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II moto permanente delle correnti a superficie libera 463 7.18. Profili di rigurgito in alvei naturali. Il tracciamento dei profili di rigurgito negli alvei naturali_ presenta diverse difficolta ¢ lascia sempre in chi opera una serie di insicurezze. In primo luogo non é facile assegnare una scabrezza all’alveo che spessissi- mo @ con fondo assai pili scabro delle zone spondali. Inoltre in presenza di golene queste hanno sicuramente una scabrezza idraulica assai mag- giore del fondo alveo per la presenza di arbusti. Si é gid parlato della suddivisione della sezione discutendo sugli alvei a banchina e se ne é vista anche l’arbitrarieta. A volte, ricordando le esperienze di Nikuradse, sugli alvei a ciottoli uniformi puo usarsi la formula di Prandtl assumen- do le dimensioni minori del ciottolo quale valore di ¢. A volte si pud ricorrere a formule del tipo: k = 21/dV con dy in m3k = 26/d" con dy in m con dsp € dy diametro delle maglie del setaccio per il passaggio del 50% o 90% del materiale, che forniscono il valore del coefficiente di Strickler k in funzione delle dimensioni del ciottolame. Pili spesso, sia consultando i manuali, sia dalla propria specifica espe- rienza, si assegna un valore del coefficiente di Strickler k = 25 — 35, a volte anche 40, dove, per poter adoperare i valori pitt alti, dovra trattarsi di alvei costituiti da materiali abbastanza sottili. Si faccia mente locale al fatto che l’espressione proposta da Strickler: v KR 512, mette in relazione di diretta proporzionalita V ¢ k; il valore k variabile da 25 a 35 significa che, assumendo il valore superiore si assegna alla stessa sezione un capacita di portata fino al 40% maggiore che con Paltro. In secondo logo gli alvei naturali sono anche soggetti a movimenti che ne turbano l’assetto, a volte anche profondamente. Per esempio volendo tracciare un profilo di rigurgito per stimare a che quota porre un opificio 0 realizzare un’urbanizzazione o a che quota disporre il piano ferro di una linea ferroviaria, si dovra valutare la massima portata che P’alveo dovra convogliare ¢ con tale riferimento eseguire i calcoli, senza percid poter tenere conto delle ampie modifiche indotte dalla stessa portata nel letto fluviale. Ma, certamente, a meno di casi particolarissimi e sfortuna- ti, quella portata o una similare per intensita d’evento, si verificherd 464 Capitolo settimo dopo il passaggio di molte altre portate che avranno, insieme alle opere antropiche e all’estrazione di materiale dal letto fluviale, mutato cosi ampiamente la situazione che, certamente, i livelli idrici a suo tempo stimati non avranno pit, a rigore, validita. Peraltro, a volte, si pud essere in una fase erosiva del corso d’acqua, che abbia provocato notevoli abbassamenti d’alveo, ¢ tale fase erosiva pud essere, successiva- mente, per una frana o un disboscamento, seguita da una fase di interrimento che riporta l’alveo alla vecchia quota, cosi vanificando ogni valutazione compiuta durante il periodo precedente. Tutto cid non certo per affermare che le calcolazioni sono inutili ma quanto per dire che da sole non possono considerarsi sufficienti a dare sicurezza di indicazioni. Detto cid, si rifletta sul fatto che l’alveo cambia spesso sezione, direzione e pendenza. Sara allora opportuno un rilievo accurato delle sezioni compiuto seguendo le scelte ed indicazioni qui appresso riportate: a) si rilevino le sezioni pid strette; b) si rilevino le sezioni di quote relative pid alte dove cioé il fondo forma dossi; ©) ssi infittiscano i rilievi dove le sezioni sono assai mutevoli; d) _ si rilevino tutte le sezioni ove sono inserite ostruzioni d’alveo, come quelle d’imposta dei ponti; €) _ siraccolgano (per analizzarli) o si fotografino insieme ad un metro, © comunque a qualcosa di dimensioni note, i materiali di fondo onde valutarne, per rapporto, le dimensioni; f) si faccia una passeggiata in alveo per notare tracce di piena, erosioni, opere di bonifica ed irrigazione valutando cosi se l’alveo & in erosione o interrimento. Tutti i rilievi saranno compiuti, oltre che per il tronco interessato, anche per due tronchi di lunghezza di qualche centinaia di altezze d’acqua a monte e a valle dello stesso. = Riportati i rilievi in disegno si calcolano per le diverse altezze le aree bagnate, i contorni bagnati, ottenendo cosi i raggi idraulici, le pendenze A nei singoli tratti. Si calcoli pure l’espressione Q =A 4/g &, in funzione di h. Per riferimento a volte & utile, sempre che cid non comporti molta fatica, in specie lavorando coi calcolatori elettronici anche se minimi, tracciare la scala di deflusso delle sezioni con riferimento alle pendenze medie dei tronchi interessati. Come sempre, per tracciare un profilo di corrente, serve un punto del II moto permanente delle correnti a superficie libera 465 profilo: a monte per le correnti veloci, a valle per quelle lente. Ribaden- do un concetto gia espresso nella trattazione dei canali ¢ da dire che in un qualsiasi alveo quando privo di sconnessioni (salto di Bidone), i profili di corrente per una stessa portata sono infiniti, ma distinti; per definire di quale di essi si tratti, bisogna conoscerne un punto che rappresenta le costanti di integrazione. Certamente, se, per esempio, in un canale a debole pendenza, percorso da una corrente di moto unifor- me con altezza di 2.000m, assumiamo che in un punto a monte vi sia un/altezza di 1,999m, a valle, dopo un lunghissimo percorso, troveremo l'altezza critica. Se nello stesso punto assumiamo invece |’altezza 2,001m, a valle troveremo altezze che tendono all’infinito. Ne consegue che per non incorrere in grossi errori nel ricercare, in una sezione, Paltezza d’acqua di moto permanente, per una data portata, in corrente lenta, bisognera sempre partire da altezze idriche di valle. Ma si ammetta pure di conoscere a priori quale dei profili di rigurgito sia quello che attiene al nostro problema. Orbene, quando esso diventa asintotico al moto uniforme (caso delle correnti veloci a valle o delle correnti lente a monte) vuole dire che |’incremento di altezza @ assai limitato e cosi, per esempio, vi sara certo un tronco dove esso si incrementa o diminuisce di soli 0,1mm su un chilometro di lunghezza. Pertanto effettuare una misura in quella zona, affetta da 0,1 mm di errore, mentre nelle altezze non ha alcuna influenza, nelle distanze ha invece appunto |’influenza di 1 km: nel tracciare il profilo da quel punto si commettera nei due casi (+0,1 mm) un errore di un chilometro verso monte o verso valle. E poiché il profilo @ immutabile esso subisce una traslazione rigida e di conseguenza, tale errore sara lo stesso in tutte le sezioni idriche che si troveranno cosi spostate della stessa misura verso monte ovvero verso valle. Ne consegue che in una sezione si valutera un’altezza d’acqua che invece si verifichera, nei fatti, in altra sezione posta 1000m prima o dopo. Si torni al tracciamento, a tavolino, dei profili. Si prenda a riferimento Pequazione del moto: AH As. i-d, I calcoli vanno effettuati per ogni tronco As in stretta analogia a quanto descritto per i canali: la complicazione nasce dal fatto che questa volta si vuole non gia conoscere per un’altezza h’la distanza As’alla quale essa si verifica, ma quale altezza si verifica ad una distanza assegnata As,, che & poi quella tra la sezione dove le caratteristiche idrometriche sono note ¢ 466 Capitola settimo la pid vicina tra quelle dove si effettuato il rilevo delle sezioni; la pit vicina a monte se la corrente é lenta, a valle se essa ¢ veloce. Pertanto le cose si complicano alquanto. Si abbia un alveo di un fiume e si pensi che, vista la pendenza media, in esso la corrente si conservi lenta. Si facia riferimento all’ultima sezione rilevata. In essa si ammetta altezza di moto uniforme, con la pendenza / dell’ultimo tratto a monte: dai gia tracciati grafi relativi a tale sezione, si ha l’altezza hy di moto uniforme ed il carico Hy. Si faccia riferimento alla prima sezione a monte di quest’ultima. Per un’altezza di tentativo h{ si determina la sezione, il carico Hj e, dalle ais : Ai +42 RitR, caratteristiche medie tra le due sezioni, 4, =a Ry oe 2 il valoreJ,, = ERE se la formula di resistenza di Strickler @ quella cui vogliamo riferirci. Si pud allora determinare: Hy - Hi i-J, As,’ Tale valore si pone a confronto con il valore As, noto e si verifica se sia © meno prossimo ad esso. Nel pitt che probabile caso contrario, si dovra ricorrere ad un secondo valore h”, di tentativo e cosi via sino a che all’ennesimo tentativo As} = As,. Una guida discende dal fatto che per le correnti lente ed alvei quasi cilindri, cioe con forme delle sezioni non troppo discoste tra loro, e per valori h superiori a quelli di moto uniforme J,,0, ma Hy>H,, € pertanto As é positive. Ma risulta anche [fig. 209a): H, =H, — (i-J,,) As, pertanto se As sara maggiore del valore assegnato As, bisognera far aumentare il valore di h, di tentativo e cio? diminuire il valore J,,, ed infine aumentare il valore di i —J,,; aumento di h, in corrente lenta provoca un aumento di H, e percid una diminuzione di Hy — Hy; ambedue le variazioni sono nel senso voluto di diminuire As. Ovvio Vandamento opposto nel caso contrario. Nel caso di correnti veloci nell’alveo a piccola (debole) pendenza, biso- 468 Capitolo settimo Assai spesso si preferisce procedere scrivendo la differenza AH tra i carichi totali quale differenza tra il carico totale nella sezione dove si deve determinare l’altezza d’acqua (a monte per le correnti lente, a valle per quelle veloci) e quella in cui @ gia nota. Ne consegue allora che nelle correnti lente si avranno valori di As negativi se a monte ¢ nelle correnti veloci positivi se a valle e cid @ anche pid corretto visto che si assume V’ascissa s positiva se nel verso del moto. . Si ammetta ora di aver posto un valore h4 di tentativo tale da fornire As’h{) cosi che Hy diminuisca (siamo in corrente veloce per h4>h, @ H4H,, nella suddetta sezione a monte non potra verificarsi una sezione critica. Se invece Hy) — iAsi e percid # — J,,<0, ma essendo nel caso H, > Ho, poiché nell’equazione del moto si scrive la differenza dei carichi totali tra le sezioni di valle e quelle di monte, risulta: il segno di As sara positivo. H moto permanente delle correnti a superficie libera 469 e B awerra un risalto idraulico, 0, comunque, si formera una zona di rapide. Se invece si ritrova in A un’altezza di corrente veloce, si assume questa come valida e si ricerca nella sezione susseguente, nel senso del moto, ancora una volta l’altezza in corrente veloce, e cosi via fino a tropa a valle una sezione X dove non pud sussistere corrente veloce. In X il livello precedentemente trovato di corrente lenta @ giusto, tra la sezione X e quella X — 1 precedente nel senso verso valle avverra un risalto: nel troncoB (X —1) la corrente sara tutta veloce e di tale corrente se ne & tracciato il profilo. Si ritorni ora alla sezione C e si ammetta invece che in essa non si riesca a trovare un’altezza di corrente lenta che soddisfi l’equazione del moto tra B e C. Si ammette in C stato critico e si procede verso monte sino ad incontrare una sezione G tale che, ammesso in essa stato critico, nella successiva sezione H, procedendo verso monte, si & in corrente lenta. Allora in H la corrente sara lenta e si procedera verso monte a tracciare tutto il profilo. Se cid é possibile senza altra difficolta alla fine si ritorna in G dove si ammettera senz’altro stato critico. Da G si procedera verso valle al tracciamento del profilo di corrente veloce, sino ad una sezione Y dove & impossibile questo tipo di corrente. In questo caso risultera, a partire da monte e sino a G, un profilo di corrente lenta, in G vi sara stato critico, da G sino alla sezione W precedente Y corrente veloce, tra W ed Y, un tronco di corrente veloce un risalto ed un tronco di corrente lenta tutti imprecisati, in Y stato critico, da Y in avanti un profilo di corrente veloce sino a B. Nel tronco BA un tronco di corrente veloce, un risalto ed un tronco di corrente lenta imprecisati: si conoscono solo le altezze di corrente veloce in B e di corrente lenta in A. Ovviamente quanto detto @ del tutto generale e mostra quanto sia d’aiuto una corretta partenza. Se si fosse individuata subito una sezione di stato critico in G o in B si sarebbe risparmiato molto del lavoro compiuto. Comunque il metodo mostra che, anche se avessimo sbagliato inizialmente a partire da valle, poi, anche se con fatica, ci saremmo comunque trovati a dover tracciare il profilo da monte per le incon- gruenze che ne sarebbero conseguite. Ovviamente con un Personal Computer ed un programma ben fatto non Poca fatica viene ad essere risparmiata. Conviene comunque eseguire per lo meno una volta un calcolo semi-manuale per rendersi effettivamente conto dei problemi. A parere meditato di chi scrive conviene sempre un programma semi-automatico, quale quello che si riporta nelle esercita- zioni accluse, onde avere sempre la percezione di quello che accade. Cosi converra sempre associare al profilo la linea dei carichi totali per rilevare 470 Capitolo settimo i sempre possibili errori. 7.19. Problemi relativi alle confluenze. Spesso, nella pratica, nascono diversi problemi nel trattare con confluen- ze di correnti. Si ammetta che due alvei (1) e (2), di caratteristiche assegnate, in cui scorrono le portate Q, e Q, confluiscano in un solo alveo (3), dove scorre la portata Q, [fig. 210]. t Figura 210 L’alveo (3) é indefinito a valle, gli altri indefiniti a monte. Si potranno verificare diversi casi. Trattiamo qui di seguito solo i due principali: a) Alvei tutti a debole pendenza. Il caso & quasi del tutto determinato essendo le correnti governate da valle. Si calcolano preventivamente le altezze di moto uniforme h,, h, ed hy € le altezze di stato critico k,, k,, ek. Se h;>k,, sino alla confluenza la corrente ha tutta altezza h, essendo Valveo (3) indefinito a valle ed a debole pendenza. Anche gli alvei (1) e (2) sono a debole pendenza. Le correnti sono governate da valle e pertanto se h,>k, e se h,>k, vi saranno due profili di corrente lenta governata dall’altezza h, sia nell’uno che nell’altro alveo. Peraltro se h,>h, nell’alveo (1) vi sara un profilo di corrente lenta ritardata, se h,k,, il canale (2) sara tutto in corrente lenta di tipo accelerato o ritardato a seconda che sia h,h,; il canale (1) avra, alla fine, altezza di stato critico con a valle un tronco di corrente veloce affogata da un risalto di tipo non usuale per la presenza della corrente lenta sul lato sinistro proveniente dal canale (2). b) Alvei tutti a forte pendenza. Le correnti abbiano altezze di moto uniforme h,,h,edh, ed altezze critiche k,, k, ek. Si ammetta che hyH, eH, >H, le correnti saranno considerate ambedue rigur- 412 Capitolo settimo gitate dal canale (3) di valle. Dal valore di H,, si potranno ottenere nei canali (1) e (2) le due altezze h’ ed h4 di corrente lenta. Nei due canali si verificheranno percid profili di corrente lenta ritardata sino alle sezioni dei rispettivi risalti dove le spinte in corrente veloce (note perché relative alle altezze h, edh, di moto uniforme) saranno uguali a quelle in corren- te lenta. Se H.,H, si potra pensare che solo la corrente del canale (1) sia rigurgitata da valle e dovra acquistare un carico Hi>H,. Da un punto di vista teorico se si ammette che l’eccesso di potenza della corrente (2) possa essere considerata utile ai fini del deflusso della intera portata Q, nel canale (3), cioé della portata Q,, si potra scrivere: Q,H,'+ yO,H, = yQ,Hs dove yQjH., ¢ il minimo di potenza necessaria al deflusso della portata Q, nel canale (3). Calcolata Hj si potra determinare cosi I’altezza h‘ di corrente lenta nel canale (1), che permettera di tracciare il profilo di corrente lenta ritarda- ta e localizzare la sezione del risalto. In sicurezza si potra ammettere, invece, nel canale (1), Paltezza h, competente ad H,, e da essa tracciare il profilo a monte. Nel 1° caso il profilo di corrente a valle nel canale (3) parte dalla confluenza dal valore k, ¢ tende asintoticamente al valore di h;. Nel secondo caso, nella sezione di partenza, vi sarebbe una parte di corrente veloce e l’altra di corrente critica, che tenderebbero ad omoge- neizzarsi verso valle. Ovwviamente tutti i profili saranno tracciati per punti dall’equazione trattata per differ

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