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La parola eugenetica a rigore fa riferimento allo studio dei metodi volti al perfezionamento della

specie umana attraverso selezioni artificiali operate tramite la promozione dei caratteri fisici e
mentali ritenuti positivi (eugenetica positiva) e la rimozione di quelli negativi (eugenetica
negativa), mediante selezione o modifica delle linee germinali, secondo le tradizionali tecniche
invalse nell'allevamento animale e in agricoltura basate sulla genetica mendeliana, e quelle rese
attualmente o potenzialmente disponibili dalle biotecnologie moderne. Nel linguaggio comune, il
termine si confonde d'altronde spesso con l'eugenismo, che è l'ideologia che ritiene che la soluzione
di problemi politici, sociali, economici o sanitari possa essere raggiunta attraverso l'adozione di
pretese soluzioni eugenetiche. Si differenzia dall'ortogenetica.

Teorie precedenti

Storicamente, l'eugenetica come campo di ricerca è stata per la prima volta suggerita da Platone
(Pol. 458 segg.). Il Cristianesimo medioevale, dando per scontata la degenerazione umana dal
peccato originale e l'intrinseca negatività dell'atto sessuale, lascia alla sfera ultraterrena ogni
possibilità di "miglioramento". Nel Rinascimento Campanella, nella prospettiva utopica della “Città
del sole” sostiene l'opportunità di combinare i matrimoni e controllare la vita sessuale dei cittadini.
Tra Settecento e Ottocento si afferma la frenologia, disciplina non scientifica che sosteneva di
riuscire ad individuare dalla forma del cranio le tendenze psicologiche delle persone, in primis la
propensione a devianza e criminalità. Successivamente, Herbert Spencer prese a prestito i concetti
chiave dell'evoluzione darwiniana e li applicò alle scienze sociali, sostenendo l'opportunità e la
necessità delle differenze sociali allo scopo di assecondare il naturale processo di selezione dei più
adatti.

[modifica] Diffusione della teoria eugenetica

Present Distribution of the European Races. Mappa dell'eugenetista statunitense Madison Grant
tratta da una sua opera del 1916, The Passing of the Great Race. Rappresenta la presunta
distribuzione delle razze europee
Immagine degli anni venti che tenta di associare le tipologie di cervello al comportamento
criminale. La teoria è chiamata "determinismo biologico-ereditario".

Negli anni sessanta dell'Ottocento l'eugenetica venne portata in auge da Francis Galton (cugino di
Charles Darwin) che teorizzò il miglioramento progressivo della razza secondo criteri analoghi a
quelli dell'evoluzione biologica. Sosteneva necessario un intervento delle istituzioni per questo fine,
mediante l'incrocio selettivo degli adatti. Galton ideò anche il termine, traendolo dal greco classico.
Specialmente in Inghilterra ed in Germania, questa teoria ebbe grande successo, grazie anche alla
forte impostazione positivista della scienza e all'ideale imperante di progresso della civiltà. Ad
inizio Novecento, anche grazie all'impegno di soggetti come la Fondazione Rockefeller e la
Massoneria di Rito Scozzese, l'Inghilterra divenne il centro della diffusione delle teorie
eugenetiche. Nel 1912 si tiene a Londra il primo congresso internazionale, con la presenza di una
folta delegazione di scienziati italiani, ispirati anche dalle teorie degenerazioniste di Cesare
Lombroso.

[modifica] Politiche eugenetiche applicate

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In gran parte dell'Europa occidentale e del Nord america vennero applicati provvedimenti di vario
tipo di carattere eugenetico a partire dagli ultimi anni dell'Ottocento. I programmi eugenetici più
efferati sono stati applicati dalla Germania nazista, ampiamente trattati nella voce Aktion T4.

Alcuni stati si sono distinti per un maggior impegno in tal senso, con una legislazione eugenetica
non solo positiva, mirante cioè a indirizzare le scelte riproduttive, ma anche negativa, ovvero la
rimozione forzata di caratteri considerati negativi. Ecco le stime riguardanti i casi di
sterilizzazioni[1]:

• Germania: 1933-1941: oltre 400.000


• Stati Uniti: 1899-1979: circa 65.000
• Svezia: 1934-1976: 62.888
• Finlandia: 1935-1970: 58.000
• Norvegia: 1934-1977: 40.891
• Danimarca: 1929-1967: 11.000
• Canada: 1928-1972: circa 3.000
• Svizzera: 1928-1985: meno di 1.000

Le leggi eugenetiche furono votate pressoché ovunque a stragrande maggioranza. Le forze politiche
di ogni orientamento furono concordi sull'utilità delle pratiche di sterilizzazione, per miglioramento
della razza, o per motivi demografici ed economici. In particolare in Svezia[2] e Finlandia la gestione
del welfare state portò a scegliere interventi di questo tipo per ridurre il carico degli assegni di
maternità. Negli Stati Uniti ad essere sterilizzati erano coloro che venivano dichiarati deboli di
mente, pazzi, idioti, imbecilli, criminali-nati, o addirittura epilettici, persone moralmente degenerate
o sessualmente pervertite.

Oltre alle sterilizzazioni vi erano le politiche che miravano a favorire la riproduzione tra soggetti
"adeguati", ad esempio il divieto di matrimonio tra "adatti" e "inadatti". Misure eugenetiche positive
più o meno blande sono state prese pressoché ovunque. Negli Stati Uniti, la violazione delle regole
sul matrimonio era punita con pene fino a 10 anni di reclusione.

[modifica] In Italia

Il regime fascista, nonostante la vicinanza con alcuni scienziati sostenitori dell'eugenetica, non
prenderà mai misure sostanziali di questo tipo. Solo alcuni provvedimenti legati alla politica di
espansione demografica hanno tentato di proporre una disciplina morale che portasse al
"miglioramento della razza". Posizione perfettamente in sintonia con il parere della Chiesa, che non
vedeva di buon occhio i provvedimenti eugenetici ma apprezzava la proposta di igienizzazione
"morale" al fine del "miglioramento razziale"[3].

[modifica] Il dibattito contemporaneo


La disponibilità della completa sequenza del genoma e l'avanzamento delle biotecnologie ha fatto
ipotizzare ad alcuni un pericolo di possibile selezione dei caratteri genetici dei nascituri. La Carta
dei diritti fondamentali dell'Unione europea (Carta di Nizza) all'art. 3 §2 impone il divieto delle
pratiche eugenetiche[4].

Oltre alla succitata sterilizzazione chirurgica o farmacologica delle persone con menomazioni
fisiche o psichiche, ipotetici strumenti di selezione eugenetica possono essere considerati:

• la manipolazione eugenetica del DNA


• l'utilizzo di banche del seme o degli embrioni, o la moltiplicazione di questi mediante
fecondazione in vitro, se utilizzati al fine di conservare e diffondere i patrimoni genetici di
"migliore qualità"

[modifica] Il dibattito in Italia

Recentemente il termine eugenetica è stato anche ripreso da politici ed esponenti cattolici e


conservatori per etichettare in modo negativo anche le tecniche di diagnosi preimpianto
dell'embrione nei casi di fecondazione assistita e riguardo ai casi di aborto terapeutico.

L'ordinamento italiano, con la legge 40/2004, ha ritenuto in linea di principio inammissibili alcune
pratiche in materia di procreazione medicalmente assistita[5]:
« La ricerca clinica e sperimentale su ciascun embrione umano è consentita a condizione che si
perseguano finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate volte alla tutela
della salute e allo sviluppo dell'embrione stesso, e qualora non siano disponibili metodologie
alternative »
(art.13 comma 2)
« Sono, comunque, vietati [...] ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei
gameti ovvero interventi che, attraverso tecniche di selezione, di manipolazione o comunque tramite
procedimenti artificiali, siano diretti ad alterare il patrimonio genetico dell'embrione o del gamete
ovvero a predeterminarne caratteristiche genetiche, ad eccezione degli interventi aventi finalità
diagnostiche e terapeutiche, di cui al comma 2 del presente articolo »
(art.13 comma 3b)

Nella stessa ottica, la legge n. 40 del 2004, art. 1 e art. 4 comma1, vietano il ricorso alla
fecondazione assistita ai portatori di malattie genetiche. La fecondazione è ammessa nei soli casi di
sterilità e infertilità di uno dei partner.

Il 24 settembre 2007 il Tribunale di Cagliari ha emesso una sentenza, provocando lo sdegno della
Conferenza Episcopale Italiana, a favore di una donna che, due anni prima, aveva chiesto di poter
eseguire la diagnosi preimpianto prima di procedere con le tecniche di fecondazione in vitro perché
portatrice di talassemia, malattia molto diffusa in Sardegna, al pari del diabete mellito.

Tale sentenza veniva confermata dal TAR Lazio, con sentenza 398/08 la quale dichiarava
illegittimo il divieto di diagnosi preimpianto previsto dalle Linee Guida Ministeriali (adottate con
D.M 21.7.2004) a meno che tale tecnica non avesse carattere sperimentale ovvero specifica finalità
eugenetica (nel senso di tecniche volte alla selezione della razza umana). (Nella sentenza 398/08
venivano anche sollevate le questioni di legittimità costituzionale poi accolte dalla Corte
Costituzionale -con sentenza 151/09- che ha previsto la possibilità di inseminare un numero di
embrioni adeguato al caso concreto -valutato in scienza e coscienza dal medico curante- e di
crioconservare gli embrioni che non risultasse opportuno trasferire immediatamente nell'utero
materno, quando ciò comportasse un rischio per la salute della donna e dei concepiti).

Il caso è stato oggetto di particolare attenzione da parte dei giuristi, alla luce della delicatezza degli
interessi toccati e della emblematica vicenda umana, segnata dalla condizione della donna, attrice
nel processo, prostrata da precedenti interventi abortivi dovuti alle annunciate malattie del
concepito. La decisione è fondata nel rinvenimento di un'identità nelle finalità della diagnosi
prenatale ex l.194/78 e della diagnosi dell'embrione in vitro, pure consentita dalla citata legge 40.
Ritenuto pertanto che deve prevedersi identico trattamento (ex art. 3 Cost.) al feto in fase prenatale
ante 90º giorno e all'embrione concepito in vitro, si dà la possibilità alla madre di evitare l'impianto
dell'embrione talassemico(ex art.32 Cost.). Con la decisione del giudice infatti, l'ospedale e il
medico incaricato controlleranno lo stato dell'embrione, verificando se può essere colpito da
talassemia. Solo nel caso in cui l'embrione sia sano il medico procederà all'impianto e alla
gravidanza[6][7].

L'Aktion T4 fu il programma nazista di eugenetica che prevedeva la soppressione o la


sterilizzazione di persone affette da malattie genetiche, inguaribili o da più o meno gravi
malformazioni fisiche, al fine di evitarne la trasmissione, attraverso l'ereditarietà del patrimonio
genetico, alle generazioni future. Si stima che l'attuazione del programma T4 abbia portato
all'uccisione di un totale di persone compreso tra le 60.000 e le 100.000[1]. Per quanto concerne la
sola terza fase dell'aktion T4, i medici incaricati di portare avanti l'operazione decisero di uccidere il
20% dei disabili presenti negli istituti di cura, per un totale di circa 70.000 vittime[2]. Ad ogni modo
l'uccisione di disabili proseguì anche oltre la fine ufficiale dell'operazione, portando quindi il totale
delle vittime ad una cifra che si stima intorno alle 200.000 unità.

T4 è l'abbreviazione di "Tiergartenstrasse 4", l'indirizzo del quartiere Tiergarten di Berlino dove era
situato il quartier generale dalla Gemeinnützige Stiftung für Heil und Anstaltspflege, l'ente pubblico
per la salute e l'assistenza sociale

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