Parco Regionale di
Veio
Prefazioni Prefazioni
Questa pubblicazione, dedicata al Parco Regionale di Veio, accompagna ledizione di una serie di guide ai servizi dedicate alle aree protette nei pressi della citt di Roma. Si tratta di un Parco importante non solo per la sua estensione ma soprattutto perch un parco periubano, che si estende per buona parte nella citt di Roma, preservando le suggestioni dei paesaggi dellAgro Veientano, e offrendo ai cittadini e ai turisti una nuova dimensione della fruizione e del tempo libero. Questa iniziativa editoriale importante poich va a completare la gi ricca Collana di guide ai servizi dei Parchi del Lazio, voluta dallAssessorato allAmbiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio. La pubblicazione finanziata con i fondi dellAccordo di Programma Quadro Aree sensibili: parchi e riserve e si inserisce allinterno di una strategia di promozione del turismo sostenibile e delle aree naturali protette regionali. Queste guide ai servizi intendono promuovere la conoscenza dello straordinario patrimonio costituito dai Parchi e dalle Riserve della Regione illustrandone i valori naturalistici e storico-culturali presenti, offrendo una chiave per una fruizione leggera del territorio. Il lettore trover spunti utili per orientarsi nella molteplicit di servizi esistenti: dalla ricettivit (agriturismi, bed&breakfast, alberghi) alla ristorazione, dalle possibilit di fare sport allinterno delle aree protette ai prodotti tipici, dai servizi di educazione ambientale offerti dalle fattorie educative, alle aree sosta, alla rete di sentieri natura. Attraverso queste pubblicazioni si possono osservare in maniera completa ed esaustiva le opportunit esistenti, che per molti assumeranno il sapore della scoperta di uninaspettata ricchezza a pochi passi da casa, ai confini tra citt e campagna.
Filiberto Zaratti
Assessore Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli
La guida dei servizi del Parco di Veio si inserisce allinterno della pubblicazione delle guide dei servizi delle aree naturali protette della Regione Lazio che insistono nel territorio del Comune di Roma; un progetto voluto e coordinato dallAssessorato allAmbiente ed alla Cooperazione dei Popoli della Regione Lazio per incentivare e facilitare la visita alle aree protette e promuovere lo sviluppo di un turismo sostenibile. La guida un viaggio alla scoperta del territorio del Parco che si caratterizza per il ricco patrimonio di valori paesaggistici, naturali e storico-archeologici, e rappresenta un utile strumento per i visitatori: turisti, abitanti e studenti. Larea Protetta viene presentata negli aspetti istituzionali ed attraverso la descrizione delle peculiarit; lillustrazione della geo-morfologia del territorio, delle flora e della fauna d modo di individuare la variet degli ecosistemi presenti. Particolare rilievo, tra gli ambienti di pregio, viene dato alla presenza del sito dinteresse Comunitario delle Valli del Sorbo che costituisce patrimonio dell Unione Europea. Gli spazi dedicati alle attivit tradizionali, allesposizione dellescursus storico e alla illustrazione delle ricchezze storico-artistiche, approfondiscono il legame creatosi in questo contesto tra luomo e il suo ambiente. La guida fornisce informazioni pratiche sui servizi presenti nel territorio del Parco: dallaccoglienza e ristorazione negli alberghi, agriturismi, B&B e ristoranti, alle strutture ed attivit sportive. Particolare rilievo dato alle tipicit enogastronomiche ed agli operatori e servizi certificati con il marchio di sostenibilit ambientale del Parco. Lattenzione alle tradizioni locali si ritrova ancora nel ricco calendario degli eventi e delle manifestazioni che animano i nove Comuni del Parco. Attraverso il percorso conoscitivo della guida il Parco si propone di avvicinare i suoi abitanti al territorio, alle proprie radici ed alla comune identit da recuperare e consolidare, e consentire una fruizione turistica ampia e diversificata incentivando un turismo responsabile.
Fernando Petrivelli
Presidente del Parco di Veio
Indice
Indice
Inquadramento geografico Geologia Idrogeologia Flora e vegetazione Agricoltura e allevamento Fauna Valli del Sorbo un sito dimportanza europea Storia Come si arriva al Parco Informarsi sul Parco Educazione e fruizione Attivit di vigilanza Biblioteche, Centri di Documentazione, Musei Testimonianze storiche e archeologiche Sentieri e Percorsi Cosa fare nel Parco Numeri Utili 9 11 13 15 21 23 29 31 37 38 39 42 43 47 71 79 92
Bibliografia
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InquadRamento geogRafIco
Inquadramento geogral Parco Naturale Regionale di Veio, con i suoi 14.984 ettari, il quarto parco per estensione del Lazio ed stato istituito alla fine degli Anni 90 (legge regionale n. 29 del 1997). Si estende a nord di Roma tra la via Flaminia e la via Cassia e comprende il cosiddetto Agro Veientano, in un territorio dove le componenti naturalistiche e storico-culturali si fondono in un paesaggio di particolare valore. Nel Parco sono presenti nove Comuni: Campagnano di Roma, Castelnuovo di Porto, Formello, Magliano Romano, Mazzano Romano, Morlupo, Riano, Sacrofano ed il XX Municipio del Comune di Roma; questultimo con una superficie di 7.000 ettari ricopre quasi la met dellarea protetta. Il Parco si inserisce nel settore nord della capitale andando a lambire il confine della Riserva Naturale dellInsugherata, una delle 14 aree protette gestite dallEnte Regionale RomaNatura. A ovest confina con il Parco Naturale di Bracciano Martignano e a nord con il Parco Naturale della Valle del Treja. Questa cintura verde intorno a Roma produce un effetto mitigante sul clima e garantisce una continuit dellambiente naturale, a tutela della biodiversit. Il Parco di Veio, pur avendo subito in passato processi di urbanizzazione, risulta nel complesso ancora integro ed ha quindi conservato un elevato valore paesaggistico. Al suo interno 1.200 ettari di terreno, comprendenti boschi e pascoli, sono destinati ad uso civico: un istituto di origine medievale che ha consentito di mantenere pubblica la propriet di alcune aree utilizzate dalle comunit
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locali in modo collettivo ed oggi amministrate dalle Universit Agrarie di Campagnano, Isola Farnese, Riano e Sacrofano e dai Comuni di Castelnuovo di Porto, Formello, Magliano e Morlupo. Questa destinazione duso ha preservato lintegrit ambientale e paesaggistica. Larea caratterizzata in prevalenza da altopiani di tufo utilizzati a scopo agro-pastorale e incisi dallazione delle acque che hanno originato nel tempo vallate strette, le forre, scavate dallerosione e ricoperte da boschi, tutti elementi che caratterizzano lEtruria Meridionale. Oggi il Parco si estende in una porzione del territorio adiacente alla bassa Valle del Tevere ed per questo che sono presenti numerosi corsi dacqua che, formando un ampio reticolo di fossi, attraversano tutto il territorio da nord-ovest verso sud-est e confluiscono nel Tevere stesso. Ne sono un esempio il torrente Crmera - Valchetta, sulle rive del quale era sorta la citt etrusca di Veio, quello della Crescenza e della Torraccia. Indubbia poi linfluenza che hanno avuto sul paesaggio le opere realizzate dalla civilt etrusca e da quella romana, testimoniate dalla presenza di numerose emergenze archeologiche. Assai diffusi sono, infatti, i cunicoli di epoca etrusca scavati a scopo agricolo per regimentare le acque. Altrettanto evidenti sono i tracciati stradali realizzati in buona parte del territorio, basti pensare che il Parco si estende fra le consolari Cassia e Flaminia, due importanti vie di comunicazione di origine romana. Di grande interesse poi la presenza di necropoli ed insediamenti abitativi, come il sito dellantica citt etrusca di Veio e la villa romana di Livia a Prima Porta. Ancora oggi le aree archeologiche rivestono notevole importanza non solo culturale ma anche ambientale e paesaggistica, poich con la loro presenza hanno contribuito a preservare piccoli nuclei di verde inseriti in ambiti notevolmente urbanizzati.
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Geologia
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l paesaggio collinare del Parco di Veio, cos come ci appare oggi, stato modellato pi di 600.000 anni fa dallattivit del complesso vulcanico sabatino che ha terminato la sua attivit solo 40.000 anni fa. La quantit di prodotti emessa da un sistema complesso di coni vulcanici, fu cos elevata che colm la valle dellantico Tevere, spostandone il corso a est del Monte Soratte. Lattivit eruttiva nel territorio del Parco cominci contemporaneamente ad altre zone del Lazio oggi identificabili con i laghi di Bolsena, Vico, e con i Colli Albani e produsse enormi quantit di un materiale particolarmente facile da lavorare, ma comunque molto resistente: il tufo. Utilizzato per ledilizia gi dai tempi degli Etruschi, il tufo caratterizza oggi la fisionomia dei paesi del Parco che sono costruiti in tufo e che spesso si poggiano su speroni tufacei. Le prime eruzioni si ebbero nella zona di Morlupo-Riano la cui testimonianza rappresentata dai depositi di tufo giallo della via Tiberina che raggiungono spessori di 50-70 metri nella zona nordorientale del Parco. Originatisi circa 550.000 anni fa, i depositi di tufo giallo sono ancora oggi prelevati sotto forma di blocchetti utilizzati per costruire. Successivamente lattivit inizi anche nella zona di Sacrofano, con la formazione di un centro eruttivo tra i pi rilevanti, sia per la durata, che per lenorme quantit dei prodotti emessi: il vulcano di
Cratere di Sacrofano
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Sacrofano. Questo vulcano rimase in attivit per circa 150.000 anni, ma in maniera discontinua, tanto che tra i depositi vulcanici di quel periodo, i tufi varicolori di Sacrofano e La Storta, si nota lo sviluppo di antichi suoli coperti di vegetazione. A quel tempo, lattivit vulcanica si diffuse ampiamente nella zona dei Monti Sabatini e nacquero diversi centri vulcanici che diedero origine a molti edifici secondari oggi riconoscibili in Monte Musino, Monte Solforoso e Monte Ficoreto. Queste colline non sono altro che coni di scorie, costituiti principalmente da lapilli, scorie e cenere. Le ultime importanti fasi dellattivit esplosiva del vulcano di Sacrofano terminarono allincirca 330.000 anni fa, quando lacqua presente nel sottosuolo entr in contatto con la camera magmatica causando violente eruzioni esplosive che produssero il tufo di Sacrofano e distrussero la parte sommitale del vulcano; ne seguirono lo sprofondamento della caldera di Sacrofano, sul cui margine sorge oggi il paese. Queste violente esplosioni diedero origine anche a Monte Razzano, sulle cui pendici settentrionali sorge oggi il paese di Campagnano di Roma. Lattivit finale del distretto sabatino continu soprattutto nel settore orientale dove, sempre grazie allinterazione esplosiva tra magma ed acqua, si originarono delle concavit, che si sono successivamente riempite di acqua dando origine ai laghi di Martignano, Monterosi e Baccano. La bonifica di questultimo fu voluta dalla famiglia Chigi ed terminata in tempi moderni. Oggi nella Valle del Baccano corre la via Cassia.
I geositi
La tormentata storia geologica del territorio del Parco, riconoscibile in alcuni punti di particolare interesse: i geositi. In questi punti si riconoscono formazioni rocciose caratteristiche, resti fossili, depositi di minerali particolari o spettacolari forme di erosione. Tra i luoghi pi caratteristici nel territorio del Parco, c laffioramento di fluorite nei pressi di Monte Ficoreto, vicino a Campagnano e nel Fosso dellAcqua Traversa a Roma. Il nome di questo minerale deriva dal latino fluire = fondere, per il suo utilizzo come fondente in metallurgia, ma anche dai minatori inglesi del medioevo che la chiamarono fiore (flower) di minerale per la sua bellezza. Dalla fluorite deriva poi il nome del fluoro e del fenomeno della fluorescenza. In entrambi i luoghi, la fluorite costituita da particelle molto fini ed assume una colorazione biancastra in spessori variabili. Gli Antichi Greci la tagliavano come pietra preziosa, mentre i Romani la usavano per la costruzione di vasi multicolori Oggi viene utilizzata prevalentemente nella produzione di acido fluoridrico e come propellente nelle confezioni spray, mentre una piccola percentuale impiegata nel campo della porcellana e del vetro. Passeggiando nel Parco facile osservare gli affioramenti di tufo e i depositi di lapillo. Si tratta di una roccia originata da una violenta eruzione esplosiva, molto compatta e porosa con le caratteristiche di una buona pietra da costruzione: buona lavorabilit, resistenza ed aderenza con le malte. Si ritiene che il tufo sia entrato a far parte delle costruzioni dellantica Roma solo dopo la conquista di Veio (396 a.C.) poich le cave erano localizzate nel territorio di questa citt: soprattutto nella Valle Lunga e nellarea di Grotta Oscura, prossima al Tevere. Proprio lungo il Tevere i blocchi venivano trasportati dalle cave fino a Roma. Con questo materiale, infatti, sono stati costruiti molti edifici storici di Roma come le mura repubblicane, la basilica Emilia, alcuni templi nel Foro Boario e di largo Argentina e ponte Milvio.
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IdRogeologIa
Idrogeologia
l Parco di Veio ricco di acqua, in quanto si estende nella Valle del Tevere, e in particolare nella sua porzione ter- minale. Inoltre, la ricchezza in questa zona vulcanica di acque di falda, ha dato origine a moltissime sorgenti, alcune delle quali caratterizzate da acque minerali fredde e termominerali: ne sono un esempio le acque ferrose nei pressi di Ponte Sodo e dei Bagni della Regina, in prossimit del sito archeologico di Veio e quelle di S. Antonino, dell'Acqua Ferruginosa e del fosso dell'Acqua Forte a Castelnuovo di Porto. Tre sono i corsi dacqua principali: il fosso della Torraccia (o di S. Antonino), il torrente Crmera Valchetta, e il fosso della Crescenza (o del Fontaniletto). Tutti hanno un andamento a pettine, da nord-ovest a sud-est riversandosi nel Tevere come affluenti di destra e rappresentano un ineguagliabile serbatoio di diversit ambientale e biologica. Nel corso dei milioni di anni, lacqua di questi torrenti, scorrendo sul morbido terreno tufaceo, ha lentamente eroso il letto dei fiumi determinando la formazione delle forre, vallate strette e profonde molto suggestive, che oggi rappresentano una delle caratteristiche principali del territorio, anche per la loro straordinaria valenza naturalistica. Purtroppo le condizioni in cui versano attualmente questi corpi idrici destano non poche preoccupazioni. In particolare gli scarichi di diversi centri abitati ancora privi di sistemi di depurazione delle acque reflue, o comunque con impianti malfunzionanti, si aggiungono allinquinamento proveniente dalla zootecnia e dallagricoltura e minacciano il gi precario equilibrio dei sistemi naturali. Uno studio svolto nel 2006 dal Parco, in collaborazione con lIstituto Superiore di Sanit di Roma, ha permesso di investigare lo stato dei corsi dacqua in termini di qualit ambientale. E stato quindi possibile evidenziare le numerose criticit nel territorio del Parco, ma anche identificare nei tratti pi a monte, limportantissima presenza di una comunit animale e vegetale ancora in buono stato. Proprio questa comunit, infatti, potr rappresentare in futuro il serbatoio genetico in grado di espandersi nei tratti pi a valle quando, grazie ai finanziamenti regionali, il Parco ed i Comuni saranno intervenuti per eliminare le sorgenti di inquinamento.
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floRa e VegetazIone
Flora e vegetazione
a vegetazione del Parco di Veio fortemente influenzata dalle vicende storiche che hanno condizionato luso del territorio nel tempo e che hanno prodotto come risultato unalternanza armoniosa tra spazi ancora naturali e spazi destinati alluso agricolo e abitativo. Oggi il Parco caratterizzato da estesi pianori coltivati o destinati allallevamento estensivo, generalmente interrotti dalle forre, ovvero valli strette scavate dallazione erosiva dei fiumi, dove permangono i boschi, un tempo molto pi estesi. Questi spazi ancora naturali sono costituiti in prevalenza da bosco misto di caducifoglie ma, dove emergono affioramenti tufacei, possiamo trovare anche il leccio (Quercus ilex) sempreverde. Specie principe dei boschi del Parco il cerro (Quercus cerris): una quercia caducifoglia, con corteccia di colore bruno e foglie verde scuro, con i margini lobati. Si riconosce facilmente per il suo profilo alto ed espanso; avvicinandosi possibile osservare i suoi frutti (ghiande allungate) e, nel periodo di fioritura, le spighe pendule giallo-verdi. I boschi si trovano principalmente nel settore settentrionale del Parco, fra i rilievi vulcanici esterni al cratere di Sacrofano come la Macchia di Roncigliano, ad ovest di Campagnano, Monte Musino - Monte Broccoleto - Monte Bruciato tra Sacrofano e Formello e lungo le valli, quali ad esempio le Valli del Sorbo. Le specie pi diffuse sono, oltre al gi citato cerro, lacero campestre (Acer campestre), il nocciolo (Corylus avellana), il ligustro (Ligustrum vulgare), il pungitopo (Ruscus aculeatus) e ledera (Hedera helix). In funzione dellesposizione, dellintensit e frequenza dei tagli boschivi e del suolo, sono presenti altre specie arboree come la roverella (Quercus pubescens), la farnia (Quercus robur), lorniello (Fraxinus ornus), il bagolaro (Celtis australis), lacero di Montpellier (Acer monspessulanum) che localmente possono divenire dominanti rispetto al cerro. Il Parco di Veio si distingue per la ricchezza e limportanza delle specie floristiche presenti. Le specie censite sono 787 ed alcune meritano una particolare attenzione per limportante ruolo ecologico. Allinterno delle forre, le particolari condizioni microclimatiche consentono lo sviluppo di specie vegetali tipiche di ambienti freschi ed umidi (mesofile), come
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Fiori di Croco
Il rovo
Il Rovo (Rubus fruticosus) uno dei pochi arbusti che resiste allattivit di pascolamento dei grandi ungulati. Il suo portamento rampicante, compatto e spinoso, difficilmente penetrabile dallesterno e comporta lo sviluppo di un microambiente protetto dove possono crescere delle piante che, in sua assenza, verrebbero facilmente brucate. Perci la crescita del rovo considerata come una fase di passaggio che permette la ricrescita del bosco nelle zone di prato. I suoi cespugli sono frequentati da molti uccelli, quali la Capinera (Sylvia atricapilla), che vi trova riparo per il nido, numerosi roditori, fra cui il Moscardino (Moscardinus avellanarius), che sono soliti riprodursi e nascondersi nelle sue siepi e innumerevoli artropodi, sia predatori di specie parassite di colture agrarie, sia insetti impollinatori visibili durante la fioritura da maggio a agosto, periodo nel quale si possono assaggiare le gustose more.
ad esempio lagrifoglio (Ilex aquifolium) che normalmente presente ad altitudini pi elevate, le felci e altre specie tipiche di ambienti molto pi freddi e umidi come quelli di faggeta. Un altro ambiente che merita di essere ricordato quello dei tufi dove si possono trovare piante erbacee annuali, spesso molto rare, quali la Veccia serena (Vicia lathyroides), il Ginestrino sottile (Lotus angustissimus), il Prezzemolo bastardo (Ammoides pusilla), la Silene conica. Infine, va ricordato il gruppo degli endemismi che, anche se non particolarmente ricco, include la Linaiola purpurea (Linaria purpurea), il Fiordaliso cicalino (Centaurea deusta) e lo Zafferano odoroso (Crocus suaveolens), questultimo una specie particolarmente rara, presente solo in alcune aree dellUmbria, del Lazio e della Campania.
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I boschi
I boschi sono molto importanti perch contribuiscono alla mitigazione del clima, rappresentano un freno allazione erosiva delle piogge, ma anche offrendo cibo e rifugio agli animali contribuiscono alla tutela della biodiversit e portano un generale miglioramento del paesaggio. In virt di questi aspetti, lEnte Sottobosco con ciclamini Parco rivolge unattenzione particolare alla loro conservazione, svolgendo anche attivit di riforestazione dei terreni abbandonati. La vegetazione forestale locale rappresentata dai querceti e dalle cerrete. In particolare, possibile individuare due aree distinte: nel settore meridionale del Parco, caratterizzato da un periodo di aridit nei mesi estivi, presente un paesaggio di macchia mediterranea di tipo collinare; nel settore settentrionale, caratterizzato da un clima pi fresco e umido prevalgono boschi misti pi estesi (Macchia di Roncigliano, ad ovest di Campagnano, M. Musino e M. Bruciato, tra Sacrofano e Formello, e le Valli del Sorbo presso Formello). Nella zona nord-ovest del Parco, inoltre, sono da segnalare alcuni boschi di castagno introdotti dalluomo in tempi antichi per la produzione del frutto e del legname. A causa dellintenso impiego agricolo-forestale del territorio, le formazioni arbustive sono rappresentate per la maggior parte da siepi o da macchie, che si insediano sui versanti pi ripidi e ai margini delle aree boscate, rivestendo una particolare importanza anche dal punto di vista ecologico in quanto offrono cibo e riparo per numerose specie animali. Tra le specie locali, si segnala la ginestra: un arbusto diffuso allo stato naturale anche su terreni difficili; specie pioniera, ottima colonizzatrice dei terreni sottratti allagricoltura, la ginestra una pianta di notevole bellezza durante la fioritura e facilmente riconoscibile per il colore giallo brillante dei fiori. Lungo i corsi dacqua presente la vegetazione ripariale; nello strato arboreo sono meritevoli di nota le formazioni ad ontano nero. Nello strato arbustivo sono frequenti il sambuco e la sanguinella, mentre tra le erbacee si ricorda la saponaria.
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lambiente di forra
Nelle profondit delle valli tufacee si pu scoprire un mondo straordinario caratterizzato da una grande diversit ambientale e biologica: le forre sono gli ambienti pi spettacolari del Parco. Il territorio infatti solcato da un significativo sistema di incisioni che, scavate dal gran numero di torrenti e fossi che attraversano il Parco, rappresentano degli importantissimi corridoi ecologici. Infatti, a causa della difficile accessibilit, in corrispondenza delle forre si potuta mantenere una copertura boschiva densa e continua, che risulta invece rarefatta in gran parte del territorio del Parco dove sono prevalse le attivit agro-pastorali. Le particolari condizioni microclimatiche che si instaurano allinterno delle forre (elevato ombreggiamento, variazioni di temperatura ed umidit poco accentuate, ristagno di nebbie, assenza di vento, inversione termica) fanno s che queste diventino siti di rifugio per le specie cosiddette microterme, legate cio ad ambienti a clima freddo tipici di quote altimetriche superiori. Tra le specie pi significative si ricordano lagrifoglio (Ilex aquifolium) e lAcero opalo (Acer obtusatum), tipiche dei boschi di faggio. Lambiente delle forre fornisce inoltre le condizioni ottimali per lo sviluppo e la presenza di felci, di cui il Parco pu vantare un numero notevole, che raggiunge le 16 entit tra cui alcune di particolare rarit. Tra le specie di maggior interesse si ricordano Athyrium filix-femina Dryopteris filix-mas, Polystichum setiferum e Polystichum aculeatum. Molte felci avevano una distribuzione pi estesa nel periodo Terziario (da 65 a 2 milioni di anni fa)
Fosso della Citerna Castelnuovo di Porto
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ed attualmente hanno potuto trovare rifugio solo nelle forre ad elevata umidit e vengono pertanto definite specie relitte; questo il caso di una formazione sempreverde non mediterranea rappresentata da una foresta temperata umida (la Laurisilva) di cui attualmente nellarea veientana si rinvengono alcuni elementi, quali lalloro (Laurus nobilis), il bosso (Buxus sempervirens), la Dafne laurella (Daphne laureola) e lErba di S. Giovanni arbustiva (Hypericum androsaemum). Anche per la fauna le forre rappresentano un ambiente di particolare importanza, in quanto sono dei veri e propri corridoi biologici che favoriscono gli spostamenti e la diffusione delle specie, creando elementi di connessione tra aree differenti. Esse costituiscono inoltre un rifugio ed un riparo per diversi gruppi faunistici e per la loro inaccessibilit forniscono protezione alle specie pi sensibili; tra queste si ricorda la Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), un anfibio particolarmente importante, protetto anche dalle direttive della Comunit Europea, e di cui recentemente stato rinvenuto nel Parco un importante sito riproduttivo. Lambiente delle forre per sua composizione favorisce quelle comunit biologiche che non sono adatte a vivere negli ambienti aperti e pi esposti. Tutto ci si tramuta in un elevato fattore di rischio ambientale poich linaccessibilit dei luoghi fa si che in caso di incendi sia difficile intervenire per salvare lambiente. Le forre pi interessanti si trovano nellarea nord del Parco lungo il fosso della Torraccia e lungo il fiume Crmera. In queste zone, nonostante la maggiore distanza dai centri abitati, la captazione da parte di pozzi artesiani si traduce talvolta una eccessiva diminuzione della portata dei fiumi che, soprattutto in estate, pu portare a momenti di secca.
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I pascoli
I pascoli rappresentano un ambiente importante del Parco in quanto costituiscono una notevole risorsa sia dal punto di vista ecologico-ambientale che da quello paesaggistico e produttivo. Le aree a pascolo sono pi estese nel settore settentrionale del Parco, per lo pi in corrispondenza dei terreni di propriet comunale o delle Universit Agrarie. Qui dominano le piante a ciclo annuale, che si seccano durante lestate, superando la stagione avversa sotto forma di seme. Dai semi crescono velocemente le piante erbacee in primavera e in autunno, tanto da determinare delle significative variazioni cromatiche nel paesaggio che segnano il susseguirsi delle stagioni. Il prato influenzato nella sua composizione da vari fattori: il clima, il suolo e gli animali pascolatori. Sono principalmente gli erbivori a costituire un fattore determinante per lo stato del pascolo, ma anche gli altri animali presenti vi partecipano attraverso le deiezioni, il calpestamento e il grufolamento. Le attivit di pascolo brado e semibrado hanno consentito la conservazione di ambienti aperti, altrimenti soggetti al naturale processo di ricolonizzazione da parte del bosco. Gli ambienti a pascolo sono di fondamentale importanza per diverse specie di uccelli, tra cui alcuni rapaci che li utilizzano come territori di caccia, micromammiferi, rettili ed insetti come i coleotteri scarabeidi, che nei pascoli e nelle radure trovano le loro risorse vitali, in seguito ad un equilibrio stabilitosi attraverso millenni di attivit pastorale. Affinch gli allevamenti bradi influiscano positivamente sui pascoli, il Parco tutela e promuove uno sviluppo sostenibile delle forme di allevamento, ossia una corretta gestione che porti ad un equilibrio tra il numero di capi allevati e la capacit di rigenerazione del manto erboso. E necessario stimare con esattezza quanti capi di bestiame possono pascolare in un determinato ambiente, in modo da evitare situazioni di sovrapascolamento. Queste, se si susseguono nel tempo, determinano un generale impoverimento della copertura vegetale, con conseguentemente micro-desertificazione ed erosione del territorio. Leccessivo carico di bestiame, provoca la scomparsa delle specie appetibili a vantaggio delle poche specie non appetite, quali i cardi, la centaurea o poa annua, determinando una riduzione della biodiversit.
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agRIcoltuRa e alleVamento
Agricoltura e allevaI
l territorio del Parco fortemente modificato dallazione delluomo che, nel corso dei millenni, ha destina- to i terreni pianeggianti allagricoltura e allallevamento. Si tratta di un paesaggio agrario le cui origini risalgono allantichit: il pascolo, la produzione del grano del vino e dellolio, la gestione dei boschi, sono legati ad ordinamenti quasi millenari. Le vicende storiche hanno portato ad un territorio organizzato con unampia maglia aziendale, basata sulla grande propriet privata e sulla presenza di estese propriet collettive. Infatti, circa 1.200 ettari di territorio che si estendono come una fascia nella zona centrale del Parco, sono destinati ad uso civico, tutti boschi o pascoli. Questo antico retaggio medievale nato dalla necessit dei Signori locali di sfamare la popolazione, attraverso la cessione alla comunit di aree esterne al centro abitato dove poter raccogliere il legnatico e i frutti del bosco. Questi usi hanno perpetuato la propriet pubblica nel tempo di alcune aree, molto belle ed importantissime dal punto di vista ecologico. Sebbene questi territori siano governati dalle Universit Agrarie di vari Comuni, rappresentano comunque per il Parco un presidio importante per lintegrit del territorio e per il mantenimento degli originari valori del paesaggio. I pascoli rappresentano senza dubbio uno degli aspetti prevalenti allinterno del Parco e costituiscono unimportante risorsa sia dal punto di vista produttivo che paesaggistico. Le produzioni zootecniche sono riconducibili principalmente ad allevamenti di bovini da carne allevati allo stato brado. Proprio limpiego di questo metodo di allevamento garantisce una elevata qualit delle carni prodotte. Tra le specie bovine allevate importante ricordare la razza maremmana, tipica della zona, che produce carni di qualit elevata e di ottimo sapore. Molto diffuso, come nel resto della Campagna Romana lallevamento della pecora da latte. La contaminazione storica con gli allevamenti che con la transumanza venivano periodicamente trasportati dalla Sardegna attraverso il Parco per raggiungere lAppennino, ha fatto si che oggi non si possa riconoscere una variet tipica locale. Molto frequente la pecora sarda ibridata in alcune zone con la comisana. Nel complesso per la produzione di formaggi ovini importante, con prodotti interessanti per il buon sapore e lottima qualit.
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la vacca maremmana
Allevata gi dagli Etruschi, una razza di antichissima origine, incrociata successivamente con i bovini a grandi corna provenienti dalla steppa e giunti in Italia con le invasioni barbariche. Questo bovino che vive in grandi mandrie, ha dominato per secoli la zona della Maremma, occupando il territorio compreso tra Pisa e Roma e tra il litorale e le zone pre-appenniniche. La Maremma, salubre e fertile al tempo degli Etruschi e dei Romani grazie ad un complesso sistema di canalizzazione per il drenaggio delle acque, con le prime invasioni barbariche divenne un luogo paludoso e malsano e tale rest fino alla fine del 1700. In questo periodo prese avvio lopera di bonifica che si conclusa nel secolo appena trascorso. Queste condizioni hanno dunque contribuito alla creazione di una razza dal manto biancastro e dalle belle corna a lira, che risulta estremamente rustica e frugale, resistente alle malattie ed al clima poco clemente, e che mal sopporta la stabulazione; la Maremmana vive bene solo allo stato brado e necessita quindi di ampi spazi. Nel corso del XX secolo, la razza ha attraversato momenti di grave crisi che lhanno portata ad essere incrociata, sulla linea femminile, con le pi prestigiose razze da carne nazionali (Chianina) ed estere (Charolaise e Limousine). I vitelli ottenuti da questi incroci, pur mantenendo leccezionale robustezza, la rusticit e le capacit di adattamento allallevamento brado della Maremmana, sono caratterizzati da rese al macello ed in tagli commerciali simili a quelli delle razze paterne. Proprio questa pratica dellincrocio ha, per, fatto s che, con landare del tempo, la razza pura andasse incontro ad una tale rarefazione da dover essere annoverata dalla Comunit Europea (Regolamento Comunitario 2078/92) tra quelle minacciate di estinzione. Attualmente la razza diffusa in Toscana, nel Lazio, in Emilia Romagna, nelle Marche ed in Puglia.
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Fauna
nche se nel Parco gli ambienti naturali (aree boscate, forre, cespuglieti) e seminaturali (pascoli) sono spesso interrotti da aree densamente abitate, il patrimonio faunistico pu annoverare ancora una fauna ricca e diversificata, con specie importanti per la conservazione. Tra i mammiferi predatori, faine (Martes foina) e donnole (Mustela nivalis) sono relativamente comuni. Lungo le rive dei fiumi e dei fossi si osservano spesso tracce della puzzola (Mustela putorius), e del tasso (Meles meles), un plantigrado onnivoro delle dimensioni di un cane di taglia media, riconoscibile grazie allinconfondibile colorazione del capo a strisce bianche e nere. Questa specie, generalmente legata alle aree boscate di latifoglie, vive anche negli ambienti agricoli che nel Parco sono ampiamente diffusi. Sempre vicino ai fossi e soprattutto nella zona pi vicino a Roma, non difficile osservare le nutrie (Myocastor corpus), importate dal Sud America negli anni 70 per produrre pellicce (castorino). Un carnivoro che trova un ambiente favorevole negli ecosistemi agricoli tradizionali la volpe (Vulpes vulpes), mentre tra gli ungulati, oltre al cinghiale (Sus scrofa) ampiamente distribuito nel territorio, presente nel settore settentrionale del Parco un piccolo gruppo di daini (Dama dama): un cervide tipico di ambiente mediterraneo, ma che ben si adatta agli ambienti di prateria aperta e radure. Di notte non difficile incontrare la lepre europea (Lepus europeus), mentre si aggira nei prati pascolo. Tra gli insettivori si ricorda la presenza del riccio (Erinaceus europaeus) e della talpa (Talpa romana), mentre i Roditori sono rappresentati dallistrice (Hystrix cristata), riconoscibile per i lunghi aculei striati, dal moscardino (Muscardinus avellanarius): un tipico abitante delle siepi e delle zone ai margini del bosco, e da diverse specie di arvicole. Tra gli uccelli si annoverano diverse specie stanziali e migratorie. Fino ad oggi stata rilevata la presenza di 18 specie nidificanti a priorit di conservazione secondo le direttive della Comunit Europea, tra le quali si ricordano il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), probabilmente nidificante nella zona settentrionale del Parco, il coloratissimo gruccione (Merops apiaster) che scava la sua tana in pareti o terreni friabili come quelle prossime al Tevere, il picchio Volpe (Picus viridis) che vive diffusamente verde
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Il riccio
Simbolo del Parco di Veio, il riccio (Erinaceus europeus) un animale terricolo di piccole dimensioni (20-30 cm) che abita boschi e campi coltivati. E facilmente riconoscibile per la fitta copertura di aculei (2-3 cm) di colore bruno scuro, che ha funzioni di difesa contro i predatori (volpi, cani, cinghiali ed alcuni uccelli rapaci). Proprio per proteggersi, infatti, possiede particolari muscoli dorsali che gli permettono di appallottolarsi e di rizzare gli aculei in caso di pericolo. E un animale notturno, schivo e solitario, dai movimenti lenti, che costruisce il suo nido sotto arbusti e cespugli, trascorre il giorno dormendo, restando nascosto sotto rami secchi e foglie. Come gran parte dei mammiferi si sveglia al crepuscolo per andare in cerca delle sue prede preferite: gli insetti ed altri invertebrati, oltre a frutta, ortaggi e funghi. E lunico insettivoro italiano che va in letargo, da ottobre a marzo, per risvegliarsi in primavera. Nonostante la sua importanza come fattore di controllo delle popolazioni di invertebrati dannose allagricoltura, per le sue abitudini notturne spesso soggetto ad essere investito da parte delle autovetture. Il riccio, intensamente cacciato in passato, attualmente una specie protetta cos come previsto dalla Convenzione di Berna (L. 5/8/1981, n.503). Nel Parco possibile incontrarlo tra i cespuglieti e le siepi che delimitano gli spazi rurali.
Rana italica nei boschi di querce, laverla piccola (Lanius collurio) e laverla capirossa (Lanius senator), legata a zone pascolate con cespugli sparsi. Di interesse sono le diverse specie di rapaci diurni come il nibbio bruno (Milvus migrans) ed il falco pellegrino (Falco peregrinus), mentre al crepuscolo il Parco diventa il territorio di caccia di rapaci notturni come la civetta, il barbagianni, lassiolo, il gufo comune e lallocco. Ancora, particolarmente numerosi sono i rettili: presenti il biacco (Hierophis viridiflavus), la vipera (Vi-pera aspis), il saettone (Zamenis longissimus) e la testuggine di Hermann (Testudo hermanni). Nelle zone umide abitano, infine, alcuni anfibi come la rana appenninica (Rana italica), la rana verde (Rana bergeri kl hispanica), il rospo comune (Bufo bufo) e il rospo smeraldino (Bufo viridis) ed una specie di particolare interesse conservazionistico: la Salamandrina dagli occhiali (Sala-mandrina perspicillata).
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Nel Parco di Veio vive un anfibio particolarmente interessante e colorato: la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina perspicillata). Si tratta di un anfibio con la coda (urodelo), lungo circa 10 cm, che vive nellarea settore occidentale dellItalia. La colorazione mimetica del dorso ne rende particolarmente difficile losservazione; le parti inferiori presentano, invece, colori vivaci caratterizzati da fondo biancastro con macchie irregolari nere sulla gola e sul ventre e da un rosso brillante sotto le zampe e la coda. Sulla testa, tra gli occhi, presente una macchia bruna pi o meno triangolare, da cui deriva il nome di salamandrina dagli occhiali. La colorazione cos contrastante varia da individuo a individuo e ha la funzione di terrorizzare i possibili predatori. Quando gli animali percepiscono il pericolo, si voltano supini per mostrare la parte pi colorata, fingendosi morti, oppure assumono atteggiamenti aggressivi alzando la coda sottile per mostrare il rosso brillante del sottocoda. Poich non sopporta il caldo, destate si infossa in luoghi freschi cadendo in un letargo estivo (estivazione), per riprendere lattivit allinizio dellautunno. Il suo ambiente di elezione rappresentato dai boschi di latifoglie, ove si riproduce utilizzando soprattutto ruscelli limpidi e privi di pesci, dove le uova deposte vengono attaccate sotto ai sassi sommersi, o sotto le foglie cadute. Nel Parco sono stati individuati dei siti di riproduzione importanti negli ambienti di forra, in prossimit di pozze ombrose e tranquille con acque relativamente limpide. La salamandrina, oggetto di particolari attenzioni da parte del Parco, tutelata anche a livello comunitario dalla Direttiva Habitat 92/43/CEE ed inserita nelle categorie IUCN (International Union for Conservation of Nature) come specie minacciata. I principali fattori di minaccia per la specie sono rappresentati dallalterazione dellambiente, dalla riduzione della portata delle sorgenti, dallinquinamento delle acque e dalla raccolta indiscriminata degli esemplari.
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la testuggine
Tra i rettili presenti nel Parco una menzione particolare merita la testuggine di Hermann, particolarmente protetta dalla Comunit Europea, diffusa nella nostra penisola lungo la costa tirrenica e nelle isole. Questa specie con abitudini terricole facilmente riconoscibile per la corazza a placche colorate. La lunghezza massima di 30 cm. comprensiva di 6 cm. spettanti alla coda, mentre il peso pu raggiungere anche i 2 kg. Si tratta di una specie diurna, vegetariana e molto longeva che in cattivit pu superare facilmente il secolo di vita. In genere attiva da marzo ad ottobre, ma si osserva con pi facilit nei periodi di aprile-maggio. Il letargo invernale legato alla temperatura ambientale e di regola inizia alla met dellautunno. La specie, legata alle aree con presenza di arbusteti e prati, un tempo era comune in tutta larea veientana e, pertanto, frequentemente usata come animale da giardino. Purtroppo, attualmente, appare rarissima e in serio pericolo di estinzione, in quanto a seguito della riduzione dellambiente, risulta ormai limitata a piccole e frammentate popolazioni che vivono sui pendii coperti dalla macchia mediterranea rimasti tra le ampie aree coltivate nellarea di Isola Farnese. Oltre alla frammentazione delle popolazioni, che ha determinato una seria difficolt dincontro tra i maschi e le femmine, un serio fattore di minaccia rappresentato dagli incendi che causano la morte di questa specie nota per la sua lentezza. Ricerche finanziate dal Parco e realizzate in collaborazione con lUniversit degli Studi Roma Tre, hanno evidenziato che le piccole macchie, gli arbusteti e i frammenti boschivi presenti in particolare nellarea di Isola Farnese, insieme alle zone ruderali dellantico abitato di Veio, sono aree di notevole interesse dal punto di vista erpetologico, dal momento che oltre alle ultime popolazioni di Testudo hermanni, ancora ospitano composite popolazioni di rettili (biacchi, vipere, saettoni, bisce dal collare e diverse specie di lucertole).
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lavifauna
Nonostante ampie porzioni del Parco di Veio siano fortemente abitate dalluomo, gli uccelli presenti sono abbondanti rispetto ad altre zone del Lazio meno densamente popolate. Ci grazie allalternarsi di ambienti diversi, che consentono di ospitare una comunit nidificante abbastanza ricca, costituita da circa 55 specie con esigenze ecologiche diverse. Nelle zone boscate non difficile osservare le tane dei picchi ed possibile osservare il torcicollo (Jynx torquilla), il picchio verde (Picus viridis) ed il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major). Specie tipicamente legate agli ambienti umidi, costituiti nella zona di Veio da fossi e corsi dacqua (fosso della Valchetta - Crmera, fosso della Torraccia) sono invece lusignolo di fiume (Cettia cetti) che allieta con il suo canto le notti estive del Parco, la ballerina gialla (Motacilla cinerea), la gallinella dacqua (Gallinula chloropus) e lairone cenerino che non nidifica nel Parco ma osservabile tutto lanno nelle Valli del Sorbo. In corrispondenza dei pascoli e delle zone agricole possibile osservare numerosi passerifomi come la cappellaccia (Galerida cristata), il pigliamosche (Muscicapa striata), l'allodola (Alauda arvensis), lo strillozzo (Miliaria calandra) e le averle piccola e capirossa. Altre specie presenti, di maggiori dimensioni, sono inoltre la pavoncella (Vanellus vanellus), il fagiano comune (Phasianus colchicus) e la quaglia (Coturnix coturnix). Questi ambienti, ampiamente diffusi nel Parco ed in particolare nei pianori erbosi tra Sacrofano e Castelnuovo di Porto (Pian di Lalla, Le Rocchette) o
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Il picchio verde
Il picchio verde (Picus viridis) il pi conosciuto tra i picchi europei. La tipica colorazione verde del dorso, il risultato della necessit di mimetizzarsi con il prato quando si posa sul terreno per cercare i formicai di cui si nutre, Altro carattere distintivo la colorazione rossa del capo. Come tutti i picchi, ha una lingua vischiosa particolarmente lunga con la quale cattura larve e formiche. Vive in boschi decidui alternati a radure e zone coltivate. Il nido, costruito scavando i tronchi degli alberi facilmente riconoscibile per la forma circolare dellingresso. La camera interna scavata dalla coppia, profonda e verticale. Nel periodo riproduttivo facile ascoltare nei boschi il tipico richiamo del maschio che somiglia ad una risata forte e squillante. Anche il picchio verde protetto dalla Convenzione Internazionale di Berna (L. 5/8/1981, n.503) ed inserito nella categoria A pi basso rischio della Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Italia (LIPU e WWF 1999). Nel Parco la specie pi diffusa tra i non passeriformi e dopo la tortora ed il cuculo, la pi abbondante.
e Campagnano, sono luoghi di particolare importanza come zone di caccia dei rapaci e quindi vanno attentamente tutelati. Infatti a partire dagli anni 70, a causa di unagricoltura sempre pi meccanizzata e per lutilizzo di sostanze chimiche, stato riscontrato in Europa un crescente declino di quelle specie legate agli ambienti agricoli e prativi. Quindi il Parco, per favorire gli uccelli degli ambienti agro-pastorali, e in generale la biodiversit, incentiva tutte le azioni volte a ridurre luso di prodotti chimici, a mantenere le zone con incolti, le stoppie dinverno, le siepi, i piccoli stagni, i ruderi e simili fattori di arricchimento ambientale. I pascoli del Parco a carattere estensivo, ad esempio, conservano al loro interno i cespugli sparsi che sono indispensabili per il posizionamento del nido e come posatoio per le incursioni di caccia o come postazioni privilegiate per fare ascoltare il proprio canto.
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Unione Europea ha pubblicato una direttiva (La Direttiva Habitat 92/43/CEE) che impegna gli Stati membri a individuare le aree pi importanti per il loro valore naturalistico e ambientale e a sottoporle ad una tutela particolare. Queste aree sono definite Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e, insieme alle Zone di Protezione Speciale (ZPS) particolarmente importanti per la presenza di uccelli, rappresentano i nodi di una invisibile rete sul territorio che serve a conservare il serbatoio di biodiversit dellEuropa. La Rete Natura 2000, ovvero una rete ecologica di livello europeo ha, infatti, lo scopo di conservare gli habitat naturali e le specie presenti. Nel Territorio del Parco di Veio stato identificato il Sito di Importanza Comunitaria IT6030011 - Valle del Crmera Zona del Sorbo. Limportanza di questarea risiede nellambiente caratteristico dei valloni tufacei della Campagna Romana, con un habitat fluviale discretamente conservato e nella presenza di specie animali interessanti appartenenti a diversi gruppi zoologici. Larea si sviluppa a 200-250 m di altitudine ed caratterizzata, lungo i versanti collinari ed in corrispondenza delle forre, da una vegetazione tipica degli ambienti freschi ed umidi. Il bosco misto dominato dal cerro (Quercus cerris), cui si associano altre specie quali la roverella (Quercus pubescens), lacero campestre (Acer campestre), lacero minore (A. monspessulanum), il carpino nero (Ostrya carpinifolia) e lorniello (Fraxiunus ornus). In corrispondenza dei terreni pianeggianti, dove diffuso il pascolo bovino ed equino, il prato dominato da piante annuali, che hanno il massimo sviluppo vege-
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tativo nel periodo primaverile e autunnale, in concomitanza con i picchi di piovosit. Durante il periodo tardo-primaverile ed estivo il manto erboso diviene secco, ed in parte viene sostituito dai cardi ed altre specie poco appetite dagli erbivori. Per la fauna va ricordato il serpente non velenoso cervone (Elaphe quatuorlineata), specie che si incontra lungo i bordi dei boschi, nelle brughiere e nei pendii rocciosi, di preferenza in luoghi ombreggiati e che ama gli ambienti caldi e piuttosto umidi e la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata). Nelle acque del Crmera abita il ghiozzo etrusco (Padogobius nigricans): un piccolo pesce un tempo comune e abbondante nei corsi d'acqua dell'Italia centrale e ora in progressiva diminuzione a causa dell'inquinamento e del degrado ambientale. Tra gli uccelli si possono avvistare laverla piccola (Lanius collirio) e il nibbio
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bruno (Milvus migrans). Particolarmente importante la Melanargia arge, una farfalla tipica dellItalia meridionale, particolarmente minacciata ed in via di diminuzione per cause naturali e ad opera delluomo. Altre specie di rilievo sono tra i mammiferi, listrice (Hystrix cristata), la martora (Martes martes), il moscardino (Muscardinus avellanarius), la puzzola (Mustela putorius), tra i serpenti il colubro dei riccioli (Coronella girondica), il colubro di Esculapio (Elaphe longissima), la biscia tassellata (Natrix tessellata) e la rana appenninica (Rana italica); per la flora la Digitale appenninica (Digitalis micrantha).
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stoRIa
Storia
Il territorio del Parco pu vantare una storia antica, risultato del susseguirsi di popolazioni diverse (etruschi, falisci, romani) e dellistaurarsi di variegati modelli insediativi: dai villaggi di capanne preistorici, ai borghi fortificati medievali, alle ville romane e rinascimentali, sino ai casali agricoli dellultimo secolo.
a pi antica presenza delluomo risale alla preistoria (XVI-X secc. a.C.), quando furono abitati luoghi come le rive dellantico specchio lacustre della Valle del Baccano a Campagnano di Roma, e la rupe dove oggi si trova il Borgo di Isola Farnese. Tra il IX-VIII sec. a.C. (et del ferro-villanoviana), a 17 km da Roma, il pianoro delimitato dai fossi del Piordo e della Valchetta (antico Crmera) dove sorger la citt etru-
sca di Veio era gi densamente popolato da comunit di agricoltori che vivevano in capanne e seppellivano i loro morti allesterno dellabitato (necropoli di Casale del Fosso, Grotta Gramiccia, Valle La Fata, Quattro Fontanili). Tra lVIII ed il V sec. nacque e si svilupp la celebre citt etrusca che i romani chiamavano Veii, la citt pi meridionale dEtruria, tradizionale rivale di Roma. Veio controllava un vasto territorio (Agro
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Antica citt diconfinante a nord-est con lampia regione Veientano) Veio Tomba dei Pilastri (1965)
abitata da falisci e capenati ai confini con la Sabina, a nord-ovest con la zona dominata dalla citt etrusca di Caere (Cerveteri), mentre a sud comprendeva i terreni lungo la sponda destra del fiume Tevere (ripa veiens), ovvero gli attuali quartieri romani Gianicolo, Trastevere, Vaticano ed il colle di Monte Mario. A difesa delle zone pi lontane dalla citt ed in prossimit delle aree di confine e dei punti nevralgici di comunicazione erano collocati alcuni avamposti. Nel territorio del Parco di Veio gli archeologi hanno scoperto gli insediamenti prossimi al Tevere presso la collina della torre di Prima Porta ed in localit Monte delle Grotte lungo la via Flaminia. Il motivo principale del conflit-
to che si svilupp ben presto tra Veio e Roma fu il controllo sugli approdi commerciali lungo il Tevere e le saline, poste alla sua foce, che nellantichit costituivano una risorsa vitale per lalimentazione di uomini ed animali e per la conservazione del cibo. Allo scoppio della guerra solo Fidene, Falerii e Capena, si allearono con Veio, mentre, le altre citt della Lega Etrusca rifiutarono laiuto richiesto dalla citt assediata, probabilmente perch aveva mantenuto un regime monarchico al contrario degli altri centri, che si erano aperti ad un modello repubblicano di governo, La guerra fu lunga e con alterne vicende. Tra gli episodi meglio noti si ricorda la celebre battaglia intrapresa nel 477 a.C. dalla famiglia romana dei Fabii contro Veio, in seguito alluccisione di Quinto Fabio da parte dei veienti. Lo scontro si concluse con il massacro dei 306 Fabii, caduti in unimboscata organizzata dai nemici nei pressi del fiume Crmera. Ancora, si racconta delluccisione di quattro ambasciatori romani ad opera del Re veiente Lars Tolumnius, vendicata da Aulo Cornelio Cosso che riusc ad uccidere il re etrusco, conducendo trionfante le sue spoglie a Roma. Dopo un assedio descritto con tratti leggendari simili alla celebre presa di Troia, durato secondo la tradizione dieci anni, nel 396 a.C. il dittatore Marco Furio Camillo prese e distrusse definitivamente la citt.
la conquista romana
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opo la conquista di Veio la maggior parte della popolazione scampata al massacro fu ridotta in schiavit, mentre il territorio fu frazionato e concesso ai cittadini romani. Anche le popolazioni alleate di Veio capitolarono rapidamente: i Capenati
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nel 395 a.C., i Falisci nel 394 a.C. ed i loro territori furono colonizzati. Con Giulio Cesare una porzione del territorio di Veio fu assegnata ai veterani di guerra, mentre Augusto nel 27 d.C. la elev al rango di Municipio al fine di rivitalizzare il centro abitato ed
arrestarne la decadenza. Tuttavia, gi alla fine del I sec. d.C. la citt and spopolandosi ed in poco meno di un secolo venne totalmente abbandonata. Lespansione romana si svilupp attraverso la costruzione di importanti arterie stradali che collegavano Roma con i territori conquistati. Alla fine del III sec. a.C. fu costruita la via Flaminia per collegare, attraverso la Valle del Tevere, lagro falisco, lUmbria e il Piceno; lungo la via erano alcune stazioni di posta per il riposo dei viaggiatori ed il cambio dei cavalli, nel territorio del Parco si trovavano le stazioni di ad rubras (IX miglio) ed ad vicesimum (XX miglio) Nel II sec. a.C. venne realizzata la via Cassia per raggiungere i centri di Chiusi, Arezzo e Firenze, nel territorio del Parco erano dislocate le stazioni di posta di ad sextum, Veii, Vacanae. Altrettanto importanti erano alcuni assi viari che si staccavano dalla Cassia: nei pressi della cosiddetta Tomba di Nerone la via Veientana lasciava la consolare per dirigersi a Veio, mentre dallantica localit Vaccanae (Baccano) a Campagnano di Roma si staccava la via Amerina che
raggiungeva lUmbria. Le vie consolari, oltre alla funzione di collegamento militare e commerciale, avevano anche un valore funerario. Infatti, erano costellate di tombe monumentali e necropoli: di particolare rilievo la vasta necropoli di Grottarossa lungo la via Flaminia, il mausoleo dei Veienti lungo la via Veientana, la tomba cosiddetta di Nerone lungo la via Cassia, prossima al territorio del Parco. Le campagne attraversate dalle vie consolari si popolarono inoltre di ville rustiche e residenziali, alcune delle quali legate a personaggi importanti della vita politica romana come la villa di Lucio Vero sulla Cassia e quella di Livia lungo la Flaminia. La cristianizzazione di questo territorio invece testimoniata dalla presenza di alcune catacombe: Monte Stallone dove in corso un progetto di scavo e recupero realizzato dal Comune di Formello in collaborazione con il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, e la catacomba ad vicesimum a Morlupo.
Il medioevo
ellVIII sec. d.C., a seguito dello spopolamento delle campagne prodotto con la fine dellImpero Romano e le invasioni barbariche, nellagro romano vennero fondate le domuscultae: villaggi agricoli amministrati direttamente dalla chiesa con lo scopo di rivitalizzare il territorio. Papa Adriano I si fece promotore dellistituzione della Domusculta Capracorum che aveva un centro amministrativo pochi chilometri a nord-est di Veio, dove sono stati trovati i ruderi della chiesa dedicata a S. Cornelio. Ma questi villaggi ebbero vita breve e gi dopo lanno 1000 decaddero, sostituiti nei secoli seguenti da un sistema fortificato di castelli e torri di vedetta creato dalle famiglie baronali che si contendevano il controllo del territorio. Sorsero in questepoca il castello della Valchetta, il castello della Crescenza, la torre delle Cornacchie, la torre del Bosco, la torre Vergata, la torre di Pietra Pertusa. Nacquero quindi i borghi
medievali che furono allorigine dei Comuni e che videro protagoniste le casate degli Orsini e dei Colonna, in costante conflitto. Nelle campagne abitava la popolazione rurale che viveva delle risorse della terra, come testimoniano le numerose mole alimentate ad acqua diffuse nel territorio (mola di Magliano, mola Li Monti a Campagnano, mola di Formello, mola Paradisi, mola di Sopra e mola di Sotto a Castelnuovo di Porto. In caso di pericolo, i contadini si rifugiavano nei borghi fortificati chiedendo la protezione dei signori locali. Il territorio, infatti, era spesso insidiato dalla presenza dei briganti che imperversarono nella campagna romana fino allet moderna. Note sono le gesta leggendarie di alcuni celebri briganti come Francesco Piccolomini e Francesco Marocco soprannominato Tartaglia. Il medioevo fu anche un periodo di forte spiritualit di cui troviamo memoria nel territorio del Parco.
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Lungo lantica via Cassia passava infatti la via Francigena un itinerario di pellegrinaggio che attraversava lEuropa per giungere a Roma dove i pellegrini ottenevano lindulgenza plenaria: gli antichi itinerari ricordano le soste di Bacane (Baccano), e di Johannis IX (forse presso il Borgo di Isola Farnese o
presso La Storta). Nelle Valli del Sorbo, invece, lantico castello fu trasformato in santuario di pellegrinaggio dedicato al culto della Madonna del Sorbo a seguito di unapparizione miracolosa.
let moderna
on la fine del medioevo il territorio venne sud- diviso in grandi propriet terriere, un processo che ebbe il suo culmine nel XIX sec. con la concentrazione delle tenute in poche mani. I fondi disponevano di casali rurali e talvolta di ville residenziali (villa Versaglia, castello della Crescenza). Ma, la diffusione della malaria e lincuria, contribuirono ad impoverire le attivit agricole, fino a quando lo Stato Unitario (fine XIX sec, primi decenni XX sec.) intervenne con ampie opere di bonifica (paludi di Baccano) che restituirono le campagne alla loro vocazione agricola. Inoltre, per la cura e lalfabetizzazione della popo-
lazione locale furono creati alcuni presidi sanitari e scuole rurali (borgo di Isola Farnese). Ma la storia agraria di questo territorio prosegu con le lotte dei braccianti contadini che si conclusero con un grande intervento riformatore della struttura fondiaria, condotto dallistituto dellEnte Maremma negli anni Cinquanta, che consistette nellesproprio di vasti latifondi appartenenti a grandi proprietari e nella suddivisione in poderi assegnati ad ex-braccianti. Nel corso dellet moderna, infine, si conserv lantico sistema stradale delle vie Cassia e Flaminia che videro non solo il passaggio delle
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merci e delle popolazioni rurali, ma anche di artisti e letterati stranieri impegnati nel Grand Tour, un viaggio intrapreso per completare la loro formazione culturale visitando i luoghi pi importanti della storia antica in Italia. Le loro suggestive descrizioni ci raccontano di stazioni di posta ed osterie incontrate lungo il viaggio, alcune delle
quali si possono ancora apprezzare lungo le due consolari: posta di Baccano, osteria dellEllera, osteria de La Storta, osteria del Fosso lungo la via Cassia, osteria di Grottarossa, osterie di Prima Porta, casale di Malborghetto, osteriola del Fico, posta di Castelnuovo lungo la via Flaminia.
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In macchina DallAutostrada del Sole si pu uscire a Fiano Romano e seguire le indicazioni per Capena e quindi per Morlupo. Dal Grande Raccordo Anulare (G.R.A.), si pu uscire sulla via Flaminia (uscita 6), sulla via Cassia Veientana (uscita 5), o sulla via Cassia. In treno Da Roma il Parco raggiungibile utilizzando la linea ferroviaria Roma - Viterbo, che parte da Piazzale Flaminio; le stazioni utili lungo la via Flaminia sono diverse: alcune comprese nel territorio del XX Municipio, altre nei Comuni di Sacrofano, Riano, Castelnuovo di Porto e Morlupo. Inoltre, la Ferrovia Metropolitana FM3 per Viterbo, ha alcune stazioni utili nel territorio del XX Municipio (La Storta, Olgiata) oltre alla fermata nel Comune di Cesano. In autobus Dal nodo di scambio CO.TRA.L. di Roma - Saxa Rubra, partono le linee che servono la via Flaminia, la via Cassia e la via Cassia Veientana.
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Ente Parco ha sede a Campagnano Roma, via F. Cavallotti, ldi gli ufficiinamministrativi, in 18, dove si trovano via B. Lesen,1,
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Regionale dei Parchi, lEnte offre agli insegnanti ed alle scuole lopportunit di lavorare insieme sulle risorse del nostro territorio. Il personale del Parco (Guardiaparco e funzionari tecnici) concorda insieme agli insegnanti i percorsi educativi e gli argomenti da approfondire durante lanno scolastico ed ha il compito di supportarli alla scoperta dei valori e delle caratteristiche dellarea protetta, presentando a scuola le proprie esperienze e conducendo la classe in visita nellarea protetta. Inoltre, grazie alla collaborazione che il Parco ha attivato con alcune aziende agricole che hanno deciso di mettere al servizio del territorio le proprie esperienze e le proprie strutture, le scuole possono andare in azienda per far capire ai ragazzi da dove viene il formaggio, il miele, il pane, il vino o lolio, osservare i cavalli, gli asini e le razze da cortile, scoprire gli strumenti tradizionali usati dai contadini. Informazioni sono presenti nel sito internet del Parco www.parcodiveio.it e possono essere ricevute richiedendo liscrizione alla mailing list attraverso la compilazione dellapposito modulo disponibile on-line.
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e-mail: arteme@tiscali.it Attivit culturali connesse alla fruizione e valorizzazione dei beni culturali e del territorio. Concessionaria del Marchio del Parco. Associazione culturale Arte in Opera via Montegrugnanello, 35 - Morlupo (RM) tel. 06 9072281, fax 06 9072504 e-mail: arteinopera@yahoo.it sito internet: www.arteinopera.it Attivit culturali connesse alla fruizione e valorizzazione dei beni culturali e del territorio. Associazione Culturale Fonderie Musicali via Mazzini, 39 - Sacrofano (RM) tel. 347 8846417, fax 1782284736 e-mail: info@fonderiemusicali.it sito internet: www.fonderiemusicali.it Corsi di musica, organizzazione di manifestazioni musicali. Concessionaria del marchio del Parco. Associazione Culturale Giuseppe Moretti SP Campagnanese, 30 Campagnano di Roma (RM) tel. 3338550145, fax 06 9042989 e-mail: anginisimasa@libero.it acqua.alta@libero.it Attivit teatrale Associazione culturale GiridArte via Fosso del Poggio, 57/c - Roma tel. 328 0758152 e-mail: masiasara@yahoo.it Attivit culturali connesse alla fruizione e valorizzazione dei beni culturali e
del territorio. Concessionaria del Marchio del Parco. Associazione culturale Modulus via Monti di Marvaiata, 38 Formello (RM) tel. 06 9089595 e-mail: flaviobarbaro@libero.it Promozione di iniziative culturali, artistiche e ricreative. Concessionaria del Marchio del Parco. Associazione di promozione sociale Maestro Cavallo piazza Fontana di Trevi, 100 - Roma tel. 06 6790104, fax 06 69783514 Educazione ambientale attraverso il cavallo. Concessionaria del Marchio del Parco. Associazione La Castelluzza via A. De Gasperi s.n.c. - Castelnuovo di Porto (RM) tel. 06 9078182, fax 06 90199182 e-mail: p.flim@tiscali.it Valorizzazione del territorio e delle tradizioni, eventi culturali. Concessionaria del Marchio del Parco. Associazione Ecoriflesso Via del Sagittario, 6 Roma Tel. 3401628262 e-mail: ecoriflesso@gmail.com sito internet: www.ecoriflesso.org Attivit di educazione ambientale Associazione Onlus Ganesa via G. Mazzini, 5 - Campagnano di Roma (RM) tel. 06 9041103 e-mail: aldeangelis@katamail.com
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Promozione culturale. Concessionaria del Marchio del Parco. Associazione socio-culturale Liberarte via Matiera snc - Sacrofano (RM) tel. 06 9082277 Attivit artistico culturali Concessionaria del Marchio del Parco Associazione Sport, Ambiente e Natura Su e Gi via Don Vittorio Nadalin, snc, c/o via S. Giacomo, 14 - Nettuno (RM) tel. 333 9238077, fax 06 98831029 e-mail info@asan.it, manricomartini@yahoo.it Escursionismo, Speleologia, Canyoning e valorizzazione del territorio. Associazione Ti con Zero via Fioravanti, 8 - Bracciano (RM) tel. 06 99802149 e-mail: fernanda@navigare.net sito internet: www.ticonzeroassociazione.it Didattica e promozione culturale. Centro Culturale Artipelago Via Roma, 32 Castelnuovo di Porto (RM) Tel. 06 9079728 e-mail: info@artipelago.it sito internet: www.artipelago.it Didattica e promozione culturale Concessionario del marchio del Parco Circolo Legambiente Castelnuovo di Porto c/o Mita Pippa, via Garibaldi, 37 Castelnuovo di Porto (RM) tel. 06 90178835
e-mail: legambiente.castelnuovo@viverenuovo.it Servizi connessi con lattivit di difesa e valorizzazione ambientale. Circolo Legambiente Terra Etrusca via San Giovanni, 29/C - Campagnano di Roma (RM) tel. 06 9077415 e-mail: guidocontinenza@alice.it Servizi connessi con lattivit di difesa e valorizzazione ambientale. Concessionario del Marchio del Parco Cooperativa Ambientale Climax via A. Fava, 46 - Roma tel. 06 43409480 e-mail: info@insugherata.com Valorizzazione ambientale e storico-culturale del territorio. Cooperativa Il Sorbo via Roma, 80 - Campagnano di Roma (RM) tel. 06 9044263 Manifestazione le bancarelle di Campagnano. Concessionaria del marchio del Parco. LAlbero di Marta via Santi Martiri, 4 - Formello (RM) tel. 06 9084395 Educazione agro-alimentare. Concessionaria del marchio del Parco. Kiasso- Turismo Internazionale per Sordi piazza D Renzi, 28 Roma tel. 06 58334807, cell. 3479334602 e-mail: cristina@sordomuti.it Attivit e servizi dedicati ai sordi
Pangea Naturalisti Associati. Studio Professionale Via Salaria, 1418 Roma tel. 3356880515 e-mail: pangeanaturalisti@libero.it Educazione ambientale e studi naturalistici. Sinergie societ cooperativa sociale via dei Fossi Vecchi, 19 Formello (RM) tel. 06 90140021, fax 06 9088146 e-mail: info@coopsinergie.org sito internet: www.coopsinergie.org Servizi in ambito sociale e di promozione del territorio. Societ Cooperativa Alchimia via G.Verdi, 40 Caprarola (VT) tel. 3284385750. fax 0761 646644 e-mail: infoalchimia@libero.it Attivit di educazione ambientale. Societ Cooperativa Fauna urbis via F. Bertenghi, 25 - Roma tel. 339 2757268, fax. 06 56352695 e-mail: faunaurbis@libero.it Attivit di conservazione e di educazione ambientale.
Le strutture che hanno anche funzione di Punti Informativi del Parco sono segnalate a p.38 I produttori che collaborano alla attivit educative sono segnalati alle pp. 85 Gli artigiani che collaborano alle attivit educative sono segnalati a p. 86 I centri ippici che collaborano alle attivit educative sono segnalati a p. 79
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Il servizio di vigilanza del Parco di Veio si pu contattare al numero: tel. 06 90155473 - fax 06 90154788 e-mail: guardiaparco.veio@libero.it
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BIBLIOTECA COMUNALE CENTRO CULTURALE CARLO MAGGIORANI c.so Vittorio Emanuele II, 2 Campagnano di Roma (RM) tel. 06 9042924, fax 06 90159308 e-mail: campagnano@bibliotechesbcs.it sito internet: www.bibliotechesbcs.it apertura: orario invernale lun-ven 8.30 - 13.00 mar, gio, ven 15.00 - 18.30 orario estivo lun-ven 8.30 - 12.30 mar, gio, ven 15.30 - 19.00 Servizi numero volumi: 22.075 periodici: 17 fondo antico: ex Convento dei Cappuccini collezioni particolari: sezioni ragazzi Centro Documentazione Parco Regionale di Veio fototeca storica consultazione, prestito, prestito interbibliotecario, ricerche bibliografiche, pronto libro La biblioteca parte del Sistema Bibliotecario Ceretano-Sabatino BIBLIOTECA COMUNALE DI CASTELNUOVO DI PORTO via Marcantonio Colonna, 34 Castelnuovo di Porto (RM) tel. 06 901740214, fax 06 90160015 e-mail:
politicheculturali@comune.castelnuovodiporto.rm.it
sito internet: www.biblioteca.castelnuovodiporto.net apertura: mar 9.00 - 11.00 gio 15.30 - 17.30 BIBLIOTECA COMUNALE MULTIMEDIALE DI FORMELLO viale Regina Margherita Formello (RM) tel./fax 06 9089032 e-mail: biblioteca@comunediformello.it sito internet: www.comunediformello.it apertura: orario invernale mart-sab 9.00 - 13.00 orario estivo mar, gio 15.30 - 19.30 Servizi numero volumi: 10.000 (in corso la catalogazione di ulteriori volumi) fondo antico: presenza di volumi antichi non raccolti in unico fondo collezioni particolari: fantascienza 800 volumi, storia del cinema 2000 volumi audiovisivi: 77 DVD (in allestimento) multimedia: area multimediale con 3 postazioni BIBLIOTECA COMUNALE DI MAGLIANO ROMANO via Romana, 29 Magliano Romano (RM) tel. 06 9048005 (Municipio) apertura: solo nel corso dellanno scolastico lun, ven: 17.00 - 19.00 Servizi numero volumi: 1.400
BIBLIOTECA CIVICA DI MAZZANO ROMANO piazza Giovanni XXIII Mazzano Romano (RM) tel. 06 9049001, 06 9049490, fax 06 9049808 e-mail: biblioteca.mazzano@libero.it apertura: orario invernale ed estivo lun, ven 15.00 - 18.00 mar, gio 10.00 - 13.00, 14.00 - 17.00 Servizi numero volumi: 5.000 periodici: non catalogati emeroteca: in corso di attivazione collezioni particolari: sezione territorio/sezione non vedenti audiovisivi: si multimedia: si BIBLIOTECA COMUNALE DI MORLUPO piazza Armando Diaz - Morlupo (RM) tel/fax 06 9070660 sito internet: www.comune.morlupo.roma.it apertura: orario invernale lun, mer, ven 9.00 - 13.00 orario estivo mart, gio 15.00 - 18.00 Servizi numero volumi: 16.000 fondo Antico: sezione di Etruscologia 500 volumi circa 4 volumi che illustrano e raccontano il comune di Morlupo Audiovisivi: da inventariare
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BIBLIOTECA GALLINE BIANCHE via delle Galline Bianche n. 105 - Labaro (XX Municipio) Roma tel. 06 45446615 tel./fax 06 45446630 e-mail: biblioteca.gallinebianche@bibliotechediroma.it sito internet: www.comune.roma.it/cultura/biblioteche apertura: orario invernale ed estivo lun 15.00 - 19.00 mar, mer, ven 9.00 - 13.00, 15.00 - 19.00 gio 9.00 - 19.00 sab 9.00 - 13.00 Servizi numero volumi: 20.000 (di cui circa 5.000 costituiscono la sezione ragazzi) periodici: 23 (di cui due per bambini) emeroteca: 5 collezioni particolari: sezione Roma (circa 500 volumi), sezione Medicine Naturali (circa 500 volumi) audiovisivi: 1400 multimedia: 100 (79 per ragazzi, 30 per adulti) La biblioteca parte del Sistema Bibliotecario del Comune di Roma. E attivo il servizio di prestito interbibliotecario tra le biblioteche di Roma.
ambiti disciplinari: arti visive, critica darte, filosofia, narrativa, agricoltura periodici: da segnalare le raccolte di Art International, Loeil, LArc, Lilustrazione Italiana, Marcatr, Tel Quel, Il Verri, Rivista di Estetica, Filmcritica collezioni e fondi storici particolari: fondo Emilio Villa, fondo Nanni Balestrini, fondi Camillo Manfroni e Mario Baruchello. Altri nuclei di documenti e materiali fotografici: Archivi dellopera di Gianfranco Baruchello (manoscritti, disegni, opere cinematografiche e video, pittura, activity), Archivi del Cinema indipendente italiano degli anni Sessanta. La biblioteca un servizio interno alla Fondazione Baruchello, istituita nel 1998 nata dalla donazione dellartista Gianfranco Baruchello. La fondazione Baruchello promuove la conoscenza la ricerca dellarte contemporanea in una prospettiva sperimentale ed interdisciplinare.
CENTRO DOCUMENTAZIONE PARCO DI VEIO corso Vittorio Emanuele II, 2- Campagnano di Roma (RM) c/o Biblioteca Comunale Centro Culturale Carlo Maggiorani tel. 06 9043355 e-mail: cdpv@comunecampagnano.it sito internet: http://sibiblioteche.caspur.it apertura: su richiesta lun, mer 16.00-18.00 Servizi numero volumi: 1900 ricerche bibliografiche
BIBLIOTECA DELLA FONDAZIONE BARUCHELLO via Santa Cornelia, 695 - Roma tel. 06 3346000 e-mail: info@fondazionebaruchello.it sito internet: www.fondazionebaruchello.com apertura: lun - ven 10.00 - 18.00 (su appuntamento) Servizi numero volumi: 40.000
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CENTRO DI RICERCHE PER LA STORIA DELLALTO LAZIO Palazzetto Borghese - Morlupo (RM) tel./fax 06 9071296 e-mail: cersal@centroricerchealtolazio.it sito internet: www.centroricerchealtolazio.it apertura: su richiesta Servizi multimedia: si ambiti disciplinari: archivistica, bibliografia, storia, storia delle tradizioni popolari.
MUSEO DI CASALE MALBORGHETTO Il casale di Malborghetto un complesso monumentale adibito a Museo che ospita alcuni reperti archeologici provenienti dai rinvenimenti effettuati lungo la via Flaminia. Al piano terreno in mostra un tratto dellantica via Flaminia. La maggior parte dei reperti esposti riguarda la necropoli romana che si estendeva da Tor di Quinto sino a Prima Porta; di rilievo alcune statue, due ritratti, una stele, unara in marmo, un frontone ed alcune lastre fittili. Inoltre, sono esposti documenti relativi alla necropoli ed alle fornaci rinvenute nella zona della Celsa; di rilievo un busto dellimperatore Tiberio e alcuni vasetti forati usati nellallestimento dei giardini. E presente anche uno spazio dedicato ai rinvenimenti etruschi della necropoli di Volusia e dellinsediamento di Prima Porta. Il piano superiore dedicato alla rico-
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struzione della storia del complesso di Malborghetto in et post-classica. Un modellino riassume le fasi di trasformazione del monumento, alcuni documenti raccontano la storia del casale, le vetrine raccolgono vasi di maiolica decorata dei secc. XVI-XVIII. via Flaminia km 19.200 - Roma tel. 06 33625595 visita: feriali 9.00 - 14.00 - festivi 9.00 - 19.30 sab 16.00 - 19.30 - marted chiuso ingresso: gratuito
morea pertinente ad una statua di Bacco ed un comignolo in ceramica. corso Vittorio Emanuele, 2 - Campagnano di Roma (RM) tel. 06 9042924 visita: temporaneamente chiuso in attesa di una nuova destinazione di spazi.
MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO DI CAMPAGNANO Il museo allestito al primo piano di Palazzo Venturi, allingresso del Centro Storico di Campagnano; il percorso espositivo illustra la storia del territorio di Campagnano ripercorsa attraverso i reperti archeologici ed integrata con pannelli didattici. Lesposizione si apre con un corredo funerario etrusco recuperato in localit Quarticcioli, nella valle del Baccano; seguono quindi i reperti restituiti dallo scavo archeologico della stazione di posta di et romana di Vacanas. Tra i materiali esposti prevalgono oggetti legati alla vita quotidiana: ceramiche di uso comune per il trasporto, la cottura ed il consumo del cibo, ornamenti ed oggetti utilizzati per la cosmesi femminile, dadi e pedine legati ai giochi ed ai passatempi, lucerne per lilluminazione. Una menzione particolare meritano un sostegno da tavolo in marmo decorato con il busto di un fanciullo, un orologio solare, una testa mar-
MUSEO DELLAGRO VEIENTANO Il museo, che avr la propria sede nel Palazzo Chigi di Formello in corso di restauro, provvisoriamente ospitato allinterno del palazzetto comunale. Lesposizione destinata ad illustrare le vicende dellAgro Veientano attraverso i secoli (IX sec. a.C. XV sec. d.C.). Centrali sono i reperti che raccontano la storia della citt etrusca di Veio e le vicende della conquista romana tra i quali vanno segnalati: vasi in bucchero, un segnacolo tombale, un frammento di lastra campana che decorava un tempio, un bacile in bronzo, alcuni ex-voto provenienti da una stipe votiva di et repubblicana; una menzione particolare meritano due statue in marmo di et imperiale, il cosiddetto Miripara e lImperatore che sino al 1908 erano collocate allingresso del borgo antico di Formello. Le vicende del territorio in et post-antica invece sono documentate da un gruppo di maioliche di et rinascimentale provenienti dagli scavi del Centro Storico e di Palazzo Chigi. piazza S. Lorenzo,7 - Formello (RM) tel. 06 90194240, 06 90194236 e-mail: museo@comunediformello.it visita: gio, ven 10.00 - 13.00, 15.00 - 18.00 sab 9.00 - 13.00, 15.00 - 19.00
dom 9.00 - 12.00 ingresso: gratuito MUSEO STORICO-ETNOGRAFICO CASOLARE 311 Il Casolare 311 un museo della civilt contadina realizzato dai proprietari di un casale costruito nelle campagne di Formello durante la riforma fondiaria degli anni Cinquanta dallEnte Maremma. Il Museo raccoglie attrezzi agricoli manuali ed a traino animale dagli anni Trenta agli anni Sessanta quali laratro, il giogo, la saccoccia ed il caratteristico carro da lavoro della campagna romana. Inoltre, espone la ricostruzione di una cucina tradizionale ancora funzionante, utilizzata a scopi didattici per la preparazione di dolci tipici. Il museo si inserisce in una fattoria ancora funzionante dove vengono allevate mucche, pecore, galline e conigli e si coltivano olive, frumento e foraggio. Il Casolare 311 fattoria-didattica per le scuole e Punto Informativo del Parco di Veio. Qui vengono regolarmente organizzati anche corsi tematici ed attivit culturali (letture, concerti, proiezioni cinematografiche). via Santi Martiri, 12, loc. Le Perazzeta - Formello (RM) tel. 06.9084255, cell. Armando Finodi 340 9294634 e-mail: finodi@interfree.it visita: su richiesta (gruppi, scuole, associazioni)
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Campagnano di Roma A - perimetro del borgo medievale B - perimetro del borgo Paolino - B1 - porta Romana T case-torri a - fontana dei Delfini 1 - chiesa di S. Giovanni Battista 2 - chiesa del Gonfalone 3 palazzo Venturi 4 - chiesa di S. Maria della Piet 5 palazzo comunale
Il paese, situato su uno sperone roccioso tra il cratere di Baccano e la Valle del Tevere, deriva probabilmente la sua denominazione da un fondo agricolo di et romana, fundus Campanianus, testimone dellantica frequentazione umana di questo territorio. I primi riferimenti storici relativi al borgo si trovano in documenti dellXI e XII secolo, dove viene menzionato come castellum o castrum campaniani, di propriet degli Annibaldi della Molara con i quali i cittadini del castello stipularono lo statuto; nel corso del XIV sec. fu venduto alla famiglia Orsini, proprietari sino al 1662 quando pass ai Chigi, insieme a Formello, Sacrofano e Cesano. Sin dal XII-XIII sec., la morfologia del sito, gi naturalmente difeso, venne potenziata con la costruzione di strutture fortificate, le case-torri, anche se il consolidamento definitivo del sistema difensivo fu realizzato nel XV secolo ad opera degli Orsini. Nel corso dei secoli XVI-XVII il perimetro dellarea urbana si espanse a sud dellabitato medievale, con lapertura di un asse viario rettilineo denominato Borgo Paolino (attuale Corso Vittorio Emanuele) che si conclude con la Porta Romana (1714). Moumenti di rilievo La fontana dei Delfini forse opera del Vignola (XVI sec.), poi rimaneggiata per volont di Agostino Chigi (1753); la Chiesa del Gonfalone, dimpianto tardo cinquecentesco con altari barocchi decorati in stucco; la Chiesa Parrocchiale di S. Giovanni Battista, di origini medievali (XIII sec.) rimaneggiata nei sec. XVI-XVII, con caratteristico campanile barocco, affreschi della scuola dello Zuccari ed opere di Giacomo del Duca; la piccola chiesa medievale di S. Maria della Piet con laffresco raffigurante la Madonna che sorregge il Cristo trafitto; Palazzo Venturi, opera settecentesca della famiglia Chigi, ampliata nellOttocento con laffiancamento di una torre neogotica; Il Tifo caratteristica figura a rilievo medievale, paragonabile, nella tradizione popolare locale, al Pasquino di Roma.
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Ambienti termali
Larea archeologica si trova nella Valle di Baccano, tra il Parco di Veio e quello di Bracciano: un antico cratere prodotto dallattivit del vulcano Sabatino, che sino al XIX secolo era occupato da un bacino lacustre. Sin dalla preistoria, questo luogo ameno fu frequentato dalluomo, in quanto ricco delle risorse utili per il sostentamento. In et romana la valle assunse unimportanza notevole in relazione alla sua posizione e al passaggio della via Cassia. Scavi archeologici condotti negli anni 80 hanno messo in luce un bel tratto lastricato dellantica via consolare ed i resti della mansio ad Vacanas/Baccanas, una stazione di posta di et romana citata da alcuni antichi itinerari che la collocavano al XXI miglio della via Cassia, ad un giorno di viaggio da Roma. Il complesso della mansio, che fu in uso dallinizio del I al V sec. d.C., costituito da una serie di edifici preceduti da un portico. Le strutture a meridione sono state interpretate come esercizi commerciali (tabernae), mentre gli ambienti pi a monte costituiscono un ampio complesso termale organizzato attorno ad un cortile-palestra centrale. Nel corso del V sec. d.C. la stazione di posta fu abbandonata e spogliata sistematicamente per la costruzione di un nuovo centro abitato, il Burgus Baccanus, sorto attorno alla Basilica di S. Alessandro costruita nel IV sec. d.C. al XX miglio della via Cassia. Un documento del VI sec. d.C., riferisce che la basilica sarebbe stata costruita sul luogo del martirio del vescovo di Baccano, Alessandro, ma ledificio non mai stato ritrovato anche se alcuni reperti, probabilmente pertinenti, sono esposti nei Musei Vaticani. Nel medioevo la stazione di Baccano fu ancora citata negli itinerari dei pellegrini che percorrevano la via Francigena per raggiungere la Basilica di S. Pietro a Roma ed ottenere lindulgenza plenaria. I reperti archeologici dellantica stazione di posta romana sono conservati nel Museo Archeologico di Campagnano.
Km 31.200 S.S. 2 via Cassia - Campagnano di Roma (RM)
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castelnuovo di Porto
Castelnuovo di Porto A - castello B - cattedrale C - palazzetto cardinalizio D - ex oratorio E - palazzo Paradisi F - palazzo gi Piselli G - casa medievale H - casa medievale I - palazzi del XVI sec. L - palazzo M - porta Maiori N - porta Vecchia O - porticella R - corpo di difesa S - ghetto T - torri
Il paese si trova su una collina tra due strette valli solcate dal fosso Chiarano e dal fosso della Mola. Sorse probabilmente su un centro fortificato dei capenati, divenuto in seguito colonia romana, posto lungo un asse viario di collegamento tra la via Flaminia e la Tiberina: la Campana vetus. Castelnuovo fu uno dei pi antichi castelli della campagna romana, ricordato per la prima volta nel 1074 quale possedimento dei Monaci di S. Paolo fuori le mura. Il nome di Castrum Novum, indica la presenza di un centro fortificato pi antico compreso nella diocesi di Porto (da cui il nome) che alcuni studiosi ritengono di poter identificare nellinsediamento altomedievale di Belmonte, situato a poca distanza, che conserva tracce di abitazioni ed una torre. Dal XIII al XVI sec. il feudo, con alterne vicende, divenne stabile dominio della potente famiglia romana dei Colonna, che rinforz le opere di fortificazione ed eman gli statuti cittadini. Nel 1581 cess il lungo governo colonnese e Castelnuovo pass sotto la giurisdizione della Camera Apostolica Vaticana. Laccesso al borgo, il cui impianto si allunga a spina di pesce sulla collina, avviene ancora oggi attraverso Porta Maiori, fiancheggiata da un torrione del XIV sec. Monumenti di rilievo Il castello voluto dai Colonna e trasformato nel XV sec. in palazzo nobile decorato con affreschi attribuiti alla scuola dello Zuccari; la collegiata di S. Maria Assunta di origine medievale ed integralmente ricostruita nel 1753-56, che conserva il Trittico del Salvatore (1501), opera riferibile alla cerchia di Antoniazzo da Romano; lelegante Chiesa della Madonna delle Virt costruita nel 1672-74 dalla famiglia Degli Effetti; la chiesa dei SS. Agostino ed Antonio Abate che conserva un pregevole affresco del XVI sec. raffigurante la Vergine con il bambino; la piccola chiesa di S. Sebastiano con la raffigurazione affrescata (XVI sec.) dellabitato di Castelnuovo che emerge tra sequenze di paesaggi rurali.
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formello
Formello A - perimetro del borgo A1 - castello 1 - chiesa di S. Lorenzo 2 - palazzetto nuovo a- fontanella 3 Chiesa di S. Michele Arcangelo
Il paese, situato in posizione interna, a distanza dalla via Cassia, deriva la sua denominazione dal latino forma (condotta dacqua) per la presenza di una rete di cunicoli per lapprovvigionamento idrico del territorio a nord della citt etrusca di Veio. Il centro, infatti, dovette essere gi frequentato sin dallepoca etrusca come testimonia la presenza di una tomba monumentale: il tumulo di Monte Aguzzo cosiddetto Chigi, ma i primi riferimenti al borgo risalgono alla fine dellXI sec. d.C., quando venne menzionato come castrum (castello) e donato da Gregorio VII ai Monaci di S. Paolo. Il castello fu di propriet degli Orsini fino al XVIII sec. e successivamente dei Chigi che furono protagonisti di opere di rinnovamento del borgo e della costruzione di una prestigiosa villa suburbana, La Versaglia. La rocca medievale, circondata da un fossato, conserva la porta turrita dellantico castello che in origine era difesa da un ponte levatoio. Il borgo, sviluppato sullasse viario centrale che collega la Porta da Capo con la Porta da Piedi, caratterizzato da case medievali, del XV e del XVI secolo. Mentre al di fuori del centro storico sorge il Borgo di S. Antonio (detto anche Spannitore) costruito nel XVII sec. Monumenti di rilievo Palazzo Chigi Complesso fortificato medievale di cui era parte una torre quadrata, oggi riproposta nel suo volume con limpiego di materiali moderni (Progetto dellArchitetto Andrea Bruno), trasformato in palazzo residenziale dagli Orsini e dai Chigi con interventi di Felice della Greca, Carlo Fontana, Giovan Battista e Francesco Laurenti, Giovanni de Momper, Francesco Milizia, Paolo Albertoni. Chiesa di S. Lorenzo Di origini medievali, ma con forme architettoniche del XVI secolo, ospita affreschi di Domenico Palmieri ed una meridiana realizzata (1796) nel pavimento che riprende quella di S. Maria degli Angeli a Roma. Chiesa di San Michele Arcangelo Di origine medievale, con portale del XVI sec., conserva affreschi con il Cristo benedicente e S. Michele Arcangelo.
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magliano Romano
Il paese situato su un rilievo posto a controllo del fosso delle Valli e della valle Nocchia. I primi riferimenti a Magliano Pecorareccio risalgono a documenti dellXI sec., dove sono menzionati una massa Maiana ed un fundus Maiani (forse eredi di un fundus Manlianus di et romana) di propriet del Monastero di S. Paolo fuori le mura. Il castello sorse pi tardi ed appartenne con alterne vicende (dal XIII al XV sec.) ai Conti di Anguillara ed agli Orsini. Nel 1241 sub le distruzioni dei viterbesi nella guerra contro i romani; nel XVI sec. fu teatro di un noto fatto di sangue: vi furono condotti e trucidati i presunti complici di Girolama Farnese, moglie di Giuliano dAnguillara, che fu a sua volta uccisa nel castello di Stabia a Faleria. Successivamente il borgo divenne propriet prima della famiglia dei Cesi (1590), poi dei Borromeo (1659), quindi fu venduto al Cardinale Flavio Chigi (1661), ed infine (1862) pass agli Arnaldi che ancora oggi ne sono i proprietari. Nel 1907 il nome del paese fu modificato con Regio decreto in Magliano Romano. Il borgo organizzato su due assi viari principali lungo i quali sono allineate le abitazioni, chiusi a nord dalla chiesa di S. Giovanni Battista ed a Sud dal castello. Monumenti di rilievo Castello Di origine medievale il fortilizio ha subito una massiccia trasformazione nel tardo cinquecento, secondo uno stile vicino alle opere del Vignola. Notevoli il portale bugnato dingresso, lo scalone monumentale interno, i camini del piano nobile. Chiesa di S. Giovanni Battista Di origine medievale (XIV sec.) la chiesa ha avuto diversi rifacimenti. La facciata del 1932, mentre al XVI sec. risalgono gli affreschi conservati nelle tre absidi interne, attribuiti ai fratelli Zuccari. La chiesa conserva anche gli affreschi (distaccati nel 1939) provenienti dalla Grotta dellAngelo situata poco fuori dellabitato, che raffigurano Cristo tra gli Angeli ed alcune scene dellinfanzia del Cristo.
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mazzano Romano
Il paese situato su un promontorio che si eleva dalla vallata del fiume Treja. Il territorio anticamente fu abitato dai Falisci, come testimoniano le necropoli rinvenute ed i reperti archeologici che oggi sono conservati nel Museo dellAgro Falisco di Civita Castellana (VT). Con la conquista romana il territorio venne incluso nellAgro Falisco, donato ad uso agricolo ai veterani dellesercito; probabilmente proprio ad un fondo Matianum, di propriet di una famiglia romana, si deve la denominazione attuale del paese. Il fondo, in seguito, fece parte della domusculta Mazzano Romano Capracorum istituita da Papa Adriano 1, 2 - iscrizioni su architravi 3 - antico palazzo comunale I. La pi antica menzione di 4 - casa del XVII sec. Mazzano risale al medioevo e riguarda la donazione dei Conti di Tuscolo al Monastero di S. Gregorio al Celio (945 d.C.), in cui ricordato come castello. Agli inizi del XV sec. il feudo fu in parte di propriet del famoso Everso I Anguillara, alla cui famiglia rimase sino al 1599 quando pass prima ai Biscia e successivamente in eredit ai Del Drago che lo amministrarono ancora sino alla riforma fondiaria dellEnte Maremma. Il centro abitato, a cui si accede attraverso un passaggio voltato dove compare lo stemma della famiglia Biscia, conserva laspetto originario dellimpianto urbanistico medievale, organizzato attorno a due tortuose vie principali con edifici che mostrano ancora tratti architettonici medievali e rinascimentali, e vicoli che si snodano tra le pieghe della rupe. Ledificio monumentale pi imponente oggi il palazzo Baronale, ma il cuore dellantico borgo era la piazzetta dellAntist dove sorgeva la chiesa di S. Nicola, attribuita al Vignola o ad un suo allievo (1563), in origine provvista di un alto campanile (25 m); ledificio fu demolito negli anni 40 dal Genio civile ed oggi rimane solo la parete di fondo. Tra le opere realizzate allinterno era la statua della Madonna Vestita, oggi conservata nella nuova chiesa Parrocchiale ed oggetto di una particolare devozione da parte della comunit mazzanese.
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morlupo
Morlupo 1 - castello 2, 3 - torri 4 - porta 5 - chiesa di S. Giovanni Battista 6 - chiesa e convento di S. Caterina da Siena 7 - palazzotto 8 - cappella della Madonna di Costantinopoli 9 - chiesa di S. Maria Assunta 10 - palazzina Borghese a - piazza Giovanni XXIII b - piazza delle Acquareccie
Il paese si trova su uno sperone roccioso probabilmente gi occupato anticamente da un insediamento dei Capenati. Il territorio fu frequentato anche in et romana e paleocristiana come dimostrano i ruderi della villa romana del Casalaccio visibili nel Parco dellAssura con limponente cisterna fortificata nel medioevo, e la catacomba Ad Vicesimum (chiusa in propriet privata) in localit il Muraccio. Inoltre, anche la strada che dalla via Flaminia conduce al paese di origine romana. La pi antica menzione del borgo risale allanno 873: una lapide ricorda la costruzione della chiesa di S. Giovanni Battista per volere del Duca Giovanni di Leone. Dal 1081 fu castello (castrum morilupo) di propriet dei Monaci di S. Paolo mentre, a partire dal XIII sec., pass alla potente famiglia degli Orsini. Nel 1425 papa Martino V nellambito delle lotte tra i Colonna e gli Orsini, fece distruggere Morlupo. Ma il feudo rimase agli Orsini sino al XVII sec., quando fu ceduto al principe Marco Antonio Borghese. Labitato era organizzato in due nuclei, ma del pi antico (XIII sec.), detto popolarmente Mazzocca, rimangono solo alcune tracce delle mura di cinta. Antimo Orsini intraprese un progetto di ristrutturazione del borgo e realizz un ampliamento esterno con la costruzione di case a schiera lungo due direttrici stradali principali (via della Fontana, via del Borgo). Monumenti di rilievo Il castello Orsini con la pregevole loggia e la cordonata monumentale; la palazzina Borghese che fu residenza baronale, decorata con affreschi al piano nobile; la chiesa di S. Giovanni Battista ricostruita da Antimio Orsini nel 1593, con campanile aggiunto nel 1611 ed allinterno una tavola del 400 con il Salvatore ed alcuni quadri del 500; il convento di S. Maria Seconda del XVI sec., il cui nome deriverebbe dalla tavola dipinta che sarebbe la seconda delle immagini conosciute della Madonna di S. Luca.
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Riano
Labitato situato su una collina naturalmente ben difesa. La denominazione deriva dal romano Raius; un fondo Raianum, infatti, faceva parte del territorio dellagro capenate. Nel 1040 Riano fu occupato dallImperatore Enrico II e sottoposto alle distruzioni dei Saraceni e degli Ungari. Nel 1159 era conosciuto come castello (castrum Renani) inserito in un sistema di strutture difensive del territorio di Castelnuovo di Porto. Dal XIII secolo al 1527 appartenne al Monastero di S. Paolo con alterne vicende che videro anche loccupazione (1321) da parte di Stefano Colonna, signore di Castelnuovo. Successivamente (1570) pass alla famiglia Cesi, poi ai Ruspoli (1717) ed infine ai Boncompagni (1819). Limpianto generale dellabitato risale al XVI secolo ed organizzato su tre assi viari che convergono sullunica piazza dove si affacciano gli edifici principali. E ancora in gran parte visibile lantico circuito delle mura con le torri rettangolari e la porta monumentale di acceso al borgo che fu eretta nel XVIII da Francesco Maria Ruspoli. Nel tratto meridionale delle mura una caratteristica stradina coperta (vicolo degli Archi) dove si aprono gli accessi a cantine e stalle. Monumenti di rilievo Il castello, menzionato gi nel XIII sec., ha struttura quadrilatera con torri circolari e conserva affreschi della bottega degli Zuccari e lo stemma dei Boncompagni sul portone dingresso. La chiesa Parrocchiale della SS. Concezione, edificata dai monaci di S. Paolo nel 1490 ed integralmente ricostruita nel 1738 da Francesco Maria Ruspoli, conserva due portali quattrocenteschi, un dipinto dellImmacolata sorretto da angeli in stucco e lo stemma ligneo dipinto dei Ruspoli-Boncompagni. Il palazzo Baronale (Cesi) risalente al XVI sec. ornato con affreschi di Federico Zuccari e della sua scuola. La Fontana, costruita nel 1730 da Francesco Maria Ruspoli fuori dalle mura, decorata con una testa leonina.
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Riano 1 - cinta muraria 2 - porta 3 - castello 4 - chiesa parrocchiale 5 - palazzo baronale 6 - fontana
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Santuario di Portonaccio
Statua di Apollo
Il santuario di Portonaccio
Il santuario etrusco, dedicato a Minerva, sorgeva immediatamente fuori dalla citt, ed era venerato in tutta lEtruria come luogo di culto oracolare. Nellarea sacra sono ubicati oltre al tempio, una piscina per riti connessi con lacqua, ed un altare destinato ai sacrifici. Il tempio aveva una copertura ornata da splendide decorazioni in terracotta dipinta, ritrovate in frammenti nel corso degli scavi. Tra i capolavori, conservati nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, si trovano le statue di Apollo, Ercole e Latona, opere di Vulca, il celebre artista veiente che fu inviato a Roma per modellare le sculture del tempio di Giove Capitolino. Alle spalle dellaltare si trovano i resti di un edificio al cui interno stato trovato un ricchissimo materiale votivo, con le dediche di personaggi eminenti della scena politica dellEtruria del tempo, segno della particolare fama del santuario che infatti rimase a lungo attivo ed assiduamente frequentato.
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Necropoli di Grottarossa
denominato Monte delle Grotte per la presenza di numerose tombe rupestri, forse di origine etrusca, manomesse per essere adattate a ricoveri di fortuna. Alla sommit del colle, nel 1926, fu scoperta una grande villa di et repubblicana mentre, alla base della parete orientale, ancora oggi visibile una fontana monumentale di et adrianea, forse parte di un complesso termale di carattere pubblico o legato alla villa sovrastante. Lansa del Tevere ad est della stazione di Grottarossa accoglie una necropoli monumentale, Necropoli di Grottarossa forse legata ai proprietari della villa sul Monte delle Grotte, o di unaltra che occupava larea dei Casali Molinario. Larea attraversata da un bel tratto lastricato dellantica via Flaminia (VI miglio); ai lati della via, tra i ruderi emergono due grandi mausolei risalenti allet augustea: uno presenta un corpo cilindrico, originariamente rivestito da blocchi di marmo, definito a pianta stellare per la presenza di 12 nicchie, laltro del tipo a torre e nel medioevo fu trasformato in fortilizio a controllo del Tevere. Oltre sono visibili i resti di un sepolcro a forma di tempietto (prima met II sec. d.C.), di cui si recuperata e ricomposta in museo, parte della bella facciata in laterizi sagomati e cornice marmorea, mentre pi a nord un recinto funerario (I sec. d.C.) con nicchie per olle cinerarie. A sud del primo mausoleo si trova un impianto costituito da un quadriportico che racchiude una vasca circolare, forse una peschiera pertinente alla villa individuata nellarea dei Casali Molinario. I reperti provenienti dallarea archeologica sono esposti nel Museo Archeologico del casale di Malborghetto. via Flaminia (stazione di Grottarossa) visita: su richiesta alla Soprintendenza Archeologica di Roma tel. 06 33625595 ingresso: gratuito
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La celebre tomba, scoperta nel 1674 durante lampliamento della via Flaminia, ed ancora integra agli inizi dellOttocento, sub gravi danneggiamenti (facciata e decorazione pittorica) dalle attivit estrattive intercorse tra la fine dell800 e la prima met del 900. Il monumento (II sec. d.C.) una tomba rupestre completamente scavata nella parete tufacea dei Saxa Rubra. La facciata, distrutta, era in forma di tempietto e doveva esporre liscrizione dedicatoria di Nasonius Ambrosius, rinvenuta allinterno, che permette di attribuire il sepolcro alla famiglia romana dei Nasoni. Linterno della tomba costituito da una camera rettangolare con tre nicchie sui lati lunghi ed una sul fondo, che contengono i cassoni per le sepolture. Il pavimento, perduto, era in mosaico bianco e nero con motivo a losanghe e rosette. La decorazione pittorica che ornava completamente la camera sepolcrale conservata solo in parte, ma dettagliatamente ricostruita dalle riproduzioni realizzate nel 600 da Pietro Santi Batoli. Si trattava di un disegno complesso realizzato con tecnica pittorica e riquadrature in stucco. Una cornice divideva la decorazione parietale del fregio superiore da quella delle nicchie. Queste accoglievano grandi scene mitologiche tra elementi decorativi: nella prima a sinistra sono riconoscibili Atena ed Eracle. Pilastri affiancavano lapertura delle nicchie e tra queste si ponevano figure di Geni con i frutti, mentre gli spazi di risulta ai lati accoglievano coppie di mostri marini e Vittorie alate. Il fregio superiore era diviso in pannelli sempre con scene mitologiche: sulla destra sono visibili Eracle ed il Cerbero. La decorazione del soffitto, di cui rimane parte del Giudizio di Paride era particolarmente ricca, comprendendo figure allusive alle Stagioni, Vittorie e Geni alati, e forse la rappresentazione della conclusione della guerra di Troia. via Flaminia visita: su richiesta alla Soprintendenza Archeologica di Roma tel. 06 33625595 ingresso: gratuito
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la tomba di fadilla
Nel 1925 allinterno della fattoria dei Casali Molinario gli archeologi rinvennero preziosi reperti archeologici di et romana che sembravano attestare lesistenza di un complesso residenziale. In rapporto con questa villa potrebbe essere la piccola tomba (fine II sec. d.C.) scoperta nel 1924 lungo la via che fiancheggia il casale nuovo di Grottarossa. Un sepolcro rupestre, scavato nella roccia come quello poco distante dei Nasoni, cui manca la fronte, con laccesso forse in origine dotato di un fronte monumentale. Una soglia in marmo introduce nella camera sepolcrale di forma rettangolare con due nicchie laterali ed una sul fondo che accolgono ognuna due loculi per i defunti. Il pavimento in mosaico bianco e nero decorato con motivi geometrici di ottagoni e quadrati, con al centro la figura di un uccello su un ramo; le pareti, la volta e le nicchie sono affrescate con genietti alati ed animali (caprioli, uccelli) racchiusi in riquadri; nella nicchia centrale sono raffigurati due pavoni ai lati di un cesto ricolmo di frutti che reggono con il becco una benda legata ad una corona sospesa. Il nome della defunta sepolta nella tomba compare in una piccola lapide di marmo, inserita nella parete destra, con liscrizione funeraria dedicata dal marito alla moglie Fadilla. via dei Casali Molinario visita: su richiesta alla Soprintendenza Archeologica di Roma tel. 06 33625595 ingresso: gratuito
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e si sarebbe trasmessa la consuetudine di piantare i rami che avevano tenuto in mano. Sarebbero quindi sorti numerosi bo-schetti con i nomi dei diversi imperatori, ed alla morte di ciascuno di loro, lalbero piantato sarebbe inaridito. La villa, costruita su un ampio terrazzamento sostenuto da poderosi contrafforti lungo il fronte prospiciente il Tevere, articolata in due settori: i quartieri residenziali affiancati da un vasto complesso termale ed unampia zona destinata probabilmente a giardino. Lingresso, preceduto da un piazzale con fontana, immette in un atrio che conduce ad alcuni ambienti con alcove e corridoi che conservano pavimenti in mosaico con motivi realizzati in bianco e nero. Le Villa di Livia mosaico con i Geni delle Stagioni terme hanno al centro una grande sala con vasche per i bagni freddi (frigidarium), circondata da ambienti riscaldati (calidarium). Una scala moderna conduce ad una grande sala sotterranea, probabilmente utilizzata per il refrigerio estivo (triclinio) le cui pareti erano affrescate con le celebri pitture riproducenti lillusione di un fresco e lussureggiante giardino, che furono distaccate nel 1951 ed esposte nel Palazzo Massimo - Museo Nazionale Romano. Chiude una zona di rappresentanza ricca di decori tra i quali un mosaico con i Geni delle Stagioni ed al centro Saturno o Plutone in trono, pavimenti intarsiati con marmi colorati, pareti affrescate con figure volanti e animali. Lattuale ingresso allarea archeologica preceduto da un piccolo Antiquarium dove si possono osservare frammenti architettonici che illustrano la ricchezza delle tecniche costruttive impiegate ed alcune ceramiche: servizi da tavola ed i tradizionali vasi forati da giardino. La celebre statua di Augusto, recuperata nella villa nel corso dei primi scavi ottocenteschi, invece esposta nei Musei Vaticani. via Villa di Livia loc. Prima Porta (S.S. Flaminia km 13) visita: dom 10.00 - 13.00 durante la settimana per gruppi su prenotazione alla Soprintendenza Archeologica di Roma tel. 06 33625595 ingresso: gratuito
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sacrofano
Il paese si trova adagiato sulle pendici vulcaniche di Monte Musino; laltura, ricca di testimonianze archeologiche, in origine fu forse un luogo di culto, come ricorda la dedica a Giove Tonante ed Ercole Musino impressa su di unara (148 d.C.) rinvenuta in questi boschi. Le origini della denominazione Sacrofano sono legate a diverse tradizioni e leggende. E ricordata la presenza di un ipotetico sacrum fanum: probabilmente il luogo sacro presso il Monte Musino; ancora, la tradizione popolare Sacrofano propone una leggenda legata al rinvenimento 1 - castello da parte di una scrofa di una sorgente dacqua 2, 3 torri che avrebbe salvato i raccolti degli agricoltori in 4 - porta di Sopra un periodo di forte siccit. 5 - porta di Sotto 6 - chiesa di S. Giovanni Battista Abitato sin dal medioevo, il borgo menziona7 - chiesa di S. Biagio to per la prima volta come Sacrofanum in un 8 - oratorio del Suffragio documento dellVIII sec.. Dalla fine del XIII 9 - palazzo Placidi-Serraggi sec. agli inizi del XIV sec. fu dominato dalla 10 - scuderie Serraggi famiglia dei Nardoni, mentre alla met del XIV 11 - palazzo del XVI sec. sec. venne conquistato dagli Orsini che lo ten12 - palazzo del XVIII sec. 13 - carceri nero sino al 1662, quando assieme a 14 - frantoio Campagnano, Formello e Cesano fu venduto ai 15 - granaio Chigi. Limpianto urbanistico costituito da un 16 - lavatoio nucleo fortificato (il castello andato distrutto) con una strada principale e due percorsi laterali minori lungo i quali sono distribuiti pittoreschi edifici medievali, passaggi coperti ed archi cui si aggiungono palazzetti rinascimentali. Inoltre, peculiari sono le tracce di un antico ghetto ebraico che segna la presenza di una comunit ebraica gia nel XVI sec.. Monumenti di rilievo la porta Romana difesa da due torri cilindriche e monumentalizzata con un arco ornato dallo stemma del paese con S. Biagio e la scrofa; la chiesa di S. Giovanni Battista di origine medievale, modificata alla fine del XV sec. che conserva un bel campanile medievale ed un affresco (Annunciazione) di scuola romana della fine del 500; la chiesa di S. Biagio risalente al XV sec. con restauri del XVIII sec. che conserva un prezioso soffitto ligneo con la rappresentazione delle Storie di San Biagio; lelegante settecentesco palazzo Placidi-Serraggi con la facciata ornata di mascheroni e ghirlande.
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Anello di Campetti Interesse archeologico, naturalistico e paesaggistico percorso pedonale facile lunghezza: km 2.700 durata: 1 ora itinerario segnato Breve percorso, con partenza dal parcheggio nei pressi della mola di Isola Farnese, che passa per il santuario di Portonaccio ed il complesso archeologico di Campetti, per raggiungere laltopiano di Veio. Una breve deviazione iniziale, a sinistra, per vicolo di Campetti consente di raggiungere la tomba delle Anatre. Anello di Veio Interesse archeologico, naturalistico e paesaggistico percorso pedonale facile ed in mountain bike lunghezza: km 6 durata: 3 ore itinerario non segnato Lungo percorso attraverso laltopiano di Veio, con partenza dalla mola di Isola Farnese, che passa per larea archeologica del Foro a Macchiagrande e raggiunge lantica cittadella di Piazza dArmi; si ritorna ad Isola Farnese scendendo nella valle del fiume Piordo e risalendo via Prato della Corte. Via della Mola (Formello mola di Formello) Interesse storico e naturalistico percorso pedonale breve, ma scosceso lunghezza: m 750 durata: 1 ora (andata e ritorno) itinerario non segnato Breve, ma ripida discesa per raggiungere velocemente le suggestive valli del Sorbo, percorse dal fiume Crmera, in prossimit della mola di Formello. Partenza dalla periferia di Formello (via di Grottefranca). Mola di Formello Interesse storico, naturalistico e paesaggistico percorso pedonale facile lunghezza: km 1.400 durata: 1 ora (andata e ritorno) itinerario non segnato Breve itinerario pianeggiante lungo la carrareccia che conduce ai resti dell antica mola di Formello, attraversando suggestivi prati lungo la riva sinistra del fiume Crmera dove pascolano ancora bovini e cavalli allo stato brado. Partenza dalla strada carrabile che attraversa le valli del Sorbo (via Santa Maria del Sorbo).
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Mola di Formello - Grotte Franca Interesse archeologico e naturalistico percorso pedonale di media difficolt lunghezza: km 1.900 durata: 2 ore (andata e ritorno) itinerario non segnato Suggestivo percorso che, in prosecuzione del precedente, parte dalla mola di Formello e, dopo un guado, percorre la boscosa riva sinistra del fiume Crmera sino ad alcuni ruderi e cascatelle; risale il ripido pendio soprastante per raggiungere i resti dell antico abitato di Grotte Franca con ampia veduta sulla forra. Possibilit di uscita in alto (su via della Spinareta - via di Grottefranca) aggirando propriet private. Mola di Formello (riva destra del fiume Crmera) Interesse storico e naturalistico percorso pedonale facile lunghezza: km 2.300 durata: 2 ore e mezza (andata e ritorno) itinerario non segnato Percorso pianeggiante che raggiunge la mola di Formello percorrendo la riva meno conosciuta del fiume Crmera. Partenza dalla strada sottostante il santuario della Madonna del Sorbo (ponticello). Anello della Collina ARSIAL Interesse naturalistico e paesaggistico percorso pedonale facile lunghezza: km 3.200 durata: 2 ore itinerario non segnato Percorso che ha i primi 500 metri in comune con litinerario della mola di Formello e se ne distacca con una passerella sulla destra; conduce, poi, con un tracciato ad anello ad una collina boscosa tra le pi integre della vallata e ai suggestivi pratoni lungo il fiume Crmera. Strada delle Piane valli del Sorbo Interesse naturalistico percorso pedonale facile lunghezza: m 750 durata: mezzora (andata e ritorno) itinerario non segnato Breve itinerario di raccordo tra il termine della strada delle Piane di Formello (Campagnano) ed il percorso lungo la riva destra del fiume Crmera nelle valli del Sorbo. Via Costa di Macchiano - santuario della Madonna del Sorbo Interesse storico e naturalistico percorso pedonale facile lunghezza: m 600 durata: mezzora (andata e ritorno) itinerario non segnato Breve percorso di raccordo per raggiungere il santuario della Madonna del Sorbo e la strada che attraversa le valli del Sorbo, partendo dal termine di via di Macchiano (Campagnano). Piccolo guado del fosso del Follettino, affluente del Cremera (fosso della mola di Formello). Anello di Monte Castagna Interesse naturalistico percorso pedonale medio lunghezza: km 2.300 durata: 1 ora
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itinerario non segnato Breve percorso ad anello con partenza dalle valli del Sorbo (area pic-nic) per raggiungere i pascoli dellaltopiano delle Porcineta, con una ripida salita nel bosco da cui si pu ammirare la rupe su cui sorge il santuario della Madonna del Sorbo. Discesa su vecchia mulattiera ed ultimo tratto sulla strada di fondovalle. Sentiero delle Porcineta - cascata dellInferno Interesse naturalistico e paesaggistico percorso pedonale facile lunghezza: km 2.200 durata: 2 ore (andata e ritorno) itinerario non segnato Percorso di crinale che attraversa ampi pascoli sino a raggiungere il ciglio della forra della cascata dell Inferno. Partenza dalla periferia di Formello (cancello comunale in via delle Porcineta). Formello - Sacrofano Interesse naturalistico e paesaggistico percorso pedonale di media difficolt lunghezza: km 6.500 durata: 6 ore (andata e ritorno) itinerario non segnato Lungo e suggestivo percorso che per i primi 2 km coincide con il sentiero delle Porcineta. Unisce i due importanti centri, attraverso colline, boschi e pascoli fino alla estesa Macchia di Sacrofano-Monte Musino. Consigliabili due auto. Anello di Monte Musino Interesse naturalistico e paesaggistico percorso pedonale facile lunghezza: km 6.500 durata: 3 1/2 ore itinerario non segnato Ampio giro della Macchia di Sacrofano (Monte Musino), il pi esteso bosco del Parco, raggiungendone con una ripida salita anche il rilievo pi elevato. Partenza dal campo sportivo di Sacrofano. Possibilit di accesso anche dalla strada provinciale Formellese, da strada Miseria (Sacrofano) e da via di valle Muricana-via S. Lorenzo (Sacrofano). Possibile effettuare deviazione di 1 km per il crinale di monte Formello (1 ora a/r). Monte Musino (m. 389) Interesse naturalistico e paesaggistico percorso pedonale facile lunghezza: km 2.100 durata: 2 ore (andata e ritorno) itinerario non segnato Percorso diretto per la vetta del Parco, stando sempre allinterno della Macchia di Sacrofano. Partenza dal cancello comunale sulla strada provinciale Formellese. Monte Calvio Interesse naturalistico e paesaggistico percorso pedonale facile lunghezza: km 2.000 durata: 2 ore (andata e ritorno) itinerario non segnato Itinerario pianeggiante con partenza da via dellUniversit Agraria (Castelnuovo di Porto) lungo la carrareccia che attraversa vaste distese a pascolo di propriet comunale (cancello) per raggiungere lultima propaggine rocciosa di Monte Calvio.
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Anello di monte Calvio Interesse naturalistico e paesaggistico percorso pedonale facile lunghezza: km 2.500 durata: 1 ora e mezza itinerario non segnato Percorso ad anello con il quale si pu prolungare litinerario Monte Calvio scendendo nei fossi che circondano laltura e aggirandola dal basso. Castellaccio (o Casalaccio) dalla stazione di Morlupo Interesse archeologico, naturalistico e paesaggistico percorso pedonale facile lunghezza: km 1.100 durata: 1 ora (andata e ritorno) itinerario non segnato Breve percorso che conduce al panoramico Colle del Castellaccio, sovrastato da unantica cisterna romana trasformata in torre nel medioevo, passando per il profondo fosso dei Quattro Pali. Attenzione ai ripidi pendii sulla forra iniziali. Castellaccio (dalla stazione di Magliano Romano) Interesse archeologico, naturalistico e paesaggistico percorso pedonale facile lunghezza: km 1.800 durata: 1 ora e mezza (andata e ritorno) itinerario non segnato Percorso che raggiunge il colle del Castellaccio attraversando il Parco dellAssura. Partenza dalla stazione ferroviaria di Magliano Romano e lungo lo stradello sottostante lex ostello di Morlupo. Castellaccio (dalla strada provinciale Campagnanese, km. 1,600) Interesse archeologico, naturalistico e paesaggistico percorso pedonale facile lunghezza: km 2.000 durata: 2 ore (andata e ritorno) itinerario non segnato Percorso panoramico che, dai campi sportivi sulla S.P. Campagnanese, raggiunge il colle del Castellaccio attraverso i vasti pascoli di propriet del Comune di Morlupo (cancello) incrociando il percorso proveniente dalla stazione ferroviaria di Magliano Romano. Castellaccio (dalla stazione di Castelnuovo di Porto) Interesse archeologico e naturalistico percorso pedonale facile lunghezza: km. 1,600 durata: 1 ora e mezza (andata e ritorno) itinerario non segnato Percorso con partenza dalla stazione di Castelnuovo di Porto (via Fontana del Giglio), che scende ripidamente nel fondovalle sottostante e risale le pendici del colle del Castellaccio per raggiungere gli imponenti ruderi della cisterna romana. Laghetto di pesca sportiva (Grotta Pagana) Interesse naturalistico percorso pedonale facile lunghezza: km 3.000 durata: 2 ore e mezza (andata e ritorno) itinerario non segnato
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Percorso con partenza dalla stazione di Castelnuovo di Porto (via Fontana del Giglio), che scende ripidamente nel fondovalle sottostante (tratto in comune con litinerario del Castellaccio) e prosegue lungo la valle del Fosso di SantAntonino, ai piedi dellomonimo crinale, fino al laghetto di pesca sportiva, in zona Grotta Pagana, su via di Pian Braccone-Francalancia. Possibilit di discesa anche da via di SantAntonio (800 metri, oltre la linea ferroviaria, 15 minuti). Morlupo - Sacrofano Interesse naturalistico e paesaggistico percorso pedonale di media difficolt lunghezza: km 7.400 durata: 6 ore (andata e ritorno) itinerario non segnato Il pi lungo percorso che congiunge due comuni del Parco attraverso i vasti pascoli delle propriet comunali dei Quarti, intervallati da profonde forre boscate. Tocca Castellaccio, Fontanile Citerna, Monte Calvio, Sorgente Acqua Ferrosa, Monte San Silvestro. (consigliabili due auto). Varianti alla partenza: a) dalla Stazione di Magliano Romano. Primo tratto in comune con litinerario del Castellaccio, poi prosegue per il fosso di Monte Rosella, Coste della Croce, Fontanile Citerna; b) dalla stazione di Castelnuovo di Porto. Primo tratto in comune con laltro itinerario del Castellaccio, poi prosegue con deviazione a sinistra oltre il fosso di Monte Rosella verso la strada di Monte Santa Maria e discesa al Fontanile Citerna. Castelnuovo di Porto - Sacrofano Interesse archeologico, naturalistico e paesaggistico percorso pedonale di media difficolt lunghezza: km 6.800 durata: 6 ore (andata e ritorno) itinerario non segnato Lungo percorso che unisce Castelnuovo di Porto e Sacrofano, oltre alla variante b) del Morlupo Sacrofano, passando per il laghetto di pesca sportiva e lomonimo itinerario. Una vecchia mulattiera, strada comunale, guadagna nel bosco il crinale di Belmonte (antico abitato in propriet privata) e prosegue su un altopiano per scendere nel fosso di Costa Frigida e risalire verso monte San Silvestro e Sacrofano (consigliabili due auto). Mola Paradisi e Pian di Lalla monte di Cellano Interesse storico e naturalistico percorso pedonale facile lunghezza: km 2.200 durata: 2 ore (andata e ritorno) itinerario non segnato Dolce percorso di fondovalle che raggiunge i suggestivi resti dell antica mola Paradisi. Partenza dal km 27.000 della via Flaminia (Castelnuovo di Porto). Possibilit di passare sullaltra riva, su un vecchio ponte, sino alla localit Pian di Lalla, lungo un sentiero che attraversa una zona boscata (1600 metri in pi unora andata e ritorno) per inserirsi a destra sulla carrareccia che conduce al panoramico monte di Cellano. Le Mole di Castelnuovo Interesse storico e naturalistico percorso pedonale facile lunghezza: m 1.000 durata: 1 ora (andata e ritorno) itinerario non segnato Breve percorso con partenza dallarea attrezzata del Prataccio (via Pian Braccone-Francalancia), che scende nel fondovalle sottostante guadando a pi riprese il corso dacqua che alimentava le antiche mole di Castelnuovo di Porto.
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Anello della Mola di Magliano Interesse storico e naturalistico percorso pedonale facile lunghezza: km 3 durata: 1 ora e mezza itinerario non segnato Percorso quasi ad anello, con partenza dal fontanile di Ruinasse, che conduce ai resti della mola di Magliano, attraversando il panoramico crinale di monte Cotto e tornando lungo il fosso di Ruinasse. Anello dei campi dellIstituto Sperimentale per la Cerealicoltura (Roma-XX Municipio) Interesse paesaggistico e sportivo percorso pedonale facile lunghezza: km 3 durata: 1 ora itinerario non segnato Percorso sportivo ad otto, con accessi da via dei Due Ponti e via di Grottarossa, in una cornice di grande suggestione paesaggistica ed ai piedi del castello della Crescenza. Listituto proprietario (Ministero Politiche Agricole) non si oppone alla presenza pluridecennale di camminatori e corridori. Rispettare le coltivazioni in atto. Itinerario degli affioramenti Geologici Interesse naturalistico percorso in automobile lunghezza: km 19 itinerario segnato Itinerario con partenza dalla valle del Baccano (Campagnano di Roma), che si snoda su un percorso carrabile lungo strade provinciali e comunali, attraversando una porzione di territorio di notevole valore paesaggistico, caratterizzata dalla presenza di affioramenti geologici relativi allattivit del vulcano Sabatino. Itinerario equestre dal Parco di Veio al Parco della Valle del Treja Interesse storico e naturalistico percorso equestre lunghezza: km 12 itinerario segnato Percorso con partenza dalle valli del Sorbo (area pic-nic), che si snoda lungo la direttrice di collegamento tra il Parco di Veio e il Parco del Treja, attraversando i territori dei comuni di Campagnano e Mazzano, per raggiungere le suggestive cascate di Monte Gelato.
Itinerari in bicicletta
Tre percorsi ad anello su strada asfaltata che, partendo dalledificio dell ex Dazio di piazza Saxa Rubra a Prima Porta (uffici del XX Municipio del Comune di Roma), attraversano le campagne pi significative del Parco, ed un percorso in mountain bike: Percorso A Interesse paesaggistico percorso ciclabile lunghezza: km 74.500 itinerario non segnato, ma presente sul sito internet del Parco www.parcodiveio.it Il pi lungo degli itinerari ciclabili. Attraversa tutto il Parco e raggiunge il Parco della Valle del Treja, toccando i paesi di Formello, Campagnano di Roma, Calcata, Magliano Romano e Sacrofano.
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Percorso B Interesse paesaggistico percorso ciclabile lunghezza: km 49.600 itinerario non segnato, ma presente sul sito internet del Parco www.parcodiveio.it Litinerario percorre via di Santa Cornelia, via Formellese sino al centro di Formello, via Campagnanese fino al bivio di Magliano Romano e raggiunge Sacrofano, per proseguire lungo via di Valle Muricana e tornare al luogo di partenza. Percorso C Interesse paesaggistico percorso ciclabile lunghezza: km 30.500 itinerario non segnato, ma presente sul sito internet del Parco www.parcodiveio.it Il pi breve degli itinerari ciclabili, percorre via di Santa Cornelia, via Formellese fino al centro di Formello; prosegue per via delle Perazzeta sino a via di Valle Muricana per raggiungere il luogo di partenza. Itinerario in mountain bike lungo le campagne dell agro veientano. Interesse archeologico e paesaggistico percorso mountain bike di media difficolt lunghezza: km 35 circa itinerario non segnato, con brevi tratti su strade asfaltate ad intenso transito veicolare. Partenza dal santuario della Madonna Sorbo. Si attraversano le valli del Sorbo fino a Formello per poi dirigersi su strade minori parallele alla via Formellese (via di Grottefranca, via della Spinareta e via della Ficoraccia); si entra nella strada provinciale Formellese e si scavalca la Cassia Bis. La si percorre per circa 2 km sino a Vicolo Formellese (sx). Dopo 600 metri si volta dx verso larea archeologica dellantica citt di Veio e il Borgo di Isola Farnese attraversando la cascata della Mola. Si prosegue ai piedi del borgo lungo via Prato della Corte sino alla passerella crollata sul Crmera. Si guada e si sale al casale della Vaccareccia, oltre un tumulo etrusco, dove c un varco lasciato appositamente dalla propriet; si prosegue lungo una mulattiera sino a monte Michele e ad un quadrivio. Si volta a dx per la strada comunale Meconi, poi a sx per via della Selvotta che sovrappassa la Cassia Bis sino a via Santa Cornelia. La si segue a le aRee dI sosta dx per 100 m, poi si volta a sx. Si sale diritti verso le pendici di monte Aguzzo inneAnello di Campetti I - Veio, Isola Farnese (Roma) standosi su una sterrata che lo cinge. Si Attrezzatura: 3 tavoli da pic-nic volta a dx e si segue la sterrata per circa 2 Anello di Campetti II - Veio , Isola Farnese (Roma) km sino al fontanile di Acqua Viva per Attrezzatura: 7 tavoli da pic-nic uscire su via delle Perazzeta. Si gira a dx Anello di Campetti III - Veio , Isola Farnese (Roma) per 30 m. poi a sx per via di Monte Attrezzatura: 2 tavoli da pic-nic Zuccherino che si segue in pendenza per Valli del Sorbo I - Campagnano di Roma circa 3 km sino alla S.P. Formellese. Si Attrezzatura: 4 tavoli pic-nic, 2 barbecue Valli del Sorbo II - Campagnano di Roma attraversa la strada e si entra in via delle Attrezzatura: 2 tavoli pic-nic Bosseta che si segue sino alla fine. Si entra Mole di Castelnuovo di Porto Localit Prataccio nei prati a sx e ci si innesta sul percorso Attrezzatura: 6 aree attrezzate (1 attrezzata per portatori di handicap) pedonale Formello-Sacrofano che si con 6 tavoli pic-nic, 4 panche. percorre a ritroso sino alla collina delle Parco dellAssura - Morlupo Porcineta (Monte Castagna) per poi scenAttrezzatura: 5 tavoli pic-nic, 2 barbecue. dere ripidamente nelle valli del Sorbo, punto di partenza.
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Case Vacanze Residence Sleep&Breakfast via Roma, 82 - Formello (RM) tel. 339 7088231 fax 1782263486 e-mail: contatti@romesleepandbreakfast sito internet: www.romesleepandbreakfast.it categoria: media accoglienza: casa vacanza, 18 posti letto servizi: garage; piscina; parco giochi per bambini; campi da tennis; golf; equitazione chiusura: sempre aperto Clarice Hotel via Monte Funicolo, 2/A - Castelnuovo di Porto (RM) tel. 06 90160193 fax: 06 90169245 e-mail: clarice.hotel@tiscali.it sito internet: www.claricehotel.com categoria: media accoglienza: 18 posti letto servizi: accoglienza animali domestici; accessibilit disabili chiusura: sempre aperto
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B&B Giardini di Veio via Fontana Nuova, 11 Sacrofano (RM) tel. 06 9039209 339 8979898 338 8701774 e-mail: info@giardinidiveio.it sito internet: www.giardinidiveio.it categoria: media accoglienza: 8 posti letto servizi:garage, giardino, parco giochi per bambini chiusura: 10/02 - 10/03 B&B Il Pineto via Sacrofano-Prima Porta, 3622 - Borgo Pineto, Sacrofano (RM) tel. 06 9084065 e-mail: arteme@tiscali.it categoria: media accoglienza: 5 posti letto in B&B , 3 miniappartamenti ed 1 stanza per Casa Vacanze servizi: B&B Casa Vacanze, posto auto, giardino B&B La casa di St strada di Macchiano, 29 - Campagnano di Roma (RM) tel/fax: 06 9077035 sito internet: www.lacasadiste.com e-mail: lacasadeglianimali@yahoo.it accoglienza: 4 posti letto categoria: lusso servizi: accoglienza animali domestici; giardino; parcheggio; piscina per cani chiusura: 01/08 - 13/08, 12/01 - 03/03 DoVe MAnGIARe Ristorante Antico mulino al Veio via Riserva Campetti, 9 Isola Farnese , Roma tel. 06 30896464 e-mail: amerigo.troiani@tin.it chiusura: luned Ristorante Capitan Paff via della Pietrara snc Formello (RM) tel. 06 90405090 e-mail: info@capitan-paff.it sito internet: www.capitan-paff.it chiusura: riposo luned, marted
Ristorante Re Desiderio largo Cardinal Gasparri, 18 Sacrofano Tel. 06 9086326 e-mail: redesiderio@hotmail.it sito internet: www.redesiderio.net categoria: media servizi: spazio giochi per bambini chiusura: riposo luned Osteria Iotto corso Vittorio Emanuele, 96 Campagnano di Roma (RM) tel. 06 9041746 e-mail: osteria.iotto@virgilio.it categoria: media servizi: aperto pranzo e cena; piatti tipici, cucina a base di erbe spontanee chiusura: 01/09 - 20/09, riposo:domenica sera e luned Ristorante Da Righetto corso Vittorio Emanuele, 70 - Campagnano di Roma (RM) tel. 06 9041036 sito internet: www.darighetto.it categoria: media servizi: aperto pranzo e cena; accoglienza animali domestici chiusura: 01/08 - 13/08, riposo: marted Ristorante Da Domenico al Vejo via Isola Farnese, 107 - Roma tel. 06 30890259 fax 06 30894110 sito internet: www.ristorantedadomenicoalvejo.it e-mail: domenicoalvejo@hotmail.it categoria: media servizi: aperto pranzo e cena; giardino chiusura: luned Trattoria La Grotta via San Sebastiano, 54 - Campagnano di Roma (RM) tel. 06 90154608 categoria: media chiusura: 04/08 - 23/08, riposo: luned, marted
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enogastronomia
Le produzioni agricole dellAgro Veientano sono contraddistinte da qualit e genuinit; tra i prodotti della terra, i pi importanti sono lolio, il miele, il vino ed il rinomato carciofo romanesco. Ampio spazio di territorio dato alla produzione dellolio: dalla coltivazione dellolivo alla lavorazione in frantoio; una vocazione per lolivicoltura che vanta radici millenarie, come testimoniano i ritrovamenti di noccioli di oliva allinterno delle tombe etrusche. Altra produzione locale di rilievo quella del miele, che consente un importante commercio di questo prezioso prodotto, nelle qualit millefiori e monoflora, e dei suoi derivati quali il propoli, la melata e la pappa reale. La produzione di vino prospera, in continua estensione, favorita dalle terre locali di origine vulcanica e delle attente cure dei viticoltori. Nel territorio troviamo alcune eccellenze di qualit come il vino Baccanale campagnanese ed i vini rossi e bianchi della Azienda Vitivinicola Terre del Veio, riconosciuti dalla Regione Lazio come I.G.T. (Indicazione Geografica Tipica). Numerose sono le aziende zootecniche presenti nel Parco che, grazie allestensione e alla ricchezza di questo territorio, si dedicano allallevamento brado o semibrado di bovini, ovini e caprini. Unattivit che consente di utilizzare i pascoli in modo sostenibile, ottenendo allo stesso tempo eccellenze alimentari quali carni biologiche e formaggi di elevata qualit. Tra le tradizioni culinarie caratteristiche del territorio si possono citare: lacquacotta, la zuppa al crescione, la salsiccia Baciona ed il liquore nocino; tra i dolci si ricorda lo scarzellone, pizza tipica di Pasqua fatta con uova e farina e modellata con la forma stilizzata di uomo o donna, secondo il destinatario. Solo alcune delle prelibatezze che questo territorio offre ai suoi visitatori.
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Il crescione
Il crescione (Nasturtium officinale) una pianta perenne dal fusto e foglie carnose di colore verde scuro e fiori bianchi che sbocciano da maggio a settembre. Nel parco di Veio cresce lungo i corsi dacqua, i fossi ed i luoghi umidi. Molto nota nellantichit per le sue virt medicinali, soprattutto tra i greci che ne mangiavano i germogli per tonificare ed irrobustire il proprio corpo, oggi apprezzata soprattutto in cucina, per il suo caratteristico sapore piccante. Il crescione si raccoglie prima della fioritura, quando i principi attivi sono pi efficaci. Tratto da: Alla ricerca di erbe nel Parco di Veio, di Franco De Santis
LA RICeTTA - Zuppa al crescione
Modanate a fondo il crescione (mezzo mazzo per una ricetta per 4 persone) e conservatene circa una tazza di ciuffetti per guarnire. Tritate il resto delle foglie (gambi compresi). In una casseruola fate sciogliere met del burro e rosolatevi 2 cipolle (precedentemente tritate) una patata (tagliata a dadini) e il crescione, salate. Coprite con un foglio di carta oleata, quindi con un coperchio e fate cuocere per circa 10 minuti a fuoco lento. Eliminate la carta oleata, aggiungete 2 tazze e mezza di il brodo di pollo, quindi portate ad ebollizione e fate cuocere per 15 minuti. Trasferite la zuppa nel mixer, riducetela in una crema liscia, che passerete attraverso un colino direttamente in pentola, fate sciogliere il burro rimasto, quindi incorporatevi 2 cucchiai di farina aggiungendola poco a poco, mescolando continuamente. Portate nuovamente ad ebollizione, aggiungete 160 ml di latte scremato in polvere e aggiustate di sale. Servite caldo o freddo decorando con i ciuffetti di crescione.
Il carciofo romanesco
La coltivazione del carciofo romanesco, prodotto riconosciuto dalla Indicazione Geografica Tipica (IGT), presente in molti Comuni del Parco, in particolare intorno a Campagnano di Roma. Secondo recenti studi botanici, da attribuire ancora agli Etruschi laddomesticamento e la coltivazione di questo ortaggio a partire dalla specie selvatica di Cynara cardunculus (Cardo Selvatico). L'attuale presenza di popolazioni selvatiche di questa specie, e le raffigurazioni pittoriche di foglie di carciofo rinvenute in alcune tombe etrusche della necropoli di Tarquinia, sembrerebbero avvalorare questa tesi. Il carciofo romanesco, nella variet di Campagnano, viene raccolto nei mesi da marzo a maggio; ha un sapore dolce, con foglie e cuore interno morbido e succulento.
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Dopo aver tagliato le punte pi lunghe, i carciofi vengono battuti su una pietra per allargarne le foglie e per potervi introdurre un trito di aglio fresco, mentuccia e sale. Dopo questa operazione, vengono messi a cuocere direttamente su una brace preparata con sarmenti di vite e irrorati di olio extra vergine di oliva. A fine cottura si eliminano le foglie esterne che risultano bruciate e se ne gusta il cuore. Tratto da: Alla ricerca di erbe nel Parco di Veio, di Franco De Santis
lacquacotta
Lacquacotta una ricettata tradizionale della Tuscia che presenta una grande variabilit, sia stagionale che geografica, legata alla reperibilit delle materie prime. In origine era preparata con erbe spontanee raccolte in campagna, successivamente stata arricchita da vegetali coltivati ed altri ingredienti (uova, carne, pesce). Laltro elemento fondamentale del piatto costituito dal pane, utilizzato ormai raffermo per poter essere trasportato mantenendosi a lungo durante gli spostamenti dei pastori.
LA RICeTTA - LAcquacotta Mettere in una grande pentola verdure miste di stagione e gli odori spezzettati a crudo e con poca acqua: un gambo di sedano, uno spicchio di aglio, mezza cipolla, abbondante mentuccia fresca. Salate quanto basta e coprite con un coperchio portando poi a cottura a fuoco basso. Deve rimanere poco brodo. A cottura ultimata, gettare nella zuppa in ebollizione un uovo sgusciato a persona e portare a cottura per 3-4 minuti. Disporre la zuppa nelle scodelle sopra le fette di pane precedentemente tostate in forno. Servite bollente o tiepida.
Tratto da: Cera una volta, lacquacotta. Ricette della Tuscia raccontate e illustrate dai bambini, Societ Consortile ISI.
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aRtIgIanato
La cultura contadina e la tradizione artigiana sono ancora vive nel territorio del Parco di Veio ed emergono passeggiando per i borghi medievali cos come nei profumi e nei sapori della tradizione enogastronomica. Ma ancor di pi, leredit dei secoli passati presente nei laboratori di quegli artigiani che si dedicano alle attivit tradizionali quali la lavorazione della ceramica, la decorazione, la lavorazione del cuoio, del legno e della pietra, contribuendo con passione a trasmettere e mantenere viva la memoria di questi antichi mestieri. Il valore fondamentale della conservazione di questa cultura locale espresso compiutamente nella raccolta di oggetti esposta nel Museo storico-etnografico Casolare 311 a Formello.
DoVe ACquISTARe Ceramiche darte Franco De Santis strada del Follettino, 14 - Campagnano di Roma (RM) tel. 06 9042882 Carla Francucci via Regina Margherita, 4 - Formello (RM) tel. 06 9088440, fax 06 9089958 Prodotti di ebanisteria Fabio Giovannini via della Vittoria, 33 - Campagnano di Roma (RM) tel. 333 2976261 Sculture in pietra, tufo e marmo Magliocchetti Giacomo via Ortomadonna, 59 - Campagnano di Roma (RM) tel. 06 9042507 Cuoio, pellami e finimenti equestri Valeria Staffoli via per Castelnuovo, 75-77 - Sacrofano (RM) tel. 06 90112483 Prodotti tessili, ricami a mano e maglieria Piccoli Gianburrasca di Lucia Capofreda via Roma, 16B Formello (RM) tel. 06 90146316 Prodotti di erboristeria biologici e naturali Erboristeria Apicoltura Antica Veio Via G.Belardinelli, 91 Roma Tel. 06 30893513 Erboristeria La mia natura via XX settembre Sacrofano (RM) corso Vittorio Emanuele Campagnano di Roma (RM) tel. 06 9039039, fax 06 90151141 Servizi Istituto Italiano Arte, Artigianato e Restauro Viale di Porta Ardeatina, 108 A Roma tel. 06 5757185
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feste e tradizioni
Nei Comuni del Parco si svolgono numerose feste tradizionali, sia religiose che legate alla storia, al folklore, allenogastronomia. LEnte Parco realizza alcuni eventi annuali, con lo scopo di promuovere e sviluppare la sensibilit degli abitanti e dei visitatori verso lambiente.
la notte di s. giovanni
Tra le feste organizzate dal Parco, grande successo riscuote la Notte di San Giovanni, una serata-evento per celebrare larrivo dellestate. E loccasione per riscoprire la nostra storia, partendo da antichissimi riti e tradizioni cristiane e prima ancora pagane, che ruotavano intorno al solstizio destate. In questa notte magica il fuoco assumeva poteri propiziatori, lacqua diventava simbolo di purificazione, le erbe selvatiche, raccolte nelloscurit, servivano nelle pratiche divinatorie. Una cena tipica a base di erbe spontanee, rappresentazioni teatrali, musiche popolari, e, soprattutto, il salto nel fuoco sono gli elementi caratteristici di questo evento.
s. antonio abate
La festivit di S. Antonio Abate particolarmente sentita in molte localit del Lazio. Anche il rituale di festeggiamento appare simile: un corteo di animali in attesa del rito della benedizione. Secondo la tradizione il Santo avrebbe guarito miracolosamente un Notte di S.Giovanni Casolare 311 a Formello maialino malato, che avrebbe iniziato a seguirlo fedelmente diventando il suo inseparabile compagno. Altri sostengono che lattributo di protettore degli animali venga dal fatto che le reliquie del Santo nellXI secolo furono ospitate nel paese francese di Motte Saint Didier, localit in cui erano presenti numerosi centri ospedalieri per la cura delle malattie della pelle (in particolare lHerpes Zoster, detto tradizionalmente Fuoco di S. Antonio), che si servivano del grasso suino come elemento medicinale. A Morlupo la tradizione comprende laccensione di un grande fal di fronte alla chiesa parrocchiale in onore del Santo, una sfilata del corteo medievale, la processione solenne e, naturalmente, la benedizione di tutti gli animali. Nel pomeriggio la festa prosegue con giochi popolari, merenda con le tradizionali pagnottelle e spettacolo pirotecnico.
ri del regno. Il giovane innamorato, dopo una lunga e faticosa sfida, ottenne la vittoria e lacclamazione di tutta la popolazione radunata per loccasione. Ma il malvagio re non mantenne la sua parola e volle schernirlo chiedendogli ancora unultima prova: che gli mostrasse la sua abilit con la lancia infilzando una stella. La tristezza e la rassegnazione scese sui due amanti ma, quando oramai tutto sembrava perduto, la bella Tommasina si ricord del ciondolo a forma di stella che portava al collo da tempo immemore; il giovane cavaliere, infilzato il ciondolo con la sua lancia, si present al re circondato dalla folla esultante e lo costrinse alla resa e allesilio. Desiderio ottenne cos la mano della fanciulla amata e il reame di Sacrofano ed istitu un palio in onore delle nozze a ricordo perenne dellantica sfida. Ancora oggi, nel Palio della Stella, le sette contrade di Sacrofano, in abiti antichi, si battono in un torneo spettacolare a lancia e cavallo, cercando di infilzare le tre stelle poste sul tracciato di gara e colpire il Saraceno nel minore tempo possibile. Il Palio una forte tradizione locale e si svolge anche nei Comuni di Morlupo, Castelnuovo di Porto e Campagnano di Roma.
Il nome Baccanale, attribuito al vino locale e, di conseguenza, alla festa in suo onore, dovuto alla Valle del Baccano, che fin dallantichit ospitava, intorno al Lago, la coltura della vite e rievoca nella mente le celebrazioni festose e spettacolari che si svolgevano al tempo dei romani in onore di Bacco e del frutto della vite. A Campagnano di Roma, fin dagli anni 60, la Festa del Baccanale organizzata dal Comune e dalla Pro Loco per celebrare la produzione agricola locale, sulla scia della esaltazione gioiosa dei prodotti della natura e del lavoro delluomo che caratterizzava le antiche festivit pagane. Nella Festa il posto donore viene riservato al carciofo campagnanese e al vino Baccanale, strettamente legati tra loro nella festa come nella cultura contadina. Il vino rosso campagnanese, detto Baccanale o di Baccano, un vino buono e forte, che viene preparato e conservato, secondo una antica tradizione locale, nelle grotte scavate nel tufo al tempo dei romani. un vino ancora poco conosciuto fuori dalla provincia romana, che merita grande attenzione per le sue caratteristiche, il suo gusto e la sua storia.
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le manIfestazIonI
GennAIo
6 Gennaio : presepe vivente Comune di Sacrofano 6 Gennaio: festa dellEpifania Comune di Mazzano Romano domenica successiva al 17 Gennaio: S. Antonio Abate Comuni di: Campagnano di Roma, Castelnuovo di Porto, Formello, Magliano Romano, Mazzano Romano, Morlupo, Riano, Sacrofano fine mese: S. Sebastiano Comune di Castelnuovo di Porto
FeBBRAIo
Carnevale: sfilata di carri allegorici Comuni di: Castelnuovo di Porto, Mazzano Romano, Morlupo 3 Febbraio: S. Biagio Comune di Sacrofano
MARZo
Venerd Santo: processione Comuni di Castelnuovo di Porto, Mazzano Romano, Sacrofano Luned di Pasqua: Madonna della Grotta Comune di Sacrofano Luned di Pasqua: gita alle Valli del Sorbo Comune di Campagnano di Roma Marted di Pasqua: festa della Madonna del Sorbo, gita alle Valli del Sorbo Comune di Formello
APRILe
25 Aprile: fiera di S. Marco Comune di Campagnano di Roma fine mese: festa del Baccanale (vino locale) Comune di Campagnano di Roma fine mese: Cuccioli & Campagna Comune di Roma fine mese: sagra della pecora Comune di Magliano Romano data variabile: festa del formaggio Comune di Formello
MAGGIo
1 Maggio: SS. Filippo e Giacomo, patroni della campagna sagra della fava e pecorino Comune di Mazzano Romano 12 Maggio: festa di S. Pancrazio Comune di Roma, Isola Farnese 3 domenica: pellegrinaggio al Santuario di Santa Maria ad Rupes di Castel SantElia Comune di Mazzano Romano
GIuGno
Corpus Domini: infiorata Comune di Mazzano Romano 4 domenica: SS. Biagio e Geminiano Comune di Sacrofano 4 domenica: SS. Giovanni e Pudenziana Comune di Magliano Romano fine mese: S. Giorgio: spettacoli di butteri, concerto in piazza, spettacolo pirotecnico Comune di Riano data variabile: Estate Rianese Comune di Riano data variabile: festa del rione Monte Grugnanello: gnoccata, balli, spettacolo pirotecnico Comune di Morlupo data variabile: Alla corte degli Annibaldi, rievocazione medievale Comune di Campagnano di Roma
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LuGLIo
16 Luglio: Madonna del Carmine Comune di Morlupo 3 domenica: sagra della pasta, con sei tipi diversi di condimento Comune di Riano 4 domenica: sagra della bruschetta Comune di Riano data variabile: Malborghetto Roma Festival Comune di Roma data variabile: Estate Sacrofanese Comune di Sacrofano data variabile: Estate Rianese Comune di Riano data variabile: concerto al borgo di Isola Farnese Comune di Roma data variabile (o Settembre): Eco-film-festival, rassegna cinematografica Comune di Formello
AGoSTo
1 domenica: sagra degli arrosticini Comune di Riano 10 Agosto: SS. Lorenzo e Prudenzio Comune di Formello 14-16 Agosto: ferragosto morlupese: palio dellAssunta, giochi popolari, concerto in piazza, spettacolo pirotecnico Comune di Morlupo 27-29 Agosto: S. Giovanni Battista Comune di Campagnano di Roma fine Agosto: sagra del fico Comune di Riano data variabile: Estate Rianese Comune di Riano
SeTTeMBRe
1 domenica: S. Nicola, sfilata in costume depoca sagra della bruschetta e della salsiccia mostra mercato di pittura Comune di Mazzano Romano 1 domenica: S. Antonino martire Comune di Castelnuovo di Porto 2 domenica: SS. Lucia e Gabriele Comune di Castelnuovo di Porto 2 domenica: Palio della Stella Comune di Sacrofano 3 domenica: sagra del fungo galletto Comune di Magliano Romano ultimo sabato: festa di Castello Comune di Campagnano di Roma data variabile: Madonna di Costantinopoli Comune di Morlupo
noVeMBRe
11 Novembre: festa di S. Martino Comuni di Formello, Mazzano Romano, Morlupo
DICeMBRe
6 Dicembre: festa di S. Nicola per i bambini Comune di Sacrofano 8 Dicembre: sagra del pangiallo Comune di Riano 25 Dicembre: presepe vivente Comune di Castelnuovo di Porto data variabile: festa dellolio e del vino Comune di Formello
Ultima domenica di ogni mese (escluso Giugno, Luglio, Agosto,Dicembre): le bancarelle, grande mostra mercato dellantiquariato e dellartigianato Comune di Campagnano di Roma
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numeri utili
Campagnano di Roma altitudine: 270 m s.l.m. distanza da Roma: 32 km abitanti: 10.301 municipio: tel. 06 9015601, fax 06 9041991 posta elettronica: segreteria@comunecampagnano.it sito: www.comunedicampagnano.it carabinieri: tel. 06 9041006 polizia municipale: tel. 06 9044062 pro-loco: tel. 06 9077047 universit agraria: tel. 06 9041014 Castelnuovo di Porto altitudine: 270 m s.l.m. distanza da Roma: 29 km circa abitanti: 8.376 municipio: tel. 06 9017401, fax 06 90160015 posta elettronica: segreteria@comune.castelnuovodiporto.rm.it sito: www.comune.castelnuovodiporto.rm.it carabinieri: tel. 06 9079006 polizia municipale: tel. 06 9069835, fax 06 901740270 pro-loco: tel. 06 90160047 Formello altitudine: 225 m s.l.m. distanza da Roma: 28 km circa abitanti: 11.831 municipio: tel. 06 901941, fax 06 9089577 posta elettronica: segreteria@comunediformello.it sito: www.comunediformello.it carabinieri: tel. 06 9088001 carabinieri le Rughe: tel. 06 9087028 polizia municipale: tel. 06 9089100, fax 06 90146066 Magliano Romano altitudine: 270 m s.l.m. distanza da Roma: 40 km circa abitanti: 1.508 municipio: tel. 06 9048005, fax 06 90479770 posta elettronica: comune@comunedimaglianoromano.rm.it sito internet: www.comunedimaglianoromano.it carabinieri: tel. 06 9041006 (stazione di Campagnano di Roma) polizia municipale: tel. 06 9048005 Mazzano Romano altitudine: 250 m s.l.m. distanza da Roma: 43 km circa abitanti: 2.740 municipio: tel. 06 9049001/490, fax 06 9049808
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posta elettronica: protocollo.mazzano@libero.it sito internet: www.lcnet.it/reticiviche/mazzano/mazzano.html carabinieri: tel. 06 9041006 (stazione di Campagnano di Roma) polizia municipale: tel. 06 9049224 pro-loco: tel. 06.9049592 Morlupo altitudine: 207 m s.l.m. distanza da Roma: 32 km circa abitanti: 8.016 Municipio: tel. 06 901951, fax 06 90195353 posta elettronica: info@comune.morlupo.roma.it sito: www.comune.morlupo.roma.it carabinieri: tel. 06 9079006 (stazione di Castelnuovo di Porto) polizia Municipale: tel. 06 90195313 pro-loco: tel. presidente 339 1765912 Riano altitudine: 125 m s.l.m. distanza da Roma: 25 km circa abitanti: 8.333 Municipio: tel. 06 9013731, fax 06 9031500 posta elettronica: riano.riano@tin.it sito internet: www.lcnet.it/reticiviche/riano/riano.html carabinieri: tel. 06 9031005 polizia municipale: 06 9031229 pro-loco: tel. 06 9031060 universit agraria: tel. 06 9031037 Sacrofano altitudine: 260 m s.l.m. distanza da Roma: 18.5 km abitanti: 6.950 Municipio: tel. 06 90117001, fax 06 9086143 posta elettronica: comune@comunedisacrofano.it sito: www.comunedisacrofano.it carabinieri: tel. 06 9088001 (stazione di Formello) polizia municipale: tel. 06 9086381, fax 06 9082086 pro-loco: piazza Mercato, 1 universit agraria: tel. 06 9083171 universit possidenti di bestiame: tel. 06 9086345 Roma - XX Municipio abitanti: 158.214 tel. 06 69620333, fax 06 37516303 posta elettronica: circos20@comune.roma.it sito internet: www.comune.roma.it polizia municipale: tel. 06 67697320 Universit Agraria di Isola Farnese: tel. 06 30894006
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Veio
Ente Naturale Regionale Parco di Veio via Felice Cavallotti n. 18 00063 Campagnano di Roma (RM) tel. 06 9042774 - 06 90155417, n. verde 800727822 fax 06 90154548 posta elettronica: info@parcodiveio.it sito internet: www.parcodiveio.it Presidente Fernando Petrivelli Direttore Salvatore Codispoti
Il volume inserito in una raccolta di guide sui parchi dellarea di Roma. Coordinamento generale: Bruno Cignini, Francesca dAngelo, Paola Vespasiani, Francesca Di Majo Coordinamento redazionale e revisione editoriale: Alessandra Somaschini, Alessandra Reggi, Fabiana Zaccardini Testi: A. Catena, M. Cant, G. Castigliego D. DAlberti, F. Furnari, F. Fuccelli, P. Gazzani, A. Marano, G. Monterosso, M. Pagano, A. Reggi, M. Rita, A. Somaschini Fotografie: Archivi Parco Regionale di Veio, A. M. Davidson, Soprintendenza per i Beni Archeologici dellEtruria Meridionale, Soprintendenza archeologica di Roma- Palazzo Massimo, Circolo Legambiente Volontariato Castelnuovo di Porto Ed inoltre: M. Agostinelli, M. Azzella, C. Balestro, E. Barbaro, M. Belloni, A. Cecconi, S. Ciadamidaro, M. DAdamo, L. De Santis, D. Faustini, F. Fabbro, M. Gardusi, M. V. Gargioli, A. Gelderman, T. Guida, P. Mazzei, D. Ortensi, A. Rescigno, P. e S. Rosini, V. Rossi, M. Scataglini, R. Sinibaldi, M. Viti Disegni di: G. Pomella, F. Zaccardini Le piante acquerellate sono tratte dallArchivio di Stato di Roma: su concessione del Ministero per i Beni e le Attivit Culturali ASR 51/2007, con divieto di ulteriore riproduzione Progetto grafico, impaginazione e stampa: Edigraf Editoriale Grafica Roma Siamo grati a quanti, lettori e addetti ai lavori, segnaleranno eventuali errori o cambiamenti riscontrati nella guida. Un ringraziamento speciale va in particolare al Dott. Raniero De Filippis, Direttore del Dipartimento Territorio della Regione Lazio, all'Arch. Giovanna Bargagna, Direttore della Direzione Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli, al Dott. Guglielmo Arc, alla Dott.ssa Vincenza Baglione, alla Dott.ssa Daniela Michetti, all'Arch. Luca Colosimo degli Ufficio Centrali del Ruolo Unico del personale dei parchi della Regione Lazio che hanno promosso la realizzazione del progetto e della guida.
Finito di stampare Settembre 2009 2009 Regione Lazio 2009 Testi, immagini e cartografia, Ente Naturale Regionale Parco di Veio Veio
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2009 Regione Lazio 2009 Testi, immagini e cartografia, Ente Naturale Regionale Parco di Veio Tutti i diritti riservati La presente pubblicazione stata realizzata con i fondi dellAccordo di Programma Quadro Aree sensibili: parchi e riserve (APQ 7) sottoscritta dal Ministero dello Sviluppo Economico, dal Ministero dellAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dalla Regione Lazio.
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