'
alle vedette
mito
fuse voci : n' e ignota la cagione, la quale conosciuta , TunodeBlando laltro , una o la voce di tutti all'armi, aU'armi.bon penetrali i nemici uclla rocca , le guardie sono sottu il len-
e prima furon sopra colore, cui era dato staro omai fuor di sospctto sopiti. 11 prime grido era il ge morcuti nasco d' ogni lato un tumulto, si odono con
,
XXVI
i
del
libro
,
XXll
chft
di LIvio.
I)i
lulli
particolari
ognuiio
pu6
aii""<'ndweoe ia qaila
grflin
105
dente del ferro di loro. la que'che erano fuor
Eione: Ignoti
i
. .
rocca
,
si
fe lentir
da
Cartaginesi
donde
gran lunga suporiori, alia spiccioa molto cammirifuggirono nella rocca opposta lunge non Gli oppidani aveano, come an premio, lor p sto in mezzo no La pugna a dl a dl non i' intormeltea d' amlx) le rocla citta
me
di
una niano
di nemici di
lata
si
Anprima del tramonto. Nel dl vegnente incominciata la pugna, nibale con le scale sormontava le mura . quando aperta una i romani delle porte irrompono contro di lui , che nulla di cio Bospettava. Degli improvidi rimasero morti duecento ; e gli alAnnibale scrivendo a que* che tri raccolti negli accampamenti , erano nella rocca, onde pensassero alia lora ventura , nel cupo della notte se ne partU Que' ch' erano nella rocca appiccandovi fuoco , fu questo una mora a loro nemici , prima 1' intenebrar della notte con un corso simile ad una fuga raggiiinsero 1' esercito di loro. Scipione allora in vedendo la rocca lasciata da' nemici , 6 vuoti i loro accampamenti, chiamati i Locresi a condone acremente li riprende dalla loro defezione , e puuiti quei che n' erano stati gli autori, dona i beni di loro a pnncipali dclr altra '"izione fedele a' Romani; e finalmente lasciaudo in Locri Plomini. legato ed un presidio a sua guarnigione , sciolse per Messina con quegli armati ond'era partite (1). Non ancora spirava nn'aura di salute per Locri, ed altri mail 9 lei si adavano preparando. Ne la gloria di Roma, ne il patrio amore orano a studio nella mente di Pleminio lasciato in Lorri a presidio, ma solo il proprio interesse. Ei con le urmi nelle ntaiu nun t^embrava garcg;ziar con I'armi , ma con TaNari/.ia, eo' latrunecci con 1' cmpieta co' sacrilcgii , e cou tullu Ij nu. . , , , , ,
,
Butmno, che iluisce non lunge da Locri, manda nunonde alia prima alba si dcsscro allarmi co' Romani, mentre egli non avrebbe lascialo assalir la citta dallo co' Locri avvicinandosi alle magia la pugna fervea spalle. La dimane ra locresi, Annibale colpito da uno scorpione, da cio pavido fa suonarea ritirata, e fortifica il suo campo a un tiro di dardo. La flotta romana sopraggiunta da Messina alcaderdel giorno entra in Locri
del fiume
zii
che. Pleminio presedea al romano , Amilcare al punico presidi. Dall'una , e l' altra parte si accrescevano di continuo le armato a sussidio chiamate dai dintorni. Vi movea ancora Annibale. 1 Romani sono in grave pericolo. Cio nunziato al console Scipione, lasciando quivi a presidio il suo Iratello Lucio Scida Messina dalle sponde pione, sciogliova a mar secondo per Locri. Annibale
,
a'
suoi
,
rxv-lin.
cai..
T.
1G6
inerosa famiglia de'vizi. In
di
;
mezzo
,
a'
Locresi
e'
nulla
tralaeciava
contaminare il suo nome: da natezze alle donne contumelie non premere un cuor sensibile
altri
di
raccapriccio.
Ne
solo iu
di
Pro-
rapaci.
qucsto solo. Per comaiido de'tribuni de'solduti Sergio, e Madalle mani di un soldato di Pleminio un vaso di argento, che avea rubato in casa di un'oppidano, nacque un contrasto uno schiamazzo e poscia una pugna tra gli armati di Pleminio, e que' de' tribuni mililari. Gli armati di Pleminio liirono vinti , baltuti lordati di sangue. Pleminio irato comanda nudare e battere con verche i tribuni. 1 soldali dei Iribuni in vederli si inviliti ne fremono di sdegno gridano all' armi come contro a nemico , e senza alcun riguardo irromfatto pria mal governo de' suoi littori contro Pleminio , pono lo tutto lo lacerano e a morsi troncategli le nari gli orecchi lasciano esanime (1). Tali avvenimenti chiamarono toslo quasi in l.ocri il console Scipione da cui dichiarato innocente Pleminio tulle la colpa cadde ne' tribuni mililari i quali furono gittati in prigione per essere mandati al Senato Romano. Pleminio, comando catturare, farsi mal goparlito il console in Sicilia
zieno tolto
,
Ne
e duramente strozzarli , e lasciarne insepoUo le ceneri. Inumano ! Non contento aver lorda' > le sue mani di sangue cittadino, incrudelisce ancora contro gli estinti corpi.^'* Ma non andiede inulta la sua iniquita (2).
oltremodo dalle rube , dalla impudenza o ne produssero querela avanti il senato Pleminio Komano. Partirono allora da Locri dieci ambasciatori, come calui, die ha sul vollo il pallore, e la speranza, incoUi, col mancome 6 uso de'greci, urt tello di suppliclievoli con in mano con ramo di ulivo con ilebile lamento prostrati al suolo tutli gli accenli del dolore, e di una maninconia, che tutla spira la mestizia in un cuore cho sente, si il raaggior di lore incomin1
Locresi
irrltati
da' sacrile^li di
cio a dire.
(3)
Di cho
di
memento, o Padri
sti-
mate appo
massimamente
in
qucsto
avrvaiiu avnlo parte alciiiia. lib. XX\ 1. Chi ne vuol scnrire Uilla l la irmluzioiie del Nardi (;i). Secoiido del sertnoiu; laniio kg dolcc/.iCC (lolelica , the ancor nnste dalla <Hdpnia l.ivii lib. XXVIIU. cfip. Xllll. iiell' originale. quci'.a ui a^ione ga
(1) Livii lib. XXVlIll. cap. VI. Diodoro Sicolo nggiunge, the lanlo s.legno ne'lnbuni militari ma solo cht\ de' tesori depredafi nacfiuc (Inl ppiisiorc tldla giu^tizia,
(2)'
...
non
iioti
4TI
ia prigione, Chiamato pi4 toUq ayanti l aduflanza del popolo da tribuni, niuoo commiserava i casi suoi, onde mori nelle carceri prima che si avesso il giudizio dal popolo (1).
sue leggi deltale da quela fertilita dell' agr locrese Dell Aquila per simb61eggiare forse Tessersi veduta , SI e lama m mezzo a loro nell" urto di guerra che ebbe co" Crotonesi sulie sponde del fnime Sagra, ora Alaro , un'aquila. UJtre qiieilc che qm sotto noteremo il Signer Sestini ne descrive un altra che porta questa episrafe Caput Aauilae ad s, serpentem rostro Fulmen alatum, che dice astringens ver veduta m Cortona nel Museo Venuti (2). Di oro Caput lotis laur. AOKPiiN Aquila leporem disc.
lui
Che loro faceva credere essere a sta Uiva Di Cerere forse per
le sue monete , le sue medaglie. Non a puo darsi una facile interpretrazione. Esse per lo piu pertano limpronta di un Giove, di un' Aquila, di una Minerva, di una Cerere Di Giove, come primo tra gl" iddii adorato daldi Minerva, forse per alluder cio che fece Zaieuco . t g^nti
Locri coniava
tutte
le
indicare
Diargento
--
/. Caput lovis Laur Aquila lep. disc. AOKPiiN. //. Fulmen-cauduceus Aquila lep. disc. 111. Cap. tmb. diad. faeda
AOKPiiN
mus.
Aquila fulmen
ins.
Ra-
AOKPiiN.
\. ^i
rame
figuraeurbissedent, PiiWA nl:5TI:5. T' z?"^' Pj!^if'' QaL arcus AOKPiiN Pegasus A. Caput PaUadis gal Racemus AOKPiiN. //. Caput mul. . Pallas stans d. hast. t. clyspica peum cor. stdla AOKPillV. ///. Caput viril. laureal. Pallas stans d. hast.
s.
AE
AOKPaN
clijp.
A-
scepirum
null.
VI.
d.
par.
Cap
diad.
laur.
corona
VII. Cap.
lovjs
AlOS
Fulmen
^"
'^"^'o"-
''" 3^''^s.
hastam
coron. spica
X. Caput Dioscur.
S.
AOKPftN.
d.
iugat
XL
^arvlum cornuc
Pall
vir.
Jupiter sed.
avem.
laur
d,
hast.
IXVIIII.
Dom.
,.
Sestini Vol. V.
,1
CAPiTOLO
XVI
LEGISLATORl LOCRESI
sua csistcnza
,
Zalpuco, vario semirc sua condizionc Kgli il primo si cli (li giuslizia allc sue ed in quale ieggi deitate aLocrcsi Esordio Violaia una sua lp?gc si uccide egii slesso c giudizio proiroritono da Voltaire Brievi frammenli c suo fromtuento di Altro Icgislalorc locrose , Slcnidc
c
de' classic! so la
Qvis Zalcuctim leges Locris scripsisse non dixit Cicerunis Epist. lib. VI. ad Alt.
l' iiidolo de' cittadini , eJ apporre loro una norma; pcnsicrc della gloria, la virtu, c Ibcondarla co' premi cd infrenarlo statiiir pcne a'dolitti ; proniuoprcYcnir il vizio vcr la floridczza d' iin' impcro , c dilalarne il commercio darsi col pensicrc ncgli anni futuri , ed opporre un'argine ad ogni prin-
Intcrrogar
il
ispirar
chc possa ingcncrarsi di decadenza qucsto 6 1' uflicio di iegislatore. lo quanlc volte mi ho donato studio svoiovc , come rotaggio de! gcre ie paginc dc' frammeiiti di Stobeo suo sapcre oltrc pochi sentimcnti gnomologici resta ancora il o in raccoglicndo nellc opera procmio dcllc icggi di Zalcuco \oluminosc do' classici i frammcnti delie sue Ieggi non posso
cipio
,
un saggio
non ammirarc esser qucsli un' uomo fornito Mimi doli. Ma prima di ogni allro tcndiamo
,
di
,
frugar nolle opcro de'classici brievi notizie su i particolari di qm sto saggio logislatorc o scrivcrne un ccnno biografico. II il non avernc notizia da yolgcr liingo di sccoli rcmoti
,
scritlpr: contoniporanei , il vario opinar de' di lui niolle cose c chi lo vuolc non
dir
chi
:i
I]
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SAILIETL*(n
(ID
173
e chi ripete i suoi anni a temcredo uo' uoriio iinmaginano di Sanio ; anzi altri la vuolo uditore di po del gran Saggio Jui. E veraraente ha molto di peso 1' essere negata la sua esistcnza da Tiraeo ancor Locrese, e antichissimo piu che ogni alI')
,
tro scrfttore in tali cose. E da cio al Saggio di Arpino nel libro secondo delle leggi dopo un brieve opinare, aver Zaieuco dettate o a diletto ma per causa* leggi a' suoi cittadini non per studio, e sebbene il sentidella ropubblica Locrese, nasce un sospetto mento di Telciforo a favore di Zaieuco nella sua mcnte abbia non meno che la tradizione udita da' suoi raolta prepoiidcranza ciienti locresi pure un principio d' incertezza lo governa e lo veggo ir tra il &\; e tra il no (1). Ma il hlosofo peripatetico senza muover pure un sosp-'tto d'incerte/za lo vuole nativo di Locri, e logislatore di queita repubblica (2). Si ancora i severi critici Bartelemy, Clavier, Sante-Croix, ed altri della scuola francese. 11 suo nascimento e fissato 700 anni avanti quel del Salvature. Noa meno iocerta e la sua condizione. Altri lo vuole nato pastore , altri rispettabile per nascita educato tra pastori riverito per costumi. Ma la sua saggezza e un'argomento non iraprobabile sua nobile istituzione. Vn popolo senza leggi e un popolo senza freno. In tale so, ,
cieta tosto
ingigantir si vedrebbe il vizio, alzar I'iniquo il corno dell'insolenza, moderarsi a suo talento , e la virtd, 1' innocenza if negletta, obbliata spesso avvinta tra catene. SI erano i de,
Repubblica Locrese. Mancando lorp un codice di legche infrena le passioni , mancava al deiitto la pena alia gi I'ecVirtu il compenso. E chi non vede il cumolo del disordine, tesso del deiitto gloriarsi impunito in mezzo a lorn? Ma I'erro$tini della
,
,
chiaraa le volte il ravvediraento. Lo stato di loro a' Locresi e di una futura ruina dipinsc in tutti i colori del danno onde non rifiutarono le leggi di quel benefico che nacque tra
te
si
lore
como nunzio
di
amore
che
(i)
^uidem
illi
et
Zaleucum
et
,
Charondam
sed
faisse video
cum
,
,
et delectationis
^is putavit esse, persuadere aliquid non omnia vi, ac minis cogere. Quid quod Zaleucum islum negat ullum fuisse Timaeus ? At Thelesphorus auctor hand deterior, mea quidem sententia, fneliorem muUi nomiliant^ commemorant vera ipsius cites nostri clientes Locri. Sed sive fuit, sua Hon fuit nihil ad rem loquimur quod traditum est.
,
CicerODJs lib.
(2) Scripserunt le^^s
II.
13. de legibus.
Zaleucus Locris
,
iis
qui
ad occidentem perti
nent
tibut
et
t
Charondas Catinensis
et
di
tifia
Icftgi
nnn
\iata naxione. Zaleuco posciache non ignorava fsscr Ic tessuto del ragnatelo , cui reslano impidissiinili al
lo
aliati solo
niosche
ed
il
pulte
nullameno
egli le
crodeva
alia
alia sfrenatczza,
a darle quella prcponderanza, che non mai puo nascere da tutte la vcdtile uoU' iiomo, e dull' acerrima scverita, persuadeva il popolo con una pia credulila , dicendo loro essere a Uii suggerite da Minerva fl). Ebon ne trovava non pochi escmpli nolle pagine dcll'istoria. Si poteva a lui perdonare questo ritrovato
dagli elTctti di bella virtu,
non
arrivo il pietoso Sabino ad infrenare l' indolenza di que'barbari, che a toglersi dalla pena de' loro delitti a strade calcate erano concorsi da tutte parti sulle sponde del Tevcre sotto I'egida di di un quel Grande di animo v^ro gueiriero , e vero legislatore che dovea signoreggiare il mondo dall'uno aU'altro po* , popolo lo, indicando loro le vie di virtu, come sentimenti a |lui suggeno' sermoni segreti della Diva Egeria ? INe questo solo. L'obbedienza alle leggi nasce dal buono esempio del legislatore , e Zalenco non 1' ignorava. Da ci5 egli il prime voile darsi bell* esempio di obbedicnza, e di giustizia alle propria legVn suo figlio , peccando il peccato di aduUerio dalle sue gi leggi dovea condanoarsi ad essere orbato di ambo gli occhi, d ir cioco nel cammino della vita. La legge non ammetriti
II
a'
popolo volea esser largo del perdonoal giovine meriti del genitore. In Zaieuco ripugnava la
, :
natura in condannando il proprio figlio ma piu gli parlava al onde per non darsi esempio di cuore il bene della repubblica scandalo alle sue leggi , o per non ir sorda alle voci del popolo, e ne orbo poscia di un'altro il fiogli si cavo prin>a un' occhio glio. Bello esempio di giustizia! Solenne esempio di carita paternal Ala non sapreidire poi se la sua morle sit un'eccesso di giustizia , o una vera ingiustizia. Egli improvido per sedare un tumulto si presonto col ferro al fianeo nell' adunanza del popolo chiamato a parlamento. Era aiicor questo un divieto delle sue nuleggi. Se ne awide daJ moniiorar del po|)olo, e, senza altro, dato r istess< ferro si tolso alia vita (!) Questo sa di tatta la }nrbarie do* tempi. Le azioni di una mente improvida non sono soggette a leggi. Ancora a chi mai e donate darsi le mani violent su Ja projiria esistenza?
,
Minervae npud Locrensei prudcntissimu'. Valerii Mnximi Cap. 11. dc relig. simnlat. (2) iVi7ii7 illix etiam iustiliae exemplii faclus Zaleucus ... a se sa luherritnis , n((/ur. nlilisiiinis leffihus munita cum filiui eius aflulleri
habitat
etl.
,
crimini}
dumnatut terundum
nculo
ca
1/5
Dclie sue leggi restano appena pochi frammenti sparsi nellt; e latiiii. II proemio pieno di sublimi seaclassici greci timeoti morali spira il piii puro spiritualismo. Egli fa nascere la
opere de'
prosperila della nazione , non meno che il ben-essere de'cittadini dall'atnore della religione , poscia entra ne' particolari doveri della societa onde il Signor Valtaire (1) ne profferl nobile giudizio. NuH'havvi, ei dice, nell' antichita da potersi anteporre a tale trattato seraplice c dalla e sublime, dettato dalla ragione
, , ,
cui virtu, spoglio di entusiasmo, e di quelle gigantesche figure discotnfessa il buoo senso. Sicche per illustrare qaeste mie ri,
a verbo nel nostro idioma aggiungendo poscia i frammenli delle sue leggi Que' che abitano una citta una regione devono essere persuasi dell' esistenza degllddii che conosciamo volgendo i lumi al cielo tutto I" orbe aall armoaia all'ordine bell ^simo delle cose; posciache notj dalI'azzardo , non dalla man-j delluonio poteano aver laogo tali cose. Venerare, onorar poscia si devono gl'Iddii . . ^ A', tenersi pure da ogni male e dunque d' uopo ad ognuno, non essere improvido deli' anitna sua. Perciocche dall'improbo non si onora Iddio , De cdl dispendio si venera , ne si plaea cob tragedie :ome un malvaggio , ma con la \irlu e col proposito dell'ope,
buone e giuste. Da cio e necessario ad ogniuno cercare a onde .attuomo esser buono si nelle opere , si nella volonta iia caro a Dio. E non paventar la perdita de'beni piu che Jella fama e della giuslizia. DciU'altra parte io vorrei es,
,
non largo di consiglio in ricordando gl'Iddii a tulti que'che di loro il facilraente possono persuadersi a tali cose , e ranimo e porre ! intento all'ingiustizia ... aspetlarsi la peua degt'ingiusti, oro avanti gli occhi il tempo che sara il termine della vita. *oiche un pentire di tutti gli errori nasce nel cuore de'morenti, un fervido desiderio , cui vorrebbero tutto il periodo della
>er
!
10
aver menato nella giustizia. Per la qual cosa e d' uopo, ognuil suo operare rimembrarsi que! momento di tempo, ome se fosse preseute . .Se mai altri dallassistenza di un ge' lio stimolato all' ingiustizia ei rifuggendola non dissiiniquo lile che uu'. signora la piQ empia, e molesta, sia assiduo pres^
ita
in tutto
;re
'.sceiitulu
deberet , ac tota civitas in honorem patris penae necessitatcm adoremitierei , aliquando repugnavit . populi precibus evictus to prius deinde filii oculo eruto usum videndi ulrique reliquH. Ita ebitum supplicii inodiun legi reddit , aequitalis admirabili
. , , ,
it int$r
misericurdem patrem
-
temperamen, .
ai3iii. Cap
(1)
Voltaire
Saggio sopia
voitmi.
50 I'arc, prcssb
delubri, c Pti^S^i
pVIJfn^^^f^f^^^f^^JJ.f
' ,
fe
i
(!
uopo ancora
^^^^^^^^
rispcUare F
andarcbbero
Pfj''
i"V"J'-
i^.
a^^rove. Po.che la patria , e vivere n.u^ la pair :^ a noi per natnra como s congiunta ^j^^^^^ ,f ,;. a^. ne gmdicanao ne giudichino a .contumelia, li i'magistrati, inimicizm, ^o*^. cordmo doir amicizia , dell' sa s'^. ^^*^. '", -^ modo- profferiranno gj"^ \^' giusl!&a. Di questo ^j^^^^^^^^ '^f "^ ranno degni del loro ufficio. Perocch6 ^^'^.^f^j/' Jo n V one coa
TO lasciar
nuar
sta
.
la
.
a'bben
Cbe se mai
ci
vorra
altra
dovra venire
a parlamento
>^7/. ''
^.'^"o
fart,
.
."^^f 'coUo
se pe'suffragi di tutti tornassc c.o non torm a cd cssere a vantaggio la naova antica lu^ d.re. se s veda e.scr p danno. Se poi non cosl; valquanto tssere ingiui,[Id s. e proposta le la prima legge, e quel'.a che^ ,' muoia rautore viUima del syo laccio .-Delle sue leggi restano solo breyi fra'^n^^.^Jl' non se ^^n ii 1 A niuno esscr dato alienare il suo patnmonio, evidente sventun. ^la so?a p ovenienza di <l"alque sch.avi , ae ancel csser dato possederne II. A'LocrJnon
.
'
y' In
| i
III.
Orbfr'.i
degli
alle
,
occhi
sorpresi
in
galanteria
di adui
Iin.'vttirii
-
riccrcatczza
liar
donne vestir vesti doratc o per amrnd se non per darsi a partito,
e abbellirsl
raraante-
U. Polit.
'""'
^cul
Ifodcrentur
quae vera
mums
cxpcctarat
ca
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iiui Hisl.
ill
V. Dorsl
alle
donne vestir
bianclte
,
vesti
iu
uii
cainmiuau(.lJ
e seguite da
ancella.
neU'adunanza
del Senate.
VII. Condannarsi ad una ammenda clii in riloinando da longingue regioni chiedesse novita (t). VIII. Condannarsi a morte quell' egrotu, benchc tornassc a valida salute, die avesse bevuto vino contro il divioto
del medico (2). Chi non vede tali leggi improntato in parte dalla barbarie de'tempi? Da cio il Signor Durozoir durava fatica crederle tut[te di Zaleuco , benche altri non vi troverebbe alcuna didioolta.
Vna
nobile controversia decisa in forza dollo leggi di Zaleuco si il grecista Polibio (3), che ho tralasciata solo per ragione di brevita. Di lui sono sparsi nelle opere di Stoboo al:uni detti gnomologici, i nel sue quali, ceniecche vanno
compresi
jreludio delle leggi, da noi dianzi esposte , uoi li tralasciamo per 100 ripetere indarno le medesime cose. Fiorl ancora in Locri Stenide legislatore , e segaace della jcuola Italica, di cui altro non resta che un brieve frammcnto jresso Stab6o, che io qui traslato per quanto uosso. duopo ssser saggio il re, si sara venerando ed eraulatore del Somnio
,
che per natura e il primo re, ilprimo principe. Quello per jreazione, questo per imitazione. Dio sopra tutte le cose, ed in )gni angolo dell'orbe, il re solo nella terra. Dio go verna sempre '.utte le cose , e sempre vive con la s.apienza, ch'e sua propri:e 1 re per qualche tempo e col sapere sara poi ottimo imitatora li Dio, se verso i sudditisara magnanimo, saggio, e di animo pacrno. Posciache benigno a tutti i popoli, e non mai cessa il sou ;oYerno, Dio e stimato principalmente il primo principe degVIdNe crede bastante esser solo creatoredi tutte tii, c degli uomini. il ose, anzi e il nutritore precettor di ogni bene, il legislator tutti. SI ancor deve esser colui, che in terra, e tra gli uomini ovra essere re. Senza sapienza, e senza cognizioni niuno puo avere
^io,
, ,
i
titolo di re,
ammento
itti
i
chi non vede aver questo breve sublime? E poteansi meglio additare doven ad un principe, che mena scettro sui pojioli, e ue
-.itte
o di principe
le doti del
I I
.
do aanoi,itate.
(2) Si quis Lucrensium Epizephiriorum aetjrotans vinum merumbibis t, rust JHbcnle medico, eliamsi ad prisdnam valetudincin rediisict ei \ppliciu)n eral conslitutum qucniam non iussus bibcrat.
,
(3)
modera
tai
le sorti?
re sopra
loro popoli
la
per
ii
addimostrano
delizia de'
tutti
dettate dal cielo che hanno le mire aU'armonia, pnro raggio di alterno amore, che parto dal seno di Dio per atTratellare gli uomini! Oh sublime impero in mano deH'uomo! Oh divino doti
dc're! Felice quel principc. che sara 1' amor de' popoli I'araor di Dio, sara il principc mandato dal ciolol
Egli sari
CAPITOLO
XVII.
MONDO
Se
farisu
di
Agesidamo pugile
- Aristide , sua mtrop.dezza, e suo ed aUri sloi senlimenti senumenu - tunomo c.morte - F.listione medico, e suoi - Eutimo atlela , e suoi particolari un preteso avvenimento - Vn ode di Pindaro.
Ed
io rivoisi studfoso il cuore Alia locrese sponda, E dell'ascrco liquore Bagnando la citta d'eroi feeonda, Ersi cantando al polo
il
_j)Achestrato
figliolo.
versione
di Borghi,
desio di gloria , o si raccese un Italica si sveglio solo un onde lo studio della natura addivenne assiduo di sauere
snirilo uniano
si lietava al
Ne
sotto
il
ciel di
Crotone
al
lume
,
e lo
aressi
comparendo
i'
in
mezzo
Magna Grecia
il
ancor Taranto
,
ebbe
il
suo Emyedocle
Metaponto
ti
180
8U0 Agesano, Agesidamo Aristomcnc, Brontino, e moltissimiche sarebbe faor il mio istituto nomar talti. Come un raggio di luce, che parte dal ccotro luminoso tanto e piu chiaro, e piu lucido nello circonferenze succedcntisi piii vicino al centro
il
,
altri,
il lume di sapere della Scuola Italica era tanlo piu o piu chiaro ne'luoghi dintorni ondo furono arricchili viyido, d'ingegni tanto sublimi iiiio a produrro iuvidia ap|)o lo nazioni j)iu incivilite. E non pctca Locri viciiia scntire il bcnefico inllusso dcU'ltalica Scliola? S' c vero che la vicinanza del luogo associa un'uniformita di alTotti, o gli cdetti di un'aerc vicino sono come gli elTetti di una mcdosima cagione, Locri non potoa noti illuminarsi al lume dclla sapienza pitagorica, che non lunge avea aperto il suoGinnasio. Da ci6 la patria di Zaleuco si ebbe tanti saggi, Stenide, FilisUono, Aristido, Euticrate, Timco, ed mM] altri, le notizie do'quali se non andassero disperse nclla nottc de' tempi, ove tace il passato ci si aprirebbo un vastissimo campo alia let-
istcsso, si
teratura.
Timeo, che
c
le
fioriva nclla
XXXXV
olimpiade, rampollo
si
d'il-
ebbe
priinionori,
me fino a'piu semplici insegnamenti della morale (2). E credo a Platone. Chi meglio potea conoscero 1' indole , I'ingegno sublime del gran Filosofo Locreae, che I'antico istitutoro deirAccademia, che pendea dal suo labbro che fu discepolo di lui che tutte apprese da lui, si TuHio, le sue profondc cognizioni (3)? Anzi ne lacea tanta stima, che ad uno do' suoi dialoghi dicde il titolo di
,
,
nella sua patria. SI Platone (1). Avido fiiosona pitagorica, fu ascrilto]al nobile sodalizio, e furono si grandi i suoi progressi nella scienza dell'ordine del mondo, che con greco vocabolo si appclla astronomia , c tanto lu intento alio studio in interrogar la natura iii tutti i suoi misteri, che, come dice Platone istesso, egli eracapaco di abbracciar tutta la sfera delle umane cognizioni dalla fisica piii subli-
prime uiagistrature
d'istruirsi nella
Timeo, in cui I'introdusse a parlar con Socrale intorno la forniazione dcH'universo. 11 Saggio di Arpino parla di lui in una nianicra vantaggiosissima una assai yasta crudizionc, un'ab-
(1) Timacus quidam hie ex Lo9rii...nohilitatei et opibus pracsiantittimus suinmis iniKjistratibus, ct hvnoribus functus est rialonis lib. de mtindo. (2) Timacus in astronomia nostrorum omnium psritisinws, maa:imcque in rerum natura cofjuosccnda versatus primus edisserat, ita ul a mundi generalionc cxordicns usque ad generis^ humani nutunrn deienial riatonis lib. do iiiundu
(3) Plato
didicit
lib.
1.
Ciccronis
Tusc.
181
bonJanza di cose, un variar di sentenze, una elegatiza, una purtulla era gatezza nel comporre, ed in fine una grand' eloquenza di lui (1). Oltre il trattatodell' ANIMA DEL MONDO, die propria altre due il tempo ci ha risparmiato, Suida vuole die abbia scrillo Ma il opere , la vjta di Pitagora, ed up trattato di Matematica. trattato gli viene conteso da piu saggi critici, anzi vi soao prime taluni che lo voglino scrilto anche in tempo posteriore a Platouo. e sembra un ristretto di un' opeTutto e diviso in sei capitoli ra di una mole piii grande. Scritto in dialctto dorico , con p^ecisione, e cop una ragion tutta metodica pare che ci volcsso rapVna cosmogonia iinbarazpresentare il sistema dell'idealismo similitudini prese dalla geometria , 2ata dalla teoria de' numeri e dair aritmetica , pensicri veramente gravi , ed ottime speranze disseminate per tutto ci diinostrano 1' autore come vero seguace delia scuola pitagoric?- Bayle \i scorge il mondo divinizzato (2). M. Robinet vi vede I'eternita della materia (3). M. Pluquet vi legge il fatalismo (i). M. Souverain vi conosce il sistema delia scuola di Platone Ma cerchiamo brevemente, e per quanto e
,
(5).
esporre
il
sistema filoso-
Cco
di
f6).
II
interiori cagioni di tutte le cose, sopra Dio come principio primo di ottime cose ; poiche egli non ignorava che alcuni effetti vengono ingenerati che per ragione, ed altri dal poter delle facolta del corpo. Oltre ammetteva I'idea, e la forma, eterna in Dio, ed esomplare delle cose prodotte. Riconosceva una materia eterna priva di moto , ma capace di riceverle la quale da lui vicn cone di figure side rata come un simulacro, come una madre, come una nudri^e di una terza sostanza, che egli denomina figlio, e mondo sene diffinionde ridurla a certe leggi sibile. Di questa materia tive, Dio compose il mondo, che comprende I'universo, al quale
e la necessita
le quali
come due
costituisce
I'aggiunto di figlio unigenito , di perfetto , di anifiragionevole. Questo mondo nella mente del nostro losofo e eterno. Non^uo essere travolto nel nulla, che dal solo
Timeo dona
mato
,
di
Dio.
ti
Ma
il
suo
figlio,
del hello
Ne
(\)
Timaeus hnge ervdidssimus, etveriorum copia, et sententianim verborum non impoUtus magnum elofjiieri-
attulit. CiceroDi's lib. de Oralcrc P. liayle Continuations des pe^'Sees sur les eomstes. - Preface de la nature. (3) M. Robinet ~ Exam, du Falalisme. (4) M. Pluqucl M. Souvernin Plato)nsme Devoile -('3) (6)|0ueslo traualo di Tinieo si trova in nna anlica edizionc JpIIr e negli opuscoli etici e mioperc di Platone, ove mi fu dato leggerlo lologici del grcco Gale, noiiche presso Slalleo.
(2)
,
.
tiam ad scribendum
182
al nulla gioni si imperiose, e possenli, che possono dannarlo noo esteriori chc tutto abbraccia e coniprcnde
,
non cagioni
cagioni interiori, che tutto d'ogni parte c librato con ottime proporzioni, onde non puo non eternamento serbarsi in equilibrio (1) Tulti i suoi componcnti , tutte le sue sostanzo , 1' aria il fuoco, ed ia terra hanno uu legaine fra loro si indissolubile I'acqua
, ,
onde si mantengono seinprc rannodate sempre alTratellale in una mirabile armonia. In mezzo a questo chiamata universo ei vuole cho Dio abbia infusa un'anima ANIMA DEL MONDO, da cui porta il nosne il suo trattato. Questo mondo cosl espone il Signor Dcfendente Sacchi (2) poi si gira con una prestezza^e mosso nel sistemadel noslro fdosol'o non dal braccio della Divinita, non da un mod o comunicato, o inerente alia materia; non amore, non lite, ma vi da moto, e vita I'anima del mondo. Essa e composta dalframmischiare le forme indivisibili della natura colla natura divisibile, sicche da due esseri ne risulto ur> solo, cheinse raccliiude due potenze, principii due, due movinienti^ de'quali I'uno e sempre lo stesso, e I'altro semincapace
disgiungersi
,
,
I'arpre tangiante. I rapporti delle parti frammischiato sieguono inonica proporzionc de'numeri, rapporto che Dio voile cosl graduate, onde le si possa merce la scienza, e perche non s'ignorasse, come I'anima sia composta. Prima di aver fatto il mondo condusse corporale pose egli nel centro di essa quest* anima, e la la sparse attorno all' universo in modo che ne fu tutto fuori, avviluppato. Ammetteva poi Timeo , I'anima muovere il c; rpo non gia ma con una certa elezione, non ch^ intendimento. per azzardo E il movimento dell' anima ei conosceva dal mo'^imento del cor,
E poiche egli dipo. cui ha un intimo , un mutuo commercio. eeva costar I'anima di elemcnti, edesser distinta d'alcuni numeri sonori, ed aver quindi un senso intimo di sonorila, e di concento- Si il filosofo di Stagira (3). Plutarco ci e cortesc di un'altro sen-
est,
Harum rerum, id (i) E noi trascriviamo qui le parole di Timco naturae bonorum, et oplimarum principium et Dewm vocari... antf.quam igilur coelum extarel, ratione crat forma et materia, et quidcm Deus ilh erat melioris opifex,.. Permaneliijitur mundus constunter talit qualis creatus est a Deo, oplimarum renim omnium quantoquidem ab optima caussa exitit proponcnte sibi non cxemplaria quacdam ec.
(i) Satchi
(3)
,
Omnino autom nnimam non sic movere vidctur animal,., sed electione quailinn, ititdlectionave. Eodem autem modo Timacus etiam animam rorpm movere dicit: morxre C7\im ip.iam ex eccenset, atque esjcrit corpu$,
aim
ris,
quia moralur jnopterea quod ad ipsum cohncxn est.. .Ipt9 ex elementix cam conslitxilam , numerisque distinclam lonou( intitum ionoritatis, atque concenius habcat scutum Aristotciis lib. I. dc auimu.
dicit
185
nascere il fliisao e riflusso del mare di questo filosofo dalle acque, cho da' monti Gallici fluiscouo nel maro atlantico (1). Ma che diremo poi di Aristide , e di Filistione? Filosofo Pitagorico il prinio, altro non ci resta di lui, che un detto concui la tirannia non puo non sentire tutta servatoci da I'lutarco
timento
r onta del disprezzo Ei con 1' intrepidezza filosofica che non paventa ne le catene, ne la mortc quando si tratta dire il vero rispondeva a Dionisio tiranno di Siracusa, che chiedea impalmar voler piii tosto vederia tolta alia vita sua Hglia che cara agli amori di un tiranno. Elianodice, ei in morendo dal morso di una mustella Tartesia avesse detto essergli troppo giocondo se gU fosse stato dato morir dal morso di un leone o di una pantera , che da tale bestia (2). Antichissimo il secondo, si acquisto come vuole Plutarco molto onore nell'arte della medicina(3). Filistione si Ateneo diceva ingenerare in noi piu robustezza il pane di fior di farina, meno quello di spelta, assai meno il pane di frumento (4). E se il tempo non ci avesse che il risparmiato
,
resterebbe a parlare di Sosistrate , di Stenonida, di Filodamo, di moltissimi altri. Fieri ancora in Locri Eunomo celebre ceterista. II suo simulacro ergevasi con una cetra in mano, cui sedea una cicala.
ci
solo
nome
Vn' avvenimento
le prestar fede a
gli
ne'ludi Pizii gareggiando con Aristone, natoRegino, gran lunga superiore nel suono, che, infranta una corda della sua cetra una cicala volando si assise sopra la cetra , col suo canto fe le veci della corda infranta (5). Antiche ciance!
gione
Eunomo
singolare , veduto solo da colui , che vuoTimeo, enarrato dal greco geogral'o, ne fu la ca-
fu di
[i) Timaeus caussam imputat fluminibus , quae ex montibus Gallicis in AtlavAium procurrentia mare , id ex cursu suo propellunt, atque Plutarchi lib. UI/. cap. XVlI. de placilis augent philosoph. (2) Aris(ides Locrensis vulneratu* a muttella Tartesia, moriensque dixit: inulto sibi iuctindius futurum fuisse mori ex leonis, vel pardalit morsu... quam ex talis besliolae morsu; ignominiam ille ut mihi vide-
im
var.
histor.
Locrus Platonis familiaris unus cum superior Dionysius unam natam eius in uxorem peieret, respondit suavius sibi fore illam moriuam, quam tiranno nuptam aspicere Plutarchi in Timol. (ij Bio panes similagineos magis ad robur conferre asserit, quam alicarios secundo lo o hos eollocatj tertio triticeos
Athenaei
(A)
lib. III.
Strabonis
lib.
VI.
18i
Ne questo solo. E nolo ancora alia fama il norrto di EiitinW Locrcso versatissmo negli esorcizi delia lotta. Ei di robustissiind
membra portava sulle si>allo uri sasso di eiiorniissiiiio jicso, cho, come vuole Eiiano, si vode avanti Ic porte di Locri (I). Si ebbo la gloria di viiicitoro bei\ due volte in Oliinpia. Vna sola volta hi superato da Tcagenc Tarsio c solo per inganno. E di ciii o
,
argomenlo
nato a
Iwi
fii
infuori ogni incortezza, lesserc stato Teagcnc condanpagare im lalenio a Giove, cd un'altro ad Eutimo , ne a
,
dato
pill
combattere
in qiiclla
de,
Premio
gora Regino (2) E qui ni taccio della pugnaj poiche tutta favolosa , ch'ebbe con lo spirito Temcsino (3). Alto non mono si estollc la gloria di Agesidamo figlio di Arcliestrato j pugile vincitore ne'ludi Olimpici. Benclie tace I'iotoria nullaineno bastano a formaro tutta la sua gloria due odi cliO Pindaro gl' invia celcbrando e il suo valore ^ e la patria sua. Noi per non lasciar forse un desiderio alia calabra gioventu, cui son dclizia le doici acque Ippucrene, e I'aure ispiratrici secondd del Parnaso qui trascriviamo la prima delle due odi la versiouc del Signer Borghi
,
,
D'Arciicstrato it figiiuol chi mi rappella Nel sen d'Olimpia invitto ? In qual remota colla Delia mia mente il suo bel nome e scriltQ ? e ancor non s' odo Gliel debbo
,
Inno
di grata lodCi
,
,;
inclita prole
,
i)ch con sante pafole Meco vcnite a dissipar C.he all'ospite mi lace
1'
accusa
<
18&
Peccai fidando nolle rapid' ore Ello scorreano e intanto
,
Di tacito rossoro
Coprir maligne
la
Ma
promessa c
il
canto
>
dall'altrui censura
Pao
liberarmi usura.
turgida trasportt
:
Vediam com'onda
facil cetra
Verity regge la zefiria terra , Ch' ama Calliope e Marte : Lunge il mentir di guerra Tutta spiegando la terribil arte Ceder facea 1' arena
;
Cigno
al figliuol
d'Almena.
Del provid'
Patrocio in
Yincitor
si
,
si
rese
L'erge famoso
al
cielo.
Rado
si
Ma
fatica
Or
Dall'Erculeo valor, poich6 Cteato Diva Nettunia prole , Scese alle stigie
gole
:
Dei
Gia^dissipate
tirinzii guerrieri le
falangi avieno
186
invan chiedea
Al violento Augea
tiitta
in
fiammc
la
paterna scde
A'^ide
r ep6o signore
D'ospiti ingannatore.
Tra
Ed
Vn
la
morte
Chi puo sfiiggir del piu galiardo]|air Che indomita n' assale ?
ira
Come
Vltimo
stoltezza
ei
11
tira
, ,
sceso alia tenzon fatale Sulla cradel cervice Provo la spada ultrice.
l'
In Pisa ailor
le
alto
figliuol di
Giove
invitte
squadre
Quel
Erse
tacito ritiro.
,
La circolar pianura , Alleo rnembrando, e i numi elettiin regi E impor solenne voile Nome al saturnio colle.
Inglorioso fra le greche genti Dai scorsi anni primieri ,
Quando Enomao
1'
impero
Che
il
manto
baltendo
pennc
187
Narro
fedele
ove
il
gucrrier partia
,
Le
E come
le
sorti
prime
Fra palme e
Ira
corooe.
le
Chi ili^lla nuova froiide orno hc{ nobile cor.tlilto E oltenne ioclito nome
,
.
chiome
Per
agil
Rapia
iielle
viiicitor
supremo
mercede
Nel
piigilato ricogliea
,
'
te
1
Semo
Mantinea
Frastore al segno si^drizz6_col dardo Alza Enic^o superbo Delia gran destra il nerbo
;
;
e lunge avventa il peso enorm* niota Delia globosa pietra Le valorose torme Grido di meraviglia alzano all'etra. Frattanto senza velo Brillo la luna in cielo; diradava coll' amico raggio
,
:
Le quete ombre cadenti Ai vincitori omaggio Facean le lodi e i musici concenti Splendea di mense adorno Tutto ii delubro intorno.
:
cAPiTOLo xvni
sua oiiginc sleiisione di suo dominio Vai urli di gucrra, c varie sue roviiic - bieone nobile alleta, c sue vittorie -- llacco nc ctlibia le uvc, td 11 vino -- Numismalica -- Non mono incerli sono gli esordi della Repubblica Sciilclica -- Liiniii di suo (erritorio -- sono conquisiati da' Locrcsi -- Sua forU-zza -- Addivicnc coinluriio
la
1
di Caulonia,
lonia romanu.
jn-ivs
Aulonia,
qiiafii
Vallonia a
atilctn
vacua
est.
La Caulonia posciachc non mai giunse alio splendore dolle dintorne ropubbliclie nnllanioiio r.on con minore lama segna le sue rovine nellc pafjinc ol-U' isloria. Di (]aulonia o Aulonia sua iiiciioda una propmqua si di'tioniinata come vuole Slrabufie poli convalle il tempo spazzo ancor le rovine., onde I' arcliuolugo indarno si studiorebbe Irarnc congetture. Inceita e la sua prima Miiginc: di cio ne argomento il vario sentire de'saggi, Dundc ban luogo le opinioni, i siipposti, se non dalT incertezza delle cose, a scoprir Ic qnali non giimgono le nostre licerche per niancanza di sicuri monimonti? Strabone prima di opni altro nc ripcte alti ''i ancora I'uusania; auzi ei la vuole danii Acliei (i)gli esordi colon nia dcgli Acb6i , di cui il condnttore si era un ceilo I'iplono di E L'eruditissimo lilologo AlazEgina, citta vicina alia Mor6a (*2)
, ,
Est Cnulonin
in
Italia
ub
fuit
'I'liplon
Aegicnsis-
II
m
xocchi da alcune monete, che portano quasi rimpronla dcH'idioma lirrono, trae conqcUiirL,' dolla [niina fitridazione da'Fenioi, che poscia denominati Tiironi dominavano tutta I'itala penisola. E quests
regioiie
,
prosieguo
il
filologo
ripotonio
tori, omie da'greci istorici fu denominata Ay^ximv vinsf** (Ij.Queste congcttiire son belle, son buone, nia clii poi le dara un'aura di certfz/a ? [t doininio di qiK^sta dal pice;, la icpubblica si estendeva
fiume Sagra or denominato Alaro lino al prom<lntorio Cocinto, or Stilo o dentro terra lino at niorite Caulone. inconiinciano le sue duleiiti note. Caulonia si vide piii volte cadere e piu volte risorgere (iutanto che non giacque neile sue ultinie rovine. Diodoro Siculo a sluggevoli note ci nana il sno assedio, e poscia le prime ravine, ciie nel i anno dell' Oliinpiado XXXXVII si ebbe da Dionisio Siracisano. (Jueslo tiranno oh' era
Capo di Ora
inlocile al
niijola
pensiero
di conipiistar
con macchine bellichc ne arrovescia le mura, e dato a vicini Locresi il tecritorio di loro, ne mena in Siracusa cittadini, tolti ad ogni fortmia, ove si ebbero il dritto di ciltadinanza, o per cioque annJ furono esentati a qvialunq^ue dazio (-2). Ma seinbra esser risoria Caulonia da queste rovine ; poiche Pauseoia la vuole distrutti per la soconda volta a'tempi di Pirro da ut>a legione CamRomani avevano mandata a presidio in Uegpana di origine, che gio (3j, Ne ancor si giacjuc in queste rovine. Livio ci e corteso dt'Ue notizic di altre sue sventnrc V'na mano di uomini moventi dalla Sicilia unita a' Koinani noa uomini usi a viver di rapina iiieno che Pibelli Bruzi tuUi audaci non solo ma spinli dal bio fugati sogno (he nulla lascia iutentuto, dati a roba i campi g'i agricoltori, ostinali oppugnavano Caulonia, Annibale accorse a 8U0 aiuto. Que' lacinoroso tosto si aprirono il passo in un niontieello vicino fortificato solo dalla oalura, onde darsi sicuri dall' aii
... cuius supersunt plurima numismata, et horum quardam prgxi" ita ut mihi videatur primitus Tyyi enicam scripturam accedunt sive Japygibus condita Mazochii Dialribaoquidam a Phoenicibus cap. y. e..; liquet hoc eiiam primus CauLonis conditores non fuisse Acitaeos... sed PUocnices, qui poslea vocali Tyrreni , tola Halia dominabantur. At cum postm a vicinis vrbibus Ciolone, et aliquot aliis quos Aohnei tenchfinf, cnpii, opinor Caulunem contigissct; liitic Ac/iuci pro CauIcnls conditonbus [also habili sunt, et CuuLon vulgo a Graecis hisloricis did cocpil Mazochii Colleclanco VI. (2) Diodori Siciili lib. XHil. et Tarentinis contra Romanos (3) Hello. .. a. Pyrrho suscepto multae Italiae civitatesa Pyrrho aliae, aliae vero a Rom'inis ad vustuat-m rdactae sunt. Inter fits Caulonia fuit a Campanis capta, et delcla, f<iorvm mn.Tim9 au.rilns Romani nitebentur, Fau?ah-.(4 lib. VI.
(i)
ms al
192
alko.
'
4^'
~"?
Ma
slri/iLi
ili
asiSoJio
ikU Carfcagiiieso
si
anesero
si
fu
tutto
altro tact?
atli^ta
,
lebrc
^cltQ ootizie obe ci rostano di Caiilonia ; di Pansania parla dl un stio ciltadino ceDieonc figlio di Oallibrato, cho ne' lndi pi/ii si eb1*
istoria.
,
Ire tolle nc;ii' Isinici tiftoria nella eorsa qujltio ne'ludi Neiii6i, cui furouo inisabalo allrellanle slutiio. Ei tradl I' anjor patrio ptr una somoia di danaro si dichiaro ciltadino Siracuaaijo
hc ciiKjue
tolto
la
(i'.
II
cantor
di
le
ottiiae
uve
pel vino.
Nod al fertiia Auloae a Broioio caro Quiri Faierna tU Invidla muovc: Prudigo quivi i flor, le ncTi avaru
Di.spcasa flioT.
Quel sue! i<j aii'Ho iiiTlta, o 'I colle aprfco; Quivi pian^t'Gie di pieiosa siilla Tu spargerai la calda de rainico Vale fa?illa (5) . Caulonia sognava uellc suo moncte un ccrvo, cd un vaso un j^iovino con un raiiio di ulivo in rnauo con ia greca iscri/ione
K*u)>oy((XT<v.
ineorto 9ono le notizie, chc ci restano dclla rcpubDelia metropoli Scilla gli esordi , il fondatore sono involli nelle ciaoce dolle favole , die non niai sono bastanti a trarci d'iucertczxa. Strabone ue ripele I'origine da una colouia Atonicse coudottavi da un certo Mnesteo (3) (^assiodoro al conblica Scilk'lica.
No nieno
tiario ne
snspclta
per
loudalore
V^lisse
di
Troia
da!
di questa (k). 11 doniiuio piccola rc'pu!)blica si esteiulea capo di Slila, denonunato negli antiolii sccoli i)ronionlorio Co-
tin to lino il capo Uizzuto. No vissero lungo tempo alia liberta delle leggi di loro, e degli statuti. 1 Crolonesi occuparono il ter-
(\) di
l.ivio.
Tullo questo
si
dellib,
JXVII
victorias (2) Dicon... Callibrati fiiius quinque in Pythiis ludis cursu trvs autum in hlhimicis , qualuor a yemaeis , Oltjinjiicum Hiiam (lum (ttsul puar inter ]iucrvs , duus alias inter vivos, sibique tot ^latnac (!xl(in( in vicloriae. Hie se Coulomatom, nt erat,
rtporldvit
,
dicelifil
I'ontca v$ro
Sij-
lucustiititui.
(;{y
Post Caulonimn
urhiuin Biutiorum
VI.
--
quam
lloiaiii
lib.
ill.
od.
Trsioii di Gargallo.
193
ritorio di loro,
repubbliea. E qui mi taccio della sua fortezza , opera , come diremo nclla Repiibblica Regina di Anassila tiranno di Reggio (1). Mi taccio noil meno della lunga muraglia, cui Dionigi despota Siracusano voIca circondare quell' istmo, che viene formato dal golfo Scilletico, o quello d'Ippone, or Monteleone (2). Vn'anno dopo il consolato di o di St?sto Calviuo 'vi fu maodata una colooia Cassio Loncino romana. Si da Valleio Patcrcolo (3).
,
yivi.
I.
Strabonis
Fatercoli.
lib.
li^b.
cup.
XV.
^^fiMM' Mt^vl^'
CAPiTOLo rn\\\
REPUBBLICA DI SlBARl
tli
Responso dolia Pizia, e come fu conipiuio PreU-si pro Lliaao ne segna una laRioiie diveis-a-lemplo di Giunone uu quarto aforismo Dimandaiio V oracolo Fifila irisania di Isuiaro per la socorida Aolla, e sua ri?posia Vrto di guerra Ua ^ibariti, e Crotciiesi , sua capiuno I)fiiiza de'cavalii -'Sibari e arrovcsciala iiclle sut; roviue -- I Milesii piangono le rovine di Sibari -- I Sibarili cercano indarrio far risorgere sulle ruine la cilta di loro R^cconti, ed usanzc
fclicilii di
denominazione e rovine Circiiilo doUe niiiin di Sibari, esiensione di suo dominio, cd a qunii jronli impciava secoiido Mu/zorclii Vberiosila desuoi cainni , tiiri crbolc di Varnuie Oime liri dove si eslcndova -- Modo di vpstire dcSibariti, nicrcio Sibarilico allic cosiumarizc, due afoi ismi Loro imtllczza quali nrqua" aniuiaii un al/ic aloi iMno ~ iiianicra di cacriare li orano (iscluse <lalia (ilia An spine di dccadcriza Chicggouo dal Nunic di Delfo quanio ilurasse la
Topografia
, ,
Sibari. -- Origiue
lempo
di sua londazioiiL'
loro
difji
nc'l
sibariliche
Kuniisniatica.
Od.
IIII.
In
tai
mezzo
<.liiaiil(.'si
ili estosa ])rateria solto nrrampio ciclo quasi nel mar loiiio sorgcva I' aritica Sibari,
,
spcc-
cli' el)l)c
(iiime di tal iiorno die aricor ne bagna i gonio della distruzione, bencbe abbia distea la rniiiosa vetusid di tanti 'socoli iiiciifcdirDi'no c<mj lo sue lrc(JiJe ail [ion ancora e anivato a spaz/.ariie };li avan/i. Ainpia maceiia ariiierita daMli armi Ircfiiienti avanzi di vctusto stile, rlie son Cdstiliiili rlfaini di scmiio (it;ila sua passata graiidczza
vicini
(Icnoniinazioiie dal
campi. Quivi
ii
ichcolili a f.'rossi inalloni reliijiiie di dis^miiti aquidolli a graii lubi di ar-iilla. nicrli di tompli urne iiilianle e a <piivi i; (jiiinci aiicor qualclit; iiioneta che porta scoipita (pial, , ,
iiilraiili
aiclii
19*
cU(^
rTra
ilii
riip.irmir.ta dal
iie
lomprt
leala,
inlciroga
le
ro\iio r.ou
svolte zoLle.
Ma quale il primo fondatoro va disporso ncHa liingn notte de'tcmpi , ovt^ tace il passato. Strabouc purtutlavolta la vuole ediQcata dagli Achei cho approdarono nel meridionale dell'ltalia
dopo
I'eccidio di Troia,
Isclicoo
moltendone
le
prime pielre.
Altri vogliono con Aristolilo (1), che abbia avuta orij^ino da'popoli 'Iroezzenii, non che dagli Achei, die accresciuti in niaggior nutnCro , scacciarono. e forse con tradimento , o \iolonza , come si
pno congctturare da
iiii.
iin
moSto
dij
Aristotile
(2)
Troczze-
IMutarco
la viiule coloriia
figli
di I'ilocle
Arconte
di
primi esordi nel 3184. 3291. Ad Eusebio piacque stabilirne il principio nel 3305.^ Questa metri'iioli distesa a sei mi^ilia di acrerchianti mnri stcndeva il suo domiiiio dal fiuine Trionto Torse lino ;ille sponde
del r.ipido
ti
Sinno.Essa,
iina e la
il
vocedegli
scrittori,
moderava
le
sor-
quali erano si e dj.Ilil^lMiti; diJXXUJJ^itta, sempre indarno ricercato. II gran lilologo Maz/occhi nella prima dialriba delle sue Tavole Eracice sospetta essere qm^stc genti
sotto
nome
ma
(ireci Italioti.
tini,
o lapigi.
Italioti
(ireci
Sibari labbricata fra LHup fii ijpi', ^esoro campi a gran distesa oltremodo
Biuzi
nella
delti an'-ora
i
Ma
diatriba
SalenRruzi, ed i
(4).
Sibari
Icracl.
Crati aveva a
(5)
Varrone vuole
(t)
iorem in
Ceu Sibnrim una C}im Trczeniis incoluemnt Achrtei: posiea manumerum crescentes Achaei Trezenios pepuh ruiit.
Aristotclis. Pol, lib. V.
Sybariticnm. Arist. Pol. lib. V. rap. III. ('S) ISatus est Lysias Alhenis Philode arcopte. Inilin inter nobiUs' simox Athcnientivm fuit inslilitlns. Cum uiUcni civitns rnlcniam ad Sijhdrim milteret ... eo una profeclus est cum fratre muiore natu , 3"*
(2) Scelus
Plutarchi de Oralorum vilis. in Diatriba superiore de gevtibus hisce quatnnr sic couiecimus, ut III eo casn fuisse viderentur Graeci quidem Italirnses, Brutii, Lucani, Messapii. ISunc aiitem me ipsum revucans diuis prioreg gentes fx eo quaternione eximo. Gruecos quidem Italiotas, idea quia ex numero i'-^-wv Tvv <rAY),ni-'y finitimarum gentium ) dici ncquibanl cum ipsemet Sybaritae ex Graecis itnliensibus essent. Brulios v^'ro, quia quando Sybariiarum. nomcn exlitit, Brulii nondum ex Lucanis ord fuerant. Brutiirum eniin nomen post Jhurios exgrtos exaudiii coepit. Ergo BrutiO' rum loco subrogondi sunt Oenolrii, et pro Graecis Italiensihus Paucetii. Mazochii J)iatrihac V. npta 71.
(
,
Ex eodem semine alicubi cvtn decimo redeat, aiicubi cum quindein Sybaritano dicunt vt in FArvri'a, ct locis aliquot in Italia ftiutn cum eenlesimo redire solilvm. Varronis. rei ruslicae. lib. I.
(S)
,
fivio
che
rc
1'
,
il
o altro
modesimo seme chc porge il decimo per uno in altre ili como noil' Etruria o in altrc contrade piii
,
tef-
del-
Sib.iriti porgosso a'coloni il cento per uno. E non lontano dal parlar iperbolico nulladiniono vero e tiifti ci cominorida lieti (pio' oampi seinpre ubertosi , o scmpro doi riso di cjiiolla Diva chc la saggia aiitichita coronava di spiche ritraoYa snilc telo o scolpiva in nianno con millc nianunc chc zopjc /.cppo di latlo. Cili ubortosi canipi contribuirono alia sua grando/Tiia. Numcrosa di popolo, beta alio sue dovizie, c travoMa dal fasti) estullova il sue capo sopra ogiii altra ciltadoiritalia. Taiita prosper ita, in gran parte dovcva aucora alia solerzia, all' industria do'
lUilia,
no' caiupi
,
qiiosto
eitladiiii.
c( La di lei potenza, si il Signer Micall c Ic sue ricchczzo essor non polevano, die il frulto dell'energia, c dell" utile fatica, c del dcstro ingegno de'snoi abitanti in quello avventuroso periodo
,
il bene augurato stabiliniento Airavvodutczza de'suoi primi fondatori dovetle Sibari I'esser piantata Yicina al mare in una larga, e fertile pianura irrigata dal navigabile ('rati, e dal Sibari, die scendeva dai nionti Lucani... ma moiitro gli abitanti potevanu trarre da una si folice
di
atlivita
(lolla
I'tilonia.
posizione tutti
riore,
il
\antaggi delTagricoltura , o del commercio intcaninmso par che volgesse di buon'ora lutta li la sua capicita al traflictj mare. Moiti prodotti di un suolo focondo, fatto esuborante dalla coltivazione porgevano agl'industriosi coloni copiosa materia di permuta , cui dava valore uu anipia, e rapida circolazione mcdiarite la loro consumata perizia Delia nnulica. Questo Iucidso comniorcio estendevasi non solo al continoiite della Grccia, c all'isoh; doll'Eg^o, ma si allargo beu ove anro alia rivicra dolla Ionia (Ireci Asiatici fatto avevano e tutt'insieme pii'i pcrniciosi j)rogres3i nella civilt^, [iu occollenti, che prima aveva falta e nolle arti... Modiante anche la conquista dcir iniportante citta di Pesto (1) si distese anche nel Tirreno il fclicita dcdi Sibari, la quale con commercio, cd il
i
loro spirito
[lotero
pari
Ma
il
lasto
due colonic di Laino, e di Scidro. ehe sia di scandalo alle sibaritico non tomo
le
,
innalzano templi , ed altari, c bruciano gcnti, or che le nazioni \olcnliori gVingensi a qtiesto unico fra gl'Iddii, che rimase sopra la terra. Cio che si vietava prcsso altrc nazioni per vie di leggi
a'
Sibarili era
i
presso
.^uti
di
iiifuuri
comaiidato per leggi X. A niuno e ignoto chc Siracusani alio donne si vietava il vestir vosli iutoso porporine () uro di vivi colori quelle donne ftole the volcssero adJimostrarsi per volgari, o doime di parlito.
,
'Mj
Miwk,
Italia
avanli
il
domiu.
dc'
Eomani
197
filossi Siracusani agii uomini non era donate di studiar-r forme, o un vestir bizzarro, c fuor I'usato, esclusi solo Colore the volossero darsi le note d' intcniperanza. Quivi ancora a nessiina dolle donne si laseiava uscire da'suoi lari dope il Iramonte del Sole , se non a quelle clie uscissero per dar copia di senza se agli adulter! ; anzi 1* era vietato ancor nel giorno
ApjiO
si
gli
iiclle
si
si era nppo loro pubblicata una legge con la quale le donne chiamate a qualche ridda, occnvito, o a'pubblici sacrifici doveano essere invitato un'anuo prima, onde approntarsi le testi e gli ornati. Oltre il le testi di \estire di lana milssia loro cucile a ricca pomj)a eran sempre frigiate de'piu vivi colori di tari fiiamenti a di strane forme oltre le perle di oro eran cadenti di lopazi
seguitasse.
,
:
dal Senate
smcraldi. Era dounto a faueiulli fino alia adolcscenza vestir porporee vesti adornate di oro. I eavalieri che a gran numero adorna-
vano
la
citla
del
fasto
Tcstiti
anche
essi a
ricclii
giubelti di
PER LE PIAZZE
Ne minore
color di croco, su nobili corsieri correano le strade a dilotto dc.lle dame di loro, onde ebber luogo cli aforismi IL SIBARITA
PIV
la
FASTOSO
DI
VN SIBARITA.
Come
quel
era
mollczza Sibaritica.
nnme
ca-
priccioso, che adagiato sopra un lelto di rose dormiva sonni ingresciosi, cosl i sibariti pojigiando il fianco dolicato su morbide piume, al canto del gallu, o al frastuono di cadente raartello sul1 incudine il son no e vcgliavano amafuggiva loro dagli occhi rissime notti. Da cio in bando dalla citta le arti strcpitose, in bando il genere gallinaceo , in bando il cigolar delle ruote, e mequaiito raai dall'urto di controegenti si vcniva ad
,
ingenerare
nuiiio strepito.
Lunge
distese de'monli,
schio,
dal cacciar le belve per le forcste, o per le aycan solo a diletto ncceliare con reti o col vi-
vita
setitanze,
Le
sciplina erano lasciate alia mollezza , seguitar dibuon grade le scuole -nde apprendersi agli erotici precetti, ed aggiungere i vezzi dcH'arle a quelli, che un clima sempre temperate, ed una vita ignota al disagio loro era largo. Oltre il vivandare lautamente ran loro frequonti glinfingoli piu ricercati, onde di ricchi prcmii era largito colui che sapca ritrovarne nuovi. Non avea luogo loro un convito, se non dictro I'annunzio di un'anno, e prcsso CIO per apparare lo sfoggio, e le vivande, e richiamare dagli cstranci lidi que'cibi, che 1' Italia non olTriva. Pronto il convito, vesliti a nuove fogge commensali coronatidi rose, o di un ramo tii verdc ellera, oltre il solletico delle vivande, godevano del canto dellf piu belle nolo QlVajnore, o della danza dc'cayalli al suono di
198
arinoniosc corJe.
aforisinw?
MENSA
giovi
ir
celubrali di
11
un bello
SIHAUITICA.
supponc
la
Ora mi
ce
(1),
occossivo
massima
s<Tia (\v\ pnu popolo: or egli co.sla prr espoiien/a, esserc stato piu poricoloso stato di po'govcnii oligarcliioi, die lo pace: qiiarulo if popolo sta distralto colle guerro. allora poco scute I'oppri'ssione, e la miserin; e nolla cou'liziono di iinlilare acquista gran porziorio di cho sotto il dispolismo doi (nieila liberla iiobili perde iicllo stato di pace. Sibari da molti aiuii godeva qneslo l)en(.licio appareiile; nia iincivoalla condizione del siio govcrno.
,
popolo Delia pace senliva tiilto il peso deU'oppressione de'riced il liisso eccessivo di costoro era per hii iin contiiiuo iivsiilto. Era riecbi njcdesimi siccome non tutti po?ono essere di un gr.ido, nnseono dei doi pin furbi escindissnpori, ed il partiU) ?nire quelio di arcostarsi alia pl(d)e, accaroz/arla liisingarla.
II
clii.
scitiir
ci
di-'runiori,
Uoma
ed
di loro. <pn'Slo
die uiinacciava
E nen
colmo dtdfa fdirita era luro niinzio di estrema sventiira. e forse voro il detlodtl altii piu si estolpoeta, cho qiianto di Delfo le altroK.into n" 6 Dall' oracolo maggiore la rovina [2)1 rhiedevano iutaato sarebbe il termine di loro venlizia,
ttira? La
iiiidic
sapere ascesa
qnanto
la
Nume,
gli
non amassero
Et simtd
Felix omnino felix venerahrre. numinu divtim. ttlrjuc illix jniirlnlis h"ino ai't>'feretur Tunc icnicl helium saevum u(que domcstica trba (3)'
, ,
l^.i tal respensn presentivnno eferna h loro vcntiira. chc qiialnazione si col ciiorfl depravata, se non con le pere, alineno ha vita non alimenti sensi di amore al Nume, ogni niTdto, c^^l piu cho alio creature? Ma nn'awenimento innpinato re?e indarno
Peroc-
Vno schiavo battuto a flagelli dal prrsacgio che si faccvnno ondo caniparsi dali'ira fiiggia nel templo sacro alia ^uo padrone, ^'^a Giiinono. Indarno: non non riguardo rispelto al sacro templo,
'I
(i)
Annnii dol Re;;, di Nap. ' [2)\ToUit'ir in rilimn ul Inffu waiorc r'inl {^\ Si appo AifH'o, Dtipnosopliininnim lib Ml.
199
^
1
mt'scliino sentiva Vira del padrone. Ma so il penil cro delle an- uon :riii^:enor6 nel core uii rispolto, tion cosi poi lar'^iiestizia di una touiba Uifuggito presso il sepolcro paterno del Aadrone ivi trovo lo scudo di salute. La carita di un padre voce delle toinbe sacra al core, il i)eniere de niaeslinjo; la lo scliiavo ui iDTOventisi sul margine del sepolcro spense 1' ira E non era questo amar piu luumo, chc gl' Iddii? Alfuysalvo... coimihoIo il teniplo da irresisli|^il jl<fra, e una tra le altre lavole, si vide il tempio gron''Jiossa, comniotu il simulacro della Diva ar di ?nngue, e fiuirne luUo il pavimcnto. Eraclide Pontico
alia Dira.
appo Ateu^o, vuole che fu si copiosa la scatiirigine del sangue, the fu d'uopo oUurare il luogo vicino con ihiestre aenee, onde non si e lama, priniati, o gli an/iani \idero ifarlo uscire (I). Ami
i
iS4)iid_JiSiur_dal tempio, e iisoveute a rjiUo pie, vortiitar sua bile -^ Cfa ncie del paganesimo per mez zo dePToTTT^'tbjt-Trrco."'
!
Eiijno (2) di tale av\eniuienlo scrive una ragione diversa, lingiuria ad un ceteris.ta nel tempio di Giunone. Ma comunque cio &Va, Ismaro uno di quei che era ito assapere daH'oracolo il termine delle Sibarilica I'elicita presago dell' imminente sventura si fa onJc nasuoi beni, e muove nella Morea creder folic, \ende ISMAUO 1>SA>'ISCE. que r aforismo
Ismaro non insaniva. La religione violata da'Sibaritl parlandogli uell' imu del cuore cmiiirar \tdle dal patrio tclto onde non esser vittima degl' irati Iddii. ^"ella sua insania da senno presentivano inlanto i Sibariti, piu che nel sangue di che andava inondulo il tempio, il disastro, e quindi mandavano a Dollo a sapere !a menle doU'oracolo. Qual risposta a' pavidi Sibariti? risposta di sdegiio, presagio di rovina. E non ajido lunge la rovina. Vna mutua rabbia si accese tra i Sibariti. e Crotonesi e ne nacque quello scontro quell' urlo di popoli frementi, che, nata dalla vile vendetta, o dallambizione di ac(|ui>;tare a toslo di e di tronche membra una vile sangue spanua di lerreno, il mondo chiama guerra. Era a grande aulorita dci Sibariti uu ccrto di uorne Teli che uial cortese di suo polere ,
Ad caedes avertit se lunonis simulacrum, et e solo sanguis erupit: obretu vicinum locum unitersum aeneis fenestris ohturarunt ut cxilientem sauynin-m cuhihercnt. Alhi-iiaiM lib. XII. Deipnoso phisiarum. (2; Quum Syburi citharedus caneret in certamine quod in honorem lunonis er it institulum inter Sybaiitas profiter eum est orla con-* tensio] cumque mutuo ad arma tenirent, ciiharedus cum ipsa stola conttfugit ad aram lunonis. At UU nt in islo loco quidem manus a tharedo abslmueiunl. I'aullj vero post sanguis videbalur in lunonis ternplo scaturire, non iecui quam ex perenni funte. Acliani lib. III. cap. XXXXIII. variar. liistor.
f\)
quam
200
scquosfr.iti
esiliati
i
heni di loro
XXXX de'nobili
mand(*
dc'Crolonesi. Teli no arse di sdogno, chiese solto comgli sbanditi dizionc di niuovor loro ostinata izinTra. I Crotonosi pavidi al potor dello anni Sibarite avrcbbero, si Diodoro Sicub), di biion grado lasciati partire gli esiili, se il gran riforrnatore dc'costunu, Pitagora assiso iiel sonato di loro cuii finme di eloqncn/a iioii avesso nulla lasciato a dimostrar qiianto ora indcgno dellospitaliti lasciar quc'nieschini al furor di un tiranno. Ebbc luogo la guorra. Allora allacciati gli elmi , c vcstile le corazze agitar si videro niille braiidi, c niillo spade. Allora 300000 Sibariti, una (^ la voce degli storici, si videro in campo armati, e 100000 Crotonosi dclla
,
piO scelta piovcntu ; quelli capitanati da Toll questi del gran ^lilonc vcstito a simiglianza dell' Anfitrioniadecon la polle di leone. coronato dello moltc corotie , cho con fcrroa clava nclla dcstrji
, ,
avcva gnadagnate nolle Olimpicho lotto. La virtu della guorra 6 avvalorata sul fiume Trionto fervc la mischia, al muovcr I'u110 contro I'altro, nll'urto di<i)orato, al cozzar de'belliri strumcnti uiuumerevolc e il macollo da ambo lo parti, c in mcz/u al canipu mai non vide forsc lantichitA svontolar si vedc il pill numcrosocho vessillo di morte piantato in mezzo a cadaveri.a morcnti... Inccrto era rcvonto dclla guerra... qiiando dandosi in mezzo della cao toccati a breve arvalleria sibaritica poclii niusici crotonosi monia gli strumcnti doll' arte, sonza mora si diodoro a danzarc i cavalieri, e confusa tutta loste nemica, i cavalli, e disordinati r.rotoncsi no fecero mal governo, estromo macollo (1). Di ci6 non contenti, senza porder temj)o si cacciarono in mezzo alia voluttuosa cilia, 0. dato il Bacco, ed appicciato il fuoco, no nppianarnno le case,
gi
,
i
cdifici, i tcmpli, le torri, cd in fine driz/andovi il corso del viciuo Sibari. voilero disperdcrne Ic rovioe per lo dintornc pravederle rotoUrc nel vicino marc. Qiicsto c il quadro, o lo teric, scene della grandezza Sibaritica rovesciala nol solo pcrioilo di
gli
LXX
giorni!...
a Sibariti non solo per simiglianza di c;iri od i pari t(Mii|)o pcrcbe porgevan loro le lane, o o di diletto ne udirono lo rovinc di fasto botolini, oggotti
I
Milesii popoli
coslimii,
rasi
ma
in
capoUi, piansero
1
amaro
la
pianto
danza
(2).
a'
(i;
Sibariti
di lale gncrrn avevano bandilo un nmsico di profossionc. AnchcqiiP Sii 5ii rorosfi n Crotoncsi, c loro addili'i come porlar la villoria coniro ad alcuni gucrricri Ooioncsi bri'vi soiialo , c addi .J)arili.
ma
apprcmlcvann
cavalli.
racconla Ale il scgrclo della dania dc' cavalli. Lo slo?so -Athcnaoi Deipnosophislarum lil). XII. pnpoli Cardiani thm(2) Sylniri direpta, nnivcrsi Milesii, qui plurcs eranl, rnpitn Ikip nerunt inrjcnUm luctum adiererunt, Ex omnibus cnim civilnhbus flcro'ivli lib. > I. ni-ncil'W inulvo hosjiilio mnijfbantur
inoslrrt
iico
Apprpsc
loro
dc
501
Seeuito Ic rovine
estinta hi
noil'
Olimpiado
Sibarita.
LXX
numerosa
famiglia
rabbia dc'Crotonesi dopo non lunga stagionc la carita del patrio ad abitaro quella terra ovo giaccvano lo ccnori, de'ioro padri, Ic ombre dc'quali irati a'palrii nunii si raggirayano sul margine delle tombe. Ma non andiede lungo la dimora. Nemmeno sulle sovineloro fn date di far risorgere qr.eirampia citta, che per lunghi secoli andava lieta di sua grandezza! Gli Ateniesi non che i greci ne fecero stragc crudele. Quo' pochi chc sfugiroRO alle mani di loro fabbricarono poscia non lunge la citta di Turio,
liiogo richiamo
di
che a lungo
Sibari
!
negli
di
articoli seguenti.
nome
faslo
nome
di
mollezza
nome
di
scandalo
nolle pagine dell' istoria... Sibari! citta di ampie mura, numerosa di gente, popolata di case... Sibari ! citta dovi/Josa, citta di csteso commercio... Sibari la tua grandezza non 6 sventurata cit'a
I
,
e solo una momoria... Sibari I lo mi assido sulle tuc 'vetuste rovine , e replico col giovin vato :" piu
,
))
Dove son le tue piazze le vie Di commercio di popol Irequenli ? Dove son le tue case ridcnti Innalzate dallarte ...
,
prostrate
Son dall'uonio dal tempo le nnira Qual momoria di eterna sventura Fra gli storpi un avanzo resto (1)
Ma
lui
,
torni qui
omai
tutta
1
utile
Italia
sembra
fuor
del vero
immenso
numero
,
di le
arinati,
che or
ncmmeno
handier*;
QuLsto numero estraordinario di milizia , ei dice (i) non si trova che nei secoli barbari, e quando V istoria d mischiata con la favola... Erodoto , che scrisse a tempi vicini a questa guerra non fa menzione dell'eitraordinario numero degli eserciti Sibariti. Ma ci narra soltanto, che iSibaritidicevano, chc nel tempo, che le die nazioni si stavano %pparecchiando capito in Crotone un certo Doiico figlio di Anoxandria re di Sparta con un seguito di Spartani, plebei che dovevan andare in Sicilia a fondare una colonia, e pregato da Crotonesi di prestar loro aiuto nella prossima guerra, egli combatteva per loro, e fu la cagione del la loro vittoria. Ouesto fatto si ncgava totalmentc a Crotonesi, chc si rccavano a scorno di aver chiamato un'avventuricre al loro soccor-
(1)
(2)
G. Reguldi.
202
so, c diccvano, con loro
che
il
il
com-
batti
gli
altribmva doveva intraprendere gucrra contro CiolomMi, culi nun avcva fi-rihi la vitlinia. (Jin'sto lalto si controvi'rti^ a tolalnienle a tempo di Erodoto (1), th'ej;li adduccndo Ic ragioni di una, o dell'altra nazione non sa decidersi. Ora sia utile portaro in ine/./o alcnni racconli e costumanze sibaiiliciie. l)a moUi autori grcci se no potrcbbero ricercaie innuinorevoli io mi studiero solo raccorglierne alcuni cho hanno un non so cbe di arguto, o I'opposto potrcbbo servire a I'ormare il costume.
se
si
i
cia lu.L;'^ito in Sibaci, pcrclK* Ti'lyg si (juale a dolitto, ch(; noH'alto di saciilicaro oikU- (lolibtMMro
delicato Sibarita un di andando a dilet^o per Ic campavodendo alcuni vdlani vangar la terra, disse, oh I sentonii uno de'villani rispose: infranta una fibra od io alia' rottura della tiia libra sento un lianco a dolore (2). I Lacedemoni usavano di alcuni banchetti a disparmio tra gli e per Io piii pubblici, die i latini solevano cUiamare Fhiamici in dilia. Vn Sibarita un di auimesso in Sperta a tai b.mdietli con ragione gli S[)artcni son rovcdendone la frugalita, disse nia io mi vorrei mille altri uomini busti pill che non sono volte moiire, die usar tanta frugalita (3). Per E aggiungo un I'atto cbe non puo non muovere il rise un fico cbe prendea ritrovatolo a terra gravemente riprondeva un pedagogo un' alurmo die seco guidava al passeggio. Ma die"?
Vn
gne
in
strappato Ancor egli rideracconto e del greco Eliano va in narrandolo (i). Presso Sibariti erano a ludibrio quccbe lasciando la patria movevano in estranie terre onde era gloria per loro I'iiivecbiare sopra i ponti di due liunii cioc di Sibari , <j Crati. Altri dei
, ,
it
precetlore
di
mano
il
trovato irutto
Io ingozzava.
11
senza
allro
cum
dixisse ruptatn sibi fihrain fodientes operarios vtdisset respondiise vero aliquem ex iis, qui audierat, sibi cum ilia dicerel hitus doluisse. Atlienaei lib. Xll. iJeipnosopliislai um.
<"-i)
Narrant
el
quidnm
dixisse:
omnium
turun moriem
(i)
quamvis enim
turn
quam
vihs
ac
Alhcriiici
IIll.
Sifbarila
,
el suslulissrt vehemeiitissime eum firum inciilixspt rtro ridicule raplo quod invcntum erat dcvoravil.
,
vbiurgnvil
XIIIJ. caj).
ipsi
lib.
XX.
^03
pill
to la
doviziosiin andando a nislicare facevano porcorrere si lentaraoa. loro bigii die impiegavanu tre di a purcorroro qiiolla via, ou
bastava un solo.
Sorgendo Sibari in luogo basso anzi che no, ^li abitantl noi piorni estivi a mattiao, edal tramonto del sole sentivano nn' aer freddo, a merigtzio pci erano solTocati da eccessivo calore: da cio non guardarsi il sole ne all' orto , ni\ presso loro ebbe luogo a tramonto da coloro che non volevano esser fuori del poter do-
gli
anni innanzi
il
di
Presso
Sibariti
oro
le
di
por-
Era
greci
danno
la
denominazione
(jxirji((
ed
,
altri
chiamano
che
non siilponi, forse da Stilpone fdosofo, pusillo di corpo alcuni catellini meleiJi'si da'quali si I'acevano seguitare a"bagni
I
Da
cavalieri Sibariti
le
riche, assisi
Melitaeua catultis. proverbio [)iu che cinquemila vestiti di fibbiate locorsieri o su le bigbe di loro percorrevano fastoil
samente
Ue' quali
piii
giovini
moveano
negli
ad ogni volutta {'!]. Erano a' Sibariti alcune can6ve marittime nelle quali per via di canali o di tubi trasportavano dalle campagne il vino chu
e
quivi
abbandonava-nsi
quivi vendevano a' forestieri (3). Presso loro erano freqnenti i banchetti pubblici; ed avevano r onore di corone di oro que' che con ogni lautezza si distinguevano in tali cose; anzi i nomi di lore venivano pubblicati con voci di applauso ne' pubblici ludi , nelle sacre adunanze. Anche i cucinieri, die avevano ben condite le apposte bovandc erano donati di corone. Anzi a que" che ritrovavaiio a condiro un nuovo cibu , o almeno coo lautezza piu dell'usato si dava privatlva per \o spazio di un' anno intero a condii lo, onde aver,
(1).. emanavit quod vulgo dictum: qui ante diem fatal em mot i noorientem solem a$piciendum ei nee nee occiapnd Stjbaritas dentem. Athenaei lib. XII. (2) Sybaritarum equites plurres quinque millibus pompam agent es transvehebantur fimhriatis loricis armuti. Ex eo vera numero iuniores in cosi liia.!iaii, clie da loro scaturivano Xo\)7 aSvy antra Nympharum acquenelie quali si lavavano ( secedebant, illin onn omnifaria voluptate commn,
iet
,
,
ranles.
(3)
Afhaenci
lib.
F.orum plnrimae mairitimae fuere vinariae celiac in quas tubig et canalibus vinum ej' arjris perductum partem vendebant exlernis, partem civitatem navigiit comportabant. Idem lib 12*
12 Deipnosophistarum,
la
2oi
rie
la
gloria tra
in
Iminuni da trilwiU cran presso ioro que'chc pescavano, non che vendevano anLMiillo. J)i cio podevano ancora fjuelli che si davano a pescar concliij:!io dalle fauci de' qnali si cavava un liqaore , onde linger drappi a color di porpora, lo stesso i tintori di tai
,
drappi.
Pliitarco nel libro do'Paralleli porge a
losia de' Sibariti
iiome Emilio giuvjne di grazioso aspetto, avendo a golosia una sposa in credendo aver galanteria con allre donnc recossi iielle selve ove iva a quando a rami, I'u sbranata dai cani credcndoquando a cacciare, agitati la Hera. Le accorse il niarito indarno disperato , si sbrana il petto col proj)rio ferro , ed estinto cade suU'estinta (2). Sibari metro|>oli de' Sibariti coniava ancora le sue monete. Da una parte erano segnate con una Minerva adorna di celala , cui era scolpito un Tritone dio niarino troinbettier di Neltuno, dair altra parte il fiume Sibari sotto le forme di un Ioro, in una mano una canna, nollaltra un' urna vcrsante acquu con la greca cpigrafe ::!^I1BAPII^ Segnavano ancora un capo galeato a sisposo
,
Suo
,
di
miglianza di Pallade, c
la
figura
di
teschio di
dall' altra parte ora il fiume Sibari sotto ora un cancro e il un toro clie guarda indietro un bue vitlima di Netluno. Col toro simbolo de'fiu,
,
la torltiosila dclle sue corne indicar velevano di aver presa ta denominaziune dal Hume Sibari. Di Argcolo I. Taurus stans retroflcxo AlUcapite TM ra pars incussa.
mi per
Taurus :STbA. Vas incussum. Taurus IIII. Taurus Quatuor glob. MT. incussus. V. laurus cap. rcflexo. TM
II.
Caintt I\iUadis
III.
aut eorum qui obsonia condiunt aliquia privatum (t) Si coquus cihum cautiorcm ndinvenisset nemini licerc ante sequentem annum illo
,
,
ted i])si tantrtm qui excogilasset tnto anni decursu , ul cius rotifiriendi nrgolium ipsi daretur , cl aliorum ciusdem artis peritorum induac diUfiantiam gloria , et qucsla ilU luperaret - Idem lib. 12 trium
uti
,
,
{2/
riutrchi
lib.
Paral.
CAPITOIO
XX.
X.ETTERATU&A DI SIBARI
~ commedie
Callistene
Acopo
sao
modo
di
scrivere
--
Brievi notizie biografiche -- Vn cenno su le sue Parallelo tia Menandro, ed Aristofane Alesside inventore della commedia MEZZANA -- Carattere de' suoi drammi. Vn suo delto , e sua morle Arlisti Sibariti - Alcistene , e descrizione di una veste da lui elaborata , dove si conservava , e suo valore Spiiatrido Atleta , suo caraUere , ed in quale nobile gara si distinse.
Menandro.
--
Venits
meco a ditsipar
I'accusa,
non fu si volultuosa , si molle come si vuolo, suoi filosofi, i suoi poeti, i suoi artisti, i suoiatleti, fiori neH'armi , e negli esercizi grecanici: quindi di buon grado noD tralascio scriver poche pagine per colore che in mezzo alia mollezza, ed al fasto nobilitarono la patria con I'ingegno, econ la jnano, anche per non essere sempre di scandalo alle genti la mumoria di una citt^ che ora non e piu. E |)rima di Acopo Sibarita. Di iui la storia non lascia alcuna notizia biografica solo e noto che si studio di usare un linguaggio assai accurato, e nitido, onde
Sibari
i
Ma
ebbe pure
ne nacque
ORAZIONESIBARITICA. Callistene
vi fiorl
nellO-
limpiad-' 100. Solo abbiamo di lui che fu fiJosofo, celebre istorico, e rhe scrisse de rebus Galaticis. Menandro nato Ateniese, Oglio di Diopeta, discepolo di Toofra8to,
Da
cio non
Suida, e da
altri
si
sembra fuor
di proposito.
,
fibari colonia
Ateniese
o almcno Tunc e Imperocchd, secondo Plutarco, non e fuor del probabile, che Diopeta avesso generate in Sibari il gran Me-
vuole Sibarita
706
n.milro. Ec;li di necliio hioco; madi altr** iugHguo. 11 suo ^appro gli fniUo linvidia do' sunl ciltadini. Ei per daro iin'onta al livoro, lu(ltd Senetro, ^linto I'utero di una pregna troia in inozzn la
frequonza
Ateniosi, qnali in vedendo nuotaro disso, chc fate Ic ninraviglio, se pure vi e di scandalo il mio
pitio
i
parvnii nel
more,
mm
sapero, chi, la natiira irduori, die a que'parvoli di sapor nuotaro (1)? Trascinato all'amor mulicbre quasi da un ccrto furore Plinio lo vuolo iiitiMpetro di ogni lussuria. In vero 'il cantoro dogli
,
improbi amori si di Ini, Ditm fallax scrvus, dum pater imbroba lena
Vixcrit,
et
erit
(2).
r istesso oltro
,
trasporti di ainrire riconosco in Uii undo i suoi vcrsi crano letti da' garzoni
una
,
Fabula iucunda nulla est sine atnore Menandri Et sold hie piieris virginibusque legi.
Da
ci.
poemi furono
Si Alcionio (3).
Ispirato soventc dalla gagliarda Talia f6 allegro il toatro con un gcncre di farczio tutto nuovo, lino, delicato spiritoso, o die mai si allontana dalla piu proloiida (ilosolia, o dalle regole della piii severa probita, sebbene non e questo uniforme al senlire di Plinio ilianzi esposto. Di lui c quel delto degno della mo,
rale (ilosolia.
aTf)x>fxa.rxiv
omnique puritate,
,
Scrisse sopra cento conunodie, che in maggior parte Plauto foce sue. Terenzio non mono, come ci c noLizia da Cicerone (4) c come ognuno puo da se stesso conoscere , c da G. Cesarc (o) le molte nc tradusse nel sermone latino, e aggiunte poche cose titoli pub!)lic6 come sue. Di tali restano ai poster! solo pochi I'Ennuco, I'Adulatore, il Macerantesi, T Ebbrezza, il Moroso,
, ,
riracondia, I'Ercole Mentito, rArtelicc, I'Andria altro, di che nel capitolo seguente*
gli
Adelli
ed
(1)
Oclavil Iloraliani lib. llll. (2) Ovidii Amnnt. K\. XV. (H) Alrjonii lib...
(fuoqiie qui solus leclo sermone , Terenti, exprrssrimqw; laliua voce IHenandrum In vieilio populi sedalis rocihus Cicerone. cfferx Tu qtioque In in summis o Dimidiate Menander , I'nnerts el medio puri sertnonis amutor - G. Ccsare.
,
(4;
Tu
fomiirswn
;)
207
r
Fu
si
onorato col
titolo di
in cui,
superato tiilti gli altri, die aveano scritlo genere, e la sua fatna ha in tntto oscvirato il nome di loro. Solo Menandro, soggiungc Quintiliano, letto con ogni studio basta ad approndeici di quanto da noi si connanda; poich^ espresso in niodo I'immagine della vita, e si abbondante la sua invenzione, e la sua eloquenza, che non puo non accommodarsi ad ogni genere di cosa a tuttc le persone, ad ogni aflet^to (2). Ma per apprenderci il voro carattere di questariforma,
tore dell'antico teatro qui ci gioviamo del parallelo che ci lasciato Plutarco tra lui, ed Aristofane, che io mi studio,
U)i
ha
si voltarlo nel nostro italo sermone. L'indotto, ei died il plebeo restd preso dal sermone di Aristofane: il dotto ne viene olTeso, parlo delle antitesi, edelle siraili cadenze, delJe quali Menandro di rado, e con ragione, e accuratamente fa u60. Aristofane nell'apparato delle parole ha un non so che di tragico, e fuor del gusto comico, diarroganza, di umile, che produce oscurita un modo volgare fasto elazione
sappia,
quanto
ce
, loquacita nausea. Essendo sidissimile, ed ineguale il suo modo di parlare, fuor di ogni dubbio non puo serbare il decoro, ne il suo grado a ciascuno genere di persone ; cioe non il fasto ai re , non una robusta dicitura all'oratore, non la semplicita alle donne,
, , ,
,
gotTerie,
non modi insolenti al forense, ma come per avventura accadeva, metteva in bocca vocaboli a ciascun genere di persona, in modo che duri fatica a conoscere se colui che parla sia un figlio, od uu padre, un rustico, un nume, un vecchio, nn'eroe. Ma la dicitura di Menandro e si temperata, che tra vari alTotti dcgli animi di ogni genere si adatta a ciascuna persona: unico pur sembra, e preserva la sua eguaglianza ne'vulgati, non che usitati vocaboli. Che se mai rii
chieda
cosa qualche illusione, o qualche strepito, eisidapenmodo de'eolerti sonatori di flauto che, dato i! fiato a tutti gli aperti forami della cornamusa, senza perdita di tempo reslituiscono artificiosamcnte la voce nel primieso grado. Benche vi furono moiti industriosi artefici, nessuno pur ebbe la destrez/^ di far un calzare una maschera, od una veste, che ad una donpossa i:,l tempo stesso adattarsi ad un uomo
la
siere di fare a
(\.).,, Sliro custodilur ah hoc poeta decor, atque ille quidem omnicl fulgore quodam suae fms eiusdem operis auctoribus abstulit nomen elaritntis tenebras obduxit. Quintiliani lib...
,
(2^
Vel
diligenter
lectus
ad
auncta quae pniccipimm efficieuda sufjicial; ita omnem vitae imaginem expre$$it, tUHla in ci^ iuveniendi copia, el loquendi faeultas, ila ut omnibus rbm, ptrsonis, affoedbus neeommsdadu, Quinliliani lib.
208 un gioTinetto, ad un vecehio. Tultavia Monandro f6 \ii<y un sermune, die conveniva alia natura, alio stato, aU'eti di ognuno... So altri poi comparasse lo prime favole di Menandro con quelle, che scrisso nell'eta di mezzo, o negli ultimi anni,
Da, ad
di
farebbe giudizio de'progressi di lui se piA a Utngo avesse vivuto. Aristofane non pote piaccre ne alia plebe, ne essor tollerato dai gaggi; ch(i la sua poesia 6 simigliante ad una merelrice, die giA avanzata in et^, e fuor del vigore degli anni, vuole imitare una natrona: ne vicne tollerata dagli uomini volgari a cagione della sua insolcnza, e gli uomini gravi ne abborriscono la malizia, e I'impudenza. Al contrario Menandro, dopo essersi dimoslrato a tutti grato, e adatto, ha sempre una certa venusta ne'teatri, ne'colin modo la sua poesia che sembra loqui, ne'conviti: ei scrisse di essere un comune comentario di tutte que' beni de'quali va lieta la Grecia... Gia siccome i pittori dagli occhi malsani volgonsi a'colori iloridi, e verdi: cosl Menandro a'filosofl, ed a'laborwsi 6 Tiposo di gravi, e continenti meditazioni, allettando simile ad un cui non cessa il soflio di aurette... Lo opaco prato fiorento commcdie di Menandro sono ripiene di molti e sacri sali, e lali come se nati da quel mare che die vita alia Diva d'amore. I ed aspri hanno un potere aero, o sali poi di Aristofane amari,
, ,
,
si esulcerante, che non mi sappia dove siaquelladestrczze per lui decantata, sc nelle parole , o nelle persone. Anzi alia scaltrezza ha corrotte quelle cose, che ha cercato imitare aM rusticita non non di il carattere di civilti, ma di maligno
mordento, e
dd
lo
note di scaltrezza,
di riso,
ma
I'irrisione
ma
;
d'lnsipido
alle
pudicizia. Poicho
sembra peralma ha scritte cose turpi o libidinoso cun uomo moderate per gli uomini intemperanti: acerbe, e malediche per gl'invidiosi,
,
agli amori non motive d'ilarita, di non avcro scritti i suoi poemi
ma
d' im-
e pc'maligni
puo
do'
colui che per poco si diede studio dellantica letteratura non essere ignoto quanta didcrenzaawi tra I'antico teatro c quelle
tempi di mezzo, onde cbbe origine la commedia dctta mezzana. Esporrc in pubblica scena il vizio di persone conosciute, sferzarlo in mille modi, o renderlo argomento di riso ad un innumerevole popolo unito non tanto a diletto, quanto per avere a giuoco que'che erano schiavi all'errore, questo era I'oggetto dell'antico teatro; anzi le volte vi aveva luogo il livore, e la virtd istessa portava la odintia impronta del ridicolo. E veramcnto Aristofane non mie
ed
gran Socrato, esponendolo agl' insuiti vitupercvoli, ? iin volgo insanu sempre cieco alia virtu Clii non vede di qnanti funesti oventi non era cagione I'antico teatro ? Da ciO> que' cho vcgliavano alle sorti de' popoli non lasciando [)orro freno alia sfrenata Jicenza de' teatri prodnsscro
il
in
iscona
alio fischiate di
ditiwlo di
pill
rcndorsi in
mezzo nomi
i
nft
fatti
209
ticorari.
tava
la
con arguti sali in que' medesimi uditori, termine. Da questa riforma si ebbe luogo la commodia delta Mezzana , dissimile di gran lunga dalla prima. E la Magna Grecia la nastra Magna Grecia educava allora un che dovea coglier allori nou caduchi in questo nuovo figlio ,
mi
in
riforraa generale ne'teatri; non piu si recisolo si avea pensiere eniemlare i costu-
genere
Ei
di poesia.
si
chiaro de' poeti comici deir antichita. Ispirato dalla gagliarda Talia dettava drammi innumerevoli degni di eteroo cedro, per I'unita del dialogo, per la
era
il
grande xVIesside
il
piii
per le festive greche facezie(l). I drauimi di lui scuola dellumana famiglia. Dipingeva in questi i giorni de'grandi, che vivevano ia vita dell'inerzia in un eterno cicisbeare , il lusso di vari abitanti della Magna Grecia, I'adulazioni de' poeti , la vilta de' parasiti , l' impostura de' sacerdoti, le finversificazione
la
,
erano
le
la
fallacia dei
medici,
come
si
produrremo.
Altri lo vogliano di Sibari
difficoltd;
tori.
altri di
Non
no.
altri
presso
di
gli scrit,
Menandro
favule
,
lui
si
deve
,
la gloria
invenzione delle
de'dialoghi, nei quali introdusse a parlare gli uomini, cio ch' 6 mentre per lo innanzi Esopo , e gli altri I'origine del dramma favolisti facevano profferiro i loro racconti morali a' bruti. Ebbe lunghissima vita , si Plutarco ( lib. de defectu oraculorum). Altri un dl mentre trascinava la sua debole esistenza , muoio, rispondeva, di mano in Alesside, che fai? gli disse matu} ;; Plutarco lascio memoria ch' ei morisse da un trasporto di gioia, mentre veniva coronato in teatro favole di (2). Molte lui furono da comici latini come dice Gellio. Si ebbe espresse un Ggiio denominate Stefano , che ancor collivo la commedia
Mezzana.
menti
ed i framdi portare in mezzo la gnomologia Menandro, e di Alesside non tralasciamo poche notizie di altri Sibariti che si resero illustri nella nostra istoria. Sibari ebbe ancora i suoi nobili artisti. Tra gU altri Alcistene lascio di se gran nome alia posterita per una veste da lu
,,rima
,
Ma
di
arti, delle
venustatem poigunt
Alkeaaei
lib.
Ii.
Plutarghi
/r*.
(jtrtndti Ujfuhlitm.
210
jioro il filosofo di Stagira (1). Delia largFjetza di quindici cnbiti , e di color di porixtra adoniala di marjihorilo, o lapiili prcziosi, <;ia dipinla ad ai-o run iiiiinagiiii di alciuii doyl'lddii, e di aniinali di varie lormc. Nel mezzo era ricamato Giove , Giunone , Minerva , Apollo Venere in uno de' lati Aidislcne stesso, da ogni inlorno poi la citta di Sibari, Conservata iiel tcinplo di Giunone Lacinia in Crotone, ove, quando si celebrava la fostivita delle l)i.
>a,
S'.'leva
ooncorrore
tutti.
(jiiasi
sopra
gli
Si;uardi di
Fii
cioe
70000 mila
diicati.
di Clistouo Ma sviiiippiamo nicglio qiieslo punto d'istoria. Clislone tiranno di Sicione vincitore ne'lndi della quadriga le piibblicar dall'araldo , di voler dare in isposa la sua Oglia a
liglia foliii clic fosse pin prode corsft la piu fiorita, la
Naci|iie in Sibari Smintride nobile atlcta. Ki solo, dice Erodoto (2), si disliusc fra i]iianli niai concorscro ad inipalmare la
tutti i greci. Da molte regioni vi aonobile gioventn |)it |)orgere la palina alia bella Agarista. Dall' Italia Smindiride Sibarita, e Daina liglio di Sainire, oriundo di Siro dalllvdalla Ionia Amilinneste
tra
|)iii
tolia
Male
dal
Peloponnese Leocede,
di
Alanc della
liglio
cilia
Peo
liglio
del tiranno di
Onomasto
Megacle
di
Alcmeouo, e Ippoclide
Elea
Argo,
[i) Alchisteni Sybaritae vestem tradunt tanta magnificentia confcrCam esse, ul cum in Laciniae lunonis panefjyri ad qutim tota conflmre solel Italia proposuisset spectandam omnium nculos a relicjuis in ie toiii'crtit. Ilanc aiunt Ciirlhayiniensibus emptam a Dimysio seniore turn reynunte centum %i<jinli talentorum pretio. Purpurea erat tola amplitutine quindecim cubitorum animalculis inlertexlis distincla, snperne quidem Susis, inferne vero I'ersicis. In medio uutem luj/iier, lutio, Therinis, Minerva Apollo, Venus ducebantf ad latcra Anlisthencs, utrinque uutem Sibnris. Aristolelis lib. de niiiabilibus. {2) Clistkenes Sycionis tyrannus Agarislam filiam nuptui dare destimibat ei, quern priiestunlissimus Graecorum omnirim comperissct. Cum iyilur Uidi in Olympia velebrarenlur, et ex ets Clistlienes curriculo quaut si quis se driynli victor exiitissct , nunciari iussil voce praeconii diynuin ]iutarel, qui Clisthenis gener esset, is ad scxoyesimum diem, aut
,
annum a sexaprius Sycione praesto foret. Quoniam Clisllienes yi:siiu<i die ihcepluruin exequi nuptins destinabnl. Itaque omnes yraeci ant sun ipsnnnn^ unl familine claritate sibi confidetUes Sicionem contend bunt. Quibus Clislfieues et curriculum, ft paliiestram ad ccrtanhilra
dum
filiiis
ivndit
pracpurdtvrut. Lx Italia illuc se contulit Smyudirides Iliopocrutis Sybunta... qui unus vir in plurimumdeliciarum processerut. Conautem Syciotiem , ait Suida propria navi quae quiqunyinta rc, ,
suos servos.
qux
tinn
Duxit eliam inyi;ntem aucupium, comodo coeleros omnes sed ctifim ClisthenerH
Hcrodoli
lib.
ipMum
dcliciis, ft
Inxu suprrabut,
/I.
dai Molossi Alcone. Tutti alia TessoqTia DialturiJc Cranonio e poili Clisteue interrogati pria della patria di loro scia io replicali conviti per I'intero periodo di un' anno erano stase diati ne'loro costumi, ne'gradi di saggezza, e di erudizione se iracondi. Gli Aleniesi andavano pia a sangue validi di corpo a Ciistene, e tra i quali specialmente Ippoclide giovine strenue infra gli allri, non che per altri titoli di propinquita. (liunto il il suo cuore, e addimoslrare la di, cui Clistene doveva aprire
dallii
presL'iizii
sua mente nolla scelta di uno di quei proci, latto un sacrififio milie eletti bovi, e vivandato I'aiitamente seco loro, che dopo il pranzo gareggiavano di musica, dato segno di silenzio, disse e se mi Proci, voi tutti siete degni deU'anioro di mia figlia
di
fosse donato, io gratifiehorei tutti; ne, scegliendo uno tra voi, io intondo non amar I'altro; ma non puo darsi di secondare i voti di ognunorondea ciasci;n di voi, al quale non e in sorte porger la a Megacle palma alia mia diletta son largo di un talento di oro di Almeone lascio in isposa la mia Agarista. In figlio questa nobile gara solo il Sibarita die segno di piu singolare apparato
mosse
scatori
in
Sicione
tutti servi
il
proprio di cinquanta remiganti un gran numero di uccellatori , di cuochi, di pesuo lusso superava quello di tutti gli altri, ancor di
legno
,
con
un
si
Pausania
(1)
ebbe la
tra tutti
{i)
Pausanias In Eiiac.
CAPITOLO
XXI
I>1
MENANDRO.
Delle commedie , cho scrisse Menandro restano solo i titoo fosse non tutti, e pochissimi frammenti sparsi nello opee di Atenco. lo per adornar queslere voluminose di Stoboo ed apricerche non tralascio fatica di raccoglierno alcuni titoli porvi la tradiiziono nel noslro lingiiaggio- Tra i frammenti scelgo i pid sentenziosi , traslatando in prosa que' die sono piu brievi , che distinguo sotto il nome di Gnomologia, ed in versi que'chc sono alqnanto piu lunghi , onde da questo saggio ognuno comprenda
V\
,
,
,
la vastita
d'
,
ingegno
di
questo
il
poeta
comico
uomo veramente
singolare
I.
A5s).<po(
fraiclli
II.
'AX(y,
Ahsifj
- U
pescatore-
HI. AvSjjta
L' Andria.
JUL
I consobrini VI. 'X-AYirpi'a -. La sonatrice di flauto VII. 'A9^oST(ov - 11 simulacro , o sacrifizio di Veer, VllL Bo(r(' .- Boezia
V. 'Avi-fioi
Villi. Tsvpyo'ij
, ro/3y(A X. rX'j/^ - La Gliccria XI. Aaxr-^ >,o(T Il dito
'XvSpoy^Jvoiy
- Androginc
--
L'
agricoUore
Dardano
li
Xllll. Air)fx(oj(3yoij
supcrstizio90.
Il
condilore.
,
XV.
XV!.
Aio-JiJ.01
gcmclli,
X Villi.
At'a e'^xK/xTcjv
della scJuxioo*.
'Eyxr,5jov
XX. 'KXsyxoi
L' aggressore.
II
dissoneslo.
XXI. 'Ewayya/.XopisvoT -- U renunziatore. XXII. 'E*r(y.),ri/30'j -- L' crede universale. XXIII. 'E*r(r(58frovr89 - I com melt lor i. IXIIII. 'K>yo>ioij - L' eonoco.
i
213
Xxvj. Hvi'oxoa - 11 Coechiere. XXVil. '"U(3ct - L'Eroc.
-La Taide. XXVIII. >jt(3 XXVIIII. 0trx\ot ~ 1 Tessali. - 11 Tesoro. XXX. in3v^o<j
XXV. 'E<p5m J -
V EfesO'
XXXI. 6/3aoa?v( Sou to (aiVou L' Oi'iO dl.., XXXII. l/3(a - U Sacerdote. XXXIII. If^i^p'oi - Gli abitanii di Lembro ( isola
neli'
arcipelago
XXXUII. ^xvi\iDopon
Caneforo
XXXV.
Kjtr.x'fiuSofjigxod
(1).
II
Mentitore.
XXXVI. KXj;'j<paXo(j- La cuflia. XXXVII. Kf^a^-taTYia -- U r.eterista. XXXVIII. KoXa^ -- L' Adalalore XXXVIUI. Kpr^o - 11 Cretese.
XXXX.
Ky|3s(jvYirof
XLI. A\jxa5('a
XLll. Ao-t^oi
XLlll. M^-^v)
L'Vbbriacbezza. Navviov ^ I Nani. XLV. N'jy.>.Yipo5 ~ Neuclero - governatori di navi. XLVl. No[xo^srof I Legislator!. XLVU. SfivoXoyo^U Zenologo.
_ -
mare Jonio
).
XLlUl. N*vyoi
XLV 111.
XLVllU.
Ll.
Ojjyy)
n:xtS('oy
L. nxXXx/.v)
La donna
n*vyjx'S55
IPernottalori.
ll Deposito. Lll. np/ar3c.5-r,Hri Perinlia (2). Llll. Uifiiv^ix LiUl. nXoxtov De'capelli di Taide.
LV.
rioXsfxiwv
Delle guerre.
LXll. Xyi^
- La
vedova.
di Pallade
giovinptte vergini tra le pi& nobili di Alprr - rlis poriavano io canestri fieri, e spi: Ir per
CAPITOLO
XXII
GNOMOLOGIA
DI
MENANDRO
Sapienza
I.
Non v'ha
cosa piu preziosa della sapienza poich^ e sapienza apprendere cio clie ci e ignoto. La royione priir.ierainente si e rilrovata presso I'uomo saggio; die non e saggio colui cho falla in futte le cose. La sapienza c piu che posseder ogni dovizia... I sapienti occultano i propri danni. E ollimo far tulto
; ,
con onesta
(I).
Genitori
I.
fgli.
, ,
nilore
ta
^ d'uopo viver solo e celibe o, nati i figli tanto acerba e tiitta la vita , die vien
,
:
morir dopo
il
ge-
e ceri figli; poiclie quella pitj die il padre aina die son suoi questi li credo. IIL La (iglia nubile sebbene non pro(Terisca|vcrbo alcuno, ancha col suo silenzio da niostra di inolta virtu. IIIL Yn figlio di buona intenzione e gran parte di felicitd. V. La figlia e una possessione incommoda e molesla al geni, ,
IL La madre
tore.
VL Chi p''^ scnle 1' a more e piu facile all" ira. VII. ISon vi e sermone piii grandevole di quoilo die un padr e die conti(?ne la lode di lui. produce ad un figlio VIIL Colui die nclle aminonire senibra duro ad un figlio nolle parole certamcnte e duro, ne'fatti poi e vero padre. YIIIL Quanto e caro un padre benigno, o clio si sa accommydaro alio costumanzc do'giovini
, ,
, !
(1) Slobaei
6crmon XXVIII
iJo
priulentia.
Sla
Dell'amore di
T.
*t'.
I[.
Lo sdegno degli amanti ha brieve II solo amore tra gli uomini non
diirata.
si
mone
o di consiglio.
Avarizia.
I.
L' avarizia e
il
bramano unir
te
volquelle degli altri alle coso di lore, spesse frustrati di tale brama , aggiungono le proprie alle cose
poiche
que' che
degli altri.
Afjlizion",.
I.
Anche
ia
mezzo
delle afilizioni
Arroganza,
I.
Non
vi e cosa piii
arroganle
dell'
ignoranza.
,
II.
dall'
arroganza
e sente la lusinga
Sopporlare
I.
la
prospera
la contraria
forluna.
si
il
si
ha da sostenere
ma-
che
il
bene.
La
I.
Coscienza,
si
Chi si e coscio di qnalche errore , sia per quanto dalla coscienza pure e timidissimo. audace
,
voglia
Vn buon
I.
consiglio''^ e
la
NelVnomo
con-iglio.
non
cosa
piu
e del
II.
le cose vanno serve alia sapienza. La sapienza ha piii potere di unjrobusto braccio. nil. La probita unita alia prudenza 6 un gran bene.
Tuttc
III.
Ricchezze.
I.
volermi parlar di ricchezze. Non eonoscojquel Dio', che ogni malvaggio senza diirar fatica si acqiiista. II, Ch'iunquc ha crave la dcslra di danaro, sia perquanto si voglia
Non
codardo
216
III.
si
6 mai arricchito.
IIII.
^'.
(>lii
M.
il povero hanno egual sorte. non ha e possiede e come un morto in mezzo de'vivi. Kpicarmo ebbc per Uio i venti, il sole, la terra, lacqua, le stelle: io poi credo essere util'ldJii il nostro argento, e I'oro. Perocche se hai danaro in casa, dimanda cio che ti e a cuore tiitto otterrai case, famigli , argentei nappi, campi amici giudici, i testimoni; e cosl anche gli stesslddii avrai
il
ricco, si
si
spcc-
Fctnina.
nelle parole si devo plil temere. peggiore irritare una vecchia , che un cane. 111. Molte sono le fiere sopra ia terra nel mare: peggiore tra le fiere e la donna. llll. Ove son donne , ivi e il cumolo di ogni male. V. La donna non e si capace dir la verita.
I.
La donna dolce
JL E
Vomo.
I.
II.
L'uomo, qualora lo sia e un che grazioso. L'uomo e gran causa alle calamita.
,
Jnvidia
I.
L' invido e
nemico
il
a so stesso,
me
sempre
suo cuore.
Ira.
1.
I.
Ollimo, Gorgia, e quell' uomo, cho sa tollerare dcgU uomini. Gran cosa e il rafTrenar I'ira. Sembra di non aver inedcla che I'orazione di un uomo amico.
Legge.
le
ingiurio
I'ira altra
L Non
II
fa
e degl'ingiusti
217
Kozze
I.
,
Maritaggio.
con cui la donna senza durar fatica suooccupar 1' uomo. H. E una gran dovizia il trovarc una donna generosa. HI. Non avvi cosa peggiore di una cattiva moglie: ne meglio di una buona consorte. nil. Due cose consideri chi vuol prender moglie o un blando vollo i buoni costumi cio solo alinienta un allerna tenevolenza. ei V. Chi vuol prendere una moglie di ricca eredita porter^
la
pena
Mendacio.
I.
I.
La
vita sia
il
gusto e
tristezia
Morte.
I'
si
appartienc alia morte noi abitiamo una citta non fortificata. II< Chi e caro agl' Iddii giovine cessa alia vita.
Necessitd.
!
lo conosco che nella avversa fortuna molti sono addivenuti mavaggi a cagione della necessita , mentre per natura noo ave-
vano
tale ioclinazione.
Pace.
I.
La pace
si
:
la
nutrisce 1' agricoltore anche in mezzo de'luoghi sasso guerra h male ancora tra i campi.
Povertd.
I. II
mendico
di tutto
paventa.
,
Pudore
J.
Vtrecondia.
,
Sii
pur solo
ne dire
altri.
ne far male
impara a'riverir
te stes.
so piu che gU
218
Speranza.
\
E
L'
n.
II.
canizie non apporta prudenza. cosa miserabile per colui, clie, adornata I'alma di buoni cosliimi suH'estreina vecchiezza sperimenta I' iniqua forluna III. E un uiolesto animale il vecchio , che resta in casa.
I.
La
Servitii.
I.
Non
vo benevolo.
Orgoglio.
I.
La
feh'citd
I,
Quanta h soave
la solitudine a coUii
Errore.
I.
di
farlo:
dopo
si
avvode quan-
'*^
Silenzio
I.
Non
Sommo
'
bene
fdicita.
tempo ha mcntc
Tempo.
c dovizio
1.
II
tempo b medela
di
ogni male.
Verild.
La
J.F.
giuslizia
il
Come
dcvc porlar vittoria in ogni tempo. fondo di una casa di un uovigio , o di cosa sim'"
,
9/
gliante
il
prracipia
deir azioQd'
\olHttd.
I.
La
La
I,
vita turpe e un* ignominia sia qiiantosivoglia soare. virtu povera e dispregiata I' tgnoranza rirca h lodata
,
il
II.
L'uomo sia par nobile, probo, e generoso: cio nulla a lui glova in questo secolo...
Vomo buono.
I.
Quanta
prudenza
L'uomo buono ^ salutare in molti liioghi. HI. La bont4 e beata in ogni laogo ed ^ un
II.
,
mirabila yiaticd
della vita.
Vine
I.
ehi
I.
il
sapieite.
vita
Assiduitd
I.
travaglio.
Ogni co^a 6 facile a trovarsi se non si risparmia fatica vuole scovrire una cosa ha bisogno di assiduitd.
chi
II.
Con I'industria, e col travaglio si possono comprendere tatte le cose che si ricercano. III. Chi vive alia vita bisogna sempre travagliare poich6 la codardia non alimenta la vita frugale.
;
220
'Agricoltnra.
I.
Yn
podorelto e a tutti
gti
uomini
il
maestro
di \irt{i
di
vita ingcnua.
Mali comuni,
J.
gli
evcnti comuni.
Costumt,
otumi
di
non
<5
>
FRAMMENTI
DELLE
COMMEoii: Dl
MENANDRO VOLTATl
frammenti delle commcdio di Menantlro non mi sono studiato dare al verso quella robustezza propria deU'esametro no comunicare ad esso tutta la tinta poetica, non gia per la difRcolta, cui rispondono al nostro metro, ma solo per la natura dell'argomento; poiche ognun conosce, cho il verso dello commedie dove esvi
,
clie stii-iiato,
I.
Cratone Dicosse
Vivcrai
di
,
,
:
se taluno tra
e allor
ti
gl' Iddii
fiata
Oualunque forma,
,
di
di
o d* nomo o di cavallo pecora A'ivrai: si legge e del destine Oh! certo Allor io sclamerei: tu damnii, o Name,
Qaaliinquo forma
L'
purche
d'
uom
non
sia.
uomo
tra
gli
,
Giorni
Ha
biJati
Pin caro 6 tra cavalli il piu brioso. Vn cane che veioce sciogiie il passo piu valore cho non hanno i cani
,
o gnotti
Vn
generoso
migliori dapi , Vn'altro ch' e piu pigro da se stesso Lo teme, Io paventa So taluno Tra gli uoniini e ben nato, c gli si aggiungo Vn' istituto di ben viver nulla Nulla e curato in quest' etado. I primi Posti si ha I'adulatore; altri
Io
gli
e finalmento ottiene 1 terzi posti chi nel petto annida Maligni sensi. Oh quanto e meglio, oh quanto Essere un' orccchiuto , che vedero...
,
S'
ha liinposfore
(1).
(1)
Dal'.a
Comm-dia
Dijcolo,
pi
esso Aleneo,
m
n.
Lasci.i ahhellir Uia
die a mortali fortuna solo o 6 mento o b spirito di T>io linpcra Govprna tutto coso e porge e toglie. Deir uomo la prudenza e nube, e un nulla.
,
mento
la
,
Nulla
pii"!
,
giova
si
denno
prudonza puo chiamarsi Dol nome suo dall' inano suono Presi non restiamo]... (1)
III.
quando
Sono
o sanno piii cho I' uomo biniti Gli altri animali. Sullo prime vodi Di grazia vodi I'asinello qucsto Misero 6 corto , ma di propria colpa
, ,
di natura porta male alcuno solo i mali. A quolli di natura Si aggiungono da noi di propria sponto Ci dogliamo quando Molti altri mali
;
Non
Ha
un rabbioso senso cuore ad un soiTerto oltraggio. Ne' sogni rostiamo estcrrofatti... Delia civotta I'alma agli ululati
Altri schiamazza
Ci
premo
il
Paventa
certare
nil.
Da
noi nemraeno tutto allor si compio Quando una vittima per gl' Iddii si olTre. Comprata un' agna dioci drammi io slimo Non mai spr<>giarsi: unguonti, e sonatori,
Tibicine
1'
aiiguille
,
di
un talento
il
prezzo:
Titolo X.
PolenJo aver con dieci dramme solo fausti o lieti placar gl' Iddii con che mai Interiori per colui il danno Di tali cose fe iattura Pe' sacrifici che oltre cio si solfre Non si raddoppia ? So mai fossi un Die Mie non mai pormetterei che Tare
Onde
Si desser d' una vitlima, se prima Ancor non mi porgessoro rauguille Per cui Callimedonte mio cognate Morir nou sdegna... (1).
V.
A. Cuoco, tu
in
Quant
Mense da
A.
Vn sol porcella immoliamo :|quindL Otto preparerai.^due mense od una. A te mai che monta? una mensa solo Di apporsi io voglio.. Forse far tu puoi Vna placenda (2) e mescolar, condire, Come eri in uso, in uno il mele, e I'uova? Contrario in vero a cio che far vorresti Siegui un cammino. Presso Picheclieto e arroste Prepara il cuoco le placende
, , ,
:
Cuoce
I
II
la spelta
,
poi
camangiari
le
porta
demiurgo (i) nell' ofticio al cuoco carni e tordi Risponda alterno], frutti Prepara arroste di tai frutti s' empi Chi cena pria d' unguento profumato ,
,
coronato
poi di tordi
e dolci
Si satolla... (a).
s^o
e
Commedla ehe ha
per titolo
al
--
Temuhita
de' latini,
Presso Atelattc,
candylos
placenda di
mele.
(3)
traslaiala lelleralmente esprime quel che i lalini dicevano thrion o thria , ch' era ua misto di grasso , di earB di Titello , di pane , di capretlu , di uuva, e confelti. (4) Chi prepara dolci
,
La greca voce
(S;
Delia CotMii't'Ola
dt^ll'
Erc<*ie
--
presso Aln<3
lib.
IIII.
22&
A,
di
:
marito lo son per questo non assumer nioglio lo ti consiglio B. Ho risoluto allino No v'ha rimedio alcun. A. Prcndila diinque: Ti guardino gl'Iddii. D' immenso mare Ti cacci in niozzo di nioleste euro Non dolla Libia o doU'Egeo. Appena
,
zucca
il
genere
vita
Tre solo appena rompono nell' onde Di Irenta navi no pur salvo un solo No va chi prondo moglie..,. (1).
:
VIL
Come
per ruba chi lo mura infrange A&poQo,?dg[' Mdii scelte coso OflVino Non inai per gl' Iddii, sol per util suo. Bruciar gl' incensi in sacrilicio ofTriro Le carni^o santo sulle liammo iniposte Tulte ta' cose s' abbia Giove , ad altri Piaco ingoiarc tutto il resto, offrendo Solo gli ostrcmi lombi e gl' indcstini
,
Agl' Iddii...
VIII.
Dal proprip, vizio, ed in ciascuua cosa Insita si nascondo la rovina. La rugino nel ferro e no le legoa
II
<
tarlo
ne
lo
vcsti la tignuola.
L' invidia,
la
cW
Cho
tebo crc6
Di un giiasto cuor
satellite
crudele
(2).
Villi.
Qucsti Epicarmo numcra per Dii lo stello, II fuoco il sol, gli spiriti
,
E
A
I'oro
Porgono aH'uoni. So
(1)
{2J
presso Aleneo
lii).
XIH-
22^
Campi, tetti, famigU, argcntei vasi Giudici, amici , testimoni Porgi
miDistri
ti
avrai
gli
X.
terra
o cara
madre
che
!
dell'
,
uomo
quanto^ compresa dalla mente Ta sei degno possesso Chi dal padre Lasciato ud campo acquista, e poi consuma Fino del viver suo a 1' estremo die Non mai restarsi sulla terra e degno Ed il mar solcaro, onde alfio comprenda Qual bene a lui lasciato da' maggiori Abbia ingoiato... (2).
sei
'
Non
"
XI.
CM)
!
Che primo
II 1
terzo
il
posteri di loro...
XII.
quando da noi un sacrificio oflerto Viene agl' Iddii cosi facciamo allora
:
Non
Comprata meniamo
,
Di ilauto sonatrici e mele anguille Vino di Tasio e cacio, onde la spesa Costasso un taleoto... [k]
,
(1)
(2)
{3}
i4j
Stob6o. Slobeo.
St\)beo.
SluL*^.
CAPITOLO XXY^
TlTOil MLL.E PAVOLE Dl ALESSII>E
dTammi,S(>j>ra i quail il ie<np6> distese I'ala della disperione : a noi nulla ne resta eccettuati alcuni framrniuiti scainpati come la tavola del naufragio ^ che i soli tiloli. Questi si trovano in piii p:;rte nelle opore di
liitla
,
Alesside scrlsse
CCXXXXV
Stubeo, e di Ateneo, cd
c votlarii, per quanto
io
di [)roposito
rai:o^lieiii
mi
I.
Ayvv
II.
ASiXcpof
A/*ro>.o(
Certamev
I
Fratellk
III.
il
nil.
Ataii'^Koa --
V.
VI.
VII. VIII. Villi.
L'archiloco. Apji'koxoci A(7vro$(SAavtXoor -^ 11 maestro dl lussoriaw Ar^( J - L' Atlide. La liruzia. Aparrix, o ^Spomix
Bv/xoa
Tpxipt]
--
X. XI.
:StH.
XIII.
Mill.
XV.
XVI.
XVII. XVIII.
EX).y;v(j
La greca.
E(>tX/;^oa
'Eirirpo'T.m
-1 --
Il
I
XV UU.
XX.
XXI.
XXII. X.XIIL
^iTnpvroi
*r,i3xiot
Vaicliziaoi (1).
Tcbani
I
rjro'jovrsa
mercenarii.
I7rivu
Il .-
cavaliere.
iftw 5X03
h.x,xji^i<j
- La
(1)
Vaiclizia, provincla
delt^Epiro,
nell'
Teiprozin.
(3)
OruamoDto mulicbre.
121
Willi
Kxrx^ i^jioiJ-svoa
Kv(5ijt
XXV
XXVI
XXVli
XXVlli. XXVIIII.
Koy^soa
- U
yj
" ^0
Kpryoa
Kwyoor Kvpioa
A3tijiir(j
Ky,3pvirrcr
- U
(pjtp[Aix<M''
speJiaie.
ll
governatore. cigno.
XXX. XXXI.
XXXII. XXXIII. XXXIIII,
-- 11
--
padrone. La iampaae.
Leucailia.
Aj/5(3i
Atvo5
Aov.por
II
-- I
consiglio. Locresi.
XXXV.
XXXVI.
]VlvS^jcyo^(|o(AVY)
Mandragorizomen*.
Maveio
-- II
t]
fuioso
XXXV II.
XXXVIII.
Mi>.Yi3(0(
M'Xyiii*
1 Milesii.
Mivwa
'-
Minosse-
XXXYIIU.
XL,
XLI.
Mvri3ry;ps3
0S'j<7(iya
Proci.
j'jokvaiv --
Vlissc.
Ow^v* ~
nAf*(p(XYi
XLIU
XLIII.
Bo.'jie riaXXjiv.v) -. La
di bagascia.
concubina.
--
Panfila.
E^si^oi
XLim.
XLV.
XLI. XLII.
XLllI.
Ilavv'jx a
r)
Le veglie
^,
delle filatric*.
\\ parasito Ila^aairoa L' abbriaco. Tlxfoivoa ~ L' infelice. Uovi\px IT^wroxopoa .__ n capocoro.
--
XLllH. L.
LI.
U'byyofi^o^a* - La
vila di Pilagora.
LH.
LDI.
LIlU.
LV.
LVl.
LVlI,
nUfjavvoar .- \\ pirauno {\). 5'p*t(T/i(j il soldato. De' morenti iDSieme. 5yvjt*ro^yY)(j>tovrs!j -- De' concorrenli. I^yvT^'syoyrga "Si-ivi podfoi Gli educati insieme. -- 11 Siracusano. '2,'>fia.-Ao\)r5io<j 5(3>toa " 11 vaso.
Tixpavrivr; Ty\b^<3 --
LVin. LVUII.
Nome
-II
T^o(pov(05
LX
LXI,
Twvod
--
Tffovoia -*(Xoxa>,o(j
Il
LXU.
LXlll
LXIIII.
--
*pi>g
II
Frjgio.
11
Xo^sYiytd
--
LXY.
i'suaSofAsvoa
capo del.coru,
II
fallace
(1)
Focolare
qualunqne ordegno
(2) Architelto assai nolo nelle pagine dell'isloria. Ei, fabbricalo soUo terra un tetnplo in Ueozia, si vuole che quivi rinchiuso desse notizia del
vila Trofonio alia fame, in quell' antro, si e tradizioDc, rispondesse agl' inlerrogalori delle cose future. occupalo da uno spirito Si vuole che quel che vi fossero penelraii erano per sempre tolti a! rise, onde nacque I'aforismo - In Trophonio antro vaticinari, che si dice di eoloro the vivono all's nionoionia > ed ulla tristezza della vita.
,
ifliiMiiQiiiainijjijiiiiaiiiii^iffiiDiiOiiiiiQiaaia^
CAPJTOLO
xr.v-
GNOMOLOGIA
i
DI
ALESSIDE
di Presso grcci Stobeo , cd Atcn^o restano pochi framnienti Alosside. lo scuza risparmiar tempo, e per ilkistrarc qiiL'&tt3 mio ricerclie mi ho doiiato studio raccogiiprli, c traslatarii nel iiostro lingiiaggio italiano, distingucndo sotto il nome di gnomologia quo" die sono piu brievi, e voltando in endecasillabi que'clie sono al-
quanto piu
lutighi,
di
Navigazione
folle,
I.
Chi
te.
si
aflida
Di tah
darsi sciua
.
I.
2.
Prosper ita.
La
lo
vita c simile al
alio stesso
,
mcdo:
varia aiicura.
. 3.
ToUerauza
I.
II.
Qne'cho nnn ripugnano non duratio fatica tollerar gl'infortunii. E suggio clii preiide in buenu parte la fortuna. in. Scuibrajnsanire cbi non sa accomodarsi all'umana fortuna.
. k.
1.
Loch
alia vecchiczza.
L'
me
a un di presso non e dissimile al viho. L'uomo coinollrc spugliato dai disi deve (orbire vino nuovo o e dagli errori deve conlcrmarsi, quindi coinporsi lelti iinalmente rcndersi dolce a tutti.
nomo
il
,
. 5.
I.
Assiduild
diligenza.
Iddio ancora concorro al travaglio. Si rilrovano tutti i qucsiti so non si dc&ista dall' opera, e non sia molesta la fatica. Ail vondo alcuni scoverto tante cose da noi lontano nascen', ed il tramonto dello stelle, i 3olistizi, gli ecclissi qiiali delle
cose comuni
familiari
.
possono
niai
si'ugyirc ail"
uoino
6.
Giuramenlo.
il
1.
Non
dal
snggio.
fimwmmm
,.lim'!5^^m*1Sf?.':^Sl
CAPiTOLO XXVI.
De'fRAMMENTI DELLE COMMEDIE DI ALESSIDE PRIMA VERSIONE ITALIANA
I.
A me
che an
la
dl
Egra
mente
si
Filosofare fu talento
ne pittor a questo demon fece Conoscur sembra/; posciache non maschio ^ Non leinina , non uom non e un Divine, Non fatuo, non scaltro, c un misto, e un misto Di tutto. questo in un immagin sola Presenta niolti aspetti un' ardimento Deir uomo e in lui ; muliebre tendenza , Vn' amcnzia funesta una ragione Cordata circospetta una ferina Veemenza un' indomabile fatica Vn' ambir prodigioso e tutto degno Di maraviglia. Per Minerva c GioYO
sia
,
,
AMOR
Che
sculta
immago
Non
so qual sieno
tali
cose... (1)
II.
A.
O Nausinice, a'[comici''marcati De' parassiti generi son due noi maligna razza. Siam noi fra questi B. E chi son gli altri ? A. I presidi famosi Duci d' armati x)d altro parassito Grave chiamato dalla vile plebe , Che, la modestia col poter congiunto, Sovera vita viver finge mille Talenti pendon dal suo sopracciglio in su aggrottato. A te non sono ignotij, E quali sieno n6 ti sFugge. B. Al certo Xq li conobbi. A. In^^arabo questa_razza
i ,
,
(i;
lib.
XI''
230
L' apparenza e
Ma
adulare : foituna Altri prepara a grandi co3e, ed altri A lievi , 6 questa la ragione oud' altri De' beni allegra I'affluenza erraudo ,
dell'
la
opro, e
,
1'
si
dell'
uom
vita
la
Accattando vann'
altri...
[ij.
Ill
A. No'preghi
di
Pitagora, o nc'modl
Vn
pane ha ogniuio, uwa bevanda d'acqua nulla pid. B. Di carcere la vita Oh! til mi narri. A. Si da lor si vive,
soiTron tanto
Tuttavolta alcuni
E
,
ta non sai
Che Fano
E A
Consumano una
mina...
(2).
6 il lucro e poi coloro Spogliar che ne fan ce>ca: e vuoto il resto. Da lore insidie non la sfugge alcuao Oh ricche addivenute meretrici Novelle prendon'onde far dell' arte senza pcrder tempo Il tirocinio Le inforinano I'ingegno, o le sembianze , 11 volio ancora onde non sia !o stesso.
,
:
Primo pensiere
una sludia Se
S'
di
Si
alzarsi sopra le pianelle. di sottile suolo pill alta e un' altra, Calza le scarpe. e, snlle spaile il capo
Bistretto
De
Oh! a quosto poco toglie incede sua altczza se piu gracil coscia un'"altca veste indossa Altra si abbia l)i sotto , ond' esclamasso chi la vode Con fascia stringe Bell natiche aver
,
la
(3) lini
Delia Com.
Governatore
presso Atenio
lib.
VI,
^4) La paroln greca traslaiata lalteralinenle risponde a cotyla do' ldi uuo cioltolo dcgl' ttaiiani vaso da bero , cbo coulienc la ^
meU
siaio.
231
he ad un'altra S' ha piu turgido ii ventre Gibboso e il tergo con verghette tosto , Con tavolctte con lunghc aste il ventre
, ,
In fuori si respinge II rosso ciglio Con fuligine un' altra si dipinge. S' unge di bracca chi colore ha briino
si
Chi
frega col belletto (1), Nudo si mostra quanto ha bello il corpo. Quelle che belli han per natura i denti Ridon per forza la belta del volto
bianca e assai
Onde miraro
S' odioso 6
il
Si restano... di mirto una verghetta Tenue retta -^ulle labbra si hanno, Onde opportune discoprire i denti ,
Le
Non
voglion
quando
V.
Simile quasi per natura al vino E r uomo come al nuovo vino e d' uopo Che cessi e d' uopo di bollir si T uomo Ancor dee rallentare. Sulle prime e poscia duri Ingiuriosi agli altri Aver puo mot! ; rallentata alfine , Cui era acclino la stoltezza allora Simile al vino in una eta matura Ei giunto a tutti ne' seguenti soli
:
Grato
si
vive...
(2)
VI.
Che
I
dir
dobbiamo
buoni espofre de' canestri in fuori sempre in uso i viziosi e i duri Occultare in sotto: come tai li compra Poscia chi merca numerato il prezzo
:
dell" originale i iexthp<aT*f che tneglio non si linguaggiu che bellelto. (2) Nel gieco orisinalc sono alcunt giochi di parole , che poco rispondono al metro itaiiano onde tni sono qn\ attenuto al senso megllo Gb alle parole del poeta.
(1)
La parola greca
riosiro
232
E
i)i
chill so a
ficlii
un tempo
vece
(1).
in
ftior del
giuro porge
Fichi immaturi
VII.
E
III
vivo
In
aggrampa
toslo il naiilrago ingozza qualche fiera. INla so lo fiero son poscato allora
Innpia
prome
di
,
clii
Ic
compra
tanto
llanno
Iiiipe
Soslniizo
losto....
(2)
vni.
Con
viiolo |)iir che son cliiamato e i|iKindu t(Migon-;i le nozze Pur non cliiamato. Allor festivo io sono, E (pianio piu jxisso studio Ic risa. (Jhi a convilo mi chiama io lodo in faccia
(]iie'
die
:
lo ceno
Quo' che si oppono rampognar non cesso L' insuUo ancora. Poi di cibo e vino Picno men ricdo sonza che un vallotto Mi precedcsse con la face in mano.
,
,
Tra
le tenebro rampico vacillo... Co' circitori so m" incontro a caso Io priego gl' Iddii non volcr con pugni
,
Me
J)i
battere
nolte,
c con
vcrghe. Giunto
in
in
casa
ilieso io
dormo,
Talma
il
prima
vino
ma
,
ora c nuova.
(1)
mo
pocla voglia inlcnderc -- fichi diiri , o guasli. (2) Che ci6 sia vero ce nc ammacslra Flutarco, oltm Ifomae clamabnt pliirix vrndi jiiscem qiKim bovcm riiilarchi in Sympos. quacst. 4. 4.
1^
vrro
dc' latini
ficaia
selvotico
(3)
D.Uii Cuiiuii.
Purasito
prcsso Alcn6o
lib.
VI.
233
venditor di posco
inoltrc stesscro mai scmprc Che fos?e il prezzo so|)ra appese tele Scritto in apprcsso , onde colui che mcrca Rieda tosto in casa , e dcgl' Iddii a paro Sotto macchine si venda... (1)
KiHi
X.
Apprcndi qual gran male alTuomo
S irventre, qua* per certo imperioso inipiilso Misfatti ci trascina. Al nostro corpo
in
alciino Se mai si tolga questa parte ]Son vi sara che a bello studio voglia
,
Mostrarsi ingiusto, opprimcr gli altri: ormai Per sua cagione atroci indcgnc coso
,
Si fan no...
(2j
XI.
Vn
tempo il mio padrone all' eloquenza Giovine ancora^diede mente ; e poscia A far da Sofo. Vn' uonio Circn^o Ingegnoso sofista, come e fama ,
Vera
Aristippo in quell'eta
il
piii
saggio
Intcmpcrante a un tempo piu che gli altri. 11 mio padrone dandogli un talcnto Fu suo scolare dal suo labbro appreso Poco deir arte o sol si apprese tutta
;
,
(3)
XII.
Chiunque
la beltd di un fresco corpo Solo ama, e del suo amoro allra ragiono Non ha che voluWade degli amici Non unqua b amico I'amor suo mortale Ingiurioso 6 all' AMOR DIO... (l^)
,
:
iJiSi:-
Comm lebete - presso Atcn6o lib. VI. Comm. Cr>mmorenti - Presso Atcn^o lib. X. Comm. GaLaua - presso Alen^o \\h. XII.
23rf
XIll.
Epicaride parvolo di corpo Die fondo a! patrimonio in cinqiio giorni o si Icccardo a mi tempo SI celermente
. ,
L'inghiotti rotondato...
(1)
Xllll.
lo son biato, si I'Olimpio Giove M' ami , e Minerva non pcrchb
,
uditori
solo
ma
io
di cibi
,
m'empio
sia
propizio, e piaccia
(2).
agl' Iddii
lib. VII. Qu\ il poeta pftr ^^e "'^^f f, e le rotonaano in uu farmaci, che mescolano piii cose, a un tempo. pillola per inghioltirsi lib. M(2; Delia Comm. Mendace prcsso Ateneo
i
^ ,
Comm. Fedro
CAPiTOLO
R.EPUBBLICA DI TURIO.
respoQsi di Delfo
XXVil.
-Vn contrato,e' prigioc di questa dlth divisione in latitudine, e longitudine, sue pia z - Discordie, ioro origine, e qual termine si ehbero -- Die, e quarticri e denominazione delle sedi di Ioro -- Forma di visione de'cittadini I Romani, respinti i Bruzi, che I'^ivevano lasciata a ruba, repabblica vi mandano una colonia -- Nuova denominazione Sentire di Maizocfhi -- Gratituiiine de' Turii verso i Romaai -- I Turii son disfalti dai Lucani ~ La flotla di Dioiisio, die nio"ea contro Turio rompe in mare - Loro sacritici al vento Borea Dopo la strage di Canna ^ accresciula di gente erdonea ~ Turio siegue le armi cartaginesi, e per qual Innaiza statue ad Annibale -- Ritorna alia fede romana ragione Sao porto - Turio siegue le armi cartaginesi, e per qual ragione - Innaiza statue ad Annibalo - Ritorna alia fede romana -- Vna quercia , ed altre cose di pregio singolare - Suo porto - Nuraismatica.
- Sua
,
Scfitutigine
non procul a Sybari inventa, ciii nomett Thuriae per aeneum cuniculum... lalices effundenlet sedem hanc esse a Deo praemonstratam interprelati, eircumauctis pomocriis, oppidum ibi statuunt, quod de fonte Tkurium indiderunt.
Diodori Siculi
lib.
Xllll.
die detDi una citta chiara ncgli antichi fasti dell' istoria tando loggi a se stessa governossi lunghi anni a repubblica non lo sia lieve argomento ripelere alquanto piii a iungo gli csordi le discipline, il governo, gli urti di giierra, stato di floridezza sua terra, e fuialmente le cagioni di gli stndi, onde e classicaJa sua decadenza. Turi'^ benche sulle prime fosse un' aggregate di piu popoli ,
,
.
di Morea ("essali Ateniesi Sibariti pure ripete la primiera sua origine dalle reliquie de'Sibariti. Que' pochi Sibariti, adeguata al suolo la citta di loro scampati per ventura dal ferro de" Crotonesi ove rimanevan per non lasciar deserta quella terra ed ancora eco ripetevasi delle feste a le tombe de' loro padri
, , ,
,
quando a quando celebrate nelle piazze frequenti di lieto popolo, volendo far risorgere dalle rovitie una nuova Sibari ,tutto che dispersi, animati da un solo pensiere, dalla carita del patrio suolo si cercarono, si chiamarono, mosscro a rifabbricarsi quivi un tetto. Non lunga mora e ne furono discacoiati da Crotonesi cio da It
,
, ,
23
nn pfnsiore
Ji
di
temriifa,
<lift
arorr,fiitli
li
nnmcro
,
col
tempo
potoro noil avrobbdi" lascialo invcnJuMte Ic palerne sciagiire. Da eio que' figli della sventura erranti sonza tetto tolti alia speran7a (li ogiii oui solo rirnaneva loro rortiina e per inaggior
,
diiolo
apli
di
sl
la
luenioria
,
agli
non
Spartani. iiiese. dclla RIorra gridato ancor aH'oggetto pubblico bando, sciogliovano a colonia per Sibari, guidati da Lampone, e Senocrate. E prima, che nulla di alto momcnto s'improndea agli anti,
do^W
loro di mandarono graiido/za olTiendo in coniune la citta fii lung! al volere dogli Alonicsi , non coOnde riompiute dieci navi di g(MUe Ate(V
,
una
Aleniesi
chi scnza
rosponsi
dell'
va una voce dalla nusteriosa cortina quivi fabbricarsi un tolto ove a brevi sorsi bevessero le acque c largita il pane abbondantomente. Nulla di opposto a'responsi dell' oracolo, interrogando V itale contrade ritrovarono il luogo opportnno. Quivi una fonte che ciTondeva acqua per un piccolo canale a bronzo, quivi per ogni lato campi ubertosi ondo vi fabbricarono una citlaacui diedero il nome di Turio dalla lonte, che aveva la denominazione
, , ,
:
dimandavano
parli-
di
Qcoptx
(1).
nacque
fra
Si contcndea di quale colonia doveasi considerare la nuova citta, e chi conosccrne per fondatore. (Vli ateniesi , che piu numerosi si Yoleano darne veri fondatori Que' di Mor6a cio voleano che non poche citta di loro aveano mnndati coloni per per sc
fondarla
di
mezzo ogni discordanza mandossi in Delfo, onde saper racolo quale delle due colonie tenersi per fondalrice
,
colo
1'
urto
fiero
il
contrasto.
Ma
toglier
dall'O1' ora-
to it fondatore dclla
Athcniensibus conternlunt
ut
misiis in et redi-
tus... et colonia", pariicipes esse velint. Locedemonii quidem petitionem illorum non (idinittiwl, srd Atfwnis decrelis auxiliii, X naves milite comPraeplelas Sybnritis iniltunt, quorum Lampsun, el Xociatcs praefecti. conihus ergo hue il luc per urhes Peloponesi missis puhlice dcnnnttautliberam se copium facerc omtiiiti,s roloniae novae ciggrediendi. ISon exigttus inde numerus assensum praebcf. cum A])nUi)iis oraculo non fiarum nice' vebantiir qui monebat illic loci urbem condendam esse, ubi mudicne aquae' panis vero citra inensuruni coineslus stijipeteret. Cum igitur iupolns locum hnbitaliosccpta in Italiam iiarigationc Sgb(trim (nifiutissent nis a l)'o iussum diligenter inquirunt. lil scaturigine non procul a Symobnri inventa cmj uonien Thuriae per aeneum cuniculum qunn sedem (limmim, id vH modinim nccolac vocitabnnt, la(i,es effundente hnnr esse a D:o pracmDslrnlam interpetrali, circumductis pomoeriis, oppidan ibi statuunt qu^od do fonts Thurium indicarant.
,
,
Diuduri Siculi
lit).
Xllll.
23T
Trdgo nulladimeno la vuolo edifioata dell' amico indivisibile Ercole, da Filottote, a sogqiange che quivi fino a' siioi tempi si vedeva ancora il sepolcro di lui non meno cho le Ireccie di Ercole che furono crependenti da iin tempio sacro a Febo dule da Greci una delle fatalita di Troia (2]. Tutta la cilta divisa nella sua latitudine avea tro piazze, cui
<]i
,
,
si dava la denominazioue di Eroa Turia, e Turina divisa ifer nominati EracI6a lungo era fornita di qiiattro quartieri Venere Olimpio Bacco (3). La divisioiie in quartieri, dice il Grimaldi (V) altro oggetto non avea, che di alloggiare in ognuno di essi diversi coloni unendo insieme colore che aveano I'i,
; , ,
stessa origine,
,
come appunto
isi
que' che furono come le goduti brievi giorni di pace prime ore d'innoc<>nza, si sveglio tra loro un'urto, nacquero alterni odii che furono cagioiie di lagrime, di morte 1 Sibariti malcontenti aver chiainate le colonic ateniesi, e di Morea, e ricordevoli in parr tempo di loro antica grandezza cercava'no soverchiare i greci coloni con alcune distinzioni ojtragaianti: le
Ma quale unita sociale potea sperarsi da un popolo ch'era risuJtamento di gente di vario cielo ? L' unita sociale e il risultamento dell'unita de'voleri; or quale unila di voleri polea mai aver luogo tra gpnti di vario sentire, indocili gli Ateniesi di toUerare r oppressione, molle il Sibarita, non so di di qual carattere
,
Morea? Oode
,
me
pri-
alia cilta
le piu decorose magistrature, campi pm propinqm volcano serbar per se, lasciare agU ospiti solo le dignita meno luminose campi lontani alia citla. Inoltre volevano che lo loro donne prima che quelle de' coloni porgesscro vittime. e sacriflci agl' Iddii. Questo muggiormente acceso le lavilledella discordia, suscitossi un incondio, un'aperta gucrra civile. I greci
dignita
coloni,
do' Sibariti
spietato
ma-
(1) (2)
Diodori Siculi
lib.
XII.
Trogi
lib.
XX.
,
Turn urbii longitudine in IIII platens exporrecta, vnam Serasecundam Aphrodisiadem tertiam Olympiadis et quartam Dwnysiadis nomine insigniunt. Latitudinea in tres platens di(3)
tltam
vocxtant,
appellarunt
urbs
Gnmaldt [y rrim.iH;
ti)
h,nc inde interiecti$ domibus exnleviuen? pulch^r exaedificata videbatur Djodorj Sjruli lib XXil. A Annali .^ del regno di .Vapoli Vol. a,
,
vjcos
et
'
238
campandosi 5nlo que' ehe ti caeeiAron* deulr* terra alle riun fuimo vicitio (I). SI lo coso si inoderarono iin Roverno che reggeasi a popolo. Chiamati dalla Grecia nnovi coloni , compartite loro le alcello,
di
re
trc terrc
blica dc'Crotonesi
o finalmente vemiti ;id alleanza con la vicina repubdiviscro gli abitanti in dieci tribii , alio quali
,
diedero la denomiiuizionc da quelle genti, cho n'erano parte. Que' coloni cho ripcteano 1' origine di loro dalla Mor6a furono divisi in tre tribu. Arcade, Ach6a Elea, e si ebbero la sede in un sol quartierc. Que' ch' crano venuti da piil longiiiqui popoli furono Dori , ai Anfizione divisi ancora in altrettante tribil Beozia quali fu dalo il secondo quartiere. Que' che in ultimo erano venuti dalla Grecia si ebbero il terzo, diviso in quattro tribu, lade, Ateniese, Euboica Insulare (2). I Turii intcndevano reggersl a repubblica; ma dov'era I'e,
il popolo negli governo era rislrelto governo violenlo. Que'cbe avevano maggior censo, quegli occupavano le magistrature , e addivenuti potonti alto estollevano il corno dell' usurpazione , e del anzi era un oligarchia soprapprendimento. Onde tal governo che repubblica. Ma il giogo oligarchico non ebbo lungo poteche a grado, a grado diradavano re. I kimi delle scienze le dense tenebro dell' ignoranza del commercio, che i progressi modificavano meglio i costumi degli uomini, I'eseniplo ancora di altre nazioni a repubblica furono un salutar rimedio a scuolere il gic;,o, e scemarla almeno, se pur non tolsero di mezzo il poter deldeir Oligarchia. II rigor delle Icggi lor dettate da Garonda le quali fra brieve ci sara ozio favcllare ne porsero I'occasione. La giovenlii intenta alio armi mal soflrendo di non poter oc-
guaglianza sociale ?
Qual voce,
Tutto
,
il
la eupare, e cio per una legge di Garonda prefettura militare, se non dopo il periodo di cinque anni dimandarono togliersi di e malgrado le opposizioni do' magistrati , meatzo questa legge
, , ,
^1) Diodori Siculi lib. XXIllI. (2) Sed cum mulUtm adhuc ferlilis, ct elcjanti^ a^ri superesset, cullores ex Grnecia nnn pnuros arcersunt , inter quos et 7'liquas in urbt tedes, St agrorum fundos acquali sorte distrihuunt. Jiesidtia ergo civium frequenlia magnas in brevi divitias accumulnvit , itiitoqne cum Crotoniatii umiciliac fuedere ,
,
praeclure deinceps rempuhlicdtti adminisiravil', taque nd itaium pnpularevi conjxrmnta cives in X tribus digesserunt a stid cuiquc gp.nle nomina indiderunt. Tres e quthits Peloponnesjo collecKis nomineniHt Arcadem, Archaidcm , et FAeam. Totidem ex remotxoribns tnde p'ipulis cuique tribui cognalis Boeoticam , Amphyctiones et Doriemem. Qiutpropter inde reliquat ex aliis genlihus, Jade'm, Athanmdm Euboidvi ( Inntlartm. -Diodori biculi lib. XIIU.
;
voti di loro (1). Aiicora nulla lasciarono obbligar i usurpatori di richiamar le cose nello slato primi<3ro , distriDuire i terreni a' cittadini in esual misura. Quanta salutare fu In poco tempo si videro prcudore lo cose altro questa riformal aspetto, e nascer tfa loro un governo dernocratico. Ma agli urti iutestini seguirono quelli do'popoli dintorni. Incd assalita al di fuori , e preda non meno le sidiata piu volte volte dal rapinar soldatesco, pure non giunsero ne Bruzi ne i Lucani a vederne 1' agonia , la morte. I Bruzi , che 1' avevajjo assediata lasciandola a ruba, ne furono respinii da Romani venati in aiuto , capitanati , si Valerio Massimo (2) dal console Fabricio. Allora si fu die per un consulto del Senato romano, come dice Livio (3) , fu mandata in Turio una colonia latina di 3000 pedoni e 300 cavalieri , guidata da' triumviri Gn. Manlio Vulso , L Apustio Fullo e Q. Elio Tuberone. Allora in pari tempo la repubblica obbliato I'antico nome di
si Turio fu denominata Strabone (4) COt'lA. Ma ripetiamo con 1' eruditissimo Mazzocchi donde ebbe luogo tal denominazione. I nuovi nomi ei dice che romani davano alle citta, che ingrandivano con loro colonie, erano una vera interpretrazione dell' antico nome. Le volte le davano una nomenclatura greca non allontanandosi dai limiti di una vera traslatazione , le
,
, , ,
volte
citta
erudizione Tirrena quando il nome della o d' altri popoli orientali. II nome di si bene risponde a Sibari , Copia non a Turio II nome primo nome di quella citta Copia rispoude all' ebreo Sheber anaona (5). Ne furono i Turii sconoscenti a' benefisi
si
servivano
dell'
(Ij
In
Thwinorum
nonniii
per
quax
,
r ^publico id actidit , m nim tegrm hah eret intermisio quinquennio militum praefecturam gerert
rai militarit periti
,
liceret
tnnioret
,
quidtm
,
et
apvcd
tustodibn prolati cum eaateros , qui in rebus ijerendis versabantur , eernerent ac facile $e conseuturo$ arbitrarentur , leg,em illam aggre$si sunt , tollers primum, lata altera lege^ ut lieeret perpetim eosdem praefeetos esse. (2) Valerii
Aristolelis polit. lib.
muUitudinem pro
U.
Maximi
lib.
I.
C. 539 ) coloniam laCinam in agrum Thuri(3) ( num triumviri deduxerunt Cn. Manlitis Witlso L. Apuslius Fullo . Q. Aelius Tubero , cuius lege dedueebatur; tria miltia peditum iere , CC. Livii lib. XXXy mo. VirW. ^quites. (4) Slrabonis Ub. VI. Mzotiii i,'ilii9Cnfi IM. n| 9i. ($)
V.
,
Eodem anno
2i0
diedcro di viu p\t)blico iinulacro i() Roma, del Senato Romano e di una corona il tribune della plcbbe C. Elio per aver portate che infcslato aveva per beu contro Stennio Statilio una
:
lepee
due volte
la
citla
il
console
:
Fabricio
fhe r avea scanipati dall' assodio (1). A Turio si prcparava una scena piu distrulliva nemici piii 1 Lucani a quando a quaoostinati vegghiavano a suo danno do depredavano campi de' Turii. Questi, chiamali i lore alleamovevana ti , ma accesi da precipitoso ardore senza aspettarii e 1000 cavalieri. I LucaLucani solo con I'lOO fanti contro
ache non dissiniili a' barbari spreggiando I'arte di guerra le imboscate le scorrerie, non aspelniavano solo le sorprese si cacciarono a tando I'incontro de" Turii poco tempo ne' mone ti nelle selve di loro. I Turii gli affrontano gl' iosieguono a devane lasciano a rapina nelle rcgioni di loro penetrando che inoretazione un castello. Fu questo un'esca a lore rovine
ni
,
,
gogliti,
passo per menti, onde ir a dabellare la citla capitate. Sventurati! incauti in un luogo circondato di aiti colli, non che interrotto da spessi gioghi si videro accerchiati scnza scampo dall' oe
guardando
di
a spreggio
il
nemico
si
aprivano
il
angusle gole
lervo e 1000 cavalieri. Si allacca nemica a 3000 pedoni si estolle il grido di \iltoria tra di guerra, Turii a gran numero cadendo toiti alia vita guerrieri Lucani si aprirono lo scampo guadagnando guerrieri.... Solo pochissimi e questi nemmeuna collina meno elevantesi sul mar Tirreno no erano tolti al pericolo, avevano alle spalle il iiemico che in... Videro intanto in mare a borpeguivali fino all* ultima strage do alcuni legni: loc nacque una speranza credendo esser appare salsi danno a nuoto ondo raggiungerli tenenti a' Uegini non legni di un popolo amivarsi. Ma non erano de' Rogini erano di Dionisio Siracusano venuti in aiulo a Lucani, co eISavarco! Iratello di Dionisio capilanati da TS'avarco Leptimo. ducato nella reggia di un tiranno, spedito conlro da un tiranno, ahi !... eppure non era egli un tiranno: il suo cuore viveva solo
te
, ,
aU'amorc
lo
accolse invece
,
meno
in
a terra
ove erano
,
altri
cani una
qiictravanzo svcnturato, Lucani, conciliando e gli uni, e gli solo che i Turii dovesscro pagarea'Lui
umanamenie
in tulto
1500
docati del
Publicp slolun oh exiernis est Jinmae C. Aelio trihutw plffiii , Stcninum Stalilium qui Thuiios his itifeiitaieral. (>b ul Aeslalud it cvronn aiirca donnruiit. lidcm yostia Fabrici0 hum dunarere ifoHia Ubtrali ob i.biidivnt, Flinii lib, iXIHI. <p. 6.
(!)
941
ootro regno, per Tadempimento di clie ogh leso si tolle a malJevadore pe'Xurii (t). Ma cio non aJidaxa a sanguo a Dionisio. E'che al dispotigmo
acuhingefa una sfreiiata ambizione non poteva approvare iin'atto una che rendeva vuoti i suoi disegni. Non pace "iimaniU e Turii eterna discordia amava che regriasse tra Lucani sperando dal conlinuo urto trarrc profilto. Vera e, non lungo teme si tide il Siculo mare, come dice Eliano (*2) solcato da po 300 sue naTi, e veleggiaro a danno di Tiirio. Gia il vicina porttr
ji
,
,
,
n'
la
citta era
ncl
conflitto
,
d'l
assedio
quaudo im vendisponetano goerrierl lo romoreggia dat seltentrione, commote le onde, si vedono barl' una cou le cime dell' antenne cozzar colare incerte le na\i !ini tutta le altre, e drecissi armata navale ir dissipata
alia fiolenza, all'assalto
,
Turio k Sf'va. Turio 6 salra: e f urio non sa obbliare un beneficio Turio siegue le orme delie nazionr. Ricordava Turio, che i Fersi Greci avevano venti tra gV Idporgetano culto a' tenti ; che dii ehe Achille presso quel cieco e Divin raggia di mente e Zetiro eon prieghi e sparger liquori o propiziava il Borea promelter loro di bagnar le are col sangue di una vittima onde con lo spiro di loro alimentassero le fiamuie del rogo accesa per ineenerire le membra dell' estinto amico Patrocio ; che il tiZefiri stroxzava una bianca agnella: gliuol di Anchiso a'propizii voile Turio anch'essa erger templo ed allari sgozzar vittirae, porger sacrificii aL veulo Borea ^ che aveva dispersa la flotta si-
e dispersa
l'
racusana.
Quando le bandiere cartaginesi dopo fa guerra distruttiva campi di Canne sventolavano vineitrici per I' itala penisola Turio fu aceresciuta di gente che si era scampata da Erdonea. Incend'dta queata cilta da Annibale, come dice Livio (k), per timore , che non se ne prendessero possesso Romani le genti furono menate parte nella lorre del mare, cilta un tempo, or catcllo nella Lucania e parte in Turio. In nuesta lotta di Gartagine, e dell" impc^ro Romancf\ ancor Turio ^ tutto che colonia come abbiaino veduto da Livio,
,
ne'
(1)
Diodori
Siciiii
lib.
XXllII
,
(2) Adversui Thurios naiigabat Diomjsitts eonfraque ipsos tercntfft navus militibui gravis armafurae insiructas agebal. Boreas vero ex adierio r^lurtan* navigiu confreyU, et nniversas uavales exus capiat da-
Mat.
Ex
eo
et
ulijus
dommn cerium
uhulerunt.
faeultatesfju*
XII. cap.
(Hsrguarmit
jii-juf'^qun aiuiis
iSu/Z/ieia
Ulimi
life,
LXl.
2^2
Romano, come ci i nolo da' comeiilari di Cesara (1) vide segiiire le armi di Annibale. C\6 fece, dice Livio [i), non lanto ad esempio de'Tarantini, di quedi Metaponto quanto per lurore contro Uomani a ca^ione degli statici dianzi tolli alia viluunieiijio
li
, i
ta.
110
,
Gii amici
mandarono ad Annone
coiigiuiiU degli eslinli, aggiunge il gran Padovaed a Magone , che non di lontano ,
, ,
crano accarnpati nel torritorio Rrnzio di far pratica onde movessero vicino le inura della citta essendo pronti darsi nolle inani di loro. Con pochi era allora presidio in Turio M. AUnio, che duel Cartaginesi credevano venire alia pugna lidato nou nia nel valore dcUa gioventOi Tugia nello scarsissimo numcro ria che a tale uopo aveva arrollali sotto le bandiere. Percio di>isi gli armati, entrarono ne' campi di Turio, Annone avvicinandosi alio citta con la fjiitcria, e Wagone fermandci con la cavalloria su gli 0|)posti monU per il sospetto d' insidia Marco Atinio ignaro dell" indestino tradimento, e dell'insidie dell' oste nemica, \enne a giornata campale con la fantcria. Lenlissima fu la michia Turii se ne pochi delle prime file roniane pugnando glavano piu tosto come spotlatori. Le armate Cartaginesi a bello studio traevano indictro il pie, onde avvicinare il nemico al dorto do" nionti avvicinati ove era la cavalleria. Cosl fu Turii,
, i ,
,
a'
nionti
,
porte aperte. I Turini seguendo Ic armi di Cartagine innalzarono ad Annibalo simulacri. che, si Plinio della (3), si vedevano it> Ire luoghi citta. Ma rovesciato dalla fortuna 1' Eroo guerriero Turio ritornd alia fede Romana. Si Livio (V). I' uno Nella guerra civile piCi quando Pompeo e Cesare ambizioso dell' altro cercavano alternativamente soverchiarsi , Turio milito sotto le bandiere di Cesare onde Pompeo 1' assediava ne fu ma, si
,
,
nemica cevuta
uscl fuori la cavalleria rcpente estollendo un grido c rotti i nemici si aprl il passo nella citta, ove fu ri,
Appiano (5) rcspinto. Yarrone vuole che avanti questa citt^ era una quercia, ch
; ,
(Ij
...
riot
Coelius profectus
,
(2) Livii
id dictHahat, ad Caesarem pervenit Thuquosdam eius inunicipii sollicitaret, qui eo praesidii caus' pccuniam poUicerciur ub iis est interfectus. Jiilii Cacsaris lib, iH. cap. XXU. de Bello Civili. lib. XXV. cap. XII.
,
,
(d)
intra cuitu
lib.
muroi
hostium emisit luislani. in BriUiii (4; Eodem tempore ( V. C. '6,i'J nnno priore ad I'neuos dcsciveraul Coitsentini
solus
,
XXXUll.
,
fiopuU
Romani
poco dopo
XXV.
I.
'243
Plinio ne loda il gesso {'i) tonno [3] ed il vino {'*]. Eliano viiole che vicino Turio lluisse un fiume detto Lisio di lucide acque e che produceva pesci di color nero (5). Pausania, dice che non lungi da questa cilt^ era un porto fabbricato dall' arle per conianJo dell' imperatore Adriano (G). Turio governandosi lungo tempo a repubblica con le sue proe monete. Loro solo con liggere prie Icggi coniava medaglie
delle sue foglie (1).
di
mai pougiiavai
Id salamoia
,
o salsa
sguardi, pare che si possa dare una interpretrazione, se non c^rla almeno non improbabile. SI le une, che le altre per lo piu portano scolpita 1' impronta or di un toro, ora di una Minerva. II tocome ci e re oltre essor segno di fortezza e simbolo ancura nolo dalla favola de' fiumi a ragione della tortuosita del cor80 di loro. Minerva 4 simbolo delle arini. die, si la favola. ella armata si nacque datuando dal corvello di Giove, e diedo il nome ad Atene. Dunque i Turii col toro di die erano adornate le Joro monete volevano esprimere o la fortezza di loro, o il liume Sibari sulla cuisponda era labbricata la cilia: con Minerva poi volevano forse signilicare le guerriere virtu di loro, o I'cssere una colonia Ateniese. Le volte portavano ancora scolpito il teshcio d' Apollo, o un pesce. Con I'ApoIlo, a mio credere, voleano forse esprimere la sublimita della poesia de" loro celebrali poeti Menandro , e Alesside col pesce forse que'di ch'e fecondo il vicino Sibari. Non tutte erano coniate di un medesimo metallo, alcune erano di oru , altre di argento altre di rame. Taurui D oro /. Caput Palladis cum monstro marino
gli
, , , , ;
Di
argento
eoTPirix. Caput
//.
Palladis
Taunis
cornupeta pisci$
eoTPiii.v.
^1)
tura
Item Sybari qui nunc Tburii dicuntur quercus simili quae est in oppid^i conspectu - quae folia non amittit.
,
esse
naI.
Varronis
(ij
rei
Gypsum
...
calci
in
Plinii
('.3)
Plinii lib.
XXXVII. XXXI.
(i) rinis.
Thw
Thuriis fluvius Lisius appellatus , tametsi perlucidos tiquo(5) res habebat, uigerrimos tamen ptsres creut Aeliani Yor. bistoriaruni lib. XIII. (6) ... quotquot Italian res, eiusqne oppida investigarunl Thuriitm , miunt , iitum inter Brundisiuin et llydrundem ... statio autein navium
,
In
srti^eialis
#l
est.
Pausaniai
in
Eliacim
lib.
VI.
2i%
/// Caput P,tU, alatum supenol. cor. impnn. eoTPiii.N. fHi Caput. Pall. laur.
Taiirns
e<trnHj).
viet.
Taurui
piscis.
eoTPlUN.
gradiem
Di ram
V.
/.
//.
///
Scmibos 6. Taurus corn, piscis OTPlilif. Tripus eoTi'lUN. Caput. ApoU.^ Lyra eoTPiiiN.
CAPITOIO
XlVil!
Sua
paim- a
cJetld le^-
per qual
ljii||inf)^'i'ri''iftfrfi[fi!
...
legislatorem ex civibus eruditae scientiae cultu spectatissimis optimum Carneadem (') delegerimt. Diodori Siculi lib. XIIII.
Chiamare alia considerazione biografica un' uomo chiaro agli antichi, die deltando leggi a piu popoli si diede norma di virtu, non sarebbe iuutile argomeoto. Ma tutto va disperse nella lunga nolle detempi, e le notizie biograGche, e la sua patria, solo a noi resta un frammenlo di poche leggi , benclie aiicora contrastato , come scampato dal dente del tempo.
Valerio Massimo lo vuole cittadino di Turio (1). E Diodoro Siculo dice , che i Turini scelsero Caronda lore cittadino per dettar leggi alia repubblica di loro stessi al con(2). Aristotile Irario , cd altri lo vogliono oriundo di Catania (3). Oltre le leggi che detto a Turio, Aristotile vuole averne^dettate ad altre citta d' Italia, e di Sicilia, a Catania, a Gallipoli, a Negroponto ad Imera a'Leontini, a'Melazzo, a Zangle. Eraclide ed Eliano vogliono, aver date ancora a ;
, , , ,
ma
leggi
Reggio
(3)
cio
i:
contraddetto.
(*}
Gli
denominazione
sogliono
(1; Valerii
Maximi
lib.
V.
^2) Diodori Siculi ioc. cit. (3) Lalores vtro legum fuerunt Zaicnrus Lvcris ad occidentem incolenttbus quos Eptzephyrios appellant Grueci el Charondas svi$ eiti*/#, alti$ Cha'eidicis eircum Italium et SiciUam civitatibus. Aristolelis Jib. 11. Cap. HI. d Rcpublica.
,
:
2iC
vuolo che quo'di CatanJa abdelle sue leggi, come praticarono Locresi al f^rao Zaieuco lo che si studiti ancor dimostrarc Raffaele Triseheto du Fresno in una sua epistola diretta a Pietro Segonio por mezzo di ana antica moneta Catanese. Lo sue Icggi orano dettate in verso, onde Atenco (1) con r auloriia di Ermippo dice , che si contafsero presso gli AllSovro A^rivrj-r v.a.i ot teniesi Ira le fazze ciod; ne' laali deschi XxrO'-To-J voy.01 nxp xtvov. Col nome di Atene qui dove intendersi
Gamblipo
re.si
nella
vita di Pitagora
biano
Turio
ch' era
colonia Ateniese.
di
sentiment! intorno
tali
,
leggi?
II
anzi nel line rende alto elogio e giovato si parlando della famiglia della dillinizione di Caronda costar la fatniglia di coloro che prcndono il pane dallo stesso paniero stcsso soggiun(2), nulladimcno egli altro non avesse agginnto Caronda alia ge ne' libri politici ed che le azioni Icgislazione de' nostri greci giudizi conlro i falsi tostimoni. Diodoro Sicolo vuole, che a molte loggi da lui ritrovate aggiunse quanto mai di piii atile pot6 raccogliere dagU
nella vita di Pitagora in parlando, che da questo lilosofo la liberta fu rivendicata alle cilta, Crotone , Sibari , Catania , Rcggio , Imera , Girgento , Taormina , dice che le leggi, cui si governarono queste citti fossero dettate da Pitagora per mezzo de' suoi discepoli Caronda, e Zaieuco. II chiarissimo Bentleo si 6 fatto piii innanzi. Ei vari argomenti , e molto ragioni cronologiche si studia dimostrare , che Caronda ne ai Turii avesse deltate leggi , r.h il frammento dello e da Slob6o fosse genuine di leggi raccolto da Diodoro Sicolo Caronda , ma suppositizio. Ma che vale la sua , contro le auto-
in
di Cicerone di Diodoro Sicolo, di Stob6o, che fanno onorata menioria di tali leggi c le vogliono di Caronda ? E non 6 vero inoltre che il gran teologo di Vpsal ( citt^ di Svezia ) Samuele Skunk ilhislro varic di tai leggi con singoldtri su dissertazionl senza muovere alcun dubbio ?
rita di Ariutotile,
(1)
Athenaei
,
lib. XIIII.
Drimnosophistartim.
(2) Socintas...
tonsontaneu
(A'}(rj'j
in omncs vitae dies conslitula, naturae conveniens et dumua eaC cui)(S iocietatit ptirlicipes, c( consortes ofiojiCharondat apprllai id est , ex eodem pdnnrio ceit ex eadam
: : ,
0fiOi/ita vi*tuin
caj;.
11.
dt
Re^bltca.
come
dice
ii
delle sue proprie leggi. Ei ritornando un dl dalla campagna col ferro pendente al fianco , vide il popolo chiamato in adunanza eccitarsi a trambusta, e curioso saperne la ragione , ed insiniiaf
loro la pace , n:.n memore delle sue proprie leggi, che col danno della vita vietavano presentarsi armato a parlamento , alto si udi la voce d' un malevolo distrugger le leggi che egli stesso e imNo: egli allora, io stesso I'adempisco aveva fatto brandito il suo proprio ferro si tolse alia vita (2).
gi di
di
;
cio
Ma
trovano sparse in Stob6o, e Diodoro Siculo, dai quali mi bo studio raccoglierle, e dal greco voltarle nel nostro idioma. e dal patrio consiglio Escludeva dal senato /. Legge colui che padre di piu figli passava a seconde nozze. Poiclie creche non era buon consigliero della padeva il gran legislatore tria chi non sapea badare a' $uoi figli, dandoli ncllo mani di una
son rimaste che poche,
le quali
si
, ,
matrigna.
//. Legge pubblicamente per
,
Comandava
la cilta
raa iniquila e di eterno vitupero. Quanti per non toUerar tanta onta si diedero violenti lo mani! Null' allro pero piu vantaggioso di questa legge.
Yietava usar del consorzio de' malvaggi Legge. Quanti benche integerrimi usando comalvaggi non s'impervertirono
m.
nem cum armis prodiret. Immemor ergo habebat cum m concionem advolasset
,
Thurium dcvint an etat consi(1} Apres la destruction de Sybaris derable sous la discipline de Charondas qui mouruit martyr de 5es proM. Henri Swrnburno Voyage Deui Sicile Sect. XXXVII. pre$*loix. Circa quern in mortc quidnm mirificus casus, et singularis eve(2) nit. Nam cum in agrum gludio accinclus propter latronum incursiones interim dum ille reicrlilur accidit, ut poptihis in concionem exivisset advocatam inter se tumulluM excitaret. Curiosus ergo seditioncm pervestigaturus in medium procedit. Legem autem tulerat ne quis ad concio-
subligatum
praebuit
destruixisse.
quorum numero unus etelamat: legem ab Minime hercle, inquit, ted ralam faeiam,
conditam ipse
se ipse tranfigit. SufTrulice di efTeilo astringenle. AUri la fanno enlrare nella miscela della birra. Delta altrimenii Sorcelli. Crecchia^ Linn^o in latins la chiama erica tttraU^. Si credeva di aver la virtu di scioglireicalcoli della Yoticiea.
(3)
stim g'adio,
S2.3
anch'cssi? Declive e
a
il
callc al
vizio
alia
etl
hn una Tieile
iliscosa:
leggo del divioto della prava socieli agginnse grave pena pccuniaria. Jill. Leggc Rigiiardava la tiitola degli orfani. Si era contro i desertori, o que* die si eraV. Legye no restii di andare alia gnerra. In qnesta legge ei mostr(\ pietA meglio che rigore. Altri legislator! irrogaroiio a diserlori il suppliche si stessero Caroiida impose per tre giorni lio della vita geduli nel foro vestiti a veste iniiliobre. Potea darsi ritrovalo
:
bnon
dritto
dunque Caroiida
pill
gl'
,
itnbclli dalla
i
mollezza
che
figli
de' Turii
fossero edu-
cali nclle leltere a pubbliche spese. Questa legge aveva in mira ciltadini indigent! che per le domestiche bisogue toglievano Questo, dice Tiraboschi, 6 i lore figli alia educazione letteraria.
i
il
primo esempio
vatitaggio
,
di scuola a
spese
del
pubblico
mune
italia,
norma,
ch' c incerta se Aristolile ricorda un'altra legge de' Turii fosse dettata da Caronda. Per questa legge le pubbliche caricho si o potent!. E questo un occupavano solo da' ciltadini piu ricchi argomento, che gl" infelic! residui dell' oligarchia non si erano in
,
,
tutto estirpati nella Turia repubblica (2). 11 medesimo lilosofo (3) parla di un'altra legge Turia, con la quale si toglieva , non potersi aver l' esercizio di coniandar la
non dopo il periodo di cinque anni ui vacanza dalQuesta legge aveva per fine, toglier di mezzo in una medesima persona la perpetuita degl" impieghi sempro perniciosa in una repubblica. alcune binoMa tali leggi non tutte ebbero lunga durata
railizia
,
se
esercizio stesso.
gnarono
latorc
,
di
come
I.
(3;
Aritioli'lis PdIiI.
lih.
II.
249
Oltro questi poclii fiammenti resta ancora presso Stobeo (1) delle leggi di questo nostro legislatore , che io per di queste mie ricerche volto a verbo a verbo dal greco originale nel nostro linguaggio.
proemio ornamonto
il
1 consultori, e que'che profesi^ano qualche cosa devono incominciare dagl' Iddil. Percioccho 6 ottimo come si conviene... conoscer Die come causa ed antore del tutto. Inoltre bisogna
,
,
tenerci lontani da' caltivi misCatti , e cio maggiormente onde restare in armonia noti Dio. Poiche con nessiino degl' ingiwst; Dio
vuole aver commercio. Si stndii poscia ognuno e si esorti, secondo il decoro ad intraprendere ed eseguir le cose dovute. Ira,
perciocchc nelle cose di poco, e di alto momento porrc uu'egual disegno seuibra cosa Iroppo nmilc, e non degna di onesto uomo. Laonde ciirar dobbiamo di non darci troppo neghittosi alle cose e gravissime. Ma a seconda del tiio decoro e deila tua grandi virtu devi ciascuoa cosa ponderare , ed onde ti intraprendere tornasse ad onore ed a fermezza. Niuno deve porger mano di soccorso ne conversare coa uomo, ne con donna che si contrassegnarono in cilta con una inarca d' ingiustizia altrimenti si deve cio rimproverare ancora solo che pu6 addiventar simile a colui, col a lui quale comunica. Torni utile poi amare e conversare con gli uomini buo,
ni,
^
e per emular
,
la
probita e lornirci di
,
virtu
ed intraprendere e perper dir eosl questo massimo fettissimo sacrilicio. Poiche senza virtu noppur uno pui dirsi che perfetlo. Conviene ancor porger soccorso ad un ciltadino vicne adontato o nella patria sua o in istrania regione. E d'uo,
,
po pregare, e accogjier familiarniento qualunque ciltadino , che aniato nella sua patria, ricordevoli di Glove ospitale , come colui che costituito presso tutti per coraune Dio non tralascia por mente ed alia ospitalita ed ail' inospitalitd. Inoltre i vecchi sieno costiluiti capi do' giovini , e sia loro officio di ammonirli ondo fia noto che i giovini debbano rispettarli, ed aver di loro uo' erubescenza, solo pcrche dessi a cagione del pudore e della verecondia si tengono lunge dai malvag, , , ,
gi.
i
Percjcche
,
nelle cittd
ove
,
ancora
nepoti di loro saranno impudenti. Dove e lunge il ivi ha pudore, e regna I'inverecondia luogo lo scherno , e I'ine (inalmente la ruina. Percio non vi sia giustizia pur uno, che abbia le note dell' impudenza ma sia studioso di esser
figli
i
cJ
ognuno
per aver propizio Dio, si per fruir gioini di salute ; poiche nessuno impudente e caro a Dio. Inoltre ognuno dove esser studioso di esserc onesto e di un parlar verace
temperante
si
(1)
Stobdei
lib.
rxxxXV
e delle eonsuetudini.
250
odiar
te,
turpczza, c la menzogna; perciocoh6 qiicste ono lo ndiscernc la virtu, e la malizia. Laonde fin dali'infanzia e necj'ssario assuefare parvoli a tali virUi, riprendendo que' che son propensi a mentiro , ed amando que' cho sono intenti al e (ar si che quanto e otlimo , e locondissimo nella virlu Tero 8' ingcnorasse negli animi di ciascuno di loro , e si convertisgo quasi in natura. A tali cose ciascuti cittadiuo si studia darsi ela
cui
si
semplo di tenii)cranza meglio die di saggezza. Imporocche simular sapienza e grande argomento di un'animo ignorante, e vile. La siiiujiozione poi dclla tempcranza dove esser vera nessuno si dia pensiero d'iniingere egrcgii fatti, se nulla ha di buona m( ntc e di azioni.
,
Conviene ancora esser benevolo verso i principi come \o siamo verso gonitori praticando loro obbedienza , e venerazione. I'oiche chi alimcnta in petto senlimenti contrari Ja'demoni cho sono gli dei tutelari, ed padroni della citta, si avra la pcna del suo nial talento poiche ancora principi sono pacd droni signori dt'lia citta, e della salvezza de' ciltadini. Ma ancora principi devono presedere a' suddili come a' e saggi in dando giudizi intorno la disamista, I'iracondia. loro figli e son degni di onori doviziosi che liioUre merUano lode
, i
,
come conservatori de' fanciulli, e di coloro porgono a' povcrelli che dovranno difendere la palria. Essi dovrebbero porgere ancora a coloro, che son poveri, non perche oziosi, o intemperanti ma solo per voler di fortuna. Poiche la fortuna e coniune a tutti. Viver poi nelT inerzia della vita o nell' intemperanza e
,
Similmente
sfatti di
ancora quelle che commisero a Lcl dilctto. RJaso ed iuiprovidi ch' e stato indicate da se stesso si colui dichiora inimico del sia odiato da tutti denunziatore acciocche si abbia la pena con la quale liberato dal pessimo morbo todeir ingratiludine
,
, ,
il
disprez-
fo degl' Iddii
de' princi|)i
,
1'
non curanza
la
giiistizia.
abbia per giustissirno, non meno che santissimo cho onora tutte le cose dianzi enunciate... quel cittadino Si plimi pid oncsto morir che col desiderio per la patria di viverc abbandonar la patria, e meltere in non curanza I'one8ta. Pcrcioche 6 meglio morire oncstamentc, che viver con tur])ezza, n con obbrobrio.
si
,
Al contrario
ma
con
231
buona ricordanza. o con olTrir frulti iiascenti in ogni anno bisogna onorare lutli que' che sono tolli alia vita; poitlie puo scmdemoni infernali rabbandonarci brare un' ingratitudine presso ad un dolorc smoderato. Que' che si n^ostra superiors all'ira b da stimarsi molto miche erra in dandosi all' ira. gliore che colui Que' che si dona schiavo alle duvizie, e al danaro sia condannato como un pusillanime , illiberale... e si stimi come uu uomo di animo vile poich6 Tuomo di animo magnanimo prcmeditando seco stesso tutte le cose iiniane non vienemai, quando gli accadera perturbato da simile fortuna. Niuno parii un turpe linguagglo onde con fatti osccni non e di contamini I' animo, e non riempia la merito d' impudenza
la
i , ;
scelleranze.
Perciocch^ noi chiaoiamo con parole dicevoli, e scritte neldi quellegge tutte quelle cose che abbiamo onesfe , e care le cose poi che noi abbiamo in odio ancor la noinonciatura sdeJa
:
gniamo
parlar
a
di
di
loro.
Sia
dunque
turpe
il
natur.i, c per legge scellcraggine; poichc natura non per libidine, ma per la generazione de' figli- prod'isse tale umore. r.onviene che la moglie sia casta , ne si lasci ad altri uoniini per uno scellerato stupro , e lemere I' iracondia de' demoni
,
che scacciano
nomini
vi
fanno nascere
I'
i-
nimicizie.
Chi dona una matrigna a' snoi figli, non mai degno di onorc sia stimato infamo come autore delta do:T^;i3uc.T disCOTdanza. E nccessario I'osservanza di tsli Cose, e che il prcvaricatore si.i soggetto ad una civile esacrazione.
,
cittadini ben sapcsimpero poj dclla legge che tutti sero qucsti proemi e ciTe li cantassero ne' dl festivi dopo gl'inni in on^ro di Apollo... onde tai prccetti addivcnghino famiharissimi ad cnuno
,
i
18
CAPITOLO
XXVIIII.
LETTERATURA TURIA.
Oerche hioprafiche
--
Eredoto padre dell" isloria ~ Sae riSnoi viaggi prima di scrivere l' istoria, sue ricerehe, e dove la scrisse - La legge in Olimpia, ed in Atcne, lagrrme, o rompiacenze di Tucidide, e perch6 ciascun libro fu dedicato a ciascuna suo racconio , ed in <Jelle novo mvise -- Da quale anno comincia il Diaquale ha fine Breve saggio su gU argomenli di ciascun libro -- Confronto Ira Tucidide, ed Erodolo -I' istoria Jpttr^ cui 6 scritta Scniiro de' classici in tale opera - Si rigcttano le mende n"ribuile ad Erodoto da Pluiarco^ da altri - Si vuole che abbia scrilla la vita di Omcro , e 1' istoria degli Assirii , e della Libia " Ippodamo di Turio " Vn suo frammento intorno la fcHciti, un'altro dello stato felice, e dclla brevilA della vita -- Ottavio Augosto, sua biogralia.
A'ee te Aliearnasto,
Vates divine tilebo Herodote, o Sajiifn$ , quo fortin facta Virorum Quidquid in Europa, atquc Asia labentibut ann{$ Tempera prijca tulere novum sacrante ramotni*
,
ittincta 'Xadi
certat
ChifodoM Gopiiia.
anlichi istorici Erodoto s' innalza gigante, e i' opera stmpre Dorma, ed esempio a* que' che teroperarono la penna all' istoria del/e genti, che lasciarono di s6 alta memoria. Erodoto tiome sacro alia letteratura padre dell' antica istoria, f)on perch6 cgli il primo lasciasse alle genti un quadro dipinto de'
Tra
gli
di lui
fti
fatti
di popoli
lo
nazionali
ma
solo per
1'
grazie dello stile, per la spontaneity deH'cspressioni, pe* tnodi facili e chiari, senza essere scompagnati dalla greca robustoxza. Egli tra gl' istorici , quale il cantore di Achille tra i poeti quale Demostenc tra gli oratori. II solo suo nome vala un
per
eloquentissimo elogio. Ma quanto e chiaro il suo nome, altreltanto sono tncerte If notizio che di lui rcstano nolle paginc dell' istoria. lo per qiiaiito studio mi abbia dato, onde adornarc queslo mie ricercha dclla biografia di qucsto chiarissimo istorico scmpre ho conofrinto rittsciro infruttuose lo mie riccrcho, altro non ritrovando die diibbii cui siamo. cho non possono trarci d' incertezza dove Erodoto rcspir6 lo Qiiante incertezze intorno il loco prime aure di vita! Tiittoch6 i novo libri della sua istoria segnas,
5ero I'epigrafe
nolo es?or
egli oriundo
da
,
cui 6
culUdi'
TErndDUDCOTrOD
253
"niono t*lutarco nel libro,
-.llpodoro^
-Che
ou,5ioi;.
Non
Nato neirOlimpiade
no.
LXXUII
vita
di
liinga
eW
piti
MarceHino nella vita di Tacidide ( lib. III. cap. ult. ) vuole che gli Atemesi avessero eretto ad Erodoto un scpolcra ovo appreso il onorario. Adtilto da Alicarnasso mosso in Samo sermone lonio e le siio bellezze. Solenne pensiero gli governavolea far tesoTO al mondo letterato di una lu*va la inente si lascio a liinglu ga istoria. Por non ignorar il sito delle regioni la Grecia per la Macedonia , per la Tracia, al di 14 viaggi per oltre il fiume Boristene del UanulMo per la Liper 1' Egitto e per altre longinque regioni, Per vedere le cose co'probia si Cesarc Cantii viaggii quanto appena si credepri occhi (2) verso occidenrebbe, verso oriente giiinse a Babilonia, e Susa a mezzodl saliva e forse piii in la te sino alia piccola Sirti
,
-va.
all'estremita dell* Kgitto, e da per tutto osservava, ed interrogaI greci del paesi degli Sciti descrive osattamente , quanto Ponto; in lui ancora dobbiamo cercare le prime stanze, e le oridei Turcki , dei Germani , dei Galgiiii dei Lettoni , dei Finni
i ,
segna il corso de" fiumi, da sulla Siberia Iradizioni, cho ora cessano di parere favolose . Piena la mente di quanto aveva veduto e intorno la topografia de' luoghi e intorno le costumanze le discipline i riti degli uomini, movea si Suida, in Samo. ove tutto si diede a scrivere la meditata istoria. TutPlinio vuole che I'avesse scritta nell'ltalia, nella nostra loci6 Turio (3). Ad altri piace, che egli 1' istoria altrove scritta abbia f solo riveduta in Turio, e molte cose aggiunte. Egli, vero e, visse in Turio lunga stagione, qiiivi venuto con una colonia, che sciolse da Atene, lasciandolapatria.non potendo toilerare il dispotismodiLigd-
muchi
amo, che
<le
(i).
foro
(5)
nell'
Olimpia-
LXXXI.
Ei lesse la sua istoria nell' adunanza de' giuochi Olimpici , ove Tucidide ancor giovinetta in udendola pianse un pianto di dolcez/ i. La lesse per la seconda volta in Atene noil' anno 3
Vniversale vol. II. Cap. XVIIII. (3) Tanta rpkori auctnritas erat urbis nostrac trecentesimo decimo nnno: tunc eiiam aurtor iUe ( Herodotus ) historiam earn condidit Thurii$ in Italia. Plinii ijt,. xil. (4) Pimii lib. xki. (3) Tacididis lib. I.
VI.
23i
fleli'
Olinipiadi'
Fii si
l.WXlll
il
qiinrtlo Tiiriilidi'
,
godcvn
inrontro
asli
il
rili.
gramle
compiacimento
rho
v'
mini vi popolo, e
,
la dolcozza dclla sua dicitnra, la conrinnit;\ dol pho stile, la puche Tczza dcir c5prc??ioni \t\o\c\ talmonto Ic nrorrhio di lorn crodendo pnrlaro in quollo pngine, vollo miisc not! Erodoto loro oho ciaspnn libro consacrato ad una delle nnvc Muse, assiiTnc"SO la d(^nominazif)no di loro. Or prima di darno una brovissimn analisi credo pregio un di qupstp mi(; ricerche scrivere por qtianto mi 6 donate ondo meglio intendersaggio sn gli argomenti di -ciascun libro sone i ntiliti , e la gioventOi fii stiidiasse svolgcrla con diureon nnUnrna mano. Erodoto incoininria !a sua istoria dal rogno di Giiio, rn dp'Lidi che vivea intorno I'otA del mondo 3238, che avvenne p la mntinna fino alia fuga di Serso dalla Grecia
,
roiroiiinpiado
ria
LXXV,
il
ossia nol
di
3471
del
Tisto-
jpi
ppriodo avvonimf^nti piu memorabili di que'tcmpi. Di qiian(^ r.'.tti ti dovi/io^o nolla sua narrazione quadri di Topografie, d. fmmi, fcnomeni di natura, pitturo di costumi , tradi, luoghi zioni iipinze. Icggi , tntto il hello, tiitto il grande, tutto il sublime vi si trjva con solenni acconti descritto. Ma non istiamo
peiisiere
in
tiitti
abbrar.rin
232
anni, ovc
1
puo spaziar-
gli
*'.
gon(Tali.
Nol
Lidia
,
"
libro
CUn
dopo
.
la
deacrizione dolla
Io-
fino a
Oeso,
povScia dell'antica
nia,
lali
di
d(!'
co^tiimi
dp' Persi
do' Rnbilonpsi
,
Cir.),
,
>mrpa Medo-Persa
non meno rhe delle sno impreso. d^lla edncazionc Nel II. libro si ha pen'^ipr.' parlare della topoEuterpe e della seric di Egitto , d >llc costnmanzo dpgli Egiziani , grafia de're. E qui mi giovo delle parolo doireruditissimo , dell'immiei ingenui menso Cesarc Cant^ , per la salut*^ di cii sono
scrvazionc
f'Tvidissimi voti.
y>
ei
Diodoro Siculo
|p
,
o di
compilatori
d^h
da
istoria
nniversa-
dallo
sciogliinento
degli Mdii nei primordii
del
Caos
'
dnll" origine
,
dal
regno
suUa
tprra
ni^
;
ma di\ del IMondo lo ron iina certa sposizione delle ingiurio reciprocbe quali inimicarono i greci, od barbari, e ftirono a cosl dire le cagiont dpllf> crindi guern^ di cui intr.iprend la narrazione. Erodoto pol di t.asf.Tisce tutio ad un tralto il I'^llor.'. al regno di Creso re^ Lidia. la svenlurata imprcia di qucslo prinoipo contro Giro
trascorso
, i 5
nam
f-nl.itiro d.'lli
monarchia P.'rsiam
di
l:\
s"
avanza
segucndo
[W
C.
r.
iniii.
Sioiii
Vnivcrsnlo Vul.
I.
255
nellc diverse lore spcdizioni. re che gli succcdettero e siccome questi conquistatori hanno successivamente portatc le loro arnii contro tutte le nazioni conosciute tanto dell' Asia, cho racconto offre alio storico il filo del deir Europa, e dell' Africa i la religiono alcune naturali occasioni per descrivere le leggi e le antichit^ di tali iiazioni, e per far conoscere i dicostumi \ersi monimcuti e le produzioni dolla natura proprie a ciascun
Ciro
e la paese. In cosl fatlo modo la storia gcaerale delle nazioni descrizione geografica dell' universe sono iiiserite a guisa di cpie vi e distribuita sodii nella storia particolare dei re di Persia
, ,
per isquarci in ditrereuti luoghi. (juesti squarci collocati a giusla distanza gli uni , dagli altri soi'.o come allretlauti luoghi di ri,
poso in cui lo spirito del lettore, ricreandosi nella contemplazione di tanli divorsi oggetii tiene louLaua la stanchezza, ed il died che ebbe loro cagionalo un lungo raccunto istoricy sgusto una continuata attenzione sugli stessi oggetti. i)a queste digrose la vita sioni finalmente nasce la varieta, la quale e 1' aniina
,
,
della istoria
quest'arte Erodoto ha sapulo imitare il nella coUocazione delle II differenti parti della sua storia. racconto delle conquiste , e delle diverse imprese dei re di Persia serve alio stesso nella sto,
come pure
Con
ria di
Erodoto
che
,
il
nel
poema
dell' lliade
racconto degli elTetti dell' ira di Achille esseudo quasi catena ai cui anelli lo sto,
rico aggiunge la descrizione di niaggior rilievo, i piu utdi ammaele osservazioni piii curiuae in una parola tuttocio , , che la vita dell' uomo , e lo spettacolo dell' universe hanno di
stramenti
L'imitazione non rcca piu aggradevole, e di piu maraviglioso minore maraviglia allorche si paragona 1' istoria di Erodoto con r Vlissea; imperciocchc essa non rassomiglia solamente a questo poema pel disegno, e per la distribuzione delle materie, gli rassomiglia per la natura stessa del soggetto, per la tessitura della narrazione, e per una imitazione seguita dal prihcipio, dalla condotta, e dalla catastrofe del poema. Al pari di Omero il quale comincia 1' Vlissea dalla sposizione dello stato iufelice in cui la casa di Vlisse era ridotta, Erodoto pare che non comincia la sua istoria dal regno di Creso, se non per aver motive di dimes trare I'oscuriid , in cui erano allora le principali repubbliche dele I'alleanza , che Creso Nolle stringere con Atene Grecia ta e Sparta diede luogo a silTatta descrizione. Battendo un cammino diverso, Omero , ed Erodoto eccitano gli stessi movimenti nello spirito del lettore, e vi destano il medesimo interessamcnto. Nel HI. libro Tal'ia - favella dell' istoiia di Cambise ; inoltre del dole , e della morte di Cuo e del suo regno in
, ;
seguito
numero
delle pro-
25G
viiicetk'I regno della Persia, finalmcnte del posscsso di Dario dellSs' Babilonia per opera di Zopiro negli encomi di cui ei chiude il' racconto.
,
Nel nil. libro ^lelpomena gli e argomento 1' esatta; descrizionc dalla Scizia , o 1' infelice espediziono di Dario contro la Scizia poscia della citta Cirene fabbricata ncUa Lidia, e la descrizionc a lungo di quella regione. Nel V. libro Tersicore assume a dfescrivere la lega2iono do' Porsiani ad Aminda re della Macedonia ; la giusta vendetta del!' iniquo Sisamnio ; la sedizione e la fine di Aristagora dcU' Attica do' Lacedemoni e de' Corinti. IVIilsio; e lo stato a tempo di Dario. Nel VI. libro tratta del supplicio del sedlzioErato so Istieo deir origine de' re Spartani del magnilico apparato di Dario, o della giierra contro i Greci, e ddla pugna preso Maratona nella quale il gran Milziade pose in fugn i Persi. Nel VH. libro Polinnta espone la deliberazione tenuta da Serse in iinprendendo la guerra contro i Greci; la celebrata espedizione di !ui nella Grecia c la guerra presso lo-
Vrania
descrive
lungo
la
guerra
presso Salamitia. Nel Villi, libro Calliope paria del supplicio di un certo Licida la di due battaglie combaltute nel medesimo giorno prima la dimane presso Plat6a, I'altra a vespro appo Micale, promontorio dell' Asia. Questa istoria e scritta in dialetto ionico. Con quanta eleganza fu scritta e stata omai giudicata, e noi ne ripetiamo i sentimcnti. Moiti dice Quintiliano scrissero 1' istoria con approva-
i ebbero ogni punto di approvazione quali, tutto che di pregio diverso, meritano lode non dissimile> Brieve e eempre incalzante e Tucidide: dolce, candido eloquente Erododelto. Gli alTctti del prime sono sempre svegliati gli alTetti
zione
ma
due
soli
altro
sempre
le
,
placidi.
L' uno
nobile
per
le
concioni
I'al-
za
fita
dello
di
slilc
contrastata.
Perci6 che riguarda 1' eleganparlato (1) . dice lohn Robinson (1) non puo essere queDionigi Alicarnasso pone questo scrittoro nel
,
rango
infastidire.
quegli ammiratori , la lettura de' quali non puo mai e la felice 1 suoi ammiratori vantano la racilta
ecelta dclle sue cspressioni, secondo essi le sue metafore hanno y incanto dclla poesia. La sua dicitura e animat-a, e senza gom-
(2,
X cap.
,
I.
Aiitirliiia
Groca
vol. I.
257
abbandona cgli giammai a devoli sregolati ha qnalche rapporto col gemo di Omero BifTatiooe l\ 6U0 talento la dclcezza. la nobilta egli Tabbondanza rcaHaiora possiede con lui si consoJa, per essere state il pnmo, la feUcita Teofrasto nella prosa, e di avorla portaehe abbia introdotto gli ornamenti Cicerone dice che talvolta egli 6 erala alia sua perfezione. della sua e cbe veruna allra eloqucnza al pan e poeta tore eorre essa, aggiunge egli.limpida, cli 6 sembrata piii altraeiite come I'ooda di un liume . e
ITezia.
Nod
d-imma-
si
veri avvenirnent^, durre Delia sua istoria mille favole, come ne Ha natura. Ma V immortal nostro Gra^vma altre cose di simil allistoria prolana, ei dice (Ij, U prmsmentite le accuse . Venendo secondo parer mio. e dt cipedi essa non solo per antichita.ma e virtii tanto di pensaanche per merito Giuseppe ScaMngero , Erodoto Alicarnasseo. il re quanto di esprimere , deesi riputare percbe " .^o'go viene comunement? stimato meosogniero quale Lromai legge , o non distingue quello ch de' letterati , o non da quello die scnve per doto racconta per propria coscienza siccome di cose della propria coscienza allrui relazione; perche esattissimo a di&tinguere il vead investigare 6 diligentissimo cosi nelle cose da altri ncevuta ed il verisimUe dal falso ro fedele relalore. Ultreha voluto semplicemente essere buoflo, e la tela di una istorica narrazione tutcbe dipingendo egli sopra ha voluto conservare anche m&to le \icende d5iramana vita
i . , ,
manear
di veracild
in-
ad
essere tanto col vero, morie favolose, onde si traesse ulilita per del viver civile. Perloche ouaDto col falso il pi4 savio maestro m principi ancora specchiarsi non solo i privati ma debbono altra di grandi imla quale ^ ferace piu che ogni flaesta iatoria. avene di strani rivolgimnti, e di mutaziom d'lmperi Btese la mescrittore abbracciato quanto sino a quei tempi do questo delle monarchic degli Assiru , dei moria degli uominl eonteneva Medi , de' Pei si . Schoell aggiunge (-2) Se Erodoto e poeta per E il
i
, ,
storico e per rispetto alio stile egli e riBoette della sua opera racconta sempre con oer Vamore, chfr porta ^Ha verita. Erodoto da i fatti, che egli ha potuto Lmpiic'ta, ed esattezza , non solo
,
signer
80
stess'.'
conoscere
no
ed appagandosi
che gli sono stati racquegli altresl la sua oP'n'Ospesso senza pronunciare suoi duDalcune volte soltanto di esporre
ma
,
H)
Graviiia
S>>ho'U
- Opuscolo
lib.
di
HI- cap.
XVU.
dama cc
268
./.
c-
alle
men-oonc
contro il da Su^da
cfte
suasivn
^"8"o indiritti Udre d?Ih. cw ^r"'*? ^' andrsmi riU Pn'.^'"''-' "" T^ dissetta/Jono citata "^"'^ '" trattato...
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piO sottile
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^'^d"^ --"tro rim '^^, f"*' ''P g^^D^'-a'monto riconosciuti per ii.susTra con S^'\"'''''';' '^'""^ conformato un pran nu n ro '''''''"" t^^-" '^"g'^^'^' ^^ hanno fatto coZ e'er /."^''"'"^ che polerooo trarre in crorc questo scriLre npr.n .f^^^ '^ '' raccl.iudo la sua sto '' r" sono'u^rt r ''''TJ'^'^^
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Herodoti, come ognuno ^"^^^^ chiarissimo istorico. ^ ^"^'^* purgarnolo, noi ci ered^a^ ^^yf"" '\ """ ^'P^^^"- ^^'^ ' "0 parole. t"" ei ^''.' ^'m\"''"' d)cc (1) e eimnensJ. . '''' '"" ^" gia perfetta in Erodoto, la sostanza dichenon possiamu astenerci dall' aiZntan bf a^rsp'n.r i'"''' ^'""P'-^^^'-arneloaltamente. Incomincia egli ^'>^ ''^ to"o non debbe ^*'"'''^'' affann.r!? "'"J 'T'"^ c'>^^ noD potranno mai dognan.ente n I. '"f^"*'''- '^'"'; "^" '"'*^'''^ scambiare ilbiasimo, o la maldLnf '."'? ^?" ' ^ '^' '"^"^'^ "0" ^'I'-i'''^ 'e cose sotto cit "vo ivo .?" dee '.^' btn guardarsi dal prestan- !c altrui aspctto;
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inlenzioni
(1)
<:.
Caritu. SU.ria
\nivcisale vol.
1.
259
non avrebbe ad asscgnare le piu sfavorcvoli cagioni cho hai;i vantaggi peculiari ragione ogrii qualvolta assegnasso no dotermiuato altrui a una improsa, ovo attenuasse la diflicolt^; infine sar4 colpevole se porgo il fiele della malignita col melo Plutarco applica questo regolc alia maniera , coo dell' an)icizia. che Erodoto scrive la 8toria. Noi non gli terrenio dietro nei rime nell' ultimo ed ingiusti con che lo appunta proveri frivoli secolo Erodoto e stato sopra ogni singqlo capo difoso da un mem* bro deir accademia dell' iscrizioni- Ecco soltanto la conclusiona di Erodoto Che dobbiamo duuque mai pcnsare, e dire di Erodoto? Esscr esso uno scrittore, ciie dipinge molto il vivo; il linbelha grazia artificio giiaggio di lui scorre dolce , o bcllo lozze nt'lia narrazione; ma come un poeta costante quando egli recita duIciMnente e delicatamente una I'avola , olegantemente che ben la intendn, o ne conosca il vero fine, ma convien non dalla maldicenza sicconic dalla cantoride tra le rose giiardarsi e bassezza di lui; non far gran case delle cose leggiere che s'insinuano in coteste pulite lasciate, e ben congegnate maniere di parlare affinche, senza avvedersene, noi non mettiamo nella nomaligne
,
stra
cetti
testa felse
slravaganti
Pur le volte vero e , egli e meno verace se pur non sia maligno. Ei racconta, che nell'invasione dcU'Egilto da Sanaccheribo re degli Arabi edegli Assirii, al re egiziano ostinati i suoi a prestar soccorso; non sapendosi che altro fare, il sacerdote recatosi in un delubro, e quivi a pie di un simulacro in piangendo la Irista ventura che gli sembrava sorpreso al sopore, 1' Iddio vedere, imponesse di non spaventare, e muover solo contro gli Assirii guerrieri, e che egli a lui avrebbe prestato soccorso. Egli racconta che una moltitudine di agresti topi avessero rose in una
, ,
,
notte le
correggie
de' turcassi
degli archi
tal
degli
scudi
onde
e
inerme a piu combattere squiilasse la mai ignoto'quanto alieno dal vero sia
,
ritirata (1).
Ora
,
racconto ? L'angelo del Signore foco degli dice il libro dell'antica revelazione Assirii hnga stragc in quella notte dall' ira divina non agresti topi furoiio il promesso soccorso.
,
a chi
(1)
Cosare CanlC
>
1.
.-lor.
uiii\rs.
SCO
A'nove
a
dl
libri
doUa sua
istoria sieguo
in
ESHruSIN
dialetto
la
HEPI
lonio
THN OMHPOIE
,
di
che
1
egU
soleva far uso. Quanta variety di sentimenbi intomo a ci6 Benche non mai vada disgiunta alia ediziono della sua storia, e bench^ altri creda esser opera esclusivamcnte di Erodoto , ci6 nulladimeno e contraddetto da molti. Tanaquillo Fabio nell' opera sua de'poeli greci , in osservando che niuna , oltre Stefano , o si asSuida, degli anticbi scrittori abbia parlato di tale oppera sicura essere stata scritta da Cicerone, o da Livio ami che da Erodoto* Non dissimile il sentiraento di Vossio nell'opera sua de,
gli
storici greci.
Inoltre Erodoto nef Tistoria capitolo 180 pronrotteva scriTCT degli Assirii (1), e nel capitolo 106 della Libia^e cio non meno e contraddetto dagli scrittori. Intaato Aristotile nel libro de^'istoria degli animali y riprend Erodota di aver scritto ^ che ncU' assedio di Nino roentre tuU'i pewiuti avesse
yaf**voXar, cioe di
aa'aquila adunchi
bevuto,
eppure
come egli dice, artigli, si astengono, cio non mai sf legge net nove libri dellisto,
Erodoto, Dall'altra parte Vossio dice aver veduti inoHi squarci di Erodoto, che non mai si leggono nei nove suoi libri. Da questi due scrittori si potra trarre argomento , che Erodoto^ abLibia adempiuta la promessa dell' istoria degli Assirii, e dcUa bia e che se ora non esistono tali opere, forse H tempo ne ha fatto preda. Perciocche ove mai &i rinverrebbe quanto dice lo"
,
Stagirita
scritto in nessiiua
patina doi
nove
libri
Nacque ancora
cuna
onor
notizia,
tro dello
Turio Ippodamo; ma di lui non ci resta alcu^ due frammenti, uno intorno la feliciti, I'alche io qui a* state felice, e della brevita della vita
infuori
,
queste pagine volto scrupolosameule nel nostrolinguaggiow Non tutti gli animaii possono essere felici. Que'soU, die sone ornafci di ragiono ne son capaci. Gh^ la feliciia. e seguace della virtu, E questa ha il primiero suo Ibudamento nella ragione. Non possono addivenir poi felici que' che ne son sen^' non hanza. Perciocche come que' che sono privi degli occhi no la facolt^ di vedere , si queH'animale che non e fornito di ne dell' opera ne dell' eccollenza della ragione pu6' ragione esser I'efcapace. La ragione non 6 dissinule ad un'organo , fetto di cui e la virtu e Teccellenza. AIcuim la felicity poi che degli animali poi ragionevoli sono per se stessi pcrfetti non hanno bisogno di altro ne quanto all' essere , nb quanto al ben' essere. Tdie 6 Dio. Non sosenza ombra di falsita
di
(1)
(3)
Eutcrpcv.
2Gf
si & che di allri Iianno bisogno wo perfetti quegli animali uomo. Inoltre nel niimero di que' cho non hanno per se alcuni sono perfetti altri non cosi. Perslessi la perfezione in parte ne hanno i motivi proprii , in parte fetti que' che come que" che hanno dalla natura da altri Proprii come quei Da aHri Iruona indole , e buona volonta e buoni mache hanno ia sorte una instituzione di leggi ne I'algistrati. Sono imperietti (jue'che non hanno ne luno o I'altro o hanno 1' uno o finalment^ tro di questi motivi banno una mala propensione di anima. Alcuni sono tali anche tra gli uomini. Ma non tutti gli uomini perfetti sono tali per
, ,
I*
Altri
lo
altri
pel ge-
Perfetti per natura que'che sono solamente buovalquanto dire, virtuosi. Perciocche la virtu e I'eccellenza,
di
vita.
la perfezione di e r eccellenza e
,^
ogr-' la pt-rfezione
uomow La
e
virtil dell'occhio
veramente
delta
natura della
1'
medesima
,
la virtu dell' uomo poi parte perfezione dell' umana natura. genere di vita que'che sono e lia perfezione deUuma-na vita,
,
non meno
eccellenza
e la
Dall'altra
partesono
perfetti pel
azioiii.
Ma
la
felicita
il
buoni, e felici. Che la felicita e e questa e il risultato di molte termine delle azioni. Poiche ogni azione
fassi o per virtu, o per ventura. QueHa si considera nell'uso : Dio e buono senza aversi appresa da questa nel successo.
Ma
non per ventura. Ei si sempre fu , ei ehe incorruttibile, e buono e per propria virtii. Ma I'uomo non e felice per natura; ma ha bisogno di una norma, e di un governo cioe onde essere buono ha bisogno della virtu delia ventura per essere felice. Da cio 1' umana felicita costa della lode e della beatitudine. La lode nasce dalla fortuna, dalla virtu la beatitudine. Gli uomini sono dimaltro la virtu^ e felice
si
sempre sara
I'amicizia con ia Divinita, s'acquistano poi la prosperita della ventura per umana ragione. Jjagl'lddii i mortal! poi son disgiunti. Per questo I'uomo dabbene , che siegue infelice poi chi siegue le cose mortali. Imgl' Iddii e felice
:
di
L'.onde cosa e degna di ogni approvazione se la prosperiva congiunta alia prudenza ... E noto ancora che la diversita della vita nasce dair[afTetto deil'aninio, e dalla medesima azione^ Dall'altra parte quando I'affetto sara per necessita o buono, o pravo, I'azione ancora sara o buona o felice. Che partecipa della virtu e buono rafl'etto,epravo quelloche va unito alia nializia. Le azioni poi felici consistono nella properita o come quelle che uascono in favore del sentiini'iiWi deH'animo. Infelici al contrario quando verremo defraudiiti dell'evento. Per la qual cosa c d'uopo conoscere la virtu, e fame anta di fortuna
,
da
lui
latta
te<oro
chc csprimca
1"
avventnroso gartono
inCisft
nella base col nome di Turio, e da lui data in dono airiniperatoxe Adriano, v<}nne adorata tra gl' Iddii cubiciilari (1). Swiburnc
dice, che
si chbe tale cognome, oa ragione chc il padre di liii fu goo alnieno percho la sua famiglia vernatore di quella provincia Iracva sua originc da que' luogbi (2). Svetonio non mono lo vuole s\ denomiriato o dal\' origine de' suoi maggiori , o dalT impresa gloriosa cscguita da suo gcnitoro nelle turie contrade contro que' fuggiaschi, quando appena era nato quel suo figliuolo (3). Se questo secoiido sentimento di Svetonio a me non 6 a ragione ma a se non e fuor del vero cW; conquistatori non a' figli
, , ; i ,
non ne abbiasono aperte quanto a cio pagine dell' istofia ino esemplo alcuno. Ma la sua gcncalogia sembra esser coverta sotto il velo do' che pivi non sono. Altri vogliono il suo proavo cssere un tempi fabbro di funi argentiore suo avo. Svetonio dice, che Augusto istesso ronfessava, se Irarre origine nella quale suo padre il d' antica doviziosa famiiilia e(|uestrc era stalo sefiatorc romano. Tuttocio M. Antonio gli rimprocpiimo e 1' avo argcntiere. Turio cia e il proavo I'unaio oriniido di Swiburne dice tutto die Tullio, ed Antonio gli rimproverasseil ro la sua origine, assicurando padre di lui, il prime che di sua stirpe si ebbe qualche onore nella Uepubblica romana appena si era un pubblico scrivano (3), nulladimeno, esser comune opinione, ch' ogli avvcnturoso siiccessore di Giulio Cesare sia nato da una doviziosa fauiiglia di ordine equestre di Veletri, cittd de'
, , . , ,
,
titoli
Le
in memoriam maiorum Infanti cognomen Thurius inditum est vel quod in regione Thurina recens eo nato , pelcr Octavius adversus fugitivos prospcro rem gessit. T/iwrtr/m cognominatum satis eius aeneam terla nrobalione tradiderim, nactus pudrilem imagunculam veiercm ferreis , ac pene exolescentibui litlcris hoc nomine intcriptam , cubiculares colitur. quae dono a me Principi data inter Svclonii Cap. Vll. eius vitae. snrnomme Thurinum dans sa jeunesse,peut(2) Ceiur Auguste fut etre parcc 7m son pire avoit ^:te. gouvemcur de la province, ou parct que sa famille liroit son origine de cet endroit. M- H. Swinburne sect. XXXVIII. Voyage dans les deux Siciles. ortum S9 (3) //>c A^tgitsttis nihil amplius , quam equcstri familia ac locuplele et in qua primus senator pater suus fuesrribit vetere
(i)
oriqinis
rii.
Marcus Anloniut
ci
aoMtn arjcnfariM"*.
26
Volci in cainpiigna di Roma (\). Quante ineertezze quanlc conIndovina: e ti terr6 qual grande Apollo. traddizioni 1 El vivendo solo alia modestia sdegnd il titolo d'lddio, cho
porgeva. Si vuole, che ammaestrato dalla Tiburtina sia stato il primo a vedere nel disco del Sole I'AUeso d' Israello e lo vide e 1' adoro , e gli sacro a tempio %\i brucio I' incenso doviito alia divinity ,
imbello adulazione
di
gli
Sibilla
Coma
I'epigrafe di Aracoeli in
AL PRIMOGENITO DI DIO
Roma.
f.
Cieeron , et Antoine lui reproeherent h)U deux ton origine , tuturant que ton pere, le premier de sa race , qui eut obtenu quelquet honneuri dant la republique n'avait iU d' abord qu' un ecrivain public. Ctpndant V opinion <-omrnune , est que Vheurux heritier de lutes - Cetar tortait d' ime riche famille de I' tdre eq ue de Veleti. M, H. Swinburne Sect. XIX VII Toyag^ dant deux Sidles.
(1)
7^'
CA?!TC10
REPTJBBLICA DI REGGIO-
XXVIII.
Rircrche, o vario sonlir<^ do'-;a!?gi intorno lorigine di heggio, divcrsi suoi nomi, e donde se Tebbe -- Alirc pro-- Estensione di suo dominio c forma di govcrno -- Annssivenienze , Altri intrighi di Ala, suo gpnere di lirnnnin, vittoric , c sue operc confedcrazioiie , c niiovn dcnoininazionc di nassila -- Presa di Zancie Cerra indarno assediar Locri Mortc di Anassila, lutcquesla cilti la de'suoi figli, c caratlcre di Micilo -- Dissolulozza de' figli di Anassila , e loro cspulsionc da Reggio - Nuove discordic , e nuovi urli di pucrra , Reggio i^ serva per la scconda volla -Breve pcnno sul lemplo di Diami -- Prngressi Ji Dionisio Siracusano I regini si nppongono a Dioniqnesto liranno, pripar.ilivi di guerra e come el)l)ero termine c qua! risposla gli c> donata -- Asscsio chicdc a" Regini una sposa dia Messina, e per quali mire -- Muove indarno conlro Reggio -- Tende di nuiivo conlro quesla ciiu'i, rompe in marc , si salva con pcricolo sul porlo di Messina - Scioglie un'allra volla conlro la ciUh, I'asscdia, Sua ostinazione vengono a giornala campale il liranno v' i fcriio Fame Rcgina e misercvolc quadro dc' suoi cilladini. -- Que' pochi chc sopravvissero son menati in catcnc in Siracusa, son vcnduii come schiavj , Reggio d smanicllala Vn'ailo di singolare inlrcpidezza Reggio e sua nuova denoniinazione k serva, scuolc il risorge dalle rovine si d.^i libera -- Favoriscc Timoleonle -- Vn digiunar di lulli due giogo -d'l a sollimana , per quale fine, e quale festa fu isliuiila in Taranto FedellA de'Uegini a' Romani -- Rapine del presidio romano, come i Reo quali gini se ne vendicarono conlro Decio lubcllo capo del presidio Annonc nclla scconda pcnc si ebbero gli allri della Curia Romana Arrovcsciala dal tremuolo Gguerra punica lenta indarno Reg^^i') <".csare ne rifabbrica le mura, o sua ullima denomiuaziune Via Aquilina da Capua fino a Reggio - Vna lapido - Numismaiica.
, ,
,
Reginnc
civitatt.i
mgctis
f'xilt
pnicnlia
oh eatnque caussam
nomen
civitati
factum
esse
autumant.
Strabonis
lib. VI.
Riccrcar
doll.i
gli
favola, in ciii
pu6 non
rui orn
si
avcrc
agVinccrti lumi non scmpre appena c adombrato il voro non allro peso chc qucllo dclla stes?a favola. Do|^li
esordi di nn.i rcpnbblici solo
, ,
.osordi dclla
in rcpubblica Rcgina nota alia faiua dclla guerra vido il plorioso cd ora umiliato il nobilc ardint\cnto, ed ora piangero amarissinio pianlo su le sue ruiric, non rimangono, che
267
non scotnpapnate tiall.i favola, i;hfl laranno da me replicate non per trarne .irgomenlo di ccvUtzin ma solo per non lasciare iin vuoto io (jueste mie ricorchc. Scnza farmi molto peso le pagine di coioro, die riconoscendone 1" origino dalla provenienza di Aschenezzo sotto V ilalo cielo della famiglia di lafcto se ne persuadono senza aver di cio un' argomento di fatto o almeno di tradizione come di una solenne V(rita non sono in egual tempo si largo di mia credenza a qiie'che ne vogliono le fahbriche sc non de' primi tiigtin, almeno dcgli edilizi che soif del mondo incivilito da Eolo uno infra gi' Mdii eui la favola da in mano il comando de' venli o da Giocastro suo liglio, on"^'^^'^''^ '*"'' citta la denominadon.; di Aschenezza di p "'!,' tolia di Uiocastra. Catone (1) rifuggendo dalle favole ne vuole per prnni fondatori gli Aurunci, popoli antichi di terra di Lavoro, e poseia gli Acliei dalla provenienza di loro oelle nostre regioni, dopo le ruine di Ilio, prima de" come qiiali abitata viiole Anlioco da Siculi che scacciati dagli Enotri si cercarono un tetto nella Sicilia Fu potenza di elettrico elemento , (2). fu il mare commoto da' si videro in una eta posscnte cagione non segnata nelle pagine dell' istoria discinaere queste contrade da quelle or denominate Siciliane (3), onde nacque alia citta altra denonnnazione di Posidonia, di Reggie Pondonia Nettunia, posciaoi^e credendo gli antichi esser Nettuno la cagione della grange ruma al suo nume vollero consacrar la citta, e da lui le diedero il nome. Altri ripetcndo il suo nome da questa catastrole la dtssero da Portov rotlura. Strabone Reggio rigettando la greca et.mologia la vuole si delta quasi citta regina)? ,dalla poe dall'antica sua (loridezza. tenza Eppure Strabone pare che obbliasse queste infruttuose ricerchc, e ntirando d ponsiere dai secoli remoli ne ripete gli esordi se pur non voglia parlcr di un' incremento dalla provenienza delle colonic Calcidonese e iMessenia che vi si stabilirono in una eta non segnata col caraltere di certezza nell istoria. benche da altri determinata nellanno XXVII di Roma. Solo il greco lucidide ci e largo di a^cini lumi che se non diradano le t. nebre della lunga notto de' tempi antichi, almeno a noi sono.corae m languido raggio.chesi accende lontano nel buio di una
pn(h(
nolizic
Cuma,
La-
I'
de originibus.
c-^^/"*!!'!"?!
^'""^'^ '"''"^
temporibus
fume
tati
^'' P''''''^'^'^
d'
''
"JollTme 'niL
trat-
19
268
ehe ra non rilaiid ehs pcho roviii* dinpersa tra lo zolr.ipiiio iion cessavano a un tempodi distenor denomiiiata Messidersi uno stabilineiilo nell anlica Zanclo Calcidesi all'inopia di ogni vitto, ccrcana (1). Premuti allora non dissimili da" barbari che le volte veggono piu che il lono tnondo incivilito, togliersi al piu diiro bisogno in mandando a coIonia sotto la condotta di Anlimesto la deciina parte de'cittadini in Zangle ove avrebhero ritrovato e telto e vitto. Fuggendo allora sotto Macisto esuli deila patria Messeni della Morea penisola della Grecia agl' intrighi di colore cbe si ostinavano non far sentire il dolor delle pene agli Spartani che avevano tolto a' casti liori le vcrgini di loro, e morti qne'che volcano a quelle a' responsi del nume di Delfo si associarono mostrar tutela a e facendo seco biiona lega, mossero neU'estremo delCalcidesi r ifala ponisola, e vi si stabilirono sceglicndo a loro capo Alcidavcro,
le
,
di
esercitantisi nellc
mida Messenio
Si stabiliti
(2).
, ,
e governantisi questi coloni come abbiamo dal Saggio di Stagira, con un governo oligarchico si acquistarono tanta gloria, che I' inipero di loro prolcndeasi dalle spondedclliume Alace fino al Metauro c.aH' orto lino alia dislcsa de' colli degli Appennini. La metropo.li dalla magnificenza degli edifici dalla grandezza ch' estendevasi dal capo della Volpe lino al capo dclle Armi , e da due suoi porli di commercio frequentaYi (5)
, , ,
citta piii splciulide dell' itala pcnisola, Tanta prosperity ripetea il suo principio dalla legislazione del gran Caronda, che , come dice il groco Eliano detto a questi nel tempo del suo esilio in Catania [k] nu codice ammirato dall' anticliiti , in
le
,
emulava
cui, come vedemmo dallesordio delle sue leggi che abbiamo prodotto nel cap. XXV'Ill., si vede come I'artc di governare era ridotta a principii semplici e natnrali dolla morale pratica.
,
Ma
le
Que'
nobili
senlimenti
patria , figli della liberty , che acquisti tanta gloria agli Atenicsi a Roma, cui erasi per lunga stagione ispiratoogni cittadir)0, e loro avevano incitato a grandi cose, codi
,
amor
minciarono ad
inficvolirsi
neH'oppressione di Anassila
il
giovine
(i) Zancle vero initio a latronibus, qui a Cumis urbe CaJcidiea in venerant , eondita fuit. agro Opico silo Tucididis lib. III.
,
iV
{'i) ut in Siciliae propemoduni antiquae plurimae: apud Leontinos in Panaetii tyrannidem: Gelas in Cleandri lihegii in Anaxilai. de Bepubliea. Aristotclis lib. V. cap. VII. ^4) Correxerunt repuhlicas Zaleucus quidem Locrensium, Carondat iro Ca(anen{iim, item Rheginorum cum in exilium eiectus e$set a Ca:
'""
Iladiani
lib. 111.
cap. XVII.
269
signore di Imera , e suo-. il pritno seme della di cha decadenza di questa repubblica. Ei prese quelle misuro che suole nou tralason piene le pagine dell' istoria romana Si attiro gli animi sciare colui che vive solo giorni ambiziosi del volgo , scemo il potere de' nobili , finalmente toltasi la mafiglio
di
Critifi^o
genero
di lerillo
,
o qiiesto fu
rese padrone della citta (1) Nulladimeno le pagine delnon vanno segnate di qualche rea aota di crudelti^ vero carattere de' tiranni. E'si fu uno di quelli che seppe sposare la tirannia alia moderazione (2), ne i Regini furono inasprie ti a suo governo. Ardimentoso discese negli Olimpici agoni che nella corsa de" carri tirati a due muli , riportd vittoria , defraiidartil cantata dalle muse greche di Simonide, e, per non del la alia memoria de'posleri, fe coniare monete con I'itnpronta glorioso avvenimento, non mono che con le forme di una lepre ch' egli prima d' introdotto in Sicilia. Opera ogni altro avea sua fu ancora la torre fabbricata sul promontorio di Scilla sotto !e sembianze di mandar quivi galee alia eustodia del mare infefichera
si
istoria sua
stato da' pirali ma le sue mire erano di togliersi al pericolo di sua vita, di che sempre sospettano que'che la prepotenza e gl'iu;
trighi
Roma 260 , e Anassila si rese padrone di Zancle. Egli da lungo tempo vivea nemico a' Zanclei, e non poche volte era venuto ad urto di guerra con loro- I Zanclei erano provocati a guerra dai Siculi, e non pjtendosi eon le forze promandarono nella Ionia ad prie darsi sicuri contro il nemico invitare i greci, onde venirsi a stabilire nella Sicilia. Solo i Sami, e pochi abitatori di Milesio risposero a loro voti. Moventi per le onde, ove non lunge e a specchio il promontorio Zefirio, e dovo
di
,
al
trono.
dl sorgeva Locri, Anaesila si fece loro incontro e con quelle melate parole, con cui altri si cerca un vantaggio, seppe ritrovar le vie del loro cuore con le promesse di un' avvenir piu lieto, cioe insinuando loro d' inipadronirsi, senza darsi faccenda di un nuovo stabilrmento di Zancle, ove avrebbero ritrovato e tetto e dovizie si'nza menoma difficolta che i Zanclei occupati ad altre
, ;
un
guerre
lasciata quasi senza presidio la citta di loro. Non indarno le .nsiouazioni del tiranno, anzi andiedero loro a sangue Non lungo tempo, o la discordia, 8'impadronirono di Zancle
av^no
(3).
Aristotelis lib. V. cap. XII. de Republica. iustitia cum celerorum crudtlitale certabat. Justini lib. liK, 3, (3) Ilerodoli lib. VI. 22.
(1)
(2)
Anaxilas
-270
r.
razioiii ostili si accesero (ra Sanii Ira Milcsi. Anassiia diede allora stiulio tiMrne vanta{.'gio, coeue coliii die vnol prenrendcrsi padrono di Zancle. Niillamedere il pesce nol totbiti') meno sicuio delle sue forze Messcnii a soccorno c'liiamo so. Venuti, dichiaro loro aver continue guerre co' Zanclei, e se col valore di loro impugnando da prodi le armi, si rondesse padrone di Zancle, la darel)l)e in poter di loro. Sciolgono da Regle
i
,
si
gie con una tlotta di arinati a pugnar per mare, a pugnar per terra. Zancle da ogni lato c tutta in assedio. Alio scroscio delle mura in parte cadenti all'urto delle baliste, e di altri tormenti bellici,
nieschini Zanclei ne'templi, presso le are a providi fuggono trovarsi uno scam|)o sotto 1' ala del tiinore degl' Iddii. Indarno l timore a' tiranni non paria in il petto la vencrazione do' templi della ruligione. Anassiia comandava trucidarsi fuori il sentimento di pieta ; c vendersi gli scampati alia strage allincanto, una alle
i
,
mogli
a' figli a simiglianza di schiavi... F.ppure non vi nati alia pieta Gorgo, e Manticio niovendo e preci, e ragioni gli facevano intendcro il reo attendato. Si persuaso il tiranno, furono salvi que' meschini e \incitori e vinli por-
di
loro,
mancarono
gendosi la destra della fedclta Uegini si slabilirono un domicilio, un'impero in Zancle, ed invece in denoininato Messina (1). E qui mi taccio dellassedio, cui nell'anno di Roma 263 Ada cui, vuote le sue speranze, nassila prcmoa la citta di Locri Locrosi chiamati a soocorso lo armi di parti al nunzio di aver (lerone, tiranno di Siracusa (2). Anassiia lungo non visse. Egro prcsentendo i pochi momen, i
,
li
di
due suoi
ligli
il
suo lido
servo Micito, e
quando quelV\ non uscissero dagli anni minori. Questi) servo fedele, che puti considerarsi come lo specchio do' tutori, lunge dal suo ouore le Llandizie delle ricchezze e non mai sognando al potere d" un jmpero mostro tanta moderazione, e saggezza si grande \ivcre non a so nou all' orgoglio di non a' piaceri di un potente lolui che riato dalla plebe, nell' indigenza gli giunge un lielo volto di fortuna ma solo al vantaggio de'popoli, in breve tempo divenne la dclizia de' Regini (3). Provvido del suo governo
in
, ,
mettea
mano Timpero
fino a
(t) (2)
Pausaniac
lib.
V.
Di cio al)l)ianio portali i parlicolari nella Rcpubblica locrcsc, ricavali in pnrtc dall'ode di Pindaro. (3) Anaxilaus.. ]\Iissonius , qui Messanam in Sicilia contidil fuit Bheginorum tyruunus. Js cum parvos reliqiierat liberos , Micilho servo
tuo
cnmi7\cn(ltissii
contenfus
,
tarn
cUmen(cr
obtinuit
est. Is tutclam sancle yessit itnperiumquo Rhegini a servo regi non dedignarentur.
,
Macrobii
lib.
1.
cop. XI.
X Satumalium.
271
inandd una colonia a Pissunta. come vuole Strabone (I), benche Diodoro Siculo voglia averla fabbricata (2). fuor Volgea I'anno 271 di Roma, e i fij^li di Anassila erano il fedele tutore che avea anni minori. 11 buon servo que' gli inoderato a fortuna destini di Reggio deposto I'impero in mano e contento di sua poverta de'iegiltimi eredi presi pochi cibi solo pel viaggio, ritorno licto in Mucli nella Arcadia, consacrando in Olimpia poebe statue, cbe solo avea portate da Reggio (3). Ma non setjza ragione il saggio Micito parti lungi da Reggicw
,
,
Tuomo bevendo a lunghi sorsi , nappo della dissolutezza, e della crae se stesso ne pola, sordo all'erubescenza sa obbliar 1' onore ritroviamo una ragione tanto certa quanto certissima I figli di Anassila die erano chiamati a moderar le sorte de' Regini obbliati alio leggi della m 'derazione viveano invee della virtu
In quelle smodote passioni, in cui
al
ce alia sfrenatezza alia intemperanza. Queste pecca attribuita, vero e , in parte a Gorone Siciliano cbe invitando alia sua corte
, ,
giovinetti
spri
citla
pure
,
,
a'
acquistarono quell" aura dolce di antica liberla di ch' erano privati fin dall' usurpazione dell' impero dal padre di loro {'*). Ma cio non fu che un seme di discordia, che non potea non prodtirre maggiori mali. Si vide allora in Reggi.o sorgore uno spirito di partito. Associate questo popolo, come d'ceinmo dianzi all' ainicizia delle due colonic Messenii e Calcidesi, volevan quegl' innovare I'antico governo oligarchico, volcan questi reggersi a democrazia. Le fazioni si accesero si venne alle anni. I Calcidesi iniplorarono il soccorso degli abitanti d'Imera in Sicilia, poscia distrutta d'Annibale (5), Questi, vedi ove giunfuor dal prestar soccorso a Calcidesi ge avidita di regno profitlando deir urto della discordia U cui era travolta la citta sorpreso in vece, passando a ferro quecbe opponeano resistenza, diedero a ruba i beni de' Messeni de' Calcidesi (6) Reggio fu
dair impero
,
si
(i)
T>ost
Palinurum Pyxus
,
latini
et
in Sicilia princeps. Stiaboriis lib. VI. ("2) Per idem teinpus Mycithus in Italia Rhegii, et Zancleaa duminus Pixuntem condidit. Diodori Siculi. lib. If. (3) Mycithus... cum Anaxilai famulus essct procurator Rkegii relictiks ubi ex ea urbe excidit, I'eyeam Arcadum incoluit compluresque statuas in Olympia consecravit. Herodoli lib, VII. 170. f^) Hhegini cum Zancl^is fliis Antixiluc dominis ex imperin, et urbe eieclis patriae libertatem Dioduri Si'-'iH lib. rc:itpcyavi:iuiu
, , ,
(lumen
duxU
eo
(^j Tiicididis
(<>)
lib.
VI.
JnsU.'ii
lib.
Jill.
cap.
Ill
272
serva per la seconda volta... Ma uoQ tiilU Regmi furono iu preda del ferro traditore moiti si rifuggirono nella citti di Locri. I)' allora si ebbe principio la giiern tra qiieste due repubbliche, restituirsi agli esuli ehe avea per fine beni, reintegrarsi nelle loro primiere magistrature, cosa che non era a voiere de'Regini. Ma con qiiesti soccorsi dagli Ateniesi si tolsero ddll'assedio che loro tenlavasi da' Locresi (1). e per mare e per terra
i
,
cato
Non lunge dalle mura di Reggio ergcvasi un templo. fabbrisacro alia Diva Triforme come si vuole da Oreste
,
avea impero nel cielo, nclla terra, nell' inferno. Dal titolo della Diva Fnscelide vi era un simulacro, il cui di festive era celcbrato ual concorso de' popoli dintorni e dalle lodi de' piii tra i quali vi fu cliiamato Archita Tarantino, eloquenti oratori che con fiumi pia che mcl dolce di eloquenza esoltando la Diva, e la grandezza Regina ollre ricchi doni si Tullio si ebbe la citladinanza in quella citta (2). Vicino questo delubro accamsi
, ,
,
die
pati
gli
Ateniesi allorquando
si
aprirono
il
passo
nell' Italia
per
scioglier poscia nella Sicilia, moveano prieghi a'Regini di venir lore a soccorso, che veniva loro negate, protestandosi i Regini vo-
ler far solo cio che piacesse in comune a tutti gli altri italiani. Si Tucidide (3). Ma Diodoro Sicule vuole Reggio desse loro un soccorso di 100 navi {'*) No questo solo era scritto nel libro de' destini di Reggio. dclle notizie delle quali ci e cortese il Altre scene guerriere grecista Diodoro Siculo, prcparavansi per quesla citta, che segnarono nelle pagine dell'istoria unepoca celebrata, no.- saprei dire, se dalla fierezza de' suoi ncmici, o dall' ostinarsi de' regini, o dalle loro rovine. Era I'anno secondo dell' Olimpiade ossia , il 352 di Roma, e Dionisio liranno di Siracusa in mevendo guel*ra a' popoli Siciliani acquislava allro ncrbo al sue potere, gemi-
XXXXI
le sue cirmi, gli arnisli, si dilatava neU'impero. Da cio non potca non sospettarsi dagli itali della nostra mericiionalepenisola: e la vicinanza del liiogo o I'ambizione, che non mai si addorne accresceva il sospetlo. Solo menta in niente de' tiranni
rava
(1)
(2)
Tucididis
lib.
IIII.
122.
Rhegini , et Locrenses Archiam ijisum rivitate cetertsque prcmiis donurunt. Ciccronis Oral, pro Arcliia Tarant. (Z)... donee xentum est Phegivm,,. tibi contractis iam copiis extra urbcm quoniam intra muros nun recipicbantttr, caslra mvnierunt ad Diavae dettibrum , tibi forum tcnalium eis praebilum est subdvclisque navibvs olium tenuere et apvd Jiheyinos verba fecere ut illi quoniam
,
, ,
(Jtolcidetises cssevt aujciliuyn fcrrcnt. lUicgini ros, scd quul quid iifilis ceteris comiuuvHer
(4;
vegare
se alterulrius uffulu-
n/iiu/iiim
pervccti
adiUcrunt.
placeret , id esse facluros. Tucididis lib. VI. 212. \00 naves a JHheginis, tradiins rlansi suae Diodoii Sieiili lib. XH.
373
di gloria Reggio iJ priino si oppose, e sia questo un monimento all'armi Regino , alle ambi/.iose misure del tiranno. Fiorente allora questa repubblica nelle arnii , potente per numerose gal6e , e confederata a' nemici del tiranno Siraciisano, o promettendo ia pari tempo cittadinanza agli csuli di Siracusa, qaando favorisseTO le sue armi , si dichiara nemico. Erano intanto i preparasi fabbricavano macchine a scrollare le mura guerra si si tuttodl ad assaltare l' isola accoglieva con sperimentava si creavano ogni dimostrazione di benevolenza gente estranea si arrollava sotto le bandiera esperti a capitanare gli armati un numero di 6000 fanti si approntavano e 5000 cavalieri 50 gal6e a tre ordini di remi. Oltrepassato il Faro de' pretori Missenii esortati da'Regini alia comune guerra una era la voce essere obbrobriosu il tollerare di cercarsi dal tiranno a ruina fin
tivi di
gli
parlamento non volersi i primi armare contro Dionisio da cui non erano stati provocati con alcuna ingiuria. L' orazione di Laomedonte ebbe il ritorsuo elTelto. I Messenii quindi, abbandonati i duci loro, scornano in patria- A' Regini ancora abbandonati da' Messenii
dalle fondamenla qualch: propinqua citii greca. I duci dunque il comanclo del popolo mettono suUe armi ^000 pedoni, 4000 cavalieri , approntiscono 30 gal6e a tre ordini di remi. Giunti ne'confini di Messina si videro a tumulto gU armati insinuava loro Laomedonte Messenio in un
Missenii senza
ver guerra a'Cartaginesi. Fatti mille preparalivi guerreschi, temfaite nuove loe fabbricate piu navi prato innumerabili armi ve in Siracusa, e ne'luoghi di suo dominio, chiamata a stipendio nuova raino di giovenlu greca, e spirtana, e infrenata per poco la tirannide dandosi a* popoli dintorni a sembianza di umano aver i Reondc procacciarsi la benevolenza di loro, si avvide e Mosseni sotto le armi molte genti, e ne temea. Per tog'oi igliersi quindi di mezzo dal timor43 si mostru vago blandire gl' lasciando a Messeni un'ampia portalioti, r renderseli soggetti chiedendo zione del suo territorio contermire all' agro di loro tolta a" Regini in isposa una vergine di loro, por sperarsi da lei, alia vita la sua prima moglie.uQ iVulto erode del trono, ondemevoti del tiranno! D*il glio stabilirsi le sue regie sorli. Inlarno popolo Regino chiamato a parlamento una fu la voce di tutti
,
,
,
forza pericolo della guerra fu ebbero non meiio retrocedere e cosl questi esordi di guerra lermine con un trattato di pace tra i Regini e Dionisio (I). Volgea r anno di Roma 353 , e Dionisio si disponeva muogentisi imparl ad
alTrontar
,
soli
il
aiui
()
Diodori
Sii'uli
lib.
Xllll.
274
olo intendere affidargli
stizia
(1).
una ftgliola di un vite eseculor di giuCio non In per lui, die una ragione a compire il suo antico disegno. Vdita la voce de' suoi legati nunzia di rifuito tosio acceso d'indignazione, o preda al furore, grido altainente non mi rimarro neghitoso fincheMhuio ferReggio sara distrulta ro bagnato di sangue nemico non sara stanco dalla strage, linche non mi andero ad assidere sulle sue rovine. E suUe prinae il tiranno ricmpl di armati, e d'armi Messina. Or chi non vedc dalla e dalla vicinanza di quesle due cilta che niunir di topograiia aruii Messina non fosse lo stesso che amiarsi contro Reggio? Ma
Regini che vegghiavano alia dilesa delta patria, mosscro lagnanze a Dionisio, e in pari tempo accoiti a ciltadinanza g\i esuli, e r.on lasciati segni di tutela a que' ch'erano da lui odiati, sciolgono con un' approntito esercilo a bloccar Messina. Appeoa erasi dato principiu aU'assalto, e gli oppidani, e gli assoldati del tirau110 animati da una causa comune, scnza perder tempo tulti injieme corrono alia difesa. Fcrve la miscliia la vittoria 6 de'Mesfincsi Dionisio si piii che bOO inimici son prcda di morte
i
determina muovcrc
in
Reggio
(2),
legni a
lunghi gierni , e I'onde Regine erano gravate da cento tre oidiiii di renii armati di osle nemica. 1 Rogini improvidi diijuesto avvenire videro in liamma le porte della cilta. rizzarsi le
Non
scale alle mura. Ma n(in fu questo che un'inulile attcnlato, una vuota speranza per Dionisio. I Regini, benche a poco numero, sulle prime corrono impavidi a rcsistere agli assalli nemici, a spesi accresce gnere 1' incondio. Sopraggiunto il gran duce Eloii nuovo coraggio s' intraprendono altri espedienti. Non piu solleciti a le accrescono invece con scrmenti , spcgncre le fiamme con legni, finche non prendessero le armi I'altra numerosa mano de' cittadinl. Furono a vuoto i onde lasciati disegni del (iranno a ruba campi vicini , e bruciate le ville e lasciati morti gli agricoltori dopo un' anno ritorno in Siracusa (3).
, ,
lib. XIIII. Italia porro Khegini cum Dionysio cxpostulabant quod Messp.nam immietidu contra ipsvs se so armarent. Stalun igilur a Dionysio ix'ictos, uliosque ipsi adversanles in tulctam suaiii rccipiunt... Ilelorim ijnpcratorcm cum istructo exercitu ad Mess<Jtia)n obsidiane cingendam
(1)
Diodori Siculi
(2) In
cum
mitlunt. Dumque is oppugnalionis initium circa urrem fucit, op/iidani exlcmplo cum merccnariis Dionysii conglohali occiirrunt, initoque conet ftostium plurcs [j interimunt... Dionysiiis fliclu, McsscilH viiicunt
,
vicinas civilatcs
amicitiae
t?iculi
ducere imtUuit.
Ijin.iori
lib,
ad Olvmp.
LXXXXVI.
an. lUl.
275
Dionisio da langa slagione rion sapeva obbliarc il pensiere di dominio nelT Italia, onde le sue prime mossc prctendere il siio chc dalla posizione topotentar Reggio guerriere eran sempre e la frontiera della nostra meridional penisola. Ei, mandati grafica i suoi armati ne' confini looresi, che devastarono col ferro, c col
,
fuoco
ni
di
le
tcrre regine
flolte
si
metle a campo
,
LX
nel golfo di Messina. Di cio non ignoti gl'italiauna flott^ spediscono a soccorso de' Regini dal mar crotonese le navi. Dionisio le incalza col rapido corso di navi
con violenza. spalle Indarno! Accorsa una numerosa mano di Regini a soccorso, e surta in marc una procella le navi Regine approdano senza perder tempo. II tiranno pcrde VII navi, e 1500 de'suoi che sbalzati dalla lorza della procella caddero vivi in mano de'Regini, ed di remi non lunge egli stesso fuggendo in un legno a tre ordini dal pericolo di essere ingoiato nelle onde appena trovo stampo nel porto di Messina (I). Non ancora ohbliava Dionisio il sofferto rifiiito. Muove altra volta ad oppngnar Reggio. A' Regini che non avevano ne ausiliane armati bastanti opporgli resistenza. questa notizia fu di terri onde si diedero al tiranno a merce contenti di pagare un rore e lasciargli le LX navi, che avevano, e tributo di CCC talenti C statichi (2). Non mora, e Dionisio si studia trovare almeno un'ombra di pretesa ragione, onde infrangere il traltatod'amicizia stabilito nell'anno scorso. L'ha Irovata: la mente degli ambiziosi, de'tiranni
tiene alle
,
nullo
altentato tralascia
tirarle
Mena le sue trnppe presso Reggio, e e plena di prelese ragioni chiede da'Regini foraggi per loro promettendo richiamarle a pochi Regini gli avrebbero cio giorni in Siracusa. Di questo modo, o negato, ed egli avrebbe un pretesto loro muover guerra, o I'avrethero largite ed allora esausta I* annona premendoU d" assedio I facile ridurii nel suo potere Regini largli riuscirebbe piii snile prime, non improvidi poscia di un malfido avvenire neghi
,
i ,
,
garongli ogni vettovaglia. Dionisio cio mal solfrendo, restitui lore gli stetichi circondo^la citta di assedio, I Regini dall' altra tutto il natio ardimenlo guerriere , nulla lasciano parte spi^gano intentato ad opporre resistenza contro il fiero neniico. Oeato duce un ccilo denomir.ato Fitoue, arrollano sotto le biindicre tutta
,
la
vedette riemiche
gioventii atta al pondo delle armi , si danno instancabili alle si lasciano a scorrerie danno incendio alle macchine
,
, ;
e pugt);mdo a quando a quando avanti le mura per la moiti di loro vi lasciavano la vita e non pocbi patria liberta
,
,
(1)
(2;
lib. lib.
Xilll
XXXX XXVX
on. an.
111.
1111.
27G
<]c'
Sirariisani
la
.m/.i
manco
a perder-
vi
vitd (I).
Ma
non valse
1
valore Rogino
racnsano.
vono ignoti sulle rovine e sii gU ciTolto di loro crudelta credono innalzarammonlicati cadaveri si n nionimcnto di I circondati di assedio i gloria Regini lore muri per nove mesi, e tolto loro ogni commorcio di fuori, scntono tiitto il disaggio dclla pcniiria. Vn moggio di frumento si compero fino a cinque mine (2). AfTamati non sollevarono la bocca dal duro pasto di cavalli sulle prime di altri giumenti
, , ,
finalmente con incerto con pavido pie movent! Iiifiiori la citia, andavano , a simiglianza di gregge , a paslurarsi dclle erbc surte sotto le mura ... E quosto nulla premoa il ciiore del tiranno ei mando quivi cammelli a pascolarsi di queiror!)c, e si tolse ogni mezzo di inisera sussislenza agl' iiifclici ... All'irn si videro qiie'meschini raggirarsi come larvo ])er le vie dellj cilia rol pillore di mDrte siil volto, con la speranza sill ciglio e chiedere il parvoli al/.ar le palme tcnerelle pane allc madri; le madri stringere parvoli al freddo seno, bagnarli
di
lessi
di
cuoi
di
Ingrimc,
intorno
L'
moncar
,
di
Treddo su cadaveri
si
...
dal
doloro, mono die d'inodia, cadercadavero surlo lezzo de'quali Taere contaminava,
la
cilta
fcstanto di popolo
di
solihidirie
...
iiomo tolfo
agli
non meno
a'
queste privaqueslo intende Polo I'indigcnte. Qiie'poclii Regini, che sopravvisero alia peniiria obblii'.rono 1' anlica gloria la liberti aprirono le patria e si lasciarono alia discrezione del tiranno Qucsli non porte avvineraiio die sopra GOOO, qiiali fiirono mandati da Dionisio ti in catene in Siracusa lasciando liberi que' che si avrebbero nieschivendendo all' inconto potuto riscattare con una mina ni che non aveano somma cotanta. Si Diodoro Siculo (3) M'altri
suMiiiii sentimenti di gloria , di palria liberla 7ioni in lui si scorge solo I'essere di animale
in
jiarticolari
II tiranno voile esser rifatto agginnge lo Stagirita dollc spese delU c chiese da ciascuno tre mine , progiicrra Le prometlendo loro liberta. Non era questo che un'inganno
,
1 tncssc de'tiranni sono vane promcsse, sono tradimenti Regini cacciarono fuori nascosti tesori poveri presero a mutuo dai ritchi pagarono la dimandala somma. Ma 6 dagli eslranei
i
(1)
(2)
(.)
la mina
pr]iiiv.ilp
lib.
(iira
^loiali
17
dol
nfMio mgno.
Ui'.dori Sinili
XIMI.
277
infelici loro la promessa liberty ? le loro case farono lasciate a ruba
son vendiiti
smantellati
come
gli
schiavi;
,
cdifici
le
Reggio non era piu... (1). Fitone E qui un' esempio di alta costaoza di eroismo duce Regino Irascinato in catene in Siracusa fii donato alio pene di orrida prigione Al satellite clie gli era nunzio infausto della sventura di siio figiio tolto alia vita all' impero del t ranno nelle onde del mare; il mio figiio, rispondeva. e addivenuto di un giorno Menato per le vie della popolosa Siracusa ludi- piu felice di me e martorialo al doiore di ogni crudelbrio di un volgo insano che alto gridava esser punHo ta alle voni di un banditore a guerra rispondeper aver svegliato la sua citld a tumutlo sirazio del tiranno per aver impedito va impavido soffrir lo i cUtadini darsi a lui i suoi armali L' intrcpidezza legregia costanza di lui chiamiva a comniiserazione gli armati stessi di Dionisio temendo il e gia parie di loro tumultuava. Allora tiranno che altri ravrebbe tolto alle pene lo fe precipitar nel mare una alia sua famiglia (2)... Dopo lunghi anni Reggio surse in parte dalle sue rovine. VolDionisio il giovineche succede nel gendo I'anno di Roma 39'i. trono a suo padre, alimentando in petto da lunga stagione il pensiere di estendere il suo regno nelle nostre region! italiote, ri'"abe vi stabili un presidio. La cilU allora brico Reggio in parte fu dcnominata FEBEA. SI Strabone (3). Ma e Gallippo Leplino ambo Siracusani , seguiti dagli armati di loro si aprono il passo
mura
della cilia
in Reggio,
I'oppugnano
ne fugano
il
,
presidio di
,
Dionisio,
se
ne rendono padroni (V). Tra Leptino e Galippo surte alcune discordie il primo reslo morto. I Regini giovandosi di questi torbidi il ravvivando I'antico natio valore, e scuotendo il gio,
,
,
go dell'iniqua
servitij
si
diedero in libertd
(5).
(i)
F'c cum
a.
lamen impensas, quus in belli usum consumpsiss'i, percipiens, et insuper ah uno quoqite minus tres absolveret COS. Rhvgini vero quaecumque absconderent, in aperlum eduxerunt, et egeni a dilioribus, et peregrinis viutuo accipientes conflarunt sum,
caiissam
quam
ob
mam, quam
(2)
praeceperat,
quam
accipiens , niftilominus omnium supellectilem , universaque bona sivc ocArislolelis lib. II. de Oecomia nolitica.
ipsis
ab
Siciili
lib. XIllF.
(3)
rar's
Eius Diotiisii ) fiUus qunndam urbis partem acceptam instauPyrri nrfale Phoehiam nomtnavit XX. ^^rabonis lib. VI, Diodori Sitiili lib. CXVl. ad Olymi). CVII, an. 2. (i)
riutarchi in I>inem.
(3)
278
Ni'llaiino
nil
,
(Jeir
OlinipiaJe
CVIII
Regiiii
favoriva-
die avea vissulo semprc inimico alio e die avea fatto lasciar inorto il proprio spirito di tiraniiide fratello avanti gli occhi suoi {\), die ambizioso aspirava alia soa
'I'imolooiito.
no
Ei
vranita di Coriiito riciipcrata Siracusa dal tiranno Dionisio , dosuoi pe il terzo di scioglieiuio per Reggio qnivi viciiio pone qiiartieri. Sopraggiiinti 20 legni cartagincsi a tre ord ini di rem! , i Kegini si nioslrano favorevoli a Tiitioleonle. Ma egli con un'astuzia niiiitare, cho narra Diodoro Siculo, e die io stiulioso di bre,
ritirossi in Siracusa con le sue flotte (2). Vn'alto di singolare virlu c tutta si addimoslra la pieta do'Regini. Nell'anno di Roma 473 le armc roinane stringevano di isse(Jio la citta di Taranto onde que' meschini privati alia comunicazione del comrnercio esleriore per fame die sempro decide della sventiira degli assediati, correvano pericolo darsi in
\ita
tralascio,
mano
del
neinico.
se un'atto di virtu, die segna un'eterna Si tolsero per pubblico tiecreto in ogni dieci gioriii al villo, digiiinarono onde essor corlesi di cibo a' Taraiilini. liberati Questi ni)n abbliarono un tanto eroismo diir assedio istabilirono in ogni anno un di I'estivo col nomc di
pau'iiia
pallia
istoria
N .(jritji dipinno
{']).
repubblicho r()iil>derate intianzi aira(|iiile latino poccando il gran peccato d'infedolld, soguirono le arnii di lui. Solo la republiiica Rcgina moslro singrdare altaccarnento al Compidoglio. Ma un' inipensato sovvortiniento una ladra capidigia dell'oro, un'ambizione insana, una Irode risvogliala nella inenle di quel cui Regini si comproniettean dilesa contro I' Epirola accagiono loro gravi danni Era allora in Keggio in presidio, a dilesa chiamala da' medesiini regini paviili alle arriii di Pirro una legione Romana a 4000, Caiupaiii di origine capilanata da Decio lubellio. Ouesti fulj sulle prime, poscia insokiiU emulandu i Mamertini, che ancora avevano associalo al reo disegno, impugnando Ic arnii traditrici con.
Percorrendo
nostre
Pirro
le
itale
italiote
Cum... Torenlini a Komanis obsidcranlur et fere jiannn obestet qtiin prae nimin fame capcreuliir, Ithcijini jnihlico dvciclo s(i,i.rcre
flcctmuni qucmque diem iciiiflium atjere , el iliis cihum praehcie. JirccHnmntiis srrvuti sunt, et memores prrirtili illi'is frslmn ngunt quvtanniit vocudnn Niftiain, id i'<^( ip.nnitnn.
flrnlibu'i jmslen
llufiiaiii
lit'.
\.
>;irt.iiiiin
liiMor.
579
altri Iro i Regini , clie in parte matnlarono esuli clalla patria , e si resero padroni de' bolasfciarono strozzati da barbaro ferro ni di loro , de' figli , della patria ... .Ma non tarda vendetta a'tra,
lungo touipo, e Deoio dolorava Mai tido de'modici regini iin medico, die vivea si sotto il ciei di to a Regaio non obbUava allaniore di patria
ditori
Non
,
alia
Cili applico un corrosivo imponendogli di sotTrire il dolore finche non sarebbe ritornato. II medico non piii si vide. L' egro indocile al dolorer si toglie il corr.jsivo. Ma nuiraltro ci volea; TelYetto era segnito i suoi lumi erano cieclii per sompre alia luce (I). Gli altri si compromettevano sicurezza ignari che le notizie erano giunte con orrore nel senalo Romano, che intenlo ad altre guerre non potea darsi vendetta de' tradiiori. Ma la tardanza raddoppio invece il furore. Tolti alle guerre, di che erano occupati per aslo innanzi, mandarono legioni in Reggio, che dilesa da quegli
sassini
ostinazione finalinente presero per assalto. I il lendente delle spade ciltadine quei carichi che si caniparono alia vita pochi DOn piu die a 300 di catene mandati in Roma, che per decreto del senato, al quae le non disentiva il popolo , lurono prima baltuti a verghe
. :
,
con
tanU
poscia strozzati. A' Regini lurono restituiti i loro beni, e loro fu dato di governarsi con le proprie leggi (2j. Nelle guerre puniclie Regini non ebbero parte. Essi furoi
no sempre
(3), onde Annone reduce dalla Campania nel Bruzio tentando le nostre grcche citta, si provo indarno tenlare Reggio (V). Arrovesciate le inura da un tremuoto a tempi di Giulio Cee' le fcce riiabbricare onde fu delto 33re Rhegiknn lulium. Si vuole che nt'll' anno 6oo di Roma si contiuuo la lunga strada da Capua fino a Reggio, che fu denominata Via Aquilina da Marco A(|uilio pruconsole che si credo esserne stato r autore: ma resta ignoto in quale anno ne abbia dato gli esordi. Si vuole nullameno aver-avuto principio un' anno dopo la ribellione di V'ario in Capua. Cio da una pietra rosa dal tempo ritrota nel cssale di S Pietro nel Val di Diano vicino la Polla. Di questa strada lunga a 331 miglia appena ne rimangono alcuoi seledeli
a'
Romani
(Ij
(2)
Rhegini tantummodo regionis eius, et in fide erga Romanos, et ultimum manserunt. Livii lib. XXlil. Cap. XXI. ('4) RhegiuiA prinuim tentatum est, diesque aliquot ibi nequicquam Livii lib. XXIUI. cap. I. ahiumpti.
(3)
potestatis suae ad
280
gni
tra,
,
da cui a atento
come
si
1 archeologo puu trarro congetture. La pielegae appu (Irnlerio, porta scolpita questaimpioufa,
VIAM. FFCI. AU
ET.
IN.
CAPVAM.
XCCIIII.
MVRANVM.
LXXIIII.
COSENTIAM.
.
=.
CAPVA. RHEGIVM. MEILIA CCCXXU =' ET. EIDEM. PRAETOR. IN. SICILIA. FVGITEIVOS. ITALICORVM. CONQVAESIVEI. REDIDEIQVE. HOMINES. DCCCCXVIf. EIDEMQVE. PRIMVS. FECEf. VT. DE. AGRO. POBLICO. ABATORIBVS. CEDERENT. PAASTORES. FORVM. AEDISQVE. POPLICAS.
HEIC. FECEl.
In Reggio.forsc una delle piu antiche italiote repubbliche Turono coniate inolte inonete, che in piu parte portono I'impronta di Gio-
Mercurio, Marte, Venere, Diana, MinerApollo, Netluno Esculapio Proserpina, del Sole della Vittoria, d' una musa ec. Ma non tutte possono aver una felice interpretazione. Con le impronte degl' Iddii forse voleano intendere essero ttiqiiesli telari di loro. L' impronta di Mercurio con la borsa in inano forse indicava il gran commercio appo loro. Col melo granato forse voleano int^dnre, die Keggio sebbene discissa eon gran violenza dalla Sicilia pure nulla si obbe di danno, che anzi la scissura tornollc a splendore e grandezza come il granato si mostra piu bello quando e dischiuso, mostrando i suoi grani come tanli
,
,
ve va
rubini.
il
Con
di
la
lira
corno
Amaltea
uomo
Con
,
nell'Olimpia, che fu
il
primo ad introdurre
^1)
Di cl6
281
I.
Taurus.
no^EAONIA
TauruA AOM.V III. Taurus cum ramo. no Neptunus ramo meligranati. SEiENii
II.
Nt'ptuiis.
noE5
Neptiiniia
cum
tridente.
cum
tridento
cum
IIII.
lupiter
Esculapius.
PHrHNiiN.
Hygea tenens
in
V. lupiter
cum
corona lauri
,
manu
dextcra
et cum laeva caudam. serpentem e collo VI. lupiter cum corona Proserpina PHrHNiiN. VII. lupiter sedens cum hasta in manu. PHrH.NiiN.
Lutft
Minerva tenens
in
in
manu marsupium,
in
caduceum
Castor . el Pollux. X. Castor el Pollux cum stella in capite eorum Miles vinum versans e vase in ienem. XI. Castor, et Pollux. PHrHNiiN Diana cum arcu, et pha,
PHrHNiiN.
retra.
XII. Caput Dianae et Apollinis Castor et Pollux. XIII. Caput Apoll. et Dianae XIIII. Caput Apoll. et Dianae
, , ,
cum
corona.
Tripus.
PHPHNi^N.
PHrHNi^N.
,
Arcus
et
PH
pharetra
IINiiN.
XV.
in actu omittontis arcum Caput Apoll. solis circumdatum. PHTHNiiN. XVII. Apollo Quadriga solis PIirHNiiX. X\ III. Cap. Solis Idem sol circumdans caput leonis PHrHNiiN.
X\i. Apollo
radiis
PHrHNiiN
Serpens
in
XMIII.
tenons
Sol circumd.
cap. leonis
Venus maJum
in
dextera
PHPRNiiN.
PHr.
Humilis herba. PH.
Leo.
XX.
XXI.
PHrHNiiN.
XXII. Lyra, PHrHNiiN XXIII. Musa cum corona XXilll. Musa lauro redimita,
PHrHNiiN.
XXV. Homo
XXVI.
in biga Lepus. PHrHNiiN. Accipiter unguibus avem habens. PHrHN'iiN. notaurus corona reali redimitus et svdus. Cicada. XXyil. Juno. PIirHNiiN.
,
Mi-
XXMII.
nens.
Mars
Victoria, ot Minerva
in
manu clTPeum4e-
PHrHNiiN,
CAPTOLO
XXX.
--
ij,up,a di not.^,p
rapporto a
quesii l.iDiH Augusto divide V Italia in XI rcgioni , c forma di go%crno dclle calabrie -- Nuova divisione dell' Italia , quando vi si incoininci6 ad diisi la piinsa volta il nomc di c nunv.q forma provincla
,
di
Quale modilicazionc si ebbc sotlo Costaiitino, nuovi masede di governo -- CoslanUno gisirali, trasporta la scde dell' impero d' Occidcnlc in Bizaiizio e sue ragioni -- Invasione de'Goti - Alarifo, , suo caiatlore sue spedizioni di guerra sua morlc e dove fu seppeilto -- Carigiamenlo di governo soiio Longino, e quando si udl nell' Iiae
, ,
poverno
--
lia
il
tiiolo di
sotto di lore
e
qnando
la
Longobardi, e quali denominarione si ohbcro noslre provincie -- Klimologia del nomc di CALABRIA prima volia si ud'i sotto il nostro cielo.
le
Vucato
o
,
men
risplende
o retla viene.
PiNDEMONTE
-- le
opinioHi politiche.
gia
,
mi avveggo
lasciare
un'immenso
viioto in qneste
mie
riccrohe so tralasciandole dacli ultimi avvenimenti della scconda gM(;rra punica Ic ititraprondo da! tempo di Augusto cho scgiia nt'.ristorin nn periodo di anni assai lontano da qnelli. Vero e ma dondo ripotcrle se mancano vori fonti ? II nnn essersi altri occiipato a scrivero di che fu tcagli anticlii avvenimenti tro il calabro suolo e 1' csscr quiiidi ri.iiasti scpoiti nella lunga nolle de' tempi ci ha donate finora studio andar frugando queste nostre riccrohe in estranoi fonti, ed or ci obbliga lasciar questo
, , i
,
yuoto
in
che I'animo non pud non rifuggire pensiere c questo rcslando ignorato a tantc notizie oiido piu chiare si renderebbero le calabrc glorie.
,
,
almeno donato conoscore gli avvonimonti di questi tempi. Pocho notizie infuori, tutto altro va ignolo. Coronato Augusto di quella corona che poco tempo innanzi al conquistatore delle riallie coslo la vita, e preso lo sccttro al quale obbedivano i popoli di ogni angnio del mondo per assicurarsi il potere conci
fosse
283
in tro qualunqiie insurreziono riparti I' italia in XI region! (1) una di'lle quali era coinpresa la Lucania, e la Bruzia. SI Plinio (2). nostre citti allora altre erano colonic romane , io E
,
poiche
allro solo confederate a'romani, erano moderate percio sccondoi coavevano la medesima forma dl mastunii proprii de' romani
,
i consoH , senatori, gli edili qiiestori, toltone il gistralura tributo, cui venivano tenuti per dritto di confederazione, erano in avevano una forma tutta propria di repubblica , si tulto libere
,
magistrati. successori di AuguQuesta divisione piacque ma non cosl ad Adriano. Questo principe virtuoso , di cui sto r istoria ci lascia tanti encoini avendo per massima die un'im-
goveriiavano con
;
le
proprie leggi
dell' Italia
si
creavano
a'
"
i
rassomigliare al sole , che sparge sopra tutte Io sua lace, e di suo calore, per toglier di mezzo le dillicoltd di alcune iontane regioni, che nascevano solo dalvodivise l' italia in XVII provincie la posizione topograiica cabolo, die allora la prima volta incominciossi udire fra noi (3) che si una delle quali fti non meno la Lucania e la Bruzia t'bbe a governo un Correttore. Or chi non vede cangiarsi col nuovo governo la forma politica tra noi ? Ampio si era il poter dei o confederate furono onde le nostre cilta o colonie Correttori che innanzi godevano. tolte a quelle prerogative Da Costantino divisa ancor 1' italia in XV^II provincie (i) la Lucania andiede pure unita al Bruzio. Tutte queste provincie
peratore dcve cose il tesoro
di
, , ,
,
furono divise
nel ^gl
in
due Vicariati
di
Roma
I'uno
primo
sole'
e compresa la provincia della Lucania ebbero diversi magistrati, oltre un Con^^ Correttore, un Preside da quali prendevano la detio-
[i)
i
La
,
i.
-i
Piccntini
Mnrrocini riceno
9.
!a
concnea il Lazio nuovo, e vprcliio, c la Campania - [a 2. 3. Lurani i Bruzi i Salenliiii -- la 4. Frentani i i Sanuiti Marsi , i Vestini Sabini - la 5. il Peligiii
la
i
la
6.
--
1'
Vmbria
Liguria
Plifiii
la
la 7. I'Eiruria 18. la Gallia Cispadaoa -10. Venezia, Garni, Tapidia, Islria --la 11. Ja Gallia
--
TrapaUana.
lib. IH. cap. VI. .iiannone Vol. I, dal lib. delle notizic dell' impero - 1, VeEmilia 3. La Ligaria -- 4. Flaminia, c Piceno Annonario - 5, Tuscia, ed Vmbria -- 6. Picena Suburbana 7. Campania - 8. Sicilia - 9. Puglia , e Calabria -- lO. Lucania o Bruzia -- 10. Alpi Cozzie 12. Bezia prima 13. Rezia seconda -- 14. Sannio - Io. Valenzia -- gardcgna -- 17. Corsica (4) Erano s\ in ordine, come sono rapportate dal Giannone - 1. Venezia 2. Emilia. 3. Liguria. 4. Fiaminia, e Piceno Annonario. 5. Tuscia ed Vmbria. 6. Picono suburbicano. 7. Campania. 8. Sicilia. 9. Pugija , e Calabria 10. Lucaih^ Bruzi. 14. Alpi Cozzie. 12. Rezia l.a 13. Rezia 2.a 14, Sannio. 15. Vaicnzia 16. Sardegna 17, Corsica.
(2,
(3j nezia 2.
SI
20
28V
mitiazione di ProtiHcit
(^tiniulnri
l.^
,
CorntloiitiU, P,^iidiali.
e lu Brtuia
,
I
la
uttori che
di
si
ebbcro
l-iicaoia,
avevano
Corsede
beiich^ le volte la loro ill Reggio, rnoliopoli dcUa provinria eui 9i distendea allora I'antica Lucania. traajtorUivaDo in Salerno, Sia che Costa nlino abbia avula qualche onla in Uoma , sia
1'
ehe crodesso. Bizanzio come un.i im gione piu nel rentro dell' imsua Orieiite maggior bisogno di sia che stimasse aver pero trasporto quivi la sede dell" iinpero. Qnoslo impero presenza he dalle tanle cagioni, che non sono ignote a que'cho si diededa lunghe sta10 studio SYolgere lo pagine dell'istoria romana come un fiore minacciava cadere, d'allora maggiormente gioni
,
,
veramente trapiantato in estranie terre addivenne languido, privo dell'antica possanza. Da cio si vide a quando a quando il be! paese, e dal ed e circondato dalle Alpi ehe partono gli Appennini mare inondato da lanti barbari che animati sol dal pensiere dedi una avarizia ladra, e dal rapinars. sovserlirono gli stati
,
,
vastarono le provincie, arsero le citta, tutto riempiroiio di sfredi che piu I" Italia si adduloGoti Turono natezze. E primi e guerriero alia testa di nuniera. Alarico principe impctuoso rosa oste niovenli dal mezzo giorno della Svezia giovandosi delArcadio che governava in OrienI'imbecilliti deTizU di Teodosio I e devastata la citti data a ruba Ooorio nell' Occidente te del mondo, aprendos* si il pa?so nella Campania, nel Sanregina delnio, in Puglia, nella Lucania, lasciando dietro lo seinbianze che non la rovina , finalmeute si venne a fermare nel Bruzio non scntire i medesiuu , e I'orse danni maggiori. Gli era
i i
, , ,
pote
e portar le faro di Messina il euo conquiste o per dir vero, i! suo rapinare nella Sicilia. Ma sulle prode Ueginc comincio espcrimentare la sua rovina Regdice il signer Carlo Troya cht^ ancor vivo solto il Umpido gio che prcgo non note alia lama de'suoi studi cielo di Posilippo cara al jsdegnare i miei fervidi voli, eho sono per la sua salute i'ltalia Reggio attentossi opporre argine al torrento impetuoso. Antiche superstizioni radicate nella niente de'suoi facevano credere che una statua rizzata di la del Faro incontro qucsta cittd e con I'alpotesse aliontannre con un picde i fuochi dell' Etna simili a queste erano tro il dc' barbari nella Sicilia
solterra in Francia
,
tempo
,
di
barica e rivolgeansi al settcntrione con la faccia , quasi ad allontanare ma lu indorno ) i barbari dal Danubio. ConQdatosi Reggio neir a>igiirio della statua soslenne virilmento gli assalti che del Visigoto il quale ne bruci6 i contcrni ; ma I'armata rgli aveva posta in un punto per traggittarsi nell' Africa fu asin grai fralita da fiioci vonti nel Faro, e sommerga, dissipaU
( ,
Costanzo imperatore
le
^uoi sgiianU (1) parts sotto scnza, ovo preso da grave malori
i
^ -
L^SJ>
Coalia
Da
frza redire in
giorni
cadde
vita.
deviate le onde del Busento, nel letto di cui aperta una vi furono seppellite le sue spoglie insieme con larga dovizia di boltino, che aveva tolto in rapinando Roma , e le al-
tomba
regioni italiane. Le acque del Busento restitaite nel corso ch'erano stati inte^ti furono strozzati tutti gli schiavi , a qjiell'opera onde la tomba restasse a tutti ignorata In quee fertile provincia , in cui 8ta vasta , si il signor Grimaldi (2)
tre
di loro
, , ,
e deliziose e bea prima erano tante illustri citta magnifiche fortificate, dopo tanti disastri sofferti prima da'Vestrogoti, poi dai e linalmente da'Goti insieme Vandali quiiidi dagli Ostrogoti non si vedevano piu che deserti villaggi piccoli castelli circoudati da miserabili avarizi delle diruie, e distrutte citta. Tale andi Bruzia della Cacora era lo stato di Lucania del Sannio labria .., La desolantc guerra per XV'III anni continui avea fi, ,
nite di rovinare gli ultimi avanri della romana grandezza, e dei segni infausti della nostra passata servitu , e coltura insieme. Questo stato di desolazione ci annunzia la prossimita di un se-
eondo stato di barbarie . Morto Alarico Onorio fu restituito nel dominio d' Italia, il quale per ristorar le provincie dagl'infe pubblicar molte costituzioni cui numerevoli danni sofferti voile che si pagasse solo la quinta parte de'tributi (3). Ne sotto Alarico si alter6 la forma politica dell'imporo; perciocche occupato neU'esercizio delle armi non pot6 innovar le leggi. Ne
,
produsse novita
scio libera
tuti
di
1'
di
Italia
governo Atalarico suo successore, il quale lache governolla co'medesimi staad Onorio
,
Costantino. Dell'istesso modo Valentiniano III. No si vide cangiamento di sorta dalla mnrte di costui lino a Teodorico , anzi fiiio a Longino , da cui la polizia delle provincie ebbe gran toiti di mezzo i consolari , i eat)giamento. Questo imperatore un correttori , presidi diede invece a ciascuna citta, castello ec. che duca ed un giudice , i quali sottoposti solo al migistrato sotto la denominazione di Esarca da Ravenna governava tutta
, i , ,
r Italia,
-i
del
governo
di
quelli.
Da
cio
nell' Italia.
di governo andiedero soggette le noslre regioni, le quali una alle altre provincie del regno si tonnero sotto 1' impero di Orien-
(1)
lib.
Carlo Trova Storia universale del Medio Evo Vol. XVII. XXXVH. (2) Grimaldi Vol. 11. (3) GiannoHe lib. II. cni>. llll.
,
I.
parte
I!!,
286
\p,
flistose
mo
ancor qHando Aiitati 111 re d Italia delta slirpe de'Longobardi lo sue conquisto (ino a Reggio, dolerminaudo questo estredeU'ltalica penisola come terinine del regno Longobardo.
Ancora
Longobardi
(1)
dislesero
il
doniinio di
loro in
piu
in-
liioghi del Bruziu, in Laino , Cassano, Cosenza, ed in altre, fuori le citta marittime, come Reggio, ec. che non mai si
,
disgiun-
sero dall'impero de'Grcci. Vero e che Autari percorsa I'alla italia a ruba di quanto niai gli s'inconlrava, e lascialo indietro il Sannio la ('ampania l' Apulia, la Lucania si aprl il passo anoor nelle vicinanze di Reggio ove avvicinandosi alia coionna milliaria ch'cra dentro le onde del mare, e percotendola con la spa(in qui giungeranno confini d'el rogao da, 6 fa ma aver detto
, , ,
limiti regno non oltrepasso di Cosenza. Le citta della Bruzia, che furono govcrnate in allora da' Longobardi presero la denominazione di Contadi o Castaldati: si erano nomate le provincie solto quel governo quelle che restarono sotto 1' impero di Oriente ebbero nuovi titoli, nuovi magistrati. Perciocche 1' Oriente infestalo da'baibari non si ebbe piu pensiere della primiera distribuzione delle provincie le quali d' allora furono denominate 'i'enii. Dodici di nuinero i Jmi di Europa ne! dccinio de' quali formava parte la Bruzia ed altre. S. Severina Crotone cioe Keggio Gerace E omai e tempo che ben ci siain dilungati determinar quando la prima volta si uill sotto il bruzio cielo il nome di Casuoi esercili da Grilabria, e dillinirlo Hotti, e dati in higa jiioaldo quando Costanzo imperator dell'Oriente vtnne in Benevenlo, si perderono da lui in egual tempo, Gallipoli inl'uori, ed Otranoltre la Lombardia to , tutti eraluoghi del Tenia XI, cui no compresi tutti e luoghi dell'antica Calabria mediterraiiea marittima, Taranto, Brindisi, Olranto, Gallipoli fino a Bari (3). E potea non dolersi 1' imperator di Oriente che dalla lunga seguela de'suoi titoli fosse cancellato quelle di Calabria ? Eppure non in tutto ne avea perduto Timpero rimanca ancor Gallipoli, e Otranto. Da cio volendo ancor ritener questo antico titolo lo tra?port6 sotto il bruzio cielo. Ma Taranto scde dei Protori dellantica Calabria cadula sotto il doniinio del ducatu di Benevento avGreci trasportando questa sede in Reggio venne che al Bruzio fu donata la denominazione di Calabria che
Longobardo
(2)
nullameno
il
suo
(1)
I.i
vogliono
vano
i'origiiK;
SI denotninati dalla liinghezza della baiLa. Esai irocdalla penisola della Scandinavia, cio6 della Norvepia, dal-
Cuslunlini
287
ostese poscia ancor nella Lucania (1). I Longobardi non meno appellarono Calabria tutti que'luoghi, cui distendeano il domtnio nel Bruzio que' che da Taranto sino a Brindisi aveano
si
,
a'Greci nell'antica Calabria denominarono Puglia. Tutto e pieoo d'incerE donde poi tale denominazione ? tezva ; ne io saprei piegarmi ad ipotesi mal sicure o sempre contraddette. Intanto altri ne vede 1' etimologia nel greco idiotolli
ma
da
>t*Xo(J
bello-biiono
B^s-jw
scorrerc
dall'ubej;-
IMazzocchi la deriva da Calab e Calba cui da il significato di pece o di resina ci6 da' boschi bruzi ne'quali si fabbricava si I'una, ch6
, ,
Altrl rigettando questa etimologia danno aU'ebreo Cadi latto , a ragione degli ottimi pascoli , e de',numerosi armeuli di chc sono ubertose le nostre sorI'altra
(2).
leb
il
significato
trado.
Giannonc lib. VI. cap. II. Talmutidii Calab, aive enfadcHtn Calba, picem Significat, iiemao iimilia. Ergo olim Calabria non secus atque in Bruque rmiuam
(Ij
(2)
,
fiti
CAPITOLO XXXI
IPTVASIONfi DE'SARACENI
niologia
-
'Orlgine de' Saracenl , e loro eitBreve ecnno de'danni di quesia invasione Primo iocontro con gli Appuli, e loro disfalla - Assedio di Reggio , e come si libera da'Saraceni , Assedio di allre citli, e ':.uo esilo -- Presa di Sabbatelo-iDopia di viveri di Africii , e di Siciiia , e di che fa tausa alle calakrie - Vn ampia torre fabbricata da Saraceni in Squillace, sua fiD , come scroliaia da" nostri padri - Sono scacciali dall' Italia.
nott.
^E uon piu) r aiiimo mio oon rifuggire daU'immagine di un furore d' indolenza di una cupidigia di rapina, d' una violenza ostinata , di una sfrenatezza di popoli barbari , e rotti ad ogni \izio, di una scena di note tutte dolenti, quanto volte rimembro la discesa ncll' itala penisola cho per non portadcgli Agareni , re in fronlo I'onta della loro servil discendcnza si denominarono Saraceni (1). Appena scesi fra noi tutlo si vide cangiare aspet,
,
(1) Ondc mcglio romprcndersi I'origlne di qnesti barbari qa\ trascrJro le parole del diligcntissimo Giannono Li Saraceni egli i ccrto, che sono venuli da qucgl Arabi, ch' erano discesi da Ismaele, figliuolo della fanlesca Agar, i quali per queslo furono cbiamalt Ismaclili , ed Agareni. Per coprire qucsla origine che vcnira loro rimproverata , presero un nonie piii onorcvole e si chiamano Saraceni , come se Ismaele loro padre fosse venuto da Sara moglie di Abramo. Cosl ne discorre un' autor grc,
co
{')
bcncb(i
il
doiti
iiella
Arabi presero
lingua, c
nell' isloria
di Saraceni dal modo di vita pastorale , e vagante , che menavano in campagna fra Ic arene infelici della Beriana , i quali secondo I' invito del pascolo mnlavano abliazii>no Piclro Gisii' nonr Slor. Civile lib. VI. cop. VI. g. II.
nome
{')
l!t.
f.
id sotto
fa
it
calabro ciolo
Come
la
gragnuola depreda
si
i
campi, e
halter I'auca al
mesohino agricoltore,
da del rapioar saracenico in tutti meno che in molte altre citta mediterranee. Movendo d'ogni lato portavano con seco la devastazione. Arse in piu parte le citta altre vedovate de'Ioro cittadini altre ritirate in luoghi inaccessibili o sulle cime de'monti, o in mezzo alio foreste, i templi restarono depredati, contaminate le are, ministri inviljti, tiitto in rovescio. Da somrao ad imo il genio delle rovine n>ovea gloriosofra noi ne 1' antico valore destalo ne' calabri petti bastofrenarne il torrente ad arrestarlo. Era quello un secolo che segnara
,
,
nelle pagine dell' istoria un'epoca che forse non yi fu egual* ne' calabri fasti. Ma non istiamo piu a general!. L' invasione de' Siraceni nelle nostre calabre contrade era
,
un'andare, e tin venire pui rolte replicato, ci6 che ne accrescova mali; poiche que" barbari renivano sempre digiuni, sempre avidi di nuove prede. Volgea I'anno DCCCXXXIll, e si ridero infesti percorrere littorali della Siciliaj che guardano le calabre regioni. Nelle invasioni inimiche il commercio e quello che sempre incomincia a sentire primi danni. Infestate da frequenti incursioni le nostre coste, e tolta ogni comunicanza di commercio con gli estranei si videro deserti i nostri mari abbandonati i la depravazione nostri porti I'insolenza il disordine solo si vedea ir gigante nelle nostre niaremme. Nel DCGGLXX sentiroi
110
il danno del poter degli Appuli. Or, si un cronista (1), per ristaurasi dalle perdite i Saraceni discesero nella Calabria tanto piu avidi , quanto piii grave aveano sentito il poter del nemico. Erano allora le calabrie in parte devote al dominio greco: eppure Basilio allora imperatore d'Oriente non era sensibile a'nostri
danni, ne gli premea il cuore alle nostre sciagure. Allora i nostri cui ancor risvegliato I'antico valore, non era donate impadri brandir le armi da se soli a difendersi da nn nemico si infierito implorarono aiuto a Liidovico compromettondosi seguir d'a'lora le sue armi e pagargli^un annuo tributo. Questi pietoso a' bi,
,
sogni degli oppressi pefsuaso non gia dalle promesse di l^ro senza pcider tempo mando lore Ottone conte di Bergamo, ed Ischisio, r Gariardo, ambo vescovi seguiti da un'esercito. Era
<
.
allora il tempo quando le spcranze dell' agricoltore si vedono compiute in mirando ondeggiar lieve liere campi di bionde spinostri campi dal nemico terrore ghe. Muti allora, e deserti
,
Saraceni lieti vi raccoglicvano le mcssi che non erano frutt< De'Ioro siidori. La lietanza cangiosji va terrore, la "^aniO!** dr
,
'i
Croaxca ei Aadrea
Preff,-
29d
per insultare qualcho calabro colono, che a mal e solTiiva le sue messi recidersi da un barbaro cangiossi in urio di guerra in vedendo alle spalle 1' oste neche li cercava a rovina. Le falci S.iraccniche furono tomicd barbari rotNto cangiate in brandi, si diede ostinato attacco li e dissipati allri caddero estinti altri si ebbero scampo io Araantt'a ove ancora furono donati in fuga. IVe (jiiesto basto ad infrenare laudaoid di que' barbari. Era r anno DCCCLXXIII, c le ilolte seraceniebo rompeano in mare da impeluosa ])rocella. Dissipati, e dispersi allri si trovarono sulcalabri lidi. Questo arrivo nei le coste al'ricane allri presso
loro sciolta
in
pivi
cuure vedeva
,
nostri liUorali lu
ne" dinlorni tulto
come
l"
metlevano a devastazione
durata
liinga
i
loro
neW
Ma
DCCGLXXXIIII scioglieva daW Africa un Saraceno di Saraceni , cIV erano sulle regalo vonemla a capitanare sangue sponde del Garigliano. Giunlo nell' Italia , unite a' suoi altraversando campi amalfitani movea per Ic Galabrie. Andiedero a vaoto i (lisegni del regal Saraceno. Sorpreso da' Salernitani parte
Nel
i i ,
parte si avventurarono uno scampo con la fuga, che ancor sorpresi ne' campi di Koccra sentirono il fendente delle spade parte rifuggirono nelle calabrie. L'imperator Basilio mando tosto un' esercito di traci , di macedoni comandati da un certo Stefano Ma senzio , iiomo pavido , ed inerlo, che non mai voile attaccare il nemico. Baside' suoi caddero senza vita dal ferro iniinico
;
;
,
lio di ci6
decinegl' incontri di guerra. II suo arrivo se la sorte saracenica. L' invitto porgendo lore la battaglia , U
vi
mando
uomo
di
diedc in fuga li e poscia appo le mura di Amant6a disperse re fe sanguinosa strage. Nel DGGGGV i Saraceni venuti da Sicilia si erano fermati in Squillace ma furono abbaltuti nell' anno
, ;
Neir anno DCCCGXVIII un' esercito di Saraceni venuti ancor dalla vicina Sicilia assediando si un cronista (1), Ueggio so ne resero padroni lasciando morti molli abitanti. I Regini per togliersi di mezzo da un nemico si indomito, c fiero, vmill agli Amnlliiani, od aGreci, cheavcano chiamati a soccorso, lasciarono estinti nel campo di battaglia moiti di (|ue'barbari, ed altri fugarono. Qufsfo csito felice di guerra produsse a' nostri calabresi se non un vaiitaggio, almeno un posscsso di que'beni che innanzi cra, ,
,
(i)
La Cronaca
del
monaco Arnoifo.
291
no lore
stati
tolti
da' nemici
oro
argento
vascllami ed allri
trovaiono in Reiigio, in Catanzaro, in Squiloggetti di valore, che lace , in Cosenza. Nel DCCCGXXIII nuove incursioni di Sarae Cosenza assediate final mente aprirono loro le ceni. Reggio porte, non capaci far lunga resistenza. Venuto dall'Africa Saklab denominato ancor Masud nel DCGCGXXXllI, e movenda inTesto
,
oltre essersi reso padrone di Taverna, di Belcane'dintorni di Catanzaro, avvinse in catena gli abilanti, ne fe strage depredando campi e le case. Ma i ca^bri vicini dolenti a tanta onta, e assai piii alle considerabili pernelle Calabria
,
,
slro
di
Petilio
all' amor di patria e mossi dalla causa comune entrando nel ailenzio della nolle in Siminari tolsero a' barbari quanto loro aveano rapitiato. Ma ci6 raccese il furore nel pelto che di Saklab. Egli meditava sorprondere i calabri all' inopinata non ancora avevano d. poste le armi ed in Squillace tentavano nuove cose. Quivi Sakiab presentando loro la battaglia fu superato, posto in fuga, e^ appena si ebbe uno scanipo in Reggio. Nel DCCCCXXXVIllI ebbero Saraceni altri sconlri siniIn questo anno si videro le nostre magtri ne' nostri littcrali. remme infestate da nuova ciurniaglia di barbari. Mossi da una
dile avvalorati
cupidigia senza pari lasciavano in ogni luogo I'impronta del disordine, e della ruina. Ma in questi anni sembra cbe la viltoria era in mano de'noslri, ne quali niarciando contro 1' inimico fecero prigione gran numero , che furono poscia ricomprati coo gran somma di oro. Vn* avvenirnento piii singolare e vantaggiosissimo a' nostri padri avvenne nel DCCCCL. Nelle vicinanze di Reggio in una citta or Sambatelo, allor denominala Sabbalelo era una colonia
i , ,
di
Saraceni venuta
di
questi compromettendosi migliori avvenimenti nelle nostre calabrie, uno fa il sentimento di que'barbari , collegarsi in amicizia ed essere il flagello nelle terre dinlorne I Regini come che piu propinqui ne sentivano a dl a di maggiori , e moltipUcati i danni i saccheggi le devastazioni le rovine. Ma noa sono eterni i trionfi degli oppressori Lungi un di i Saraceni da Sa iibatelo, che uniti a Saraceni Siciliani andavano giu e su
cilia.
,
Ma
Regini enlrarono nella citta nemica , solo custodita dalle donne e da' vecchi , ne pas5:iroiio a fil di spida quanti mii ve n' erauo diedero ad incendio le case ,
percorr-ndo
le calabrie
smantellarono le rocche.Ma nuovi danni si apparecchiavano alle nostro Calabrie- In e mi giovo delle parole del acquesto anno signor Grimaldi cadde che alllilta l' .\fricd e la Siciliu da_^ una grave carestia di biade Halassan fu costrelto chieder soccorso a' greci di Pue di CaKibri;i. Awedutisi oostor- dfll" g'la opportuniUi di vene di arncchirsi non vollcro d^re il ditarsi che a prezgratio
, , ,
, ,
,
292
TO carissimo
profe
e d.maro eontante. Reggrvj allora in qualita Ji ossia prelure della Calabria h S.cilia Crinito Calido od
pn.no sue risoluzioni. Irritato Halasla pace, ed invase il resto Iva qaesto mentrc il Califo di
,
r
il
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reggeva.
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""^"^'^
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nuova nolta traCalabria, e ricovertala tutbagnolla del sangue de' naturali del luogo.
.
di
ad^.?.r!''i !";''"'. ad tssere desolata. I L'^'\*'''\^' Rogmi, cho va eransi stab.hti, e fortificati a
,
i>!.)orata
o fa la prima
saputa
o.ta^g,
e slogg.o
'''*'
la pace con gli die discese sotto le mura ""^ "''"''^ resistenza , fcco un simile ^'^''"'''^ S'""'*" 'Sl' orocchi di Costantino, o questi ^?
I
Sicilia
,
chiese lore
accampamonto
aJtra
numerosa
flotla
sotto
il
^.?o f que.t:.
n"/!'
^^^'^''^^^"'^^''0
amendue
llotta
Durban
c.ano con ordme, cho raccolte tutte ie furze del nuovo pretoro idscasio cd alio sue uaitele venisse subito alio mani co' calaDresi. (,l, ordim fur.jno ma i Greoi vinti cbbero anolie cseguiti II di,>piacere di vedere tra e vedere porduto prigioni Malaciano t I to argento , o I oro , die si era salvato a tante irnizioni di
, . I
comando di MauCouduceva
da Mala-
que barbari Risoluti di fermarsi nelle calabro contradiedero pensiere di ergero in Squillace nel 969 una torre di amp.o circuito di muri si per avero un centro di unione , SI per trasportarvi lo prede. Intcnti all' opera i Saraccni vi c di enolle. Ma i calabri non erano ciedit X^S''?vanodi vasta nil cdif.cio mole, vero argo.nento di alta cupididc
SI
,
scontri, clia negli anni seguenebbero nostri cosaraeeni, die no a.'.Javano sempre a pc-io. non die d. una frutto delle insinuazione di un fratJ di triegua grande sl.ma fatta tra noi (2), e que'barb.iri, uon mi tacdo di un progclto saracemco, die tutti addimoslra disequali si erano
li
.
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.
altri
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die
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parte rc:*laron
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al-
(1,
r.M.nnl.Ji n.
r|,.I
rr-^.
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Kp,j,j
293
L' iocomincialo caddero prigionieri . pochi fugglrono. e tutto lu vuolalo delle lu grnantellato On dairime sedi, chtf vi avevano gi^ riposte. , ^j ,.
tri
edificio
preda
dilunghiamo in tali ncerche. Negu linch^ non e meno interessanti auenti pochi altri avvenimenti re di Ottone il Grande scacciati dall'ltalia daH'imperatore Furono tedesco che rcgnasse nell Italia. Germania che fa il primo
.....
non
piu
ci
anni se-
CAPITOLO
XXXII.
quondu
inganni
si
stabilirono
t^'Sro
''
rJi'no'""e"l'
r^^'"'
'''"^
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'
Esplora
le
gemma,
suoi
noslre comrade
e quali
efretli
titolo di
GuS^ rnnL
^"'
'
^'-la-
^' Guiscardo succede al suo duca o "'^so flTo "' ^" "" ''*' vasione saracenica ravine di Mrr.tor, ^^^ k j? ''' -li sfrenalezze in 1"' Squllace , e ^on e V.r. if Sa'-accni furonc !!'-''*' disfatti dio di RcKgio , e da chi Assesi.oi ' ^' .luca Hug^iero sf amn.a a' ^rse - II e di'^?^ r'^-K ,', P/'"*=*>^ ''' ' sua ne - Vros. di egriludios ano J au .1. h"'''!'""' fr
Mono
RugSo
'
^''" ^^rei ver.ncro nelle Calabrie ed in Sua I,^ --.V"''"'^'' " e de7li Angioini Arago"ne'r!: K'no'di " ;^'"^'^ degU '^r" Albanesi donde , venncro, e perci)^ e auando 7, V^l'^"^ " Q"'" li villaggi fSbb caronrgU Alban n'Mrf^lU'-'"" f"'^^^^
.lire
costumanzc
malr'imoni ."?:?
"poetic
e,oro T^n'"'"
"'
^'r
Nc
Virgilio.
si
prcparavano
vn ^Y;"'""'- f"^ del nord. ossia della Scandinavia vmca de Earopa bagnata da un lalo dal mar
di
'
pro-
rono il n ?'"" M-'rr'^^' ''",^^" '^^'"^^^ mossequando siaprl olo'il passo noil itala non vi trovarono lun^^he res . penisola anno lOVl qaando essi sciogliendo dal a S dlia rompeano ne nostri littorali da veri devaslatori. I
,
stenze. Era
campi dati a sacco dogm ato. ,1 colle, e la valle popal.ti di ulivi. e d^i vig oti f.rono ,ncend,at,, c.ttd, castelli ville.'adeguate al suolo. not. ignaro Maniace senza porder tempo con la gioventii piu va" P^ sca'cciarne rrnclR colt^' ancora ,n Calabr.a. ed in naccoo -'"r ^^';l'^'^ Puglia un'esercito a GOOO ar""""^ aNormanni di tosto
,
hC^
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parlir
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"" "C volcsscro scacciali coH che non pavcntavano alle minaccie de' grec
bo g"^;rc-rs-;''''?-^^^^""
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Malatcirt,
29S
il ferro di Roberto Guiscardo nelle nopiu opero Giannone. I Romani... con miglior agio, si Pietro lre calabrie. e que' di P^-'-a sotto il famo altesero a dilatare i lore confini, tutta la Calabria. so Roberto Guiscardo li distesero sopra quasi
Ma moUo
contado di Puglia era nOucsto principe essendo succcduto al ma Bacelardo suo n.pote di cono^ciulo non aia come tutore in qucsta occas.one assoluto sienore... Egli sembrava che come tutela non fosse disposfo a contentarsi di una semplice an?; Vmfredo conforme \ ffredp uretese che doveva egli succedere ad cd egli aveva dosignaa suoi fratelii
,
allro ultimo suo fratello col per suo successore Kuegiero, lui anche aveva diviso V impcrio , e creatolo percio come quale
era succeduto
liia
primogeniti;
to
^*^"
che sentiva linopia del danaro con uno inganno cerco provvedere a bidi un conquistalore cui uomo dovizioso di Bisignano de Turre sogni. A Pietro onde dar seabboccamento a quando a quando veniva ad e que di che insorgevano tra Normanni ;to alle controversie cerco togliere prima ie sue dovizie, e poscia Bisignano, Roberto Vn giorno incui Pietro de lurre renders! padrone della sua patria sulle spalle, era presso lui pe' soliti alTari, Guiscardo se lo gilto stavano appiattati. Quell '"^P'"*'' suoi prevenuti e portollo ove che avea di dar\!do poslo in prigione per 1' ansia indocile da Guiscardo. libero pagu grossa somma di danaro, dimandala si una pagina di rea Questo avvenimento che segna nell' istoria onde que" di Cosenza di Bisiindolenza, a'calabri di spaveuto luturo c di Marlurano per togliersi di mezzo a qualche uuano un traltato di pace clie si liisastro dimandarono dal Normanno che i terrazzani tencndo per se le cilta , ebbero a condiziono si e militare economica che 1" ammini^trazione politica non un' annuo tribute, e non desscro 1' obblifo porgere a Noniuinni Nel 1507 Guiscardo cominciava regar loro l' esercizio militare. di un' csperimentato conquistalore. a dar vedule di un sagace
Votierto un
di
indegno veramente
voile prima csplorarli Ignaro della posizione "de'luoghi tur\ando i passi piu difTicili Ic contrade che piu potrcbbergli le campagne cosentine, e di Mariiare a vantaggio. Attraversate inter-turano .-i traltenne due giorni sulle sponde del Noceto, onde non che le forzo di le costumanze de' popoU propinqui rogare loro. Rompea I'alba del terzo giorno, ed egli movendo per Squillee costeggiando que' mari si vide in brieve nella citta lace doni di natura, in Reggio. Quivi rimancndo per slante di tutti
, , ,
osser-
resistenza
si
\'ii-
(1) Pieir
Molto più che documenti.
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