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Recensione: Il mito della fenice in Oriente e in Occidente di Francesco Zambon e Alessandro Grossato, ed.

Marsilio Il presente catalogo pubblicato in occasione di una mostra dedicata al simbolo mitico della fenice, di estremo interesse sotto ogni punto di vista. Esso diviso in due parti principali, rispettivamente dedicate al mito della fenice in Occidente e in Oriente. La prima di queste due sezioni curata da Francesco Zambon il quale, con attenta ricerca delle fonti, rintraccia tutti i riferimenti all animale sacro nelle tradizioni egizia, greco-romana e cristiana, nonch tutti quei testi medioevali e moderni che, seppur in modo pi o meno fedele al senso spirituale originario accennano a tale mito. Ecco dunque una concisa narrazione del racconto in questione come ci viene tramandata da Plinio: Il primo fra i romani che abbia parlato della fenice, mostrando la massima esattezza, Manilio, quel senatore famoso per la sua grande scienza che non gli era stata insegnata da nessuno. Nessuno, egli dice, l ha mai vista mangiare; in Arabia, sacra al Sole; vive cinquecento quarant anni; quando diventa vecchia, costruisce un nido con dei ramoscelli di cannella e incenso, lo riempie di aromi e su di essi muore. Poi da lle sue ossa e dal suo midollo nasce dapprima una specie di vermicello, che in seguito diventa un uccellino; incomincia con il rendere gli onori funebri a quella che l ha preceduta, quindi porta l intero nido in prossimit della Pancaia, nella citt del Sole, dove la depone sopra un altare (Plinio, Naturali historia, X,2,4) Mettiamo qui di seguito in evidenza solo alcuni aspetti di questo complesso mito. Il carattere solare della fenice viene sottolineato da tutte le tradizioni, secondo quella egizia infat ti il benu questo il nome del sacro uccello - una delle forme assunte da Atum, presto identificato al dio del sole Ra (pag.15) e ne addirittura il ba, vale a dire l essenza. Il termine benu inoltre deriva dal verbo WBN che significa sorgere fulgidamente, splendere, come del resto tale uccello gi indica trovando la propria specifica sede a Eliopoli, citt corrispondente alla Thule iperborea, a prescindere dalle diverse caratterizzazioni geografiche e storiche che tale contrada propriamente spirituale assume nei rispettivi contesti tradizionali. Ecco al riguardo quanto dice l anima del defunto nel Libro dei morti (17, p.272): [ ] Io sono questa grande fenice [benu] che in Eliopoli che custodisce ed enumera per Quel che . Nella tradizione romana Manilio e Tacito lo dichiarano altres sacrum Soli e cos nella tradizione ind il Garuda, per molti versi equivalente orientale della fenice, identificato con i raggi del sole e nel Mah bh rata (VI, 8,5-6) si legge: Egli cos splendente che al momento della sua nascita gli dei lo adorarono scambiandolo per Agni. [ ] Egli splende come il fuoco che distrugger il mondo alla fine dei tempi. La mia purezza la purezza di questa grande fenice che in Eliopoli, poich sono io questo Naso signore del respiro, che fa vivere tutte le genti questo giorno della pienezza dell ug at in Eliopoli. (Libro dei morti, 125, p.318)

A questo aspetto di soffio divino del resto vanno riferite le celebrazioni egizie del primo giorno del nuovo anno quando avveniva l inondazione del Nilo . Altro carattere molto importante la relazione di questo uccello con l origine del mondo e tutti quegli eventi che la ripetono periodicamente, vale a dire l apokatastasis, il periodico rinnovamento dell universo che segue la sua distruzione alla fine di un ciclo e d inizio a una nuova et dell oro e all avvento di un nuovo sovrano celeste. Secondo infatti Manilio tale ri nnovamento avviene ogni 540 anni mentre Esiodo (frammento 304) sostiene che la f enice vive nove volte pi del corvo cio 972 generazioni, dati che poi coinciderebbero secondo un calcolo su base sessagesimale di origine mesopotamica e che riguarderebbero entrambi la rivoluzione del Grande Anno. In alcune versioni del mito viene inoltre sviluppato il tema dell uovo di mirra dal quale la fenice rinasce o nel quale la fenice ripone il proprio padre e in tal senso i raffronti con l Uovo del Mondo e Hiranyagarbha troverebbero inaspettate chiarificazioni (cfr ad es. Gunon, L uomo e il suo divenire secondo il Vdnta , ed. Edizioni Studi Tradizionali, p p 124-125 e 196-197; La grande triade, pp 49-51) Segnaliamo solo, laddove l autore di questa prima parte tratta della fenice nella poesia amorosa medioevale, che Dante nel IX canto vv. 19-33 del Purgatorio nella Divina Commedia descrive un fenomeno molto simile a quello della combustione della fenice e avente a che fare con il reintegrarsi dell uomo nella sua condizione centrale e primordiale , vale a dire precisamente quando il poeta narra di essere stato rapito in alto da un aquila fino al fuoco: pensiamo che tutto ci vada comparato (come gli altri due episodi onirici di Dante sempre nel Purgatorio, tra loro correlati da una distanza di 9 canti l uno) con il tema del ratto della N g da parte del Garuda nella tradizione ind, per spogliare il serpente o la serpentessa della sua pelle e conferirgli e riconferirgli quella natura splendente e luminosa che sta nel profondo di tutti gli esseri manifestati (Il mito della fenice , p. 123). La seconda parte di questo volume curata da Alessandro Grossato e qui viene analizzato il mito della fenice come si ritrova espresso nelle tradizioni giudaica, islamica, ind e cinese con numerosi testi e note tutti degni della massima attenzione (molto bello il passo islamico sufi relativo all uccello Rukh, tratto da Il verbo degli uccelli di Far d ad-din Att r) ma che purtroppo non ci possibile analizzare in dettaglio in questa sede di recensione per evidenti limiti di spazio. Ci stupisce invece che il Grossato, per un qualche non ben precisato motivo, voglia far derivare tutti i caratteri presenti nelle diverse tradizioni riguardanti l ascesa dell uomo trasportato in alto dalla fenice o da un analogo Uccello sacro su per l Asse del Mondo dalla sola tradizione particolare sciamanica siberiana e non anche questa come le altre dalla Tradizione primordiale fonte prima di ogni conoscenza sacra, quando inoltre egli anche stato il curatore della raccolta di scritti di R. Gunon, La Tradizione e le tradizioni. Infine possiamo dire che il lavoro svolto dagli autori davvero proficuo per chiunque si interessi di scienza tradizionale e ne consigliamo sicuramente l attenta lettura: i raffronti e gli sviluppi simbolici non mancheranno di certo! A.R.

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