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Guardare insieme elezioni e governo
Sia che si voti alla scadenza naturale del 2013, sia che si voti prima, è di tutta evidenza che si dovrebbe cominciare a parlare seriamente di legge elettorale, perché tutti affermano la necessità di rivedere in qualche modo la legge elettorale politica nazionale vigente.
Non vi è infatti dubbio che la legge elettorale è stata su una nuova legge elettorale quasi sempre determinata in prossimità di elezioni politiche - il che rende attuale il dibattito anche se i proponenti hanno molto spesso avuto riguardo più all'interesse presunto dei proponenti medesimi che non ad una più compiuta valutazione delle questioni in gioco.
Non si tratta di andare alla ricerca di una legge elettorale perfetta, perché è di tutta evidenza che non esiste una siffatta legge elettorale: "botte piena e moglie ubriaca" è un detto che vale per la legge elettorale non meno che per i desideri non sempre realistici. Non vi è dubbio, infatti, che la legge elettorale politica fa parte indissolubilmente del sistema di governo che si intende realizzare o quanto meno proporre, anche a prescindere dalla natura formalmente costituzionale o meno della legge elettorale medesima.
Chiunque proponga una qualche legge elettorale deve infatti avere in mente una qualche forma di governo, perché non vi è dubbio che la elezione dei parlamentari nazionali (deputati o senatori che siano) fa parte di un contesto complessivo concernente i criteri di selezione della classe dirigente parlamentare; i criteri di formazione e di morte del governo; i criteri concernenti l'esistenza o meno di una costituzione ritenuta gerarchicamente superiore alle leggi ordinarie; i criteri relativi ai rapporti tra governo centrale da un lato e i governi regionali e locali dal- l'altro; criteri concernenti l'autosufficienza o meno dello Stato nazionale nel quadro del processo di integrazione europea e, oggi, nel contesto della globalizzazione finanziaria in atto.
L'insieme di questi criteri deve pertanto costituire il contesto complessivo entro il quale va collocata la legge elettorale politica nazionale, anche se non si può parlare di presupposti in senso strettamente tecnico. Punto qualificante di una nuova legge elettorale in quanto tale appare pertanto la scelta tra modelli elettorali che spingono nel senso della convenienza ad adottarli da parte delle singole forze politiche, e modelli elettorali che hanno la coerenza tra profilo politico della singola forza politica e programmi politici da realizzare insieme al governo. Diverso infatti è il caso di una autonoma collocazione all'opposizione.
Allorché si parla di convenienza, si ha riferimento in particolare al fatto che il sistema elettorale è congegnato in modo tale da rendere appetibile lo stare insieme davanti agli elettori, anche a prescindere dalla coerenza dei rispettivi programmi elettorali una volta terminato il turno elettorale medesimo. I sistemi elettorali maggioritari sembrano comunque orientati a favorire la convenienza in luogo della coerenza: convenienza per quel che concerne il numero stesso di parlamentari conseguiti con i premio di maggioranza; convenienza per quel che concerne i candidati in collegi elettorali che prescindono dalla richiesta di consenso popolare particolarmente rilevante. La convenienza pertanto tende ad essere preferita soprattutto da soggetti politici a basso contenuto identitario, perché si tratta in tal caso di soggetti politici per i quali la convenienza della elezione o la convenienza del numero dei parlamentari eletti risulta prevalente rispetto alla coerenza programmatica ed identitaria. Questa coerenza infatti è tipica caratteristica di soggetti politici a forte contenuto identitario, locale o nazionale che esso sia. I soggetti politici a forte contenuto territoriale locale hanno infatti una ragione specifica per preferire la coerenza alla convenienza: il programma politico da realizzare è infatti parte essenziale della stessa identità territoriale del soggetto p
Titolo originale
D'Onofrio: La legge elettorale tra convenienza e coerenza - Liberal 08.07.11
Guardare insieme elezioni e governo
Sia che si voti alla scadenza naturale del 2013, sia che si voti prima, è di tutta evidenza che si dovrebbe cominciare a parlare seriamente di legge elettorale, perché tutti affermano la necessità di rivedere in qualche modo la legge elettorale politica nazionale vigente.
Non vi è infatti dubbio che la legge elettorale è stata su una nuova legge elettorale quasi sempre determinata in prossimità di elezioni politiche - il che rende attuale il dibattito anche se i proponenti hanno molto spesso avuto riguardo più all'interesse presunto dei proponenti medesimi che non ad una più compiuta valutazione delle questioni in gioco.
Non si tratta di andare alla ricerca di una legge elettorale perfetta, perché è di tutta evidenza che non esiste una siffatta legge elettorale: "botte piena e moglie ubriaca" è un detto che vale per la legge elettorale non meno che per i desideri non sempre realistici. Non vi è dubbio, infatti, che la legge elettorale politica fa parte indissolubilmente del sistema di governo che si intende realizzare o quanto meno proporre, anche a prescindere dalla natura formalmente costituzionale o meno della legge elettorale medesima.
Chiunque proponga una qualche legge elettorale deve infatti avere in mente una qualche forma di governo, perché non vi è dubbio che la elezione dei parlamentari nazionali (deputati o senatori che siano) fa parte di un contesto complessivo concernente i criteri di selezione della classe dirigente parlamentare; i criteri di formazione e di morte del governo; i criteri concernenti l'esistenza o meno di una costituzione ritenuta gerarchicamente superiore alle leggi ordinarie; i criteri relativi ai rapporti tra governo centrale da un lato e i governi regionali e locali dal- l'altro; criteri concernenti l'autosufficienza o meno dello Stato nazionale nel quadro del processo di integrazione europea e, oggi, nel contesto della globalizzazione finanziaria in atto.
L'insieme di questi criteri deve pertanto costituire il contesto complessivo entro il quale va collocata la legge elettorale politica nazionale, anche se non si può parlare di presupposti in senso strettamente tecnico. Punto qualificante di una nuova legge elettorale in quanto tale appare pertanto la scelta tra modelli elettorali che spingono nel senso della convenienza ad adottarli da parte delle singole forze politiche, e modelli elettorali che hanno la coerenza tra profilo politico della singola forza politica e programmi politici da realizzare insieme al governo. Diverso infatti è il caso di una autonoma collocazione all'opposizione.
Allorché si parla di convenienza, si ha riferimento in particolare al fatto che il sistema elettorale è congegnato in modo tale da rendere appetibile lo stare insieme davanti agli elettori, anche a prescindere dalla coerenza dei rispettivi programmi elettorali una volta terminato il turno elettorale medesimo. I sistemi elettorali maggioritari sembrano comunque orientati a favorire la convenienza in luogo della coerenza: convenienza per quel che concerne il numero stesso di parlamentari conseguiti con i premio di maggioranza; convenienza per quel che concerne i candidati in collegi elettorali che prescindono dalla richiesta di consenso popolare particolarmente rilevante. La convenienza pertanto tende ad essere preferita soprattutto da soggetti politici a basso contenuto identitario, perché si tratta in tal caso di soggetti politici per i quali la convenienza della elezione o la convenienza del numero dei parlamentari eletti risulta prevalente rispetto alla coerenza programmatica ed identitaria. Questa coerenza infatti è tipica caratteristica di soggetti politici a forte contenuto identitario, locale o nazionale che esso sia. I soggetti politici a forte contenuto territoriale locale hanno infatti una ragione specifica per preferire la coerenza alla convenienza: il programma politico da realizzare è infatti parte essenziale della stessa identità territoriale del soggetto p
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Guardare insieme elezioni e governo
Sia che si voti alla scadenza naturale del 2013, sia che si voti prima, è di tutta evidenza che si dovrebbe cominciare a parlare seriamente di legge elettorale, perché tutti affermano la necessità di rivedere in qualche modo la legge elettorale politica nazionale vigente.
Non vi è infatti dubbio che la legge elettorale è stata su una nuova legge elettorale quasi sempre determinata in prossimità di elezioni politiche - il che rende attuale il dibattito anche se i proponenti hanno molto spesso avuto riguardo più all'interesse presunto dei proponenti medesimi che non ad una più compiuta valutazione delle questioni in gioco.
Non si tratta di andare alla ricerca di una legge elettorale perfetta, perché è di tutta evidenza che non esiste una siffatta legge elettorale: "botte piena e moglie ubriaca" è un detto che vale per la legge elettorale non meno che per i desideri non sempre realistici. Non vi è dubbio, infatti, che la legge elettorale politica fa parte indissolubilmente del sistema di governo che si intende realizzare o quanto meno proporre, anche a prescindere dalla natura formalmente costituzionale o meno della legge elettorale medesima.
Chiunque proponga una qualche legge elettorale deve infatti avere in mente una qualche forma di governo, perché non vi è dubbio che la elezione dei parlamentari nazionali (deputati o senatori che siano) fa parte di un contesto complessivo concernente i criteri di selezione della classe dirigente parlamentare; i criteri di formazione e di morte del governo; i criteri concernenti l'esistenza o meno di una costituzione ritenuta gerarchicamente superiore alle leggi ordinarie; i criteri relativi ai rapporti tra governo centrale da un lato e i governi regionali e locali dal- l'altro; criteri concernenti l'autosufficienza o meno dello Stato nazionale nel quadro del processo di integrazione europea e, oggi, nel contesto della globalizzazione finanziaria in atto.
L'insieme di questi criteri deve pertanto costituire il contesto complessivo entro il quale va collocata la legge elettorale politica nazionale, anche se non si può parlare di presupposti in senso strettamente tecnico. Punto qualificante di una nuova legge elettorale in quanto tale appare pertanto la scelta tra modelli elettorali che spingono nel senso della convenienza ad adottarli da parte delle singole forze politiche, e modelli elettorali che hanno la coerenza tra profilo politico della singola forza politica e programmi politici da realizzare insieme al governo. Diverso infatti è il caso di una autonoma collocazione all'opposizione.
Allorché si parla di convenienza, si ha riferimento in particolare al fatto che il sistema elettorale è congegnato in modo tale da rendere appetibile lo stare insieme davanti agli elettori, anche a prescindere dalla coerenza dei rispettivi programmi elettorali una volta terminato il turno elettorale medesimo. I sistemi elettorali maggioritari sembrano comunque orientati a favorire la convenienza in luogo della coerenza: convenienza per quel che concerne il numero stesso di parlamentari conseguiti con i premio di maggioranza; convenienza per quel che concerne i candidati in collegi elettorali che prescindono dalla richiesta di consenso popolare particolarmente rilevante. La convenienza pertanto tende ad essere preferita soprattutto da soggetti politici a basso contenuto identitario, perché si tratta in tal caso di soggetti politici per i quali la convenienza della elezione o la convenienza del numero dei parlamentari eletti risulta prevalente rispetto alla coerenza programmatica ed identitaria. Questa coerenza infatti è tipica caratteristica di soggetti politici a forte contenuto identitario, locale o nazionale che esso sia. I soggetti politici a forte contenuto territoriale locale hanno infatti una ragione specifica per preferire la coerenza alla convenienza: il programma politico da realizzare è infatti parte essenziale della stessa identità territoriale del soggetto p
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