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LA SICILIA

DOMENIC A 14 AGOSTO 2011

2.

il FATTO

LESCLUSIVA

parla lex governatore


Il colloquio. Da 200 giorni lex presidente della

Regione Siciliana sta espiando la propria condanna a 7 anni per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra
LILLO MICELI
NOSTRO INVIATO

LA VICENDA

ROMA. Circondato da un grande parco, quello di Rebibbia, visto dallesterno, non sembra neanche un carcere. Lingresso di via Raffaele Macelli, al civico 70, che non il grande portone di ferro di colore grigio che siamo abituati a vedere in tv, potrebbe essere scambiato per uno dei tanti residence della periferia capitolina. Non ci sono arcigni agenti al corpo di guardia che ti guardano con sospetto, ma uomini in divisa piuttosto gentili, anche se risoluti. E non perch probabilmente sanno del cronista arrivato dalla Sicilia per intervistare Tot Cuffaro, ex presidente della Regione, ex senatore e politico di primo piano anche a livello nazionale, ma qui semplicemente il detenuto Salvatore Cuffaro, condannato a sette anni di carcere con sentenza passata in giudicato per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Solo qualche minuto per le formalit di rito ed anche per un cordiale saluto al direttore del penitenziario, Carmelo Cantone, ma non senza avere effettuato un discreto controllo sul libro portato in dono a Cuffaro. Le regole sono regole. Quindi, un sovrintendente addetto ai colloqui, che non ci lascer mai soli, mi accompagna al braccio "G8" dove in una cella a quattro posti espia la sua pena Tot Cuffaro. Si passa da una parte allaltra del carcere, transitando per ampi e assolati cortili. Finalmente arriviamo a destinazione, per lintervista viene concesso luso della stanza destinata ai pubblici ministeri per gli interrogatori. Qualche minuto e Tot arriva, stringendo sotto il braccio una carpetta piena di appunti, che poi non legger, vestito con una Lacoste di colore marrone, che tradisce i chili perduti 21 e pantaloni di colore azzurro. Gli occhiali e i capelli che sono sempre pi "sale e pepe". E lo sguardo che racconta la sofferenza di chi, abituato a vivere in piena libert, ad organizzare il tempo a proprio piacimento, costretto a vivere dietro le sbarre. Per un tempo che si annuncia lungo. La sua forza: la consapevolezza di volere espiare la pena. Non perch la ritenga giusta, ma perch cos dicono le sentenze. Perch negarlo? Emozionato lui, emozionato io. Ci abbracciamo. Ci conosciamo da tanto tempo, dagli anni delladolescenza. Sotto lo sguardo vigile del sovrintendente di polizia penitenziaria, ci sediamo, cominciamo a parlare. E Tot a rompere il ghiaccio: Siamo qua, ci vuole una grande forza. Sono passati duecento giorni. Ne mancano ancora tanti per arrivare a sette anni. Non voglio neanche pensarci. Ho avuto dei momenti difficili, ma ora li ho superati. Leggo, scrivo, studio, aiuto le persone per quello che posso. Il carcere una piccola comunit sofferente. Aiuto, chi non sa farlo, a scrivere le lettere alle mogli, alle famiglie. Parlare qui molto importante, devi essere uno di loro, uno dei tanti. Non ho privilegi e non ne voglio, perch questa una cosa che in carcere non deve esistere; se ti vengono concessi, non sei uno di loro, non sei considerato. Faccio tutto ci che fanno gli altri, anche la preghiera. Ho pregato persino con un musulmano di una trib del Gambia. Con questo ragazzo parliamo spesso di religione. E in carcere per spaccio di droga. Ha una grande serenit interiore. Abbiamo parlato del mio Dio e del suo. Per linizio del ramadan mi ha detto: "Perch non preghi con quelli come me?". Ha steso il tappetino per terra e poi ha sottolineato: "Io sono obbligato

EX GOVERNATORE
Salvatore Cuffaro, detto Tot, nato a Raffadali il 21 febbraio 1958, un politico e medico. E stato presidente della Regione siciliana dal 17 luglio 2001 al 18 gennaio 2008. E stato soprannominato da alcuni giornalisti Tot vasa vasa (bacia bacia in siciliano) per la sua abitudine di salutare tutti quelli che incontra con due baci sulla guancia

A REBIBBIA CON CUFFARO

Il carcere non ruba la vita si pu essere liberi in cella se lo la propria anima


Non ho favorito la mafia, mi capitato di sbatterci contro ma ho fatto parte del sistema e accetto e rispetto le sentenze
a guardare verso la Mecca; tu sei fortunato: alzi gli occhi, guardi il cielo e trovi il tuo Dio, ovunque". Dunque, si stabilisce un rapporto particolare tra chi deve espiare una pena in carcere. Un bacio, un sorriso, qui sono molto importanti. Racconto un altro aneddoto che riguarda Roberto: lho trovato qui quando sono arrivato. Roberto non esce mai, non va allora daria. Io tutte le volte che lo incontravo nel corridoio lo salutavo, ma lui non mi rispondeva mai. Una volta, tornando da un colloquio con i miei familiari, ero costernato e non lho salutato. Allimprovviso ho sentito una voce che mi diceva: "Salvatore non mi hai salutato". E di ci sono stato e continuo ad essere molto contento. Per me che ho dato e ricevuto tanta umanit nel corso della mia vita, devo dire che qui dentro assume un significato speciale. Per, nonostante lintensit dei rapporti, lo studio, lo sport, le giornate in carcere sono lunghe da passare. Il tempo trascorre veloce, soprattutto di giorno tra chi cucina, chi urla, chi gioca al pallone o a tennis. Il dramma vero la notte. Quando senti il cigolio della chiave che chiude la porta della cella, angosciante. Un rumore che ti trafigge direttamente il cuore e il cervello. Non riesco ad addormentarmi. Ci avviene intorno alle 23, gli agenti sono cortesi e disponibili, non sono come quelli che ci fanno vedere nei film. Abituarsi alla detenzione duro per tutti. Tanto pi per chi stato un uomo potente. In questi duecento giorni, ogni giorno stata una battaglia (si emoziona, ndr). Dormire pochissimo non mi dispiace. La notte la utilizzo per pregare, per studiare, per rispondere alle centinaia di lettere che ricevo, soprattutto per stare con me stesso. La prima lettera che ho ricevuto me lha scritta lavvocato Enzo Trantino: "Almeno l troverai il tempo per te stesso e potrai consentire alla tua anima di raggiungerti". E vero, la notte mi consente di constatare che la mia coscienza, la mia anima, mi raggiungono. Mi domando molte cose: tante risposte riesco a trovarle, ma rimangono anche molti interrogativi su ci che ho fatto e ci che avrei potuto fare. Non dormire la notte, dunque, una pena nella pena? Non dormo e non sogno. E se non sogno, mi manca la possibilit di rivivere pezzi della mia vita, di rivivere i miei familiari: questa la notte. Assisto sempre al fenomeno delle tenebre che lasciano spazio ai primi bagliori di luce. Sento gli uccelli che cominciano a cinguettare, qui nel parco ce ne sono di tutte le specie. Soprattutto, sento le cornacchie che cantano. I detenuti che condividono con me la cella, qui si chiamano compagno che ha un significato molto pi profondo di quello politico, dicono che le cornacchie gracchiano. Io sostengo invece che il loro un canto melodioso. Di questa cornacchia che si posa ogni mattina sul davanzale della finestra, che per me sempre la stessa, parler in un libro che ho cominciato a scrivere. E, poi, comincia un nuovo giorno. Finito il periodo dellinsediamento, il carcere si anima: dal silenzio si passa al caos. C chi accende

LA VICENDA GIUDIZIARIA
Nel 2003 lavviso di garanzia, il 22 gennaio 2011 condanna definitiva a 7 anni per favoreggiamento con laggravante di avere favorito la mafia. Il 23 gennaio 2011 prima notte in cella

I CANNOLI
Una delle immagini che ha colpito limmaginario collettivo quella di Cuffaro con il vassoio di cannoli dopo la condanna di primo grado a 5 anni: La verit che io i cannoli li stavo togliendo e non offrendo

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