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Il ddl Gelmini rischia di essere l'ultimo capitolo della lunga serie di attacchi che l'universit pubblica italiana ha subito

negli ultimi anni. Dopo anni di interventi mirati all'indebolimento progressivo del sistema formativo e del suo ruolo nel tessuto democratico nazionale, il governo ha scatenato un'offensiva a tutto campo. La conferma dei tagli della 133/08, l'ingresso del 40% di privati nei consigli di amministrazione, la limitazione delle forme di rappresentanza democratica degli studenti, l'introduzione del prestito d'onore con la trasformazione di diritti in debiti, l'ulteriore precarizzazione della ricerca, imposte d'autorit dal governo a tutti gli atenei, sancirebbero la fine dell'universit pubblica italiana. Non possiamo per permetterci di cadere nella trappola di chi vorrebbe farci scegliere tra privatizzazione e conservazione, tra la difesa dell'ordine baronale che da sempre contestiamo e l'imposizione di un dominio aziendale altrettanto iniquo. Abbiamo la responsabilit di contrapporre all'offensiva governativa un'opposizione che guardi avanti e che rilanci la sfida per il futuro. Se vogliamo davvero fermare la Gelmini dobbiamo rispondere colpo su colpo e spostare pi in alto l'asticella della sfida: all'attacco alla rappresentanza rispondere con nuovi modelli di partecipazione democratica; al taglio del diritto allo studio opporre un nuovo welfare studentesco che sappia garantire a tutti l'accesso al sapere; alle minacce di abolizione del valore legale del titolo di studio replicare esigendo la qualit reale del sapere che ci viene proposto. La mobilitazione del mondo della conoscenza, l'indisponibilit dei ricercatori, non solo hanno svelato quanto grave fosse la crisi dell'universit pubblica, quanto corta fosse la coperta che voleva nascondere l'effetto dei tagli, ma soprattutto tale protesta ha aperto uno spazio di speranza, uno spazio di vittoria possibile. Lo slittamento del DDL 1905 a dopo la commissione bilancio ci impone un maggior impegno per aprire uno spazio pubblico di discussione sull'idea di universit e ricerca. Non si tratta di discutere dell'alternativa al solo DDL Gelmini, ma di come invertire la tendenza di un processo pluriennale di smantellamento e privatizzazione deell'universit italiana. Non possiamo pensare di impegnare le discussioni assembleari delle prossime settimane con la semplice, per quanto radicale critica al DDL. Non possiamo pensare di arrivare alla discussione parlamentare della riforma Gelmini senza una proposta alternativa complessiva. La sfida che "dalla protesta alla proposta" non sia solo uno slogan, ma una pratica concreta. Per questo proponiamo di dar vita in ogni ateneo, facolt in mobilitazione, a dei laboratori per l'AltraRiforma, spazi aperti alla discussione di studenti, ricercatori, lavoratori, precari, in cui costruire proposte estremamente concrete, capaci di rendere reale l'alternativa. Gi l'assemblea nazionale del 17 settembre indetta dalla Rete 29 Aprile e l'assemblea dei movimenti sociali uniti contro la crisi del 17 ottobre, hanno evidenziato l'esigenza di aprire un percorso di costruzione dell'alternativa. C' bisogno del contributo di tutti e di uno slancio di generosit di ognuno, per difendere l'universit pubblica e per cambiarla dal basso, da luogo dell'immobilismo e delle clientele a motore della trasformazione del paese, in grado di portare l'Italia alla costruzione di una societ della conoscenza libera, democratica ed eguale, a partire dall'AltraRiforma.

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