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Borsa8Finanza 22 aprile 2011 GEO ATS ee A RYE: Micalizzi: «Revisione atto dovuto» STEFANIA PESCARMONA Standar&Poor’s ha rivisto da stabile a negativo l’outlook sul debito pubblico degli Stati Uniti adducendo un immobili- smo politico nell’affrontare il problema del deficit. B&F ha chiesto ad Alberto Micalizzi, docente di Finanza presso TUniversita Bocconi di Millano, una va- lutazione delle possibili ripercussioni della decisione dell’agenzia di rating. Secondo lei la revisione dell’ou- tlook é stata fatta solo come pres- sione verso Obama? Si tratta di un atto dovuto, che ha sor- preso solo chi non vuole guardare i fon- damentali delle economie. Consolidan- do i salvataggi bancari e assicurativi nel debito federale Usa e tenendo conto del risparmio negativo delle famiglie, i fon- damentali Usa sono in linea, se non peg- giori, con quelli di Grecia e Portogallo. Con la differenza che questi ultimi due hanno alle spalle un pilastro come la Germania. Ormai il primo passo é fatto. Si at- tende anche un taglio del rating? A questo punto la perdita della tripla A per gli Usa é una questione di settimane, al massimo di qualche mese. Solo un atto politico potrebbe impedirlo, non certo considerazioni eco- nomiche. L’economia statuniten- se, quindi, secondo lei meriterebbe un taglio del rating? Certamente si. E sorprenden- te che gli Stati Uniti manten- gano ancora il rating AAA e paghino un costo per l'indebitamento sul medio-lungo termine compreso tra il 2-3% contro il 7-8% dei Paesi Ue ainde- bitamento sostenuto. Non solo, il rap- porto debito pubblico/Pil Usa é ormai prossimo al 100% e si parla di un target a 140% nel 2014 a causa del dilagare del deficit di bilancio che sconta il peso dei salvataggi bancari e delle consistenti iniezioni di liquidita che la Fed sta at- tuando. Questa mossa dell’agenzia cosa si- gnifica per i bond del tesoro Usa? L’effetto maggiore si fara sentire sui T-bond a medio-lungo termine, con un incremento del costo della raccolta e quindi dei rendimenti impliciti per gli in- vestitori. I tassi sui bond a breve scaden- za. dovrebbero invece variare poco a cau- sa del persistere della politica di «quanti- tative ease» con la quale la Fed continua a inondare il mercato di liquidita. La corsa verso il bund tedesco é stata solo una reazione emotiva? Direi di si, in quanto nel medio termine non é ancora chiaro cosa accadra. In li- nea di massima, il downgrade di fatto del debito Usa é una buona notizia per lEuropa, dato che aumento dei tassi sul dollaro dovrebbe, almeno nel breve, contenere l'indebolimento del dollaro verso l'euro e dare respiro alle nostre i ee VMS ACC e areal Tes Ceara esportazioni. Inoltre, di riflesso, i Paesi deboli dell’area euro ne guadagnano sul piano comparativo. Cid, tuttavia, non implica necessariamente una corsa al bund tedesco. Anzinel breve é possibile una ripresa di domanda di T-bond. Quali sono le ricadute sul dollaro? Il biglietto verde é attualmente in balia della Fed, non delle agenzie di rating. E la Fed che da anni si sforza di tenerlo debole mediante iniezioni continue di li- quidita. Nel breve il dollaro potrebbe ri- prendersi per una fisiologica richiesta di T-bond trainata dai pit alti rendimen- tiimpliciti. Ma nel medio-lungo termine laFed non ha alternative alla svalutazio- ne forzata della valuta Usa. A meno che non decidano di mettere mano agli squi- libri strutturali dell’economia. Ma que- sto @ un altro discorso. Tra gli strumenti finanziari, me- glio i titoli azionari rispetto ai T-bond legati al grosso debito sta- tunitense? Difficile dirlo. Oggi il discorso sulla con- venienza a investire in titoli azionari sta- tunitensi rispetto ai T-bond andrebbe esteso, per tener conto delle quotazioni a cui il mereato attualmen- te si trova. Bisogna poi an- grande bolla speculativa in atto, nata dalla guerra valu- taria che si combatte da al- meno un paio d’anni. In con- seguenza di cid la Fed conti- nua a iniettare liquidita nel sistema e questa si riversa anzitutto sulle commodity. Facendo registrare le quota- lio a cui siamo quotidianamente abitua- ti. Ma si riversa anche sulle Borse azio- narie, spingendo i listini su valori che non appaiono giustificati dai fondamen- tali delle aziende, specie quelle statuni- tensi, soprattutto se si guarda alla pro- spettive di crescita di medio termine. Quindi, nel breve, tra azioni e debito de- gli Stati Uniti sceglierei il debito. E giustificata la pressione al ri- basso del rating di Paesi come Portogallo e Grecia? Tl rating del Portogallo é ormai prossi- moa quello dei titoli spazzatura a causa del possibile ricorso al fondo di salva- taggio dell’Unione Europea. E la scure delle agenzie di rating si sta per abbatte- re anche su Irlanda, Grecia e Spagna. Con queste valutazioni il rischio teorico di fallimento é rilevante e si dovrebbe assistere a reazioni particolarmente ne- gative da parte dei mercati finanziari. In- vece una corsa alla sottoscrizione di queste obbligazioni (Cina, Brasile, Fmi, Paesi medio-orientali sono solo alcuni tra i pid interessati). Al momento, dun- que, l'unico effetto di questi tagli di ra- ting é di rendere la ristrutturazione del debito dei Paesi europei insostenibile, se si pensa che il costo degli interessi sale all’8% per il Portogallo e a circa il 10% per Grecia e Inlanda. che considerare che c’é una | zioni record su oro e petro-

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